CAPITOLO II:
QUESTIONE DI
PRIORITA’
Per Dean fu più
facile del previsto tornare in quel mondo che aveva abbandonato con rancore e
astio.
La prima cosa
che aveva fatto era rispolverare la sua adorata Impala, l’aveva tenuta ferma e
coperta come per tenere lontano da sé una vita passata e remota ma non aveva
mai avuto il coraggio di buttarla.
La seconda cosa
era stata cercare Bobby.
Quando li aveva
rivisti era stato strano per tutti essere lì sempre in tre ma senza Sam.
L’espressione di
Bobby era stata strana senza ombra di dubbio, come se sapesse qualcosa in più
di Dean e si chiedesse se anche Castiel la sapesse, ma essendoci sempre di
mezzo il ragazzo non ebbero mai tempo di parlare e confrontarsi.
L’angelo era
comunque serafico, capire cosa sapeva e non sapeva era praticamente
impossibile.
Quando
cominciarono a parlare di un piano di battaglia per il problema di Castiel,
questi aveva subito posto il problema in termini di ‘non ho abbastanza potere
per battere Raphael’ e di conseguenza ‘come posso diventare più forte?’, ma
Dean che ragionava diversamente, ovvero come un ragazzo abituato ad usare la
forza più che la testa e la furbizia, aveva immediatamente risposto con facilità
al quesito:
- Che te ne
frega di ottenere più potere? Non c’è un genio della lampada a disposizione. -
Qua Castiel aveva provato ad introdurre il punto che i geni esistevano ma che
avevano troppi contro a favore del loro utilizzo, Dean era andato oltre
zittendolo in fretta. - Pensa piuttosto a come liberarti di Raphael! - Ma non
si era espresso bene e Castiel aveva infatti logicamente risposto:
- Se non ho più
potere non vedo come sia possibile! -
Dean a questo
punto aveva ripreso spazientito e seccato, il suo tasso d’impazienza in tutto
quel periodo era scemato parecchio…
- Ma non sei
mica il solo a poter uccidere un arcangelo! Ne abbiamo già affrontati e mi
risulta che non sia impossibile! Per te che sei un angelo minore sarà
impossibile, ma noi non siamo angeli! Bisogna solo trovare il sistema giusto!
Usare qualche trappola anti angelo e cose simili, insomma… non sarà
impossibile! - L’aveva messa molto più semplice di quel che Castiel sapeva era,
ma vedere la situazione da quella prospettiva l’aveva effettivamente
tranquillizzato.
- Ma dobbiamo
trovarle, queste trappole… - Dean si spompò, ecco il solito pessimista!
- Ci arrivo
anche io a questo, ma intanto abbiamo l’impostazione giusta! Come pensi di
trovare più potere, scusa? - Chiese poi con un lampo che gli faceva tornare
alla mente la sua obiezione iniziale. Castiel che non trovava niente di
sbagliato nel rispondere con sincerità esprimendo la verità, rispose:
- Ci sono vari
modi ma tutti uno più illegale dell’altro, per noi angeli. - Questo fece ridere
Dean chissà per quale motivo, poi commentò spontaneo:
- Integerrimo
fino alla fine! - Castiel però lo demolì con la sua solita onestà tetra:
- Sarei arrivato
anche a quello se non fossi venuto da te o se mi avessi respinto. - Dean spense
il suo sorriso e lo guardò stupito chiedendosi se quello fosse veramente il suo
Cass… decise di non indagare consapevole di ciò che la sofferenza ed il dolore
poteva far fare. Lui stesso di cose indicibili ne aveva fatte ed altre non era
arrivato solo grazie a chi glielo aveva impedito, non certo per coscienza.
- Si arrivano a
certi livelli dove semplicemente non ce la fai. - Commentò poi parlando più a sé
stesso che all’altro.
Castiel si
dispiacque per i ricordi sicuramente dolorosi che gli aveva rimembrato, quindi
distraendosi col richiamo di pericolo in Paradiso capì che quelle piacevoli
conversazioni di rimpatrio sarebbero dovute essere messe da parte.
- Scusa ma devo
andare… - Dean si drizzò a fissarlo apprensivo in evidente contrarietà. Castial
si fermò un attimo prima di volatilizzarsi capendo, chissà come mai, che tipo
di sentimento albergasse ora nel suo amico. Accennò ad un vago sorriso, non ne
faceva molti, quindi allungò la mano e gli sfiorò il braccio come aveva fatto
prima, provando ad infondergli un po’ di leggerezza interiore. Era una cosa da
angeli che però non aveva mai pensato potesse essere utile agli umani… ora,
dopo aver vissuto tanto con loro, cominciava a ricredersi. Non gli piaceva
quell’espressione scura sul viso di Dean.
- Tornerò
presto, ma non posso lasciare il Paradiso così a lungo… intanto pensate a quel
piano… - Bobby, che nel frattempo era sparito al piano inferiore di casa sua
alla ricerca di qualche libro utile, salì in tempo per vedere Castiel
dissolversi e Dean combattuto con sé stesso fra la preoccupazione ed il
sollievo.
Doveva avergli
fatto qualcosa, quell’angelo, se lo spiegò solo così, ma si guardò bene dall’approfondire,
c’erano cose molto più importanti di cui parlare.
Come ad esempio
la sua decisione di tornare in campo.
Che non sapesse
niente di Sam era evidente ma voleva capire perché e soprattutto se Castiel ne
era a conoscenza. Era strano pensare che quell’angelo non sapesse del
misterioso ed insolito ritorno di Sam e del gruppo con cui cacciava. Lui non
aveva voluto averne niente a che fare ma naturalmente solo per poter indagare
meglio sul ritorno di due che mai e poi mai sarebbero dovuti essere lì.
Ora sembrava che
le cose si stessero decisamente muovendo, bisognava capire se fosse positivo o
negativo.
Si scontrò
presto con la dura realtà.
Fra il dire ed
il fare c’era di mezzo decisamente più di quel che avrebbe pensato e seppure di
arme anti angeli ce n’erano, al momento non ne erano provvisti e pur trovandole
restava il problema principale. Come potevano riuscire ad avvicinare tanto
Raphael da ucciderlo senza venir uccisi per primi?
Non era per
niente facile e brancolando fra malumori ed insofferenze continue le cose
peggiorarono esponenzialmente quando Castiel gli arrivò fra capo e collo, quasi
letteralmente, in condizioni a dir poco pietose.
- Cass! - Esclamò
allargando le braccia in tempo per prenderlo prima che cadesse a terra.
Un’ondata di gelo
interiore lo bloccò istantaneamente mentre se lo caricava istintivamente sulla
spalla e lo trascinava nel divano di Bobby che al momento non c’era nemmeno,
via per ricerche. - Che diavolo… -
Castiel, davvero
provato, non riuscì a rispondere subito troppo concentrato sul respirare e sul
sopportare il dolore di quel corpo umano che lo stava mettendo a dura prova.
Dean,
inginocchiato davanti a lui, si chiese cosa potesse fare… il tramite di Castiel
sanguinava parecchio e non sapeva come si curavano gli angeli, perché non si
rigenerava da solo?
L’idea che
potesse star così per sempre lo rese come un leone in gabbia e vedendo che non
gli rispondeva, lo prese per il braccio e lo scosse per farlo reagire. Non
poteva essere tornato a fare quella vita solo per quello…
- Rispondi, che
diavolo è successo? È stato Raphael? Dannazione, Cass! Guarisciti! Non stare
così! - Oltretutto sembrava sul punto di trapassare perché aspetto fisico
malmesso a parte, non si muoveva e non parlava, stava con gli occhi chiusi
steso ad aspettare e respirare a fatica. Aveva una cera davvero brutta.
Su quel
contatto, l’angelo riaprì gli occhi e spostando lo sguardo blu su quello
altrettanto chiaro di Dean, vide la sua evidente preoccupazione e si trovò di
nuovo a fare quel suo vago cenno di sorriso.
- E’ bello
vederti reagire di nuovo… - Dean ne rimase spiazzato. Su tutte le cose che
poteva dirgli, quella di certo non era fra quelle che si sarebbe aspettato.
- Cosa ti
prende? - Fece allora Dean avvicinandosi per sentirlo meglio, magari aveva
capito male.
Castiel decise
dunque di prendergli la mano che gli artigliava il braccio per evitare che
glielo staccasse, in quel gesto cercò di risollevargli l’animo capendo che a
Dean piaceva, ma privo di forze non ci riuscì, così rimasero semplicemente in
quel modo ad osservarsi.
- Quando sono
tornato da te eri molto depresso… pensavo non saresti tornato il Dean di
sempre. Quello che ho conosciuto. Impaziente ed impulsivo. -
Dean, spiazzato
da quelle sue parole, capì solo che ora parlava meglio e prendendo un
fazzoletto dalla tasca cominciò a passarglielo sul viso per pulirlo dal sangue.
I movimenti seccati, sembrava arrabbiato.
- Perché sei
arrabbiato? - Cominciava a capire le modalità umane ma Dean spesso era ancora
un mistero, forse gli piaceva tanto per
questo.
Gli pulì l’angolo
della bocca e poi il mento.
- Perché non mi
piace quando ti riduci così. - Si sentì come quando era alle prese con le
ferite di Sam. Fu sgradevole tornare indietro a quel modo ma Castiel capì si
trattava di un problema molto più profondo di quanto apparisse e fermandogli la
mano che gli procurava più dolore per i movimenti poco delicati, disse
cominciando a rigenerarsi con molta lentezza.
- Guarirò.
Lentamente ma guarirò. Comunque molto più in fretta di voi umani. Per
recuperare le energie perse nell’ultima battaglia mi ci vorrà un po’, ma poi
potrò tornare. - Non era molto confortevole, Dean non si sollevò e rimase, sia
pure fermo con la mano nella sua, di nuovo, a fissarlo contrariato.
- Non sono
tornato a fare questa vita per perdere le persone a cui tengo. - Fu uno scatto
involontario di eccessiva sincerità. Dean l’avrebbe definito sentimentalismo,
ma Castiel ne rimase colpito.
- Tieni a me? -
Ora che erano in fase conversativa e che avevano tempo perché doveva riprendersi,
poteva dedicarsi meglio a lui. Dean arrossì imbarazzato, detestava fare quei
discorsi e parlare di sé in questi termini. Far capire cosa provava, come si
sentiva, non erano cose che gli venivano mai bene. Fece per staccarsi da lui e
piantarlo in asso, ma la mano gli fu trattenuta dalla sua, così rimase
inginocchiato accanto al divano a fissarlo torvo.
- Lo devi per
forza chiedere? -
- E’ un doppio
senso? - Fece ricordandosi improvvisamente le conversazioni rare con Crowley.
Dean si
distrasse ed alzò un sopracciglio:
- E tu che ne
sai dei doppi sensi? Mi risulta che non li sai cogliere! -
- Crowley ne usa
spesso ma non so mai di cosa parli… - Dean riuscì anche a ridere a capire a
cosa si riferisse.
- Crowley è un
pervertito! - Il che era perfettamente vero, ma questo non faceva capire all’angelo
cosa intendesse.
- Cosa intende
coi doppi sensi? -
Dean ormai era
apertamente divertito e rilassato seppure fosse in una posizione poco consona a
due che erano solo amici. Castiel per non farlo andare via continuava a
tenergli la mano, non aveva idea che lo faceva per uno scambio non invasivo di
energie ed accelerare il proprio processo di guarigione.
- Gli piaci!
Credo sia un po’ nella natura dei demoni. O meglio, di norma vi odiate ma penso
che ci sia una sorta di invidia, dietro, e di conseguenza si può dire che ad
alcuni demoni piacciono alcuni angeli. Dovrebbe essere così, che diavolo ne so!
Era Sam quello bravo in questi discorsi! - Dean tagliò corto ma Castiel
seriamente interessato all’argomento, si girò meglio sul divano per osservarlo
più comodo. Era un discorso interessante.
- Dici che
dietro all’odio e all’invidia si nasconda qualcos’altro di profondo? -
- E’ sempre così!
Solo tu ragioni in modo logico e lineare… i demoni soprattutto sono contorti e
subdoli, non c’è mai da credere solo a quel che dicono. - Su quello era d’accordo.
- Ed io piacerei
a Crowley? - Tornò sul punto iniziale e Dean cercò di nuovo di liberarsi,
stavano finendo in un campo minato, conosceva Castiel e sapeva quale sarebbe
stata la domanda successiva…
- Che ne so,
chiedilo a lui! - Cercò di tagliare in modo da poter cambiare argomento, però
doveva ammettere che al di là dei discorsi strani ed anomali, era anche bello
stare lì così. Meno traumatico del previsto. Forse era l’effetto che facevano
gli angeli. Quelli che gli piacevano. Si corresse. Lui era l’unico angelo che
gli piaceva, non aveva metri di paragone. In ogni caso la chiave di questi
pensieri veloci era proprio quella.
Che gli piaceva
Castiel.
Ma soprattutto
ci teneva, ci teneva come non mai e forse perché era rimasto uno dei pochi. O
forse il solo dopo Bobby, ma Bobby era come un padre.
Cose troppo
complesse e fastidiose a cui pensare, per lui, in un momento simile.
- Quando lo
rivedo! - Dean sgranò subito gli occhi drizzando le antenne!
- L’hai visto di
recente? -
- Sì, prima che
andassi da te. Voleva propormi qualcosa per questa storia di Raphael. Se mi
avessi mandato via penso che l’avrei richiamato per ascoltarlo… ero davvero… -
Dean però non lo fece finire e artigliandogli la mano a sua volta lo strattonò
seccato alzando la voce:
- Dannazione,
non dirlo nemmeno per scherzo! -
- Io non scherzo
mai. - Funereo.
Era decisamente
vero!
- Non andare mai
da lui, in nessun caso, anche se dovessi morire! Quel bastardo ci ha portato
via troppe cose! - Asserì infatti poi Dean cupo, spompandosi. Al solo pensare a
tutte le colpe che quel demone maledetto aveva, gli veniva male e Castiel
dispiaciuto per quel suo stato, cercò di usare i residui della propria energia
per risollevargli l’animo. Ci riuscì solo in parte, quindi usò il metodo umano.
Lo carezzò.
Fu come staccare
una spina per metterne un’altra.
Dean si fermò e
lo guardò stupito senza mascherare la sua espressività, era sempre fin troppo
spontaneo per non far capire cosa pensava.
Castiel si
chiese lo stesso come mai lo guardasse in quel modo, quindi non ci fece molto
caso e continuò scendendo dalla guancia al collo, era caldo e gli pareva quasi
che rabbrividisse.
Su una cosa era
sicuro, comunque. Gli stava piacendo.
Contento di
averlo allietato in qualche modo facendolo stare meglio, ripensò al suo dolore
e a Crowley.
Poteva sembrare
davvero affidabile, a volte, se voleva. Ma Dean aveva ragione, come poteva
dimenticare tutto quello che aveva fatto a tutti loro?
- Mi dispiace
per tutto. - E quel tutto per Castiel comprendeva anche il discorso di Sam,
diede infatti erroneamente per scontato che sapesse qualcosa, che Sam fosse
venuto da lui e si fossero parlati. Diede per scontato molte cose e pensando
che fossero fra quelle che intristivano e appesantivano tanto Dean, non volle
mettere il dito nella piaga. Stando con lui aveva capito che il ragazzo non
voleva parlare di certe cose e che non poteva forzarlo.
Dean sospirò
contro la sua mano e piegò la testa come per venire incontro alla sua carezza.
Era calda, non
avrebbe mai pensato potesse esserlo, vedeva Castiel come una creatura piuttosto
fredda ed incapace di trasmettere emozioni. E di provarle, anche.
Ma forse, se ne
rendeva conto solo ora, si era sbagliato.
- Come se fosse
colpa tua… - Borbottò Dean chiudendo gli occhi all’idea di che cosa era
successo e a cosa si riferiva. Naturalmente suo fratello in gabbia con Lucifero
e Michael. - Mi manca… e non pensavo potesse essere fino a questo punto,
dannazione… ma ho provato di tutto e… - La voce, un sussurro quasi inudibile e
spento, gli morì in gola incapace di proseguire oltre in quel discorso atroce.
Castiel, ancora una volta, credette di capire. E, ancora una volta, fraintese
in quanto il suo modo di ragionare era completamente diverso da quello di un
uomo.
Però capì che
Dean stava di nuovo molto male e pensando che quella piccola carezza terrena
non potesse essergli più sufficiente e non potendo usare i metodi da angeli per
creare sollievo interiore a qualcuno, ripensò a ciò che c’era oltre le carezze.
Cose sempre da umani.
Solitamente, si
diceva, funzionavano. Magari…
Non ci pensò
oltre, non aveva nemmeno effettiva coscienza di quello che stava per fare. Per
questo lo fece, altrimenti non si sarebbe mai azzardato.
Tirandosi su sul
gomito, con una certa sicurezza sorprendente, si sporse fino a raggiungere le
sue labbra, quindi sempre tenendolo dietro al collo, sulla nuca, dove i suoi
capelli biondi erano corti, lo baciò come ricordava facevano le persone.
Unì le labbra
alle sue, si fece cogliere da quella piacevole sensazione di calore e poi
gliele aprì con delicatezza ma decisione andandogli incontro con la lingua. Lo
sentì immobile, quasi raggelato, pensò che forse aveva fatto qualcosa di
sbagliato ma proseguì e quando le lingue si incontrarono, dopo un primo momento
di titubanza, Dean reagì andandogli incontro.
Nessuno avrebbe
potuto dire cosa quel bacio aveva fatto scattare in lui, era solo inoppugnabile
che in condizioni normali non l’avrebbe mai accettato né tanto meno ricambiato.
Fu per questo che si capì il livello di straniamento interiore di Dean.
Da parte sua
dopo il primo shock per quel gesto, non capì più niente. Solo che era
piacevole, bello, che finalmente si sentiva meglio, più leggero e per assurdo
caldo. Caldo dentro e non più freddo e gelido.
Quindi si lasciò
andare.
Solo che se ci
avesse riflettuto meglio, la storia sarebbe stata diversa, ma se avesse
riflettuto non sarebbe stato nemmeno Dean.
Quando si
separarono, erano entrambi storditi da ciò che era successo e che avevano
provato, realizzarono quanto bello era stato dai brividi che continuarono ad
avere ed improvvisamente Castiel fu pervaso da un’immediata sensazione d’energia
pura, come se Dean gliene avesse donata un po’.
Pensò d’aver
inavvertitamente sfruttato alcuni dei punti di contatto e di scambio d’energia
e si disse che dopotutto non poteva essere così brutto visto come si sentivano
entrambi.
Rimasero ad
osservarsi da vicino, a respirarsi a vicenda e mentre Castiel aveva tanti
pensieri uno più razionale dell’altro, Dean stava cadendo in un panico ancor più
profondo.
“Dannazione,
mi è pure piaciuto!”
Cosa inaudita,
per lui, ovviamente.
Alzatosi in
piedi, sfuggì dalla sua presa confortevole e piacevole e nel caos più totale,
senza dire niente altro, se ne andò in perfetto silenzio, troppo scosso per
fare il solito casino che avrebbe dovuto.
Era evidente che
l’aveva baciato. Per quale arcano motivo non lo capiva ma non importava. L’aveva
baciato ed ora lui era nella merda perché gli era piaciuto, era stato bene e
avrebbe pure voluto rifarlo.
Castiel, confuso
non meno di lui, si chiese perché se gli aveva fatto bene e gli era piaciuto -e
ne era certo, lo sentiva- dovesse reagire così ed andarsene. Ma non gli chiese
nulla avendo ormai capito di Dean anche quando aveva bisogno di stare da solo.
Sarebbe stato un
discorso solo rimandato.