CAPITOLO III:
SEI AL SICURO
Vieni
giù dal tuo trono
E
lascia in pace il tuo corpo
Qualcuno
deve cambiare
Tu
sei la ragione
Hai
aspettato così a lungo
Qualcuno
tiene la chiave
Bene,
io sono quasi alla fine e non ho tempo
Bene,
sono sprecato e non riesco a trovare la mia strada di casa
Vieni
giù da solo
E
lascia i tuoi soldi a casa
Qualcuno
deve cambiare
Tu
sei la ragione
Hai
aspettato tutti questi anni
Qualcuno
tiene la chiave
Sono
quasi alla fine e non ho tempo
Oh,
e sono sprecato, e non posso trovare la strada di casa
Ma
non posso trovare la mia strada di casa
Ma
non posso trovare la mia strada di casa
Ancora,
non posso trovare la mia strada di casa
E
non ho fatto nulla di male
Ma
non posso trovare la mia strada di casa
/Can’t
find my way home - Blind Faith/
-Sai, mi sono ricordato
di una cosa… - Stava dicendo Bobby dopo aver raggiunto Dean insieme a
Sam. Dean rimase girato di schiena, gli occhi fissi fuori dalla
finestra a percorrere assenti e rabbiosi il paesaggio notturno. -
Quando Castiel doveva riportarvi di qua dal passato e non aveva molta
forza magica perché all’epoca stava combattendo la guerra interna in
Paradiso, mi ha chiesto di toccare la mia anima per poter ricaricarsi e
guarirsi. Solo toccarla. Dopo effettivamente ha ritrovato il potere
necessario per tornare a prendervi. - Dean registrò con una vaga parte
del proprio cervello le sue parole, ma continuava a rimanere sulla via
della distruzione universale. Quelle parole di Castiel l’avevano fatto
davvero uscire di testa.
- Hai
ascoltato? - Chiese Sam consapevole che quell’atteggiamento indicava
l’ira funesta del fratello nei confronti di Castiel. Non aveva chiaro
il motivo preciso, dunque poteva intuire, conoscendolo, che si
trattasse ancora della questione in sospeso.
Dean scrollò le
spalle.
- E chi
dovrebbe fargliela toccare per farlo riprendere? Tu con tutte quelle
che già hai per la testa? - Sarebbe stata una battuta davvero
divertente, considerando le allucinazioni contro cui Sam continuava a
combattere proprio come un effettivo psicotico!
Dean però fu
ironico visto che sapeva a chi sarebbe toccato.
Continuava a
non guardarli ma sapeva che Sam e Bobby si stavano scambiando occhiate
complici poiché ne avevano già parlato e Dean ci avrebbe potuto mettere
la mano sul fuoco, su quell’esito.
- Io l’onore
l’ho già avuto ed è stato piuttosto massacrante. Sam come dici tu ne ha
già abbastanza per conto suo, senza considerare che è già stato
abbondantemente frugato. Tu la gioia non l’hai mai avuta, mi pare
logico, no? - Quel che diceva Bobby non era proprio vangelo ma quasi,
di conseguenza era ovvio ed automatico, ormai, fare tutto quello che
gli diceva, come avevano fatto a suo tempo con loro padre, ma ora era
diverso, Dean l’avrebbe comunque fatto anche se non fosse stato Bobby a
chiederglielo. Bè, in effetti glielo aveva detto, non chiesto…
Dean alla fine
sbuffò e quando si girò seccato per andare a farlo per poterselo
togliere dalle scatole il prima possibile, si trovò il viso di suo
fratello a pochi centimetri. Saltando all’indietro spaventato poiché
non l’aveva sentito avvicinarsi tanto, grugnì:
- Che diavolo
hai Sammy? -
Sam gli bloccò
la strada mentre Bobby se ne andava lasciandoli soli, quindi una volta
che il maggiore si fu rassegnato all’evidente chiacchierata
insopportabile fra fratelli, cominciò calmo com’era nel suo stile:
- Ho parlato
con Cass. - Nel momento in cui lo disse, Dean cominciò ad avere uno di
quegli imbarazzatissimi batticuore. Quell’impiastro di angelo-se tale
poteva essere considerato ancora- chissà cosa gli aveva detto pensando
che non ci fosse niente di male!
- E? - Chiese
infatti nervoso cominciando a battere il piede per terra
fastidiosamente.
Sam piegò la
testa e per contro si fece ancor più placido.
- Mi ha chiesto
sinceramente scusa per avermi distrutto la mente in questo modo. Ha
detto che per rimediare ha bisogno dei suoi poteri, però mi è venuto in
mente un altro fatto che mi fa onestamente preoccupare e voglio fartelo
sapere perché poi tu possa decidere. - Dean capì che la prendeva larga
perché probabilmente non gli sarebbe piaciuto la scelta che gli avrebbe
dovuto far fare e divenne un fascio di nervi. - Ma prima voglio che tu
sappia che l’ho perdonato, perché farsi ridurre di proposito a quel
modo perché non ci si riesce a perdonare penso che sia sufficiente.
-Dean aveva voglia di urlare e uccidere di nuovo qualcuno, quel nervoso
crescente lo stava facendo diventare matto. Non sapeva bene perché ma
parlare di lui ora era diventato di nuovo tabù. Forse perché una volta
che l’aveva creduto morto era stato capace di dimenticare tutti i suoi
ultimi sbagli ed ora Castiel non sapeva farlo. O forse perché per lui
provava più di quanto non avesse mai pensato ed immaginato.
- Ti sbrighi a
finire? Prima ce lo togliamo di torno e meglio è! - La durezza era il
suo mezzo per dimostrare quanto tenesse a qualcuno, più reagiva male
nei suoi confronti, più gli voleva bene. Ormai Sam lo conosceva.
- Ora è
considerato morto da tutti, nel momento in cui riprenderà i suoi
poteri, o almeno parte di essi, lo sentiranno di nuovo e sarà
probabilmente sotto caccia dai suoi simili. Non è che si sia comportato
molto bene Lassù… -
Una cosa meno
pesante non avrebbe potuto dirgliiela… Dean sgranò spontaneo gli occhi
stupito e subito l’idea di cosa significava rimetterlo praticamente in
circolazione come una preda chissà per quanti, lo destabilizzò
lasciandolo a lungo senza parole.
Sam proseguì
delicato, consapevole che far scegliere a lui era davvero brutto ma
inevitabile visto il legame che i due avevano.
- Del resto
senza poteri è comunque vulnerabile e… bè, comunque un angelo solo per
metà, sostanzialmente! Dovrebbe davvero rimanere per sempre con noi
come minimo, per garantirgli un minimo di sopravvivenza. - Dean
continuò a ricambiare il suo sguardo con smarrimento come se non
capisse, la rabbia ormai scemata. - Dean, è un angelo ribelle, ormai.
Raphael è morto così come ogni altro arcangelo, che si sappia, ma ci
saranno comunque altri angeli superiori che avranno preso il comando.
Nel momento in cui lo percepiranno vorranno ucciderlo. -
Associare il
termine ‘angelo ribelle’ a Castiel fu peggio di quel che Dean avrebbe
immaginato, ma non quanto ‘angelo decaduto’ come si definiva egli
stesso.
Cupo e
angosciato al tempo stesso, dilaniato in due fra la consapevolezza di
cosa sarebbe stato giusto e cosa invece meglio, superò il fratello in
fretta dirigendosi a passo di carica dall’amico.
Lo trovò ancora
steso e con aria provata. Faticava a riprendersi, probabilmente per
quel veleno che Crowley gli aveva messo in circolo.
La bocca dello
stomaco divenne un unico nodo e sospirò frustrato, aggrottò la fronte e
si morse il labbro. Queste cose le odiava eppure sembrava che ormai
prendere decisioni importanti per gli altri -se non tutti- fosse ormai
il suo compito.
Castiel lo notò
e si girò a guardarlo, l’espressione sfinita. A Dean venne spontaneo
dimenticare per un momento la precedente discussione e come se non
avesse niente contro di lui e le sue uscite, bofonchiò:
- Devi cercare
di dormire un po’. Sei come un umano, ormai, dovresti considerare i
metodi della gente normale per riprenderti. - Non si rese conto di aver
inconsciamente deciso.
Definirlo in
quel modo era come volerlo lì con sé in quelle condizioni per sempre e
la cosa, improvvisamente, non gli dispiaceva.
“Dopotutto
io stesso non mi perdono mai tante di quelle cose che Sam invece mi fa
passare che non so proprio come sia possibile. E lo biasimo per una
cosa simile? Dopotutto è comunque un angelo, con o senza essenza
magica.”
Forse però fu
solo perché ora vedeva di nuovo le cose con la giusta dimensione, cosa
che non gli veniva sempre da subito, gli ci voleva un po’ di tempo.
Anche se gli
sarebbe andato giù a fatica che aveva preferito chiedere aiuto a
Crowley. Certo, per evitargli altre rogne, ma comunque un demone
piuttosto che lui, un suo amico.
Sempre che
questa fosse ancora la definizione per loro…
- Non sono
abituato a dormire… - Ricordava che si era trovato in quelle condizioni
solo prima che Sam prendesse in sé Lucifero ed anche allora era stato
atroce vivere in quel modo, da umano.
Sospirò suo
malgrado contento di rivederlo di nuovo lì e non battagliero ed
infuriato come prima.
- Ti è
passata?- Chiese piano senza sorridere o fare espressioni. Non ne era
capace ma Dean si chiese se col tempo, stando con loro, non avesse
magari imparato.
Nemmeno
sforzandosi riusciva a vederselo sorridente!
Eppure doveva
essere bello un sorriso d’angelo…
Entrò nella
stanza e si chiuse la porta alle spalle, quindi sospirando stanco capì
che era ora di smetterla veramente di combattere con lui. Era stanco,
bisognava andare oltre veramente e non solo a parole. Bisognava
cambiare, ogni tanto, fare dei passi in avanti e non indietro.
Era stufo di
avercela sempre per qualcosa, anche se era più forte di lui.
Si sedette
sulla sedia che qualcuno aveva tirato su ma subito si spostò sul bordo
del letto per stargli più vicino. Gli mise una mano sul petto ancora
segnato, lo sentì sussultare e si disse che doveva essere quella specie
di incantesimo di amplificazione delle sensazioni fisiche. Doveva
essere strano, per Castiel, abituato a sentire poco e niente e comunque
a sopportare.
- Ascolta, c’è
la possibilità di farti tornare i poteri, non so se te ne hanno già
parlato. Se vuoi mi faccio toccare l’anima da te. Però penso che questo
ti metta un bersaglio sulla schiena con la scritta ‘angeli sono qui per
voi, fatemi pure fuori!’. - Lo disse con la sua tipica fantasia ed
ironia, cosa che Castiel non colse e prendendolo alla lettera commentò
senza capire bene.
- In che modo i
poteri mi metterebbero un bersaglio con una scritta? - Dean si fece
sfuggire un ghigno e si rese conto che era da molto che non lo faceva
così.
Dio, come gli
era mancato Castiel.
- Nel senso che
ti credono morto ed ora sei in pace solo per questo. Se torni coi tuoi
poteri torneranno a sentirti e credo che non ti lasceranno fare di
nuovo quello che ti pare, sai? -
Castiel
comprese ciò che diceva e fu concorde…
- Sì certo,
sono un angelo decaduto… - Dean stizzito lo zittì sbuffando.
- Piantala con
questi termini! -
- Perché? È
quello che sono. Lucifero a suo tempo non fece né più né meno quello
che ho fatto io. Lui è diventato il capo dell’Inferno, dove pensi sia
il mio posto, ora? - Sentirglielo dire fu come un pugno allo stomaco,
l’ennesimo, e Dean tornò in piedi e ad alzare la voce nervoso:
- Che diavolo
dici anche tu?! Finiscila! Non hai niente a che fare con quel figlio di
puttana! Non andrai là e se ridarti i poteri ti farà finire all’Inferno
oppure ucciso in qualche altro modo dai tuoi dannatissimi simili,
allora rimarrai qua con me così come sei per sempre! Alla stregua di un
uomo ma almeno al sicuro! Punto e basta! - E questa sarebbe davvero
stata l’unica soluzione fin dall’inizio, solo che sentirglielo dire in
quel modo, vederlo così preso e turbato all’idea della sua fine, fu
un’autentica sorpresa per Castiel che non se lo sarebbe mai aspettato.
Era ancora
convinto di non meritarselo ma poteva essere un compromesso
accettabile. Perdere i poteri, vivere come un uomo pur essendo un
angelo, fra l’altro decaduto.
Eppure vivere
con lui al sicuro e nella gioia che gli portava poteva accettarlo?
Non era troppo?
Lì per lì si
fece semplicemente cogliere da quel senso di incontaminata felicità nel
realizzare che comunque una specie di rinascita per lui ci sarebbe
stata.
Davvero doveva
cogliere quella seconda opportunità?
Poteva?
Era giusto?
Prima di
rispondersi allungò il braccio fuori dal letto in direzione del ragazzo
che si muoveva su e giù per la camera come un forsennato.
Quando Dean lo
vide con la mano testa in sua direzione si sentì un’idiota a provare
l’impulso di raggiungerlo e prenderla, ma alla fine non riuscì ad
opporsi. Se non fosse che sapeva che non aveva più poteri avrebbe
pensato che avesse usato quelli.
Suo malgrado si
avvicinò visibilmente restio dopo l’ennesima sfuriata e nel momento in
cui la sua mano si allacciò alla propria, la pace gli fu trasmessa come
una specie di incantesimo tanto che si sedette sentendosi tagliare i
fili. Il bordo del letto si abbassò e Castiel riuscì a vederlo di nuovo
in viso, i suoi occhi turbati sulla via di un’insolita serenità.
Molte cose non
avrebbe più potuto farle, ma almeno quelle sì… alleviare gli animi
altrui con un tocco era una cosa da angeli elementari, non era niente
di speciale, solo togliere un po’ i pesi che assillavano.
- E’ molto più
di quello che avrei osato pensare di meritarmi. - Disse alla fine in
risposta a quella specie di ordine di Dean di rimanere lì con lui senza
poteri per non essere più individuato da nessuno.
Non avrebbe
comunque mai pensato a quanto sarebbe stato difficile. Aveva vissuto un
periodo simile in passato ma poi era finito.
Dean increspò
la fronte all’udirlo ancora convinto di quelle stupidaggini e Castiel
rafforzò la presa togliendogli anche quel residuo di fastidio che gli
rimaneva.
Si sentì di
nuovo bene e capì che in qualche modo doveva essere merito dell’angelo,
infatti ricambiando la presa sospirò lasciando perdere quelle sue idee
granitiche che probabilmente non gli avrebbe mai estirpato.
Del resto la
sua bellezza era anche quella severità assoluta e quel rigore
irremovibile.
- Piantala di
denigrarti così, mi dà fastidio. Non sei la persona migliore di questo
mondo e sono anche contento che hai dei difetti, ti sento più vicino
così. Però sappi che non sei nemmeno la peggiore. Sei solo in buona
compagnia con… miliardi di altra gente - Concluse con ironia incapace
di fare un discorso effettivamente serio se non costretto da
un’imminente fine prossima.
Castiel cercò
di capire il senso di quelle sue parole ma sebbene con le sfumature
particolari che usava sempre Dean continuasse ad avere difficoltà, capì
che comunque voleva desse pace anche a sé stesso. Avrebbe voluto sapere
come e mentre il suo sguardo si riempiva di una domanda smarrita in
merito a ‘bè, come posso fare?’ che sorprese l’altro poiché era raro,
questi infatti agendo di slancio si chinò come prima, quando si era
svegliato, e semplicemente gli baciò le labbra, leggero e ancora niente
di impegnativo. Era molto confuso anche lui, non era facile affrontare
una cosa simile ma non era capace di pensare prima di agire, riflettere
era una cosa a cui era sempre stato allergico di conseguenza preferiva
prima fare e poi chiedersi che diavolo gli fosse saltato in mente.
L’angelo rimase
di nuovo immobile interdetto a lasciarsi fare, lo prendeva sempre
contropiede e comunque faceva ogni volta cose incomprensibili. Aveva a
malapena cominciato a capire, stando con loro, che fra umani ci si
scambiava vari tipi di gesti d’affetto, quelli che gli stava riservando
Dean erano fra questi ma gli sembrava d’aver capito che solitamente si
facevano solo fra maschi e femmine, ma magari si era sbagliato.
Ad ogni modo
decise che avrebbe accettato di tutto da lui perché ormai si poteva
fidare più di Dean che di sé stesso e su questo sarebbe anche stato
disposto a rimetterci le ali, se necessario.
Accolse
volentieri le sue labbra per la terza volta nella stessa notte ed
immediatamente capì che quello doveva essere il metodo degli umani per
sollevarsi l’animo a vicenda.
Si sentì
talmente bene da non volere altro, semplicemente.
Oh, non si
sarebbe mai perdonato, però forse, con lui, in quel modo, sarebbe
riuscito magari ad andare avanti.
Magari.
Quando si
separarono Dean si rese conto che Castiel aveva mantenuto gli occhi
aperti limitandosi a lasciarlo fare e a non reagire in alcun modo,
quindi sorridendo divertito, sempre ad un soffio dal suo viso, glielo
carezzò leggero per poi dire:
- Quando
succedono cose di questo tipo si chiudono gli occhi ed entrambi fanno
la stessa cosa. Non è che uno fa e l’altro sta fermo. -
Ma lì Castiel
si trovò proprio smarrito…
- Fare cosa?
-Ovvia domanda, non l’aveva ancora capito. Cioè gli era capitato, dopo
aver visto per caso dei porno in camera con Sam e Dean, di baciare un
demone femminile poiché in missione insieme, ma non aveva capito bene
cosa era successo effettivamente. Aveva imitato quelli della
televisione senza sapere di fatto cosa stesse facendo, non era stato
male ma era completamente diverso da ora e da quello che stava
succedendo con lui. Prima di tutto era più umido e poi… bè molto più
emozionante dell’altro.
Dean rise
divertito tirandosi su, dopo di che tornò ad abbassarsi facendosi più o
meno serio.
- Ora lo faccio
come si deve così puoi imparare. Fai solo quello che faccio io. -
Infine tornò ad
accarezzargli le labbra per poi schiudergliele e infilarsi quasi subito
con la lingua nella sua bocca. Dopo un primo momento di stordimento,
Castiel l’assecondò lentamente proprio come gli aveva detto Dean.
Si ricordò
quello con il demone femminile e li comparò inevitabilmente; sì, erano
le loro bocche unite e questa volta c’erano anche le lingue di mezzo
che si intrecciavano e si muovevano con il ritmo che cresceva insieme
alla voglia, però c’era qualcosa di diverso, ora, che l’altra volta non
aveva provato.
Non poteva
saperlo lui ma Dean lo inquadrò subito.
Il sentimento e
l’emozione. Quello cambiava.
Mentre si
baciavano riusciva anche a perdere via via sempre più la testa, come
non gli era ancora mai successo.
Ripensò a cosa
potesse essere fare l’amore con lui e si chiese se per un angelo era la
stessa cosa che toccare l’anima di un umano.
Si fece quella
domanda ma cercò subito di riportarsi all’ordine.
Aveva sempre
quella maledetta mania di correre troppo, ora non era per niente il
caso.
Si tirò su
separandosi dalle sue labbra calde e pulsanti che ora chiedevano molto
di più. Non poteva essere subito, avevano entrambi bisogno di pensare e
soprattutto Castiel di capire cosa stesse succedendo. Certo sarebbe
stata dura spiegargliela ma poteva prendersi del tempo, fino a che non
avrebbe riflettuto -a forza- come si doveva.
Fare una cosa
simile non era come le altre che faceva normalmente per cui poteva
agire impulsivamente e precipitosamente come voleva. Questo era
diverso.
Scosso e quasi
senza fiato al livello di un adolescente al suo primo bacio, si alzò
dal letto e rimase a fissarlo confuso e pieno di domande ed una sola
effettiva consapevolezza.
Baciare un
angelo era decisamente diverso dal baciare chiunque altro ma forse
nella fattispecie baciare Castiel, lo era.
Oltre non fu in
grado di pensare sul momento.
- Riposa. -
Disse con voce
ferma vedendolo ancora molto provato.
- Non so come…-
L’altra volta era capitato avesse dormito ma non perché si era messo lì
di proposito, ora gli sembrava una forzatura. Non sapeva che
quell’enorme stanchezza era dovuta proprio alla mancanza di sonno. Un
sonno sano.
- Lasciati
andare, riposati, smetti di pensare. Sei al sicuro, sta tranquillo. Ti
addormenterai subito. - Con altrettanta sicurezza, Dean l’accarezzò
un’ultima volta sentendosi strano ad essere così delicato alla Sam, ma
con un Castiel in quelle condizioni gli venne spontaneo. O forse dopo
averlo baciato. Insomma, gli venne così. Si diede dell’imbecille ed
arrossì ma lo fece, poi vedendo che seguiva il suo consiglio e chiudeva
gli occhi, uscì dalla camera sospirando e lasciandolo solo.
Aveva bisogno
di pensare ma soprattutto di dormire a sua volta. Non aveva chiuso
occhio per tutto il tempo che Castiel si era trovato in quelle
condizioni e non erano pochi giorni.
Al suo
risveglio qualcosa avrebbe deciso.