CAPITOLO
XXVIII:
COME
FOSSE L'ULTIMA VOLTA
La
lingua andava allo stesso ritmo della mano, lenta in un costante
crescendo nella sua bocca, con la medesima intensità della mano nei
suoi pantaloni.
Sentiva
la sua erezione premuta dietro, contro di sé, proprio contro il
sedere. Lo sentiva sempre più duro e spingeva col bacino, si
strofinava mentre lo baciava tenendogli con l'altra mano la testa
girata verso di sé.
Derek
gli stava dietro e lo teneva premuto contro il muro, Stiles doveva
premere con le mani in avanti per dargli spazio nell'inguine.
Era
una tortura decisamente piacevole.
In
quei giorni lo facevano molto, si limitavano sempre ad orgasmi, sesso
orale o masturbazioni, però dopo un periodo in cui non avevano fatto
altro se non dormire insieme, ora Derek era diventato molto
appiccicoso. Cioè a livelli incredibili!
Gli
girava la testa, da tanto che lo stavano facendo.
Anche
due o tre volte al giorno.
A
casa, a scuola.
Si
sentiva pedinato, in effetti.
Per
calmarlo aveva ripreso a parlare a Scott e a confidarsi, gli aveva
chiesto perchè Derek fosse tanto attaccato in quel periodo e Scott
aveva sgranato gli occhi senza avere idea perchè glielo chiedesse.
Aveva
risposto che non sapeva nulla, non ci parlava da un po' con lui.
Si
evitavano. Scott si sentiva in colpa perchè gli nascondeva il piano
finale, Derek era convinto lo stesse tradendo. Si fidava solo di
Stiles.
Stava
aspettando delle risposte dal suo branco che si era preso dei giorni
per capire cosa fosse giusto fare, per cui a parte aspettare quello e
cercare di pensare ad una soluzione col kanima che non veniva, si
limitava a fare da guardia del corpo a Stiles. L'unica cosa sensata
che poteva fare. A parte cercare in tutti i libri di famiglia notizie
a riguardo di quel maledetto mostro.
Sentendolo
eccitato ed ansimante contro la sua bocca, Derek lo girò con le
spalle al muro e si abbassò prendendoglielo fra le labbra, completò
l'opera così e Stiles ne fu molto felice.
La
mano andò a stimolarsi da sola e raggiunsero l'orgasmo vicini uno
all'altro.
Sporcarono
per terra e Stiles si coprì il viso imbarazzato, ma ancora eccitato.
Non rimpiangeva nulla, ma era incredibile quello che gli stava
capitando.
Derek
aveva ancora la fissa di non far sesso con lui, probabilmente per non
bruciare le tappe o perchè lo reputava ancora troppo piccolo, però
gli stava sempre addosso in qualche modo.
Si
rialzò e lo abbracciò appoggiandosi a sua volta a lui. Stiles lo
cinse ansimante mentre febbrile si sistemava i boxer ed i jeans,
tornando poi a riabbracciarlo allo stesso modo.
Cercò
il suo orecchio e glielo baciò per poi dire in un sussurro.
-
Perchè non lo facciamo? - Naturalmente aveva una grande voglia,
specie perchè lo stava stuzzicando troppo. Derek ridacchiò e
l'altro pensò che fosse positivo.
-
Ci provi sempre, eh? - Stiles fece il broncio e scese sul suo collo.
-
Sei un maledetto, mi istighi un sacco e poi niente... due volte oggi!
Mi hai cercato perfino a scuola! -
Derek
sogghignò contento di farlo impazzire. Era un gran buon passatempo.
In risposta gli cercò il lobo, lo succhiò e poi rispose malizioso:
-
Quando sarai maggiorenne. Non prima! -
-
Ah, infrangi la legge di continuo e ti preoccupi di seguirla proprio
con me? - Sbottò stizzito il ragazzino alzando la testa dal suo
caldo nascondiglio sul collo. Così finirono per guardarsi, uno
piccato e l'altro divertito. Riusciva a distrarlo, era l'unico che ci
riusciva.
-
Non è certo per la legge! - Stiles tirò infuori il labbro in modo
infantile cercando di capire mentre infilava le mani sotto la sua
maglia, furbamente.
-
E per cosa allora? -
-
Perchè sei piccolo per capire davvero di cosa si tratta! -
Sperava
si accontentasse, ma Stiles era un martello pneumatico, finchè non
otteneva la risposta desiderata non mollava. Così risalì sulla
schiena fino al tatuaggio e lo carezzò leggero con aria furba.
-
So di cosa si tratta, sono cosciente e consapevole e lo voglio fare!
- Derek rise schernendolo!
-
Fidati che non lo sai! Sono cose da grandi ed il fatto che voi
ragazzini fate sesso a sedici anni, non significa che sapete cosa
fate! - Era un discorso più complesso di così, ma sperava che
Stiles si accontentasse di quella versione.
-
A quanti anni l'hai fatto tu? - Derek imprecò, suo malgrado rispose.
-
Sedici! - Sapeva di dargli ragione così e Stiels infatti spalancò
la bocca per urlare qualcosa che venne soffocata dalla sua bocca,
premuta ignobilmente sopra la sua. Gli infilò la lingua e gli tolse
così la parola un po', continuarono quel piacevole gioco, poi Stiles
tornò alla carica guardandolo con occhi brillanti.
-
Perchè tu potevi a sedici ed io non posso? -
Derek
sospirò, o gli dava una testata, cosa che l'allettava, o ci
litigava, cosa che ora come ora lo sfiancava visto che Stiles era la
sola cosa che funzionava bene, o gli dava una risposta che lo
placasse. Non voleva scoprirsi del tutto, ma capiva che a volte
bisognava rischiare. E lui sapeva rischiare bene, ma solo se si
trattava di pericoli fisici, non di sentimenti.
-
Mi sono pentito di non averlo fatto per dei sentimenti seri,
autentici. L'ho fatto per gli ormoni ed ho fatto un gran casino, fra
l'altro! -
-
Kate? - Chiese Stiles coraggioso. Nessuno osava chiedergli cose
private simili, specie su quell'argomento. Derek però rispose. Erano
in fase intima e davvero Stiles era la sola cosa positiva.
-
Kate. Mi ha sedotto, mi sono lasciato sedurre. Ci divertivamo
insieme. Eravamo due autentici stronzi e poi lei mi ha usato e basta
per arrivare a casa mia e bruciare tutti. Quindi sì, senza dei
sentimenti veri, senza essere sicuri uno dell'altro, fare sesso è
come scoprire il fianco. Ti rendi vulnerabile e finisci che te ne
penti! - Stiles ora capiva che lo faceva per lui, pensava che non
provasse ancora un vero sentimento e che poi se ne sarebbe potuto
pentire, che ci stesse male, un giorno. Che lo rimpiangesse.
Era
una cosa così lontana da lui che lo stupì e decise di non insistere
e di accettare quella sua rara dolcezza.
“Dunque
prova qualcosa per me...” Pensò logicamente. Derek non sapeva
leggere nel pensiero, ma percepiva la sua forte emozione.
-
Non è niente di speciale. È solo che mi secca essere scaricato od
usato di nuovo solo per sfogare degli stupidi ormoni! - Stiles decise
di essere altrettanto onesto. Sapeva che stava cercando di coprirsi
da quel tiro troppo scoprente, per cui disse la sua.
-
Io credevo che tu non volessi farlo con me perchè non ti attraggo
sessualmente, sono piccolo per te... - Non si sentì nemmeno troppo
idiota.
Litigare
e beccarsi, per loro, era un meccanismo di difesa.
Quando
erano stati in piscina sull'orlo dell'annegamento, quello che aveva
detto Derek era stato chiarificante.
'Se
tu non ti fidi, io non mi fido'
Il
loro rapporto funzionava così per tutto, a trecentosessanta gradi.
Se uno non faceva una cosa, per partito preso non la faceva nemmeno
l'altro. Era come un capriccio, ma dietro c'era molto di più. C'era
la paura di rimanere fregati, soli, di soffrire, di prendere batoste
insostenibili.
Se
uno dei due si apriva per primo, era gentile per primo, dimostrava di
tenerci, si fidava, e magari l'altro non faceva altrettanto, poi
quanto male si stava? Quanti rimpianti si potevano avere?
Derek
non sentiva il bisogno di dare quello che riceveva con nessuno
perchè, fondamentalmente, non dava nulla.
Con
Scott ci aveva provato, ma anche con lui si era verificato lo stesso
meccanismo. Se tu non ti apri per primo, io non lo faccio. Così era
finita che entrambi si erano nascosti cose e credevano di starsi
tradendo.
Però
con Stiles c'era qualcosa in più.
Con
lui c'era l'attrazione ed un forte, sorprendente e sconvolgente senso
di protezione. Con Stiles lentamente era successo qualcosa che andava
oltre, però ugualmente parlarne e scoprirsi per primi era difficile.
Così improvvisavano e stavano attenti. Se Stiles si fidava, allora
si fidava anche Derek. E così su tutto il resto.
I
loro litigi derivavano da questo puntiglio di 'perchè solo io?
Perchè non anche tu?'
Era
il desiderio di essere uguali uno all'altro, di avere un rapporto
paritario. Lo avevano in quel modo.
Per
arrivare ai sentimenti, ci voleva ancora un po'. O meglio. C'erano.
Ma per parlarne era ancora lunga.
Derek
sorrise prendendolo in giro.
-
Certo che non è per quello! - Esclamò infatti mettendogli una mano
sulla guancia, Stiles si perse nei suoi occhi meno selvaggi del
solito. Erano sempre bellissimi, ma erano vicini.
Erano
molto vicini. A lui.
-
Sei attratto da me? - Chiese sfacciato. A Derek piaceva il suo
coraggio, il suo non calare mai la testa davanti a nulla. La sua
insolenza. Forse era di questo che si era innamorato. Era un umano e
teoricamente fragile, ma non si sentiva inferiore a nessuno. Anche se
chiedeva aiuto a Scott, non si sentiva inferiore.
Derek
gli sfiorò le labbra e si fece serio fissandolo con un'intensità
ubriacante. Stiles si sentì senza forze nelle ginocchia.
-
Certo... - Era quasi come dire che era innamorato. A Stiles bastò e
contento aprì la bocca e prese il suo labbro succhiandolo per poi
infilarsi all'interno e baciarlo.
Poteva
andare bene anche così.
Derek
era attratto da lui e aspettava che fosse pronto, che, dopo averlo
fatto, non lo rimpiangesse. Decise di fidarsi e dimostrargli così
che provava dei sentimenti molto forti. Sperava che Derek avrebbe
ricambiato fidandosi a sua volta.
Dopo
di quello il lupo andò ad affrontare il suo branco che doveva aver
ormai scelto, mentre il ragazzo andò all'appuntamento dalla
consulente scolastica come da protocollo.
Dopo
le cose successe alla centrale di polizia che avevano fatto il giro
della città, ma soprattutto dopo la morte di Matt, molti di loro
andavano da lei per parlare sul loro stato.
Stiles
non voleva aprirsi con lei, istintivamente non si fidava molto, ma
non era tanto quello quanto il dire in generale come si sentiva.
Con
Derek faceva di tutto per evitare di farlo, con Scott l'aveva evitato
per partito preso, tutti avevano i loro problemi, non c'era uno che
non li avesse.
Lui
non voleva pesare su nessuno, tanto che mai avrebbero potuto fare?
Però
dirlo a lei lo rendeva più reale. Riusciva ad evitare di dirlo a
Derek anche se sapeva che lui lo percepiva.
Cercò
di parlare di tutti tranne che di sé e fu davvero abile. Tranne che
alla fine, quando lei gli chiese espressamente come si sentiva.
Alla
fine lo disse.
Che
non dormiva ed era costantemente terrorizzato dal fatto che qualche
catastrofe potesse schiacciarlo.
Dirlo
l'aveva reso più reale di prima.
Si
sentiva divorare da un cancro da qualche settimana ed ora il cancro
era salito fino al cuore.
A
volte aveva crisi di panico, ma fortunatamente era solo, prendeva un
sacchetto, ci respirava dentro e non doveva spiegare nulla a nessuno.
Non
voleva preoccupare Derek e Scott.
Non
era uno abituato a spaventarsi, ma sosteneva sempre, a sé stesso,
che non era una questione di paura quanto di incoscienza. Anche con
tutta la paura del mondo, correva lo stesso. Non riusciva a fermarsi
anche se si ripeteva tutti i danni che poteva riportare. Questo
faceva di lui agli occhi degli altri uno senza paura, ma in realtà
era solo un pazzo incosciente e basta.
Dopo
ritrovò il suo amico Scott.
Stavano
per giocare un'importante partita di Lacrosse, Isaac non sapeva che
fare, se andare via con Erika e Boyd o restare, sapevano che Jackson
era controllato da Gerard, il preside della scuola e capo degli
Argent, e che avrebbe giocato.
Sapevano
che sarebbe successo qualcosa di catastrofico e Stiles lo espresse
tornando a parlare con Scott. Cioè come si doveva.
-
E' che io vorrei aiutare... è che io non posso fare le cose che fai
tu, capisci? - Disse liberando da dentro il vero nodo che lo legava
in quei giorni. Si sentiva idiota, non voleva essere trasformato,
capiva che non era giusto. Però aveva bisogno di qualcuno che
facesse quello che lui non poteva.
Era
debolezza? Paura? Frustrazione?
Scott
capì quanto male stava solo da quella frase, sapeva che Stiles aveva
sempre dei piani alternativi per fare tutto, per non sentirsi
inferiore, per non essere lasciato indietro, per non stare in
disparte. Sentirgli dire una cosa simile significava che si stava
arrendendo e Stiles che si arrendeva faceva semplicemente
impressione.
Con
Derek era forte, si scambiavano piaceri fisici per non pensare a
vicenda ai rispettivi problemi e perchè potevano sempre essere le
ultime volte, però quando poteva essere sé stesso e ammettere come
stavano realmente le cose?
Solo
con Scott poteva. Solo con lui.
Fu
liberatorio farlo e vedere lo sguardo del suo amico che capiva ben
oltre ciò che stava dicendo.
-
E' tutto a posto... - Disse Scott per rassicurarlo, non sapeva bene
cosa dirgli, voleva solo vederlo ottimista come sempre, con qualche
idea e la sua infinita voglia di vivere.
-
Stiamo perdendo, Scott... - Disse guardandolo in viso, smarrito,
negativo, stanco e consumato. Scott vide la sua magrezza, vide il suo
pallore. Vide che stava male e non aveva idea di come, ma avrebbe
cancellato tutto.
Furono
interrotti dall'allenatore e dai suoi soliti vaneggiamenti pre
partita, erano seduti a bordo campo in attesa di cominciare. La
notizia che Stiles avrebbe giocato lo prese contropiede e per un
momento si ricordò di quanto aveva sognato di poter giocare. Dal
primo giorno del liceo. Non era mai successo. Era la sua prima
partita e capitava nel momento peggiore. Però servì a distrarlo
dalle sue negative considerazioni disfattiste. Infatti, agitato e nel
panico, cominciò a dire 'Io? Gioco? In campo? Con la squadra?' e
l'allenatore, naturalmente, cercando di non ucciderlo, rispose
scorbutico.
-
Sì Stilinski, con la squadra... a meno che non vuoi divertirti da
solo... -
Cosa
a cui Stiles rispose come avrebbe fatto ai vecchi tempi. Ovvero senza
riflettere.
-
Oggi ho già dato due volte! - Perchè ai vecchi tempi parlava senza
riflettere.
Il
mister e Scott fecero le loro facce schifate e Stiles si disse che
forse se lo doveva tenere per sé anche se era vero. Sarebbe stato
peggio precisare che non si era divertito da solo due volte ma con
Derek. Però per miracolo riuscì a tenerselo per sé. Tanto Scott
capì e rise, contento comunque sia che lui giocasse e si distraesse,
sia che con Derek andasse bene.
-
La tua migliore alleata è sempre stata la rabbia, Derek. Ma quello
che ti manca è il cuore! - Trovarsi di fronte a Peter non era stato
il momento migliore della giornata, anche se picchiarlo era stato
gratificante.
Peter
era stato resuscitato da Lydia, sotto ipnosi o qualcosa di simile,
però resuscitare richiedeva un dispendio di energie molto notevole.
Ora era estremamente debole e volendo recuperare le forze, aveva
chiesto asilo a Derek in cambio delle cose che sapeva.
Ovvero
delle dritte su come salvare Jackson.
Così
si erano messi a parlare del fatto che solo la persona che Jackson
amava poteva salvarlo dal diventare irrimediabilmente un kanima.
Sostanzialmente l'amore poteva salvarlo ed ora Peter stava tessendo
le lodi di quel sentimento facendolo sentire una nullità perchè
credeva che non sapesse amare.
Sosteneva
che gli mancava quello e che gli serviva Scott perchè lui, al suo
contrario, sapeva amare.
Peter
sapeva molte cose, ma forse non tutto. O forse sapeva tutto ma si
divertiva a stuzzicare Derek a modo suo. Questo era in effetti molto
plausibile.
-
E' meglio non sottovalutare il semplice, ma innegabile potere
dell'amore umano... - A quel punto contro la propria stessa volontà,
alla sua mente affiorò il viso di Stiles. Doveva essere alla
partita, al sicuro con Scott e migliaia di altre persone. Per questo
non era là.
Erika
e Boyd se ne erano andati, Isaac non sapeva cosa aveva deciso. Ed era
arrivato Peter a fargli la paternale sulla sua gestione pessima.
Non
era un bravo capo branco, ma aveva fatto del suo meglio nelle sue
condizioni.
Perchè
pensare all'amore gli faceva venire in mente Stiles?
Sapeva
di provare qualcosa per lui, però non credeva di essere a quel
punto. Ma se persino uno come Jackson amava qualcuno, cioè Lydia,
poteva pensare che anche lui potesse amare ancora. Dopo Paige.
Erano
passati così tanti anni. Poteva essere?
Peter,
guardando la sua espressione persa ed incupita, si ricordò della
strana cosa che aveva con Stiles e, da bravo impiccione quale era,
gli chiese come andasse con lui. Apparentemente domanda sconnessa. In
realtà molto oculata. Come sempre.
Derek
al suo nome sussultò, lo fissò torvo e rispose che non gliene
importava.
“E'
acerbo, ma se sviluppato a dovere potrebbe farlo crescere quel che
serve...” Pensò Peter riferendosi a Derek e a quel che provava per
Stiles. L'amore rafforzava e maturava ed era una legge naturale.
Se
si fosse innamorato, sarebbe diventato molto più forte, come era
successo a Scott.
Aveva
abbassato la guardia solo un istante ed ecco che il cataclisma si
abbatteva implacabile su di lui.
Tutti
i suoi sospetti, tutti i suoi dubbi, tutte le sue paure.
Era
considerato il più debole e poteva illudersi e apparire come uno che
si vedeva comunque come forte, poteva sembrarlo a modo suo, nelle
cose in cui eccelleva, però al lato pratico essere visto come
l'anello debole del nemico faceva di te il vero debole del gruppo.
Quando
Stiles venne preso da Gerard, si chiese come dovesse considerarsi.
Il
punto debole di tutti, un ragazzino fragile incapace di cavarsela da
solo?
Era
vero. Era così.
L'unico
momento in cui era rimasto solo. Durante la partita.
L'obiettivo
di Gerard non era ammazzare tutti usando Jackson, ma era rapirlo.
Non
aveva idea che comunque avesse anche fatto ferire Jackson stesso per
renderlo più forte di quel che già era.
Sapeva
solo che tanto per cambiare era nei guai.
Se
lo lasciavano solo finiva così.
Stiles
era stanco.
Era
maledettamente stanco di quella storia.
Trovatosi
faccia a faccia con Gerard, invece di calare la testa e sperare di
essere graziato, l'alzò e lo provocò con insolenza. Non era capace
di fare il bravo, non era capace di collaborare. Mai. Né con gli
amici, né coi nemici.
Era
questo che irritava tanto Derek. Non collaborava mai per partito
preso, ma magari ogni tanto doveva!
Magari
ogni tanto era la cosa giusta.
Stiles
non ci riusciva.
Capiva
razionalmente che la cosa migliore da fare era stare zitto e
aspettare si stufasse di lui, però non ce la faceva. Quell'arrogante
essere che si professava cacciatore era un bastardo che amava
terrorizzare il prossimo, calpestarlo, umiliarlo. Usava tutti, dal
primo all'ultimo. Ed andava a cacciare licantropi dicendo che erano
loro i cattivi!
Derek
e Scott erano mille volte più buoni di lui!
Per
cui no, non abbassò la testa e non rimase zitto.
Anche
se, a prescindere del principio, lui non lo faceva mai di fronte a
nulla. Non ai professori, non alle forze dell'ordine, non a suo
padre, non ad altri pericoli. Peter non aveva visto la sua testa
bassa, aveva visto i suoi occhi insolenti puntati fissi nei propri
feroci.
Tremava
dentro di sé, tremava sempre, ma si violentava perchè non era
geneticamente capace di piegarsi. Alla paura reagiva affrontandola a
testa alta, subito, di petto.
Quando
aveva avuto il dubbio di essere gay era andato in un locale gay per
capire se lo fosse.
Agiva
così.
Gerard
lo picchiò senza pietà, sapeva quanto indifeso ed innocuo fosse,
non voleva picchiare lui, voleva solo dare un messaggio a quelli che
contavano.
Il
messaggio era che se Scott e Derek non collaboravano con lui, avrebbe
ucciso Stiles, la prossima volta. Il solo a cui poteva arrivare
facilmente, il solo che contasse per gli altri al punto da farli
arrendere.
Non
voleva conquistarsi la vittoria con tanta facilità, per cui lo
picchiò e lo lasciò andare. Voleva solo che lo sapessero.
Stiles
non era idiota. Non disse nulla.