CAPITOLO
XXIV:
UNA
RISPOSTA IMPORTANTE
Stiles
e Derek si guardarono in cagnesco, una volta soli.
Era
successo qualcosa che a Stiles non era chiaro, non intendeva subire
ingiustizie senza saperne nemmeno il motivo. Era sicuro di non aver
fatto niente di male.
Così
incrociò le braccia al petto allo stesso modo che stava facendo
Derek, sicuramente l'effetto era diverso.
-
Allora, si può sapere cosa diavolo hai? - Chiese senza aspettare che
Derek avesse voglia di dirglielo.
Derek
scrollò le spalle, scosse il capo incredulo che glielo chiedesse
davvero e si voltò mettendosi a fare qualcosa di completamente
inutile.
-
Se non lo sai non ha senso che te lo dico! - Stiles alzò gli occhi
al cielo. Non ci poteva credere.
-
Questi sono discorsi da bambini! -
Perchè
dire da innamorati era scavarsi la fossa. Era estremamente frustrante
avere a che fare con lui. Molto frustrante.
Derek
si girò di nuovo di scatto lasciando giù le cose che aveva preso in
mano col solo scopo di spostarle di due centimetri.
-
Allora che ci fai qua?! - Stiles voleva picchiarlo, ma sapeva non gli
avrebbe fatto male, così allargò le braccia e cercò di essere
esaustivo.
-
Perchè questi sbalzi d'umore? Non puoi fare una cosa di notte ed
un'altra di giorno! Che ti ho fatto? - Era davvero schizofrenico.
-
Non ti tratto male di giorno, non è uno schema fisso! Lo faccio solo
quando te lo meriti! - Esclamò seccato e accusatore. Stiles lo puntò
col dito.
-
Allora lo ammetti che ho fatto qualcosa! -
-
Certo che l'hai fatto! Non ti tratto male se non lo meriti! - Ripeté
pensando che fosse idiota.
Stiles
sospirò passandosi nevrotico le mani in testa, grattandosela
frenetico.
-
E cosa diavolo ho fatto! - Derek si avviò verso il bagno, non voleva
dirglielo.
Il
ragazzo lo seguì, ma gli fu chiusa la porta in faccia, così seccato
si sedette stanco sul letto, o quello che doveva fungere da letto.
I
suoi pochissimi effetti personali lì vicino.
Il
borsone coi vestiti tutti in disordine. Molti li teneva a casa sua,
ormai. Ne approfittava per farglieli lavare.
Sentire
il morbido del letto sotto di sé lo rilassò e gli fece venire
sonno.
Era
troppo tempo che non dormiva come si doveva. Si stese per aspettare
che uscisse e riprendere la discussione, si mise a pancia in giù e
continuò a fissare insistentemente il suo borsone per qualche motivo
poco chiaro. Istinto. A volte gli capitava di avere sensazioni che
poi avevano senso!
Fra
il sonno e la veglia, allungò distrattamente il braccio verso di
esso e lo tirò a sé, sotto gli occhi guardò dentro apparentemente
per curiosare.
Stava
per mettere a fuoco qualcosa di familiare, il campanello quasi a
suonargli, quando gli occhi gli si chiusero contro la sua volontà.
Aveva
troppo sonno.
Poteva
dormire qualche istante... Derek era lì. Senza non riusciva a
dormire.
Che
stupido.
I
pensieri si accavallarono sconnessi uno dietro l'altro, insensati.
Quando
Derek uscì dal bagno sperando che Stiles se ne fosse andato, lo
trovò addormentato sul suo letto e con la mano nel proprio borsone.
Sbiancò e si diresse veloce lì, non doveva aver visto i suoi
vestiti che conservava da sei anni. Sperava per lo meno.
Se
stava dormendo di sicuro non li aveva visti.
Gli
tolse la mano delicatamente e gli prese il borsone mettendolo al
sicuro da un'altra parte, lo chiuse e poi tornò a lui.
Erika
stava dormendo nel vagone a lato del grande magazzino che fungeva da
rifugio.
Boyd
ed Isaac erano per i fatti loro.
E
Stiles stava dormendo.
Si
era ingelosito, si era ingelosito fino allo spasmo nel vedere quella
cosa fra lui ed Erika. Però vedendo che non era rimasto con lei
quando si era addormentata e che non ci era nemmeno arrivato a cosa
aveva fatto, poteva dedurre che non fosse successo davvero nulla.
Soprattutto
era lì addormentato nel suo letto.
Doveva
essere sfinito. Stiles era iperattivo, non dormiva molto di natura,
specie di giorno.
Non
era ancora ora di andare a dormire.
Si
sedette piano sul letto e rimase ad osservarlo.
Stava
dimagrendo, si vedeva.
Probabilmente
non mangiava con regolarità e dalle occhiaie che ora vedeva bene,
nemmeno dormiva.
Non
voleva scoprirsi troppo con lui, ma non voleva nemmeno che si
riducesse in certi stati.
Scott
sbagliava a coinvolgerlo tanto, ma doveva ammettere che cominciava a
capirlo.
Se
stava con lui in ogni cosa che faceva, poteva controllarlo meglio e
proteggerlo di più.
Per
questo era sempre con lui a fare tutto. A parte che effettivamente
tirava fuori spesso lui i piani utili.
Stiles
era uno che tenuto in parte faceva più guai per sé stesso, adorava
il rischio, era attratto dal pericolo, non ci sapeva restare lontano.
Forse era per l'adrenalina che sentiva a tu per tu con quel genere di
cose.
Per
questo era attratto da lui, così selvaggio e pericoloso.
Qualunque
fosse il motivo, gli stava entrando troppo dentro e per lui questo
significava non poterlo allontanare più.
Se
rimaneva nel gruppo, se faceva parte del suo branco pur essendo un
umano, se si faceva aiutare da lui, poteva controllarlo meglio,
essere pronto a tirarlo fuori dai guai in cui si cacciava perchè gli
piacevano.
Non
aveva paura, eppure la notte non dormiva.
Non
poteva immaginare che non dormiva solo quando non era con lui.
Non
aveva fatto quel collegamento. Lo percepiva stanco, scrutando in lui
vedeva mancanza di sonno, ipervigilanza, agitazione per ogni cosa.
Ma
solo se non era con lui.
Questo
Derek non lo poteva sapere.
Gli
mise una mano sulla schiena.
Ora
era rilassato e sereno, infatti.
Sorrise
intenerito, conscio che nessuno lo vedeva. Conscio che era da una
vita che non sorrideva così.
Poi
si chinò e lo fece di nuovo, strofinò leggero il naso contro la sua
tempia. Poi si stese con lui fregandosi del fatto che uno del branco
potesse entrare.
Loro
erano a posto, ormai potevano scoprirlo.
Così
magari toglievano le loro zampacce da lui.
Stiles
si svegliò perchè nel girarsi sentì un peso addosso, la sensazione
era familiare, ma non la provava da un paio di notti. Quelle che non
aveva chiuso occhio.
Fece
un sorriso in automatico e si girò comunque piano rivolgendosi verso
Derek che gli dormiva mezzo sopra. La testa sulla schiena, poi tutto
piegato ed incurvato come un lupo. Era la sua posizione preferita.
Quando si girò rimanendogli sotto, Derek si spostò ed appoggiò la
testa sul cuscino raddrizzandosi, però continuò a tenerlo col
braccio verso di sé.
A
pancia in su Stiles respirò meglio e si perse a guardarlo
insonnolito.
Quanto
aveva dormito?
Cercò
di vedere l'ora controllando sul telefono silenzioso che si era perso
un sacco di chiamate di suo padre e di Scott.
Poi
lesse l'sms dell'amico.
'Spero
tutto bene con Derek. Visto che non rispondi penso di sì. Ho detto a
tuo padre che dormivi da me!'
Stiles
aggrottò la fronte senza capire.
Era
pomeriggio. Anche se si erano addormentati, non poteva essere più di
un'oretta.
Quando
controllò si rese conto che erano le tre di notte.
Sgranò
gli occhi impallidendo e si svegliò di colpo.
Erano
venuti lì da Derek nel pomeriggio, durante l'ora di punizione a
scuola. Dovevano essere state le cinque. Poi fra un litigio e l'altro
si potevano essere fatte le sei. Elaborò velocemente e si rese conto
che dormiva almeno da nove ore!
“Oh
mio Dio! Poi non dormirò per tutta la settimana! Sono abituato a
dormire due ore a notte io... e spesso nemmeno quelle! Perchè ho
sempre mille cose da fare e se non sono a combinare qualcosa con
Scott sono con Derek. E poi quando finisco con Derek è notte fonda
di solito e quindi dormo poco. E quando non sono con Derek e nemmeno
con Scott, non riesco a dormire lo stesso per l'ansia. Che ansia è,
poi un giorno me lo diranno... “
L'ansia
di non avere Derek con lui. Che poteva essere a fare chissà cosa
senza di lui.
Lo
guardò dormire, il viso verso il suo, sembrava sereno. Un bel
lupacchiotto dolce e sereno.
Stiles
sorrise malizioso.
Era
una specie di diavolo, invece, ma se dormiva era tenero.
Quanti
problemi gli creava... non sapeva nemmeno perchè litigavano il più
delle volte. E parlare di sentimenti era tabù. Però per quanto
fosse complicato non poteva smettere, non se ne parlava proprio.
Era
troppo importante, ormai. Nemmeno volendo si sarebbe potuto togliere
dalla sua vita. Derek era dentro, ormai. Che gli piacesse o meno.
Avere
una storia con lui era come camminare sempre sulle uova e lui non era
bravo in quello, non era discreto e delicato. Per cui pensare ad un
risvolto normale era impossibile. Forse sarebbero andati avanti così
per sempre.
Litigi
e dolcezze nascoste.
Gli
carezzò il viso che trovava oltre che intrigante, anche bello.
“Non
so se sono gay o no, alla fine. Ma mi piace lui. Finchè ce l'avrò
in testa, non avrà importanza se sono gay o no. Per ora si tratta
solo di lui.”
Però
l'idea di non avere risposta a qualcosa, specie se così personale,
lo tormentava molto.
Sospirando
si disse che doveva trovarla, quella volta.
Magari
tornando in quel locale gay... perchè no. Poteva provarci. Da solo,
con calma, senza nessun mostro da cercare.
Magari
poteva ottenere qualcosa, in qualche modo.
Non
sapeva come fare per capirlo e la sua natura gli portava a scoprirlo,
non poteva avere pace senza.
Deciso
questa mossa, baciò di nascosto Derek sull'angolo della bocca e
tornò a dormire.
Derek,
dopo poco, aprì gli occhi e accennò ad una sottospecie di sorriso
intenerito. Se pensava di non essere visto, lo faceva.
Erano
due stupidi, si disse. Provavano la stessa cosa, ma si vergognavano a
parlarne, erano incapaci di affrontarla seriamente. Non aveva
importanza. Andava bene anche così.
Con
questo Derek si spostò sul lato sinistro di Stiles per cambiarsi
posizione e appoggiando la testa sul suo stomaco si incurvò tutto
intorno a lui intrecciando le gambe alle sue, come se fosse il lupo
che dormiva intorno al suo padrone, appoggiandogli la testa sopra.
No,
era solo un'impressione. Non era veramente così. Per nulla.
Lo
stava solo proteggendo.
Il
solo umano che poteva stare nel suo branco. Beh, il motivo era
evidente.
Quando
si svegliarono era mattina presto, ma erano sazi di dormire e
decisamente affamati.
Non
si diedero appuntamento per nulla, non si misero d'accordo e non
pianificarono.
Però
si guardarono, si sorrisero, si baciarono e poi Stiles cominciò a
lamentarsi perchè non era possibile dormire sempre con un peso morto
addosso in ogni posizione si mettesse.
Derek
si alzò sbuffando, si spogliò e fece venire gola a Stiles. Non
certo di una colazione.
Un'altra
gola.
Lo
seguì al bagno come spesso faceva Derek a casa sua e quando vide che
dai rubinetti usciva l'acqua normale si mise a gracchiare isterico
mille cose sul fatto che aveva usato a sbafo la sua doccia con la
scusa che lui non aveva acqua. Quando invece l'aveva.
Derek
sbuffando non capì mai che problema ci fosse in quello, però riuscì
a tappargli la bocca col solo sistema che conosceva. La propria.
E
così, come sempre, passarono dai litigi alle carezze in un attimo.
Scott
e Derek stavano parlando col dottor Deaton per mettere a punto il
piano che poi gli avrebbero riferito, Scott aveva voluto un incontro
preliminare da solo con Derek ed il dottore, per cui Stiles ne aveva
approfittato per tornare in quel locale gay. Questa volta si era
portato gli attrezzi del caso per aprire la serratura sul retro. Era
figlio di un poliziotto, sapeva che entrare di nascosto ovunque, se
voleva un sistema lo trovava sempre.
La
musica gli rimbombò nelle orecchie togliendogli seduta stante la
capacità di ragionare.
Ora
che era lì circondato da gay, cosa doveva fare, di preciso?
Il
cuore gli batteva e si sentiva pure idiota, però non poteva scappare
come un bambino.
L'altra
volta non era riuscito a capire bene cosa significava stare in un
ambiente simile. Ora era lì da solo, non lo vedeva nessuno che
conosceva, poteva appoggiarsi in un angolo ed osservare gli approcci
di quel mondo che aveva osservato col binocolo.
Capire
se era gay non era facile, come si faceva, dopotutto? Non aveva
nemmeno diciassette anni, ancora.
La
gente parlava delle cose senza conoscerle, ma il punto era che non
era facile conoscerle comunque.
Guardava
ragazzi ballare insieme, erano tutti vestiti con abiti attillati e
alla moda, i capelli perfetti e l'eccesso in ogni cosa che facevano.
Non tutti, ma in molti c'era. L'eccesso del ballare appiccicati, del
baciarsi con troppa veemenza, del palparsi.
Attratto
da quel genere, Stiles si ritrovò con la bocca aperta a fissarli
insistente, si chiedeva se per essere gay bisognava arrivare a
quello.
Quando
venne avvicinato da voci decisamente poco maschili e molto montate,
per poco non perse l'equilibrio. Fortunatamente era appoggiato al
muro.
Erano
i trans che l'altro giorno l'avevano attaccato. Cioè gli si erano
attaccati come cozze appena messo piede lì dentro.
Sul
momento si era chiesto perchè, ma ora che succedeva ancora glielo
poteva anche chiedere. Con Scott quella sera era semplicemente
scappato dalle loro grinfie, ma ora non aveva fretta e soprattutto
aveva troppa curiosità di sapere.
-
Cosa volete da me? - Chiese cercando di sgusciare dalla loro presa a
ventosa. Erano tutti impostati in modo eccessivo, non gli piacevano.
Cioè non lo schifavano, ma pensare di fare qualcosa con loro beh,
decisamente no!
Però
loro non volevano lasciarlo andare e continuarono a carezzarlo e ad
avvicinarlo in una specie di ballo fra loro e lui. Lui che scappava e
loro che lo inseguivano in circolo.
-
Beh tesoro, se sei qua sei tu che vuoi qualcosa da noi! - Disse uno
di loro riuscendo a ficcargli la bocca siliconata e truccata
nell'orecchio. Stiles rise e squittì sgusciando via.
-
E cosa vorrei secondo voi? - Infatti faceva domande dando loro corda
invece di troncare.
-
Ma è chiaro, dolcezza... - La mano di qualcuno sul sedere.
-
Vuoi capire se sei del club! - Stiles voleva approfondire il dialogo,
ma con le loro mani ovunque era difficile pensare e ragionare, si
trovava ad allontanare braccia da ovunque, ma alla fine doveva
ammettere che fra un delirio e l'altro, invece di infastidirsi si
stava vagamente divertendo.
-
Del club? -
-
Certo... non sei ancora dei nostri coscientemente o non ti conceresti
così... - Disse uno con disprezzo indicando la sua felpa. Sembrava
fosse vestito di stracci ed in effetti Stiles ci si sentì.
-
Così? -
-
Così male! -
-
Sto tanto male? Che hanno i miei vestiti che non vanno? - Gli altri
risero in coro!
-
Amore, tutto quanto! - Stiles non capiva bene se non che i gay non si
vestivano come lui.
-
Allora forse non sono davvero del club! - Gli altri risero di gusto
finendo per abbracciarlo. Stiles smise di lottare stanco ed attese
spiegazioni che finalmente qualcuno si degnò di dargli.
-
Ascolta, il radar ha squittito! - Stiles lo fissò stralunato senza
capire ed un altro finalmente si degnò di rispondergli con maggior
chiarezza.
-
Si capisce subito quando uno lo è! -
-
Davvero? E da cosa? - Stiles non poteva mollare, doveva saperlo. Era
questione di vita o di morte e guardò quello che aveva parlato
sperando che gli desse una buona risposta.
-
Noi lo capiamo. Ci riconosciamo fra noi. Abbiamo qualcosa che
possiamo notare solo noi! -
Per
Stiles non era sensato, si sgonfiò deluso di una risposta tanto
illogica e guardò in basso scuotendo la testa.
-
Non credo sia così facile... - fu subito chiaro che era in dubbio e
che non sapeva come districarsi dal suo enorme dubbio insormontabile.
-
Lo è invece, solo che nessuno te l'ha mai detto! - Stiles tornò ad
alzare i suoi grandi occhi castani su quelli del ragazzo/ragazza che
pareva saper perfettamente cosa stava dicendo.
-
Non lo sai ancora, te ne stai accorgendo adesso... ed è l'età
giusta... quindi rilassati che ogni cosa andrà al suo posto molto
presto! Devi solo lasciarti andare! - Però si stupì che non
tentassero di saltargli ancora addosso... erano più che altro
affettuosi, come che l'avessero preso in simpatia. Stiles era confuso
e amareggiato, non sapeva ancora come vedere quello che gli stava
capitando ed era insopportabile stare semplicemente buono ad
aspettare che le risposte arrivassero da sole, ma cosa ci poteva
fare?
Di
fatto quella era la sola cosa.
A
quel punto, uno di loro gli scrisse il numero di telefono nella mano
e gli fece l'occhiolino.
-
Quando hai tolto ogni dubbio chiamaci, arriveremo volentieri! -
Stiles
stava per chiedere 'per cosa', ma se ne andarono come se avessero
capito già tutto senza bisogno di dialoghi veri.
Rimasto
male per quello strano approccio si guardò la mano ebete, stava per
andarsene scrollando seccato le spalle quando una voce, questa volta
familiare, lo chiamò salutandolo sorpreso.
-
Stiles! Che ci fai qua? -
Stiles
si ritrovò davanti Danny e non se ne stupì molto. Solo si chiese
ora cosa dovesse fare.
Si
strinse nelle spalle e con la mente sorprendentemente vuota, tirò
infuori il labbro inferiore in un modo tipico infantile e smarrito.
Danny
sorrise e gli chiese se aveva voglia di bere qualcosa in un posto più
tranquillo, lontano dalle casse assordanti.
Stiles
per un momento pensò che volesse provarci con lui, ma poi pensò che
come modo per mettersi alla prova non sarebbe stato poi così
malvagio.
Se
non altro lui ci era già passato ed almeno lo conosceva, non era uno
qualunque. E soprattutto non un trans.
Si
fece portare in una zona più tranquilla del locale e dopo aver preso
la coca cola, si sedettero su un divanetto insieme.
Stiles
non era imbarazzato per il fatto che fosse lì con lui e che magari
ci avrebbe anche provato, era solo un po' teso perchè sapeva che di
certo ne sarebbe uscito qualcosa. Ma non aveva idea di cosa e per lui
non sapere qualcosa era un dramma.
-
Allora, ti va di dirmi che ci fai qua? - Stiles si strinse nelle
spalle, non sapeva cosa dire e la verità era maledettamente
imbarazzante in effetti.
Danny
però non era idiota e lo capì da solo.
-
L'altro giorno mi ha stupito vedervi qua, ma pensavo di essere troppo
fuori per capire con chiarezza, ma ora che ti rivedo capisco che in
effetti qualcosa c'è! - Stiles era enormemente stupito che volesse
saperlo, di norma non avevano molto dialogo e quando in passato aveva
provato ad indagare se potesse piacere ai gay, Danny non aveva
reagito molto bene. Ma nemmeno eccessivamente male.
Era
un po' eccitato all'idea di piacere ad un ragazzo e di fare qualcosa
con lui, sarebbe stata la prima volta al di là di Derek, ma Derek
non era normale!
-
Ecco io... volevo solo... sì beh... - Non sarebbe stato mai facile
dirlo, Stiles lo capì ed abbassando gli occhi in difficoltà sperò
che Danny lo capisse da solo.
-
Capire se sei gay? - Danny pareva aver capito perfettamente al volo.
Stiles lo guardò sorpreso, perchè era tanto chiaro a tutti?
-
E' tanto evidente? -
-
Che sei qui per questo o che lo sei? - Stiles sgranò ancor di più
gli occhi a quella domanda e Danny rise. - Lo sei, è chiaro... -
-
Ma come!? - Stiles voleva assolutamente capire, perchè per tutti era
chiaro e per lui no? Non era davvero facile...
-
Beh, uno che ci è già passato riconosce subito uno che è in quella
situazione... non so come dire, ma fra simili ci si riconosce... -
Disse ridendo per sdrammatizzare. Non era facile da spiegare e vedere
Stiles teso ed imbarazzato, lo spingeva a voler alleggerire il
momento. Ricordava quanto atroce era stato per lui.
Stiles
pensò a Derek che aveva percepito quelli destinati a diventare lupi,
una specie di richiamo, di sesto senso che l'aveva spinto a mordere
loro piuttosto che altri. Forse era così anche per gli umani con
qualcosa di particolare rispetto ad altri.
Danny
vedendo che ci stava pensando con meno angoscia di prima, provò a
spiegargli con più dolcezza.
-
E' lo stesso dubbio che vedevo nel mio viso quando lo stavo capendo.
Solo chi lo prova lo riconosce. È un sentimento particolare... come
smarrimento. Ma uno smarrimento molto specifico... - Stiles si sentì
effettivamente capito e per questo leggermente meglio di prima.
Poteva rialzare la testa e guardarlo in attesa del resto. L'imbarazzo
stava calando, Danny ci era passato davvero, in qualche modo sapeva
cosa stava passando, non erano le cose senza senso che gli poteva
dire chiunque altro che non ci era mai passato.
Si
ammorbidì abbassando via via sempre più le proprie difese e Danny
proseguì con altrettanta morbidezza e semplicità, quel suo modo
tipico di parlare e di essere che rendeva facile avvicinarlo a
chiunque.
-
Prima o poi la nebbia andrà via e semplicemente non avrai più
dubbi. Più che altro sarai pronto per guardarti in faccia per quel
che sei, per dirtelo e per viverti... -
Stiles
non voleva aspettare per avere delle risposte più precise e fidarsi
della parola di uno che ci era passato e che gli diceva che lo era,
non era sufficiente per uno come lui.
-
Come faccio a saperlo subito se lo sono? - Danny fece un sorrisino
strano e prima di dargli una qualunque risposta a parole, si avvicinò
e lo baciò. Fu una cosa molto leggera e dolce, a fior di labbra.
Non
era solito fare cose simili per tutti, anzi. Però Stiles non era uno
qualunque. Aveva capito quasi subito che era come lui, ma che non ne
era cosciente e quando aveva cominciato con quelle domande aveva
avuto conferma.
Erano
solo le domande sbagliate.
Non
avrebbe dovuto chiedere se lo trovava attraente, ma come si capiva di
esserlo. Allora gli avrebbe detto che sperimentare era l'unica
soluzione.
Così
gli diede quella piccola sperimentazione non sapendo che in effetti
ne aveva già avute.
Stiles
si irrigidì per qualche secondo, ma poi si ammorbidì accettando le
sue labbra che non si schiusero mai, una piccola carezza a cui non si
ribellò.
E
la sua risposta.
Forse
non era solo gay, forse era bisessuale, per lo meno doveva provarci
con una ragazza prima di dirlo. Insomma, Lydia gli era sempre
piaciuta, no? Ma che gli piacevano i ragazzi era assodato.
Poteva
accettarlo ed ammetterlo, ormai. Rifiutarlo sarebbe stato stupido.
Quando
si separarono, Stiles mantenne gli occhi bassi imbarazzato e si
strofinò le labbra, Danny invece lo guardava, le fronti appoggiate.
-
Ho capito... grazie... non eri tenuto... - Danny sorrise.
-
E' stato più piacevole del previsto... - Con questo Stiles alzò
stupito lo sguardo, ma l'altro sorrise, lo salutò e si alzò
andandosene fra la folla che ballava.
Beh,
qualunque cosa avesse significato, andava bene. Era una risposta.
Danny
non era male, se non ci fosse stato Derek, magari...
Aveva
avuto l'impressione di piacergli anche se forse tendeva a preferire
ragazzi più attivi e dominatori in una coppia. Danny era dolce,
dopotutto...
Stiels
scosse la testa ai propri stessi pensieri e con una leggerezza
insospettabile si alzò e se ne andò.
Adesso
poteva cominciare ad accettarsi.