CAPITOLO V:
L’UNICA FORZA
Fu non poco
sorpreso di trovarselo davanti, come aveva imparato a trovare le tracce
demoniache così bene era un mistero, poi si ricredette… poteva anche aver
seguito Sam e poi a sua volta quell’impiastro di suo nonno, per arrivare a lui.
Magari non aveva
nemmeno avuto idea di che cosa stava facendo per la gran parte del tempo in cui
l’aveva fatto, chi poteva dirlo.
Non gli
interessava. Ora aveva quella seccatura di Dean Winchester e voleva solo
toglierlo di mezzo. Non gli sarebbe stata di alcuna utilità. Già aver a che
fare con Sam senz’anima non lo lasciava tranquillo, ma del resto lui in quelle
condizioni gli era stato spesso utile. Non faceva domande, faceva quello che
suo nonno gli diceva e considerando che Samuel rispondeva alle sue direttive, c’era
da divertirsi, talvolta.
Però Dean era un
altro conto, era quello più ostico e pericoloso, visto che la sua bella anima
splendente l’aveva ancora!
Sospirando
seccato si mise su la sua tipica maschera d’imperturbabilità e senza
scoraggiarsi od allarmarsi, gli comparì davanti per impedirgli di proseguire
nel covo in cui era giunto e buttargli conseguentemente tutti i preziosi piani
all’aria.
Gli sarebbe
mancato solo questo.
- Cosa diavolo
hai fatto a tutti? - Ruggì Dean. Crowley sospirò con aria di sufficienza, poi
con una luce malefica rispose senza scomporsi, prendendosi gioco di lui:
- Sii più
preciso, di cose ne ho fatte molte a molti! A chi e a cosa ti riferisci di
preciso? -
Dean non pareva
capace di reggerlo, solitamente l’ironia per rispondergli a tono la usava ma se
era particolarmente arrabbiato no. Ora doveva essere furioso.
- A Sam e
Castiel! E poi chi diavolo è quello che sembra mio nonno? È morto da anni, non
può essere lui! - Fu particolarmente sintetico e Crowley con delusione rimase
immobile a sbarrargli la strada. Non doveva andare oltre. Le mani in tasca in
apparente tranquillità, in realtà era molto attento alle sue mosse, non doveva
sottovalutare quel piantagrane.
- Per quanto
riguarda il tuo caro nonno sorridi, è proprio lui! Mi sentivo buono e ho deciso
di regalargli una seconda vita, non sono stato gentile? E poi dicono che sono
una bestia! - Dean sospirò impaziente avanzando con l’arma che possedeva, il
famoso coltello anti demone. Probabilmente Crowley era un pezzo troppo grosso
affinchè funzionasse un metodo così facile, ma doveva almeno provarci, non ce
la faceva più.
- Tu non fai mai
niente senza motivo, non prendermi in giro! Dimmi subito cos’hai in mente! -
Crowley sogghignò gelido:
- Pensi davvero
che verrei a dirlo a te? E perché di grazia? - Dean ringhiò qualcosa di
incomprensibile per poi riprovarci sempre più esasperato. Era combattuto fra il
bisogno di sapere e quello di attaccarlo ed ucciderlo. Era comunque anche
consapevole che da quell’incontro non poteva sperare di ottenere niente di più
di un dialogo, gli doleva ammetterlo ma quel demone era troppo forte.
- Cosa hai fatto
a Sam? Perché è così strano? Quello non è mio fratello, è solo uno identico a
lui! - Crowley per un momento si chiese se potesse dirglielo, dopotutto non
sarebbe stato male ammazzarlo con una rivelazione simile, vederlo spezzarsi e
soffrire davanti ai suoi occhi solo nel dirgli che non aveva un’anima… però poi
sarebbe stato troppo facile. A lui piaceva torturare gli altri, lui
soprattutto.
- Potrei
svelarti cosa succede a Sam solo in virtù di un bell’accordo. Altrimenti non
sprecarti a farmi altre domande che non rispondo senza il mio avvocato! - Per
un momento l’idea dell’avvocato del diavolo parve addirittura comica ad
entrambi solo che mentre Crowley ridacchiò maleficamente a quella specie di
battuta geniale, Dean non ne poteva più di quell’umorismo da quattro soldi. Non
aveva proprio voglia di ridere…
- Castiel! Dimmi
di lui! - Non prendeva nemmeno in considerazione l’idea dell’accordo, per un
momento il demone ci aveva sperato ma alla fine fu distratto da quella domanda.
- Castiel? Cosa
vuoi sapere di lui? - Era strano che glielo chiedesse… non lo vedeva da quando
l’aveva mandato via per parlare con quell’umano da strapazzo. E la cosa,
naturalmente, l’aveva irritato parecchio!
- Me lo chiedi
anche? L’hai ridotto in fin di vita! Giuro che se muore un modo per farti fuori
lo trovo, dannazione! - Dean era avanzato in poche falcate, furioso all’idea di
essere preso in giro proprio su Castiel, quindi Crowley non si mosse, non tirò
fuori le mani e non apparve allarmato ma smise di sghignazzare, si fece
particolarmente serio e cupo, Dean così vicino a lui capì che era una questione
di mosse. Se avesse alzato il pugnale tentando l’attacco Crowley non si sarebbe
più limitato a quel dialogo indolore ma soprattutto capì, ed i suoi occhi scuri
parvero due buchi neri, che era vero quello che gli stava per dire.
- Qualcuno ti
sta prendendo in giro ed io cercherei seriamente di capire cosa succede al tuo
fratellino, Dean, perché io non ho toccato il tuo caro e dolce angioletto. Non
gli farei mai del male. Ovvio, nei limiti del possibile. Se mi attacca sono
ahimè costretto a rispondere a tono, ma fin’ora c’è stata questa specie di
pacifica e lontana convivenza. Ognuno a risolvere i propri problemi. Non ha
voluto il mio aiuto, abbiamo preso strade diverso. Non ho niente da dire su di
lui. E soprattutto, se non intendi fare un patto con me, ti invito ad andartene
prima che il mio umore cambi e decida di ucciderti. - Aveva cambiato idea su
due piedi. Quando l’aveva visto aveva subito pensato di farlo fuori ma
parlandoci aveva capito che tenerlo vivo in quel momento, in mezzo a tutti i
guai che aveva e con suo fratello in quelle condizioni, sarebbe stato
decisamente meglio.
Dean però non
percepì quello come un saggio consiglio e all’idea che lui sapesse tutto e
glielo tacesse, il sangue gli andò alla testa quindi senza più capacità di
ragionare, lo prese per il bavero della giacca e puntandogli il coltello alla
gola osò ringhiargli contro minaccioso e fuori di sé, seriamente intenzionato a
minacciarlo in quel modo:
- Dimmi subito
cos’ha mio fratello! Cosa diavolo gli hai fatto, dannazione! Non puoi insinuare
che abbia fatto lui del male a Castiel e cavartela così! -
Ma il demone
divenne ancora più oscuro e gelido in quella specie di sorriso vuoto e
agghiacciante, infatti mormorando un inquietante: - Oh, invece posso eccome. -
lo prese a sua volta ma per il collo e stringendo lo alzò senza pietà.
Dean avrebbe
urlato di dolore se non fosse per il fiato mozzato, non riusciva nemmeno ad
emettere una sillaba, in un attimo le forze l’abbandonarono finchè non mollò il
pugnale a terra. Disarmato e nelle sue mani pensò, nel dolore che ormai annebbiava
la mente, che forse sarebbe stata la volta buona. Smettere.
Smettere tutto
non era poi così male.
Che se la
vedessero gli altri, per quel maledetto mondo corrotto e pieno di problemi e
gente insensibile. Che se la vedessero gli altri per… ma proprio quando stava
per lasciarsi andare definitivamente, il pensiero che avrebbe abbandonato anche
Castiel lo fece tornare attivo ma sarebbe stato tardi.
Lo sarebbe stato
veramente se una forza senza pari, sovrannaturale ed incalcolabile, non avesse
fatto volare via Crowley come fosse un fuscello.
Nel volo lo mollò
e si ritrovò a terra a tossire e cercare di riprendersi, si tenne il collo
dolorante e quando le forze lentamente gli tornarono, alzò il capo mentre del
trambusto intorno a lui annunciava una battaglia che poteva anche essere fra
titani, per l’energia che sentiva tuonargli tutt’intorno.
Non credette
comunque ai suoi occhi, quando lo vide. Non ci credette.
Essere in mezzo
ad una battaglia di alti livelli come quella non era piacevole per nessuno, ma
esserlo fra Castiel e Crowley ancor meno.
I due erano uno
al lato opposto dell’altro e l’angelo in forma smagliante, luminoso più del
solito, continuava a tirare sfere di luce contro Crowley che, di rimando, gli
spediva contro quelle di tenebre.
Sembravano
seriamente intenzionati e mettere la parola fine al loro divario e Dean si stupì
per un momento perché i due non si erano mai affrontati così direttamente,
avevano sempre cercato di evitare ma soprattutto… soprattutto dove la stava
tirando fuori, quella forza?
Non avrebbe mai
pensato ne avesse tanta, non l’aveva mai usata a quei livelli, specie non dopo
essersi ribellato al Cielo. E poi l’aveva lasciato in fin di vita, cosa gli
aveva fatto, Bobby?
- Dean! Vieni
via da lì! - Disse Castiel senza urlare, non se lo immaginava a farlo nemmeno
in un caso del genere.
Dean lo fece, si
alzò e corse via abbassato in modo da non intercettare i loro colpi magici.
Quando fu dietro Castiel, poté occhieggiarlo meglio. Sembrava davvero diverso e
prima di capire come fosse possibile, non poté che sentire una gioia
incontaminata salire da dentro, dopo lo stupore iniziale. Era vivo, stava bene,
era venuto da lui.
Solo Crowley che
conosceva Castiel meglio di quel che poteva sembrare, capiva quanto strano
fosse quel suo attacco diretto ed improvviso. Non era da lui cominciare uno
scontro simile se non c’era un motivo preciso. Farlo solo per proteggere
qualcuno a cui teneva non era sufficiente a meno che non fosse talmente
importante da spingerlo ad un gesto tanto estremo.
E comunque da
dove l’aveva tirata fuori quella forza?
Quando Dean
intravide nell’ombra una figura a lui familiare, un lampo gli fece capire.
Balthazar, uno
degli angeli che si erano ribellati al Paradiso ed ai suoi simili ma che non si
erano uniti a Lucifero e ai demoni. Faceva i suoi loschi affari e Castiel gli
aveva insegnato a diffidare anche se talvolta gli era stato vagamente utile per
alcune vicende. Aveva capito che avevano un certo rapporto, una volta dovevano
essere stati compagni ma ora non più.
Doveva essere
intervenuto in extremis per aiutarlo e probabilmente era riuscito a dargli la
forza necessaria per affrontare Crowley, oltre che per salvarsi.
- Non è
sufficiente. - Disse Crowley vedendo che quello, seppure splendente e di una
potenza incredibile, era il suo limite di forza. Castiel parve non turbarsi,
come se già lo sapesse. Allungò una mano dietro di sé, verso Dean, proprio
quella che non usava per sprigionare la sua luce che andava a tenere a bada il
demone.
I due esseri non
si staccavano gli occhi di dosso e Crowley all’ultimo la vide, quello strano
balenio negli occhi chiari di Castiel. Lo vide. Era quello di uno che gliel’aveva
fatta, che era riuscito esattamente laddove aveva voluto.
Quando Dean si
sentì afferrare da lui, poco dopo l’udì rispondere con fredda pacatezza:
- Ho quello che
mi interessa. - Dopo di questo, con una sfera particolarmente grande e forte
che tenne occupato Crowley, svanì insieme a Dean.
Fu silenzio
subito dopo.
Niente rumori,
niente sfere d’energia volanti, niente luci accecanti e colpi d’urto.
Fu tutto calmo e
Dean aprì gli occhi sentendo ancora la mano di Castiel tenerlo per il braccio.
Non aveva idea di dove l’avesse portato, non conosceva quel posto, sembrava un
vecchio magazzino abbandonato lontano dal mondo. Probabilmente un posto sicuro.
Prese solo un
respiro, poi guardò l’angelo che lo ricambiava per assicurarsi che stesse bene.
Rimaneva sempre lui, il Castiel composto ed impassibile, però si capiva che
aveva fatto tutto quello per lui ed ora, solo ora, a Dean era chiaro. Aveva
accettato l’aiuto di quell’essere discutibile solo perché così avrebbe potuto
salvarlo.
Se fosse finita
male si sarebbe sentito in colpa per sempre e probabilmente sarebbe stata la
volta buona che l’avrebbe fatta finita, dopo tutti i duri colpi subiti, la
perdita di Castiel non poteva reggerla.
- Hai rischiato
tanto! - Disse domando a stento l’istinto di abbracciarlo. Sarebbe stato
stupido ed imbarazzante però lo voleva. Averlo lì vivo dopo che aveva rischiato
di perderlo era difficile da reggere.
- Anche tu. -
Rispose Castiel lasciandogli il braccio e guardandosi intorno per assicurarsi
che non ci fosse nessuno. Dean non seppe cosa ribattere a riguardo, aveva
ragione, si era esposto per salvarsi.
- E’ stato
Balthazar a darti tutta quella forza? - Non sapeva come ma era l’unica
spiegazione. Castiel annuì senza mutare espressione, forse non sapeva nemmeno
come si faceva.
- Non intendo
rifarlo, è illegale quello che mi ha proposto. Ho accettato solo perché eri tu.
Vedi di non ritrovarti in pericolo! - Come se potesse deciderlo da solo. Bè, in
realtà in certi casi sì e Castiel pareva conoscerlo bene se gli diceva una cosa
simile.
Dean comunque
voleva saperne di più.
- Come ha fatto
a darti tutto quel potere? -
- Anime. Ha
accumulato un bel po’ di anime e sono fonte pura di potere per noi angeli.
Anche per i demoni, comunque. - Dean capì da solo perché non era un buon metodo
per diventare più forti e capì che doveva essergli costato accettare quel
favore dall’angelo decaduto. Capì che l’aveva fatto per lui e capì che anche se
in apparenza sembrava non dimostrare niente per lui, in realtà provava eccome.
Ora era chiaro come la luce del sole quanto ci tenesse e non riusciva proprio a
non sentire un assurdo ed imbarazzante calore interiore. Ancora un po’ e si
sarebbe sentito talmente ubriaco da saltargli addosso! Lo stava rendendo troppo
felice, sapere che lo ricambiava.
Un momento. Lo
ricambiava?
Si diede del
pazzo ma fu distratto da quel che Castiel stava dicendo.
- A proposito di
anime. Temo che Sam sia senza la sua. Non ho potuto testarlo ma quando l’ho
trovato ho capito che aveva qualcosa di strano, ho cercato di frugarlo ma non
me l’ha permesso e mi ha ridotto in quello stato servendosi di un mostro che
suo nonno studia per conto di Crowley! -
Come gli diede
quelle informazioni gravi, agghiaccianti ed importanti con tanta tranquillità,
come se fossero normali e per niente preoccupanti, fece ridere istericamente
Dean che poi a braccia aperte e fare plateale, sbottò:
- E tu mi dici
una cosa simile così, come niente? Quante altre cose sono successe mentre mi
infangavo in una falsa vita perfetta, di grazia? No, perché a questo punto
potrebbe essere successo la fine del mondo senza che nessuno lo ritenga
necessario dirmelo! - Castiel ora era in difficoltà perché non capiva dove
fosse il problema e cosa intendesse, lo faceva diventare matto con i suoi
strani sensi di parole!
- No, nessuna
fine del mondo o non saremmo qua. Qual è il problema? -
Dean sgranò
ancora gli occhi e andandogli davanti si prese il viso fra le mani e poi si
mise a gesticolare come un invasato, non ce la faceva più, era una continua
situazione assurda ed esasperante:
- Qual è il
problema, mi chiedi? Cass, sembri Sam! Mi ha detto la stessa cosa quando ti ha
portato da me! Non ne posso più di voi che… - ma a quello si fermò leggendo
quel lampo che gli era passato nella mente usando quelle parole.
Castiel parve
pensare alla stessa cosa ed infatti lo precedette:
- Lo vedi che è
proprio l’anima? Se lui sembra me ed io non ho un’anima perché sono un angelo,
la logica vuole che… - Dean sbuffò, non sapeva se essere sollevato di sapere il
motivo per cui suo fratello era strano ed insensibile oppure più preoccupato
visto quanto grave effettivamente fosse.
- Come è
possibile? -
- Intanto
dovremmo accertarcene ma temo sia così. Poi… bè, potrebbe essere rimasta fra le
mani di Lucifero che la stava torturando. Quando ho aperto la gabbia non ho
avuto tempo per assicurarmi che fosse tutto a posto ed è stato un miracolo che
io ci sia riuscito senza far uscire anche Lucifero o Michael. E mi dispiace per
Adam, però è impensabile per me riaprirla, ora come ora. - Dean cominciò a
camminare per l’ampio spazio del magazzino, aveva bisogno di pensare e
respirare, oltre che calmarsi.
- Cosa possiamo
fare, allora? Mio fratello non può restare senz’anima! Ti ha attaccato! Si
serve di… di mostri? - Chiese conferma, poi registrò il resto: - E nostro nonno
lavora per Crowley?! Ma siamo impazziti? - Sembrava non saper se ridere o
piangere, alla fine decise di sedersi a terra per calmarsi, si prese il viso
fra le mani e cercò di placare i propri istinti. La testa gli esplodeva e l’euforia
provocata da Castiel e dal suo ritorno ora era nel mare di preoccupazioni che
riguardavano suo fratello e suo nonno e quel maledetto demone. E poi c’era
Raphael, c’era… sempre qualcosa di grave, sempre qualcosa che cercava di
affondarlo, sempre qualcuno che non lo lasciava mai in pace. Pace… come poteva
agognare alla pace?
Castiel lo vide
accasciarsi a terra come se qualcuno gli avesse staccato i fili e si preoccupò.
- Stai male? -
Non lo capiva, erano troppo diversi ed anche se a volte ci era andato vicino a
tradurre vagamente le sue sparate od i suoi comportamenti, per lui Dean
rimaneva sostanzialmente un mistero e più si impegnava ad essergli vicino e
capirlo e aiutarlo, più gli sembrava di peggiorare la situazione. Ma era
troppo, troppo importante per lui quel ragazzo. Non avrebbe mai mollato, non
poteva, era fuori discussione.
Qualunque cosa
avesse e volesse fare, sarebbe sempre stato dalla sua parte, disposto a tutto
per lui.
Solo per lui.
E questo l’aveva
sempre ampiamente dimostrato in molti modi, a cominciare dalla prima volta che
si era ribellato al paradiso e ai suoi simili, sempre per lui.
Aveva qualcosa
quel ragazzo che l’attirava, come una forza gravitazionale. Non sapeva tradurla
bene, dovevano essere sentimenti da umani e probabilmente lui ora li provava
perché era stato tanto con loro. Con Dean.
Dean scosse la
testa ma non l’alzò. Rimase a terra senza forze, allora si avvicinò e si chinò
a sua volta.
Accucciato
davanti a lui pareva una persona normale, Dean alzò lo sguardo e lo vide. Gli
sembrava più vicino di sempre eppure era sempre lui. Forse… forse era diverso
per il fatto che voleva stargli vicino. Vicino come non era mai stato, ovvero
più di quanto non avesse fatto in passato.
Ed in passato
gli era stato tanto vicino.
- Risolveremo
con Sam. Troveremo un modo per riavere la sua anima. Io non posso tornare ma ci
sarà un modo di sicuro. Vedrai. Se per te è tanto importante, risolveremo anche
questo. - E gli parve assurdamente dolce anche se non lo era stato, ai fatti,
perché sapeva che non era capace di esserlo. Non conosceva inclinazioni però
quando diceva certe cose… quando faceva certe cose… e come un treno in corsa a
Dean tornò in mente il bacio e quella specie di dichiarazione goffa. Sorrise.
Forse era sincero, forse provava davvero delle cose tipiche da umani ma non
sapeva bene come gestirle e tradurle.
Castiel si sentì
sollevato nel vederlo così, quindi gli carezzò la guancia potendo ora recargli
sollievo coi suoi poteri.
Dean si sentì
subito come dimagrito di venti chili, senza un masso enorme sulle spalle e
caldo. Di nuovo caldo. Comunque aveva lui, almeno lui non l’aveva tradito. Non
l’aveva mai fatto, era sempre rimasto accanto, l’aveva sempre aiutato. Almeno
lui.
Fu così che
senza più pensarci, senza più riflettere e resistere si tese verso di lui e
annullò la breve distanza baciandolo. Le sue labbra erano sempre fredde ma
erano comunque morbide e le schiuse subito per permettergli di fondersi alle
proprie. Si vennero incontro come se l’angelo ormai già sapesse ed imparasse in
fretta.
Era l’unico su
cui poteva contare, che non lo deludeva mai, che gli era sempre vicino, che non
lo lasciava. Che stava con lui sempre e comunque.
E l’unico che
lui, ormai, voleva. L’unico.
Sentì una
scarica elettrica quando le loro lingue si intrecciarono e gli sembrò come se
un alone di pace e tranquillità l’avvolgesse. Chiudendo gli occhi ed
abbandonandosi a quel bacio, vide la luce invece che il solito buio e si sentì
immediatamente dipendente da quelle sensazioni positive ed inebrianti, da lui e
da quel che provava.
Capì che non
avrebbe più potuto fare a meno di Castiel e sentì con sicurezza assoluta che
anche per lui sarebbe stato la stessa cosa, solo magari dimostrata e gestita in
modo diversa.
Ma se almeno lui
era dalla sua parte, Dean in quel momento ne fu sicuro, sarebbe potuto andare
avanti in quella nuova guerra ed in quella vita di sempre, coi soliti problemi
apocalittici legati a suo fratello ed al mondo.
Con Castiel
dalla sua poteva pensare di farcela e qualunque sarebbe stata la prossima
battaglia, semplicemente l’avrebbe affrontata purchè con lui.
FINE