CAPITOLO
X:
VERSO
LA FINE
-
Di solito quando lo trovo me ne rendo conto... - Disse Stiles
accostando davanti all'ospedale.
Era
sera e c'era molta tranquillità, lui e Derek si concessero un
secondo per discutere sulla mossa da compiere.
-
Sei sicuro che sia così facile? Vai allo sbaraglio. Per me era
meglio prenderla ed interrogarla! - Stiles sospirò e chiuse gli
occhi massaggiandosi le tempie, diceva sempre le stesse cose
irragionevoli.
-
Dobbiamo esserne sicuri. Entro e do un'occhiata, se l'ha usato una
volta lo userà ancora. -
-
E se è lei l'aiutante dell'alpha? -
-
Un'alpha ha bisogno di aiuto? È tutto così pieno di domande
ancora... - Stiles si sentiva di nuovo in ansia all'idea delle molte
incognite, non era proprio facile trovare risposte senza sapere
nemmeno quali erano precisamente le domande. Andava là allo
sbaraglio davvero, ma di solito gli andava bene e trovava sempre
qualcosa.
Derek
lo sentiva agitarsi.
-
Devi rimanere concentrato o non troverai nulla! - Disse Derek
fissandolo come al solito insistente. Stiles lasciò perdere il
volante e spostò lo sguardo a sua volta su quello di Derek, era
sempre così serio e teso, così cupo. Non si capiva mai cosa
provasse davvero, sembrava sempre infastidito.
In
quel momento ebbe una strana sensazione.
Stiles
si contrasse e si irrigidì e Derek lo percepì.
-
Che c'è? -
-
No niente... ho come... - Non sapeva spiegarlo.
-
Una sensazione? - Completò per lui. Stiles annuì senza stupirsene
molto.
-
E' lei... - Derek ne era convinto. Stiles stava andando a parlare con
lei e a chiederglielo, non a vedere se trovava qualcosa che gli
potesse far capire chi fosse o cosa era successo.
Stiles
pensava che camminare alla cieca gli avrebbe ridato la vista, ma non
funzionava così. Era un avventato incosciente col gusto del
pericolo.
La
falena attratta dal fuoco.
L'umano
attratto dal selvaggio.
Stiles
scosse il capo.
-
Non la conosci come la conosco io. Non può essere lei... - Disse
piano abbassando lo sguardo per pensare meglio. Se lo guardava non ci
riusciva bene.
-
Io vedo i fatti! Ha spedito quel messaggio, no? - Stiles strinse le
labbra in difficoltà, cominciava a provare paura? Era questo che
Derek leggeva in lui per la prima volta?
No,
non era la prima. Stiles aveva paura anche altre volte. Sempre quando
si trattava di ferire o perdere Scott.
Gli
alzò il viso con un dito sul mento, il ragazzino si sospese
dimenticandosi per un momento tutto quanto e tornò a perdersi in
quegli occhi così da lupo che lo facevano impazzire.
Aveva
degli occhi bellissimi e quella era la sola verità.
Derek
comunque non disse nulla, fece sua la sensazione inquieta di Stiles.
Non
era logico, non c'erano prove che indicassero che fosse un addio. Non
era una fine. Non era un punto, però si sentivano così.
Si
protese verso di lui e gli sfiorò le labbra e fu quasi dolce. Stiles
se ne turbò molto. Non c'era la sua solita prepotenza. Quella volta
non poteva chiedergli 'perchè' come le altre.
Saltò
quando il telefono suonò e trovò Scott dall'altra parte.
La
voce isterica a rispondere.
Scott
disse che nel ciondolo non c'era niente, era piatto, non si apriva e
non c'era assolutamente nulla associato ad esso. Quindi come indizio
era totalmente privo di senso, per loro.
Derek,
sentendolo, prese il polso a Stiles e glielo torse portandosi alla
bocca il telefono per parlare furioso con Scott.
Non
era possibile che non ci fosse niente ma l'altro lo ribadì alterato.
Si era intrufolato nella camera di Allison per trovarlo, l'aveva in
mano, non c'era nulla in quel ciondolo.
La
delusione di Derek fu bruciante e lasciò il polso di Stiles che si
lamentava dal dolore.
Come
se non sapeva che gli piacevano i loro contatti.
Li
sentì parlare ancora a proposito della partita di lacrosse che si
stava per svolgere in quel momento.
Stiels
era titolare per la prima volta, ma se non si sarebbe presentato non
avrebbe più giocato, era importante per lui, aveva fatto una vita e
mezza quando era stato convocato ed ora non era al campo a giocarla.
Scott
non aveva idea di che cosa stesse facendo e Stiles non glielo disse.
Era
la prima volta che gli nascondeva qualcosa del genere. Qualcosa che
non riguardasse i propri dubbi omosessuali su Derek.
Quando
misero giù, Stiles aveva appena detto a Scott di dire a suo padre
che sarebbe arrivato.
Derek
era sconcertato e lo fissò stupito.
-
Non farai in tempo. -
-
Lo so! - Rispose evitando di proposito il suo sguardo, sapendo che in
quel momento sarebbe stato troppo diretto ed insostenibile.
-
E non gli hai detto niente di sua madre! - Stiles stava sempre peggio
e Derek ovviamente non lo aiutava a stare meglio. Gli diceva sempre
le cose nel modo più negativo e disastroso possibile. Perchè mai
doveva essere così disfattista?
-
Non finchè non scoprirò la verità! - Stiles però doveva rimanere
fermo sulla sua posizione e fargli vedere che le cose non erano
sempre come sembravano. Che c'era da scavare.
Derek
quel concetto non lo capiva.
-
E comunque un'altra cosa... - Fece allora Derek ricordandosi di
quello che aveva fatto a casa con quel suo amico per convincerlo a
rintracciare l'sms. Ovvero l'aveva usato facendolo spogliare per
fargli venire una crisi ormonale. Stiles aveva usato tanto Danny
quanto lui, ma ovviamente per Derek era peggio essersi sentito come
una prostituta. Alla fine fra una cosa e l'altra non aveva avuto modo
di picchiarlo e non era una cosa perdonabile su cui poteva passarci
sopra.
-
Sì? - Questa volta Stiles tornò a guardarlo, si incrociarono ancora
e fu lì che Derek gli prese la nuca e lo sbatté con la fronte sul
volante con violenza dandogli quello che meritava.
Stiles
ululò di dolore tenendosi la fronte e lamentandosi, Derek ruggì
prima che potesse osare dire qualcosa.
-
Tu sai perchè l'ho fatto! Va'! - Stiles stava ancora piangendo dal
dolore alla testa, di certo non poteva capirlo con quel martellante
battere sulla fronte.
-
VAI! - Ordinò perentorio indicando l'ospedale.
Stiles
alla fine andò senza dire nulla e solo mentre stava varcando la
soglia della struttura, si rese conto che era stato perchè l'aveva
usato per farsi aiutare da Danny.
“Che
permaloso! Per un piccolo spogliarello cosa vuoi che sia?!”
Ma
per Derek era ovviamente questione di principio.
Visto
che a suo tempo era stato usato da Kate per arrivare alla sua
famiglia e sterminarlo, aveva giurato che non si sarebbe mai più
fatto usare da nessuno. Per cui punire Stiles era stato giusto.
Quel
ragazzo giocava col fuoco, non sapeva con cosa si era messo e presto
si sarebbe reso conto che il tutto era molto più grande di lui.
Mentre
rifletteva in tal senso, prese il telefono che gli aveva dato e lo
guardò aspettando che lo chiamasse.
Mandarlo
solo ad indagare non era una bella idea, ma era ricercato da tutti
quindi doveva per forza farlo andare avanti solo.
Odiava
rimanere in parte, ma cominciava ad odiare di più servirsi di Stiles
per queste cose potenzialmente pericolose.
C'era
qualcosa in tutta quella storia che non gli quadrava. A cominciare
dalla sensazione di quando gli aveva sfiorato le labbra prima della
chiamata di Scott.
Stava
per succedere qualcosa, erano vicini all'alpha, lo sentiva, lo
sentiva come se fosse lì a due passi.
Ma
a due passi c'era solo Stiles.
Derek
si oscurò e si morse il labbro nervoso.
Quel
ragazzino stava diventando la sua debolezza.
Poco
dopo si trovò a trattenere il fiato nel ricevere la sua chiamata,
rispose con la paura folle che gridasse aiuto, ma Stiles disse solo
che lì non c'era nessuno.
-
Chiedi di Jennifer, si è presa cura di mio zio! - Non era possibile
non ci fosse nessuno. La sensazione di disagio aumentò
vertiginosamente. Stava per succedere qualcosa.
Scott
gli aveva parlato di suo zio e Stiles andò nella sua camera per
vedere, ma non c'era nessuno.
-
Beh, non è qua nemmeno lui. -
Ora
era il cuore di Derek a battere impazzito nel petto.
-
Cosa? -
-
Non è qui, se ne è andato, Derek! - Stiles non l'aveva visto, non
sapeva a che livello era la sua condizione. Non poteva essersene
andato da solo.
Per
Derek in quel momento fu tutto chiaro e fu come sentirsi morire.
Quella sensazione di prima esplose come una bomba e la cosa più
assurda fu che lì, mentre sapeva cosa stava per succedere, in tutte
le cose atroci che stavano per avvenire, Derek aveva paura più di
ogni altra cosa dell'incapacità di Stiles di scappare dai pericoli.
Perchè
lui ci andava dritto dritto incontro, come fosse più forte di lui.
-
STILES ESCI SUBITO DA LI'! E' LUI L'ALPHA! VAI VIA! - Si mise ad
urlare mentre l'agitazione ed il panico lo invadevano. Lui che urlava
non per minacciare. Era assurdo, no?
Impossibile.
E
stava urlando a Stiles di scappare che era in pericolo.
Dio,
l'avrebbe ucciso. L'avrebbe fatto a pezzi senza pensarci.
Derek
non l'avrebbe sopportato, su due piedi realizzò questo e fu
abbastanza.
Corse
subito fuori dall'auto a folle velocità mentre il cuore esplodeva e
la testa era piena di scene raccapriccianti di Stiles fatto a pezzi e
coperto di sangue.
Perchè
doveva indebolirsi tanto per lui?
Perchè
doveva importargli tanto di un ragazzino? Era un umano, non era parte
del suo branco, non era suo amico o della sua famiglia. Non era
nessuno, dannazione!
Come
poteva?
Perchè?
Ci
mise in tutto pochissimi secondi ad arrivare lì, forse aveva anche
fatto un record. Quando lo vide ancora vivo e vegeto fronteggiare da
una parte l'infermiera di suo zio e dall'altra lui, l'adrenalina gli
consentì di riprendere il controllo di sé.
Mise
brevemente fuori combattimento la donna sostituendosi a lei.
Stiles
lo guardò ed oltre lui suo zio Peter, mezzo deturpato.
Era
lui l'alpha che aveva ammazzato un sacco di gente. Ma come aveva
potuto? Se per sei anni era rimasto vegetale, se non reagiva a lui
quando veniva a visitarlo... perchè fare tutto quello?
Era
solo malvagio?
In
fondo aveva ammazzato un sacco di gente, nel frattempo. Era ovvio lo
fosse, no?
Il
tempo per capire fu comunque troppo breve, quel che fu chiaro era che
Peter era l'alpha e che aveva ammazzato un sacco di gente e che
quindi era pericoloso. Il resto era ancora lontano dalla sua mente.
La
priorità era una.
Distrarlo
per permettere a Stiles di scappare e salvarsi, poi avrebbe provato a
capire, ragionare e forse a fare qualcosa per sé stesso.
-
Vattene! - Disse a Stiles poco gentilmente rimanendo concentrato su
Peter in modo da non tornare a provare strane sensazioni fuori luogo.
Stiles
era la sua debolezza ed ora era in pericolo.
Continuava
a ripetersi quella cosa.
Stiles
non se lo fece dire di nuovo e si abbassò appiattendosi contro il
muro, erano in un corridoio e finchè non si spostavano da lì, non
poteva scappare.
Lo
doveva distrarre.
Sapeva
di non avere speranze contro Peter, un alpha, però lo attaccò lo
stesso.
Non
pensava a farcela o meno, pensava a salvare Stiles. Era solo questo.
Non esisteva altro.
Fosse
stato solo, nel capire che era lui e nel sapere che non aveva
speranza, non si sarebbe certo messo a combattere in quel modo
inutile.
Prima
ci avrebbe di sicuro parlato per capire cosa diavolo era successo,
c'erano ancora miriadi di domande. Tipo in che modo Laura era morta.
Come era successo.
Era
stato suo zio?
Come
aveva potuto?
Era
impazzito e basta? Oppure sapeva bene cosa faceva?
Eppure,
nonostante tutte quelle cose ancora da sapere e nonostante la
consapevolezza cruda che non ce l'avrebbe mai fatta a sopravvivere,
lo attaccò comunque.
Ovviamente
fu subito respinto e neutralizzato, ma Derek ci riprovò e ci riprovò
nonostante tutto il dolore e le ferite inferte in poco tempo.
Gli
bastarono pochi secondi per rompergli le ossa e renderlo innocuo.
Ed
ancora pensava che doveva permettere a Stiles di scappare.
Ancora
pensava a lui.
Solo
a lui.
Non
aveva forze, non aveva speranze, non riusciva nemmeno ad alzarsi, suo
zio diceva cose prive di senso che non riusciva a registrare. La
situazione non era mai stata così disperata.
Ma
c'era solo Stiles nella sua mente.
La
sua più grande debolezza che ora lo stava riducendo in fin di vita.
Non
importava.
Derek
con le ultime forze rimaste, si trascinò dall'altra parte e si
infilò in una stanza facendosi seguire da Peter. Sapeva che
l'avrebbe torturato ed ucciso. Però almeno ora Stiles era salvo,
aveva la possibilità di scappare e di farcela.
Con
questo pensiero Derek andò incontro a quella che pensava la sua
morte e mentre lo faceva, mentre si trascinava a fatica con mille
fitte ovunque, la sensazione dei loro baci lo rischiarò facendolo
sentire anche stupido per quello.
“Meglio
stupidi che spaventati.”
Si
disse con forza fra sé e sé.
Se
pensando alla sua debolezza stava meglio e non aveva paura, andava
bene.
Forse
provava qualcosa per quel ragazzino insopportabile e lamentoso.
Forse, dopotutto, era più di qualcosa visto che stava morendo per
lui, no?
Peter
era incontrollabile, aveva ucciso Laura ed ora perchè non avrebbe
dovuto farlo anche con lui? L'aveva appena ridotto in fin di vita,
dopotutto.
Stiles
e i suoi occhi, i suoi grandi occhi castani ed umani che
rispecchiavano così tante emozioni tutte insieme. Quegli occhi che
non avevano paura di lui e che andavano contro la logica e la natura
stessa.
Quegli
occhi che lo desideravano fino al punto di andare contro sé stesso.
“Dovevo
dirgli che mi ricordavo di quella notte e di lui...” Ma poi pensò
con amarezza che sarebbe stato peggio, per Stiles, lasciarlo dopo
averlo saputo.
Stiles
rimase paralizzato, nascosto alla meglio in attesa che andassero in
un'altra stanza per poter scappare.
Se
si muoveva quel mostro l'avrebbe subito fatto a pezzi, doveva
aspettare che andassero via.
Fu
la cosa peggiore aspettare lì sapendo che Derek non ce l'avrebbe
fatta. Vederlo coi suoi occhi. Vederlo mentre veniva picchiato e
fatto a pezzi.
Missione
suicida?
No,
Derek aveva saputo da subito che non ce l'avrebbe mai fatta da solo
contro l'alpha, per questo aveva chiesto aiuto a Scott.
Eppure
ora l'aveva attaccato da solo.
Per
lui.
Per
difenderlo.
Stiles
non respirava, aveva il cuore che batteva forse 200 pulsazioni al
secondo, stava per morire e aveva le ginocchia molli, non c'era un
minimo di forza nel proprio corpo indolenzito.
Quella
era la paura?
Stiles
sgranò gli occhi e cominciò ad ansimare.
Non
era paura per sé stesso, era paura per Derek.
Sapeva
che non ce l'avrebbe fatta e l'aveva attaccato lo stesso, avrebbe
potuto andarsene invece era entrato per lui e l'aveva attaccato
sapendo l'inutilità del gesto, sempre per lui.
Ed
ora andava avanti e si faceva ridurre in fin di vita, ancora per lui.
In
fin di vita.
Stiles
strinse forte gli occhi con la voglia di piangere. Doveva resistere,
doveva resistere per lui.
Derek
stava facendo questo per lui.
Lo
stava aiutando.
Lo
stava facendo per lui.
Doveva
resistere.
Se
lo ripeté facendosi violenza. Quando lo vide trascinarsi in un'altra
stanza con le ultime forze rimaste, capì che era per farsi seguire
da suo zio e permettergli di scappare. Poteva farlo?
Poteva
nascondersi e basta?
Poteva
scappare e lasciarlo lì a morire per certo?
Era
un addio?
Era
la fine?
L'ultimo
bacio era stato quello di prima? L'avevano sentito davvero?
Non
poteva morire così, Derek.
Lui
non poteva lasciarlo in quel modo e scappare. Non era mai scappato
davanti a niente e di cose pericolose ne aveva incontrate. Non gli
faceva paura l'alpha, se doveva morire l'avrebbe ucciso anche se
fosse scappato.
Forse
aveva paura di morire, ma capiva quando scappare aveva senso ed era
utile e quando non lo era. O forse, semplicemente, il pericolo era
una calamita.
Ripensò
alle parole di Derek.
'Sei
attratto dal lato selvaggio'.
Era
malato?
“Non
lascerò che Derek lo faccia invano. Lo sta uccidendo, lo sta
facendo. E lui è andato là per me. Non lascerò che l'abbia fatto
invano. Alzati Stiles. Corri da Scott e lascia che se la sbrighi lui.
Devi farcela. Poi potrai fare il bambino e piangere e disperarti per
Derek e dirtelo. E dirti che provi qualcosa per lui che va oltre
l'attrazione e gli ormoni. Ma ora alzati e fai quello che devi fare.
Sai che devi. Per lui. Lui ha fatto questo per te, tu lo fai per lui.
Perchè è giusto. Per lui.”
Ripetendoselo
ossessivamente fino quasi ad ipnotizzarsi, Stiles si alzò e scappò.
In
macchina mise in moto e sgommò via, ma dopo aver sfiorato un
incidente si rese conto di dover accostare. Lo fece in una stradina
meno in mostra, poi alzò le mani e capì.
Stava
tremando. Non riusciva a stare fermo e a guidare. Non riusciva a
respirare.
Era
un crisi di panico. Stiles granò gli occhi, era paralizzato. Cercò
un sacchetto in macchina ma non riuscì a trovarlo, doveva fare
qualcosa, doveva fermarsi, doveva riuscirci.
Si
prese così la testa e si schiacciò contro le gambe piegandosi tutto
con forza fino a togliersi il fiato.
Fino
a non riuscire a respirare davvero.
La
morte?
Stiles
chiuse gli occhi e strinse forte mentre le lacrime scendevano copiose
sulle guance.
Derek
era morto?
Nel
pensarlo, nel realizzarlo, nel dirselo, non riuscì a fermare il
proprio pianto disperato e copioso.
Il
panico andò via ed anche la paura per lasciare il posto al dolore
puro. Derek era morto?