CAPITOLO V:
RAPPORTO
Erano
nel letto, il buio li inghiottiva quasi interamente, un po' di luce
lunare penetrava dalla finestra e la temperatura era perfetta, non
faceva né troppo caldo né troppo freddo.
Dean era con i boxer ed una maglietta pensando che fosse ancora tutto troppo strano per pretendere altro.
Castiel
aveva visto Dean ed aveva di nuovo fatto le stesse cose cercando di
essere il più naturale possibile. Ovviamente il suo naturale era
decisamente innaturale. Dean capiva bene che si sforzava e non capiva
il reale motivo, aveva ancora la sensazione che non gli avesse detto
qualcosa di importante, ma per quante ipotesi si facesse, nessuna
spiegava a pieno quel che provava ogni volta.
Ripensò a quel che gli aveva detto e che teoricamente aveva passato e confuso sospirò girandosi verso di lui.
Castiel
era coricato sulla schiena e guardava ad occhi spalancati il soffitto.
Così non poteva far altro che fingere di dormire. Magari poteva
aspettare che si addormentasse prima di smaterializzarsi in qualche
campo di sostegno alle vittime della guerra. Ce ne erano molti, lui
appariva di notte e guariva i malati senza farsi accorgere. Nel caso
qualcuno vedesse, lo faceva addormentare subito.
Si sentiva bene quando lo faceva, sapeva che era una cosa giusta.
Michael,
Lucifer e i rispettivi adepti avevano fatto molti danni, troppi.
L'aveva saputo dall'inizio, ma vederlo coi suoi occhi, vedere gli
esiti, era stato diverso.
Castiel non si capacitava di come avessero fatto, come avessero permesso tutto quello.
Però era altrettanto importante aiutare Dean, era la cosa più essenziale di tutte.
-
Sai... a volte penso che mi do tanto da fare per non pensare alla cosa
che più mi sta a cuore... - Disse Dean improvvisamente rivolto sul
fianco verso di lui. Il lenzuolo sceso alla vita, le braccia fuori,
piegate. Castiel girò la testa e lo guardò, gli lesse dentro la sua
confusione e disse senza rifletterci.
- Lo hai sempre fatto. - Dean aggrottò le sopracciglia.
-
Davvero? - Chiese sorpreso che gliene parlasse. Tentava sempre di
evadere quegli argomenti, come che non volesse dirgli nulla di quella
vita, del sé di prima.
-
Sì... ed era la cosa che mi confondeva più di tutte. Fra tutte le
persone incontrate, nessuno cercava di evadere dalla propria verità più
di te. Non capivo perchè se pensavi una cosa, dicevi tutta l'opposto. -
Castiel era stato fin troppo spontaneo, prima di rendersene conto Dean
era appoggiato sul gomito e la testa al palmo della mano, l'aria
incuriosita, speranzoso che continuasse a parlarne. Con la domanda
negli occhi.
- Come facevi a sapere che pensavo l'opposto? -
Castiel
guardandolo ovvio stava per dire la verità 'te lo leggevo dentro,'
quando si rese conto che non poteva, era una cosa da angelo. Così
richiuse la bocca, ci ripensò e provò a dire qualcosa di vago come suo
solito.
- Perchè poi in qualche modo veniva fuori... - Dean pensò che con lui doveva proprio intuire da solo le cose.
-
Penso che sia strano, dovrei stare più male, dovrei essere ossessionato
da me stesso, da quello che ho dimenticato, dovrei voler cercare a
tutti i costi collegamenti col mio passato, di ricordare... eppure
accetto questa vita nuova e vado avanti... lo trovo strano... provo
sempre una sorta di nostalgia e rimpianto, ma non so che dire... è
come... come se... -
Castiel
si girò di più col corpo verso di lui per guardarlo meglio, si perse
nei suoi occhi verdi e si chiese cosa potesse dirgli a quel punto.
-
Hai dato tanto, troppo per questa guerra che non volevi fare. Il tuo
sogno è sempre stato uscirne e dimenticare tutto. È questa la vita che
volevi. - Spiegò calmo, quasi dolce in un certo modo... per i canoni di
Castiel. Dean lo sentì intimo e si avvicinò a lui piano leccandosi le
labbra, senza staccare gli occhi dai suoi, ammaliato da quel blu così
penetrante, tormentato per tutte le cose che sapeva e che non poteva
dire.
-
Per questo ora sto bene? Perchè ho ottenuto quello che volevo?
Dimenticare, fare un'altra vita? - Castiel alzò appena una spalla come
per dire che forse era così e Dean approfittò della sua buona
disposizione per fare un altro tentativo.
-
E tu? Perchè tu sei bloccato verso di me? Stavamo davvero insieme? Hai
detto che avevamo un rapporto speciale, ma quale? Sembra che tu sia...
spaventato... - Non sapeva descriverlo bene e Castiel non aveva idea di
quel che intendesse, per cui quando inarcò le sopracciglia per chiedere
delucidazioni, Dean imprecando si alzò sul braccio che appoggiava e
mentre si avvicinava ulteriormente a lui, disse:
-
Sembra tu abbia paura di questo... - Le labbra tornarono ad unirsi e
Castiel trattenne il respiro rimanendo con gli occhi aperti per la
sorpresa e l'incomprensibilità di quel che faceva.
Cosa c'entrava ora baciarlo?
Provò il consueto calore, ma non capiva proprio perchè farlo ora nel mezzo di un dialogo.
Dean sulle sue labbra che si erano intrecciate brevemente, disse ancora sussurrando:
-
Sembra tu abbia paura di noi... - E così lo spinse fino a farlo
appoggiare sulla schiena, gli si mise sopra e lo baciò aprendo le
labbra, infilò la lingua nella sua bocca fino a che Castiel gli andò
incontro imitandolo ed allora il bacio ebbe davvero inizio. Dean gli si
spostò sopra con tutto il busto e stava mettendosi anche a cavalcioni,
ma decise di aspettare e vedere se Castiel avrebbe fatto qualcosa.
Sentendolo piantato lì immobile, sospirò impaziente e si separò guardandolo corrucciato.
- Non lo vuoi fare? - Castiel non capendo cosa, lo guardò smarrito.
-
Cosa? - Dean non poteva credere fosse così ingenuo, era sicuro che lo
facesse di proposito e se ne seccò puntando di nuovo un braccio sul
materasso per guardarlo meglio.
-
Sesso, Cas! Cosa vuoi fare? Stiamo o non stiamo insieme? Capisco che
queste cose non si decidono, ma io sento qualcosa ogni volta che ci
tocchiamo, io mi eccito, ho dei ritorni su di noi, per cui so... lo
sento davvero che c'era... che c'è... ma è come che sia una cosa solo
mia! Cas, cosa provi davvero per me? Non voglio farti pietà, se quel
che c'era mentre ero mezzo morto è sparito va bene, non devi starmi
dietro solo perchè pensi che poi io mi perda o cose simili... - Dean
era partito e nel fiume di parole sparate concitato, Castiel aveva
capito più o meno il punto, per cui alzandosi a sedere per guardarlo
bene, lo fermò mettendogli una mano sulla guancia per alleviare il suo
forte senso di caos. Gliene tolse un po' coi suoi doni e Dean si placò
trovando in questo conferma certa che la connessione era davvero più
che reale.
- Dean,
non ho mai provato niente di simile per nessun altro. Sei diventato la
persona più importante della mia vita, tutto quello che ho fatto da
quando ti ho incontrato è stato sempre e solo per te. Tutto. E di cose
ne ho fatte, tu... tu non hai idea... io sono andato contro tutti, per
schierarmi dalla tua parte. Non dubitare mai. Non è cambiato nulla per
me, si è rinforzato, ma cambiato no. - Non sapeva esprimerlo meglio, ma
Dean voleva che parlasse di sentimenti, che gli dicesse se lo amava, se
era innamorato. Castiel non aveva idea, non ne aveva proprio idea di
cosa volesse.
Sentiva che aspettava, ma non capiva cosa.
Dean
capì che i suoi problemi ad aprirsi erano più gravi di quel che avesse
pensato e capì anche che se ora era così, in passato doveva essere
stato molto peggio.
Così sospirando lo guardò con morbidezza pensando che piano piano avrebbero fatto i passi mancanti.
Era
vero che non era necessario ricordare, sentiva di potercela fare anche
così e pensava che comunque fosse grazie a Castiel che non lo lasciava
mai.
In
un certo senso era così. Castiel era diventato una parte
importantissima della sua vita ed averlo accanto, averlo lì a
sostenerlo, l'aiutava a non sentirsi perso del tutto.
Era una sorta di ancora, in qualche modo.
Dean
accettò quello che gli disse, si alzò a sedere allo stesso modo e lo
baciò ancora, con più dolcezza e calma. Trovò quel bacio migliore degli
altri ed il calore partì in entrambi. Sentiva che era giusto, sentiva
nel profondo che lo era, non poteva sbagliarsi, era impossibile.
Non
fecero altro, si baciarono stesi uno sull'altro fino a che Dean,
soddisfatto per quell'ulteriore passo avanti, non si stese e si
addormentò contento.
Castiel
era tutto ciò che ormai aveva, tutto ciò che contava per lui. Non
ricordava il loro passato, poteva intuire qualcosa, ma tutto ciò che
poteva fare era basarsi sul presente, sulle sensazioni, sulle emozioni
che scaturiva.
Lui al
di là di quel che era successo lì, sentiva che negli anni era stato
salvato da Castiel, come lui sosteneva di essere stato salvato a sua
volta da Dean.
Quello che provava era troppo reale ed era tutto ciò che contava.
Il
mattino dopo Dean si seccò nel non trovare Castiel nel letto, si era di
nuovo alzato prima. Quando scese in cucina per vedere cosa stesse
facendo, non c'era traccia di lui.
Sbuffando
lo chiamò evitando la caccia al tesoro, nel mentre tirava fuori
qualcosa per la colazione, il suo solito cibo spazzatura.
Al
secondo 'Castiel' questi apparve col suo solito vento silenzioso, Dean
cominciava a percepire una sensazione, quando lo faceva.
Quando si girò e se lo vide a pochi centimetri da sé, saltò come una molla, chiuse gli occhi ed indietreggiò seccato.
-
Cas, quante volte te lo devo dire? Mettiti un campanello al collo! Sei
troppo silenzioso! - Castiel piegò di lato la testa senza capire se
dicesse sul serio.
-
Un campanello al collo? Ma è normale indossarlo? - Dean sospirò e
scosse il capo scacciandolo con la mano, tornando a preparare la
colazione per due come fosse una cosa scontata ormai.
- Dove sei stato? Non capisco proprio a che ora ti alzi, non ti sento mai! -
-
Presto... ero a prenderti quello che mi hai chiesto. - Così gli
presentò il telefono che aveva appena fatto apparire sulla mano.
Naturalmente era stato a salvare della gente, ma questo Dean non poteva
saperlo.
Quando lo vide se ne stupì per poi rispondersi subito da solo.
- Del resto quando si ruba se non col buio? Capisco perchè eri un soldato... sei silenzioso, sei bravo a rubare... -
-
Sono bravo a rubare perchè sono silenzioso. - Precisò con logica. Non
gli piaceva proprio essere spacciato per un ladro, ma per il momento
era meglio così che fargli sapere che era un angelo e che aveva poteri.
-
Sì come vuoi... comunque grazie... spero che sia l'ultima cosa che
rubi... - Castiel lo guardò senza capire mentre Dean apriva il telefono.
-
Mi hai detto tu di farlo... - Davvero non capiva ed il ragazzo lo
guardò come per dirgli se glielo stava chiedendo davvero. Quando aveva
quel tipo di sguardo, Castiel si spaventava pensando che avesse
recuperato la memoria.
Visto che era una cosa troppo idiota per commentarla, andò oltre.
-
Dopo inseriamo il numero di telefono nei biglietti da visita ed andiamo
a consegnarli in giro facendo pubbliche relazioni. Sicuramente nel giro
di poco avremo clienti! Accetterai anche visite a domicilio, ma entro
orari prestabiliti e solo se urgenti! - Dean era partito ad organizzare
la loro vita e Castiel che capiva la metà delle cose che gli diceva,
annuiva in automatico mentre lo osservava preparare quella cosa che
sicuramente gli sarebbe rimasta sullo stomaco come il mattino
precedente.
Dean
notò che Castiel ingeriva per forza, ma lo trovò un gesto carino. Era
chiaro che non volesse mangiare, ma lo faceva per fargli piacere.
Qualunque motivo fosse, l'importante era lo facesse.
Faceva
ancora molta fatica su tutto, in primis a lasciarsi andare ed aprirsi,
per cui non forzava la mano anche se aveva l'istinto di farlo. Pensava
che al suo posto avrebbe solo voluto essere lasciato in pace.
Così
evitò di insistere troppo sui comportamenti da coppia e cose simili.
Lui stesso non era uno molto appiccicoso, non sentiva il bisogno
frenetico di toccarlo e baciarlo ogni secondo, ma gli piaceva l'idea di
poterlo fare se ne aveva voglia. Certo, se aspettava che fosse Castiel
a prendere l'iniziativa stava fresco, ma era certo di poterlo aiutare
in questo.
Naturalmente
i primi giorni non ebbero clienti, nessuno si fidava di stranieri di
cui non si sapeva nulla, dicevano di essere soldati, eroi di guerra ma
di prove non ne avevano portate.
Oltretutto
per la gente la guerra aveva assunto connotati molto misteriosi e
strani, non erano mai state rese note le parti in causa, si erano solo
viste armi atomiche di fattura sconosciuta abbattersi in un posto ed in
un altro. Si erano solo ritrovati con metà superficie terrestre
distrutta. Non era chiaro di cosa si era trattato, solo che finalmente
sembrava finita.
Dean era simpatico e piaceva subito a tutti, ma Castiel, il presunto medico, non aveva incusso molta fiducia.
Dean
stava tornando da solo dal solito locale dove ogni tanto andava per
fare un po' di amicizia nella speranza di attirare clienti, di solito
si trascinava a forza Castiel, ma quella sera aveva provato ad andarci
solo per vedere se qualcuno si scuciva ed infatti era successo. Senza
Castiel si erano aperti ed avevano detto le loro perplessità e
soprattutto che il suo amico non incuteva molta fiducia.
Lui
assicurò che l'aveva curato per mesi e tirato fuori dal coma, si fidava
ciecamente, ma a quel punto in molti avevano chiesto come potesse visto
che non ricordava nulla ed aveva solo la sua parola.
A quel punto aveva risposto che era una cosa a pelle.
'Di certe persone ti fidi e basta.'
Aveva risposto sapendo di non aver convinto molto.
Seccato
era tornato a casa, non sapeva come fare... stava costruendo la
macchina con pezzi di ricambio che ricavava in giro a suon di simpatia,
però a livello lavorativo non avevano ancora avuto mezzo soldo.
Castiel
continuava a fargli trovare le dispense piene di cibo e dal momento che
non avevano soldi, sapeva che continuava a rubare e lo faceva per lui,
per non fargli mancare nulla.
“Lui
odia rubare, si è capito, ma qualunque cosa gli chieda lui me la
procura senza battere ciglio. Non mi fa mancare nulla... come faccio a
dubitare di lui?”
Rallentò sentendo un rumore.
“Comunque io vado ad istinto, lo sento che posso fidarmi.”
Dean era sempre andato ad istinto, era la sua caratteristica maggiore.
Sentendo ancora un rumore, si girò di scatto chiedendo aggressivo chi ci fosse. Il silenzio ed il buio intorno.
-
Avanti, figli di puttana! Vi ho sentito! - In realtà più che sentito,
c'erano state delle percezioni. Non sovrannaturali. Più che altro
d'esperienza. Era difficile da spiegare. Strinse i pugni pronto ad
aggredire chiunque e all'ennesimo insulto qualcuno finalmente si fece
avanti tentando di prenderlo alle spalle.
Dean
con dei riflessi prontissimi, si girò in tempo per prendergli il pugno
che lo sfiorava, gli afferrò tutto il braccio e stringendolo lo torse
fino alla schiena buttandolo a terra. Una volta sotto di sé lo
schiacciò con la pianta della scarpa, si piegò tutto su di lui e col
pugno stretto accanto al viso pronto a dargli giù, si sentì le
pulsazioni a mille e l'eccitazione salire.
- Cosa diavolo volevi, si può sapere? - Ruggì aggressivo. Il vecchio Dean era ancora lì, ma lui non poteva saperlo.
L'uomo a terra lo guardò carico di odio.
- Secondo te? - Dean pensò che volesse dei soldi, per cui si limitò a schiacciare il piede sul petto e minacciarlo.
- Secondo me se ci riprovi sei morto! -
Appena
lo lasciò andare, lo vide correre a gambe levate, spaventato. Dean
rimase a guardare la direzione, ora buia, tutto soddisfatto ed ancora
sorpreso.
Che strano, si disse vagamente turbato.
Era come avere dei deja vu, come ricordare d'averlo già fatto.
“Erano mosse tipicamente mie... devo averle fatte spesso... “
Si disse ancora eccitato, l'adrenalina correva a mille. Era anche stupito d'avere già la forza di battersi.
“Battermi... ero un soldato, evidentemente ero molto bravo... “
Pensò
anche a come sarebbe dovuto essere impugnare un'arma, ma stranamente
quella non era una sensazione che moriva dalla voglia di provare.
Lottare
in un velocissimo corpo a corpo era stato in qualche modo bello, però
non esaltante quanto avere a che fare con Castiel. Anche con lui aveva
la sensazione di deja vu, ogni volta. Ma in quel caso era positivo.
“Bello ma... è come se fossi stufo di farlo...”
Dean
non aveva l'istinto né la voglia di grattare il muro per ricordare la
vita di prima, perchè in quella stava bene. Iniziò così a sentire una
fitta alla testa e per un momento si sentì mancare, sgretolare. Fu una
sensazione di pochissimi istanti, ma sufficiente per fermargli
qualunque approfondimento personale su sé stesso.
Tornato a casa, ci pensò ancora un po' fino a che Castiel non apparve alle sue spalle come suo solito, dopo la sua chiamata.
Prima ancora di lamentarsi della vicinanza ristretta, Castiel lo sorprese guardandolo stupito.
-
Cosa è successo? - Dean a sua volta preso in contropiede dalla sua
capacità nel capirlo ad uno sguardo, spiegò l'accaduto e lo vide
preoccupato. Sempre secondo i suoi canoni di inespressività. Ormai
cominciava ad interpretare ogni alzata di sopracciglio.
- Devi stare attento, queste cose possono farti avere delle ricadute. - Disse cercando di non essere specifico.
- Ricadute? - Non poteva dire 'non grattare il muro'.
-
Hai subito un fortissimo shock, evita le cose troppo forti o
pericolose. - Disse freddamente mentre andava a guardare fuori dalla
finestra dandogli le spalle. In quel lasso di tempo tirò fuori un'aria
preoccupata.
Se avesse ricordato sarebbe stata la fine per Dean.
-
Ho reagito d'istinto, chiaramente sono cose che facevo come la pipì e
la cacca! - Paragoni strani, come al solito. Castiel non ci fece caso.
-
Sì, ma evitali ora. - Non poteva nemmeno dire 'evita il
sovrannaturale'. Per ora era stato molto attento a tenergli lontano
qualunque cosa di quel genere, ma non era ancora successo nulla.
Aveva fatto una casa a prova di demoni ed angeli, ma per il resto delle creature non c'erano mezzi di allontanamento preventivo.
Semplicemente
cercava di esserci, di notte prima di andare nei campi ad aiutare le
vittime di guerra, si assicurava che tutto fosse in ordine e non ci
fosse nessuno intorno.
A
Dean era piaciuta la preoccupazione di Castiel e quella sera stessa, in
camera, decise di provare a fare un ulteriore passo in avanti.
Di
solito in quei casi era quello che ricordava che cercava di fare i
passi in avanti e l'altro che frenava e ne aveva paura, in quel caso
era l'opposto. Dean non poteva immaginare che fosse perchè Castiel
aveva paura che fare troppe cose che facevano prima, avrebbe ridato a
Dean la memoria.
Temeva che quello fosse parte del famoso 'grattare il muro'.
A
parte questo, per lui le cose funzionavano diversamente. Gli angeli non
avevano bisogni e desideri fisici, però se li soddisfacevano provavano
piacere. Sul malessere era diverso. Il malessere poteva essere solo
emotivo, mai fisico. La loro soglia di sopportazione era talmente
elevata che non ne provavano mai, però potevano godere dei benefici
umani come ad esempio quelli portati dal sesso.
I
corpi che possedevano reagivano sempre e loro lo sentivano, provavano,
però solo una volta stimolati, altrimenti potevano stare tutta la loro
esistenza senza fare nulla, non ne sentivano un vero bisogno anche se
poi gli piaceva farlo.
Per
questo Castiel non era spinto a fare quelle cose, anche se bisognava
specificare che delle reazioni particolari a Dean ogni tanto le aveva.
Si sentiva a disagio, ma era più il ricordo di quanto in passato fosse
stato bello.
Era diverso.
Dean
ovviamente stava meglio di giorno in giorno e voleva rimettersi in
gioco da cima a fondo, gli istinti, i desideri che provava erano sempre
più forti, non ne poteva fare a meno, non esisteva.
Alla
fine decise di provarci di più, anche per sé stesso, mettersi alla
prova, vedere se quel che pensava di provare e volere corrispondeva a
realtà.
Era come essere appena nato e fare le cose per la prima volta.
Dean
si infilò a letto completamente nudo, Castiel prima di farlo a sua
volta attese perchè andava per imitazione, non avendo idea di come si
faceva l'umano.
Dean
notò la sua esitazione diventare imbarazzo, si stupì comunque nel
vedere che si spogliava, ma erano movimenti meccanici, per nulla
spontanei. Non era possibile, si disse il ragazzo che non sapeva
nemmeno se offendersi o arrabbiarsi o ridere.
Perchè faceva così? Sembrava menomato mentalmente!
A quel punto, vedendo che si toglieva i vestiti del tutto senza sapere perchè, Dean si alzò a sedere e lo fermò stizzito.
-
Ehi senti, non devi per forza, eh? Deve essere spontaneo, se ti va lo
fai, altrimenti no! Non lo devi fare per farmi piacere! - Castiel capì
che si era arrabbiato per qualcosa, ma non aveva idea del motivo, così
guardandolo interrogativo si fermò con i pantaloni ancora indosso e
tutto il sopra tolto.
- Fare cosa? - Chiese disorientato. Dean sospirò seccato e lo indicò allargando poi le braccia sul piede di guerra.
-
Spogliarti, scopare con me! - Castiel aveva capito che il termine
scopare si poteva riferire a più cose, ma Dean lo intendeva sempre per
il sesso.
Solo allora si rese conto di cosa aveva inteso e si fermò impacciato non sapendo come fare.
Sapeva
quanto bello fosse fare l'amore con lui, guardarlo che si spogliava
l'aveva agitato ed accaldato, aveva ricordato in passato quando
l'avevano fatto. Aveva gestito tutto Dean, se lui avesse dovuto rifarlo
non avrebbe mai saputo come fare.
Però sapeva che era bellissimo, la sensazione fisica provata era così umana eppure al tempo stesso alta, pura, potente.
Era come un unione fra terreno e divino.
Rimase fermo immobile davanti al letto, le braccia lungo i fianchi ed i pantaloni ancora indosso, a torso nudo.
- Mi farebbe piacere rifarlo... - Dean aggrottò le sopracciglia. Chi si esprimeva così? Questo lo calmò facendolo ridacchiare.
- Ma? - Aggiunse capendo che c'era un 'ma'.
Castiel abbassò lo sguardo imbarazzato e dispiaciuto.
-
Ma non so se sia una buona idea. - Ed era completamente onesto. Dean
capì che lo era e sospirando rimase seduto sul letto, le gambe sotto le
coperte, una mano appoggiata al cuscino a stringerlo, l'altra persa
sulla coperta.
-
Perchè? Pensi che non mi sia ripreso del tutto? Che non sappia cosa
faccio? - Castiel non poteva spiegarglielo sul serio e decise di
prendere per buono quello ed annuì senza guardarlo. Dal fatto che non
lo faceva Dean capì che mentiva.
- Stai mentendo! Sei un pessimo bugiardo! - Esclamò deciso. - Perchè non vuoi farlo? - A quel punto voleva saperlo.
Castiel,
spalle al muro per l'ennesima volta, sospirò insofferente e si avvicinò
a Dean passando dalla sua parte del letto, ora erano uno davanti
all'altro, pochi centimetri a separarli. Il giovane ancora seduto e
l'altro in piedi, ma si guardavano e Castiel cercava una risposta
accettabile, una mezza verità che non sapesse di bugia. Era sempre così
difficile.
-
Abbiamo un passato insieme, Dean. Una storia. Ho paura che se ti
rimetti a fare le stesse cose di prima poi cominci a ricordare tutto,
non solo le cose belle. Anche quelle brutte. Se ricordassi quelle non
reggeresti, credimi. Per questo sto cercando di evitartele. - Dean capì
che era proprio vero, riunì i tasselli mancanti e trovò che ancora
mancava qualcosa, ma questo era ciò che si avvicinava maggiormente alla
verità.
Si
morse il labbro indeciso sul da farsi, colpito dal modo in cui si
prendeva ancora cura di lui. Si sentiva una statua di cristallo ed
odiava sentircisi, però era bello avere tutte quelle sue attenzioni.
Così impacciate a modo suo.
-
Ascolta, Cas. - Disse piano, il tono completamente diverso da prima.
Castiel rialzò lo sguardo dopo averlo abbassato mortificato. Dean si
avvicinò al bordo del letto mantenendo sempre le gambe sopra. - Vuoi
fare l'amore con me? - Usò quel termine di proposito per fargli capire
che in qualche modo era molto serio e non solo una prova che voleva
fare. Magari era cominciata così, ma ora sentiva che era diverso.
Castiel inghiottì a vuoto emozionato all'idea di rifare quello che per lui era stata la cosa più bella della sua esistenza.
Annuì sentendosi in colpa ed egoista, sapeva che era così, ma non riusciva a negarlo.
-
E allora facciamolo e basta, perchè muoio dalla voglia anche io... -
Esitò, gli guardò la mano e gliela prese. - Ogni volta che ti tocco ne
ho voglia. Una voglia incredibile. -
Castiel
sussultò, capiva il senso in cui lo diceva. Quando si toccavano c'era
qualcosa di elettrico, qualcosa di estremamente reale che stordiva e
sconvolgeva anche lui.
Tutto
era nato quando l'aveva afferrato all'inferno e l'aveva resuscitato.
Con quella mano marchiata a fuoco sulla sua spalla, il legame si era
creato ed era stato indissolubile fino a spingerlo a rinunciare a tutto
per lui.
Dean
l'attirò a sé per quel che rimaneva a separarli, le gambe di Castiel
arrivarono al bordo del letto, trattenne il fiato agganciato ai suoi
occhi, morì mentre le sue dita gli aprivano i bottoni dei pantaloni e
glieli facevano scivolare.
Chiuse gli occhi al ricordo prorompente delle volte in cui l'avevano fatto in passato.
La prima era stata così.
Lui
l'aveva spogliato mentre Castiel era rimasto fermo a farsi fare, senza
capire cosa facesse né perchè. Quando gli aveva detto di non farli
sparire era stato come se gli avesse letto nel pensiero, Castiel lo
stava per fare. Stava per far sparire i vestiti, ma Dean glieli aveva
voluti sfilare. Gli aveva fatto tutto. Tutto.
Dean
lo vide chiudere gli occhi emozionato ed abbandonarsi a quello che
provava e sicuramente ricordava, lo invidiò perchè quei sentimenti così
forti glieli portava la memoria. Dean voleva quella parte di sé, solo
quella bella, quella che gli avrebbe ridato Castiel. Ora l'aveva, si
abbandonava alle emozioni che gli faceva provare, alimentava tutto da
sé, ma era diverso.
Era diverso dal ricordarlo.
Non poteva sapere che per ricordare di lui, doveva ricordare cose troppo dolorose. Era tutto concatenato.
Abbassati
anche i boxer, scivolò con le mani sulle sue cosce e poi sui fianchi
attirandolo a sé, gli carezzò l'inguine che guardò lussurioso, con una
strana fame, una voglia incredibile ed una specie di deja-vu. Anche
quello l'aveva già fatto. Quello nello specifico.
Guardò
la sua erezione, gliela toccò e dopo un po' la leccò risalendo leggero
sulla punta che avvolse piano, catturando ogni emozione. Voleva capire
se era tutto vero, se gli avesse fatto schifo sicuramente aveva capito
male od era stato rigirato. Ma era chiaro ormai che era tutto autentico.
Gli stava piacendo, quella sorta di acquolina era proprio reale. Il deja-vu. L'aveva già fatto, ne era certo.
-
Dean io non so se... - Tentò ancora Castiel mettendogli le mani sulle
spalle. Ma Dean non si staccò e la voce gli morì in gola quando mutò in
sospiro e poi, mano a mano che la testa si muoveva sempre più in fretta
e la bocca succhiava più intensamente, si mise anche a gemere.
Dean
lo trovò molto erotico e si eccitò, voleva che ricambiasse e dal
momento che lo vedeva piuttosto imbranato, decise di lasciarlo sul più
bello per tirarlo giù nel letto con sé.
Castiel,
spaesato da quell'improvviso cambio, andò con lui come voleva, si
ritrovarono inginocchiati sul letto uno davanti all'altro, nudi, e
guardandosi con sguardi diversi, uno eccitato e malizioso e l'altro
insicuro ed interrogativo, Dean gli prese la mano e se la portò fra le
gambe. Gli fece prendere la propria erezione e quando cominciò a
muovere Castiel capì che doveva farlo da solo, così lo lasciò e si
rilassò al piacere provato. Era davvero quello ciò che gli piaceva, era
autentico e reale. Mano a mano che andavano avanti, era sempre più così.
I
gemiti si levarono nell'aria fino a che le forze gli mancarono e finì
per abbandonarsi steso sul letto, Castiel rimase imbambolato come
l'aveva lasciato, ancora dritto, così Dean sospirando lo prese e lo
scaraventò giù con sé, gli si mise sopra senza troppi complimenti
cominciando a strofinarglisi addosso, dandosi piacere da solo mentre le
loro erezioni giocavano una con l'altra diventando dure. Le scariche di
piacere aumentavano e si perse sulla sua bocca a baciarlo, a succhiarla
e ad assaporare ogni centimetro del suo viso.
Ipnotizzato
dai movimenti sia dei bacini che delle lingue, Dean si immerse in quel
semplice atto mentre la fame saliva, il desiderio diventava incombente
ed inarrestabile.
Sentiva
che era giusto, che era davvero quello il fulcro del loro rapporto, che
non era la prima volta. Scivolò sull'orecchio e lo delineò con la
lingua.
Castiel era
sconvolto, lo stava rifacendo tale e quale alla loro prima volta. Era
proprio lui, il suo Dean. Senza ricordi, senza memoria, senza un
vissuto, ma era sempre lui. Lo rivedeva in quelle cose e ne era
sconvolto, emozionato, perso.
Voleva
riaverlo tutto in sé, tutto completamente in sé come quella volta,
voleva accertarsi che fosse vero e che non fosse un sogno. Che fosse
concretamente suo. Che fossero di nuovo una cosa sola.
Per
Castiel divenne più interiore ed emotivo che fisico, per Dean fu
un'esplosione d'insieme, non sapeva cosa desiderava di più. Sentiva che
quello gli stava ridando una parte di sé, che era una sorta di
appartenenza.
Era
anche la cosa più bella mai fatta. Ok, ricordava poco, ma era certo che
fosse una delle più belle e sentiva che era giusto farlo con lui.
Assaggiò
il suo collo, scese sui capezzoli, glieli succhiò, si prese ogni parte
di Castiel mentre lui lì steso sotto, inerme, si lasciava fare di tutto
eccitato.
Aveva una sua purezza, Dean lo pensò senza saperne il motivo.
Occupandosi
del suo corpo, frenetico, con sempre maggior desiderio, gli portò la
mano alla bocca e infilò le dita che Castiel accolse assecondandolo.
Gliele succhiò una ad una per poi vederle sparire ogni volta in sé.
Dean era arrivato in basso, gli aveva alzato le gambe e si stava
occupando della sua apertura. Un dito, due. Castiel non si lamentava,
non provava dolore, non opponeva resistenza in alcun modo.
Anzi, sembrava piacergli.
Aveva
capito che era una delle prime volte, aveva pensato che fosse
impacciato perchè l'avevano fatto poche volte, ma il suo corpo sembrava
pratico.
Non poteva sapere che non provava dolore, ma solo piacere perchè era uno dei vantaggi di essere angeli.
Castiel
si lasciò andare ai gemiti perchè quella cosa era davvero bella, fino a
che Dean smise con le dita, gli si appoggiò sopra tenendogli piegate le
gambe fra loro, e baciandolo lo guardò un istante. Un istante per
sentirsi, per riconoscersi.
Dean, sconvolto dal modo familiare in cui si sentiva, scivolò in lui che l'accolse senza la minima tensione.
L'angelo
chiuse gli occhi e si abbandonò alle emozioni incredibili che provava,
il ragazzo dopo un attimo di sconvolgimento fece altrettanto.
Per
un istante ci fu solo quell'atto fisico, quel godimento assoluto. Poi
lenta la purezza fluì in lui, come se un fascio d'energia passasse da
un corpo all'altro creando un otto infinito che non poteva mai
esaurirsi.
Dean
si sentì bagnato da questa energia luminosa che vedeva appena chiudeva
gli occhi, ubriaco e stordito da questa aumentò i colpi per averne di
più, perchè era la cosa più bella e sconvolgente mai provata, perchè ne
doveva avere di più.
Quel fuoco, quel calore, quella purezza, quell'innocenza.
Quella pace.
Oh, quella pace...
Era Castiel la sua pace, lo poteva dire con certezza.
Non
aveva capito male, non aveva sbagliato a puntare tutto su di lui.
Qualunque cosa gli nascondesse, ne valeva la pena, lì non c'erano dubbi.
L'unione
fu totale, Dean si sentì quasi riportato al passato, si sentì tuffare
in quell'epoca remota dimenticata e Castiel ebbe di nuovo l'emozione
più incredibile della sua esistenza, come quella prima volta.
Una
cosa tanto impura e pura al tempo stesso, quell'unione lo commosse,
essere di nuovo una cosa sola con la persona più importante.
Essere di nuovo un tutt'uno con Dean, il suo Dean. Quel Dean per cui aveva dato tutto, tutto.
Raggiunsero
l'orgasmo insieme, quello di Castiel fu più spirituale che fisico. Un
alone luminoso li avvolse, ma Dean non lo vide perchè aveva gli occhi
chiusi e stava avendo il suo. Vide quella stessa luce ad occhi chiusi e
pensò ad un effetto dell'orgasmo.
L'apice li inondò e li scaldò unendoli indissolubilmente, come se quella famosa mano bruciante ora fosse dentro e viceversa.
Un legame eterno.
Quando
si ritrovarono stesi uno sull'altro, Dean era accoccolato su Castiel e
questi, sconvolto di quel che era successo, spaventato che questo
avesse 'grattato il muro', rimase in sospeso per un istante ad
aspettare di sentire qualcosa. Ma la serenità di Dean lo tranquillizzò.
Era ancora tutto a posto, anzi, stava decisamente meglio.
Così sospirando di sollievo, se lo tenne con sé per tutta la notte senza sparire.