SCAPPI DA CHI SEI
CAPITOLO I:
SO DI
MERITARMELO
Oh
morte, oh morte, oh morte
Non
mi vuoi risparmiare oltre fino ad un altro anno?
Ma
cos’è questo che non posso vedere
Con
il ghiaccio freddo di mani che mi afferrano?
Quando
Dio è andato e il Diavolo si impadronisce di te
Chi
avrà misericordia della tua anima?
Oh
morte, oh morte, oh morte.
/Oh
death - Jen Titus/
Aveva pensato
sarebbe stata davvero la fine, quella volta.
Niente avrebbe
potuto riportarlo indietro, niente in assoluto, ne era stato tanto
certo perché sapeva di aver sbagliato, per questo Dio non l’avrebbe più
salvato.
Aveva capito,
infatti, che Egli l’aveva riportato sempre in vita solo per le volte
che era morto per una giusta causa, ma ora non era così.
Ora aveva
peccato in tutti i modi un angelo potesse peccare, di conseguenza una
volta morto non sarebbe più tornato.
Dunque era
quello il capolinea?
Guardare
un’ultima volta il viso della persona che dopotutto contava sopra ogni
altra cosa e poi svanire, svanire in un nulla dove non aveva nemmeno
idea di cosa fosse stato del suo corpo?
Scivolando in
quel nulla vuoto dove nemmeno un colore od una sensazione precisa
prevaleva, si era chiesto se quella era la risposta alla domanda di
dove finivano gli angeli quando morivano.
Avevano
un’anima, una coscienza, ma dove finiva, questa, una volta che morivano?
Non era mai
stato dato di saperlo, ma l’idea di raggiungere altri suoi compagni
deceduti prima di lui fu sbaragliata dalla consapevolezza che lui era
un angelo decaduto.
Del resto come
definire un angelo che collaborava con un demone e che una volta
raggiunto il potere assoluto impazziva abusando negativamente di esso?
No, non sarebbe
andato là con loro… sarebbe rimasto un mistero il luogo in cui si
riunivano le anime degli angeli morti.
Però quelle dei
decaduti?
Era stato
convinto che l’inferno sarebbe stato suo, ma loro non erano creature
come gli uomini e non erano nemmeno mostri, dopotutto.
Dove finivano
gli angeli decaduti che morivano?
Eppure avrebbe
preferito scoprirlo di gran lunga, piuttosto che rendersi conto che non
l’avrebbe ancora saputo poiché non era in realtà morto.
Quando riprese
coscienza, si chiese se avrebbe rivisto l’ultima cosa che aveva avuto
davanti agli occhi prima di morire, o di quella che aveva creduto fosse
la sua fine.
Ma Dean non era
lì naturalmente.
Nessuno di
quelli che conosceva, era lì con lui. Dunque nessuno di loro l’aveva
riportato in vita, se tale poteva considerare il proprio stato attuale.
Chiuse gli
occhi e cercò di concentrarsi per riprendere le forze e capire cosa
fosse successo e dove fosse. Era prevalentemente buio attorno a sé e si
sentiva talmente debole che nemmeno dopo che si era liberato di tutte
le anime del purgatorio era stato uguale.
Poteva essere
normale, dopo quello che aveva passato. Era stato posseduto dai
Leviatani, in fondo.
Ma come poteva
essere ancora vivo?
Dio? Dio dunque
l’aveva graziato? Poteva essere? Non ci avrebbe creduto, convinto di
essere nell’errore, sapeva che Dio non sarebbe più venuto in suo aiuto.
Forse una volta
che i Leviatani abbandonavano un corpo esso rimaneva nelle stesse
condizioni in cui l’avevano trovato. Forse.
Era anche
l’unica spiegazione, dopotutto…
Questo spiegava
anche le proprie condizioni pessime, non si guardava ma sapeva di
essere ridotto peggio di una carne da macello.
Sospirò per
capire in quali effettive condizioni fosse il corpo e quanto ci avrebbe
messo a guarire da solo, senza un aiuto esterno.
Gli serviva una
fonte d’energia pura per rigenerarsi, altrimenti ci avrebbe messo
quanto un umano normale e considerando quanto era ridotto male quel
corpo c’era da pensare che non si sarebbe mai ripreso.
Quando sentì il
torace fargli male non fu quella la sensazione peggiore, immediatamente
un’altra si sovrappose facendolo gridare.
Eppure era
stato convinto di non avere né fiato né forza sufficienza per riuscirci.
Quando il
dolore lancinante ed atroce alla schiena si calmò appena, si rese conto
finalmente dell’effettiva situazione in cui era.
Fu lì che capì
che sarebbe stato meglio essere morti.
Imprigionato
per le braccia e le ali tramite catene infernali che bruciavano, ogni
movimento, anche minimo, era completamente impossibile. Tenerlo in quel
modo lo bloccava nella maniera più assoluta e non solo, il dolore
atroce che provava appena queste si stringevano un po’ di più, era
indescrivibile ed insostenibile.
Nemmeno i
pensieri uscivano coerenti, solo una semplice domanda come una sorta di
litania, tutto ciò che riusciva ad emettere la sua mente tormentata.
“Chi
è stato?”
Qualcuno
l’aveva preso e l’intenzione era talmente limpida quanto agghiacciante.
Volevano
torturarlo ed avevano aspettato il suo risveglio per cominciare davvero.
Non ci misero
molto ad arrivare, quando sentì una presenza fu quasi per miracolo
poiché nelle condizioni in cui era non solo non aveva più alcun potere
ma nemmeno una sola percezione angelica. Oltretutto con le ali così
c’era davvero da chiedere quanto ancora sarebbe rimasto effettivamente
un angelo.
- Chi sei?
-Chiese con un filo di voce.
Gli occhi non
gli rimandavano ancora una sola immagine, chissà se sarebbe tornato a
vedere. Quelle catene stringevano così tanto che gli toglievano quasi
del tutto i sensi e comunque di suo era messo ugualmente male.
Fu solo quando
le sentì leggermente allentarsi che la vista gli tornò ed allora si
rese conto che sebbene l’illuminazione fosse effettivamente bassa, non
era completamente buio come gli era parso un solo secondo prima.
La nebbia scura
cominciò a diradarsi finché non riuscì lentamente a distinguere meglio
forme e contorni.
L’essere non
parlava, non sapeva nemmeno di che razza fosse, non riusciva a
percepire alcun filo di energia, come se fosse completamente umano.
Quando
finalmente lo vide, non provò del vero e proprio stupore, del resto
solo lui avrebbe potuto ridurlo in quelle condizioni ed anzi avrebbe
avuto motivo di farlo.
Crowley infatti
si aspettava di non ricevere il suo stupore, quindi sorrise nel
constatare che aveva già capito tutto.
- Mi togli il
piacere di farti gli indovinelli… - Disse infatti ironico.
- Chi mai
potrebbe voler vendetta se non tu? Nessuno si prenderebbe un angelo
decaduto sulla via della morte se non tu. - Con le catene allentate
riusciva anche a parlare, sentiva la gola più sciolta ed i polmoni più
funzionanti.
Le catene oltre
ad attorcigliarsi incandescenti sulle ali e tirargliele, erano avvolte
anche sulle braccia ponendolo come in una croce. Altre gli ancoravano
le caviglie unite al pavimento.
Per il resto
era quasi completamente nudo, solo un lenzuolo l’avvolgeva alla vita ma
non era per decenza o gentilezza, l’aveva capito bene…
- Noti
l’ironia? - Fece infatti Crowley eccessivamente contento di trovarsi
con il coltello dalla parte del manico.
- Che mi hai
messo come il Cristo in croce? -
Il demone più
potente dell’inferno sorrise contento che ci fosse arrivato, quindi
vedendola come un favore da parte propria, si convinse che a questo
punto Castiel dovesse per forza collaborare.
- Cosa vuoi di
preciso? - Alla vendetta ci poteva arrivare, per il resto era ancora
troppo debole e sofferente…
- Piano,
andiamo per gradi mio caro vecchio complice… - Fece Crowley cominciando
a muoversi per la stanza, era una delle sue di torture, naturalmente
una mai vista prima. Castiel ci mise poco ad individuare tutti gli
attrezzi del caso.
- Sai, stavo
curandomi di me stesso e di nascondermi quanto più potessi quando… bè,
sorpresa! Mi sono imbattuto in una massa quasi informe che galleggiava
alla deriva sul lago dove erano schizzati i Leviatani felici e contenti
più che mai! Non immagini la mia sorpresa quando mi sono ritrovato
nientemeno che il tuo corpo quasi completamente macellato, privo per un
soffio della vita. Se non ti avessi trovato e tirato fuori saresti
trapassato, lo sai? Mi devi la vita, mio caro vecchio amico… ma avrai
modo di sdebitarti… ho dedotto da solo che i Leviatani dopo averti
abbandonato dovessero averti lascito come ti avevano trovato. Diciamo
che non eri il solito figurino di sempre… -
Castiel sospirò
spazientito. A Crowley piaceva perdersi in chiacchiere, potendo
l’avrebbe ucciso seduta stante senza esitare, ma naturalmente era
praticamente impossibile, così si rassegnò ad ascoltare il resto, un
resto che in condizioni normali avrebbe capito da solo ma che lì
com’era messo forse sperava fosse diverso.
- Come usare
questa grande occasione?, mi sono detto… ci ho pensato a lungo, ne ho
avuto modo… ebbene, mio caro vecchio amico… potevo vendicarmi ed
ucciderti definitivamente, ma poi non sarebbe stato divertente e
soprattutto era uno spreco. Così mi sono reso conto che la mia
ambizione di trovare il potere necessario per dominare del tutto
l’inferno non era di certo svanita, anzi. Ora ne ho più che mai
bisogno. Ed ecco così che entri in scena tu, mio bell’angioletto
decaduto che non sei altro… - Castiel mentre cercava di riprendersi
cominciò a capire, però fu come l’inizio effettivo della tortura perché
già sapeva quello che l’avrebbe aspettato. - Mi sono ricordato che non
esiste solo il purgatorio con le anime dei mostri, come fonte
d’energia. Ce n’è una in realtà ancora più pura e potente. -
Crowley si
avvicinò all’angelo, era pieno di vecchie ferite ma prima che
rinvenisse non gliene aveva fatte di nuove trovandola una cosa inutile
da svenuto. Però ne aveva subite molte, prima per aver contenuto troppe
anime ed energia, poi per colpa dei Leviatani. Certo sopportare una
cosa simile non era da tutti. Fu lì, guardandolo seriamente negli occhi
da vicino, che capì che sarebbe stata dura anche per lui, un esperto in
quel genere di ‘lavori’.
Alla fine non
la tirò troppo per le lunghe e lo disse come se sparasse con un fucile
in mezzo ad una vallata.
- Dove
finiscono gli angeli che muoiono, Castiel? Nessuno svanisce e basta.
Ogni cosa che esiste, quando muore, va da qualche parte. Sappiamo dove
vanno gli umani, dove vanno i mostri e le altre creature… ma gli
angeli? Troppo puri per un purgatorio. Dove vanno gli angeli quando
muoiono? Sono convinto che se lo scoprissi troverei abbastanza anime
pure per assicurarmi il giusto potere che mi serve. E non sarò ingordo
come te, ne prenderò esattamente quante so potrò sopportarne. Io amo
mantenere il controllo… -
La frecciata
non fu colta da Castiel poiché non aveva ancora compreso la sottile
arte dell’ironia, quindi fissandolo come se gli stesse fornendo
informazioni sui suoi piani gratuitamente capì che comunque dopo che
Crowley avesse finito con lui, non l’avrebbe fatto sopravvivere. Lo
sapeva bene.
Evitò di
sospirare con insofferenza, si mantenne la maschera di impassibilità
quale era sempre stata ed il demone se ne stizzì. Sapeva di averlo
colpito profondamente con quella domanda, perché diavolo non faceva una
piega?
- Hai idea di
cosa ti farò per saperlo, vero? -
Oh, Castiel ne
aveva un’idea precisa, non per questo avrebbe chiesto pietà.
- Dopo quello
che ho fatto io, so di meritarmelo. -
Crowley ringhiò
a denti stretti:
- I fratelli
Winchester, vero? - Ormai il livello di odio che nutriva per loro era
salito talmente tanto da essere pericoloso anche il solo alludere ai
due ragazzi!
Sentendo il
loro nome, però, Castiel ebbe un luccichio luminoso, una vaga speranza
che dopotutto sarebbero venuti lo stesso.
Una pia
illusione, si disse subito dopo.
Lui si meritava
tutte le torture dell’Inferno ed oltre, ecco perché non si sarebbe
minimamente opposto o ribellato.
Oltretutto non
aveva veramente la minima idea di dove andassero gli angeli quando
morivano, stava per scoprirlo quando era stato di nuovo salvato, di
conseguenza poteva fare poco pur volendo collaborare per salvarsi in
qualche modo.
No, non gli
avrebbe mai detto che non lo sapeva, facendogli credere il contrario
Crowley l’avrebbe torturato per l’eternità infliggendogli così le
giuste punizioni per i molti tradimenti che aveva inflitto ai suoi
amici ed alla sua stessa famiglia uccidendo tutti quegli angeli così
crudelmente, ma soprattutto per il grave atto di innalzarsi a Dio.
Vivere per
l’eternità con l’enorme peso di ciò che aveva fatto, che solo ora
riusciva a vedere chiaramente per ciò che era, e venire costantemente
torturato nei modi più atroci era l’unico modo giusto per continuare ad
esistere, poiché era vero, la morte sarebbe stato un dono troppo grande
per lui.
Chinando
infatti il capo, chiuse gli occhi rispondendo alla chiara domanda del
demone.
Non avrebbe più
parlato.
Fu così che il
travaglio cominciò.
Quando riprese
a tirargli le ali con quelle catene infernali, Castiel pensò fermamente
che gliele avrebbe strappate, lanciò un urlo senza precedenti ma si
rese conto che se fosse stata quella la sua intenzione, sarebbe stato
uno sciocco. Le ali erano il più grande punto debole degli angeli, per
torturarli adeguatamente bastava far leva su di esse, strappargliele
subito era proprio da stupidi, come esaurire la massima fonte di
energia vitale.
Come se non
bastasse, poi non sarebbe più riuscito a gridare.
La vista tornò
ad ottenebrarsi ed i rumori di nuovo si ovattarono. La sua voce gli
giunse lontana fino a che credette di tornare ad annullarsi nella
privazione della coscienza.
Fu prontamente
riportato alla realtà e la voce del demone risuonò crudelmente
divertita:
- Troppo
facile… non mi servi a niente svenuto! Cerca di stare sveglio amico
mio… altrimenti come pensi di poter cantare? Dai, fammi sentire ancora
un po’ la tua bellissima voce… è tutta per me, lo sai? - La mano di
Crowley arrivò a sfiorargli la guancia dandogli la sensazione del tatto
molto labile. Per come era ridotto presto non avrebbe più sentito
niente.
- Avanti, resta
un po’ con me… fammi vedere i tuoi meravigliosi occhi angelici… così
severi ed interdetti… sembra che non capisci mai niente di ciò che ti
circonda… non ne ho mai visti come te! Sei stato tanto con gli umani ma
fatichi ancora a capirli! -
A questo
Castiel si ribellò. Era proprio perché li aveva capiti meglio degli
altri che era caduto in quel modo, ma un demone che poteva saperne del
modo di agire e di ragionare della propria razza?
Lui capiva solo
sentimenti come tradimento e malvagità, ma un modo per riscattarsi ora
doveva trovarlo. Doveva.
Come se non
avesse mai fatto abbastanza per loro…
Crowley seccato
capì che continuando a far leva sulle ali non avrebbe ottenuto ciò che
voleva, quando le tirava come per strappargliele i sensi si annullavano
fra gli atroci dolori che sentiva, di conseguenza non avrebbe parlato.
Doveva torturarlo nel modo giusto. Non poteva fingere e dire che gli
dispiaceva, dopotutto quell’angelo gliene aveva fatte passare non poche
venendo a meno al loro patto. Del resto da uno della sua razza cosa
poteva aspettarsi?
Castiel lo
sentì allontanarsi di qualche passo e poi tornare poco dopo, quindi
aprì gli occhi per vedere cosa dovesse subire e nel vedere la siringa
capì che doveva trattarsi di sangue di un’anima pura mutilata e
dissacrata con blasfemia, una specie di veleno che provocava costanti
sofferenze inaudite a chi le riceveva.
Ma egli ancora
una volta piegò il capo e chiuse gli occhi accettando ogni singola
punizione, consapevole e convinto che se le sarebbe sempre meritate
tutte, poiché il proprio metro di auto giudizio era diverso da quello
di qualunque altra creatura normale. Sbagliava raramente e quando lo
faceva e si riprendeva rendendosene conto, non aveva pace in alcun
modo, convinto che l’unico modo era fare ammenda e flagellarsi.
Gli mancava la
giusta dimensione delle cose, ma questo Crowley si sarebbe guardato
bene dal dirglielo, almeno fino a che la tortura sarebbe stato un
divertimento e non un effettivo lavoro.
Per il momento
poteva permettersi di perdere tempo, poi quando sarebbe stato
incombente il trovare il posto delle anime degli angeli morti, sarebbe
stato diverso, allora avrebbe agito psicologicamente come sapeva fare,
specie con Castiel che conosceva meglio degli altri.
Il veleno andò
in circolo nel giro di pochi istanti e questa volta l’angelo non riuscì
a gridare, si sentì come bruciare da fiamme incandescenti senza però
consumarsi mai, la sensazione durò talmente a lungo da fargli perdere
la connessione con il tempo ma rimase sempre costantemente sveglio
poiché svenire era un regalo che Crowley non aveva ancora intenzione di
fargli.
Si stupì
comunque della sua resistenza, in quelle condizioni già pietose nessuno
sarebbe durato tanto, sapeva che Castiel era di un’altra pasta.
Sorrise amaro.
Il suo più grande divertimento, la sua più grande spina nel fianco.
Farlo parlare sarebbe stato davvero difficile, sempre ammesso che lo
sapesse effettivamente.
Quando
l’effetto del veleno si affievolì appena prese uno dei loro pugnali
imbevuto della stessa sostanza che gli aveva immesso dentro e
cominciando a tracciargli simboli che sarebbero stati indelebili sulla
sua carne, o meglio solo sul suo involucro, oltre che a ferirlo
servirono per fargli sentire moltiplicate tutte le sensazioni fisiche.
Dopo di che
tornò a tirare le ali con le catene infernali.
Il suo urlò
echeggiò in tutto lo stabilimento, Crowley beandosi delle sue grida lo
guardò svenire subito dopo, consapevole che quelle urla atroci non le
avrebbe mai dimenticate. Se quelle delle anime dell’inferno erano delle
dolci ninna nanne, quelle di un angelo torturato erano sesso allo stato
puro, per quelli della sua razza.
Rimase ad
osservarlo a lungo, non si sarebbe ripreso per un po’ e vedere il suo
sangue fresco gli trasmise una potente scarica elettrica di piacere.
Decise che per
ogni evenienza valeva la pena raccoglierlo, c’erano molte cose utili da
fare con il sangue di un angelo decaduto e torturato.
Si rese conto
che non avrebbe mai smesso, che fosse stato per lui avrebbe anche
potuto rinunciare al potere supremo per continuare a far di Castiel
quello che voleva, continuando in eterno a torturarlo fino a farlo
gridare a quel modo e svenire e poi a farlo rinvenire per poi
ricominciare. I suoi occhi così puri nonostante la decadenza, la sua
voce così melodiosa oltre la soglia del concepito. Erano occhi umani
che lo fissavano, voce umana che gridava, eppure lui in quanto demone
riusciva a sentire quelle originali ed erano abbaglianti, come una
droga per un demone.
Si rese conto
che ogni momento soave, però, era capace di avere fine e l’unica
possibile che vedeva per sé e le torture a Castiel era rappresentata da
quei dannati fratelli.
Certamente non
sapevano che il loro caro angioletto era vivo, ma se per caso in
qualche modo ne fossero venuti a conoscenza, l’avrebbero cercato anche
all’inferno, se necessario, pur di riprendersi il loro caro amichetto.
Si rabbuiò.
Era ora di
farla finita con quelle calamità naturali. Da troppo tempo lo
distruggevano mettendo fine a tutti i suoi piani. Troppo. Ora non gli
avrebbero tolto Castiel. Questo mai.
Con un fruscio
silenzioso svanì dalla stanza, consapevole che ormai l’unico modo per
liberarsi di loro era farlo di persona, una volta per tutte.
Quando Crowley
tornò Castiel era rinvenuto e con uno sguardo capì subito che era
successo qualcosa.
Con fatica
riuscì a chiederglielo e Crowley non trovò il motivo di
nasconderglielo. Avrebbero passato molto tempo insieme e poi che lo
sapesse o no non faceva differenza.
- Ho tentato
tanto per cambiare di fare fuori i tuoi amichetti, ma quei dannati
fratelli è proprio il caso di dirlo ne sanno una più del diavolo! -Guaì
per la propria battuta che trovò divertente solo lui. Non che Castiel
in condizioni normali avrebbe comunque riso…
In quel momento
l’espressione impenetrabile dell’angelo si fece cupa e rabbiosa come
prima non era ancora stata.
- Hai me, hai
tutto quello che ti serve, lasciali in pace! - Crowley ulteriormente
stizzito per quel suo proteggerli sempre e comunque, si lasciò andare
ad uno sfogo di dubbia natura…
- Anche in
queste condizioni cerchi di proteggerli! Anche dopo che ti hanno
rimproverato, voltato le spalle da perfetti ingrati e comunque tradito
cercando di ucciderti quando eri quell‘invasato di Dio! Non hanno
capito che tutto quello che hai fatto, allearti con me per avere più
potere, era solo per loro! Non hanno capito niente di te, si sono
limitati a rimproverarti e a cercare pure di ucciderti! Lo sai, vero,
che se non fossero stati i Leviatani sarebbero stati loro a ridurti in
poltiglia, no? E tu li difendi ancora! Mi puoi gentilmente spiegare
perché senza che ti torturi ancora? -
Castiel non
trovò sensate le sue parole di furia, come poteva non capirlo? Eppure
era così chiaro…
Il suo sussurro
fece rabbrividire il demone che di nuovo percepì la sua autentica voce,
inudibile per un umano normale.
- Perché ero io
quello in torto… per una nobile causa ho usato i mezzi sbagliati ed ho
finito per perdere la rotta e sbagliare. -
- MA TU L’HAI
FATTO PER LORO! PER LORO! PERCHÉ NON VOLEVI ROVINARE LA FATICOSA PACE
CHE AVEVANO RAGGIUNTO A CARO PREZZO! E SEI TU QUELLO IN TORTO!? -
Crowley ora
stava urlando e più lo faceva furiosamente, più Castiel si calmava
raggelandolo sia con lo sguardo che con la sua voce provata.
- Non dovevo
agire in quel modo. -
- MA ALLORA
COME! COSA DOVEVI FARE, SENTIAMO! -
- Andare da
Dean. -
- MA SE ERA LUI
CHE VOLEVI PROTEGGERE E PRESERVARE! COME POTEVI ANDARE DA LUI E
ROMPERGLI ANCORA L’ANIMA?! -
Crowley era
vicino alla pazzia, non poteva capire questi ragionamenti, questi
sentimenti, questi modi di fare… non poteva capire Castiel, ma non
sapeva che non ci sarebbe mai riuscito.
Capire un
angelo.
Nemmeno un uomo
avrebbe mai potuto, figurarsi un demone. Considerando nella fattispecie
che Castiel nemmeno gli angeli stessi lo capivano più da molto, era
pura utopia riuscirci per chiunque.
Forse solo uno
avrebbe potuto.
L’angelo a
quello rispose con fermezza ed un fondo di dolcezza. Dolcezza riferita
non certo a chi parlava.
- Tu non ami,
non puoi capire. - Ma non era di un tipo d’amore terreno, né
ultraterreno che Castiel parlava. Era un amore suo, diverso da ogni
altra forma, che nessuno avrebbe potuto comprendere.
Aveva a che
fare col modo degli angeli nella modalità degli uomini, un incrocio che
nessuno avrebbe capito, che non sarebbe stato possibile spiegare ma di
certo solo a Dean poteva essere chiaro.
Perché era
quello che gli aveva rimproverato lui stesso, perché in ogni caso
quando c’era quel sentimento non ci si proteggeva tenendosi lontani, ma
si affrontava tutto insieme. Castiel l’aveva imparato, ma purtroppo non
solo a spese sue ma anche di molti altri, specie di chi aveva proprio
cercato di aiutare.
Crowley non
capì, non avrebbe mai capito e frustrato per sentirsi come preso in
giro o forse solo troppo lontano da Castiel, prese il pugnale imbevuto
di veleno e glielo conficcò nella carne del suo tramite, facendogli
sentire un dolore centuplicato, consapevole che quei segni non
sarebbero mai andati via e che non l’avrebbero nemmeno ucciso.
Dopo di che
tornò a tirare le ali e questa volta perdendone il controllo finì quasi
per strappargliele.
Non erano ali
consistenti che si vedevano come quelle nelle raffigurazioni angeliche.
Erano ali
trasparenti che si stagliavano solo nell’ombra della persona, ma che
c’erano e che bastava saperle prendere coi giusti mezzi per avere
l’angelo in mano.
L’ombra che si
stagliava dietro a Castiel indicava che dentro quelle catene che gli si
attorcigliavano addosso, c’erano quelle ali ed erano tirate a
dismisura; Castiel non riuscì più a gridare ritrovandosi privo di voce,
di vista, di tatto e di qualunque altro senso possibile.
Nel momento in
cui non riuscì a gridare, Crowley capì che aveva esagerato e che forse
l’aveva perso; fu in quel momento, mentre cercava di calmarsi per non
mandare a quel paese il proprio lavoro, che fecero irruzione le solite
calamità naturali.
Sam, Dean e
Bobby entrarono dando inizio a quella che loro avrebbero definito una
veloce missione di salvataggio.
Crowley cieco
di rabbia nel capire che ancora una volta stavano per soffiargli ciò
che era convinto gli spettasse di diritto, ringhiando cercò di
rispondere ai colpi ma consapevole che avevano benissimo i mezzi per
farlo fuori anche se lui non era un demone come gli altri, decise che
doveva di nuovo abbandonare momentaneamente il suo programma. Ancora
una volta. Sempre per colpa loro. Sempre perché sapevano come
disturbarlo e come farlo scappare. Sempre.
Castiel non si
rese conto di nulla, nel momento in cui Crowley lo pugnalò e poi
successivamente gli tirò eccessivamente le ali il dolore fu talmente
grande che i sensi si annullarono e pur volendo gridare, non gli riuscì.
Dopo di che di
nuovo il nero e l’oblio.
Viaggiò sulla
stessa frequenza di quando era stato preso dai Leviatani e poi
abbandonato vicino alla morte.
Veramente se
non fosse stato per Crowley sarebbe morto, quella volta, perché di
forze e poteri non ne aveva più, era solo un anima in un corpo umano e
niente più.
Ora?
Si chiese
vagando in quello stato incosciente dove non aveva assoluta più
percezione del proprio corpo.
Ora forse la
morte?
Aveva già
scontato tutto?
No, non poteva
crederlo. Non sarebbe stato forse troppo bello?
Probabilmente
prima o poi si sarebbe risvegliato di nuovo nella sua
prigione…probabilmente… ed il dolore sarebbe tornato atroce a punirlo,
com’era giusto che fosse.