NOTE:
il titolo è la traduzione italiana del titolo dell’episodio di
riferimento, il 7x17. Il famoso 7x17! Che bello vederlo finalmente!
Stavo morendo! Insomma, ritorna Castiel per chi non lo sapesse,
episodio fantastico anche se finisce con l’amaro in bocca perché devono
di nuovo momentaneamente separarsi poiché Castiel dopo aver ricordato
chi era ed essere tornato sé stesso grazie a Dean, non riesce a salvare
Sam dalla follia in cui ormai è caduto e allora devia il suo stato
mentale in sé. Praticamente si prende la sua follia e le sue
allucinazioni su Lucifero. Povera stella… del resto doveva rimediare in
qualche modo il gran casino che ha fatto!
Dean
in extremis, intanto che cerca un modo per aiutarlo e nel frattempo se
la vede coi Leviatani, lo interna in un ospedale psichiatrico
sorvegliato da Meg, un demone momentaneamente in accordi con loro. Come
andrà non si sa ma quando ho visto la puntata non ho potuto che vedere
tutto il grande amore di Dean per Castiel. E viceversa. Speriamo
risolvano tutto.
Io
ho scritto su un momento successivo all’episodio in questione che però
non è chiaramente inserito nella serie, potrebbe succedere ma non c’è
riferimento. Si tratta principalmente di considerazione di Dean alla
luce di quel che è accaduto e finalmente si decide ad essere onesto con
sé stesso.
Spero
che piaccia, è una shottina con poche pretese nella speranza di avere
presto tanto bel buon materiale su questi due!
Buona
lettura.
Baci
Akane
NUOVA NASCITA NUOVA IDENTITA’
Era
come un tormento, da quando Sam era tornato a posto ed il suo problema
si era completamente risolto ed avevano ripreso ad occuparsi ‘solo’ di
quei maledetti Leviatani, Dean si era ritrovato a sostituirsi alle
notti insonni di suo fratello che aveva finalmente ripreso a dormire.
Lui
non ci era riuscito.
Del
resto come poteva? Era successo tutto in fretta, tutto così
dannatamente in fretta… tanto che si era ritrovato ad accettare l’aiuto
di Meg!
Meg,
il demone che in passato li aveva cercati prima di uccidere, poi li
aveva aiutati e successivamente era sparita!
Riapparire
così di punto in bianco perché sulle tracce di Castiel, convincerlo a
dirgli tutto e poi stargli appresso per sorvegliarlo… insomma, era
proprio disperato oppure estremamente confuso.
O
magari solo impazzito.
Aveva
cercato di spiegarlo a Sam ma non ci era riuscito bene, l’aveva
liquidato con un assurdo accordo di mutua distruzione.
I
casi poi si erano susseguiti uno dietro l’altro, aveva cominciato a
telefonare a Mag nell’ospedale psichiatrico di Castiel di continuo e a
pensarci in maniera ossessiva.
Alla
fine aveva ragione Sam… era follia pura aver accettato l’aiuto di un
demone, sia pure disperato e contro lo stesso nemico, uno dei tanti che
avevano loro: Crowley.
Quel
maledetto dava la caccia sia a lei che a loro, di conseguenza allearsi
non poteva essere una poi tanto pessima idea. Se non si considerava il
passato… Ruby era sembrata disperata quanto Mag, ma poi li aveva
traditi alla grande scatenando l’Inferno nel senso più vero del termine.
Dean
ci ripensava di continuo, forse doveva andare a tirarlo fuori da là e
portarselo dietro… ma era anche vero che sarebbe stato più in pericolo,
poi.
Se
gli angeli ed i demoni avrebbero sentito che Castiel era ancora vivo
l’avrebbero cercato e ammazzato seduta stante. Era probabilmente
l’essere più ricercato in assoluto. Anche Crowley gli dava una spietata
caccia, tanto per cambiare, sospettando il suo ritorno.
Ma
non era quello il punto.
Era
tutt’altra cosa…
Dio,
come poteva dimenticare come si era sentito quando l’aveva rivisto vivo?
Non
aveva mai osato piangere per la sua scomparsa, si era concentrato sul
suo tradimento e sul male che gli aveva fatto, specie facendo crollare
il muro di Sam. Però la verità era che si era portato dietro il suo
impermeabile e non glielo aveva mai lavato o sistemato, l’aveva tenuto
così come l’aveva lasciato e non solo. Aveva dovuto cambiare tutto,
nella sua vita.
Tutte
le sue identità che usavano solitamente, scordarsi dei rifugi soliti
precedenti, specie casa di Bobby, smettere di vedere chiunque vedessero
prima. Avevano cambiato l’Impala perché troppo pericoloso usarla. Aveva
dovuto sbarazzarsi di tutto ciò che aveva sempre avuto ed usato. Ma di
quell’impermeabile no, non se ne era mai sbarazzato. Mai.
Non
l’aveva dimenticato, mai lasciato da qualche parte al sicuro per non
scorazzarselo insieme alle armi. L’aveva sempre avuto ossessivamente
nel bagagliaio.
Il
tradimento di Castiel, per quanto fosse stato fatto in modo disperato,
gli era bruciato come quello di nessun altro in vita sua. Quello di Sam
era stato atroce ma diverso da quello di Castiel. Non poteva dire che
era peggiore o migliore, semplicemente un’altra cosa perché Castiel
aveva sempre rappresentato la sua salvezza, la sua ancora, la sua
scialuppa, il suo sostegno, la sua via giusta in ogni istante,
soprattutto quando Sam era uscito di testa per il sangue di demone.
C’era stato nel momento peggiore della sua vita, il tradimento di suo
fratello, quando si erano lasciati, quando erano stati peggio che mai.
Castiel
c’era sempre stato costantemente ribellandosi a tutto ciò in cui aveva
sempre creduto, al paradiso, ai suoi simili, al mondo intero. Si era
sacrificato innumerevoli volte, per lui. Sempre.
Per
questo la sua alleanza con Crowley alle sue spalle l’aveva fatto uscire
tanto di testa, per non parlare del crollo del muro di Sam e dei suoi
miliardi di conseguenti problemi delle allucinazioni e dei crolli
psicotici.
Sospirò
rigirandosi nel letto per l’ennesima volta.
Non
sapeva più come fare per non pensarci, se non lavorava aveva la testa
costantemente lì, a lui.
Castiel
era stato tutto per lui, lentamente, da quando era arrivato nella sua
vita e si erano legati con una lentezza esorbitante ma in maniera
indelebile.
Era
stato malissimo, per lui, quando avevano litigato e quando si erano
separati ma era stata insostenibile la sua morte. Per questo aveva
preferito concentrarsi sulla parte in cui Cass l’aveva tradito, per
superare tutto quanto, per non impazzire dal dolore. E poi non ci aveva
più pensato, si era ostinatamente sforzato ed impegnato a non pensarci
e a fulminare chiunque nominasse Castiel.
Aveva
litigato con Bobby, quando aveva parlato di lui.
Era
sempre stato argomento tabù ed ora l’aveva ritrovato e cosa aveva
fatto, quando aveva ritrovato la memoria?
Gli
aveva detto che sapeva sarebbe tornato da lui!
Erano
cose da dire?
Avvampò
e si premette il cuscino sulla faccia, non era normale, era assurdo,
era malato!
Si
alzò a sedere irrequieto senza saper come fare a quel punto.
Non
poteva dormire, non poteva continuare così, non aveva niente su cui
lavorare perché coi Leviatani erano ad un punto morto ed i rimorsi per
aver mollato Castiel a Meg in un ospedale psichiatrico lo stava
ammazzando letteralmente.
Non
voleva lasciarlo là anche se sapeva che era la cosa migliore, viste le
allucinazioni di Lucifero -un tempo di Sam- che ora aveva. Se le era
deviate per salvarlo e rimediare ai suoi guai e non ci aveva pensato un
secondo… l’aveva fatto subito senza nemmeno salutarlo o dirgli niente,
niente.
Perché
faceva sempre tutto così senza consultarlo e prepararlo? Lo faceva
impazzire, ogni volta… ed erano sempre modi per salvarlo, comunque, o
aiutarlo.
Come
aveva fatto a non piangere quando l’aveva rivisto?
Quello
che aveva provato non l’avrebbe più dimenticato, perciò nervoso come
non mai alla fine si alzò e rivestendosi in fretta uscì dal motel
lasciando un messaggio scritto a Sam che dormiva della grossa.
‘Vado
a controllare Cass. Se serve chiamami!’
Era
assurdo stare lì a pensare a lui e non vederlo quando invece moriva
dalla voglia.
Dopo
il momento in cui l’aveva rivisto vivo ed aveva capito che aveva perso
la memoria e non si ricordava niente, specie di lui, ed essersi sentito
ulteriormente male, Dean ripensò, guidando, a quando la memoria l’aveva
recuperata cacciando quei demoni maledetti.
Non
ci aveva nemmeno sperato veramente, Meg l’aveva convinto a dirgli tutto
e mandarlo a battersi coi demoni perché comunque per loro sarebbero
stati troppi ed impossibili. Però mandare un angelo che non si
ricordava chi era e quindi di come si esorcizzavano i demoni, era
davvero da idioti.
L’aveva
guardato da lontano avvicinarsi a loro ed aveva pensato, con lo stomaco
atrocemente chiuso in una morsa allucinante, che ora l’avrebbe perso di
nuovo.
Alla
fine però il miracolo era accaduto e proprio come l’aveva visto fare
mille altre volte in passato, l’aveva rifatto.
Li
aveva esorcizzati tutti, la sua luce era riapparsa mentre li aveva
mandati via dai corpi di quelle persone e la sua sicurezza, la sua
freddezza nei movimenti, la sua essenzialità era tornata con lui e con
la sua luce.
E
di nuovo aveva trattenuto a stento le lacrime.
Era
stata la cosa più bella che aveva visto dopo… boh, forse troppo tempo,
forse da sempre. Non ricordava nemmeno quando era stata l’ultima cosa
bella… bella da togliere il fiato e far venir voglia di piangere dalla
gioia, dalla sorpresa, dalla meraviglia.
Castiel
che riotteneva la sua memoria, la sua anima, la sua essenza. Castiel
che tornava sé stesso.
Un
angelo che esorcizzava dei demoni.
Castiel
che tornava da lui.
Immerso
in quei ricordi, si riscosse di nuovo con le lacrime agli occhi.
Per
un momento ci aveva creduto.
L’aveva
pensato realmente, dannazione, e non si era mai sentito meglio.
“Con
lui al mio fianco ce la farò!”
Convinto
che ce l’avrebbe potuta fare a risolvere tutto, sia la storia di Sam
che dei Leviatani che di Crowley ancora a piede libero.
Ci
aveva creduto che avrebbe finalmente risolto tutto e si era sentito
bene, semplicemente bene.
Poi
però era di nuovo crollata ogni cosa e dall’euforia di una gioia totale
ed inaspettata, una gioia pazzesca e ubriacante, la dolorosa e brutale
sconvolgente realtà che di nuovo si abbatteva su di lui.
L’aveva
appena ritrovato e già di nuovo perso.
Per
sistemare il suo guaio e ridargli Sam, colui a cui teneva di più in
assoluto, Castiel si era rovinato. Di nuovo.
Come
poteva sopportarlo con l’unica blanda consapevolezza che magari in
qualche modo l’avrebbero potuto salvare poi?
Dio,
come poteva?
Dalle
stalle alle stelle e di nuovo alle stalle… insomma, un disastro.
Ci
aveva messo un po’ a rendersi conto che non gli bastava, questa volta,
stargli lontano e fingere che non fosse successo niente.
Castiel
non era morto, era vivo e si era fatto carico della follia di Sam,
delle sue allucinazioni, ed ora toccava a lui resistere. L’unica cosa
che lo confortava era sapere che lui era un angelo e che aveva
resistito ad un numero esorbitante di anime dentro di sé e, ovviamente,
anche a tutti i Leviatani.
Poi
era sembrato morto, ma ce l’aveva fatta.
Dio,
perché non l’aveva cercato?
Chiamò
Meg in modo che lo facesse passare, era piena notte e non erano
concesse le visite, ma ovviamente lei lo aiutò. Si parlarono, nulla di
nuovo.
Perché
era lì? Cazzi suoi.
Voleva
vederlo. Non riusciva a dormire.
L’espressione
della donna demoniaca era stata fin troppo eloquente ed allusiva. Non
la colpì con un pugno solo perché poi non avrebbe più potuto fare
quello che voleva, ovvero vedere Castiel.
Entrò
nella sua camera e si chiuse la porta alle spalle.
Finalmente
di nuovo davanti a lui.
Era
stato tutto così strano… aveva passato quei giorni come sospeso in un
sogno che non si decideva a trasformarsi in incubo. Poi si era
svegliato e la nebbia si era dissipata ma molto lentamente.
Ripensare
a tutto di continuo l’aveva aiutato a far mente locale e a focalizzare
i vari problemi e le varie considerazioni.
La
prima era che doveva assolutamente recuperare Castiel.
La
seconda era che non era mai stato più felice di ritrovare qualcuno come
con lui. Sam era a parte, tutte le volte che era tornato c’erano sempre
state delle condizioni gravi da sostenere, delle conseguenze da
affrontare.
Sospirò.
Ovviamente
non dormiva.
Per
lui era diverso, gli angeli non avevano bisogno di mangiare o dormire o
fare le cose degli umani, tecnicamente il suo problema era puramente
allucinatorio, non fisico come poi lo era diventato per Sam che
l’insonnia l’aveva rovinato e quasi ucciso.
Però
era brutto comunque perché Castiel vedeva quel maledetto Lucifero in
chiunque venisse da lui e nonostante sapesse che erano allucinazioni,
non riusciva a razionalizzare fino a quel punto e a sostenerle, però le
gestiva piuttosto bene.
Si
stupì di vederlo seduto sul letto in posa neutrale e composta. Mani in
grembo, schiena leggermente ricurva, sguardo fisso davanti a sé, piedi
sul pavimento.
Chissà
cosa gli succedeva…
Sam
si dimenava, si agitava, parlava, era davvero come un pazzo… lui era
catatonico.
Forse
le gestiva meglio di quanto pensasse. Sapendo che erano allucinazioni
ed essendo comunque un angelo con resistenze e capacità diverse c’era
da crederlo.
Si
avvicinò sperando che non facesse scenate nel vederlo come Lucifero,
quando i suoi meravigliosi occhi blu si alzarono stralunati su di sé,
per un momento non vide molta differenza dalle volte precedenti. Aveva
sempre avuto uno sguardo particolare, un po’ sull’allucinato andante.
Come se non capisse la stragrande maggioranza delle cose che vedeva e
lo circondavano, come se cercasse di continuo di capirle senza molto
successo. Sempre un po’ spaesato e confuso, corrucciato e… bè, un po’
così com’era ora.
Sorrise
a quel pensiero.
Dubitava
che indipendentemente da come apparisse, se la passasse bene anche
perché in quanto angelo i tranquillanti non gli facevano effetto ma non
sembrava gli servissero… era così calmo da spaventare, considerando che
sapeva cosa vedeva e che non erano cose belle.
Senza
parlare, conscio che avrebbe sentito altro, si sedette accanto a lui.
Castiel
continuava a fissarlo in modo ossessivo, squadrandolo, cercando di
capire, forse, chi era lì con lui perché sapeva in cuor suo che non
poteva essere veramente Lucifero.
Voleva
toccarlo, improvvisamente, ma aveva paura che si ritraesse percependolo
come un atto di aggressione.
Non
sapeva cosa fare, ecco perché non era venuto prima. Era completamente
inutile, in fondo.
-
Chi sei? - Chiese Castiel piano, la sua voce bassa e roca, rimaneva
calmo.
Dean
si chiese cosa avrebbe sentito…
-
Dean… - Dalla sua espressione ferma ed impassibile, non capì ma provò a
toccarlo, a quel punto tanto valeva.
Gli
prese la mano e lo sentì irrigidirsi ma non si mosse e non si ritrasse.
Doveva essere cosciente anche del fatto che non era esattamente come
percepiva lui le cose.
Fu
strano toccargli la mano, era fredda e non si muoveva. Gliela prese con
entrambe sistemandosi meglio in modo da guardarlo e quando lo fece fu
come se una porta si aprisse ed un’ondata incredibile lo investisse
tipo onda d‘urto.
Continuava
a sforzarsi di stare fermo e non reagire e sapeva che probabilmente lo
stava torturando di più così, ma come poteva andarsene e basta?
Lui
aveva bisogno di toccarlo, di guardarlo, di… parlargli… ed
improvvisamente si rese conto che poteva dirgli qualunque cosa che
tanto non l’avrebbe sentita né capita. Poteva parlare liberamente e
dire quello che gli pareva, aprirsi senza remore e vergogne, essere per
una maledetta volta sé stesso.
Fu
sconvolgentemente dolce, farlo.
-
Mi dispiace per come è andata… - Cominciò stupendo sé stesso, la verità
era che non sapeva nemmeno lui cosa voleva dirgli, cosa aveva bisogno
di dirgli. - So che ora ti sembra io sia quel bastardo di Lucifero che
ti sta facendo del male, ma non posso fare a meno di… - La voce si
incrinò e gli occhi gli bruciarono. Era difficile. - dirti ciò che
avrei sempre voluto se ti avessi ritrovato. Non ne ho avuto tempo. -
Castiel era ancora immobile ma lo fissava assottigliando gli occhi, era
davvero difficile per lui trattenersi. Come ci riusciva? Sam era
veramente impazzito, alla fine… - Mi dispiace per come è andata… non
volevo che ci lasciassimo in quel modo, che finisse tutto così… e
nemmeno che dopotutto pagassi tu. Ti ho odiato tanto perché… - Esitò.
Poteva? Dallo sguardo di Castiel non capiva… e lui ne aveva bisogno.
Non sapeva di cosa ma ce l’aveva. Stava per esplodere. - perché ti
amavo tanto. E penso che puoi dare l’interpretazione che ti pare, di
questo, perché tanto non stai capendo un cazzo di quello che ti sto
dicendo ed io non sapevo di pensarla così. Ma l’averti così mi fa uno
strano effetto. Perché ho bisogno di parlare, tutti hanno bisogno di
parlare. Ma con chi, cazzo? Chi può ascoltare senza che poi gli
peggiori la situazione, senza che li preoccupi, che mi rompano le
palle… - Si stava giustificando da solo. Erano tutte cose vere, ma
fondamentalmente si trattava proprio di Castiel. - Penso di aver sempre
voluto dirti che ti volevo bene. Ti ho detto che ti consideravo un
fratello e forse non hai mai capito cosa io intendessi. Forse nemmeno
io, prima che morissi a quel modo e che vivessi senza di te stando
fottutamente male. Ma penso che fosse di più. Dannatamente di più. Ed
ora che ti ho ritrovato posso avere l’onestà di ammetterlo perché so
cosa vuol dire il rimorso di non averlo mai detto ed ammesso. Ho
vissuto con questo maledetto rimorso. Cass… - A quel punto lui stesso
smarrito per la sensazione confusa che provava fra il sollievo e la
disperazione, gli mise sul viso una delle due mani che stringevano le
sue, glielo carezzò, lo sentì irrigidirsi ma non si ritirò. Dio solo
sapeva cosa pensava gli stesse facendo, come poteva non ritrarsi?
Magari sperava fosse lui e che gli stesse facendo altro rispetto a quel
che vedeva? - mi sei mancato così tanto che ora lasciarti qua così mi
fa impazzire… vorrei solo che tu tornassi da me come un tempo. Che
tutto tornasse come un tempo. Tutto. Noi due per primi. Perché non può
più essere come allora? Vivrei diversamente… senza sprecare le
occasioni… - A quel punto gli venne naturale non farlo più, anche se
sapeva che l’avrebbe vissuto come la cosa peggiore della sua vita,
forse.
Ma
non poteva più non farlo.
Dopo
aver capito il modo in cui era legato a lui, il perché era stato tanto
male e cosa voleva, non poteva più evitare.
Si
allungò ulteriormente e gli sfiorò le labbra rigido a sua volta ed
impacciato.
Era
un desiderio diverso da quello che normalmente aveva provato. Non era
fisico e basico, non c’era niente a sfondo erotico e sessuale sebbene
probabilmente avrebbe potuto fare tutto e subito.
Era
un desiderio interiore di avere Castiel, il suo Castiel.
Era
stranissimo.
Gli
sfiorò solo le labbra, lo fece con una dolcezza unica, poi sentendo che
tratteneva il fiato e che stringeva gli occhi, capì che l’aveva davvero
torturato come forse ancora nessuno aveva fatto.
Se
ne pentì e con di nuovo le lacrime agli occhi che premevano per uscire,
pentito di quel suo egoismo e di sentirsi comunque meglio per aver
fatto uscire quell’enorme rospo che aveva dentro da tempo, si alzò
lasciandolo andare.
Lo
vide rilassarsi subito e capendo che era meglio per lui non vedesse
nessuno, lo guardò un ultima volta.
-
Giuro che ti salverò io, questa volta. - Perché era consapevole che
anche il suo riportarlo alla sua vita originale era stato comunque un
puro atto egoistico e non certo un vero aiuto. Specie in virtù di quel
che era successo poi.
Improvvisamente
riuscirci era la cosa che più contava sopra ogni altra.
Avrebbe
riavuto il suo Castiel, in un modo o nell’altro.
FINE