NOTE:
ho scritto questa fic molto tempo fa e me ne ero dimenticata! La
pubblico in due parti perché mancherebbe il pezzetto finale che è il
più importante, ma lo scriverò oggi così la seconda parte la leggerete
fra qualche giorno. Pensavo… per me Teen Wolf è di
qualità fino alla terza stagione, sia A che B. Perciò nell’ottica in
cui il telefilm doveva finire lì, dopo gli eventi del nogitsune,
evitando poi che si rovinasse tutto, ho deciso di scrivere una sorta di
finale, ovviamente per lo sterek. Perciò, se la quarta, quinta e sesta
non esistessero, come sarebbe andata fra Derek e Stiles? Nella fic
descrivo anche quel che è successo fino a quel momento fra loro, perché
non stanno ancora insieme e cosa provano. Le immagini che vi propongo dopo
non sono mie ma di chi le ha fatte, capolavori trovati in rete che mi
hanno un po’ ispirato nello scrivere. Buona lettura. Baci Akane
Strinse gli occhi strofinandoseli snervato, l’ennesimo tentativo fallito. Finì sbuffando per alzarsi,
gettò le coperte con un gesto secco e andò al bagno dove si sciacquò il
viso. Si appoggiò al lavandino, strinse il bordo, si guardò battendo
con le dita sulla ceramica. Lo specchio rifletteva la sua immagine consumata, le occhiaie profonde, gli occhi rossi. - Sembro ancora lui! - Disse a
denti stretti scuotendo il capo e tornando in camera. Si guardò intorno
alla disperata ricerca di qualcosa che lo aiutasse a stare meglio, che
gli facesse risolvere quel senso terribile di inadeguatezza. Non era più sé stesso. Lo sguardo ricadde sulla
scacchiera che non aveva toccato. L’aveva lasciata in quel modo, coi
biglietti coi nomi. Inizialmente erano serviti a spiegare la situazione
a suo padre, poi l’aveva usata per comunicare con Derek, per metterlo
in allerta. L’aveva capito? Sospirò scontento ed andò alla
finestra, stava soffocando. La sollevò e si affacciò facendosi
carezzare dall’aria fresca della notte, da fuori i rumori notturni
l’accompagnarono. La pelle nuda rabbrividì.
Indossava solo i pantaloni leggeri e cadenti del pigiama, il resto era
di troppo perché si rigirava come un matto sotto le coperte e si
attorcigliava nei vestiti, così da un po’ non usava la maglia. Perso con lo sguardo
all’esterno, nel buio consueto, qualcosa attirò la sua attenzione e col
cuore in gola si raddrizzò ed indietreggiò fino a che l’ombra non si
mosse mettendosi alla luce del lampione della strada. Stiles chiuse gli occhi e sospirò sollevato nel riconoscerlo. Una folata di vento e se lo ritrovò rannicchiato alla finestra, proprio davanti a lui, a pochi centimetri. Stiles si spaventò di nuovo e saltando all’indietro, lo fece entrare: - Derek, sei impazzito? Vuoi
farmi venire un infarto? Sopravvivo ad una possessione demoniaca e
muoio perché salti fuori dalla notte di punto in bianco? - Lo
rimproverò agitato cercando di calmarsi e domare quell’ansia e quel
batticuore. Derek entrò senza farsi problemi e rimase in piedi davanti
alla finestra a guardarlo scuro e concentrato, traduceva i suoi
sentimenti come aveva fatto per tutto il tempo durante le molte
ricerche per trovarlo. Anche ora che quella storia in qualche modo era finita, Derek continuava a sentire per capire se era sempre Stiles. Questi lo guardò di scatto e se ne rese conto con un secondo treno: - Mi tieni d’occhio! Controlli
che non torni a fare cose strane? Certo, dopo il nogitsune è il minimo…
- Commentò poi rispondendosi da solo. A questa scoperta, uno strano
senso di calma iniziò a farsi strada e Derek lo guardò sorpreso nel
sentirlo. - Non sei arrabbiato… - Disse senza negare che era lì per quello. Stiles si grattò le braccia incrociandole sul petto e poi alzò le spalle spaesato. - Beh, in realtà speravo che
qualcuno di voi lo facesse… io… - Fece un sorrisino smarrito. -
Insomma, lo sai. - E Derek lo sapeva, non lo nascose. - Hai paura che torni. - Rimase fermo ad una distanza ragionevole, Stiles tornò a sollevare lo sguardo, l’aria consumata. - Non riesco a scrollarmelo di dosso. Nonostante sia passato un po’, ormai… - Derek sentì il suo grido d’aiuto
interiore, il grido di chi non sapeva farne a meno, di chi aveva
bisogno ma non osava chiedere, non a lui. Mosse un passo colpito da quel che percepiva. - È puro scrupolo, non tornerà. Il piano ha funzionato. - Stiles annuì cercando di convincersene, ma non era quello il punto. - Lo so. - Disse sedendosi in
punta sul letto disfatto. - Però mi controlli lo stesso. - Fece con un
sorrisino ironico penetrandolo con quello sguardo in quel momento
troppo simile a quello del demone volpe. Derek inghiottì a vuoto sentendosi di nuovo fortemente attratto. Come lo era stato sempre, in realtà. L’aveva contrastato molto bene, fino a quel momento. Poi aveva avuto a che fare con
lui versione nogitsune ed i guai erano tornati, guai che consistevano
nel controllarsi in sua presenza. Ad esempio, stare in camera con lui senza maglia non era la mossa migliore. - Eri connesso con il nogitsune
al punto che tanto lui si rinforzava, tanto tu ti indebolivi. È stata
una scommessa uccidere il tuo doppione ospitante. Poteva avere
ripercussioni su di te. - Stiles assottigliò gli occhi e andò oltre con
una velocità sconvolgente. Si raddrizzò sulla schiena e lo guardò
torvo, attento. - Non è per questo, hai già
visto che mi sto riprendendo. - Derek si morse il labbro girando lo
sguardo, imprecando perché era sempre un passo avanti agli altri pur
essendo umano. Stiles in quello ebbe conferma che c’era dell’altro
dietro il suo controllarlo. - No, tu vuoi capire altro, ma non vuoi
chiedermelo! - Derek sospirò seccato. Con lui non si potevano tenere
segreti. - Bene, voglio sapere se ti ha
lasciato qualcosa. Ti ha posseduto, queste cose non svaniscono senza
conseguenze. - Lo disse grugnendo arrabbiato come se lo stesse
sgridando, voleva anche dargli uno scappellotto per dimostrare che non
c’era nessun riguardo, ma Stiles ormai era partito ed aveva quello
sguardo. Lo sguardo da Stiles. Quello che capiva e che non mollava
l’osso e che, sorpreso, era pronto a denudarti. Si sentì stupidamente sollevato nel vedere che l’aria da nogitsune allucinata se ne andava. Si alzò dal letto e si avvicinò
piano, le mani lungo i fianchi stretti, le spalle ed il busto
iniziavano a svilupparsi bene, aveva avuto un’evidente interessante,
sconvolgente ed eccessiva crescita e questo si era aggiunto ai suoi
problemi a stare con lui. I suoi occhi lo scrutarono arrivandogli davanti. - Vuoi sapere se ha lasciato residui di sé? - Chiese con un tono sottile che non presagiva niente di buono. Derek annuì. - Certo che ha lasciato residui!
Ha lasciato un’oscurità mostruosa che non riesco più ad estirpare! -
Una volta detto, detto per la prima volta ad alta voce, iniziò ad
agitarsi: - Chiudo gli occhi e rivedo tutto quello che ho fatto, provo
le stesse identiche cose! Non riesco mai a fermarlo, per quanto sto qua
ad urlare io non riesco a fermarlo, dannazione! Tutte le volte faccio
uccidere Allison! E le mie mani… - Stiles le alzò tremanti, aperte fra
di loro, le guardò schifato: - Sono sempre sporche di sangue. Il sangue
di un sacco di gente morta, uccisa da me o dai miei oni! Sono sporco,
Derek, e questo non riesco a togliermelo più di dosso! - Stiles scoppiò fino a che la voce si ruppe nel pianto e Derek lo abbracciò d’istinto senza pensarci un istante di più. Lo strinse a sé e gli tolse il
respiro, una mano sulla nuca che gli premeva il viso contro il proprio
collo. Non disse nulla, ma quel primo abbraccio tolse la spina a
Stiles. Un gesto inaudito da parte sua, che gli faceva capire meglio di
mille parole, quel che provava lui. Cosa sperava, cosa cercava. Quanto fosse preoccupato. Stiles, sconvolto, si trovò ad
aggrapparsi alla sua giacca e a stringerla, lasciò che le lacrime
scendessero per la prima volta. Non ne aveva voluto parlare, non
era ancora riuscito a farlo. Aveva accennato che era cosciente dentro
il nogitsune, per tutto il tempo. Ma non aveva davvero parlato di come
si sentiva, di come si era sentito. - Mi ha sporcato per sempre, Derek. Sono marcio, non tornerò più come prima. Non lo sarò mai più. Sono sporco. Sono sporco! - Derek lo strinse più forte e
scivolò con la bocca sul suo orecchio per rispondergli in un sussurro,
mentre aumentava la forza delle sue braccia. - Non sparirà mai, è vero. È una
macchia che ti rimarrà per sempre. Queste cose rimangono. - Disse senza
cercare di indorargli la piccola con stupide frasi fatte. Stiles
sollevò il capo e lo guardò di scatto, sconvolto, le lacrime che
scendevano lungo le guance, così vicini ora uno nelle braccia
dell’altro, i respiri sui visi. - Come andrò avanti? Come si supera una cosa simile? - Chiese sperando che potesse dargli una risposta sincera. Derek gli prese il viso fra le mani andando completamente contro i propri principi e le proprie idee al suo riguardo. Quel che stava provando era così
grande, ormai, che non sapeva più domarlo. Non dopo averlo quasi perso
per sempre, non dopo aver rischiato fino a quel punto. Adesso l’aveva lì e lo poteva toccare. Non riusciva a togliergli le mani di dosso. Non poteva. - Succederà che un giorno
riuscirai a conviverci. Ti abituerai a questo buio, questo freddo,
quest’angoscia. E troverai un equilibrio fra questo sporco e qualcosa
di bello, tutto quello che riesce a farti stare bene. - Stiles lo
guardò intensamente rendendosi conto che erano esperienze personali, le
aveva vissute. - Ci sono, ci sono di sicuro. Ed una volta che le
troverai, Stiles, non lasciartele scappare. Aggrappati. Perché saranno
l’unica arma contro quest’oscurità che il bastardo ti ha regalato. - Lo
disse con odio e forza, se avesse potuto ucciderlo l’avrebbe fatto, ma
avevano potuto solo imprigionarlo di nuovo. Appena glielo disse, appena lo
penetrò con queste frasi, Stiles si rese conto che aveva ragione, che
se voleva sperare di sopravvivere a quell’angoscia divorante doveva
assolutamente buttarsi e aggrapparsi a quel qualcosa di bello e tanto
desiderato che poteva avere. Ed ora era lì, fra le sue
braccia. Quel qualcosa gli stava tenendo il viso e lo stava aiutando
dimostrandogli che comunque gli importava, anche se non aveva mai fatto
nulla per dirglielo. Derek lo capì troppo tardi, cosa significavano i sentimenti che Stiles gli stava trasmettendo. Troppo tardi. Stiles si protese e annullando
quella breve distanza, lo baciò. Prese fra le proprie le sue labbra,
succhiò ripetutamente spingendosi contro di lui, le mani sul petto a
trattenerlo a sé. La disperazione di chi sapeva che non poteva, non
poteva mollare. La disperazione. Derek la sentì completamente,
investito come con un treno. Trattenne il fiato, si irrigidì mentre si
chiedeva se fosse giusto, se in realtà non stesse approfittando di un
suo momento di debolezza. “Dannazione, è lui che ha baciato me, non sono mica io!” Si disse poi seccato. Decidere se respingerlo o rispondere al bacio fu un istante, un istante troppo breve. Lo prese di nuovo con decisione,
piegò il capo di lato e aprendo di più la bocca, approfondì quel bacio
che Stiles gli stava chiedendo disperatamente. Le lingue si intrecciarono ed il
mondo sparì. I loro sapori si fusero, le bocche si unirono meglio,
premendosi con maggior decisione. Una fusione di emozioni, desideri e
sconvolgenti sensazioni. Il calore investì entrambi
prepotente, avvolgente, mentre quel freddo lasciava il posto ad un
senso di riempimento. Un meraviglioso senso di riempimento. La pace, lenta, strisciò in entrambi fino a che quel bacio, quel fuoco, li coccolò e tutto si tranquillizzò. - Derek… - Mormorò Stiles sulla sua bocca, premendo la fronte contro la sua, gli occhi chiusi. - Non sei lucido… - Disse per lui. - E tu? - Chiese a quel punto
sveglio come suo solito. Derek aprì seccato gli occhi. Perché doveva
sempre metterlo in condizioni di disagio? - Non te ne frega di cosa sono
io! - Rispose sgarbato. Stiles allora si sciolse da lui per guardarlo
arrabbiato, accendendosi come una miccia, come ai vecchi tempi. - Certo che me ne frega. Hai
risposto volentieri al bacio! Non l’avresti mai fatto, nemmeno per
pietà o preoccupazione! Perciò adesso mi stai a sentire! - Cominciò
furioso, puntandolo col dito col solito disagio che si creava ogni
volta che provavano ad interagire in modo più o meno normale. Derek alzò gli occhi al cielo e
fece un passo indietro lasciandolo completamente. Non sapeva bene cosa
fare, aveva ceduto ad un momento di debolezza, ma non era giusto. No? - Ti ho perdonato per quella
storia del darach! Lei ti influenzava coi suoi poteri, ti ha usato per
proteggersi dagli altri. Però so che tu non avresti mai messo
volutamente in pericolo mio padre, che tu non ne sapevi niente. -
Cominciò allora Stiles tirando fuori quello che non era mai riuscito a
dirgli. Lui se ne era andato subito
scappando dal loro confronto, perché non era mai riuscito a guardarlo
negli occhi dopo aver aiutato senza saperlo un druido oscuro che aveva
fatto svariati danni. Derek rimase inebetito nel
sapere che ancora una volta ci era arrivato da solo. L’aveva evitato
con cura dopo tutto l’accaduto, anche quando le cose erano finite. Se ne era andato con Cora dall’altra parte del mondo a lasciarla dai parenti con cui lei era stata subito dopo l’incendio. - Te ne sei andato senza
parlarmi, convinto che ti avrei odiato per sempre. Ti ho odiato, ma poi
mi è passata. Insomma, non sono così imbecille da odiarti per sempre
senza capire le circostanze! - Replicò tornando lentamente sé stesso,
almeno un po’, almeno con lui. Intorpidimento. Strana sensazione di
deja vu, quasi. Derek lo guardò stordito, indeciso. - Non pensavo avresti mai potuto. - Ammise. Stiles sospirò. - E quando sei tornato io ero
già preso dal nogitsune, ma mi hai evitato per un bel po’ comunque lo
stesso, prima che lui prendesse il sopravvento. - Gli fece notare
mettendo seccato i puntini sulle i. Derek si strinse nelle spalle
incrociando le braccia al petto difensivo. - E? - non pensava di dovergli spiegazioni, ovviamente. Stiles tornò a provare la consueta voglia di picchiarlo, inalterata nonostante il bacio e tutto quello che era successo poi. Stiles si girò cercando di
essere lucido, gli diede la schiena e Derek lasciò cadere lo sguardo
sull’elastico dei suoi pantaloni leggeri che scendevano fin troppo in
basso sulla vita, lasciando scoperte le piccole fossette sopra il
sedere. Ed infine la curva stessa e l’inizio della sua fessura.
Aggrottò la fronte. “Non porta la biancheria intima!” Fu istintivo usare la vista da
lupo per andare sotto ai vestiti e accertarsene. Un’ondata di calore lo
investì, così alzò subito lo sguardo e lo spostò altrove, per la
stanza, cercando di calmarsi. A quel punto vide la scacchiera con ancora le posizioni che il nogitsune aveva lasciato per comunicare con loro. - Spiegami una cosa tu, invece.
- Stiles si girò di scatto polemico, pronto a metterlo a posto, ma vide
che guardava la scacchiera e si fermò capendo. - perché il nogitsune
aveva scelto me come re? - Stiles si trovò improvvisamente ad un bivio
netto. Arginare, ritrattare, rimangiare oppure proseguire, rinforzare e convincerlo? Guardò la scacchiera e si ricordò di quando il nogitsune l’aveva sistemata per comunicare con loro. Sospirò. - La volpaccia era collegata con me, noi comunicavamo. - Disse piano. - Gli scacchi non sono il gioco
del nogitsune, il Go è il gioco del nogitsune. - Gli fece notare Derek
ricordandosi di quel che gli aveva detto Peter. Stiles annuì
dandogliene conferma. Negare cosa, poi? Quel che ormai era evidente? - Voleva darvi un certo
messaggio e voleva che lo capiste, al tempo stesso essere un po’
cervellotico. Perché è così che gli piaceva fare tutto. Enigmi. -
Spiegò Stiles con un tono basso e colpevole, come se ogni volta che si
parlava del dio-demone giapponese si sentiva sempre peggio. Derek però
non lo interruppe e lo guardò aspettando il resto. - Così io ho cercato
un modo per accontentarlo e al tempo stesso darvi un messaggio da parte
mia. - Stiles non rialzò lo sguardo subito, Derek aspettava paziente. - Il nogitsune voleva che
andassimo nel mio loft per lo scontro. - Stiles annuì. - Tu? - Così
Stiles si grattò la nuca imbarazzato e si decise a guardarlo,
finalmente. - Volevo solo dirti di stare
attento. - Derek si aggrottò come se qualcosa non quadrasse e
principalmente fu perché lo sentì direttamente da Stiles. - Non è quello che stai provando
ora. Sei in conflitto con quello che mi stai dicendo. Cosa mi nascondi?
- Chiese indagatore, senza mollare. Stiles seccato alzò gli occhi al
cielo sbuffando. - Ok, ero disperato e pensavo
che sarei morto, che non sarei mai più uscito da lì e così volevo solo
farti sapere che ti voglio bene, che per me sei la persona più
importante, allo stesso modo del re negli scacchi! Ecco! - E quando lo
disse, si sentì estremamente stupido tanto da dover continuare a
straparlare nel vano tentativo di arginare quel disastro. - E comunque
alla fine non hai comunque capito nulla! Sarebbe stato inutile! Sei
davvero ottuso, sai? Cosa ci voleva a capire che se ti metto come ‘re’
è perché sei la persona più importante per me? Non si capisce che gli
scacchi è il mio gioco e non quello del nogitsune? - Stiles non si sarebbe mai
fermato se Derek non avrebbe aggirato la scacchiera sulla scrivania per
prendergli lui il viso fra le mani e tappargli la bocca con la propria.
Finalmente tornò il silenzio e
finalmente si sentì di nuovo bene. Come per magia, quasi. Il freddo ed
il vuoto, ogni volta che lo baciava, scemavano sempre più. Non si
annullavano, ma erano contrastate da quel calore, da quella bocca, da
quell’euforia. Qualcosa di potente e bello in grado di superare l’orrore ed il buio. Qualcosa come Derek e quello che provava per lui da secoli, forse.
Non fu facile capire cosa fosse meglio fare a quel punto. Continuare ed andare oltre dei
semplici baci sarebbe stato un lampo brevissimo, ma Derek tornò
faticosamente in sé capendo che dovevano andare per gradi, perché
Stiles era ancora troppo fragile e sentiva ancora molte domande che gli
vorticavano dentro e che non gli aveva ancora fatto. Lo separò da sé, poteva essere
lì a baciarlo per disperazione, perché voleva solo qualcosa di bello a
cui aggrapparsi. Certo scegliere lui era singolare, però non era ancora
il suo Stiles al cento percento. Voleva solo essere sicuro che anche
dopo non avrebbe cambiato idea. Così tenendolo con fermezza per il viso, lo separò e guardandolo con un’intensità da togliere il fiato, mormorò: - Devi riposare. - Stiles si riempì immediatamente di panico ed iniziò a scuotere la testa come un forsennato: - No no no, non posso, non riesco, se chiudo gli occhi faccio gli incubi e… - Derek annuì e lo spinse verso il letto. - Invece sì. Se li farai ci
penso io. Non puoi stare sveglio per sempre. Devi superare la paura del
dormire. - Sapeva che era un grosso problema che lo tormentava sin da
quando avevano attivato il nementon, per lui era stato peggio perché il
nogitsune aveva lavorato in Stiles mentre dormiva, prendendo possesso
di lui da addormentato aveva fatto le trappole peggiori per i suoi
amici. - Rimarrai con me? - Chiese speranzoso, avendo percepito quello nel mezzo della sua paura. Derek annuì calmo e Stiles si
rilassò arrendendosi, mentre lui lo faceva sedere nel letto e poi lo
coricava coprendolo con le lenzuola. Stiles lo guardò con ossessione
e appoggiò la testa sul cuscino solo quando lo vide sedersi sulla
poltrona nell’angolo, rivolto verso di lui. Sospirò ed abbandonò la testa, gli occhi fissi su di lui che lo guardava calmo. - Derek… - Disse poi mentre sentiva la stanchezza strapparlo via da sé stesso. - Mm? - - Perché quando sei tornato a
Beacon Hills non mi hai cercato? Prima che si scoprisse che io ero il
nogitsune è passato un po’, tu non mi hai mai cercato… - Derek sospirò
e scosse il capo abbassando lo sguardo in difficoltà, sentendosi in
colpa anche per questo. Perché se fosse venuto, se l’avesse incontrato,
forse se ne sarebbe accorto o avrebbe potuto aiutarlo meglio. Aveva molti rimpianti riguardo Stiles, da molto tempo, ormai. Sembrava sbagliasse ogni volta le sue scelte per quel che lo riguardavano. - Pensavo fosse meglio così per
te. - Stiles si aggrottò mentre il sonno gli impediva di focalizzare
bene le sue parole. - Dormi, Stiles. Ne riparleremo. - - Promettilo… - Stiles non sentì mai la sua risposta affermativa, perché il sonno lo prese subito. Derek rimase a guardarlo senza
dormire per la gran parte del resto della notte, poi si appisolò pieno
di pensieri e sensi di colpa. Aveva provato subito un’insana
attrazione per Stiles, più per la persona che per il ragazzo, all’epoca
solo un adolescente fastidioso. C’era stato qualcosa in lui che l’aveva
spinto a fidarsi e a chiedere sempre il suo aiuto o quanto meno ad
accettarlo. Qualcosa di innato e strano.
Stiles era l’umano inutile snervante, ma alla fine aveva sempre capito
tutto prima di loro ed aveva sempre trovato un modo per aiutarli, sia
lui che Scott. E forse prima era cominciata così, con una questione di fiducia. Ma poi l’aveva conosciuto,
scoperto, osservato inevitabilmente, era diventato tutto così strano
che per poco non gli era sfuggito di mano. Svariate volte. Fino a che Stiles si era
sviluppato ed aveva superato la fase dell’adolescenza. Era passato da
ragazzino fastidioso a ragazzo ben fatto, piacevole, interessante. Era maturato anche da un punto di vista interiore, il suo carattere per quanto rimanesse sempre lo stesso, era cresciuto. A quel punto, oltre la fiducia era subentrata un’innegabile attrazione sempre più vivida e pericolosa. Derek sapeva che fine facevano
tutti quelli che si legavano a lui, oltretutto Stiles era il migliore
amico di Scott, era importante per tutti, non poteva rischiare nulla
con lui. Andare oltre con Stiles era
sempre stata una pessima idea. Un po’ per proteggerlo, un po’ per non
complicare troppo le cose, un po’ perché sinceramente non era convinto
che potesse andare molto avanti. Aveva sentito subito
l’attrazione di Stiles nei suoi confronti, ma l’aveva vista solo come
una cosa ormonale momentanea. Stiles faceva di tutto per boicottarlo,
quando era lucido. Ma probabilmente cercava solo di combattere quel che
provava. “E adesso? Cosa prova? Mi vuole
bene, mi desidera. Ma dopo tutto quello che ha passato quanto è un
sentimento autentico e quanto solo una cosa di passaggio che passerà
appena lui starà bene?” Derek aveva paura di essere
respinto e rifiutato, che dopo tutta la fatica fatta per guardarsi
dentro ed accettare i propri sentimenti, dopo tutto il tempo impiegato
a fidarsi di qualcuno che gli piaceva, quello poi potesse rovinarsi ed
essere calpestato. Maledizioni a parte,
onestamente, Derek non era così sicuro di poter stringere seriamente
con Stiles. E lui al momento era troppo angosciato per fargli capire,
per farsi leggere in modo chiaro.
Venne svegliato dai suoi
lamenti, lamenti che presto divennero grida e pianti, esplosi tutti in
una volta. Derek si alzò e si precipitò da lui, si mise nel letto con
lui, lo circondò da dietro avvolgendogli le braccia intorno al torace,
lo strinse contro di sé appoggiando la schiena al proprio petto, poi lo
cullò sussurrando al suo orecchio che era solo un sogno e che era
finita. Stiles non si svegliò, troppo stremato, però si riaddormentò calmandosi. Derek non si sciolse da lui, si
stese tenendolo a sé come un guanto avvolgente, si mise sul fianco e lo
abbracciò da dietro per tutta la notte, rimanendo con lui sotto le
coperte. Il cuore di Stiles di nuovo calmo, sotto le dita e all’udito da licantropo. Derek, turbato, chiuse gli occhi e gli baciò la nuca preoccupato. “Il problema è che forse ormai non sarà comunque più possibile lasciarlo andare. Non per me.” Detto questo, si addormentò con lui.