CAPITOLO IV:
NORMALITA'

Dean era incapace di sognare, sperava che nei sogni potesse ricordare qualcosa, ma si rese conto che riposava, ma non sognava per cui nemmeno in quel modo avrebbe recuperato i ricordi.
Quando si svegliò, si trovò sul letto, nudo, sotto le coperte. Il letto era matrimoniale, ma di Castiel nessuna traccia. Dopo quanto stabilito la sera prima, ovvero che in effetti un certo rapporto c'era stato fra loro, si era aspettato di dormire con lui. Poi però si rese conto che non ricordava proprio come ci era arrivato lì... si controllò, l'asciugamano non c'era e per un momento si chiese se per caso il suo cervello non fosse rimasto seriamente danneggiato, molto più di quello che avevano pensato... forse Castiel lo sapeva e non glielo aveva voluto dire. Oltre alla memoria a lungo termine, anche quella a breve era rovinata. Infatti non ricordava molte cose che gli capitavano nell'arco di poco tempo.
Corrugò la fronte preoccupandosi, se era così doveva sapere almeno quello che lo aspettava.
Sospirando si alzò dal letto trovandosi riposato e pieno di energie.
Castiel gliene aveva rimesse di nuove mentre dormiva.
Cercò l'asciugamano o qualcosa da mettersi, ma non trovando nulla sospirò e si avvolse nel lenzuolo. Era certo che quando aveva fatto la prima esplorazione quella casa non fosse arredata, ora pareva esserci praticamente tutto!
Era davvero così suonato?
Cominciava a crederlo sul serio.
Esplorando casa per la seconda volta realizzò che c'erano due camere da letto ed un bagno in comune, al piano inferiore c'era una cucina ed un salotto molto ampio. Sotto c'era una cantina, ma di Castiel nessuna traccia.
- Castiel! - Chiamò girandosi intorno alla ricerca dell'amico... o che dir si volesse... stava per rassegnarsi convinto fosse uscito, quando una specie di folata di vento caldo alle sue spalle lo fece girare. Non aveva sentito veri e propri rumori, era stata più una sensazione... molto familiare, in effetti.
Quando lo vide lì alle sue spalle, a pochi centimetri da sé, saltò e si spaventò!
- Cas, figlio di puttana! Come fai ad essere così silenzioso e veloce? Mi hai fatto prendere un colpo! - Castiel si rese conto d'aver sbagliato di nuovo.
Essendo che non dormiva e non sapeva come passare il tempo, aveva fatto un giro a cercare di aiutare la parte del mondo devastata. Aveva pensato che se lo faceva di notte, questo non toglieva niente a Dean, se fosse stato in pericolo le protezioni che gli aveva messo l'avrebbero richiamato subito.
Oltre tutto, era più forte di lui, non sapeva stare inattivo per così tanto tempo.
Dean lo guardò turbato, si stava rincretinendo proprio.
- Cosa c'è? - Chiese Castiel col suo solito modo di fare pacato.
- Devo parlarti e tu mi devi dire la verità... - Castiel cominciò a preoccuparsi, ma naturalmente non lo diede per nulla a vedere.
E se aveva ricordato qualcosa?
- Dimmi. - Rispose paziente mentre Dean continuava ad aggirarsi per casa avvolto nel lenzuolo notando sempre più cose nuove che non c'erano il giorno prima.
Si sedette scuotendo la testa e Castiel si sforzò molto di non fargli comparire dei vestiti addosso... la sua versione nuda lo turbava in qualche modo, lo distraeva. Anche la sera prima era successo.
Per cui si sedette su una poltrona a debita distanza, Dean lo notò e lo trovò strano per uno che aveva sballato il concetto di spazio vitale. Gli era sempre stato attaccato!
- Quanti altri danni ho riportato? - Chiese infatti diretto. Castiel chiuse e aprì gli occhi sorpreso della domanda.
- Quanti? Intendi fisicamente? - Dean si chiese in quanti altri sensi potesse intendere...
- E che altro? Psicologicamente è chiaro... il non avere memoria comporterà quello che comporta! - Tagliò corto non sapendo bene cosa pensare a riguardo. Non si sentiva psicologicamente traumatizzato, non aveva manie suicide o cose simili e questo perchè non ricordava nulla, non aveva le immagini della guerra, non sapeva cosa aveva fatto, per cui non poteva ritrovarsi apatico come Castiel.
- Spirituali. - Rispose spontaneo l'angelo senza capire l'espressione stranita di Dean.
- Ora mi preoccupi davvero! - Disse allentandosi il lenzuolo di dosso, facendolo scivolare alla vita. Castiel sospirò cambiando leggermente di posizione, segno, per i suoi canoni, di disagio. Quel corpo lo faceva reagire.
Gli era capitato altre volte in passato... quando poi erano successe 'quelle' cose!
Si sentiva accaldato, come se l'energia salisse vertiginosamente, ma non era proprio l'energia che saliva...
- Le ferite spirituali esistono... l'anima è importante quanto il corpo ed anch'essa rimane ferita. Spesso queste sono le peggiori. Guarire un corpo ferito è possibile, guarire un'anima martoriata, no. -
Infatti era quello che poteva succedere se Dean avesse ricordato. Non avrebbe retto. Ora si stava lasciando troppo andare alle cose che avrebbe detto da angelo dimenticandosi che invece non poteva dirle proprio tutte. Alla sua espressione da matto, Castiel tossì ed arrossì imbarazzato guardando da un'altra parte. A quello Dean capì quel era il problema e si guardò con aria scettica, poi volendo testare le impressioni perchè dopotutto si sentiva alquanto narcisista, si allentò ulteriormente il lenzuolo. Aveva un che di sadico. Castiel passava dal guardarlo al distogliere subito lo sguardo di scatto, sempre più in difficoltà ed imbarazzato.
L'umano cominciò a carezzarsi leggero e distratto trovando lo stato combattuto dell'angelo, che non sapeva essere tale, molto carino, per qualche ragione non voleva lasciarsi andare, ma dopotutto che male c'era? Avevano solo quello, loro stessi, il loro rapporto, i loro pochi istinti... non potevano trattenersi, poi che facevano?
- Sei religioso? - Chiese allora Dean.
Castiel annuì.
- Se si può dire così... -
- Sei un medico soldato che ha fatto la guerra, ha visto il mondo distruggersi, il tuo compagno perdere la memoria e per poco la vita e credi in... in cosa? - Castiel voleva tanto provare a spiegargli qualcosa di sensato, ma con lui che si toccava il petto, i capezzoli e che a volte scivolava giù sotto al lenzuolo mollo, fra le gambe, era difficile.
Dean seguiva né più né meno i propri istinti, voleva provocarlo e lo faceva così, lo trovava appropriato, non sapeva se lo fosse davvero o no!
Infatti comunque ridacchiava divertito dallo stato in cui era. Lì c'era ben poco di divertente, insomma, quel poco se lo doveva far bastare ed anzi se lo teneva stretto. Cas era assai divertente, aveva delle regole auto imposte... forse davvero non era stress post traumatico, ma carattere. Da psicolabile, ma sempre carattere era.
- Non sono in grado di spiegartelo ora, è un discorso molto lungo, difficile e contorto. - Si liquidò Castiel sperando la tortura fosse finita. Quel che provava era devastante, gli riaccendeva i ricordi di quella volta. Erano fin troppo belli, ma temeva che non si potesse più rifare... e se Dean avesse ricordato nel fare le stesse cose di prima? Già stando con lui rischiava.
- Perchè non ora? Che c'è che non va ora? - Castiel tossì e guardò disperatamente ovunque.
- Comunque stai bene a parte il problema della memoria. Non hai altri traumi. - Tagliò corto Castiel alzandosi di scatto in piedi per andarsene a fare non sapeva nemmeno bene cosa. Non poteva sparire e mai come ora voleva.
- Ma non è che la memoria a breve termine è intaccata? Io non ricordo certe cose di ora... tipo la casa non la ricordavo così, io che mi ritrovo a letto invece che sul divano.. -
- Ti ci ho messo io. Riguardo alla casa appena sveglio puoi aver avuto momenti di assestamento, non è successo nulla, ora stai bene e non dimenticherai nulla di quello che vivi. - Dean da un lato si sentì risollevato, poi realizzò.
- Mi hai messo a letto tu?! Ma peso! Quanta forza hai? - Chiese.
- Più di quel che pensi. - Rispose onesto, sempre senza guardarlo.
- E... mi hai spogliato? - Castiel tossì.
- Avevi solo un asciugamano addosso... a proposito, ho chiesto i favori come hai fatto tu ieri e mi hanno dato dei vestiti e del cibo... - Dean non si fece fregare dal cambio d'argomento, si credeva furbo? Lui lo era di più!
Si alzò e si tolse il lenzuolo di dosso, poi gli si piantò davanti nudo e fingendo indifferenza allargò le braccia.
- Dove sono i vestiti allora? Come vedi non ho nulla... - Castiel si fece sfuggire una delle sue risposte ovvie.
- Lo vedo! - Che fece ridere Dean divertito. - Ecco in quella borsa. - Castiel si era sforzato molto per fare le cose in modo da umano per essere credibile. Aveva fatto apparire dei vestiti in una borsa facendoli sembrare regalati e non apparsi.
Dean prese la borsa, guardò dentro e ridendo se ne andò al piano di sopra per cambiarsi. Era proprio una creatura strana... più lo conosceva e più si divertiva. Era proprio spontaneo!
Era spassoso, gli piaceva, lo sentiva, era chiaro.

Dean si sentiva più entusiasta ogni minuto che passava... l'idea di avere qualcosa su cui concentrarsi per non sentire quel grande vuoto lo aiutava. Oltretutto non voleva soffermarsi sulle troppe sensazioni strane che aveva, sensazioni nostalgiche e... come se qualcosa non tornasse. Costantemente.
Sentiva che c'era qualcosa, ma non aveva idea di cosa.
Uscito dalla camera vestito, tornò da Castiel e dopo aver constatato che era di nuovo misteriosamente sparito, lo chiamò ancora seccato, non intendeva giocare a fare nascondino!
- Cas! - Tuonò infatti infastidito. Il secondo dopo si ripeté la stessa cosa di prima, Castiel apparve dietro di lui, Dean per il momento poteva ancora pensare che fosse particolarmente silenzioso e veloce, però ben presto avrebbe mangiato la foglia. - Insomma, si può sapere che fai? - Chiese seccato dal fatto che non fosse sempre lì a sua disposizione, la stessa cosa che gli rimproverava sempre prima.
Castiel non sapeva cosa dirgli, per cui alzò le spalle e disse un incerto 'niente' che non convinse Dean, il quale comunque scosse la testa e passò ad altro.
- Passiamo alle cose serie, ho fame! Cosa c'è di colazione? - Per qualche ragione era convinto che Castiel fosse la donna della coppia che cucinava. Castiel però lo guardò senza capire cosa volesse.
- Mangia. Ho preso le cose che ti piacevano di più. - Come se le avesse comprate e scelte, si disse Dean scuotendo il capo, poi si fermò una volta in cucina corrugando la fronte.
- E cos'è che mi piaceva? - Ci era rimasto un po' male per la risposta secca, ma cominciava a capire che era lui fatto così...
Castiel allora ripeté quelli che gli aveva sentito essere i suoi menù preferiti.
- Hamburger, panini, torte. - Riassunto perfetto. Non gli aveva mai sentito volere altro.
Dean sapeva istintivamente cosa quei cibi fossero, non aveva idea che si nutrisse solo di quello e trovandolo strane piegò la testa dubbioso.
- Davvero mangiavo solo questo? - Castiel annuì vago.
- Per colazione hamburger? - L'altro annuì ancora senza capire cosa avesse, era sempre quello che mangiava!
- E le uova? - Castiel allora inarcò le sopracciglia sorpreso.
- Non le hai mai mangiate. - Dean lo trovò strano...
- Davvero ero così sregolato? -
Castiel si illuminò per quanto nei suoi canoni potesse mostrarsi tale.
- Oh sì, le regole le infrangevi tutte. A volte penso lo facessi di proposito, altre ti veniva spontaneo. - In effetti anche quella era una perfetta fotografia di Dean.
Questi alzò così le spalle e si guardò intorno non avendo comunque idea da cosa iniziare.
- Se è una cosa che facevo dovrei saperla fare istintivamente, no? - Disse pieno di entusiasmo per il fare finalmente qualcosa che non fosse parlare con quell'essere strano che ancora non aveva visto alzare un dito fisicamente, ma che pareva aver fatto tutto.
Castiel non si intromise, non sapeva cosa rispondere ed in silenzio rimase in parte a guardarlo aprire sportelli e tirare fuori padelle e cibarie varie.
- Tu cosa mangi? Anche tu hamburger? - Chiese come fosse normale accettare di mangiare hamburger di mattina. Castiel sapeva che doveva sforzarsi di apparire normale, ma per il momento era ancora difficile, non ci pensò prima di negare.
- Io non mangio. - Disse infatti pensando piuttosto a cosa dovesse far apparire prima che Dean ne trovasse la mancanza. Non aveva idea di cosa si usava in cucina. Far apparire il cibo preferito di Dean era un conto, ma gli oggetti utili era un altro.
Castiel provava disperatamente a ragionare come gli umani, ma era sempre molto difficile e spesso le cose più semplici gli venivano con il terzo o quarto treno. Intanto Dean scosse il capo tirando fuori due di tutto per cucinare anche per lui.
- Ti devi sforzare! - Disse pensando che intendesse che ora non aveva fame, poi rimase coi due hamburger in mano e lo fissò torvo. - O non ti piace l'hamburger? Qua non vedo altro, per cui credo che mangi le mie stesse cose... - Castiel a quel punto non sapeva cosa rispondere, per cui decise di annuire e basta. - Bene, allora mangerai con me anche ora. - Per lui mangiare o meno non faceva differenza alla fin fine. Poteva farcela a mettere le sue stesse cose nello stomaco.
Dean tutto contento d'avergli dato una mano a scuotersi e averlo convinto a mangiare, mise la carne sul fuoco constatando che era in effetti qualcosa che gli pareva venire automatica. Sicuramente era una cosa che aveva cucinato spesso.
Sentiva qualcosa di familiare nel farlo, gli era capitato con Castiel, quando gli aveva sfiorato le labbra, quando ancora prima si erano toccati in quel modo strano. Erano cose che avevano fatto, dedusse così che sarebbe stata la stessa cosa con tutto il resto. Piano piano quelle sensazioni nel provare tutto, gli avrebbero parlato di sé, quel sé perso.
Si sentiva sicuro e per questo più calmo, anche se tendeva a tenersi occupato con cose pratiche per non pensare a quel vuoto interiore e a quelle mancanze, quel disagio nel non provare cose che forse avrebbe dovuto provare.
Dolore. Sensi di colpa. Possibile che non sentisse nulla pur stando bene?
Sicuramente doveva stare male, però nemmeno sforzandosi ci stava.
Castiel nel frattempo leggeva in lui costantemente: nel caso in cui avesse cominciato a pensare alla caccia o a cose che gli potessero ricordare il sovrannaturale, avrebbe dovuto distrarlo... anche se non sapeva bene come.

Per Castiel fu molto più complicato del previsto fare la vita da umano per convincere Dean che non c'era niente di strano in lui e che era tutto perfettamente naturale!
Dopo la colazione più indigesta mai assaggiata, Dean lo trascinò in paese per cercare lavoro.
Era tutto entusiasta e con questa scusa aveva finito coi terzi gradi. Dean era curioso di natura, se poi aveva pezzi importanti della memoria da colmare, era la fine.
Oltretutto sembrava avesse capito che aveva un debole per lui. Tecnicamente ne avevano proprio parlato, ma la cosa non aveva mai toccato connotati fisici... ora Dean sembrava in pieno risveglio ormonale!
Arrivati in paese, un posto piccolo ma provvisto di tutto, cominciarono a far domande in cerca di posti di lavoro, ma di meccanici ce n'erano già due e non erano pieni di lavoro, mentre non c'era nemmeno uno studio medico, l'ospedale più vicino era a chilometri.
Dean a quel punto si accese come una lampadina e preoccupando non poco Castiel, prima di spiegargli la sua fantastica idea, stava già dicendo a tutti che in paese c'era finalmente un medico e che era eccezionale perchè guariva qualunque cosa!
Castiel non aveva idea di come funzionasse, se bisognava esibire una licenza o cosa, per cui lo lasciò fare preoccupandosi molto di più della gestione pratica personale.
Certo che guariva tutto, ma coi poteri che cercava di usare il meno possibile, si stava seriamente impegnando per questo ed era una cosa molto faticosa. E Dean voleva li usasse senza saper che poi li aveva!
Castiel si rese conto d'essere preso male, con le spalle letteralmente al muro e cominciò a capire cos'era il disagio. Cioè seriamente.
Quando arrivarono a casa dopo una lunga giornata di ricerche prima e pubblicità poi, Dean cominciò a fare volantini di propria mano, biglietti da visita e qualunque cosa potesse in qualche modo portargli clienti.
Castiel non voleva interrompere tanto entusiasmo creativo, lo vedeva molto più vivo di quanto non lo fosse stato in passato quando le cose gli erano andate come sempre, però aveva una serie di domande che non sapeva nemmeno come porre...
Rimase seduto al tavolo con Dean a seguire le sue perentorie direttive su cosa fare, del tipo scrivere cose specifiche su dei fogli e poi tagliarli, fino a che, finito tutto e con la mano che gli faceva male per aver dovuto scrivere per la prima volta da quando era sulla Terra, si decise a chiedere.
- Ma cosa stiamo facendo? - La domanda bloccò Dean incerto sul prenderlo in giro per non averlo ancora capito dopo un'intera giornata passata a parlarne, oppure se mandarlo al diavolo per lo stesso motivo.
Alla fine rispose sarcastico perchè era più forte di lui.
- Non so, sui biglietti che hai fatto c'è scritto 'Castiel studio medico' secondo te cosa potremmo fare? - Castiel addirittura si fermò a pensarci con sforzo.
- Facciamo uno studio medico? - Dean a quel punto non poté che scoppiare a ridere perchè si era espresso seriamente, davvero non ci era arrivato, non era una posa!
Castiel non rise, attese che finisse, cosa che successe con notevole ritardo. Alla fine Dean gli batté una mano sulla spalla esclamando:
- Oh ma lo sai che sei proprio forte? Capisco perchè siamo diventati amici! Sei uno spasso! - Castiel non aveva mai capito il senso con cui glielo diceva, ma gli piaceva comunque!
- Io sarei quel medico? - Dean si prese la pancia e si piegò in avanti a ridere fino alle lacrime.
Non poteva essere vero, eppure era così.
- Ma non posso farmi pagare per guarire le persone... - Ora non sapeva come spiegargli la cosa, non sapeva nemmeno come spiegargli il suo sistema di guarigione. Castiel cominciava a sentirsi proprio male.
- Certo che puoi! È una clinica privata, puoi fare quello che vuoi! Io gestisco gli affari e gli appuntamenti, tu guarisci! Sarà facilissimo! Adesso sistemiamo una delle due camere da letto come studio provvisorio per le visite, useremo il salotto come sala d'attesa e ricevimento. Appena possiamo prendiamo qualcosa di più adatto! Vedrai che avremo successo! Non ci sono medici od ospedali qua in paese! - Dean era partito, era chiaro che aveva una certa abilità mentale per gli affari... o forse bastava poco per esserlo più di Castiel.
Dopo averlo ascoltato, questi si focalizzò sulla questione meno importante di tutte.
- Se usiamo una delle due camere, l'altro dove dorme? - Castiel aveva composto di proposito la casa in quel modo perchè sapeva che ognuno doveva avere una stanza per sé. Che poi a lui non servisse era un altro discorso.
Dean corrugò la fronte. Era la cosa più importante per lui?
- Dormiremo insieme, che domande! Non siamo... qualcosa? - Non aveva ben capito la definizione di quel che erano, la sera prima aveva creduto d'averlo capito, ma vedendo che Castiel respingeva tutti i contatti fisici come fossero peccato mortale, le cose erano due: o era totalmente inesperto e la loro era stata una relazione più platonica che altro -ma sentendo le proprie stesse vibrazioni gli pareva strano- o non stavano davvero insieme, non erano proprio una coppia quanto... beh, qualcosa!
Più che amici, ma non fidanzati.
Dean non si sentiva d'aver problemi nello scoprirsi gay, probabilmente lo era davvero, si diceva. Aveva problemi nel non capire cosa erano loro sul serio e precisamente.
Castiel sembrava a suo agio in quello strano rapporto indefinito e sembrava impacciato ed a disagio quando lui provava a mettere le cose su un piano più intimo. Di fatto non aveva mai atteggiamenti affettuosi, non lo toccava mai se non in certi momenti particolari ed allora era molto dolce.
Lo confondeva, era contraddittorio.
A volte sembra vergine, altre... boh, non so nemmeno dirlo cosa sembra!”
Castiel non sapeva ancora come definirsi, per cui era messo peggio di Dean. Alla fine, confuso, annuì.
- Siamo qualcosa... e possiamo dormire insieme?! - Ma non capì se fosse una domanda od un'affermazione, per cui Dean scosse il capo dopo averlo guardato torvo e cambiò discorso.
- Andiamo a sistemare la camera ed il salotto, poi andremo a distribuire i volantini ed i biglietti da visita e a fare pubbliche relazioni! - A Dean venivano spontanee quelle cose, era come se sapesse molto bene vivere, ma al tempo stesso si sentiva di farlo sul serio per la prima volta. Perchè era la prima volta che si lasciava andare in quel modo. Solo che non lo sapeva.
- Dean... - Lo chiamò Castiel seguendolo in camera. Dean non si fermò e Castiel lo raggiunse mentre prendeva il letto singolo e lo tirava contro la parete.
- Ehi, aiutami, non sono Ercole! - Castiel corrugò la fronte e lo aiutò dando un assaggio a Dean di quanto forte fosse, ma venne distratto dalla sua risposta.
- Ercole ha venduto la sua forza per diventare dio a tutti gli effetti... - Lo disse seriamente, ovviamente, ma Dean si mise a ridere pensando scherzasse.
Castiel lo guardò senza capire perchè ridesse, era una cosa deplorevole vendere i propri doni per la divinità.
- Questo mettiamolo là invece! - Disse Dean dopo aver riso e spostato il letto. La scrivania sarebbe stata necessaria per Castiel e la spostò in un altro angolo della camera.
- Dean, ascolta. - Disse eseguendo tutto quello che gli diceva.
- Cosa c'è? - Chiese poco interessato. Castiel non sapeva come dirglielo.
- Ecco io... non sono proprio un medico... cioè guarisco ma... - Non sapeva come dirglielo senza dirglielo e dopo svariati tentativi uno peggiore dell'altro, Dean si fermò con le mani ai fianchi e l'aria impaziente.
- Sei stato preso come medico nell'esercito o no? - Castiel non poteva che annuire, la storia era quella del resto. - Allora sei un medico! Non importa se non ti senti all'altezza! Lo sarai! Ti inventerai qualcosa! - Castiel scosse il capo.
- Lo sono, sono all'altezza, non è quello. - Disse serio. Dean lo guardò stupito di tanta presunzione.
- E allora cos'è? - Chiese andandogli davanti ed allargando le braccia impaziente. Castiel lo guardò. Era sereno, stava diventando quasi felice, stava realizzando il suo sogno di vivere lontano dai problemi e dal sovrannaturale, si stava facendo una vita normale. Non gli poteva dire che lui guariva coi poteri senza dirgli che era un angelo. Avrebbe significato rimetterlo nel mondo del sovrannaturale e si era giurato di non farlo.
Così sospirò e scosse il capo.
- Niente, solo che non l'ho mai fatto a grandi livelli, tutto qua... - Chiuse così e Dean si sciolse sorridendo, gli mise le mani sulle braccia e lo carezzò in un modo che non sarebbe stato proprio da lui. O meglio spesso aveva voluto farlo ed in certi casi l'aveva anche fatto, per incoraggiare e tranquillizzare Sam o in rari casi anche lui. Però per l'appunto erano state eccezioni. Il fatto era che Castiel sapeva quante volte, invece, aveva voluto dare quel tipo di sostegno e poi non l'aveva fatto. Castiel aveva sempre sentito la voglia di Dean di farlo e l'imbarazzo che l'aveva sempre bloccato.
- Andrà bene, andrai alla grande! Spesso la gente deve solo convincersi di essere stata guarita... - Disse trovando la cosa geniale, ma vera.
Castiel ci pensò bene. Aveva senso.
Spesso la gente doveva solo credere alle cose, allora diventavano reali. Aveva capito che l'essere umano funzionava così.
- Tu mi aiuterai? - Chiese spaventato dall'idea di fare una cosa tanto umana da solo. Doveva sempre trovare il sistema di guarirli senza farsi scoprire, però voleva il sostegno di Dean. L'aveva sempre avuto per le cose importanti. Dean sorrise sciogliendosi a quel lato che trovava dolce e molto umano di Castiel, uno dei pochi in effetti.
Così gli mise una mano sulla guancia seguendo il proprio forte desiderio di farlo.
- Che dubbi hai? Mi hai aiutato fin'ora, adesso ti rimetto io in corsa! - Castiel stava per chiedergli delucidazioni sulla metafora, ma si ritrovò le sue labbra sopra e trovò difficile parlare.
La sensazione fu molto fisica ed umana, ma la beatitudine completamente angelica. Fu come riprendersi l'energia data.
Si rilassò a quel bacio che andò oltre lo sfiorarsi di labbra, questa volta Dean aprì e lo toccò con la lingua, Castiel si trovò così a fare altrettanto spaesato e perso, ricordandosi che le altre volte avevano fatto così. Dean faceva e Castiel imitava.
Fu come darselo per la prima volta, un po' di impaccio, dolcezza, emozione e purezza. Dean ci trovò qualcosa di puro in quel bacio e nella sensazione provata e capì che era giusto, che non poteva aver capito male. Si piacevano, si desideravano ma si volevano anche così bene da aver solo bisogno uno dell'altro, tutto lì.
In qualche modo le cose sarebbero andate bene, Castiel ora ne era più sicuro.