CAPITOLO
II:
L'OCCASIONE
GIUSTA
Sapere
che non era stato lui a trasformare Scott l'aveva reso
inspiegabilmente felice.
Non
era stato Derek a scegliere Scott ma qualcun altro, più pericoloso,
a quanto pareva.
Chi
poteva esserci di più pericoloso di lui?
Scott
aveva cercato Derek per avere spiegazioni ed anche se era uscito di
prigione dopo che lo avevano fatto rinchiudere, non li aveva uccisi.
Così era venuto fuori che non era stato lui a mordere il suo amico,
ma che solo un Alpha poteva e che a quanto pareva ce n'era uno in
città che voleva si unisse al suo branco.
Alla
fine aveva deciso di aiutarlo, ma non gratis. Era un aiuto
vicendevole. Derek doveva aiutare Scott a controllarsi e a diventare
più forte e Scott doveva aiutare Derek... non sapeva bene ancora a
fare cosa.
Stiles
tornò ad incupirsi all'idea che avrebbero avuto ancora a che fare
uno con l'altro e che probabilmente il tutto si sarebbe verificato al
di là di lui.
Ci
pensava ancora molto a Derek, a quella notte e alla propria
sessualità e nella sua ottusità non associava quest'ultima a Derek.
Il
chiedersi se era gay era una cosa normale dell'adolescenza, ne era
convinto.
Anche
pensare a Derek era normale a modo suo visto quanto strano fosse
quella creatura.
L'attirava
e lo respingeva allo stesso tempo. Voleva parlargli e voleva stargli
alla larga.
Era
pericoloso, ma non aveva paura di lui, ne aveva per un altro motivo
nebuloso.
Allo
stesso tempo però voleva sapere se Derek si ricordava di lui, oltre
a voler sapere altre cose.
Non
sapeva nemmeno in cosa sperare ed alla fine il destino decise per lui
ponendogli il lupo sul suo cammino.
Derek
si era affidato all'odore, nell'ultimo barlume di forze rimaste.
Cercava
Scott pensando che fosse il solo a poterlo aiutare, però era come se
non riuscisse a raggiungerlo per qualche assurdo motivo.
Per
cui dopo aver capito che sarebbe andato a casa Argent a fine lezioni,
aveva deciso di concentrarsi per trovare qualcun altro che potesse
aiutarlo. Qualcuno prima del collasso finale.
Doveva
farcela.
Doveva.
Aveva
raccolto i propri sensi e li aveva catalizzati su un odore familiare,
sperò fosse l'amico di Scott visto che si poteva fidare solo di loro
due, dopotutto.
Si
trascinò fino ad avvicinarsi a lui il più possibile e proprio
quando stava partendo con la jeep, si pose davanti alla strada e lo
fermò col braccio teso prima che gli venisse addosso.
Derek
aveva alzato lo sguardo sfinito ed ansimante e l'aveva visto.
Era
Stiles.
Non
sorrise, ma si sentì stupidamente felice per averlo trovato.
Poi
si abbandonò a terra privo di forze, concedendoselo perchè l'aveva
trovato.
Stiles
andava bene, si ripeteva.
Prima
del caos, percepì delle emozioni molto intense provenire da quel
ragazzino e si chiese a cosa diavolo pensasse con tanta agitazione.
Forse era solo spaventato...
Derek
non sentiva chiaramente i pensieri ma percepiva le emozioni, per cui
se riusciva a tradurle, poteva capire un po' cosa uno pensava o quali
fossero le sue intenzioni. Era una capacità di tutti i lupi, era la
percezione dei sensi ed i lupi non avevano solo quelli classici e
riconosciuti.
Quelle
di Stiles erano sempre molto intense e confuse. Distinguerle era
impossibile.
Sapeva
solo che c'entravano con lui. Stop.
Quella
volta nella macchina della polizia da solo con lui, aveva capito che
fra le cose c'era anche una forte attrazione.
Se
ne rese conto per la seconda volta quando si ritrovò nella sua jeep,
ancora da solo con lui.
Lo
sentiva molto combattuto, ma era certo di percepire dell'attrazione
nei suoi confronti, oltre a questo, oggi c'era qualcosa di nuovo.
Non
aveva né la forza né la voglia di indagare, non gli importava. Era
un insignificante essere umano, Scott era il solo degno d'attenzione
per lui, era un licantropo che poteva dargli una mano.
Stiles
non era nulla.
Però
lo stava aiutando anche se non era tenuto.
-
Non puoi portarmi a casa! -
-
E perchè non posso portarti a casa tua? -
-
Perchè non posso stare a casa se non posso difendermi! -
A
questo punto Stiles frenò bruscamente fermandosi sul ciglio della
strada, la voglia di ucciderlo di Derek fu enorme.
Doveva
sempre discutere.
Perchè
era così fastidioso?
Staccò
il cervello per non ascoltare i suoi brontolii e le sue minacce
isteriche, non erano degne d'attenzione, sapeva solo che Stiles
parlava e parlava come uno scoiattolo che aveva bevuto il caffè.
Percepì vagamente che pensava di poterlo scaricare da qualche parte
perchè tanto ne aveva il potere visto che era ridotto malissimo e
stava sempre peggio.
Derek
anche in quelle condizioni rimaneva sé stesso e soprattutto
sufficientemente pericoloso per lui. Così lo mise in chiaro
minacciandolo di tagliargli la gola coi denti se non sarebbe
ripartito.
Stiels
si era bloccato fissandolo con quel suo sguardo insolente,
fortunatamente aveva smesso di parlare, osava guardarlo ma almeno
dalla sua boccaccia aperta non uscivano più suoni insopportabili.
In
quel momento ebbe però una strana sensazione di deja-vu. La
sensazione che i suoi grandi occhi umani e curiosi gli trasmettevano
ogni volta. Aveva già avuto gli stessi occhi addosso un sacco di
tempo fa.
Derek
sentì il cuore di Stiles aumentare vertiginosamente in quello
scambio di sguardi ravvicinato, quello scambio così particolare,
così intenso. Che strana cosa, si disse... se quel ragazzino stava
zitto e lo guardava e basta, cambiava tutto.
Alla
fine aveva rimesso in moto la macchina ed era ripartito e Derek si
era appoggiato al sedile stringendosi il braccio ferito.
Andava
meglio se non si ostinava a contrastarlo solo per partito preso.
Doveva
sempre discutere. Lui odiava chi discuteva.
Chiuse
un attimo gli occhi respirando a fondo per cercare di scacciare quel
dolore sempre più forte.
-
Derek... - Mormorò dopo un po' Stiles mentre guidava in silenzio.
Il
più grande fece un ringhio con la gola.
-
Posso farti una domanda? - Visto che pareva ossessionato da questa
domanda, lo percepiva da quando era salito nella jeep, decise di
fargliela fare se non altro per farlo smettere di pensarci con tanta
insistenza.
-
Mmm. - Disse infatti.
-
Quella notte... tu la ricordi? -
Derek
pensò si riferisse a quando Scott era stato trasformato.
-
Quando Scott è diventato lupo? - Chiese mantenendo gli occhi chiusi
e la nuca contro il sedile.
-
No non quella... perchè, tu eri lì quella volta? - Si distrasse
Stiles.
-
Non ero proprio lì... -
-
E dov'eri? -
-
Non abbastanza vicino per vedere chi era e per fermarlo... - Derek
era di poche parole, ma almeno stava rispondendo. Lui stesso non
sapeva perché lo stava facendo. Gli veniva spontaneo. Forse non era
poi così fastidioso, improvvisamente.
Il
tono non era il solito arrogante, voleva solo sapere.
-
Se... se fossi stato tu a voler trasformare uno di noi... fra me e
lui chi avresti scelto? - Stiles si stupì profondamente della
propria domanda, non aveva mai pensato di fargliela, non era arrivato
a pensarci ossessivamente alla cosa. Era uscita prima di realizzarla.
Ringraziò il fatto che stesse guidando, non era obbligato a
guardarlo. Del resto lui stava ancora con gli occhi chiusi cercando
di sopravvivere e sopportare il dolore.
Però
doveva fidarsi ciecamente per stare lì con lui in quel modo. Si
sentì importante e gli piacque quel pensiero.
Derek
lo percepì.
Sapeva
di piacere a Stiles però sapeva che c'erano molte altre cose dentro
di lui.
Fece
un cenno di sorrisino malizioso che l'altro non vide.
-
Non lo so, penso che ci sia una specie di richiamo in quei momenti.
Ci sono degli umani che sono destinati a diventarlo, i lupi ma
soprattutto gli Alpha, lo sentono e trasformano loro. - Non sapeva
perché gli aveva risposto seriamente, però era bello sentire di
piacere a qualcuno... dopo tanto tempo che non piaceva più a
nessuno.
Ad
ogni modo non poteva dargli quello che voleva.
Stiles
voleva sentirsi dire che Derek l'avrebbe trasformato, potendo
scegliere, però in Stiles non gli pareva ci fosse il richiamo del
lupo.
-
Derek... - questi sospirò insofferente nel sentirlo richiamare
ancora.
Forse
apprezzava questo suo non aver paura di lui. Tutti avevano paura di
lui.
Stiles
non solo ne era attratto, ma sembrava incapace di stargli lontano.
Quando non poteva fisicamente, lo pensava.
-
Cosa... - Disse ancora sempre con gli occhi chiusi.
-
Io mi riferivo ad un'altra notte... -
-
Quale? - Sembrava ruggisse ad ogni parola che emetteva, ma in realtà
stava solo male.
-
Quando ci siamo visti... la prima volta... la ricordi? - Derek
corrugò la fronte cercando di capire nel gran caos che aveva Stiles
dentro. Che stava dicendo?
-
Di cosa diavolo parli? - Chiese seccato perchè ora era troppo
confuso.
-
Quella dell'incendio... non ricordi che sei venuto da me? - Derek
fermò i battiti del cuore per qualche secondo, aprì gli occhi, alzò
la testa e lo fissò sconcertato capendo subito a cosa si riferiva.
Fu come ricevere un secondo proiettile avvelenato.
Stiles
lo guardò aspettando che dicesse sorpreso 'eri tu?!' ma Derek, dopo
averlo scrutato torvo, scosse il capo.
-
Non ho idea di cosa parli... - Stiels rimase deluso, per un momento
si era convinto che sapesse di cosa parlava.
-
L'ho ricordato da poco anche io, non sapevo nemmeno che quel bambino
eri tu e poi credevo d'averlo sognato. La notte dell'incendio mio
padre ti ha portato da noi perchè eri solo e non sapevi cosa fare.
Ti ho dato i miei vestiti ma ti stavano stretti, così te ne ho dati
altri... ti sei fatto una doccia da noi, hai rifiutato la cena e ti
sei messo sul divano con me. Poi... - Stiles esitò non sapeva se
dirgli il resto.
Accostò
perchè stava per entrare in riserva e si sentiva idiota a girare
ancora per le vie ormai quasi buie.
Derek
fissava la strada corrucciato come al solito. Stava ricordando o
cosa?
-
Non ricordo. - Tagliò corto. Stiles ne rimase fortemente deluso,
così tanto che provò il desiderio di scaricarlo giù. Non ne poteva
più di lui!
Quando
si sforzava di essere gentile lui faceva lo stronzo! Perchè non gli
faceva domande su quello che stava dicendo? Perchè l'aveva
dimenticato?
Gli
bruciava che l'avesse scordato. Lui era piccolo, ma Derek quella
volta no.
Poteva
fargli domande. Perchè non le faceva?
Stiles
provò un forte odio momentaneo per lui. La delusione lo divorò.
Che
idiota che era a tendere le mani a chi non lo meritava. Derek si era
rovinato in quegli anni da lupo solitario. Ecco cosa!
Che
andasse al diavolo!
Quando
entrarono nella clinica veterinaria con le istruzioni di Scott,
Stiles si stava insultando perchè lo stava ancora aiutando, non lo
meritava.
Derek
era sempre più sfinito, sudava molto e respirava a fatica, si lasciò
cadere su dei sacchi posti nel magazzino sul retro da dove erano
entrati.
In
quel momento arrivò l'sms a Stiles col nome dei proiettili fatti con
una specie rara di Aconito, quando lo disse a Derek, questi rispose
che se non gli avesse portato subito il proiettile sarebbe morto.
Sentirlo
fu come una sentenza vera, teoricamente non per sé stesso, però
Stiles la subì come tale. Si sentì allo stesso modo e si odiò
ancora di più per questo e per la propria stramaledetta espressione
sconvolta e preoccupata.
Derek
si sforzava di rimanere sveglio, per cui gli occhi più da lupo
disperato del solito, o selvaggio, rimanevano fissi su qualcosa che
potesse fare da ancora per non farlo svenire.
Quell'ancora
furono gli occhi di Stiles.
Grandi
e preoccupati.
Preoccupati?
Voleva
ridere e prendersi gioco di lui. Quell'esserino che vomitava insulti
di continuo, ora era lì preoccupato perchè stava per morire
davvero.
La
cosa gli trasmise un momentaneo senso di sollievo.
-
Attento... - Stiles corrugò la fronte mentre il proprio cuore ora
era impazzito. Sapeva che Derek lo stava sentendo, non sapeva come
mimetizzarlo.
Ovviamente
si odiava anche per questo.
-
Sarai mica contagioso! Me lo dici solo adesso? Guarda che trovo il
modo di ucciderti, in queste condizioni non sarà difficile! - Derek
scosse il capo trovandolo ancora divertente. Di norma odiava la sua
parlantina, ma ora era indice di nervosismo e la cosa gli piaceva
perchè era nervoso per lui.
-
Attento perchè quello che sento provenire da te è preoccupazione! -
Stiles aprì la bocca per ribattere, ma non trovò niente di
brillante. Quel lupo aveva la capacità di sconnetterlo troppo
facilmente.
-
E perchè dovrei stare attento, anche ammesso che io sia davvero
preoccupato per te? -
Derek
sogghignò ignorando il dolore che si espandeva sempre più.
-
Non ho detto che sei preoccupato per me. Sei tu che l'hai appena
detto. - Stiles capiva che Derek stava giocando con lui e
naturalmente andò a fuoco. Lo stava imbarazzando tantissimo. Perchè
diavolo doveva sempre essere lui a gestire il tutto?
-
Sai cosa ti dico? Arrangiati! - Con questo si girò per andarsene,
seccato e permaloso. Derek voleva ridere di lui, ma alla fine
sospirando ammise a sé stesso che aveva bisogno di lui.
-
Dai, aiutami... - Stiles inarcò le sopracciglia stupito. Era la
prima volta che glielo chiedeva così diretto. Le altre volte aveva
minacciato o cose simili e ci era girato intorno.
Si
voltò e lo fissò come se avesse parlato arabo.
Derek
sospirò e si mise una mano sotto la maglia nera attillata e Stiles
saltò all'indietro capendo che cercava di togliersela.
-
Ed ora che fai?! - Esclamò preoccupatissimo, il tono di chi era
preso per il collo.
Voleva
scappare e guardare allo stesso tempo.
-
Secondo te? - Grugnì mentre cercava di trattenere un lamento di
dolore.
-
In queste condizioni dubito tu possa... - Derek tornò a fissarlo
particolarmente torvo e spazientito. Ora voleva davvero ucciderlo.
-
Ma pensi sempre a quello?! Aiutami a togliermi la maglia e ad
alzarmi! - Tuonò. Stiles arrossì.
-
Vuoi spogliarti, che devo pensare?! - Poi realizzò il resto. - Come
fai a dire che penso sempre a quello? - Chiese punto sul vivo e, come
tutti quelli punti sul vivo che tendevano all'isterismo, gridò.
Derek
sbuffò non riuscendo a fare forza su nessuna parte di sé, nemmeno
per sfilarsi la maglia.
Fece
cadere le braccia e cercò di recuperare un briciolo di forze. Poi
doveva solo scegliere se ucciderlo o farsi aiutare.
-
Lo sento! I pensieri generano emozioni ed io le sento! -
-
Perciò non sai cosa penso ma cosa provo? - Ora era vitale capire
quella cosa. Derek annuì decidendo di fargliela facile ed evitare i
particolari. Non era semplice empatia, era qualcosa di più
primordiale e animale, era un istinto particolarmente sviluppato che
traduceva meglio ciò che percepiva dagli umani.
Un
lupo percepisce il pericolo e la paura dagli altri. O altre cose
estremamente semplici e basiche.
Ma
un umano ha emozioni e sensazioni molto più complesse. Coloro che si
trasformavano in lupi mannari, dopo aver preso coscienza di loro e
aver imparato a dominare ogni singola componente di loro stessi, fra
le varie cose che potevano fare era percepire ciò che c'era negli
altri e tradurlo in modo piuttosto preciso. Perchè la percezione
veniva dalla loro parte animale, mentre la capacità di capire di
cosa si trattava e renderla specifica, veniva dalla loro parte umana.
Però
tradurre Stiles a volte era complicato perfino per uno come Derek.
Da
lui percepiva chiaramente una sola cosa.
Era
fortemente attratto, specie sessualmente, da lui.
Questo
a volte lo metteva a disagio per cui si comportava particolarmente da
stronzo, altre volte reagiva così perchè non sapeva come si era
gentili e non vedeva nemmeno perchè dovesse esserlo.
Insomma,
a volte non sapeva proprio cosa farci con quello che percepiva, però
in certi momenti, solo alcuni, poteva ammettere che gli faceva
piacere.
Del
resto a chi non piaceva l'idea di essere il sogno erotico di
qualcuno?
Vedendo
che Stiles preferiva tacere per l'imbarazzo o per capire cosa tutto
quello significasse, Derek approfittò ed alzò il braccio verso di
lui affinchè gli tirasse la manica.
Stiles
miracolosamente capì.
-
Io penso al sesso in generale, sono un adolescente, è normale... -
Derek
sospirò, voleva prenderlo a calci. Non mollava mai.
Tirò
la manica e lui ritirò il braccio in modo che gliela togliesse, poi,
quando Stiels aveva ancora il lembo in mano, si portò in avanti e
piegò la testa sfilandola dal colletto. Stiles mollò la maglia
immediatamente prima che sembrasse che fosse lui che lo stava
spogliando.
Cosa
che effettivamente era.
Il
cuore ora batteva in un altro modo rispetto a prima, quando aveva
percepito preoccupazione.
Ora
era davvero eccitato.
Derek
voleva chiedergli come diavolo potesse esserlo mentre lui soffriva e
moriva, poi Stiles vide in che modo era ridotto il braccio ferito e
l'eccitazione si troncò di netto.
L'altro
ringraziò il suo senso di conservazione... o qualunque cosa fosse,
così allungò ancora il braccio verso di lui e gli tese la mano
chiedendogli silenziosamente aiuto per alzarsi.
Stiles
sospirò imprecando.
Contatti.
Molto bene.
Ora
doveva pure farsi toccare.
Gli
prese la mano e venne di nuovo attraversato da mille scariche
elettriche. Derek le percepì, ma preferì ignorarle, stava troppo
male.
Era
solo un ragazzino in crisi ormonale.
Lo
tirò su e si appoggiò a lui prima di finire di nuovo a terra. La
testa gli girava, le gambe gli si piegavano e cominciava a non
vederci nemmeno bene.
-
Portami di là, non ce la faccio... - Stiles cominciò con la sua
litania di 'Oh my God!' che a Derek cominciava a dare fastidio.
Suo
malgrado lo trainò. Non c'era un gran contatto, solo la mano di
Derek sulla sua spalla che faceva da guinzaglio. Lo condusse
nell'altra stanza, quella dove il veterinario visitava gli animali
feriti. Appena fu possibile se lo scrollò di dosso come se avesse il
terrore che potesse sentire quanto voleva che continuasse a toccarlo.
Era
malato, si ripeteva. Cioè lui era malato, non Derek. Derek era
ferito.
Stiles
si mise davanti a lui al di là del tavolo d'acciaio e guardò
quell'orribile buco infetto, gli faceva venire voglia di vomitare, in
effetti. Era osceno.
Cominciò
a blaterare nervoso cento parole al secondo che il ragazzo più
grande ascoltò per metà, poi disse che se non fermava subito
l'infezione avrebbe raggiunto il cuore e sarebbe morto.
Stiles
era turbato dal concetto che Derek potesse morire, sebbene prima di
ora avesse sperato succedesse poiché così tutti i suoi problemi
sarebbero andati via.
Adesso
lo turbava perchè sentiva come del dispiacere.
Il
turbamento era per questo.
Non
per la possibile morte in sé.
In
effetti era un po' contorto, come sempre.
-
La parola positivo non è nel tuo vocabolario! - Commentò sarcastico
cercando di alleggerire l'atmosfera. Non poteva essere veramente
negativo come la metteva lui.
Più
che altro lo sperava.
In
risposta Derek disse che se Scott non sarebbe arrivato in tempo col
proiettile e la relativa cura, aveva la seconda risorsa.
Ovvero
Stiles avrebbe dovuto amputargli il braccio.
Il
giovane era quasi svenuto, era impallidito più dell'altro che era
come un cadavere ambulante. Ok, non era così brutto, bastava
eliminare la vista del braccio.
Il
suo corpo era muscoloso, attraente e a dir poco perfetto.
Chissà
se lui sarebbe mai diventato così?
E
poi quel tatuaggio a spirale sulla schiena... quanto bene gli stava.
Era
un peccato tagliare un braccio a tutto quel ben di Dio.
Stiles
si rese conto tardi di quello che stava pensando, Derek lo stava già
puntando con il seghetto automatico intenzionato ad ucciderlo.
Non
fu necessario dire 'smettila di avere pensieri sconci su di me!'
il
più piccolo invece stava per chiedergli 'ma tu sei sicuro che non
sei telepatico sul serio!?'
Però
Derek tornò sul tavolo intenzionato ad agire per priorità.
Innanzitutto doveva guarirsi, poi poteva ucciderlo.
Stiles
cominciò a discutere, come da copione, sulla sua poco geniale idea,
Derek perse addirittura tempo per rispondergli. Sorprendentemente. Di
norma lo obbligava e basta.
Questa
volta disse che se funzionava, il braccio si sarebbe rimarginato da
solo ed era meglio rimanere senza piuttosto che morire.
Stiles
aveva logicamente obiettato dicendo che se non avrebbe funzionato,
allora sarebbe morto comunque. In ogni caso aspettare un secondo di
troppo era una condanna e Derek non era tipo da aspettare così il
destino.
Continuò
ad opporsi mentre Derek si legava un laccio intorno al braccio per
fermare per quanto possibile il sangue, rispondeva sempre più
impaziente.
Doveva
sempre ridire qualcosa, sempre opporsi, sempre discutere.
Perchè
doveva sempre discutere?
Odiava
spiegare venti volte le cose. Odiava spiegarle anche solo una. Odiava
spiegarle e basta. Lui sapeva perchè una cosa andava fatta in quel
modo, perchè non potevano fidarsi di lui e basta?
Stiles
era l'essere più diffidente e polemico mai incontrato.
Sostanzialmente
il succo era che non voleva amputargli il braccio ed esasperato da
lui lo minacciò ancora di ucciderlo se non l'avesse fatto.
-
O tu mi amputi il braccio o io ti taglio la testa! - Latrò con le
ultime forze che gli restavano. Non era mai stato così difficile
convincere qualcuno a fargli male!
-
Ok senti se pensi che credo ancora alle tue minacc... - Non riuscì a
dirlo, Derek lo afferrò per la maglia e l'attirò a sé attraverso
il tavolo che li divideva.
Avvicinò
il viso minaccioso al suo, nonché affaticato, e a due centimetri dai
suoi occhi improvvisamente bassi, non dovette dire nulla.
Bastò
questo gesto.
Stiles
finalmente non lo fissava più con aria di sfida e finalmente disse:
-
Oh mio Dio ok lo faccio! -
Bel
suono la sua voce in quel momento, il momento in cui si arrendeva.
Che
miracolo!
Però
non si godette la vittoria perchè un'ondata peggiore delle
precedenti divampò in lui fino a paralizzarlo. Doveva mollarlo ma la
propria mano non si mosse, non si mosse niente di lui.
Stiles
capì che c'era qualcosa, gli chiese cosa avesse e lui riuscì appena
a sporgersi di lato oltre il tavolo per vomitare qualcosa che
sembrava sangue nero.
-
Oh mio Dio, ma cos'è!? - Era sempre più isterico e sull'orlo di una
crisi di nervi.
Non
era proprio spaventato ma non era nemmeno spavaldo come voleva
sembrare.
Eppure
non scappava, restava lì.
Era
una cosa importante visto che era un semplice umano.
-
Il mio corpo cerca di guarirsi da solo! - Esclamò spiegandogli per
l'ennesima volta quello che succedeva. Non aveva mai dato tante
risposte a qualcuno come a lui quella sera.
-
Non sta facendo un ottimo lavoro! - Commentò nel mezzo della sua
ormai consueta agitazione.
Derek
a quel punto si appoggiò col busto sul tavolo, il viso sull'acciaio
freddo, stese il braccio ferito e ansimando mentre sentiva le forze
abbandonarlo, disse di farlo ora.
Stiles
al momento topico si rese conto che non poteva. Era una questione di
impressione ma anche di cuore, in qualche modo.
Poteva
anche ucciderlo, in quel modo. Come si sopravviveva ad una cosa
simile?
Poteva
dargli il colpo di grazia?
Poi
se lo sarebbe sognato a vita.
Avrebbe
contribuito ad uccidere Derek dopo avergli tranciato il braccio ed
essersi schizzato col suo sangue che a quanto pareva, quando stava
male, era nero. Non capiva cosa diavolo dovesse fare, era solo
terrorizzato.
Se
avesse dovuto dire di preciso da cosa, non sarebbe stato capace.
Derek
tuonò ancora una volta di farlo e Stiles acconsentì. Perchè era
sempre così fra loro e sempre lo sarebbe stato.
Derek
dava un ordine, Stiles discuteva e si opponeva, Derek spiegava
perchè, Stiles continuava testardamente a rifiutarsi, Derek lo
minacciava e lo obbligava perdendo la pazienza e Stiles cedeva.
Quest'ultimo
continuando a piagnucolare una serie di 'oh mio Dio' terrorizzato,
prese la sega elettrica e la pose sul suo bicipite.
Fu
esattamente a quel punto che arrivò Scott a salvarlo, come disse
giustamente lui, da una vita piena di incubi terribili!
Aveva
il proiettile.