CAPITOLO XXIX:
CORRERE ALLA CIECA


Scott cercava disperatamente di mantenere la calma e la lucidità, cosa per nulla facile in un momento simile. Jeckson doveva essere morto, Stiles era sparito e lui non aveva lo straccio dell'indizio. A rigor di logica, cosa che faticava ad usare, l'unico nemico rimasto vivo era Gerard, per cui non poteva che essere stato lui a prendere Stiles. Questo non alleggeriva la questione.
Cosa voleva fargli? Non poteva permettere che gli succedesse qualcosa proprio quando poche ore prima gli aveva chiesto di aiutarlo. Era così che lo aiutava?
Facendolo rapire?
Isaac vide il suo sforzo di rimanere calmo sbriciolarsi davanti ai suoi occhi quando, soli negli spogliatoi, dopo aver parlato con un preoccupatissimo signor Stilinski, scardinò l'armadietto del suo amico.
Dove sbattere la testa?
Non era il momento di perdersi nel panico, la priorità era trovare Stiles.
Prese i suoi vestiti per annusare il suo odore, voleva farsi aiutare da Isaac e andare a cercarlo. Faticava moltissimo a rimanere lucido, ma quando si disse 'e se l'ha preso Gerard sul serio che diavolo faccio?', arrivò Derek con una sorpresa.
Una sorpresa in grado di shockarlo e fargli scordare tutto.
Il giovane era lì con suo zio Peter e parevano entrambi saper cosa fare, finalmente.
Sarebbe stato un miracolo.
Per un istante scordò il doveroso odio verso Peter, il responsabile della sua licantropia e di moltissimi guai.
Doveva essere morto, ma quando Derek spiegò che sapevano come fermare e salvare Jackson, Scott sentì dell'autentico sollievo dentro di sé,
Se risolvevano quella cosa, forse potevano mettere fine a quell'incubo una volta per tutte. Togliere di mezzo il kanima era un sogno.
Gerard senza il kanima era forte ma gestibile.
- Peccato che Jackson sia morto! -
Disse Isaac pragmatico.
Derek e Peter si guardarono stupiti. Teoricamente non doveva essere così facile liberarsi di lui e la sensazione era che Gerard, nell'avergli comandato di uccidersi, avesse in mente qualcos'altro. Infatti Peter confermò che c'era dell'altro, ma che doveva controllare nei suoi archivi.
Questo continuò a distrarre Scott dal pensiero Stiles anche se in realtà per un momento ci pensò.
Dirlo a Derek in quel momento avrebbe significato distrarlo dalla soluzione di quell'incubo. Finalmente sapeva cosa fare, finalmente aveva un piano, finalmente aveva delle risposte.
Se gli diceva di Stiles quello era capace di prendere e mollare tutto mettendo sotto sopra la città a casaccio. Era orribile da parte sua, ma doveva lasciarlo concentrato sul kanima.
Così non disse nulla e li seguì a casa loro dove c'era il famoso archivio di Peter, nascosto senza che Derek ne sapesse l'esistenza.
Derek percepiva Scott con un'insolita fretta, ma pensava fosse normale vista la situazione.
Non si rese conto che Stiles non era lì, diede per scontato fosse a casa dopo la partita. O con suo padre a spiare le indagini.
Non voleva coinvolgerlo e voleva dire a Scott di smetterla di farlo lui, che lo mettevano solo in pericolo.
Così non chiese.
Arrivati a casa Hale, però, un sms dal padre del suo amico lo avvertì che l'aveva trovato, che era tornato a casa e che stava bene.
Scott lo disse ad alta voce per avvertire Isaac, Derek in quel momento parlava con Peter e non captò la notizia, per cui non disse nulla a riguardo. Scott pensò fosse un miracolo.
Peter stava sistemando il suo portatile dopo averlo tirato fuori dal nascondiglio, quando Scott ricevette la chiamata agitata di sua madre che era col cadavere di Jackson che si stava ricoprendo di una strana gelatina.
- Isaac, andiamo a vedere mentre loro cercano notizie sul kanima! - Disse Scott senza rifletterci molto. Farsi aiutare da Isaac ormai era diventata una cosa normale, non lo sapeva spiegare. Come se il legame sentito con lui il primo giorno si fosse piano piano rinforzato dopo alcuni momenti complicati.
Scoperta.
Stavano uscendo quando Derek, a scoppio ritardato, si ripeté nella mente le parole di Scott.
'Hanno trovato Stiles.'
Fu così che piantò Peter a trafficare col portatile per afferrare Scott e strattonarlo, poi con aria a dir poco feroce e gli occhi pronti a diventare addirittura rossi, disse a denti stretti:
- Che hai detto, prima? - Scott alzò gli occhi al cielo imprecando esasperato. Non aveva tempo per quello.
Alzò le mani per calmarlo.
- Sta bene, ok? - Derek lo scosse e Scott dovette spingerlo per liberarsi.
- Non è quello che ti ho chiesto! Che gli è successo? -
Scott sospirò ancora insofferente.
- E' sparito subito dopo la partita! Non sapevo di cosa si trattava e tu finalmente avevi un piano, sapevi cosa fare. Non te l'ho detto per non distrarti! Contavo di cercarlo subito dopo questo! - Ma, naturalmente, quello era diventato come al solito molto più complicato.
A Derek montò la rabbia in modo pericoloso, si sentì ribollire dal profondo mentre una furia omicida gli faceva venire voglia di ucciderlo.
- Scott ti rendi conto di cosa non mi hai detto? -
- Lo so ma abbiamo troppe cose importanti da vedere. Di Stiles vedo io, tu per favore controlla quello psicopatico di tuo zio e scopri quello che puoi sul kanima! Dobbiamo chiudere questa dannata storia una volta per tutte! Se vuoi aiutare Stiles, è questo il solo modo! - Derek voleva gridargli di tutto, picchiarlo e litigarci, ma capiva che non c'era tempo e che aveva ragione. Dovevano farla finita. Poi, per proteggerlo, non l'avrebbe più coinvolto.
- Sta bene? - Disse prendendolo per il colletto. Scott annuì. Non sapeva se stesse davvero bene ma era vivo.
Fece un sorriso particolare, in un certo senso era contento che Derek si preoccupasse tanto per Stiles. Erano una bella coppia a modo loro.
Lo lasciò andare e non disse più niente.
Una volta soli, tornò da Peter che stava cercando nei file le notizie che gli interessavano.
- Anche se non vuoi parlarne, le tue reazioni parlano benissimo da sole! - Disse il più grande calmo e vittorioso per avere trovato delle risposte in più su suo nipote.
Derek, irritato dal suo tono saccente e dal fatto che avesse capito che gli importava di Stiles, fissò a sua volta lo schermo senza toccarlo, lo sguardo duro e feroce.
- Prova ad usarlo di nuovo per i tuoi scopi come l'altra volta e te ne pentirai! -
Peter ridacchiò. Era un invito, in effetti, però non aveva in programma di usare Stiles. Non per il momento. Anche se doveva ammettere che l'altra volta gli era risultato molto comodo.
- Quel ragazzo ha un gran talento. È il più intelligente fra voi ed è anche il vostro punto debole. Ma non perchè è debole lui, perchè per lui diventate tutti matti. - Derek odiava che lui, proprio lui, parlasse di Stiles. Voleva tagliargli la gola di nuovo, ma doveva ammettere che gli serviva più vivo. Finalmente sapeva cosa fare.
- La morte non ti ha tolto la lingua lunga! - Commentò acido. Peter ridacchiò divertito.
- Dovevi vedere il modo in cui mi fissava dritto negli occhi. Tutti, specie gli umani, calano sempre lo sguardo in mia presenza. Lui non l'ha mai fatto. Soprattutto, però, è sempre stato all'altezza delle mie richieste. Ha la lingua lunga anche lui, infatti tende ad irritare a lungo andare... - Derek fece l'espressione di chi gli dava ragione, ma non disse nulla e lo zio continuò sempre mentre faceva la sua ricerca sul computer. - quando gli ho proposto di trasformarsi si stava per far mordere. Lo voleva, lo sai? - Derek sospirò senza controllarsi. Stiles era davvero il suo punto debole.
- Lo so che lo vuole. Ma non lo morderò. Non ha il richiamo. Lo sai anche tu. Perchè glielo avevi proposto? Volevi che morisse? - Era una domanda ovvia, ma visto che ne stavano parlando tanto valeva. Peter sogghignò a proprio agio.
- Volevo metterlo alla prova. La ragione ha vinto sull'istinto. Voleva farsi mordere, ma sapeva che i rischi erano troppo alti. È stato saggio. Sono rari quelli così! Tienilo da conto! - Derek era davvero stufo dei suoi discorsi, lo rimbeccava sempre e gli diceva ogni volta cosa doveva fare. Lo detestava. Lui e la sua saccenza.
- Non mi serve certo che me lo dica tu! - Ringhiò aspro. Finalmente Peter trovò qualcosa e nello stesso tempo Scott lo chiamò dall'ospedale, dove era con Jackson e sua madre.
Come al solito le cose si stavano per complicare.
Gerard decisamente non aveva scoperto le proprie carte, ma fortunatamente loro le stavano comprendendo lo stesso.

Appurato che Jackson si stava per trasformare nello stadio avanzato del kanima, che era molto più forte e potente di prima, e che dovevano ucciderlo prima che si svegliasse del tutto, ordinò a Scott ed Isaac di portarlo a metà strada per farlo, in una specie di magazzino in disuso.
Nel mentre, convinto da Peter che serviva comunque anche il piano di riserva nel caso in cui non sarebbero riusciti ad ucciderlo prima del suo risveglio, Derek lo chiamò mentre era in corsa in macchina.
- Come stai? - Peter guardò Derek sorpreso che avesse scelto seriamente un momento simile per amoreggiare col suo ragazzo. Derek lo fissò torvo.
Stiles era in camera con Lydia che era venuto a trovarlo sconvolta dalla morte del ragazzo che amava, Jackson.
Non le avevano mai spiegato molto di tutto quello, sapeva solo che c'erano mostri e licantropi e che il mondo era pericoloso.
La convinzione di Stiles era una e semplice. Non avrebbe aiutato Gerard a dare il suo messaggio del cavolo a Scott e Derek. Per cui non si sarebbe fatto vedere da loro con uno zigomo tumefatto e gonfio ed il labbro spaccato.
Si rifiutava.
- Bene, perchè? Mi sorprende che mi chiami per chiederlo! - Cercò di essere spavaldo come sempre, ma alla fine Derek, seccato e sbrigativo, tagliò corto.
- Lo so che ti hanno preso! - Stiles rimase senza fiato ed il panico si affacciò. Non poteva cadere nella trappola di Gerard.
- Come lo sai? -
- Scott. Perchè non mi hai chiamato? - Derek davvero pensava di parlarne in quel momento e Peter, seccato della sua pessima idea, gli prese il telefono e parlò al suo posto.
- Saltiamo i preliminari della sorpresa del 'ma sei Peter?' e la litigata col tuo perspicace ragazzo ed arriviamo subito al punto in cui ti diciamo di portare Lydia al magazzino XXX per il confronto finale con Jackson. È la sola che lo può far tornare in sé e salvarlo. - Stiles si trovò senza fiato, coi peli dritti ed un momento di nuovo il panico in agguato.
Come se tutto quel disastro non bastasse, persino Peter era resuscitato?
E Derek davvero voleva discutere del perchè non l'avesse chiamato?
Questi riprese il telefono fra insulti poco fini e tornò a parlare con Stiles, ancora sotto shock e disorientato.
- Che diavolo... - Derek sospirò ammettendo che avevano molta fretta.
- Trova Lydia e portala qua, per favore. È la sola speranza di salvare Jackson. Del resto parleremo dopo. - Stiles stava per dire 'dopo cosa?' ma Derek chiuse la conversazione e il ragazzo, seccato, lanciò il telefono sul letto arrabbiato. Gli dava ordini, si arrabbiava con lui, lo rimproverava e poi non gli spiegava nulla!
Come al solito, chi si credeva di essere?
Era frustrato, stanco, sfinito sia fisicamente che mentalmente, aveva la faccia e la testa che battevano la cavalcata delle Valchirie e doveva anche pensare ad intromettersi in un casino ulteriore di cui non sapeva nulla perchè nessuno gli aveva spiegato molto.
Spiegò quel che sapeva a Lydia senza andare nei particolari e cercò di farla desistere.
Salvare Jackson diventato un mostro spietato che ammazzava persone non era la sua priorità e per lei era troppo pericoloso. Era una speranza, fra l'altro, nemmeno una certezza. Non voleva che lei rischiasse. Però, naturalmente, non la convinse e se ne andò convinta di farlo comunque anche senza di lui.
Stiles non aveva torto nel dire che la morte colpiva le persone che restavano e non chi moriva.
Le percosse subite non erano state per ferire lui, ma per ferire Scott e Derek, per far sì che poi collaborassero, per poterseli rigirare.
Non voleva lo vedessero per sentirsi costretti e legati.
Ma non voleva nemmeno che un'altra persona innocente rischiasse.
Si rese conto che lasciando andare Lydia da sola, sarebbe finita ancora peggio che se non ci fosse stato lui, lui che poteva fare poco e che a conti fatti finiva sempre per subire di tutto, ma che, tutto sommato, subiva bene. Non lo poteva negare. Sapeva sopportare e rialzarsi.
Sapeva cavarsela in qualche modo. Sapeva andare avanti.
E di fatto, se esisteva un modo per dare anche un minimo contributo, doveva darsi da fare e farlo. Per la persona che forse amava e per quello che era un fratello.
Perchè voleva bene ad entrambi e non poteva rimanerne fuori, nemmeno per proteggerli a modo suo. Si considerava il loro punto di debolezza, così come lo vedeva Gerard, però anche nel stargli lontano rischiavano allo stesso modo.
Doveva provarci, come al solito.
Era quello che si diceva.
Provaci.
Per lo più non sapeva mai cosa andava a fare, si buttava e basta.
Odorava il pericolo e capiva che là si ballava nella festa più grande e lui ci andava.
Nessun pensiero. Improvvisazione.
La sua fortuna era essere sveglio e pronto in qualche modo, così se la cavava e nel cavarsela aiutava sempre. Anche se non si vedeva così importante, a conti fatti lo era.
Lo fu anche allora.
Presa Lydia, la portò nel magazzino indicato da Derek e Peter ed arrivò a motore al massimo prendendo bene la mira su Jackson versione kanima. Sperò d'averlo ucciso, a lui non interessava nulla di salvarlo, ma naturalmente non fu così.
I due scesero dalla jeep e mentre Stiles corse da Scott, presente con Derek, Isaac, Allison e Chris, malridotti perchè sicuramente avevano appena lottato con lui con scarsi risultati, Lydia si piazzò davanti a Jackson, un mostro feroce e pericoloso in quel momento.
Suo padre aveva ragione, pensò Stiles in quell'istante guardando Lydia agire d'istinto alla sua maniera e salvare chiaramente la situazione.
Lui risolveva le situazioni problematiche in un unico modo. Cominciava a correre ed improvvisava e poi, il più delle volte, veniva aiutato da vari fattori incidenti, come la fortuna, l'astuzia, gli amici.
Per quello era sbagliato tirarsene fuori.
Se il suo talento era correre, buttarsi ed improvvisare un contributo per la vittoria finale, anche se poi non era lui l'eroe e mai lo sarebbe stato, avrebbe fatto lo stesso quello che poteva. Perchè, dopotutto, era giusto così.
Per quelli che, chiaramente, eroi lo erano davvero. Perchè anche loro avevano bisogno di una mano per salvare tutti.
Lui era quella mano.
E visto che voleva bene ai due eroi del caso, avrebbe sempre corso per loro. Sempre.
Jackson si fermò davanti a Lydia che gli dava la loro chiave, una specie di anello di fidanzamento. Lento ma inesorabile tornò sé stesso, il kanima svanì quel tanto per indicare a Derek di ucciderlo. Un istante per controllarsi, un istante per farla finita del tutto fino alla fine.
Un istante e quella fine arrivò, finalmente. La fine di un incubo, sia per tutti loro che per Jackson stesso, incapace di controllarsi mentre ammazzava persone innocenti per conto di folli assassini, prima Matt e poi Gerard.
Derek e Peter infilzarono Jackson avanti e dietro, cadde morto e mentre Allison chiedeva scusa silenziosamente a Scott prendendogli la mano, tornando anche lei in sé stessa e capendo d'aver sbagliato ad aver seguito Gerard, assistevano alla rinascita di Jackson come licantropo.
Finalmente il kanima era morto, l'identità di Jackson era chiara, non poteva più essere un rettile senz'anima. Grazie a Lydia si era ritrovato ed era rimasto la parte da lupo che gli aveva salvato in ultimo la vita.
Stiles si commosse davanti alla scena dei due ragazzi che si abbracciavano, era finita bene, per loro. Sorprendentemente bene. Chi l'avrebbe pensato? Nessuno.
Sembrava possibile solo ucciderlo ed invece eccolo lì, vivo e vegeto col suo obiettivo raggiunto. Era un lupo anche lui.
Pensò che dopotutto il lieto fine esisteva ogni tanto e si rifiutò di guardare Derek in quel momento, non voleva sembrare stucchevole e un ragazzino innamorato quale poi era, ma sperava di poter avere anche lui con Derek quello che Jackson e Lydia avevano. Un amore così forte da poter superare la follia e le tenebre.
Quando Scott vide la sua guancia rossa e gonfia, Stiles continuò con la testarda linea del non fargli sapere chi e cosa l'aveva ridotto così, fare la parte del debole era umiliante anche per uno che debole lo era davvero.
Era in subbuglio ed in combutta con sé stesso, non sapeva come guardarsi, come considerarsi, come dovesse stare.
Sgusciò via da solo evitando Scott e Derek il quale era contento di vederlo ma sapeva quanto male stesse dentro.
Lo percepiva così bene che era inutile leggere nel pensiero.
Sospirò e con un cenno di ringraziamento per la collaborazione con Chris, se ne andò senza dire nulla.
Se ne andò con Stiles.

Voleva stare solo, voleva riflettere e leccarsi le ferite dell'orgoglio.
Voleva dimenticare tutto e capire come muoversi da lì in poi, se magari c'era un sistema migliore per non pesare su chi contava tanto per lui.
Doveva accettare che non era un lupo come loro, che non poteva fare le loro cose, che era il debole. Doveva mettersi da parte.
Non era parte del loro branco anche se spesso ci si era sentito. Anche se era sempre stato utile.
Gerard l'aveva ridotto peggio dentro che fuori.
Quando si vide Derek salire in auto, alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
Prima di farlo aveva lanciato le chiavi della propria auto ad Isaac dicendo di andare a casa e che si sarebbero rivisti domani mattina.
Aveva tutta l'intenzione di occuparsi di lui. Come si doveva.
- Cosa vuoi? - Disse sostenuto. Al telefono avevano avuto un principio di litigio e Derek ci stava per ricascare.
- Credo dobbiamo parlare, non pensi? -
Stiles non ci pensava proprio.
- No io penso che dobbiamo solo dormire! -
- Ah sì? Perchè, ci riesci? - Rispose duro ed ironico Derek. Stiels aprì la bocca per rispondere ma la richiuse subito.
Fecero la strada in silenzio ed arrivarono a casa. Stiles indicò a Derek la finestra per non farsi vedere dal padre che era in casa, quindi entrò scuotendo la testa.
Cosa doveva fare ora?
Ne aveva piene le tasche.
Quando entrò in camera se la chiuse alle spalle a chiave e guardò Derek mentre si toglieva comodamente i vestiti come che fosse normale quello che sarebbe successo. Stranamente non ne aveva voglia.
Lo guardò a torso nudo e scosse il capo buttandosi stanco sul letto.
Non sarebbe riuscito a dormire di nuovo, ma le ossa gridavano vendetta.
Derek solo allora poté guardarlo bene e salito sul letto lo girò per avere l'accesso al suo viso, glielo voltò verso di sé e lo osservò con il rancore e la rabbia di nuovo che gli salivano. Il suo livido era così in mostra.
- Sto bene, dai. È finita, no? Gerard è andato ormai... nessuno... - Derek sbottò stufo che gli dicesse quello che voleva sentirsi dire solo perchè era stanco.
- Stiles, devi rivolgerti a me per queste cose! - Stiles però era a sua volta pieno di rancore e si alzò a sedere di scatto fronteggiandolo a testa alta, lo sguardo irritato.
- No invece! Perchè mi usano per ferire voi e come pensi che mi senta a sapere che sono un'arma contro di voi? Non è bello, credimi! Forse non capirai mai cosa significa essere il motivo della sofferenza di qualcuno! - Derek rise amaro con occhi feriti.
- Ah no? Non posso capire secondo te? Non credi che io sia mai stato motivo di sofferenza per chi amo? - Paige era indelebile nella sua anima, ma non era ancora pronto per parlargliene. Stiles lesse quelle ferite così vividamente che si calmò e sospirò tornando lucido e ragionevole.
- Lo so che tutti hanno le loro cicatrici, ma... per me è un periodo tremendo. - Disse abbassando lo sguardo e girando la testa. Derek si calmò a sua volta. Quanto gli leggeva bene dentro. Gli prese il mento fra le dita e questa volta con dolcezza lo girò verso di sé. Odiava la visione del suo zigomo e della sua bocca spaccati, ma si domò.
- E' finito. L'abbiamo fatto finire tutti insieme. Nessuno ti minaccerà più... - Stiles non sapeva se sentirsi più debole di prima o comunque meglio perchè aveva ragione. Fece un sorriso amaro e tenne gli occhi bassi, non poteva guardare i suoi così grigi e così penetranti. Sapeva che gli leggeva dentro e non voleva snudarsi fino a quel punto.
- L'avete fatto finire voi. - Disse piano rimarcando la propria inutilità. - Io sono stato il tentativo di ferirvi. - Derek scosse il capo, gli prese bene il viso fra le mani e lo obbligò a guardarlo. Quando gli occhi si incatenarono, Stiles tornò a sentire il calore perso.
- Chi ha portato Lydia? È stata lei a fermare Jackson. Nessuno di noi ci è riuscito. - Era una magra consolazione, per Stiles.
- Siete voi gli eroi, io non sono... - Derek gli sfiorò lo zigomo rosso e pulsante con le labbra.
Stiles sussultò, trattenne il fiato e strinse gli occhi. Inizialmente per domare il dolore, poi per catturare il piacere. Quanta delicatezza. Ecco che tornava ad esserlo. Aveva voglia di ucciderlo per la maggior parte del tempo che passavano insieme, ma poi sapeva essere così delicato e buttava giù tutta la sua splendida corazza. Non capiva che lo facevano a vicenda.
- Gli eroi hanno bisogno di aiuto per esserlo. Io e Scott da soli ci saremmo fatti ammazzare senza te e Lydia, oggi. E questa è l'unica verità. - Non intendeva tornare più sull'argomento e Stiles capì che aveva ragione.
C'erano una serie di condizioni per essere eroi. Servivano delle caratteristiche, dei doni.
Gli amici erano quei doni. Non i poteri.
Tornando a sentirsi lentamente meglio e a posto con sé stesso, la pesantezza che l'aveva costretto a testa bassa a nuotare nell'ansia in quei giorni, piano piano scemò fra le labbra di Derek che dolcemente lo carezzavano dove gli faceva male. Mandando via tutto il residuo del suo logoramento.
Raggiunte le sue labbra, carezzò anche quelle e fece attenzione a non fargli troppo male nel punto in cui si erano spaccate. Lì sapeva di sangue. Lo baciò leggero e lo stese ricoprendolo. Lo sfiorò dolcemente con i baci, rendendosi conto, mentre percepiva la sua magrezza, quanto desiderava che stesse bene.
Sono i sentimenti.”
Si disse.
Fu così che si stese a sua volta accanto e se lo tirò sopra. Di solito gli dormiva lui sopra per controllare che non se ne andasse, ma questa volta era diverso.
Stiles trovò il respirò dopo averlo perso, sentì il battito regolare e calmo del proprio cuore nell'appoggiare l'orecchio suo suo petto, sentì i brividi percorrerlo su tutto il corpo, mentre le mani scendevano sotto la maglietta e l'accarezzavano.
- Non dobbiamo più ragionare come se fossimo soli. - Stiles trattenne il fiato, ma non osò alzare la testa per guardarlo. Era il suo modo contorto di dirgli che erano una coppia. Voleva saltare di gioia emozionato, ma se lo fece andare bene e rimase così mentre, dopo lo scatto di adrenalina, il sonno mancato da giorni lo fece lentamente scivolare in un dolce torpore.
Le sue braccia sicure, le sue mani delicate, le sue labbra sulla fronte.
- Vedo io di te. - Parole così poco da lui e forse le più autentiche di tutte.
Stiles, mentre si lasciava prendere dal sonno, capì che non aveva ancora conosciuto il vero Derek e fu contento di avere un enorme mondo da scoprire e che quel mondo ora era suo.
Stava bene. Era al sicuro. Era tranquillo. Era sereno finalmente.
Poteva lasciarsi andare.
- Sono contento che sia finita. - Biascicò mentre si addormentava. Derek sorrise.
- Io che sia iniziata. - Ma questo non lo sentì. Altrimenti l'avrebbe sadicamente costretto a completare la frase e dire 'fra noi'.