SCAPPI DA CHI SEI

CAPITOLO I:
SO DI MERITARMELO

Oh morte, oh morte, oh morte
Non mi vuoi risparmiare oltre fino ad un altro anno?
Ma cos’è questo che non posso vedere
Con il ghiaccio freddo di mani che mi afferrano?
Quando Dio è andato e il Diavolo si impadronisce di te
Chi avrà misericordia della tua anima?
Oh morte, oh morte, oh morte.

/Oh death - Jen Titus/

Aveva pensato sarebbe stata davvero la fine, quella volta.
Niente avrebbe potuto riportarlo indietro, niente in assoluto, ne era stato tanto certo perché sapeva di aver sbagliato, per questo Dio non l’avrebbe più salvato.
Aveva capito, infatti, che Egli l’aveva riportato sempre in vita solo per le volte che era morto per una giusta causa, ma ora non era così.
Ora aveva peccato in tutti i modi un angelo potesse peccare, di conseguenza una volta morto non sarebbe più tornato.
Dunque era quello il capolinea?
Guardare un’ultima volta il viso della persona che dopotutto contava sopra ogni altra cosa e poi svanire, svanire in un nulla dove non aveva nemmeno idea di cosa fosse stato del suo corpo?
Scivolando in quel nulla vuoto dove nemmeno un colore od una sensazione precisa prevaleva, si era chiesto se quella era la risposta alla domanda di dove finivano gli angeli quando morivano.
Avevano un’anima, una coscienza, ma dove finiva, questa, una volta che morivano?
Non era mai stato dato di saperlo, ma l’idea di raggiungere altri suoi compagni deceduti prima di lui fu sbaragliata dalla consapevolezza che lui era un angelo decaduto.
Del resto come definire un angelo che collaborava con un demone e che una volta raggiunto il potere assoluto impazziva abusando negativamente di esso?
No, non sarebbe andato là con loro… sarebbe rimasto un mistero il luogo in cui si riunivano le anime degli angeli morti.
Però quelle dei decaduti?
Era stato convinto che l’inferno sarebbe stato suo, ma loro non erano creature come gli uomini e non erano nemmeno mostri, dopotutto.
Dove finivano gli angeli decaduti che morivano?
Eppure avrebbe preferito scoprirlo di gran lunga, piuttosto che rendersi conto che non l’avrebbe ancora saputo poiché non era in realtà morto.
Quando riprese coscienza, si chiese se avrebbe rivisto l’ultima cosa che aveva avuto davanti agli occhi prima di morire, o di quella che aveva creduto fosse la sua fine.
Ma Dean non era lì naturalmente.
Nessuno di quelli che conosceva, era lì con lui. Dunque nessuno di loro l’aveva riportato in vita, se tale poteva considerare il proprio stato attuale.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi per riprendere le forze e capire cosa fosse successo e dove fosse. Era prevalentemente buio attorno a sé e si sentiva talmente debole che nemmeno dopo che si era liberato di tutte le anime del purgatorio era stato uguale.
Poteva essere normale, dopo quello che aveva passato. Era stato posseduto dai Leviatani, in fondo.
Ma come poteva essere ancora vivo?
Dio? Dio dunque l’aveva graziato? Poteva essere? Non ci avrebbe creduto, convinto di essere nell’errore, sapeva che Dio non sarebbe più venuto in suo aiuto.
Forse una volta che i Leviatani abbandonavano un corpo esso rimaneva nelle stesse condizioni in cui l’avevano trovato. Forse.
Era anche l’unica spiegazione, dopotutto…
Questo spiegava anche le proprie condizioni pessime, non si guardava ma sapeva di essere ridotto peggio di una carne da macello.
Sospirò per capire in quali effettive condizioni fosse il corpo e quanto ci avrebbe messo a guarire da solo, senza un aiuto esterno.
Gli serviva una fonte d’energia pura per rigenerarsi, altrimenti ci avrebbe messo quanto un umano normale e considerando quanto era ridotto male quel corpo c’era da pensare che non si sarebbe mai ripreso.
Quando sentì il torace fargli male non fu quella la sensazione peggiore, immediatamente un’altra si sovrappose facendolo gridare.
Eppure era stato convinto di non avere né fiato né forza sufficienza per riuscirci.
Quando il dolore lancinante ed atroce alla schiena si calmò appena, si rese conto finalmente dell’effettiva situazione in cui era.
Fu lì che capì che sarebbe stato meglio essere morti.
Imprigionato per le braccia e le ali tramite catene infernali che bruciavano, ogni movimento, anche minimo, era completamente impossibile. Tenerlo in quel modo lo bloccava nella maniera più assoluta e non solo, il dolore atroce che provava appena queste si stringevano un po’ di più, era indescrivibile ed insostenibile.
Nemmeno i pensieri uscivano coerenti, solo una semplice domanda come una sorta di litania, tutto ciò che riusciva ad emettere la sua mente tormentata.
“Chi è stato?”
Qualcuno l’aveva preso e l’intenzione era talmente limpida quanto agghiacciante.
Volevano torturarlo ed avevano aspettato il suo risveglio per cominciare davvero.
Non ci misero molto ad arrivare, quando sentì una presenza fu quasi per miracolo poiché nelle condizioni in cui era non solo non aveva più alcun potere ma nemmeno una sola percezione angelica. Oltretutto con le ali così c’era davvero da chiedere quanto ancora sarebbe rimasto effettivamente un angelo.
- Chi sei? -Chiese con un filo di voce.
Gli occhi non gli rimandavano ancora una sola immagine, chissà se sarebbe tornato a vedere. Quelle catene stringevano così tanto che gli toglievano quasi del tutto i sensi e comunque di suo era messo ugualmente male.
Fu solo quando le sentì leggermente allentarsi che la vista gli tornò ed allora si rese conto che sebbene l’illuminazione fosse effettivamente bassa, non era completamente buio come gli era parso un solo secondo prima.
La nebbia scura cominciò a diradarsi finché non riuscì lentamente a distinguere meglio forme e contorni.
L’essere non parlava, non sapeva nemmeno di che razza fosse, non riusciva a percepire alcun filo di energia, come se fosse completamente umano.
Quando finalmente lo vide, non provò del vero e proprio stupore, del resto solo lui avrebbe potuto ridurlo in quelle condizioni ed anzi avrebbe avuto motivo di farlo.
Crowley infatti si aspettava di non ricevere il suo stupore, quindi sorrise nel constatare che aveva già capito tutto.
- Mi togli il piacere di farti gli indovinelli… - Disse infatti ironico.
- Chi mai potrebbe voler vendetta se non tu? Nessuno si prenderebbe un angelo decaduto sulla via della morte se non tu. - Con le catene allentate riusciva anche a parlare, sentiva la gola più sciolta ed i polmoni più funzionanti.
Le catene oltre ad attorcigliarsi incandescenti sulle ali e tirargliele, erano avvolte anche sulle braccia ponendolo come in una croce. Altre gli ancoravano le caviglie unite al pavimento.
Per il resto era quasi completamente nudo, solo un lenzuolo l’avvolgeva alla vita ma non era per decenza o gentilezza, l’aveva capito bene…
- Noti l’ironia? - Fece infatti Crowley eccessivamente contento di trovarsi con il coltello dalla parte del manico.
- Che mi hai messo come il Cristo in croce? -
Il demone più potente dell’inferno sorrise contento che ci fosse arrivato, quindi vedendola come un favore da parte propria, si convinse che a questo punto Castiel dovesse per forza collaborare.
- Cosa vuoi di preciso? - Alla vendetta ci poteva arrivare, per il resto era ancora troppo debole e sofferente…
- Piano, andiamo per gradi mio caro vecchio complice… - Fece Crowley cominciando a muoversi per la stanza, era una delle sue di torture, naturalmente una mai vista prima. Castiel ci mise poco ad individuare tutti gli attrezzi del caso.
- Sai, stavo curandomi di me stesso e di nascondermi quanto più potessi quando… bè, sorpresa! Mi sono imbattuto in una massa quasi informe che galleggiava alla deriva sul lago dove erano schizzati i Leviatani felici e contenti più che mai! Non immagini la mia sorpresa quando mi sono ritrovato nientemeno che il tuo corpo quasi completamente macellato, privo per un soffio della vita. Se non ti avessi trovato e tirato fuori saresti trapassato, lo sai? Mi devi la vita, mio caro vecchio amico… ma avrai modo di sdebitarti… ho dedotto da solo che i Leviatani dopo averti abbandonato dovessero averti lascito come ti avevano trovato. Diciamo che non eri il solito figurino di sempre… -
Castiel sospirò spazientito. A Crowley piaceva perdersi in chiacchiere, potendo l’avrebbe ucciso seduta stante senza esitare, ma naturalmente era praticamente impossibile, così si rassegnò ad ascoltare il resto, un resto che in condizioni normali avrebbe capito da solo ma che lì com’era messo forse sperava fosse diverso.
- Come usare questa grande occasione?, mi sono detto… ci ho pensato a lungo, ne ho avuto modo… ebbene, mio caro vecchio amico… potevo vendicarmi ed ucciderti definitivamente, ma poi non sarebbe stato divertente e soprattutto era uno spreco. Così mi sono reso conto che la mia ambizione di trovare il potere necessario per dominare del tutto l’inferno non era di certo svanita, anzi. Ora ne ho più che mai bisogno. Ed ecco così che entri in scena tu, mio bell’angioletto decaduto che non sei altro… - Castiel mentre cercava di riprendersi cominciò a capire, però fu come l’inizio effettivo della tortura perché già sapeva quello che l’avrebbe aspettato. - Mi sono ricordato che non esiste solo il purgatorio con le anime dei mostri, come fonte d’energia. Ce n’è una in realtà ancora più pura e potente. -
Crowley si avvicinò all’angelo, era pieno di vecchie ferite ma prima che rinvenisse non gliene aveva fatte di nuove trovandola una cosa inutile da svenuto. Però ne aveva subite molte, prima per aver contenuto troppe anime ed energia, poi per colpa dei Leviatani. Certo sopportare una cosa simile non era da tutti. Fu lì, guardandolo seriamente negli occhi da vicino, che capì che sarebbe stata dura anche per lui, un esperto in quel genere di ‘lavori’.
Alla fine non la tirò troppo per le lunghe e lo disse come se sparasse con un fucile in mezzo ad una vallata.
- Dove finiscono gli angeli che muoiono, Castiel? Nessuno svanisce e basta. Ogni cosa che esiste, quando muore, va da qualche parte. Sappiamo dove vanno gli umani, dove vanno i mostri e le altre creature… ma gli angeli? Troppo puri per un purgatorio. Dove vanno gli angeli quando muoiono? Sono convinto che se lo scoprissi troverei abbastanza anime pure per assicurarmi il giusto potere che mi serve. E non sarò ingordo come te, ne prenderò esattamente quante so potrò sopportarne. Io amo mantenere il controllo… -
La frecciata non fu colta da Castiel poiché non aveva ancora compreso la sottile arte dell’ironia, quindi fissandolo come se gli stesse fornendo informazioni sui suoi piani gratuitamente capì che comunque dopo che Crowley avesse finito con lui, non l’avrebbe fatto sopravvivere. Lo sapeva bene.
Evitò di sospirare con insofferenza, si mantenne la maschera di impassibilità quale era sempre stata ed il demone se ne stizzì. Sapeva di averlo colpito profondamente con quella domanda, perché diavolo non faceva una piega?
- Hai idea di cosa ti farò per saperlo, vero? -
Oh, Castiel ne aveva un’idea precisa, non per questo avrebbe chiesto pietà.
- Dopo quello che ho fatto io, so di meritarmelo. -
Crowley ringhiò a denti stretti:
- I fratelli Winchester, vero? - Ormai il livello di odio che nutriva per loro era salito talmente tanto da essere pericoloso anche il solo alludere ai due ragazzi!
Sentendo il loro nome, però, Castiel ebbe un luccichio luminoso, una vaga speranza che dopotutto sarebbero venuti lo stesso.
Una pia illusione, si disse subito dopo.
Lui si meritava tutte le torture dell’Inferno ed oltre, ecco perché non si sarebbe minimamente opposto o ribellato.
Oltretutto non aveva veramente la minima idea di dove andassero gli angeli quando morivano, stava per scoprirlo quando era stato di nuovo salvato, di conseguenza poteva fare poco pur volendo collaborare per salvarsi in qualche modo.
No, non gli avrebbe mai detto che non lo sapeva, facendogli credere il contrario Crowley l’avrebbe torturato per l’eternità infliggendogli così le giuste punizioni per i molti tradimenti che aveva inflitto ai suoi amici ed alla sua stessa famiglia uccidendo tutti quegli angeli così crudelmente, ma soprattutto per il grave atto di innalzarsi a Dio.
Vivere per l’eternità con l’enorme peso di ciò che aveva fatto, che solo ora riusciva a vedere chiaramente per ciò che era, e venire costantemente torturato nei modi più atroci era l’unico modo giusto per continuare ad esistere, poiché era vero, la morte sarebbe stato un dono troppo grande per lui.
Chinando infatti il capo, chiuse gli occhi rispondendo alla chiara domanda del demone.
Non avrebbe più parlato.
Fu così che il travaglio cominciò.
Quando riprese a tirargli le ali con quelle catene infernali, Castiel pensò fermamente che gliele avrebbe strappate, lanciò un urlo senza precedenti ma si rese conto che se fosse stata quella la sua intenzione, sarebbe stato uno sciocco. Le ali erano il più grande punto debole degli angeli, per torturarli adeguatamente bastava far leva su di esse, strappargliele subito era proprio da stupidi, come esaurire la massima fonte di energia vitale.
Come se non bastasse, poi non sarebbe più riuscito a gridare.
La vista tornò ad ottenebrarsi ed i rumori di nuovo si ovattarono. La sua voce gli giunse lontana fino a che credette di tornare ad annullarsi nella privazione della coscienza.
Fu prontamente riportato alla realtà e la voce del demone risuonò crudelmente divertita:
- Troppo facile… non mi servi a niente svenuto! Cerca di stare sveglio amico mio… altrimenti come pensi di poter cantare? Dai, fammi sentire ancora un po’ la tua bellissima voce… è tutta per me, lo sai? - La mano di Crowley arrivò a sfiorargli la guancia dandogli la sensazione del tatto molto labile. Per come era ridotto presto non avrebbe più sentito niente.
- Avanti, resta un po’ con me… fammi vedere i tuoi meravigliosi occhi angelici… così severi ed interdetti… sembra che non capisci mai niente di ciò che ti circonda… non ne ho mai visti come te! Sei stato tanto con gli umani ma fatichi ancora a capirli! -
A questo Castiel si ribellò. Era proprio perché li aveva capiti meglio degli altri che era caduto in quel modo, ma un demone che poteva saperne del modo di agire e di ragionare della propria razza?
Lui capiva solo sentimenti come tradimento e malvagità, ma un modo per riscattarsi ora doveva trovarlo. Doveva.
Come se non avesse mai fatto abbastanza per loro…
Crowley seccato capì che continuando a far leva sulle ali non avrebbe ottenuto ciò che voleva, quando le tirava come per strappargliele i sensi si annullavano fra gli atroci dolori che sentiva, di conseguenza non avrebbe parlato. Doveva torturarlo nel modo giusto. Non poteva fingere e dire che gli dispiaceva, dopotutto quell’angelo gliene aveva fatte passare non poche venendo a meno al loro patto. Del resto da uno della sua razza cosa poteva aspettarsi?
Castiel lo sentì allontanarsi di qualche passo e poi tornare poco dopo, quindi aprì gli occhi per vedere cosa dovesse subire e nel vedere la siringa capì che doveva trattarsi di sangue di un’anima pura mutilata e dissacrata con blasfemia, una specie di veleno che provocava costanti sofferenze inaudite a chi le riceveva.
Ma egli ancora una volta piegò il capo e chiuse gli occhi accettando ogni singola punizione, consapevole e convinto che se le sarebbe sempre meritate tutte, poiché il proprio metro di auto giudizio era diverso da quello di qualunque altra creatura normale. Sbagliava raramente e quando lo faceva e si riprendeva rendendosene conto, non aveva pace in alcun modo, convinto che l’unico modo era fare ammenda e flagellarsi.
Gli mancava la giusta dimensione delle cose, ma questo Crowley si sarebbe guardato bene dal dirglielo, almeno fino a che la tortura sarebbe stato un divertimento e non un effettivo lavoro.
Per il momento poteva permettersi di perdere tempo, poi quando sarebbe stato incombente il trovare il posto delle anime degli angeli morti, sarebbe stato diverso, allora avrebbe agito psicologicamente come sapeva fare, specie con Castiel che conosceva meglio degli altri.
Il veleno andò in circolo nel giro di pochi istanti e questa volta l’angelo non riuscì a gridare, si sentì come bruciare da fiamme incandescenti senza però consumarsi mai, la sensazione durò talmente a lungo da fargli perdere la connessione con il tempo ma rimase sempre costantemente sveglio poiché svenire era un regalo che Crowley non aveva ancora intenzione di fargli.
Si stupì comunque della sua resistenza, in quelle condizioni già pietose nessuno sarebbe durato tanto, sapeva che Castiel era di un’altra pasta.
Sorrise amaro. Il suo più grande divertimento, la sua più grande spina nel fianco. Farlo parlare sarebbe stato davvero difficile, sempre ammesso che lo sapesse effettivamente.
Quando l’effetto del veleno si affievolì appena prese uno dei loro pugnali imbevuto della stessa sostanza che gli aveva immesso dentro e cominciando a tracciargli simboli che sarebbero stati indelebili sulla sua carne, o meglio solo sul suo involucro, oltre che a ferirlo servirono per fargli sentire moltiplicate tutte le sensazioni fisiche.
Dopo di che tornò a tirare le ali con le catene infernali.
Il suo urlò echeggiò in tutto lo stabilimento, Crowley beandosi delle sue grida lo guardò svenire subito dopo, consapevole che quelle urla atroci non le avrebbe mai dimenticate. Se quelle delle anime dell’inferno erano delle dolci ninna nanne, quelle di un angelo torturato erano sesso allo stato puro, per quelli della sua razza.
Rimase ad osservarlo a lungo, non si sarebbe ripreso per un po’ e vedere il suo sangue fresco gli trasmise una potente scarica elettrica di piacere.
Decise che per ogni evenienza valeva la pena raccoglierlo, c’erano molte cose utili da fare con il sangue di un angelo decaduto e torturato.
Si rese conto che non avrebbe mai smesso, che fosse stato per lui avrebbe anche potuto rinunciare al potere supremo per continuare a far di Castiel quello che voleva, continuando in eterno a torturarlo fino a farlo gridare a quel modo e svenire e poi a farlo rinvenire per poi ricominciare. I suoi occhi così puri nonostante la decadenza, la sua voce così melodiosa oltre la soglia del concepito. Erano occhi umani che lo fissavano, voce umana che gridava, eppure lui in quanto demone riusciva a sentire quelle originali ed erano abbaglianti, come una droga per un demone.
Si rese conto che ogni momento soave, però, era capace di avere fine e l’unica possibile che vedeva per sé e le torture a Castiel era rappresentata da quei dannati fratelli.
Certamente non sapevano che il loro caro angioletto era vivo, ma se per caso in qualche modo ne fossero venuti a conoscenza, l’avrebbero cercato anche all’inferno, se necessario, pur di riprendersi il loro caro amichetto.
Si rabbuiò.
Era ora di farla finita con quelle calamità naturali. Da troppo tempo lo distruggevano mettendo fine a tutti i suoi piani. Troppo. Ora non gli avrebbero tolto Castiel. Questo mai.
Con un fruscio silenzioso svanì dalla stanza, consapevole che ormai l’unico modo per liberarsi di loro era farlo di persona, una volta per tutte.

Quando Crowley tornò Castiel era rinvenuto e con uno sguardo capì subito che era successo qualcosa.
Con fatica riuscì a chiederglielo e Crowley non trovò il motivo di nasconderglielo. Avrebbero passato molto tempo insieme e poi che lo sapesse o no non faceva differenza.
- Ho tentato tanto per cambiare di fare fuori i tuoi amichetti, ma quei dannati fratelli è proprio il caso di dirlo ne sanno una più del diavolo! -Guaì per la propria battuta che trovò divertente solo lui. Non che Castiel in condizioni normali avrebbe comunque riso…
In quel momento l’espressione impenetrabile dell’angelo si fece cupa e rabbiosa come prima non era ancora stata.
- Hai me, hai tutto quello che ti serve, lasciali in pace! - Crowley ulteriormente stizzito per quel suo proteggerli sempre e comunque, si lasciò andare ad uno sfogo di dubbia natura…
- Anche in queste condizioni cerchi di proteggerli! Anche dopo che ti hanno rimproverato, voltato le spalle da perfetti ingrati e comunque tradito cercando di ucciderti quando eri quell‘invasato di Dio! Non hanno capito che tutto quello che hai fatto, allearti con me per avere più potere, era solo per loro! Non hanno capito niente di te, si sono limitati a rimproverarti e a cercare pure di ucciderti! Lo sai, vero, che se non fossero stati i Leviatani sarebbero stati loro a ridurti in poltiglia, no? E tu li difendi ancora! Mi puoi gentilmente spiegare perché senza che ti torturi ancora? -
Castiel non trovò sensate le sue parole di furia, come poteva non capirlo? Eppure era così chiaro…
Il suo sussurro fece rabbrividire il demone che di nuovo percepì la sua autentica voce, inudibile per un umano normale.
- Perché ero io quello in torto… per una nobile causa ho usato i mezzi sbagliati ed ho finito per perdere la rotta e sbagliare. -
- MA TU L’HAI FATTO PER LORO! PER LORO! PERCHÉ NON VOLEVI ROVINARE LA FATICOSA PACE CHE AVEVANO RAGGIUNTO A CARO PREZZO! E SEI TU QUELLO IN TORTO!? -
Crowley ora stava urlando e più lo faceva furiosamente, più Castiel si calmava raggelandolo sia con lo sguardo che con la sua voce provata.
- Non dovevo agire in quel modo. -
- MA ALLORA COME! COSA DOVEVI FARE, SENTIAMO! -
- Andare da Dean. -
- MA SE ERA LUI CHE VOLEVI PROTEGGERE E PRESERVARE! COME POTEVI ANDARE DA LUI E ROMPERGLI ANCORA L’ANIMA?! -
Crowley era vicino alla pazzia, non poteva capire questi ragionamenti, questi sentimenti, questi modi di fare… non poteva capire Castiel, ma non sapeva che non ci sarebbe mai riuscito.
Capire un angelo.
Nemmeno un uomo avrebbe mai potuto, figurarsi un demone. Considerando nella fattispecie che Castiel nemmeno gli angeli stessi lo capivano più da molto, era pura utopia riuscirci per chiunque.
Forse solo uno avrebbe potuto.
L’angelo a quello rispose con fermezza ed un fondo di dolcezza. Dolcezza riferita non certo a chi parlava.
- Tu non ami, non puoi capire. - Ma non era di un tipo d’amore terreno, né ultraterreno che Castiel parlava. Era un amore suo, diverso da ogni altra forma, che nessuno avrebbe potuto comprendere.
Aveva a che fare col modo degli angeli nella modalità degli uomini, un incrocio che nessuno avrebbe capito, che non sarebbe stato possibile spiegare ma di certo solo a Dean poteva essere chiaro.
Perché era quello che gli aveva rimproverato lui stesso, perché in ogni caso quando c’era quel sentimento non ci si proteggeva tenendosi lontani, ma si affrontava tutto insieme. Castiel l’aveva imparato, ma purtroppo non solo a spese sue ma anche di molti altri, specie di chi aveva proprio cercato di aiutare.
Crowley non capì, non avrebbe mai capito e frustrato per sentirsi come preso in giro o forse solo troppo lontano da Castiel, prese il pugnale imbevuto di veleno e glielo conficcò nella carne del suo tramite, facendogli sentire un dolore centuplicato, consapevole che quei segni non sarebbero mai andati via e che non l’avrebbero nemmeno ucciso.
Dopo di che tornò a tirare le ali e questa volta perdendone il controllo finì quasi per strappargliele.
Non erano ali consistenti che si vedevano come quelle nelle raffigurazioni angeliche.
Erano ali trasparenti che si stagliavano solo nell’ombra della persona, ma che c’erano e che bastava saperle prendere coi giusti mezzi per avere l’angelo in mano.
L’ombra che si stagliava dietro a Castiel indicava che dentro quelle catene che gli si attorcigliavano addosso, c’erano quelle ali ed erano tirate a dismisura; Castiel non riuscì più a gridare ritrovandosi privo di voce, di vista, di tatto e di qualunque altro senso possibile.
Nel momento in cui non riuscì a gridare, Crowley capì che aveva esagerato e che forse l’aveva perso; fu in quel momento, mentre cercava di calmarsi per non mandare a quel paese il proprio lavoro, che fecero irruzione le solite calamità naturali.
Sam, Dean e Bobby entrarono dando inizio a quella che loro avrebbero definito una veloce missione di salvataggio.
Crowley cieco di rabbia nel capire che ancora una volta stavano per soffiargli ciò che era convinto gli spettasse di diritto, ringhiando cercò di rispondere ai colpi ma consapevole che avevano benissimo i mezzi per farlo fuori anche se lui non era un demone come gli altri, decise che doveva di nuovo abbandonare momentaneamente il suo programma. Ancora una volta. Sempre per colpa loro. Sempre perché sapevano come disturbarlo e come farlo scappare. Sempre.
Castiel non si rese conto di nulla, nel momento in cui Crowley lo pugnalò e poi successivamente gli tirò eccessivamente le ali il dolore fu talmente grande che i sensi si annullarono e pur volendo gridare, non gli riuscì.
Dopo di che di nuovo il nero e l’oblio.
Viaggiò sulla stessa frequenza di quando era stato preso dai Leviatani e poi abbandonato vicino alla morte.
Veramente se non fosse stato per Crowley sarebbe morto, quella volta, perché di forze e poteri non ne aveva più, era solo un anima in un corpo umano e niente più.
Ora?
Si chiese vagando in quello stato incosciente dove non aveva assoluta più percezione del proprio corpo.
Ora forse la morte?
Aveva già scontato tutto?
No, non poteva crederlo. Non sarebbe stato forse troppo bello?
Probabilmente prima o poi si sarebbe risvegliato di nuovo nella sua prigione…probabilmente… ed il dolore sarebbe tornato atroce a punirlo, com’era giusto che fosse.