CAPITOLO III:
CERCANDO DI
CAPIRSI
Dean si prese
del tempo per pensare al bacio e a cosa aveva provato, come si era sentito, ma
non gli fu di molto aiuto poiché in realtà non era un tipo riflessivo. Ci si
metteva e poi si annoiava subito, la conseguenza era un affrontare di petto la
situazione che gli creava problemi. O fingere che non esistessero problemi.
Castiel si era
appena ripreso quando si vide arrivare Dean come una furia con tutta l’insana
intenzione di picchiarlo.
Non lo fece solo
perché si ricordava cosa significava farlo… l’angelo, infatti, aveva la cattiva
abitudine di irrobustire parecchio il suo tramite e renderlo una roccia.
- Che c’è? -
Chiese Castiel candido non sapendo proprio perché sembrava fumare di rabbia.
- Che c’è, mi
chiedi? Che c’è? Cazzo Castiel, mi hai baciato e pensi che possa passare via
così come niente? - Ora stava alzando la voce concitato, ci avrebbe messo poco
a gridare e saltargli comunque addosso. Castiel rimase immobile mentre Dean
continuava a camminare su e giù come un forsennato.
Dal nulla di
poco prima, quello era un gran cambiamento, c’era da rimanerne storditi di quei
suoi sbalzi degni di una donna incinta.
- Perché te la
prendi tanto? - Chiese piano e semplicistico. Davvero era sincero quando glielo
chiedeva.
Dean sgranò gli
occhi furioso, fece una gran fatica a non colpirlo, quella volta.
- Perché, mi
chiedi? - Si girò passandosi le mani sul viso, poi tornò verso di lui e sempre
con gesti plateali delle braccia, rispose: - Perché per te non avrà significato
nulla! Non sapevi nemmeno cosa facevi, forse! - Castiel non era del tutto d’accordo
ma l’umano era lui…
- Volevo
consolarti, ti ho visto sofferente e non avendo i miei poteri per alleviarti in
alcun modo, ho usato i vostri metodi. - Ovvio e logico, che c’era da spiegare?
- Appunto! - Per
Dean era proprio quello il punto infatti!
- Cosa? - Era
come un escalation destinata a peggiorare e non avevano idea di quanto.
- Tu non sai
cosa hai fatto! Ti sei ricordato che noi ci baciamo per procurarci piacere a
vicenda e l’hai fatto come per te sarebbe stato un conforto di qualunque altro
tipo! - Era scandalizzato per il fatto che Castiel non ci arrivasse, ma sapeva
quanto distante da lui fosse, dal suo modo di essere, di vivere, di agire, di
ragionare… e questo lo mandava ulteriormente in bestia.
- Spiegamelo,
allora… pensavo di aver fatto una cosa buona. Mi sembrava ti fosse piaciuto, ti
ho sentito chiaramente stare meglio… - A volte Dean dimenticava quella sua dote
empatica… probabilmente perché, pur avendola, sembrava non usarla mai!
Continuava a non
capirlo comunque anche se sentiva ciò che provava.
Era davvero
snervante!
- Cass, mi hai
baciato e fra di noi queste cose si fanno solo se si provano dei sentimenti di
un certo tipo, come affetto profondo o amore. Oppure per scambiarsi piacere
reciproco! -
- Era
esattamente quello che volevo! - Dean si allontanò di nuovo, voleva sbattere la
testa sul muro, gli pareva di impazzire.
- Non capisci il
senso di piacere reciproco! Tu volevi consolarmi tipo una pacca sulla spalla!
Quello sarebbe stato appropriato per quel che volevi fare! Baciare un altro è…
- Ma Castiel non lo fece finire, con la sua calma e flemma gli si avvicinò e
senza scomporsi, replicò piano:
- Sei tu che non
capisci. È proprio questo che volevo. Darti piacere vero, come a voi umani
succede di provare in seguito a quel tipo di scambi fisici. E poi perché ci
sono dei sentimenti di mezzo. - Dean era comunque convinto che non sapesse cosa
stava dicendo, non mise in discussione un istante che stesse sragionando, che
credesse di sapere e che invece non fosse proprio così.
- Non lo capirai
mai, sei un angelo in un corpo umano! Il tuo tramite ti trasmette le sensazioni
fisiche ma tu non le sai tradurre, capire, concepire… volevi consolarmi come un
amico, il bacio si usa fra fidanzati o comunque due persone che hanno tutt’altro
rapporto. Uno più profondo… - Nel cercare di spiegarglielo, si impappinò e
decidendo di mandarlo a quel paese tagliò corto. Detestava parlare di quelle
cose sdolcinate. Insomma, si poteva spiegare perché ci si baciava?
- Per me sei tu
che non capisci. Ma comunque perché ti arrabbi tanto? Se per te ho solo
sbagliato non ti sembra esagerato prendertela tanto? - Dean si fermò all’istante
di colpo, smise di camminare come un forsennato e smise di gridare e parlare.
Smise anche di
respirare.
Da quando era
tanto sveglio?
Lo fissò
sperando di vederlo sparire, che ricevesse il bat-segnale e che lo mollasse sul
più bello, lo sperò ma non fu realizzato. In compenso Castiel si avvicinò
ancora e lui indietreggiò di riflesso. Era un incubo! Voleva tornare alla falsa
vita di prima fintamente normale, nel suo grigiore deprimente.
- Sono sicuro ti
fosse piaciuto, che fossi stato meglio. Che avesse funzionato. Perché ti
arrabbi tanto? - Dean a quel punto, messo con le spalle al muro in più di un
senso, si ribellò e venne allo scoperto. Detestava essere messo all’angolo,
doveva cercare di attaccare in qualche modo ma si vide solo come una persona
abbattuta che si faceva calpestare ulteriormente. Questa era l’immagine che lui
aveva di sé stesso.
Nella realtà era
tutt’altra cosa… era solo una persona stufa di fingere che le cose andassero in
un certo modo quando invece era tutt’altro.
- Mi arrabbio
perché non doveva piacermi, non dovevo sentirmi così bene ma è successo e per
te poi non ha significato un cazzo e la cosa mi manda fottutamente in bestia!
Ma tu non potrai mai capire nemmeno questo! Dannazione, perché sei venuto? Non
potevi arrangiarti? Ho dato tutto a te, al Cielo, al Mondo intero! Perché
continuate a venire e rivoluzionarmi l’esistenza? A prendermi tutto e ad
affondarmi? Non mi era rimasto niente altro che questo, forse, e te lo stai
prendendo… perché? Perché, cazzo? - Lo sfogo partì inderogabile e quando si
rese conto di aver tirato fuori tutto ed anche oltre, si fermò girandosi verso
il muro per colpirlo con un pugno con rabbia. Castiel capì subito che stava
male dentro e dispiaciuto agì nel migliore dei modi per il momento che stava
vivendo.
Lo prese per le
spalle e lo girò obbligandolo ad affondare il viso sul suo collo. Gli mise la
mano nella nuca e se lo tenne a sé con fermezza e forza senza distoglierlo da sé,
senza dargli la possibilità di scappare.
Perché tutto
quello ora?
Dean non aveva
più forze, era troppo prosciugato e Castiel forse non stava capendo di nuovo
cosa stava facendo, probabilmente l’abbracciava perché aveva visto gli umani
farlo… perché ci teneva tanto ad aiutarlo? Prima veniva a distruggergli la vita
e poi faceva di tutto per tirarlo su con risultati tremendi?
Ma mentre era
fra le sue braccia d’acciaio che non gli permettevano d’allontanarsi, si sentì
immediatamente meglio e capì che probabilmente gli erano tornati i poteri.
Sospirò
rilassandosi contro di lui prendendogli i lembi dell’impermeabile.
Era comunque la
cosa più bella che da molto tempo a quella parte provava.
Chiuse gli occhi
e ingoiò il nodo che voleva uscire. Non sapeva perché non aveva usato prima
quei trucchetti, probabilmente aveva creduto inutile un uso simile dei suoi
poteri. In realtà gli sembrava l’unico uso corretto che potesse farne…
Sospirò stanco e
sconfitto, comunque una cosa rimaneva, dopo quella tempesta nella nebbia, e non
poteva più negarlo.
Castiel era
diventato tutto, per lui, e non solo. Era decisamente più di un amico.
Era molto di più.
- Mi manca una
ragione di vita. Ora che non c’è più Sam non so per cosa combattere. Prima era
sempre lui che mi dava un motivo per cui combattere, combinando qualche guaio…
ora che sono rimasto solo… ora non capisco più per cosa dovrei andare avanti… e
mi sto aggrappando a te perché vorrei che tu fossi questa ragione di vita. Ma
non è giusto nemmeno questo. - Non si rese conto di avere tutto ciò dentro, non
ci aveva nemmeno mai pensato, non aveva creduto di essere a quel punto.
Castiel parve
non sorprendersi e nemmeno offendersi, continuò a tenerlo a sé con una
sorprendente delicatezza mentre Dean capiva cosa significava essere abbracciato
ad un angelo.
Era davvero
sorprendente, tutto quello… dopo ciò che aveva passato era pazzesco riuscire a
provare cose simili.
- Ma perché dici
che non c’è più? - Ora qualcosa non gli tornava più. Se prima poteva aver
interpretato male una serie di cose, ora era diverso. Ora c’era davvero
qualcosa che non andava.
Dean si staccò,
seppure a malincuore, da quell’abbraccio confortevole e guardandolo stralunato,
chiedendosi se lo stesse prendendo in giro, disse pensando di essere in un
incubo:
- Perché è
morto, che diavolo dici? È in quella dannata gabbia con Lucifero e Michael… -
Non ebbe tempo di finire, Castiel tirò subito le somme realizzando che quello
che gli era parso un comportamento strano di Sam, appena l’aveva riportato in
vita, lo era stato davvero.
- Non si è mai
fatto vivo? - Dean credette che lo prendesse in giro e fece l’aria mezza
sorridente.
- Mi prendi per
il culo? - Tutto si sospese in quel momento. L’istante prima della risposta di
Castiel. Come se comunque in cuor suo sapesse che da lì in poi sarebbe
scoppiato il putiferio.
- Dean, io ho
riportato fuori Sam da parecchio tempo… pensavo sarebbe venuto da te… non l’ha
mai fatto? -
Dean gli avrebbe
voluto dire ‘e dove pensi l’abbia nascosto?’ ma fu ammazzato nell’immediato,
incapace di ragionare e parlare rimase immobile a fissarlo ripetendosi le sue
parole.
Voleva gridare,
voleva strepitare, correre fuori a cercare suo fratello, voleva chiedere
spiegazioni ma in quel momento voleva solo capire perché mai Castiel fosse così
dannatamente assurdo.
Non solo l’incapacità
di mentire ma anche di capire cosa fosse rilevante dirgli!
Come diavolo gli
era saltato in mente di non dirgli niente?
Cosa aveva
pensato nel momento in cui aveva agito?
Non l’avrebbe
mai capito, mai.
- No che non si è
fatto vivo… perché cazzo pensavi fossi così fottutamente depresso, porca
puttana? - Ecco che il ruggito cominciava a levarsi dal leone in gabbia. Ecco
che la bestia si stava per scatenare. Castiel fece un passo indietro per
lasciargli tempi e spazi di reazione, poi gli rispose con calma incapace di
agitarsi.
- Pensavo aveste
preso strade diverse, vi è successo in passato. Non sono mai stato capace di
capirvi quindi non volevo mettermi in mezzo, avevo altro a cui pensare, cosa più
importanti e… - Dean scattò furioso prendendolo per il bavero dell’impermeabile,
quindi strattonandolo con forza, gridò rabbioso:
- PIU’
IMPORTANTI, PORCA PUTTANA? PIU’ IMPORTANTI DI CAPIRE PERCHE’ QUELLO CHE HA
SALVATO IL MONDO E’ STRANO E NON E’ VENUTO DA SUO FRATELLO APPENA TORNATO VIVO?
- Ma quando lo gridò lo comprese per la prima volta e staccandosi cominciò a
camminare come un forsennato, angosciato ed agitato. Doveva pensare e non ci
riusciva, non era bravo in quello.
- Perché diavolo
non si è fatto vivo? Cosa significa? Tu lo riporti in vita e lui non viene da
me in tutto questo tempo? Cazzo! E tu perché non mi hai mai detto niente, in
questo tempo? Hai aspettato una probabile seconda fine per tornare da me? Ma ti
è mai interessato qualcosa di me? Castiel, dannazione, dì qualcosa! - Ma lui non
aveva nemmeno idea da cosa cominciare e a cosa rispondere. Partì dall’ultima
domanda e lo fece con la sua classica placidità, senza scomporsi:
- Certo che mi
importa di te. Ho fatto tutto questo per te! Te l’ho riportato in vita ed ho
cercato di lasciarti in pace per permetterti di ricostruirti e riprenderti,
vivere la tua vita senza i soliti problemi… ho cercato di resistere finchè ho
potuto e solo per te, non certo perché non mi interessi. Come puoi dire questo,
Dean? - Per lui era inconcepibile essere messo in dubbio e Dean si compiacque
della sua risposta e del suo stato d’animo. Anche se non lo dimostrava era
chiaro che era agitato e contrariato. Almeno per una volta lo era lui.
- Allora
spiegami perché Sam non è venuto da me! Cos’è, convinto di dovermi proteggere
facendomi fare la vita sana e normale? Come se potessi… cazzo, sono stato più
infelice in questi mesi che in tutta la vita che abbiamo passato fra un sacco
di pericoli e problemi! -
Castiel ora era
tornato a capire la metà delle cose che diceva ma si concentrò sul punto nodale
della questione, lieto che forse avesse capito le sue ragioni e che non ce l’avesse
con lui.
- Non so perché
si comporta così, volevo lasciarvi in pace e così mi sono occupato di altro,
del Paradiso che mi ha dato subito problemi. Mi dispiace, avrei voluto vegliare
meglio ma… - Dean sospirò scuotendo sconsolato il capo, abbassò le braccia e si
fermò. Era stanco di prendersela sempre, gridare ed infuriarsi. Era stanco e
basta.
- Tu sei un
angelo ed hai le tue priorità. Hai già fatto tanto. Troppo, per essere uno
della tua specie. So che sei diverso dai tuoi simili e per questo comunque mi
piaci e… boh, ho solo bisogno di un po’ di tempo. E di trovare Sam. Trovamelo
mentre io penso a come sbarazzarmi di Raphael, va! Fa questo per me! - Dean
pensava veramente che fosse il metodo più veloce ma non glielo chiese per
quello, stava cercando di stare solo e farlo andar via. In poco tempo era
successo troppo, non ce la faceva più, stava per scoppiare, ne era certo.
Doveva solo
riprendersi e tornare lucido.
Nonché capire
che diavolo fosse successo, specie con lui.
E poi suo
fratello era vivo, era strano, forse stava male ma era vivo… insomma, in un
attimo era cambiato tutto. Aveva bisogno di tempo per capirlo e crederci, per
rendersene conto.
Per assecondare
le cose.
Fu così che
Castiel senza congedarsi né nulla lo prese alla lettera come sempre. Certamente
trovare un irrintracciabile persona non sarebbe stato facile, ma di tempo Dean
ne aveva un disperato bisogno.
E lo ebbe.
Fin quasi ad
impazzire, in effetti.