CAPITOLO VI:
ARRIVI A CIO’ DA
CUI FUGGI
Catturami
Sto cadendo
E la tua innocenza è tutto quel che ho
Puoi sentirmi chiamare
in pezzi che solo io posso capire
Volevo sentire come potevo dirti perché
Penso che potevo almeno vedere l’altra parte
O qualcosa di reale
Qualcosa di reale
È scomparso prima che tu vedessi i segni
La vine è vicina
Spezzato e tu sei arrampicato
E la mia innocenza è tutto ciò che tu hai
Posso sentirti piancere
Dai posti che solo tu puoi capire
Volevo provare come potevo dirti perché
Pensavo potevo almeno vedere l’altra parte
O qualcosa di reale
Qualcosa di reale
Volevo provare come potevo dirti perché
Penso potevo almeno vedere l’altra parte
È scomparso prima che io vedessi il segno
E la fine è qua
/Something real - Renee Stahl/
Castiel non
aveva ancora la minima idea di che cosa stessero andando a fare in camera,
ingenuamente sapeva che gli uomini in camera dormivano di conseguenza pensava
che stessero andando a far quello. Si chiese come mai nella stessa ma non pose
la minima domanda visto che Dean gli aveva severamente proibito di fargli
domande.
Entrati, lo vide
chiudere la porta, lo stava guardando fisso per capire da solo e quando notò lo
sguardo altrettanto intenso di Dean capì che stava pensando a qualcosa di
diverso dal riposare. Si chiese cosa fosse e naturalmente se lo chiese per sé.
Anche quando si
tolse la maglietta non lo capì, suo malgrado apprezzò la visione che gli
offriva.
Dean aveva un
gran bell’aspetto per essere un umano e prima sotto la doccia ne aveva avuto un
assaggio più o meno diretto. Non immaginava quanti altri ce ne potessero essere
in realtà.
Rimase in piedi
fermo immobile, le braccia lungo i fianchi, la posa neutra, lo sguardo
concentrato sul ragazzo.
Dean lo
raggiunse e senza esitare gli slacciò la camicia che gli avevano dato pulita e gliela
fece scivolare giù.
Castiel ancora
non capiva ma non avrebbe aperto bocca, però notava le pupille di Dean
dilatarsi, gli era successo in bagno e in camera, quando si erano baciati.
Ormai conosceva
bene quel gesto d’affetto, aveva capito ce n’erano altri e per curiosità si era
chiesto quali potessero essere.
Quella famosa
volta che aveva visto il film in televisione erano stati un uomo ed una donna,
poteva essere una cosa simile lo stesso?
Poi se ne rese
conto.
Aveva comunque
pensato a quello, quasi che fosse un pensiero fisso.
Non se ne turbò
e tornò sul ragazzo che, dopo la camicia, gli prese il viso fra le mani
riprendendosi le sue labbra.
Castiel gliele
donò volentieri e ricordando di doverlo sempre assecondare, ormai stava
diventando pratico di quel genere di cose.
Era piuttosto
piacevole mescolare i loro sapori, intrecciare le lingue e fondere le bocche a
quel modo, Dean lo faceva molto bene.
Tornò a provare
quel calore interiore che lo destabilizzò ed immediatamente chiuse gli occhi
per non scivolare via da lì, era così facile perdere la coscienza. Sarebbe
stato bello.
Proprio quando
era riuscito a ristabilirsi, si ritrovò di nuovo sbalzato via dalle sue mani
che si posavano sui propri fianchi, la pelle rabbrividì al diretto contatto e
peggiorò quando risalì sulla vita e poi scivolò dietro la schiena. Cominciò a
muoversi nel carezzarlo con lentezza ma consapevolezza, era sicuro di sé, come
se dopotutto sapesse cosa faceva e Castiel lo invidiò perché lui non ne aveva
la minima idea.
Disorientato fece
altrettanto e circondandolo con le braccia delicatamente e con quel filo di
impacciato che lo rese unico, la voglia di avere e fare di più crebbe
istintiva. L’unico problema era che non aveva la minima idea di cosa potesse
fare.
Lasciandosi
guidare ancora una volta da Dean, si trovò le sue labbra sul collo. Non lo
stava proprio baciando, era qualcosa di più umido e deciso, succhiava in realtà
e doveva dire che era estremamente piacevole.
Porgendogli
istintivamente il collo fece sorridere divertito Dean che se lo strinse a sé
proprio mentre le mani scendevano nella parte posteriore del suo corpo.
Castiel si sentì
quasi afferrare e immaginò che dovesse piacergli da come veniva attanagliato.
Erano i modi alla Dean, pensò, che comunque così non aveva mai assaporato.
Quando finì col
suo collo si separò appena e tornando alla bocca, fece scivolare le mani in
avanti a sbottonargli i pantaloni. Castiel si fermò dal rispondere al bacio per
capire cosa stesse accadendo.
Sentiva di nuovo
un calore assurdo nelle zone basse e Dean ghignò capendo di cosa si trattava.
Separandosi
appena disse a fior di labbra e guardandolo in viso con sguardo offuscato dal
desiderio:
- Devi solo
lasciarti guidare e fare quel che faccio io. - Castiel dedusse che fosse un
invito a slacciargli a sua volta i jeans e senza il minimo problema lo fece.
Dean ridacchiò di nuovo.
Era anche
divertente in un certo senso. Spezzava la tensione.
Non era facile
farlo con uno che non era un semplice verginello ma molto peggio. Era più come
un robot anche se doveva dire che di cose ne provava. Il suo problema era
gestirlo.
Però a suo modo
era bello.
Cercava di
capire se gli piacesse, non avendolo mai fatto con un uomo ed avendo sempre
avuto un certo terrore al riguardo, era ovvio che trovandosi in una situazione
simile andasse avanti come se fosse approdato sulla luna.
Esplorava cauto
anche se non era molto il suo modo e spesso tendeva alla brutalità.
Avrebbe voluto
essere più sicuro com’era di solito ma volendo capire se poteva piacergli
davvero, andava con calma.
Oltretutto alla
fine era come un assaporarlo.
Castiel era
diverso, con un altro uomo non sarebbe stato così e non era diverso perché era
un angelo, lo era perché ormai non era né uno né l’altro e comunque… bè, era il
suo Cass…
Sospirò
spingendolo sul letto.
Alla fin fine più
andava avanti e più ne voleva, non era una questione di volere o potere era
solo una questione di istinti.
Voleva ogni
particella che componeva Castiel e dopo averlo quasi perso non poteva rischiare
di perderselo di nuovo.
L’idea che
Crowley l’avesse torturato lo mandava poi fuori di testa e quando ci pensò per
un istante imbattendosi nel suo simbolo inciso sul petto, Castiel sussultò
poiché doveva essere stato particolarmente impetuoso.
Si rese conto
che si stava sciogliendo senza volerlo e capendo che quella strada andava bene,
invece che con le dita, usò la lingua per tracciare le stesse linee appena in
rilievo.
Castiel si
contorceva inarcando la schiena e tendendo i muscoli, era una specie di tortura
tremendamente piacevole per lui perché le sensazioni amplificate lo rendevano
preda di qualcosa di inimmaginabile.
Orgoglioso che
fosse comunque lui, scese sul ventre e nell’abbassarsi gli tolse del tutto il
resto di ciò che indossava, fu quando si stava per impadronire della sua
erezione, con grande curiosità oltre che eccitazione stessa, che Castiel tornò
a prendere il controllo e togliendoselo di dosso ribaltò le posizioni per
potergli togliere i pantaloni e i boxer a sua volta.
Dean lo guardò
stralunato.
- E perché
diavolo lo fai ora? -
Castiel
raggiungendo il suo petto come aveva fatto prima l’altro, rispose logico:
- Mi hai detto
tu di fare quello che facevi. -
Dean si morse il
labbro maledicendosi. Poteva dirgli anche di buttarsi sotto un ponte che lo
faceva? Decise di non sperimentare poiché sapeva la fine che avrebbe fatto e
trattenendo un gemito per la sua lingua che tracciava delicatamente la sua
pelle, se lo staccò per rimetterlo al suo posto, steso sotto di sé dove era
bene rimanesse.
Era lui che
doveva esplorare quel campo, Castiel era solo la sua cavia.
Poi ghignò.
Ovviamente era la parte centrale senza cui lui non avrebbe nemmeno voluto
provarci ad addentrarsi in quel modo da cui era fuggito da una vita a gambe
levate!
“Probabilmente
Sam che sembra sempre quello più gay di noi perché tanto sensibile e gentile,
non lo è per niente!”
Pensò al volo.
“Bè,
comunque non lo farei con chiunque, ma immagino che lo dicano tutti all’inizio,
ma che cazzo ne so!”
Questo fu
comunque il suo ultimo pensiero coerente prima di impossessarsi della sua
erezione. Dopo averla avuta fra le mani si rese conto della facilità all’eccitazione
per Castiel e se lo prese fra le labbra con circospezione. Fu un attimo poiché
immediatamente pensò come gli piaceva a lui e lo fece allo stesso modo.
E se per lui fu
sorprendentemente quasi naturale, in un certo senso, anche se comunque
decisamente strano, per Castiel fu deleterio.
Convinto che
quel piacere da umani fosse impareggiabile, capì gli angeli come Gabriel che
avevano rinnegato la loro razza e si erano uniti agli uomini solo per i piaceri
tipicamente terreni. Erano quelli. Era per quello che lo facevano e dopo un’esistenza
a biasimarli, ora li capiva.
Immerse le dita
fra i capelli di Dean e si inarcò verso di lui spingendo innocentemente il bacino
senza pensarci. Questi diede il colpo di grazia all’altro che aumentò l’intensità
fino a fargli raggiungere il culmine.
E fu strano
perché per un momento provò un’energia dentro di sé impareggiabile.
Come se l’adrenalina
pompasse mille volte oltre il normale.
Pensò che
sarebbe morto, per un momento, e si disse che non era comune una reazione
simile dal momento che non era lui quello che aveva avuto l’orgasmo.
Poteva essere il
risultato del farlo con un angelo?
Confuso per un
momento da questo, si ritirò su dopo qualche istante e con aria interrogativa l’osservò
ansimare con le braccia aperte di lato, aveva gli occhi socchiusi e quasi non
si vedevano le sue iridi. Quando si chinò li aprì meglio, erano carichi di
piacere, il suo corpo pulsava d’eccitazione ed era talmente sconvolto che il
blu delle iridi era la cosa più intensa che avesse mai visto.
Se ne innamorò
in quel momento e baciandolo lo riportò al mondo dopo averlo spedito chissà
dove.
Doveva essere il
suo primo orgasmo e sicuramente ora stava capendo tante cose, come ad esempio
perché certi angeli si ribellavano per quello.
Soddisfatto,
decise che ora era tempo della parte più importante ma non fece in tempo a
girarlo che Castiel, come se si ricordasse di quello che gli aveva detto, si
alzò e deciso come un caccia lo stese per fare esattamente la stessa cosa.
Era un modo
stranissimo di fare sesso, era come farlo allo specchio ma sicuramente non con
sé stesso visto quanto era diverso l’angelo.
Stupito di quel
modo, se ne beò subito dopo complimentandosi con lui e la sua capacità d’apprendimento,
quindi puntando i piedi cominciò a spingere nella sua bocca mentre mormorava
roco ed incontrollato di aumentare e di fare più forte. Fu con una piccolissima
parte di sé che si rese conto che stava per venire e volendo riservarsi per
dopo, se lo staccò di dosso con fatica.
Castiel non capì,
prima lui era andato fino in fondo… ma non discusse poiché Dean se lo tirò su e
cingendogli il collo gli prese la bocca, aveva bisogno del suo sapore prima di
andare oltre. Quella spinta a prenderselo del tutto, a volerlo completamente.
Sentendolo steso
sopra e ingenuamente a contatto con la sua erezione, lo prese per i fianchi e
cominciò a muoverselo addosso in modo che si strofinasse, Castiel parve
cogliere l’invito e facendolo da solo trovò il gesto estremamente piacevole
tanto che tornò a riprendersi dall’orgasmo con troppa facilità.
Dean capì
lontanamente che doveva dipendere anche dal fatto che comunque non era un umano
effettivo, ma non se ne interessò oltre.
Quando le dita
si mossero da sole sul suo sedere, si rese conto che era ora e scivolando via
da sotto, lo lasciò a pancia in giù, quindi lo tirò su sulle ginocchia e lo
piegò in avanti in modo da avere un perfetto accesso a quel che al momento gli
interessava di più.
Esitò cercando
di capire se gli facesse schifo come aveva sempre pensato dovesse essere, se si
impressionava, se ora lo voleva ancora, se… ma ad ogni domanda non trovò
risposte negative, quindi scuotendo il capo decise di mandarsi definitivamente
al diavolo.
Ormai era a quel
punto, che senso aveva fermarsi? Non avrebbe mai potuto né voluto.
Castiel l’aspettava
e si sorprese nel risentirlo con le dita dentro di sé. Sentì anche la sua
lingua e si eccitò, quella parte del scambiarsi affetto era estremamente
piacevole.
Gettò la testa
all’indietro e gemette, quindi quando Dean lo notò particolarmente al limite
mormorando un roco ‘preparati’, si rese conto che era comunque inutile. Castiel
aveva una soglia del dolore completamente diversa e comunque sicuramente non
sapeva a cosa dovesse prepararsi. Infatti, come da copione, gli chiese proprio ‘a
cosa’ e fu lì che gli diede, non senza il suo fedele sorrisetto ironico,
dimostrazione pratica.
Le spiegazioni
non erano molto per lui dopotutto.
Scivolato in
lui, rimase un istante immobile con gli occhi chiusi e la bocca aperta, l’aria
abbandonata e la testa all’indietro.
Era impagabile.
Si sentì
strappare quasi subito dalla realtà e quando cominciò a muoversi lentamente,
Castiel non tardò a raggiungerlo.
Come da Dean
immaginato, lui aveva un’altra soglia del dolore, specie dopo essersi ripreso
col rito di rigenerazione. Ora che stava bene poteva godere di tutte le sue
solite qualità.
Provò un piacere
molto più intenso di quel che avrebbe dovuto anche in merito al famoso simbolo
e chiudendo gli occhi si lasciò trasportare da quel viaggio incredibile che
sapeva non aveva paragoni.
Lo sentì
muoversi in sé, lo sentì crescere nel suo stesso piacere trasportato lentamente
in sé, lo sentì impazzire e finire altrove e lo raggiunse ritrovandosi insieme
in altre dimensioni mai toccate.
Fu incredibile e
rigenerante. Rigenerante in più di un senso.
Ed
effettivamente se avessero saputo ci avrebbero pensato meglio, perché nel
momento in cui Dean raggiunse il suo orgasmo in Castiel, questi venne avvolto
da una luce accecante e bollente e per un momento epico le ali apparvero dalle
cicatrici della schiena che scomparvero. Ombre sovrannaturali dalla forma
precisa. Dean completamente fuori di sé dal piacere, rimase paralizzato a quella
reazione non capendo minimamente che cosa fosse successo e ricordandosi di
quando l’aveva avuto prima lui, l’orgasmo, capì che doveva essere accaduto
qualcosa di serio.
Quando si
ripresero, scivolò stanco sul letto e guardandolo interdetto, ancora ansimante,
chiese con timore.
- Cass, che
diavolo è successo? - Fa allora che riconobbe in lui l’angelo di un tempo,
colui che aveva incontrato il primo giorno.
Dean rabbrividì
e si sentì piccolo, quasi annullato.
Lui era solo lì
steso accanto che lo guardava a sua volta in quel suo modo caratteristico quasi
inespressivo, quindi i suoi occhi apparvero quasi di luce quando rispose piano
e laconico.
- Mi sono appena
tornati tutti i poteri. Sono un angelo a tutti gli effetti. -
Lo disse quasi
come fosse una colpa eppure con una gioia dietro che fu davvero strana per la
contraddizione in sé.
Dean ad occhi
sgranati ed incredulo, capendo in un istante ciò che quello avrebbe
significato, impallidì non poco sconvolto.
- Come diavolo è
successo? -
Castiel si tirò
su di lato e vedendolo spaventato dietro alla reazione di shock, gli mise la
mano sul petto ed in quello di nuovo la pace tornò. Aveva quel modo di
rilassarlo che non aveva mai usato e si chiedeva perché diavolo avesse
aspettato tanto.
- Non sapevo in
cosa consisteva… il resto… - Fece alludendo al fare l’amore. Dean riuscì ad
imbarazzarsi perché c’era un fondo di sentimentalismo che non era per lui. -
altrimenti ti avrei spiegato in cosa consistono i punti d’entrata e d’uscita
dell’energia e cosa la dà. - Dean cominciava a capire da solo ma volendo
sentirselo dire meglio, si sistemò a sua volta girato sul fianco, la mano di
Castiel cadde ma si spostò sul suo viso. Aveva quella dolcezza innata a cui non
era abituato. Probabilmente era portata dall’atto che avevano appena consumato,
da quell’in più appena guadagnato, quella ricchezza che prima gli era mancata.
Quel lato umano che prima lo rendeva freddo.
- Spiegamelo
ora. - Disse deciso, ma nel guardarlo negli occhi e nel sentire ancora la sua
mano su di sé, si sentì istintivamente calmo come poche volte gli capitava di
essere.
Forse era l’effetto
di giacere con un angelo.
- Questo vostro
atto d’amore è il più potente generatore d’energia pura che voi umani
possedete. Pensa solo che è da questo che voi create la vita concependo feti
che poi diventeranno bambini. - La sua spiegazione di come si creava una vita
aveva dell’inverosimile e Dean ne rise ma non lo interruppe. - Ogni cosa che è
caldo in natura dà energia mentre ciò che è freddo la toglie. Quello che è neutro
la stabilizza. - proseguì e questo argomento interessò a Dean non per esso
stesso ma per il modo in cui Castiel ne parlava. Aveva qualcosa diverso. - i
punti d’ingresso e di uscita nei corpi umani sono tanti ma principalmente dai
piedi entra e dalla bocca esce, mentre la mano destra prende e la sinistra dà. È
un tramite in continuo funzionamento. Ci sono anche altri punti d’ingresso ed
uscita e comunque tutto ciò che crea contatto lo è. Più contatto c’è e più è
efficace lo scambio. - Non serviva spiegargli come, quindi, nel fare l’amore,
Dean aveva rigenerato Castiel restituendogli l’energia che gli mancava. - E’
come se mi avessi fatto toccare la tua anima. - Disse infatti alla fine
concludendo la spiegazione di per sé utile oltre che interessante.
A Dean
solitamente annoiavano ma sarebbe stato ore ad ascoltare quel nuovo Castiel.
Vedere le sue
ali mentre lo prendeva da dietro era stato sconvolgente e splendido, per un
momento si era accecato e rigenerato lui stesso, pieno di un’energia
incredibile.
Poi sospirò.
Tutto quello aveva un solo significato finale, comunque.
Era sì bello che
Castiel fosse tornato un vero angelo, però…
- Significa che
ti stanno individuando, che ti troveranno a breve e ti cacceranno per finire il
lavoro e punirti, lo sai, vero? - Lo disse con malinconia, era stato diretto e
pratico, com’era solito essere, però gli pesò quella volta.
Castiel invece
sorrise consapevole e non parve né triste né turbato.
- Questa seconda
possibilità è molto più di quello che avrei mai osato sperare e non la sprecherò.
Ho imparato una cosa da tutto quello che è accaduto. - Fece infinte con
fermezza. Dean si avvicinò impercettibilmente sperando di trovare qualcosa a
sua volta che non fosse solo un enorme vuoto finale.
Non tornava
ansioso solo per la sua mano sulla guancia che aveva dell’irreale, ci si stava
aggrappando con tutto sé stesso.
- Cosa? - Chiese
piano.
Castiel sorrise
appena in un modo assolutamente indescrivibile, quindi sfiorandogli le labbra
con un che di adulto e alto, rispose:
- Alla fine
arrivi a ciò da cui fuggi. Sei quello che hai sempre temuto, quello che ti ha
sempre spaventato, che hai biasimato da una vita, che hai combattuto. Alla fine
sei ciò che ti terrorizza e ti indigna. Per questo non devi mai giudicare perché
è proprio lì che cadrai, in ciò che neghi. Se passi un’esistenza a dire che tu
non sarai mai così e non farai mai quello, alla fine succederà perché lo sai
subito a livello inconscio, non te ne rendi conto ma ciò che sarai è già dentro
di te. Solo che averne paura non basta. La natura è la natura. Però puoi
rimediare se non ti piace. Oppure accettarlo. - Alla fine Dean si ritrovò nel
suo discorso che probabilmente era per sé stesso, capì che erano parole
adattabili a chiunque e sentendosi veramente meglio in quella verità finale, si
abbandonò alle sue labbra che catturò consapevole che non sarebbe stata l’ultima
volta anche se da ora in poi sarebbe di certo stato più difficile per tutti.
- Fa una cosa
per me, Cass… - Disse infatti prima di lasciarlo andare.
- Dimmi. - Fece
continuando ad accarezzarlo delicato.
- Vieni da me se
le cose si complicheranno, vieni da me se avrai problemi, vieni da me se non
saprai come fare. Vieni da me. E vieni anche solo per farti vedere e per… - poi
sorrise ironico decidendo di dirlo alla maniera di un angelo - scambiarci le
energie! - Castiel ricambiò con qualcosa che poteva lontanamente somigliare ad
un sorriso e che in realtà era una vaga inclinazione serena, quindi
sfiorandogli le labbra rispose:
- E tu chiamami
quando hai bisogno, ma chiamami anche quando non ne hai. -
Non disse che
doveva andare per non metterli in pericolo visto che aveva praticamente tutto
il paradiso alle calcagna, lo sapevano entrambi, quindi quando Dean chiuse gli
occhi, Castiel si dissolse e nell’esatto momento in cui accadde si sentì subito
male, come se il cuore e l’anima fossero tornati stretti in una morsa atroce,
ma con un sospiro si aggrappò alla consapevolezza che non si cadeva due volte
nello stesso precipizio e che rendersi conto di chi si era, sia pure che questo
andasse contro le aspettative di una vita, poteva essere utile ad affrontare le
difficoltà coi giusti mezzi.
Ora entrambi
sapevano chi erano, le cose sarebbero andate sicuramente meglio.
Specie perché
sapeva che l’avrebbe rivisto presto e di certo vivo e vegeto.
FINE