NOTE: Ho rivisto la puntata 20 della
sesta stagione e sebbene sia davvero molto bella e soprattutto molto
destiel, avevo qualcosa che mi si rimescolava dentro. Castiel è
stato mandato fuori personaggio e non va bene, però di suo è una
cosa che ci potrebbe stare nell'ambito della destiel. Cass fa tutto
questo per Dean, addirittura allearsi con un demone, pur di
proteggerlo e non rimetterlo in mezzo. E la reazione di Dean è
superlativa, la delusione, il suo non voler crederci e poi il modo in
cui lo guarda. Insomma. Tanto destiel. Quindi è perdonabile sotto
questo aspetto, però errare è destiel, perseverare è diabolico.
Insomma. Fai sbagliare Cass, fai tante belle scene destiel e poi lo
fai ritornare in carreggiata. Perchè nel momento in cui Dean
illumina Cass tutte le volte che sbaglia, Cass torna sempre in
carreggiata. Perchè Cass ascolta sempre e comunque Dean. Dunque, in
quel dialogo finale, è impossibile che Cass si ribelli a Dean. Si
può ribellare a Dio e agli angeli ma non a Dean. (è proprio il
personaggio così). Di conseguenza... ecco la mia versione di quel
finale di puntata. Potrebbero starci altre fic conseguenti a questa,
vedrò, ancora non so. Comunque spero vi piaccia.
Buona lettura
Baci Akane
UNIONE TOTALE
Il peso era così grande.
Oh, così grande.
Ed era in entrambi.
Schiacciati dopo quel confronto, il
confronto decisivo.
Castiel non era stato in grado di
capire da solo il proprio errore, aveva agito per schemi prestabiliti
come ogni altro angelo. Era diverso ormai da loro, viveva sulla Terra
con Dean e Sam da molto e grazie a loro aveva imparato ad essere meno
schematico e razionale, però ancora faticava ed il suo vecchio
difetto era arrivato in superficie proprio quando aveva cercato di
agire da solo per il bene di Dean.
Aveva usato una bilancia. Cosa contava
di più? Proteggere la labile serenità di Dean oppure risolvere i
propri problemi in Paradiso? Aveva scelto Dean e di conseguenza
un'altra strada. Una strada che lentamente gli aveva fatto franare il
mondo da sotto ai piedi.
Ma quando, di preciso, si era reso
conto di aver sbagliato tutto?
Quando Dean glielo aveva chiesto, i
suoi occhi non erano stati in grado di reggere il confronto.
Ed era crollato. Aveva ammesso tutto ed
aveva cercato di spiegargli.
Lui l'aveva fatto per Dean, per evitare
che Raphael ricominciasse con l'Apocalisse, per non rendere vano il
loro sacrificio.
Dean doveva capirlo...
Eppure vederlo nei suoi occhi... vedere
quella delusione cocente, bruciante, l'aveva demolito completamente.
Aveva spazzato via ogni ancora a cui fino a quel momento si era
aggrappato per non vedere la verità che era sempre stata lì davanti
ai suoi occhi.
E la verità diceva che aveva sbagliato
ed aveva deluso Dean.
Più che per gli errori in sé che i
ragazzi gli rimproveravano, per lui la vera gravità inconcepibile
era stato l'aver deluso Dean.
Da quando l'aveva conosciuto,
lentamente, aveva sempre agito per lui. Fino a ribellarsi al Cielo e
a rivedere la propria fede. Per Dean era arrivato a fare molte cose.
Le più impensate. E davvero... oh Dio, se le aveva fatte.
Quella di allearsi con Crowley era
stata l'ultima di una lunga serie, la più grave.
La potenza di un treno, con quella
potenza Dean era stato investito nel sapere la verità.
E non aveva trattenuto il dolore nel
sapere che aveva preferito un demone a lui.
Come aveva potuto?
Quando gli aveva chiesto cosa avrebbe
dovuto fare per non soccombere a Raphael, Dean aveva detto con un
filo di voce che sarebbe dovuto andare da lui. E Castiel si era
spento, era scivolato accartocciato in sé stesso. Sapeva che avrebbe
dovuto farlo, ma aveva cercato di proteggerlo dall'ennesima guerra.
Non voleva chiedergli un altro sacrificio. Non era giusto. Eppure per
Dean sarebbe stato meglio? Avrebbe preferito combattere e
sacrificarsi piuttosto che vivere la sua vita al di fuori di tutto?
Non ci poteva credere.
Eppure quel 'io c'ero'... quel 'io
c'ero', Castiel lo devastò. Fu lì che schiacciato si arrese alla
drammatica evidenza. Aveva sbagliato, aveva sbagliato enormemente e
non era l'errore, era Dean il punto.
L'aveva ferito e deluso.
Come poteva andare avanti? Tutto
perdeva di importanza nella consapevolezza che la motivazione delle
sue azioni ora stava male per colpa sua. Se aveva cercato di
proteggerlo da qualcosa di brutto, ora forse stava peggio.
Rimasto solo all'arrivo di Crowley lo
cacciò per restare a riflettere nel proprio dolore.
Non poteva pensare d'aver deluso
l'unica creatura sulla faccia dell'universo che per lui contava.
Si era ribellato al Cielo, per Dean.
Aveva accettato il menefreghismo di Dio perchè c'era Dean. Si era
sacrificato tutte le volte necessarie solo per Dean.
Ed ora l'aveva deluso.
Non contava più niente, ormai. In un
istante tutto venne spazzato via. Se a Dean non importava della
salvezza del mondo e preferiva l'integrità di una persona, allora
sarebbe stato così anche per lui.
Come sempre.
La volontà di Dean diventava la sua ed
era così da quando si erano conosciuti.
Questo perchè il loro legame era
superiore ad ogni cosa e non esistevano effettivamente definizioni.
Protetto e protettore. Angelo e custodito. Fratelli. Amici. Compagni.
Cos'erano?
Come poteva definirsi quella
connessione totale delle loro anime?
Com'era possibile che a volte non
sentiva Sam che lo chiamava ma sentiva sempre Dean al primo sospiro?
Com'era possibile che percepiva ogni
sentimento, emozione e sensazione suoi? Tutti i suoi desideri. Il
canale di Dean era come fosse il suo.
Quando si era smarrito finendo per fare
la cosa sbagliata e deluderlo?
Quando si era allontanato da lui. E si
era allontanato quando aveva cercato di proteggerlo. Ma forse si
proteggeva di più stando accanto piuttosto che lontano, come in
quell'istante aveva pensato.
Non poteva lasciare le cose in quel
modo. Poteva sopportare tutto, una lotta, una guerra, una morte, le
torture. Ma non la lontananza da Dean.
Fu così che dopo aver rotto con
Crowley andò da Dean.
Dean dormiva, era crollato nel divano
di Bobby, incapace di reggere razionalmente un dolore simile,
incapace di pensarci ancora, incapace di viverlo.
Castiel rimase a lungo in piedi a
guardarlo. Il suo viso segnato, la preoccupazione, il dolore.
Non poteva sopportarlo, lo sentiva
dentro. Dean era angosciato, perso, vuoto. Aveva superato tante cose
a testa alta, lottando testardamente. Ma questa per lui era diversa.
L'affrontava in modo diverso.
Quando Sam si era alleato con Ruby,
Dean era diventato matto a cercare di risolvere la situazione, si era
infuriato, aveva affrontato il problema di petto rinchiudendolo nella
Panic Room pur di disintossicarlo e farlo rinsavire.
Con Castiel non era capace. Non sapeva
cosa fare. Era perso. Preferiva rifiutarlo. Preferiva rifiutare di
credere che quello fosse un problema tale da gettarlo in crisi.
Rifiutava di piangerci su. Rifiutava di parlarne. Aveva il rifiuto
totale verso qualunque forma di reazione.
E dormiva.
Castiel capì quanto l'aveva distrutto
e con le lacrime nel cuore, il peso sempre più grande, la sensazione
schiacciante di non riuscire più a respirare... scivolò a terra in
ginocchio davanti a lui. Guardò la sua mano, gli occhi si
offuscavano. La mano di Dean era lì abbandonata a pochi centimetri.
Non ce la faceva. Non poteva abbandonarlo. Aveva sbagliato ma non
potevano lasciarsi così. Doveva tornare da lui. Doveva perdonarlo.
Con la disperazione che fuoriusciva da
lui senza controllo, Castiel appoggiò le labbra tremanti sul dorso
della sua mano e la baciò, poi rimase così mentre le lacrime
scendevano finendo sull'altro.
Gli bagnò la mano e pensò che si
sarebbe dovuto svegliare, l'incapacità totale di controllarsi ormai
gli impediva di smettere.
Quel bruciore lo stava sciogliendo, il
dolore era talmente forte che non sapeva smettere.
Pianse lacrime amare per tutto quello
che era successo ed anche per il dolore che percepiva in Dean.
Solo dopo qualche istante sentì
l'altra mano carezzargli i capelli. Dean era sveglio e lo stava
sentendo. Lo stava guardando. E lo stava accettando.
Lo sentì alzarsi lentamente seduto sul
divano, Castiel allora si spostò col viso sulle sue gambe, sempre
inginocchiato per terra davanti a lui. Era così che chiedeva
perdono, il suo modo da angelo di scusarsi e redimersi.
Sempre aggrappato alla sua mano che ora
teneva fra le proprie, sempre piangendo appoggiato a lui.
Dean provò a chiamarlo.
Svegliarsi con una strana sensazione
indecifrabile eppure pesantissima e grandissima, era stato quanto mai
strano. Ma il più era arrivato quando aveva sentito la sua mano
bagnarsi, qualcosa lo toccava. Aveva visto Castiel inginocchiato lì
a piangere sulla sua mano, silenzioso, ed aveva capito quella
sensazione.
Erano le emozioni di entrambi fuse
insieme.
Castiel aveva capito d'aver sbagliato o
forse aveva solo capito d'averlo deluso e sebbene non capisse in cosa
avesse sbagliato, per lui ora contava solo rimediare.
Il suo petto fu come se si ingrandisse
infinitesimalmente, la leggerezza, via via che Castiel piangeva, era
sempre più elevata.
Spazzato via tutto, tutto quel dolore,
quella delusione, quel fuoco. Tutto.
E tutto era tornato. Tutto stava
tornando.
Quella loro connessione totale che non
era spiegabile a parole. Quel sentirsi, quel capirsi, quell'aversi
incontaminatamente l'uno dalla parte dell'altro.
Tutto stava tornando ed in quel pianto
si stavano rigenerando.
Dean allora si chinò sulla sua nuca,
si appoggiò a lui, l'avvolse e gliela baciò. I corti capelli erano
come sempre arruffati.
C'era una necessità interiore
inspiegabile. Quella di farsi un tutt'uno, una fusione più completa
di quella. Tutto stava tornando come prima, ma la ferita era così
profonda che ora non bastava risintonizzarsi. Serviva qualcosa di
più. Necessitavano di un'unione più intima e profonda.
Non c'erano spiegazioni razionali, non
era una cosa da uomini ma nemmeno da angeli.
Era qualcosa di diverso da ogni altra.
Non era una passione carnale, Dean non provava un vero desiderio
sessuale verso Castiel, non lo trovava un bel ragazzo da portarsi a
letto. Non aveva mai avuto veri e propri istinti di quel tipo. O per
lo meno li aveva sempre repressi molto bene. Ma non era questo ciò
che provava per lui.
Era qualcos'altro di più grande e
profondo, qualcosa di totalizzante.
Era come una fusione di anime. Era una
connessione. Una connessione che non esisteva in natura fra nessun
altro. O forse era normale fra angelo e custodito. Non poteva
capirlo, sapeva solo che il desiderio era enorme ed il bisogno di
essere un tutt'uno con lui, di averlo dentro e di essere allo stesso
tempo in lui non riuscì a trattenerlo.
Lo prese per le spalle e lo tirò su,
l'abbracciò con sicurezza e delicatezza al tempo stesso e
profondamente turbato per quel che provava, gli sussurrò
all'orecchio, senza bisogno di parlarsi. Perchè loro, in realtà,
non avevano mai avuto veramente bisogno di parlarsi per capirsi. Per
questo lì si erano fraintesi. Perchè Castiel si era chiuso a Dean
pensando di proteggerlo. E non si erano più sentiti.
- Andiamo via. - Castiel provò quella
che comunemente si poteva definire felicità assoluta, le lacrime
mutarono e da dolore furono gioia, il cuore si allargò a sua volta
come poco prima era accaduto a Dean e trattenendo il fiato ricambiò
l'abbraccio e svanì silenzioso senza farselo ripetere.
Lo stava perdonando?
Oh, il perdono era sempre dolce ma
quello era così puro, così bello. Forse perchè era il perdono che
in assoluto aveva cercato di più.
IL perdono.
Non esisteva niente altro che potesse
desiderare di più.
Lo portò nel suo rifugio. Castiel ne
aveva uno.
Era un luogo puro ed isolato dove non
arrivava nessuno, nessuna voce, nessun richiamo. Quando lui era lì
era completamente solo.
Era natura e basta ed erano alla sola
luce della luna che li baciava col suo argento.
Era come se cercasse di custodirli in
una specie di segreto eterno.
Castiel doveva capire, una volta lì lo
lasciò andare e tornò ad inginocchiarsi, i suoi metodi da angelo
che si confondevano con i desideri da... beh, non erano proprio da
uomo. Da cosa?
Chi era?
Non era né uno né l'altro.
Era solo Castiel.
Il Castiel di Dean.
Dean ovviamente si mise giù a sua
volta brontolando.
- Piantala di stare in ginocchio! -
Castiel scosse il capo, l'espressione turbata, incapace di capire.
- Devo chiederti perdono. - Dean
sospirò impaziente.
- Lo stai già facendo, piantala! -
Castiel alzò gli occhi sui suoi e finalmente lesse quello che aveva
cercato tanto. Gli voleva ancora bene.
- Ti ho deluso. Cercavo di proteggerti
e di risolvere la cosa da solo per non chiederti altri sacrifici. E
ti ho deluso. Io l'ho fatto per te e se tu lo rifiuti niente ha
importanza. Ho sempre agito in funzione tua. Non posso fare qualcosa
che va contro di te. Io mi sono perso, mi sono reso conto troppo
tardi e non so cosa... cosa fare. Per proteggerti mi sono allontanato
ed è stato allora che sono caduto. Ti prego... ti prego, non
voltarmi le spalle. - Dean era incredulo davanti alle sue parole, lo
guardava sconvolto e gli prese il viso fra le mani, fremeva agitato.
- Smettila, perchè credi che siamo
qua? A me bastava solo... solo che... - La voce di Dean si spezzò,
ingoiò il nodo e si insultò. Non voleva piagnucolare anche lui. -
Ho pregato che tu venissi da me ancora e ti scusassi e mi ascoltassi,
una buona volta. Ero deciso a farti cambiare idea, a convincerti a
smetterla con quel bastardo... è esattamente quello che volevo tu
facessi. Venire da me. Non devi mai smettere di venire da me. -
- Cercavo di proteggerti. -
- Io non voglio essere protetto se poi
ci rimetti tu. Non me ne faccio niente di una protezione simile. È
una protezione di merda! - Dean sbottò e Castiel, confuso, tornò a
fissarlo senza capire il punto nodale della situazione.
- Ma il mondo potrebbe finire se
Raphael vince e libera Lucifero e Michael e cosa avremo? - Dean
scosse il capo, per lui era così chiaro e così semplice.
Gli sembrava di esplodere, come se la
sua anima si stesse aprendo troppo.
Strinse le mani sul suo viso dando
forza alle proprie parole, insieme al suo sguardo risoluto.
- Avremo noi stessi! Non ci piegheremo
ed in caso moriremo, ma insieme e dalla stessa parte! Non potrei
sopportare... - Si morse il labbro, poi emozionato continuò: - Non
potrei sopportare di perderti. Di combatterti. - Dopo di quello il
bisogno fu tale che non poté rinunciarvi ancora.
Dean annullò la distanza fra le loro
labbra, una distanza minima, e si spaventò per ciò che provava.
Sperò che quello fosse sufficiente a calmarlo, era come una centrale
nucleare che minacciava di esplodere. Doveva calare la pressione che
premeva e premeva e premeva.
Fu subito un sollievo, il bacio.
Era così idiota, si diceva. Quelle
cose da cui lui era sempre scappato ora erano la soluzione al modo in
cui si sentiva.
Castiel non aveva ben chiaro ciò che
stava facendo, ma lo accettò. Aveva capito che gli uomini si
scambiavano gesti d'affetto così, si davano piacere. Dean forse
aveva bisogno di qualcosa del genere.
Accettò le sue labbra e lasciò che
gliele schiudesse e che si infilasse con la lingua nella propria.
Ricambiò imitandolo e di nuovo la sensazione di apertura interiore
lo colse.
La beatitudine.
Il perdono.
La pace.
Era esattamente nel posto giusto, più
giusto di tutti.
Il bacio fu estremamente intenso. Nato
come estremo tentativo di soddisfare un bisogno primordiale interiore
inspiegabile, lentamente si rivelava per ciò che era. Giusto.
Era così giusto...
Dean allora incapace di fermarsi, col
desiderio di unirsi di più, seguì quell'idea folle. Così folle da
essere impensabile, eppure sembrava l'unica cosa in grado di dargli
sollievo.
Sentiva il calore che da Castiel andava
in lui tramite un bacio ma non gli bastava solo un po' di calore.
Voleva tutto.
Aveva bisogno di tutto.
Si aprì la camicia febbrile senza mai
smettere di baciarlo. Quando Castiel capì che si stava spogliando
decise di usare un sistema più veloce.
In un soffio furono nudi, in ginocchio
sull'erba uno davanti all'altro.
Dean smise di baciarlo e scosse la
testa ridacchiando.
- Non so se prenderti a sberle o
baciarti. - Castiel piegò la testa di lato senza capire.
- Spero scegli la seconda. - Dean si
rilassò ancor di più e lo prese di nuovo per il viso.
- E' bello spogliarsi a mano. -
Castiel, sulle sue labbra, rispose logico.
- Io pensavo che dalla fretta che avevi
preferissi sbrigarci... - Dean lo baciò ancora ridendo e lo fece
stendere.
Aveva pensato che si sarebbe sentito
stupido, imbarazzato ed impacciato, l'istante prima di farlo.
Ma ora che lo faceva si sentiva nel
posto giusto a fare la cosa giusta.
Era in linea con l'universo. Non gli
mancava niente.
Lo ricoprì col suo corpo e Castiel lo
tenne a sé carezzandogli i fianchi, era limitato nei movimenti
perchè non sapeva bene cosa si faceva in quei casi e non sapeva
nemmeno cosa Dean di preciso stesse facendo, ma gli piaceva
incredibilmente -sia a lui che al suo involucro di carne-.
La sua pelle era liscia e calda, il
corpo sodo e piacevole al tatto. E lo elettrizzava, come se lo stesse
ricaricando. Sentiva il suo desiderio interiore di unirsi a lui,
inizialmente Castiel l'aveva interpretato come un desiderio di
riappacificazione, ma ora era diverso. Era di più.
- Cosa stiamo facendo? - Chiese mentre
Dean scendeva a vedere se anche il resto del suo corpo gli dava la
stessa sensazione dei baci.
Sorrise sulla sua pelle.
- Voglio essere una sola cosa con te. -
Castiel si riscaldò di gran lunga
quando parlò sui suoi capezzoli e si inarcò brevemente, sorpreso.
- E si fa così? - Cercava ancora di
capire.
Dean scese sul suo ventre.
- Conosco solo questo sistema. - Per
gli angeli non c'erano distinzioni fra uomini e donne, loro erano
asessuati quindi non capivano le regole dell'unione fra uomo e donna.
Pensò di aspettare e di vedere come
continuava e Dean allora decise di mettersi ulteriormente alla prova.
Scese sul suo inguine e dapprima glielo
toccò.
Ovviamente Castiel essendo in un uomo
che provava tutte le sensazioni degli uomini -testimonianza di questo
era stato quando aveva avuto l'erezione guardando un porno- sentì un
immediato piacere crescente, i sospiri cominciarono e di nuovo si
inarcò sotto di lui, Dean soddisfatto e spinto a proseguire, pensò
che la sua voce che gemeva fosse dannatamente erotica.
Eppure non era quello il punto.
Forse era gay, dopotutto. Un gay
represso. Ma non desiderava Castiel perchè era un bell'uomo e lo
stimolava in quel senso.
Desiderava Castiel perchè era il suo
Castiel. Lo voleva sentire vicino. Così vicino da averlo dentro.
Voleva essere una cosa sola con lui. Era un desiderio emotivo, più
che ormonale.
Però si poteva saziare solo in quel
modo fisico.
Lo fece suo con le labbra e Castiel
spinse il bacino contro la sua bocca sentendo l'eccitazione salire
improvvisamente.
Era la prima volta che si concedeva
quel genere di cose e non riusciva a pensare una persona più giusta
di Dean.
Soddisfatto del piacere che gli aveva
trasmesso, risalì a baciarlo, si strofinava su di lui cercando di
trasmettersi lo stesso piacere e quando Castiel capì ciò che
voleva, lo allontanò brevemente da lui.
- Come posso fare? - Dean capì il
senso di quella domanda e pensò che dopotutto valesse la pena
provarci a trecentosessanta gradi.
Così si alzò in piedi e gli indicò
di fare la stessa cosa col suo.
Castiel si alzò in ginocchio ed
arrivato al suo inguine imitò la sua prestazione di prima. Anche col
bacio era stato così. Una volta che vedeva o provava, poteva
riprodurre pur senza avere idea di che cosa significasse ciò che
faceva.
Lo sentì eccitarsi e scaldarsi
enormemente, Dean dava dei colpi nella sua bocca desiderando di più
e di nuovo, come prima, sentirono il calore uno dell'altro aumentare.
Si sentivano a vicenda.
Come se i pensieri e le emozioni
fossero una cosa sola.
Dean ne voleva di più.
Lo voleva in maniera totale.
Il suo Castiel non sarebbe mai stato di
nessun altro, specie di un viscido demone bastardo.
Si sarebbe ricordato di venire da lui,
sempre da lui e solo da lui. Mai da nessun altro.
Così lo staccò dalla sua erezione e
si stese sopra, lo guardò perchè ora si chiedeva cosa stesse
succedendo.
E successe.
Gli prese le gambe e gliele alzò
sparendo in esse per prepararlo un po', solo dopo qualche istante si
ricordò che tanto lui non percepiva il dolore ed alzando le spalle,
semplicemente, entrò in lui.
Castiel non provò mai dolore, solo si
sentì strano.
Non era una cosa che aveva mai subito.
Per Dean fu tutt'altro.
Per Dean fu ancora di più la
consapevolezza assoluta che fosse giusto. Così giusto.
E penando che era suo più di sempre,
si mosse in lui uscendo e rientrando. I brividi lo invasero
riscaldandolo come tante scosse elettriche fino a che chiudendo gli
occhi e gettando la testa all'indietro, non vide quella luce.
La luce vista durante il bacio.
Era la luce di Castiel ma non lo stava
accecando, era addolcita ed era al livello in cui lui poteva vederlo.
Innamorato di quella luce e della
beatitudine totale che stava provando nel bagnarsi in essa, pregò
affinchè potesse averla dentro.
Voleva la sua luce. Voleva la sua luce
dentro e quasi disperato si mise a pensarlo ad ogni spinta, ogni
penetrazione.
Riuscì a venire ma non si sentì
completamente soddisfatto. Non era esattamente come aveva sperato. Lo
voleva di più. Non gli bastava vederlo e provarlo, voleva averlo.
Non dovette parlare, Castiel aveva
percepito tutto molto chiaramente.
Si alzò e gli prese il viso fra le
mani, lo baciò dolcemente fino a sussurrargli sulle labbra.
- Ti posso accontentare, se ti fidi. -
Dean, turbato, decise di fidarsi. Aveva una vaga idea di cosa si
trattava ed aveva paura che avrebbe provato solo un dolore cane.
Però si lasciò stendere per terra e
lasciò che l'angelo lo prendesse per le cosce come aveva fatto prima
lui.
Lo guardò con una serenità assoluta
nello sguardo e mormorando: - Non ti farò male. - gli diede conferma
che lo stava leggendo ancora di continuo. Non serviva più parlare.
La felicità di Dean cominciò in quel
momento. Stava raggiungendo quello che aveva cercato. Era esattamente
quello.
Castiel entrò in lui e come da
pronostico non provò dolore, doveva aver usato qualcuno dei suoi
trucchi.
Fu l'ultimo pensiero razionale che Dean
ebbe, perchè poi si perse totalmente.
“Dio mio, era questo... era
esattamente questo che desideravo...”
La sensazione fu totalizzante e ad ogni
spinta crebbe a dismisura. Crebbe così tanto che fu impossibile non
abbandonarsi ad essa.
Castiel era in lui, lo sentiva e gli
piaceva, le scariche elettriche tornarono ma erano come energia allo
stato puro. Tornò a vederla la luce, chiudendo gli occhi, ma questa
volta era diversa. Era più grande. Era immensa. E si stava bagnando.
Ne chiese di più fra i gemiti e
Castiel l'accontentò dandogliela tutta.
Fino a che la fusione fu completa.
Un unica anima rigenerata, piena di
energia e benessere che era una cosa sola. Uno solo nell'altro.
Unicità.
Dean ora stava bene.
Era esattamente laddove aveva cercato
tanto di arrivare.
Non gli importava di niente, per un
momento. Aveva ritrovato il suo Castiel e Castiel era commosso nel
perdono che aveva conquistato ma non solo.
Era in quella stessa gioia, la gioia
del capire che per proteggere qualcuno bisognava solo essere sempre
con lui, con lui più che mai. In modo assoluto.
Dean era appoggiato su Castiel, il
respiro regolare, il calore che era salito sopra i limiti umani era
di nuovo accettabile.
E quella consapevolezza che ora era
tutto a posto.
Ripensò per un attimo a come si era
sentito quando aveva capito che Castiel era in combutta con Crowley,
la notizia peggiore che avesse mai potuto ricevere. Fino all'ultimo
si era rifiutato di crederci dando contro a Sam e Bobby. Poi l'amara
verità. Eppure pur di riaverlo l'aveva perdonato.
- Giuro che se torni a fare affari con
quel pezzo di merda ti faccio fuori. Piuttosto che con lui è meglio
che ti demolisca! - Castiel indeciso su come dovesse prendere quella
frase, capì che andava comunque bene visto che Dean ora si sentiva
felice.
- Starò sempre con te. - Perchè tutto
quello che lui faceva era per Dean. E così sarebbe stato per sempre.
FINE