CAPITOLO
I:
L'INIZIO
DEL TORMENTO
Era
solo un umano, ripeteva Stiles a sé stesso.
Cercava
di ricordarselo quando aveva l'impulso di correre verso il pericolo
di quelle che definiva cose da bestie feroci.
La
curiosità lo spingeva ad andarci, poi si aggiungeva la
consapevolezza che si trattava al novanta percento di Scott, per cui
doveva guardargli le spalle.
Anche
se poi Scott sapeva guardarsele meglio da solo. Cos'era Stiles per
Scott a parte che il suo migliore amico?
Un
consigliere, quello che cercava delle idee e delle soluzioni
alternative alle peggiori.
Però
a parte l'essere la mente, non era un elemento utile fisicamente e di
presenza.
C'erano
volte in cui poteva fare a meno di andare laddove sapeva si
annidavano i pericoli.
Però
ci andava per un istinto profondo che aveva da quando era piccolo.
Per
questo aspetto forse sarebbe stato più adatto ad essere un lupo,
l'istinto del pericolo era forte in lui anche se poi cercava di
ricordarsi quanto rischiava.
Aveva
paura, era umano, era normale dopotutto. Solo che anche se l'aveva
non poteva stare lontano da qualunque cosa che odorasse di pericoloso
e selvaggio.
Aveva
sempre cercato quell'odore, come se fosse così vago da dover essere
trovato per poter assaporarlo.
Scott
non aveva tutto quel gusto del pericolo e non era nemmeno curioso.
Però
era lui il lupo mannaro.
Stiles
non aveva faticato a credere a tutte quelle storie, anzi, aveva
trovato presto le risposte da solo, perchè aveva fortemente sperato
che nella sua vita arrivasse qualcosa di talmente pericoloso da
rivoluzionarlo.
Era
questo ciò che aveva sperato intimamente.
Era
il classico sfigato, dopotutto.
Volere
che la propria vita cambiasse era normale... ma non certo che
prendesse connotazioni rischiose.
Coscientemente
Stiles non aveva sperato questo appena aveva capito che stava
succedendo qualcosa al suo amico, però aveva subito cercato la
spiegazione più pericolosa. Istintivamente.
Ci
aveva creduto, non aveva pensato fosse impossibile.
Solo
perchè Scott aveva detto di essere stato morso da un lupo.
Quante
altre spiegazioni razionali ci sarebbero potute essere?
Poteva
non essere stato un lupo ma un cane con la rabbia. Cosa piuttosto
comune.
L'aumento
delle sue capacità potevano trovare spiegazione in qualche sostanza
che forse non sapeva nemmeno di prendere.
Naturalmente
ci avrebbe creduto comunque quando lo avrebbe visto trasformarsi,
però sulle prime non aveva avuto grandi prove, eppure la sua mente
aveva elaborato immediatamente quella soluzione terribile.
Perchè
lui voleva un cambiamento, ma non un cambiamento positivo e
'normale'. Voleva un cambiamento di quelli tosti.
Un
cambiamento da adrenalina, pericolo e rischi.
La
vera domanda a quel punto era una: perchè sentiva questo forte
richiamo per il lato selvaggio della vita?
Era
comune avere una vita da sfigato e sperare in un cambiamento, ma non
in uno del genere.
Aveva
cercato quella spiegazione perchè aveva sperato dentro di sé che si
trattasse davvero di quella.
Poi
aveva scoperto che anche Derek era un lupo mannaro.
Con
ordine prima si era informato su chi fosse quel misterioso individuo
incontrato nel bosco con Scott, poi dopo che aveva scoperto vita
morte e miracoli di lui e tutto lo scopribile possibile, aveva
cercato di esserci in ogni momento in cui si affacciava il pericolo.
Certo,
si diceva ripetutamente. Era per guardare le spalle a Scott che era
come un fratello, non importava che lui se le guardasse meglio da
solo.
Lui
così si sentiva utile in qualche modo. Doveva sentirsi utile. Doveva
servire a qualcosa.
Il
suo inconscio non gli permetteva di realizzare che c'era anche un
altro motivo oltre a tutto questo e che questo motivo sostanzialmente
era che sperava di ritrovarsi a tu per tu con Derek di nuovo.
'Pericolo'
uguale 'Derek'.
'Derek'
uguale 'selvaggio'.
Quel
selvaggio serio.
Non
quello di Scott.
Scott
non aveva quell'odore.
Stiles
in breve si rese conto di essere ossessionato da Derek. Lo capì dopo
aver passato tutta la notte sveglio ad indagare da solo su di lui e
sul suo passato, sull'incendio della sua casa, sulla sua famiglia e
su dove fosse stato per tutto questo tempo.
Si
era reso conto all'alba di avere qualcosa che non andava, per questo
non parlò della propria ossessione a Scott.
Se
ne vergognava e sapeva che non avrebbe comunque capito. Cosa dirgli
insomma?
'Sono
ossessionato da Derek'?
Doveva
esserne terrorizzato in teoria. Non era uno che non provava paura...
anche se poi era puntualmente su tutte le scene del crimine.
Il
termine spaventato non si associava veramente bene a Stiles. Anche se
nei momenti di pericolo il cuore gli batteva impazzito e sperava di
sopravvivere.
Non
sapeva bene nemmeno lui cosa pensare di sé stesso, alla fine.
Fu
per questo che quando fecero arrestare Derek dopo aver trovato la
metà del cadavere nella sua proprietà, si disse che doveva vederlo
una volta ed essere a tu per tu con lui.
Un
istante. Un solo momento. Pochi secondi solo per loro due e basta
dove nessuno avrebbe saputo e visto.
Non
voleva fare o dire niente di speciale, non era una questione di
spacconeria come l'aveva fatta apparire. Anche se era meglio dire
falsa spacconeria perchè nessuno avrebbe mai potuto crederlo un vero
spaccone nemmeno con tutti i suoi sforzi.
Si
era solo detto che poi andava in prigione e non avrebbe più avuto
altre occasioni.
Per
cui mentre la polizia faceva i rilevamenti, lui salì nell'auto, nel
sedile davanti, e si girò a guardarlo.
C'era
la grata a dividerli e lui aveva le manette... che probabilmente si
sarebbe potuto togliere in un qualunque momento.
Troppo
tardi capì che comunque non era davvero al sicuro perchè con la
forza che aveva Derek, si sarebbe liberato subito anche della grata e
l'avrebbe potuto squarciare in fretta.
Il
cuore gli cominciò a battere così forte che quasi assordò Derek.
I
due si guardarono nello stesso modo fatto nel bosco qualche giorno
prima.
Lo
sguardo di Derek era sempre come l'aveva sognato ogni notte.
Era
gay?
Stiles
se lo ripeteva da quella volta e l'ossessione per lui non aveva fatto
che alimentare quella paura.
Non
era nemmeno una grande paura. Poteva andare bene purchè fosse la
risposta a quell'attrazione per lui.
Un
momento.
Attrazione?!
Che
stava dicendo?
-
Non ho paura di te! - Disse subito per mettere le cose in chiaro.
Specie a sé stesso.
L'aria
da falso spaccone cadde subito quando Derek assottigliò lo sguardo
già molto affilato.
-
Magari sì! - Ammise con voce che già tremava.
Il
cuore gli voleva uscire dal petto e sudava freddo però lui doveva
stare lì e guardarlo di nuovo. Così vicino lo vedeva ancora meglio.
E
l'odore percepito nel bosco quel giorno era talmente forte.
L'odore
di selvaggio.
Sì,
quanto gli piaceva quella sensazione.
Quella
di essere in pericolo.
Cominciò
a tremare e a sforzarsi di non farlo vedere.
Non
poteva uscire.
Aveva
paura ma non poteva andarsene.
Aveva
una lista di priorità, l'aveva sempre, per cui anche se era in mezzo
al fuoco incrociato restava esattamente dov'era per fare ciò che
doveva anche se era il più debole di tutti.
Per
non fare la figura dell'idiota si ricordò delle domande a cui non
era riuscito a trovare risposta da solo e gli chiese della ragazza
trovata nella buca di casa sua.
Prima
l'avevano vista in versione lupo completo, poi era diventata umana.
Scott non si trasformava in un lupo completo.
Così
gli chiese se fosse per questo che l'aveva uccisa, dando per scontato
che fosse stato lui.
Era
una cosa così importante da sapere?
Era
essenziale?
Doveva
rischiare salendo in macchina con lui di venir divorato per sapere
una cosa tanto inutile ed insignificante che, comunque, riguardava
solo Derek e basta?
C'erano
tanti di quei tasselli nel mosaico che Stiles stava cercando di
costruire di Derek, che aveva bisogno di sapere.
Derek
lo fissò come aveva fatto fino a quel momento, era appoggiato allo
schienale, gli occhi grigi di quella natura così feroce perfino 'a
riposo'. Non lo stava minacciando, lo stava solo guardando. Eppure
sembrava lo stesse scomponendo pezzo per pezzo.
-
Perchè ti preoccupi per me quando il problema è il tuo amico?
Quando si trasformerà in mezzo al campo cosa credi che faranno
tutti? Continueranno a fare il tifo? Io non credo! Io non posso
impedirgli di giocare, ma tu sì. -
Stiles
era paralizzato dalla sua voce. Era calma, bassa ma lo penetrava come
se gli stesse parlando all'orecchio.
Nessuno
mai gli aveva fatto un effetto simile.
Aveva
ragione, comunque. Si preoccupava di Derek e di cose obiettivamente
insignificanti, quando Scott era nei guai fino al collo. Anzi. Stiles
lo era per colpa di Scott che voleva giocare la partita quando non
sapeva ancora controllarsi e si trasformava a tradimento quando si
agitava troppo.
Stiles
pensò in breve che Derek avesse ragione su tutta la linea.
“Non
mi interessa niente di Derek, è solo curiosità! Non voglio niente
da lui, non voglio lui, non voglio che mi rivoluzioni la vita come in
qualche modo sta facendo, non voglio il suo odore di selvaggio per
me! Non lo voglio!”
I
pensieri frenetici scorsero come saette mentre lui parlava. A quel
punto Derek si portò in avanti col busto per avvicinarsi a lui, ora
erano separati da pochi centimetri e da quella maledetta rete
metallica.
Stiles
trattenne il fiato.
Si
vedevano ancora meglio i suoi occhi, si sentiva di più il suo
profumo. Era diventato un profumo, ora?
-
E fidati... - Disse allora sospendendo la frase per vedere quanto ci
metteva a morire nell'attesa. - Lo vuoi. -
Stiles
a bocca aperta e completamente catturato da lui, specie dagli occhi,
dalla voce e dal profumo, stava per dire come diavolo aveva sentito
cosa pensava quando suo padre lo scoprì e lo tirò fuori di forza
dall'auto ponendo fine a quel momento intenso e sconvolgente.
Il
cuore pompava a mille nel petto, l'adrenalina gli faceva ancora
girare la testa.
La
sensazione di aver sfiorato qualcosa di pazzesco non lo lasciava.
Sfiorato, solo sfiorato.
Non
toccato.
Non
aveva ancora toccato ciò che voleva e desiderava tanto.
Ma
cosa desiderava tanto?
“Fidati.
Lo vuoi.”
Si
ricordò le sue parole così enigmatiche in quell'istante. Aveva
detto di impedire a Scott di giocare e poi aveva detto 'fidati, lo
vuoi.'
Lo
vuoi cosa?
Mentre
Derek parlava Stiles aveva solo pensato che non voleva niente da lui
e poi lui se ne era uscito così.
Poteva
leggere nel pensiero?
O
forse aveva solo l'istinto molto forte e percepiva cose come le
intenzioni, i sentimenti e le emozioni degli altri?
Quello
era credibile, però se fosse stato così, ritrovarsi a tu per tu con
lui sarebbe potuto essere maledettamente pericoloso.
“Beh,
ma tanto ora starà in prigione.”
Si
tranquillizzò da solo mentre andava via con Scott.
Peccato
che non era un pensiero che lo faceva felice come doveva.
Stiles
era tormentato da Derek e non ne capiva il motivo, quando scoprì che
era uscito di prigione gli venne un colpo.
Derek
non era colpevole della morte della sorella, fantastico.
E
quindi?
Era
in libertà e sicuramente li avrebbe ammazzati entrambi.
Ora
sì che era un problema serio.
Stiles
era contrariato e quando Scott lo nominava gli si aizzava contro.
L'amico
aveva avanzato l'idea di farsi insegnare da lui, Stiles si era
opposto quasi come gli avesse proposto di mangiarsi suo padre.
Era
questione di principio, non tanto di fiducia.
Magari
Derek poteva essere a posto, sotto sotto.
Magari
non li voleva uccidere.
Poteva
insegnare a Scott molte cose.
Però
aveva dei modi da stronzo che non gli andavano giù.
Se
voleva il loro aiuto perchè semplicemente non glielo chiedeva come
tutte le persone normali?
Trasformava
Scott e poi lo lasciava a sé stesso con tutti i casini, salvo poi
pretendere chissà cosa.
Non
sapevano niente di lui e nemmeno cosa volesse da loro.
Cioè
da Scott.
Scott
e basta.
Era
solo lui quello trasformato.
Era
lui che Derek aveva voluto.
Forse
era questo che gli bruciava.
Come
aveva potuto scegliere Scott e non lui?
Perchè
Scott?
Non
era giusto...
Stiles
passava la gran parte del suo tempo a pensare a tutta quella storia
dei lupi mannari e quando non era per Scott era per Derek. Voleva
venire a capo del suo grande mistero.
Era
lui ad essere il migliore amico di Scott, il suo fratello adottivo.
Non Derek. Se era questo che voleva da lui doveva girare al largo!
Stiles
era geloso, però in effetti a volte si trovava un po' confuso sul
motivo.
Era
geloso di Scott o di Derek?
Oltre
a pensare a tutto questo, Stiles ormai era ossessionato dalla propria
sessualità, convinto di essere gay.
Se
lo chiedeva dall'arrivo di Derek nella sua vita, aveva cominciato
notando che Danny, risaputo gay, sembrava essere infastidito da lui.
Così
si era chiesto se magari i gay non lo trovassero attraente.
Non
capiva perchè era importante saperlo, era arrivato a chiedere il
parere di Scott e ad osservare Danny ossessivamente per capire questa
cosa.
Non
gli piaceva Danny, non voleva piacere a lui, voleva solo capire come
funzionava la cosa.
Insomma,
quel mondo da cui era stato lontano.
Non
ne aveva paura, però era la prima volta che ne era incuriosito.
Cosa
poteva dire a riguardo?
Alla
fine non riusciva a capire se lo fosse o no.
Era
fissato con Derek e quando arrivava gli batteva forte il cuore come
un idiota. Non riusciva a smettere di fissarlo e di pensarci.
Però
era accanito contro di lui. Lo detestava. Ce l'aveva a morte.
Gli
voleva portare via Scott, oltretutto aveva scelto lui al suo posto.
Era
ovvio ce l'avesse con quel tizio spaventoso.
Se
voleva il loro aiuto perchè non glielo chiedeva?
Mentre
se voleva qualcos'altro perchè non chiedeva anche quello in modo
normale?
Però
a parte tutto quello, Stiles ogni volta che pensava a lui ed al suo
viso così particolare, era sicuro di averci già avuto a che fare.
Non
riusciva proprio a ritrovarsi, in effetti.
Ci
passò molto tempo a provare a ricordare, fino a che non si decise a
chiedere a suo padre qualcosa su di lui e sulla sua famiglia.
Suo
padre non si stupì della domanda del figlio, era famoso per
impicciarsi di tutte le cose misteriose.
Così
gli raccontò quello che comunque Stiles aveva già scoperto da solo,
ovvero la notte dell'incendio di sei anni prima.
-
Sì però... tu ci hai avuto a che fare in qualche modo? - Il signor
Stilinski lo fissò corrugando la fronte come per sapere se davvero
gli chiedeva una cosa simile.
-
Certo che sì! Ma tu non ti ricordi? -
Stiles
inarcò le sopracciglia interrogativo scattando sull'attenti.
-
Cosa non ricordo? - Allora il padre parve rifletterci e parlare da
solo:
-
Beh, eri piccolo... e poi è stata solo una notte. -
-
Una notte cosa?! - Ora Stiles non stava più nella pelle, doveva
sapere.
-
Quella notte sopravvisse solo lui, sua sorella e suo zio. Questi si
ritrovò gravemente ustionato e vegetale, sua sorella quella stessa
notte sparì e dal momento che lui era illeso e che era completamente
solo, lo portai a casa con me per farlo dormire e mangiare, con
quella di vedere che fare di lui il giorno dopo. -
Stiles
aprì la bocca e lo fissò sconvolto, il fiato mozzato, il cervello
completamente spento.
-
Stai scherzando?! - il padre scosse il capo con una strana
espressione mentre ricordava quella notte di sei anni fa.
Stiles
si fece due conti cercando di ricordare sé stesso all'epoca.
-
Avevi dieci anni e lui diciassette su per giù. Ti ho chiesto di
cercare qualcosa che potesse andargli bene e di fargli vedere dove
poteva lavarsi mentre preparavo qualcosa da mangiare. Tu gli hai dato
i tuoi vestiti, lui... - Stiles ebbe un flash nella mente proprio in
quel momento ed allora tutto tornò.
-
Si è lamentato perchè gli erano piccoli! - Esclamò a sé stesso,
guardando nel vuoto mentre le scene di quella notte tornavano a
riaffiorargli.
Derek
era un ragazzino, un teenager, scontroso e silenzioso. E l'aria cupa
e selvatica.
Ora
che ci pensava era davvero lui, l'aveva completamente rimosso.
Il
Derek ragazzino ricordava molto il Derek adulto, probabilmente era
così di carattere o forse era cambiato dopo quel tragico incidente.
Comprensibile.
-
Poi mi hanno chiamato in centrale per dei problemi e sono andato, vi
ho lasciati soli dicendo che sarei stato poco. Ovviamente sono stato
più del previsto. Ma quando sono tornato dormivate insieme sul
divano. Credo che lui non volesse dormire da solo, ho pensato a
questo. - Stiles aveva la bocca aperta, sconvolto. Non capiva perchè
lo fosse tanto, però lo era. Il cuore era rallentato fin quasi a
fermarsi. Quanto era assurdo...
-
Il giorno dopo ha parlato di parenti o qualcosa del genere...
insomma, non l'ho più visto. Fino a qualche settimana fa. Quando è
tornato in città sorprendendo tutti del suo ritorno. Specie perchè
continua a vivere in quella vecchia casa bruciata. Perchè non la
sistema, se ci vuole stare? È inquietante... -
Stiles
sorrise isterico.
-
Non sai quanto! - Stilinski si rabbuiò.
-
Pensavo che quella volta in macchina gli avessi detto qualcosa a
proposito di quella notte. Che eri tu e ti ricordavi di lui... però
in effetti non mi tornava il fatto che l'avessi praticamente fatto
incriminare... non ti ricordavi di lui?! - Stiles scosse il capo
ancora sotto shock.
-
No... ci siamo scontrati con lui per caso e per caso abbiamo poi
trovato quel corpo nel suo giardino, cercando l'inalatore di Scott...
non abbiamo avuto a che fare l'uno con l'altro davvero. -
Si
rabbuiò nel dirlo, come se ne fosse infastidito.
Dopo
di questo evase le altre domande e se ne tornò in camera chiudendosi
dentro mentre, steso sul letto fissava il soffitto ancora sotto
shock.
Non
se ne capacitava, ma ora ricordava.
Come
aveva fatto a dimenticarlo?
Beh,
era stata una notte di sei anni fa, insomma... e lui era un bambino.
“Pensavo
fosse stato un sogno... che poi è sfumato. Invece era vero!”
Stiles
ricordava di nuovo.
Quel
ragazzino più grande di lui aveva attirato subito la sua attenzione
e la sua curiosità, già molto attiva da allora.
Era
tutto sporco, ma stava fisicamente bene.
Suo
padre gli aveva detto di essere gentile e non infastidirlo e dargli
una mano, aveva tirato fuori dei vestiti per lui e gli aveva fatto
vedere il bagno.
Era
stato dentro un po', Stiles aveva pensato che volesse pensare e stare
solo.
Aveva
aspettato seduto fuori dalla porta tutto il tempo, come in attesa di
qualcosa, poi era uscito con l'asciugamano e i capelli bagnati e
l'aria corrucciata.
-
Che diavolo! Non mi vanno bene! - Aveva parlato. Non aveva detto
niente per tutto il tempo, poi finalmente si era deciso a parlargli.
Glieli
aveva tirati addosso e Stiles era rimasto sconvolto dal suono della
sua voce. Si era stranamente emozionato, era stata come una piccola
vittoria, sapere che parlava.
Era
orgoglioso che gli avesse rivolto la parola!
I
suoi occhi erano grigio spento, lo sguardo feroce. Forse era normale,
stava male...
Stiles
gli aveva dato subito altri vestiti più grandi ed il ragazzo che ora
sapeva essere Derek, li aveva indossati.
Quando
erano tornati in cucina, suo padre aveva detto che era pronto da
mangiare e che lui doveva andare un attimo in centrale per dei
problemi, gli aveva detto di dormire e riposarsi.
-Non
mangi? - Gli aveva chiesto vedendo che si dirigeva direttamente sul
divano.
Derek
non aveva detto niente, si era seduto e si era abbracciato le
ginocchia.
Stiles
era rimasto colpito da quel gesto, si era seduto con lui e l'aveva
imitato.
-
Sai... mi metto anche io in questa posizione... quando penso alla
mamma... - Stiles aveva perso la madre da poco, a volte aveva anche
delle crisi di panico, per cui stava imparando a cavarsela da solo
quando suo padre era fuori per lavoro. A volte vedeva di lui qualcuno
ma era così iperattivo che nessuno resisteva per molto, quindi
spesso si ritrovava senza baby sitter.
Un
caso senza speranza.
Stiles
gli raccontò tutto quello come se a Derek potesse interessare ed
alla fine, senza che glielo avesse chiesto e senza nemmeno sapere se
gli interessasse, disse in un mormorio.
-
La mamma è morta di malattia. -
Derek
finalmente l'aveva guardato stupito come se lo notasse per la prima
volta.
Stiles
aveva fatto un sorriso triste.
-
Mi manca molto... - Suo padre non gli aveva spiegato nulla di cosa
era successo di preciso a Derek, ma era chiaro che se era lì era
perchè non aveva nessuno. Doveva essere triste. - Io odio farmi
vedere piangere, quindi quando proprio non ce la faccio mi nascondo.
Quindi se vuoi che non ti veda me ne vado in camera così tu puoi...
- Derek era rimasto sorpreso del fatto che avesse capito come stava.
Aveva voglia di piangere o forse stava così tanto male che non
sapeva da cosa cominciare.
Però
non aveva proferito parola, Stiles aveva capito lo stesso e l'aveva
preso per un 'allora lasciami solo', così dispiaciuto di non essere
riuscito a parlare con lui, si era alzato. A quel punt Derek l'aveva
fermato toccandogli il petto con la mano con fare brusco, l'aveva
così rimesso a sedere.
-
Stai qua. - Non aveva detto comunque niente altro e Stiles non aveva
saputo più cosa chiedergli. Si era così impregnato del suo
silenzioso dolore fino ad assorbirlo e crollare stanco, come se
avesse fatto una maratona.
Si
era addormentato appoggiandosi con la testa sulla sua spalla e poco
dopo Derek aveva fatto altrettanto.
“Non
penso di aver sentito il suo nome, per questo non sapevo che quel
ragazzo era lui...” Si disse poi Stiles rendendosi conto che anche
se a volte si era trovato a pensare a quel tipo particolare che al
suo risveglio non c'era più stato, come fosse stato solo un sogno,
non aveva mai avuto idea di chi fosse davvero.
“Era
Derek... pazzesco...”
Stiles
non ne parlò con Scott, era la prima volta che non condivideva
tutto, non seppe dirsi perchè, però preferì non dirglielo.
Era
una cosa loro.
Forse
avrebbe fatto apparire Derek troppo umano e non era bene che Scott si
fidasse troppo.
Aveva
visto un lato un po' umano di Derek... un lato vulnerabile.
Stiels
rabbrividì.
Derek
era stato vulnerabile con lui.
Chissà
se si ricordava di lui e di quella notte.
Avrebbe
voluto chiederglielo, magari glielo l'avrebbe fatto quando sarebbero
rimasti soli.
Un
po' si vergognava all'idea. Era stato un bel momento, si era sentito
in sincronia con lui, aveva condiviso il suo dolore, il suo
smarrimento. L'aveva capito.
Derek
non si era aperto, però considerato il tipo era come se l'avesse
fatto. Non l'aveva fatto andare via.
Aveva
avuto quel modo di toccarlo così strano. Un tocco sul suo petto. Di
solito si prendeva il braccio o la spalla o si chiamava.
“Nemmeno
lui sapeva il mio nome.”
Realizzò
Stiles con un moto di tristezza.
Ora
avere a che fare con lui sarebbe stato molto più complicato.