CAPITOLO IV:
DEVI LAVARTI, NO?

“C'è una casa a New Orleans
la chiamano il sole nascente
ed è stata la rovina
di più di un povero ragazzo
e, Dio, so di essere uno di loro
mia madre era una sarta
cucì i miei blue jeans nuovi
mio padre era un giocatore d'azzardo
giù a New Orleans
ora l'unica cosa di cui ha
bisogno un giocatore d'azzardo
è una valigia e un bagagliaio
ed l'unica volta che è soddisfatto
è quando è completamente ubriaco
oh mamma dì ai tuoi figli
di non fare quello che ho fatto io
passate la vostra vita
nel peccato e nella miseria
nella casa del sole nascente
beh, ho un piede sulla banchina
e l'altro piede sul treno
sto tornando a New Orleans
per mettere quella palla al piede
beh, c'è una casa a New Orleans
la chiamano il sole nascente
ed è stata la rovina
di più di un povero ragazzo
e, Dio, so di essere uno di loro”

/House of the rising sun - Animals/
Dormì molto più di quello che avrebbe immaginato e quando aprì gli occhi pensò di averli appena chiusi.
Spostò lo sguardo verso la finestra e la luce del giorno glieli fece stringere dal fastidio. Si strofinò il viso e alzando il braccio si sentì come rallentato, non ci fece molto caso e sospirando si alzò a sedere con la sua calma tipica. A questo non poté ignorarlo. Era come pesare cento chili in più rispetto a prima, era una sensazione tremenda, così come l’odore che sentiva intorno a sé. Cominciò ad annusare stranito, aveva l’aria tutta arruffata, i capelli più spettinati del solito, la barba trascurata da molti giorni, un colorito ancora non molto presentabile. Quando si rese conto che era lui che emetteva quel poco profumato olezzo provò come un bruciore interiore che si espresse fino alle connessioni sottocutanee.
In parole povere, si imbarazzò.
Inconsapevole che quella sensazione fosse ciò, si alzò apparentemente indifferente pensando che comunque prima di tutto doveva rimettersi e darsi una sistemata e poi magari cominciare a pensare seriamente alla propria posizione, ciò che voleva fare, ciò che poteva e poi a ciò che avrebbe effettivamente fatto.
Barcollò fuori dalla camera, si sentiva ancora estremamente debole, probabilmente non aveva espulso completamente il veleno. Si guardò distrattamente le cicatrici sulla pelle fra cui primeggiava il simbolo inciso da Crowley. Non sarebbe mai andato via, questo significava che avrebbe sentito tutto amplificato; gran bella fregatura, si disse.
Vedendo che c’era ancora una garza attaccata al ventre, se la tolse non comprendendo di preciso l’utilità di quel pezzo bianco sopra la propria carne. Quando vide sotto un buco non male ricucito ed i punti ancora esposti su una ferita non ancora guarita, cominciò a capire cosa significava essere umano.
L’altra volta era stato diverso o forse era solo riuscito a dimenticarlo bene…
Camminò lentamente chiedendosi quando si sarebbe ripreso, quindi per poco non cadde dalle scale.
Non aveva la minima idea di come si pulissero le persone, insomma, di come fare per sistemarsi. Doveva per forza farsi aiutare da qualcuno, oltretutto di trucchi curativi ne conosceva parecchi pur non avendo più poteri.
Sempre appoggiandosi al muro si fece strada nel corridoio fino a raggiungere il salotto. Lì trovò solo i fratelli Winchester e tossicchiando si fece notare. Aveva capito che erano tipi che si spaventavano facilmente, ogni volta che appariva gli dicevano che non poteva farlo così senza farsi sentire, peccato che non poteva apparire annunciandosi prima…
Dean e Sam si girarono insieme alzando lo sguardo uno dal computer e l’altro dal giornale.
- Ehi, ti sei svegliato! - Fece Dean sorpreso per le ore che aveva dormito che non erano poche.
- Come ti senti? - Chiese Sam premuroso.
Castiel si strinse nelle spalle cercando di capire come stesse.
- Un po’ meglio dell’ultima volta. - Non era più sicuro di quanto tempo fa fosse. Gli sembravano poche ore ma dagli sguardi sorpresi sospettava fosse di più. - Quanto ho dormito? - Chiese infatti atono come suo solito, la voce meno debole e sussurrata.
- Un giorno e mezzo! - Fece Dean ghignando.
- Oh. - Commentò Castiel. - Immagino sia tanto. -
Entrambi ridacchiarono.
- In media noi riusciamo a dormirne quattro o cinque quando sono tante! - Fece Dean contemplandolo con maggiore attenzione. Doveva capire quanto effettivamente meglio si sentisse, dopotutto…
La cera che aveva in viso era migliorata ma era comunque ancora un po’ palliduccio, i segni delle catene erano lividi quasi del tutto schiariti, il simbolo non sarebbe migliorato oltre. Aveva però delle borse sotto gli occhi, la barba lunga e i capelli ulteriormente arruffati che gli davano un aria piacevolmente umana. Quando notò che si era tolto la garza dalla pancia si avvicinò precipitoso e severo lo riprese:
- Cass! Che diavolo ti è saltato in mente di toglierti la garza! - Ma quando gli fu abbastanza vicino capì di cosa necessitava sopra ogni cosa e facendo un passo indietro evitò di toccarlo.
- Oh maledizione! Hai bisogno di una doccia che duri almeno una settimana! - Commentò con una smorfia buffa in viso. Sam rise rendendosi conto che suo fratello non era così rilassato da moltissimo tempo, l’atmosfera che si stava instaurando non era affatto male. Da come era partita aveva pensato sarebbe stata molto peggio!
- Sono qua per questo. Credo di dovermi sistemare un po’… - Lo disse come avrebbe fatto un bambino che doveva fare il bagno ma non sapeva come. Entrambi i fratelli lo capirono e si guardarono complici.
In condizioni normali Dean si sarebbe inventato un qualche compito importante che lo tenesse impegnato ma lì si trattava di Castiel. Lavare e sistemare qualcuno era una noia assoluta nonché imbarazzante, ma farlo a lui era tutta un’altra cosa.
Sam si sarebbe infatti aspettato una fuga ma quando lo vide rassegnato girarlo e spingerlo verso il bagno, si sorprese non poco.
Pensando fossero alcune delle sue allucinazioni, lo chiamò incerto:
- Dean? -
Il fratello si fermò e con faccia tosta chiese:
- Bè? Lo vuoi fare tu? - Sam alzò le spalle, per lui era totalmente indifferente. Non aveva problemi a prestare certe attenzioni poco da maschio, come le definiva Dean quando si imbarazzava.
Fu però Castiel a tirarlo fuori dall’impaccio poiché ricordandosi dei rimedi per rigenerarsi, si girò e cominciò a parlare con quel suo modo indifferente e placido guardando direttamente quello che dei due era ancora seduto:
- Ci sono alcuni metodi per rigenerare il corpo che potrebbero essermi utili per questo qua. - Fece indicando sé stesso. Così dicendo elencò alcune delle cose che gli sarebbero servite, la maggior parte da trovare in chiesa poiché erano metodi da angelo.
Dean dunque vittorioso gli disse:
- Ci pensi tu, vero? - Bobby era fuori per altre ricerche, non rimaneva che lui.
Sam fu lì che capì che suo fratello nascondeva qualcosa che riguardava Castiel e ci mise un nano secondo a capire di cose si trattava. Non ci sarebbe comunque voluto un genio, ma per lui Dean non aveva segreti. Specie perché di suo era un libro aperto, anche se si ostinava a trattenere quelle che chiamava schifezze romantiche, cioè commozioni e dispiaceri di vario genere.
Non disse comunque nulla e si alzò uscendo di casa lasciando i due da soli.
Dean in quel giorno e mezzo aveva avuto ampiamente modo di pensare a Castiel e a cosa provava effettivamente per lui. Alla fine aveva deciso che avrebbe fatto né più né meno ciò che sul momento gli sarebbe venuto, così come quando aveva voluto baciarlo. A chiedergli perché non avrebbe mica saputo cosa dire, però potendo l’avrebbe ripetuto!
- Avanti, va in bagno mentre ti tiro fuori dei vestiti puliti. -
Quando lo raggiunse, era in piedi impalato in posa neutra tipica sua davanti allo specchio che si fissava come se avesse davanti un estraneo. Doveva avere ancora problemi a non sentirsi più angelo.
Essendo di schiena gliela poté vedere, era nuda. Sulle scapole c’erano delle cicatrici non da poco, come se qualcosa gli fosse stato strappato e non avendolo notato prima, si incupì mettendo giù i vestiti. Si avvicinò e gli pose le mani sui segni, Castiel sussultò sia per la presenza che per il tocco. Lo guardò attraverso lo specchio e quando gli sguardi si incontrarono, l’angelo mostrò una certa intensità nel proprio. Dean capì che gli piaceva essere toccato lì ma più che per quello continuò per sapere una cosa che ormai solo lui poteva dirgli.
- Cass… ma hai ancora le ali? - Non essendo dei veri esperti di angeli non avevano saputo capirlo da soli ed era una cosa che lo assillava perché sapeva cosa significasse per un angelo perdere anche le ali oltre che i poteri.
Castiel parlò e nel farlo gli uscì un tono di voce particolarmente sussurrato per il piacere che le sue dita gli provocavano mentre lo sfioravano sui segni.
- Sì ma è come se mi fossero state tagliate, non le potrò più usare. E poi… - Sussultò di nuovo trattenendo il fiato sui suoi polpastrelli che continuavano a muoversi sulla pelle in rilievo… - sono state strappate un po’… -
- E’ per questo che ci sono cicatrici? - Chiese Dean cercando di non far caso al suo tono quasi strascicato. Prima voleva sapere.
- Sì… - Mormorò Castiel con un soffio di voce.
- E se te le tagliava davvero cosa restava? - L’altro non fu in grado di dirglielo e non perché non lo sapeva ma perché era troppo preso dal piacere per riuscire a parlare. Solo lì Dean si ricordò che le sensazioni fisiche lui ormai le percepiva amplificate.
In quello un sorrisino si dipinse sulle labbra e piegandosi le usò come crema lenitiva per stimolare ulteriore piacere nel compagno che ora si aggrappava al bordo del lavandino con estrema fatica.
Ormai aveva chiuso gli occhi e piegato il capo in avanti completamente abbandonato a quella meravigliosa sensazione. Era un punto molto sensibile per lui come per ogni angelo, specie se era stato torturato proprio lì; Dean ci mise un istante a capirlo e continuando a percorrergli i segni con le labbra, delicatamente, quando sentì i suoi respiri particolarmente profondi si separò con una certa crudeltà.
Castiel che si aspettava riprendesse rimase immobile, ma quando sentì l’acqua della doccia aprirsi capì che così non sarebbe stato e stralunato lo guardò come se fosse impazzito.
Lo trovò ad occhieggiarlo con una luce ironica nello sguardo furbo e smarrito chiese senza capire perché passasse da una cosa all’altra in quel modo:
- Cosa fai? - Come se non fosse evidente. Dean rispose divertito:
- Devi lavarti, no? - Castiel non piantò musi, non erano espressioni nella sua mimica facciale, però lo sguardo fu ancor più simile a quello di uno che guardava una creatura mai vista prima.
Suo malgrado non rispose: era obiettivamente corretto, doveva lavarsi… ma allora cosa c’era che non gli garbava?
Non poteva capirlo ma altri non era che un senso di contrarietà ciò che provava.
Avrebbe preferito continuasse il trattamento all’attaccatura delle sue ali!
- Allora: spogliati del tutto, entra qua dentro, ti sciacqui con l’acqua, ti insaponi con questo, ti lavi i capelli e gratti per bene con le unghie con quest’altro e poi ti sciacqui di nuovo. Poi esci, ti avvolgi in questo, ti asciughi e ti metti questi. Poi mi chiami che ti devi fare la barba, sembri un senzatetto! -
Castiel non comprese l’ultima frase, essendo essa una battuta, ma quando capì che avrebbe fatto tutto da solo gli uscì spontanea la domanda:
- Tu non rimani? - Come se dovesse fargli da balia per chissà quale motivo…
Dean sorpreso lo guardò con un sopracciglio alzato, poi divertito da quella sua uscita rispose ironico:
- Non è complicato lavarsi, sai? Non sei un bambino di due anni! Puoi farlo da solo! La barba è più complicata, ma per una doccia… -
C’era da considerare che solitamente lui non si svestiva mai né si rivestiva, non cambiava in assoluto i vestiti che rimanevano magicamente intatti e puliti essendo lui un angelo con il potere di pulire il proprio involucro senza un solo sforzo. Certo avrebbe potuto usare l’intuito ma non c’era da fare molto affidamento su quello di Castiel, Dean capì che forse sarebbe dovuto rimanere se non altro per controllare che non si uccidesse nel tentativo di fare qualcosa che per la sua testa andava bene!
Sospirando mezzo divertito e mezzo frustrato, si sedette sul sanitario e lo invitò a fare comunque tutto da solo sotto il suo sguardo vigile e attento.
Castiel più sollevato per vederlo lì con lui, cercò di fare quello che gli aveva detto e cominciando da ciò che indossava, si guardò. Solo allora si ricordò che Crowley l’aveva spogliato ed avvolto in un lenzuolo ridotto presto in una stoffa grondante di sangue. Addosso però aveva dei pantaloni di pigiama.
- Chi mi ha vestito? - Chiese per pura curiosità. Dean si sorprese che lo domandasse, era una cosa superflua da sapere, capì che cominciava ad adattarsi a loro e la cosa lo incuriosì. Rimaneva comunque un angelo che si era avvicinato molto agli umani, non sarebbe mai stato uno di loro veramente. Un capolavoro di creatura vivente, insomma!
- Io! - Fece ricordandosi la nota imbarazzante nel cercare di renderlo decente dopo avergli passato alla buona il corpo con una pezza bagnata per tirargli via il sangue che gli era colato. Sam l’aveva quasi obbligato a farlo mentre lui e Bobby recuperavano il necessario per curarlo.
Ricordava come si era sentito nel togliergli quel lenzuolo rappreso di sangue e nel pulirlo alla meglio. Non si era mai sentito più imbarazzato in vita sua!
Per non dire di quando aveva dovuto rivestirlo e per poco la sua faccia non era finita in parti poco convenzionali.
Una specie di lotta. Per questo il torace glielo aveva lasciato scoperto. Certo le medicazioni andavano fatte abbastanza spesso, ma non aveva avuto la minima intenzione di cominciare un’altra lotta per infilargli una maglia!
Sotto gli occhi attenti di Dean, Castiel si tolse ciò che indossava, dei pantaloni leggeri e basta. Già tanto avesse quelli.
Una volta nudo provò uno strano bruciore proveniente dallo sguardo fisso di Dean sul proprio corpo, non lo comprese ed ignorandolo entrò nella doccia, infilandosi sotto l’acqua.
Nel momento in cui lo ricoprì carezzandolo dolcemente, un immediato sollievo lo percorse e chiuse istintivamente gli occhi sospirando.
Quella cosa da umani gli ci era voluta proprio, ammise.
A Dean per poco non venne un colpo a guardarlo così abbandonato ad un piacere che comunque non era lui a provocargli. Era strano poiché era una cosa assolutamente non da lui, cioè fare un’espressione di sollievo simile, chiudere gli occhi e abbandonarsi a qualcosa di umano. Per un momento credette di avere un intruso davanti e rimase immobile; non avrebbe mai pensato che Castiel fosse capace di esprimere così tante cose, per i suoi canoni, in così poco tempo. Si chiese cosa sarebbe riuscito a fare se avesse continuato a vivere con loro così come era il piano.
“Sarà merito del fatto che comunque prova tutte le sensazioni fisiche amplificate, di conseguenza quello che prima lo lasciava indifferente, ora lo colpisce visibilmente!” Poi lo sguardo fu involontariamente catturato dal suo inguine che reagiva a quel piacere naturale con troppa veemenza e lì capì precisamente cosa quello avrebbe significato nella sua totalità. E sorrise con un ghigno obliquo preoccupante.
“Interessante.”
Castiel non trovò la cosa strana, tanto meno insolita. Non aveva mai fatto caso al proprio corpo umano, ovvero al suo tramite, non sapeva quali reazioni potevano essere normali o no. Si limitava a vivere tutte quelle cose nuove con una certa flemma tipica sua.
Ma fra tutti, colui che si sarebbe effettivamente divertito maggiormente era proprio lo spettatore che fermo e zitto non si perdeva un solo movimento dell’angelo.
Quando cercò di insaponarsi il corpo, Castiel prese la boccetta che gli aveva indicato prima, l’alzò davanti agli occhi e la guardò come se dovesse fare tutto da sola.
Dean capì perché l’aveva guardato in quel modo allarmato prima -cosa strana per l’angelo- e sbuffando una risata si alzò avvicinandosi alla vasca dove, in piedi, si stava cercando di lavare.
- Dà qua, impiastro! Non sai nemmeno come ci si lava! Ma come diavolo siete fatti, voi angeli? - Chiese retoricamente buttandola in realtà sul ridere. Ironia, retorica, scherzi… arabo per l’altro che infatti credendo fosse una vera domanda gli rispose seriamente:
- Di luce. Non abbiamo bisogno di lavarci, cambiarci o… farci la barba! - anche perché pure quando possedevano un corpo per tanto tempo come era successo a lui, potevano usare la magia per fare qualunque cosa.
Dean gli prese di mano la boccetta del bagnoschiuma e seccato gli scoccò un’occhiata da ‘mi prendi per scemo?’ che non espresse sapendo che sarebbe stato inutile.
L’aveva sempre divertito quando faceva così, era razionale oltre ogni limite mai visto e non capiva le inclinazioni, di conseguenza lo faceva morire dal ridere, però era da molto ormai che non poteva concedersi di divertirsi sulle sue uscite spontanee.
Versando del contenuto in una spugna morbida, cominciò a passargliela sulla schiena ricordandosi quando Sam alle prese con la dipendenza da sangue demoniaco l’aveva piantato in asso molte volte per fare le sue cazzate con quella stronza di Ruby. In quel periodo aveva passato tantissimo tempo con Castiel, l’aveva praticamente scoperto ed era anche riuscito a divertirsi con lui, cosa che con Sam, sempre in quel brutto periodo, non succedeva . Poi fortunatamente le cose, dopo molte peripezie, si erano sistemate ma l’avvicinamento con l’angelo era avvenuto proprio in quell’epoca.
Non si era mai pentito di averlo scoperto. Era stato la sua salvezza su più fronti, sia a livello morale, appunto, che pratico. Gli aveva salvato il culo tante di quelle volte, per non dire tutte quelle che per lui si era sacrificato, che ormai aveva perso il conto.
Decisamente il suo perdono, con o senza fine da Leviatani e conseguente tortura, poteva esserselo guadagnato.
Anche se la verità era un’altra e senza riuscire a frenare la lingua, cosa che normalmente per le cose sentimentali gli riusciva anche troppo bene -non uguale per gli insulti invece che gli venivano spontanei-, lo disse con un sussurro mentre lo faceva voltare per insaponargli il petto, facendo attenzione alle cicatrici e alla ferita dove i punti erano sulla via della cicatrizzazione.
- Tu… lo sai, vero che io ti avevo già perdonato nel momento in cui, tornato in te dopo aver restituito le anime, sei crollato a terra e me l’hai chiesto mortificato e stremato? - Castiel colpito da quella frase apparentemente senza senso e fuori luogo, lo guardò sbattendo le palpebre, si riprese subito capendo che ci pensava ancora perché anche lui non faceva altro. Strinse le labbra in una specie di cenno di sorriso, nel complesso un’espressione molto triste e malinconica. Alzò una mano e gliela posò sulla guancia carezzandolo con la dolcezza che solo un angelo sapeva usare. Castiel non lo era mai stato con lui ma solo perché il loro rapporto, per quanto stretto fosse stato quasi da subito, era, per assurdo, più paritario nonostante era comunque il suo protetto.
Dean si sentì a disagio ma poi quel sentimento fu sbaragliato dal benessere che gli portò la carezza di un angelo che voleva confortare, si ricordò della sensazione che gli aveva trasmesso quando l’altra notte gli aveva stretto la mano per recargli lo stesso conforto. Era proprio una cosa da angeli ma strana e nuova per lui. Non aveva mai pensato gli servisse? Perché gliela dava solo ora? Perché voleva sdebitarsi a tutti i costi, convinto che niente sarebbe stato sufficiente?
I suoi giri mentali arrivarono solo lì e pensando che comunque Castiel era più razionale di così, non trovò una risposta vera e propria, suo malgrado non se ne turbò ed anzi si godette quella specie di incantesimo che l’amico era ancora in grado di fare.
Dimentico della spugna insaponata e di qualunque altra situazione generica o specifica, annullò la distanza che rimaneva, molto poca in realtà, e tornò a fare l’ultima cosa della notte in questione.
Sfiorategli le labbra bagnate per la doccia, le trovò di nuovo calde e morbide, così umane… eppure la sensazione che già gli dava la mano sulla guancia che passava anche dalle labbra, era allo stesso tempo così angelica… turbato e confuso, si abbandonò a ciò che era comunque estremamente piacevole e gratificante. Gli schiuse la bocca e si infilò in essa incontrando di nuovo la sua lingua. Ormai sapeva come fare, anche se era ancora rigido ed impacciato. Sorrise appena sapendo che sarebbe stato bello insegnargli, poi capì che di cose di quel genere da imparare ne aveva. Fu così che fece cadere la spugna nel fondo della vasca dove solo i piedi di Castiel stavano immersi nell’acqua che correva, mosse un braccio e alla cieca poiché continuava a baciarlo con una calma crescente, girò il getto sul compagno. Infine si tolse le scarpe ed entrò infastidito da quella differenza d’altezza inevitabile e da quella distanza che rimaneva. Lo premette contro la parete di piastrelle e con l’acqua che gli lavava via la schiuma dal corpo rendendoglielo ulteriormente liscio ed invitante, si separò solo per sfilarsi la maglietta ormai del tutto incollata addosso. Tornò ad avventarsi sulle sue labbra prendendogli il viso fra le mani per ancorarlo a sé, in segno di comando, per gestire la cosa e Castiel non si sognò di ribellarsi, trovandosi estremamente bene fra le sue braccia, fra le sue labbra, con la sua lingua che giocava con la propria in quel modo così umano eppure così bello.
Premendosi col corpo sul suo, bagnati allo stesso modo, sentirono entrambi del fastidio per i jeans che Dean indossava ancora, ormai anche quelli incollati addosso come una seconda pelle. In quel momento quei poteri sarebbero stati enormemente comodi.
Sentiva l’acqua che sensualmente li ricopriva facendoli bere nel baciarsi e questo aumentò il ritmo di un gesto erotico che ormai li vedeva praticamente in apnea.
Stava studiando un modo per togliersi i pantaloni abbastanza in fretta quando sentì la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi e sgranando gli occhi si separò in fretta da Castiel con aria liberamente terrorizzata.
- Sam. - Che fosse lui era poi l’eventualità migliore poiché non era idiota, sapeva di aver già mangiato la foglia col fratellino troppo sveglio. Oltretutto lo conosceva meglio di sé stesso… ma se fosse stato Bobby, lì sì che sarebbe stato imbarazzante!
Uscì velocissimo dalla vasca come una scheggia lasciando Castiel piantato contro le piastrelle della doccia, smarrito, interdetto, confuso e… notevolmente -davvero notevolmente- eccitato nelle zone basse ancora in bella e pericolosa mostra.
Gli venne sete a Dean, gli si seccò la gola e gli venne anche fame. Un altro tipo di fame che avrebbe sempre giurato di non poter provare, non per una cosa simile da cui era scappato come un codardo per tutta la vita.
Forse alla fine, si disse chiudendo svelto l’acqua e passandosi nel panico l’asciugamano sulla testa e sul torace con gesti meccanici, la destinazione finale era proprio quella da cui si scappava per tutta la vita.
Sam gli avrebbe detto che era certamente così e per questo lui che non aveva mai aberrato quel genere di cose -oltre che sentimentali anche da gay-  alla fine non si sarebbe mai veramente trovato in una situazione simile.
- C-copriti. Non puoi così. - Fece poi passandogli il telo, non riuscì ad essere più preciso.
Finché si trattava di baciarlo era un conto ma quando si metteva a provare autentica voglia sessuale nei suoi confronti… bè, lì era decisamente diverso!
Castiel, smarrito, prese l’asciugamano e lo tenne fra le mani senza saper cosa dovesse farci e non capendo che problema ci fosse, disse la cosa più logica che gli venne in mente e meno opportuna in quel momento, dopo quanto accaduto:
- Manca ancora l’altra cosa per i capelli. -
Questo ebbe il potere di far riprendere Dean che scoppiando istericamente a ridere riuscì di nuovo a pensare lucidamente.
Tornato in sé gli indicò di stare fermo e zitto, quindi uscendo dal bagno si assicurò su chi fosse.
Quando si trovò davanti il viso delicato di suo fratello sospirò di schianto dimostrando un sollievo fin troppo esplicito, cosa che fece ridere Sam il quale ormai sapeva perfettamente cosa stava accadendo fra quei due. Bè, non che ridesse solo per quello… Dean era scalzo e solo coi jeans, completamente bagnato come se avesse fatto anche lui la doccia mezzo vestito!
- Gli hai fatto una dimostrazione pratica di come ci si lava? Non bastava spiegargli? - Sorvolò sul motivo dei jeans addosso, lo capiva benissimo da sé, e faticò a non stendersi dal ridere mentre guardava i colori di suo fratello che si imbarazzava per quell’incontenibile uscita.
Alla fine scuotendo la testa alzò ancora con le lacrime agli occhi il sacchetto con la roba che aveva recuperato e dicendo che li aspettava per il rito, gli intimò di proseguire con calma.
- Ci penso io a Bobby se torna! Voi però non fate casino! - Dopo di quello Dean credette di essere dimagrito di venti chili!
Non dover spiegare niente o peggio nascondere a Sam ed anzi averlo come complice, rendeva tutto decisamente più facile, specie perché le cose erano già di loro piuttosto complicate ed ingestibili così.
Senza dire nulla e rosso in viso come un pomodoro, rientrò borbottando cose a casaccio.