CAPITOLO
XXIX:
CORRERE
ALLA CIECA
Scott
cercava disperatamente di mantenere la calma e la lucidità, cosa per
nulla facile in un momento simile. Jeckson doveva essere morto,
Stiles era sparito e lui non aveva lo straccio dell'indizio. A rigor
di logica, cosa che faticava ad usare, l'unico nemico rimasto vivo
era Gerard, per cui non poteva che essere stato lui a prendere
Stiles. Questo non alleggeriva la questione.
Cosa
voleva fargli? Non poteva permettere che gli succedesse qualcosa
proprio quando poche ore prima gli aveva chiesto di aiutarlo. Era
così che lo aiutava?
Facendolo
rapire?
Isaac
vide il suo sforzo di rimanere calmo sbriciolarsi davanti ai suoi
occhi quando, soli negli spogliatoi, dopo aver parlato con un
preoccupatissimo signor Stilinski, scardinò l'armadietto del suo
amico.
Dove
sbattere la testa?
Non
era il momento di perdersi nel panico, la priorità era trovare
Stiles.
Prese
i suoi vestiti per annusare il suo odore, voleva farsi aiutare da
Isaac e andare a cercarlo. Faticava moltissimo a rimanere lucido, ma
quando si disse 'e se l'ha preso Gerard sul serio che diavolo
faccio?', arrivò Derek con una sorpresa.
Una
sorpresa in grado di shockarlo e fargli scordare tutto.
Il
giovane era lì con suo zio Peter e parevano entrambi saper cosa
fare, finalmente.
Sarebbe
stato un miracolo.
Per
un istante scordò il doveroso odio verso Peter, il responsabile
della sua licantropia e di moltissimi guai.
Doveva
essere morto, ma quando Derek spiegò che sapevano come fermare e
salvare Jackson, Scott sentì dell'autentico sollievo dentro di sé,
Se
risolvevano quella cosa, forse potevano mettere fine a quell'incubo
una volta per tutte. Togliere di mezzo il kanima era un sogno.
Gerard
senza il kanima era forte ma gestibile.
-
Peccato che Jackson sia morto! -
Disse
Isaac pragmatico.
Derek
e Peter si guardarono stupiti. Teoricamente non doveva essere così
facile liberarsi di lui e la sensazione era che Gerard, nell'avergli
comandato di uccidersi, avesse in mente qualcos'altro. Infatti Peter
confermò che c'era dell'altro, ma che doveva controllare nei suoi
archivi.
Questo
continuò a distrarre Scott dal pensiero Stiles anche se in realtà
per un momento ci pensò.
Dirlo
a Derek in quel momento avrebbe significato distrarlo dalla soluzione
di quell'incubo. Finalmente sapeva cosa fare, finalmente aveva un
piano, finalmente aveva delle risposte.
Se
gli diceva di Stiles quello era capace di prendere e mollare tutto
mettendo sotto sopra la città a casaccio. Era orribile da parte sua,
ma doveva lasciarlo concentrato sul kanima.
Così
non disse nulla e li seguì a casa loro dove c'era il famoso archivio
di Peter, nascosto senza che Derek ne sapesse l'esistenza.
Derek
percepiva Scott con un'insolita fretta, ma pensava fosse normale
vista la situazione.
Non
si rese conto che Stiles non era lì, diede per scontato fosse a casa
dopo la partita. O con suo padre a spiare le indagini.
Non
voleva coinvolgerlo e voleva dire a Scott di smetterla di farlo lui,
che lo mettevano solo in pericolo.
Così
non chiese.
Arrivati
a casa Hale, però, un sms dal padre del suo amico lo avvertì che
l'aveva trovato, che era tornato a casa e che stava bene.
Scott
lo disse ad alta voce per avvertire Isaac, Derek in quel momento
parlava con Peter e non captò la notizia, per cui non disse nulla a
riguardo. Scott pensò fosse un miracolo.
Peter
stava sistemando il suo portatile dopo averlo tirato fuori dal
nascondiglio, quando Scott ricevette la chiamata agitata di sua madre
che era col cadavere di Jackson che si stava ricoprendo di una strana
gelatina.
-
Isaac, andiamo a vedere mentre loro cercano notizie sul kanima! -
Disse Scott senza rifletterci molto. Farsi aiutare da Isaac ormai era
diventata una cosa normale, non lo sapeva spiegare. Come se il legame
sentito con lui il primo giorno si fosse piano piano rinforzato dopo
alcuni momenti complicati.
Scoperta.
Stavano
uscendo quando Derek, a scoppio ritardato, si ripeté nella mente le
parole di Scott.
'Hanno
trovato Stiles.'
Fu
così che piantò Peter a trafficare col portatile per afferrare
Scott e strattonarlo, poi con aria a dir poco feroce e gli occhi
pronti a diventare addirittura rossi, disse a denti stretti:
-
Che hai detto, prima? - Scott alzò gli occhi al cielo imprecando
esasperato. Non aveva tempo per quello.
Alzò
le mani per calmarlo.
-
Sta bene, ok? - Derek lo scosse e Scott dovette spingerlo per
liberarsi.
-
Non è quello che ti ho chiesto! Che gli è successo? -
Scott
sospirò ancora insofferente.
-
E' sparito subito dopo la partita! Non sapevo di cosa si trattava e
tu finalmente avevi un piano, sapevi cosa fare. Non te l'ho detto per
non distrarti! Contavo di cercarlo subito dopo questo! - Ma,
naturalmente, quello era diventato come al solito molto più
complicato.
A
Derek montò la rabbia in modo pericoloso, si sentì ribollire dal
profondo mentre una furia omicida gli faceva venire voglia di
ucciderlo.
-
Scott ti rendi conto di cosa non mi hai detto? -
-
Lo so ma abbiamo troppe cose importanti da vedere. Di Stiles vedo io,
tu per favore controlla quello psicopatico di tuo zio e scopri quello
che puoi sul kanima! Dobbiamo chiudere questa dannata storia una
volta per tutte! Se vuoi aiutare Stiles, è questo il solo modo! -
Derek voleva gridargli di tutto, picchiarlo e litigarci, ma capiva
che non c'era tempo e che aveva ragione. Dovevano farla finita. Poi,
per proteggerlo, non l'avrebbe più coinvolto.
-
Sta bene? - Disse prendendolo per il colletto. Scott annuì. Non
sapeva se stesse davvero bene ma era vivo.
Fece
un sorriso particolare, in un certo senso era contento che Derek si
preoccupasse tanto per Stiles. Erano una bella coppia a modo loro.
Lo
lasciò andare e non disse più niente.
Una
volta soli, tornò da Peter che stava cercando nei file le notizie
che gli interessavano.
-
Anche se non vuoi parlarne, le tue reazioni parlano benissimo da
sole! - Disse il più grande calmo e vittorioso per avere trovato
delle risposte in più su suo nipote.
Derek,
irritato dal suo tono saccente e dal fatto che avesse capito che gli
importava di Stiles, fissò a sua volta lo schermo senza toccarlo, lo
sguardo duro e feroce.
-
Prova ad usarlo di nuovo per i tuoi scopi come l'altra volta e te ne
pentirai! -
Peter
ridacchiò. Era un invito, in effetti, però non aveva in programma
di usare Stiles. Non per il momento. Anche se doveva ammettere che
l'altra volta gli era risultato molto comodo.
-
Quel ragazzo ha un gran talento. È il più intelligente fra voi ed è
anche il vostro punto debole. Ma non perchè è debole lui, perchè
per lui diventate tutti matti. - Derek odiava che lui, proprio lui,
parlasse di Stiles. Voleva tagliargli la gola di nuovo, ma doveva
ammettere che gli serviva più vivo. Finalmente sapeva cosa fare.
-
La morte non ti ha tolto la lingua lunga! - Commentò acido. Peter
ridacchiò divertito.
-
Dovevi vedere il modo in cui mi fissava dritto negli occhi. Tutti,
specie gli umani, calano sempre lo sguardo in mia presenza. Lui non
l'ha mai fatto. Soprattutto, però, è sempre stato all'altezza delle
mie richieste. Ha la lingua lunga anche lui, infatti tende ad
irritare a lungo andare... - Derek fece l'espressione di chi gli dava
ragione, ma non disse nulla e lo zio continuò sempre mentre faceva
la sua ricerca sul computer. - quando gli ho proposto di trasformarsi
si stava per far mordere. Lo voleva, lo sai? - Derek sospirò senza
controllarsi. Stiles era davvero il suo punto debole.
-
Lo so che lo vuole. Ma non lo morderò. Non ha il richiamo. Lo sai
anche tu. Perchè glielo avevi proposto? Volevi che morisse? - Era
una domanda ovvia, ma visto che ne stavano parlando tanto valeva.
Peter sogghignò a proprio agio.
-
Volevo metterlo alla prova. La ragione ha vinto sull'istinto. Voleva
farsi mordere, ma sapeva che i rischi erano troppo alti. È stato
saggio. Sono rari quelli così! Tienilo da conto! - Derek era davvero
stufo dei suoi discorsi, lo rimbeccava sempre e gli diceva ogni volta
cosa doveva fare. Lo detestava. Lui e la sua saccenza.
-
Non mi serve certo che me lo dica tu! - Ringhiò aspro. Finalmente
Peter trovò qualcosa e nello stesso tempo Scott lo chiamò
dall'ospedale, dove era con Jackson e sua madre.
Come
al solito le cose si stavano per complicare.
Gerard
decisamente non aveva scoperto le proprie carte, ma fortunatamente
loro le stavano comprendendo lo stesso.
Appurato
che Jackson si stava per trasformare nello stadio avanzato del
kanima, che era molto più forte e potente di prima, e che dovevano
ucciderlo prima che si svegliasse del tutto, ordinò a Scott ed Isaac
di portarlo a metà strada per farlo, in una specie di magazzino in
disuso.
Nel
mentre, convinto da Peter che serviva comunque anche il piano di
riserva nel caso in cui non sarebbero riusciti ad ucciderlo prima del
suo risveglio, Derek lo chiamò mentre era in corsa in macchina.
-
Come stai? - Peter guardò Derek sorpreso che avesse scelto
seriamente un momento simile per amoreggiare col suo ragazzo. Derek
lo fissò torvo.
Stiles
era in camera con Lydia che era venuto a trovarlo sconvolta dalla
morte del ragazzo che amava, Jackson.
Non
le avevano mai spiegato molto di tutto quello, sapeva solo che
c'erano mostri e licantropi e che il mondo era pericoloso.
La
convinzione di Stiles era una e semplice. Non avrebbe aiutato Gerard
a dare il suo messaggio del cavolo a Scott e Derek. Per cui non si
sarebbe fatto vedere da loro con uno zigomo tumefatto e gonfio ed il
labbro spaccato.
Si
rifiutava.
-
Bene, perchè? Mi sorprende che mi chiami per chiederlo! - Cercò di
essere spavaldo come sempre, ma alla fine Derek, seccato e
sbrigativo, tagliò corto.
-
Lo so che ti hanno preso! - Stiles rimase senza fiato ed il panico si
affacciò. Non poteva cadere nella trappola di Gerard.
-
Come lo sai? -
-
Scott. Perchè non mi hai chiamato? - Derek davvero pensava di
parlarne in quel momento e Peter, seccato della sua pessima idea, gli
prese il telefono e parlò al suo posto.
-
Saltiamo i preliminari della sorpresa del 'ma sei Peter?' e la
litigata col tuo perspicace ragazzo ed arriviamo subito al punto in
cui ti diciamo di portare Lydia al magazzino XXX per il confronto
finale con Jackson. È la sola che lo può far tornare in sé e
salvarlo. - Stiles si trovò senza fiato, coi peli dritti ed un
momento di nuovo il panico in agguato.
Come
se tutto quel disastro non bastasse, persino Peter era resuscitato?
E
Derek davvero voleva discutere del perchè non l'avesse chiamato?
Questi
riprese il telefono fra insulti poco fini e tornò a parlare con
Stiles, ancora sotto shock e disorientato.
-
Che diavolo... - Derek sospirò ammettendo che avevano molta fretta.
-
Trova Lydia e portala qua, per favore. È la sola speranza di salvare
Jackson. Del resto parleremo dopo. - Stiles stava per dire 'dopo
cosa?' ma Derek chiuse la conversazione e il ragazzo, seccato, lanciò
il telefono sul letto arrabbiato. Gli dava ordini, si arrabbiava con
lui, lo rimproverava e poi non gli spiegava nulla!
Come
al solito, chi si credeva di essere?
Era
frustrato, stanco, sfinito sia fisicamente che mentalmente, aveva la
faccia e la testa che battevano la cavalcata delle Valchirie e doveva
anche pensare ad intromettersi in un casino ulteriore di cui non
sapeva nulla perchè nessuno gli aveva spiegato molto.
Spiegò
quel che sapeva a Lydia senza andare nei particolari e cercò di
farla desistere.
Salvare
Jackson diventato un mostro spietato che ammazzava persone non era la
sua priorità e per lei era troppo pericoloso. Era una speranza, fra
l'altro, nemmeno una certezza. Non voleva che lei rischiasse. Però,
naturalmente, non la convinse e se ne andò convinta di farlo
comunque anche senza di lui.
Stiles
non aveva torto nel dire che la morte colpiva le persone che
restavano e non chi moriva.
Le
percosse subite non erano state per ferire lui, ma per ferire Scott e
Derek, per far sì che poi collaborassero, per poterseli rigirare.
Non
voleva lo vedessero per sentirsi costretti e legati.
Ma
non voleva nemmeno che un'altra persona innocente rischiasse.
Si
rese conto che lasciando andare Lydia da sola, sarebbe finita ancora
peggio che se non ci fosse stato lui, lui che poteva fare poco e che
a conti fatti finiva sempre per subire di tutto, ma che, tutto
sommato, subiva bene. Non lo poteva negare. Sapeva sopportare e
rialzarsi.
Sapeva
cavarsela in qualche modo. Sapeva andare avanti.
E
di fatto, se esisteva un modo per dare anche un minimo contributo,
doveva darsi da fare e farlo. Per la persona che forse amava e per
quello che era un fratello.
Perchè
voleva bene ad entrambi e non poteva rimanerne fuori, nemmeno per
proteggerli a modo suo. Si considerava il loro punto di debolezza,
così come lo vedeva Gerard, però anche nel stargli lontano
rischiavano allo stesso modo.
Doveva
provarci, come al solito.
Era
quello che si diceva.
Provaci.
Per
lo più non sapeva mai cosa andava a fare, si buttava e basta.
Odorava
il pericolo e capiva che là si ballava nella festa più grande e lui
ci andava.
Nessun
pensiero. Improvvisazione.
La
sua fortuna era essere sveglio e pronto in qualche modo, così se la
cavava e nel cavarsela aiutava sempre. Anche se non si vedeva così
importante, a conti fatti lo era.
Lo
fu anche allora.
Presa
Lydia, la portò nel magazzino indicato da Derek e Peter ed arrivò a
motore al massimo prendendo bene la mira su Jackson versione kanima.
Sperò d'averlo ucciso, a lui non interessava nulla di salvarlo, ma
naturalmente non fu così.
I
due scesero dalla jeep e mentre Stiles corse da Scott, presente con
Derek, Isaac, Allison e Chris, malridotti perchè sicuramente avevano
appena lottato con lui con scarsi risultati, Lydia si piazzò davanti
a Jackson, un mostro feroce e pericoloso in quel momento.
Suo
padre aveva ragione, pensò Stiles in quell'istante guardando Lydia
agire d'istinto alla sua maniera e salvare chiaramente la situazione.
Lui
risolveva le situazioni problematiche in un unico modo. Cominciava a
correre ed improvvisava e poi, il più delle volte, veniva aiutato da
vari fattori incidenti, come la fortuna, l'astuzia, gli amici.
Per
quello era sbagliato tirarsene fuori.
Se
il suo talento era correre, buttarsi ed improvvisare un contributo
per la vittoria finale, anche se poi non era lui l'eroe e mai lo
sarebbe stato, avrebbe fatto lo stesso quello che poteva. Perchè,
dopotutto, era giusto così.
Per
quelli che, chiaramente, eroi lo erano davvero. Perchè anche loro
avevano bisogno di una mano per salvare tutti.
Lui
era quella mano.
E
visto che voleva bene ai due eroi del caso, avrebbe sempre corso per
loro. Sempre.
Jackson
si fermò davanti a Lydia che gli dava la loro chiave, una specie di
anello di fidanzamento. Lento ma inesorabile tornò sé stesso, il
kanima svanì quel tanto per indicare a Derek di ucciderlo. Un
istante per controllarsi, un istante per farla finita del tutto fino
alla fine.
Un
istante e quella fine arrivò, finalmente. La fine di un incubo, sia
per tutti loro che per Jackson stesso, incapace di controllarsi
mentre ammazzava persone innocenti per conto di folli assassini,
prima Matt e poi Gerard.
Derek
e Peter infilzarono Jackson avanti e dietro, cadde morto e mentre
Allison chiedeva scusa silenziosamente a Scott prendendogli la mano,
tornando anche lei in sé stessa e capendo d'aver sbagliato ad aver
seguito Gerard, assistevano alla rinascita di Jackson come
licantropo.
Finalmente
il kanima era morto, l'identità di Jackson era chiara, non poteva
più essere un rettile senz'anima. Grazie a Lydia si era ritrovato ed
era rimasto la parte da lupo che gli aveva salvato in ultimo la vita.
Stiles
si commosse davanti alla scena dei due ragazzi che si abbracciavano,
era finita bene, per loro. Sorprendentemente bene. Chi l'avrebbe
pensato? Nessuno.
Sembrava
possibile solo ucciderlo ed invece eccolo lì, vivo e vegeto col suo
obiettivo raggiunto. Era un lupo anche lui.
Pensò
che dopotutto il lieto fine esisteva ogni tanto e si rifiutò di
guardare Derek in quel momento, non voleva sembrare stucchevole e un
ragazzino innamorato quale poi era, ma sperava di poter avere anche
lui con Derek quello che Jackson e Lydia avevano. Un amore così
forte da poter superare la follia e le tenebre.
Quando
Scott vide la sua guancia rossa e gonfia, Stiles continuò con la
testarda linea del non fargli sapere chi e cosa l'aveva ridotto così,
fare la parte del debole era umiliante anche per uno che debole lo
era davvero.
Era
in subbuglio ed in combutta con sé stesso, non sapeva come
guardarsi, come considerarsi, come dovesse stare.
Sgusciò
via da solo evitando Scott e Derek il quale era contento di vederlo
ma sapeva quanto male stesse dentro.
Lo
percepiva così bene che era inutile leggere nel pensiero.
Sospirò
e con un cenno di ringraziamento per la collaborazione con Chris, se
ne andò senza dire nulla.
Se
ne andò con Stiles.
Voleva
stare solo, voleva riflettere e leccarsi le ferite dell'orgoglio.
Voleva
dimenticare tutto e capire come muoversi da lì in poi, se magari
c'era un sistema migliore per non pesare su chi contava tanto per
lui.
Doveva
accettare che non era un lupo come loro, che non poteva fare le loro
cose, che era il debole. Doveva mettersi da parte.
Non
era parte del loro branco anche se spesso ci si era sentito. Anche se
era sempre stato utile.
Gerard
l'aveva ridotto peggio dentro che fuori.
Quando
si vide Derek salire in auto, alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
Prima
di farlo aveva lanciato le chiavi della propria auto ad Isaac dicendo
di andare a casa e che si sarebbero rivisti domani mattina.
Aveva
tutta l'intenzione di occuparsi di lui. Come si doveva.
-
Cosa vuoi? - Disse sostenuto. Al telefono avevano avuto un principio
di litigio e Derek ci stava per ricascare.
-
Credo dobbiamo parlare, non pensi? -
Stiles
non ci pensava proprio.
-
No io penso che dobbiamo solo dormire! -
-
Ah sì? Perchè, ci riesci? - Rispose duro ed ironico Derek. Stiels
aprì la bocca per rispondere ma la richiuse subito.
Fecero
la strada in silenzio ed arrivarono a casa. Stiles indicò a Derek la
finestra per non farsi vedere dal padre che era in casa, quindi entrò
scuotendo la testa.
Cosa
doveva fare ora?
Ne
aveva piene le tasche.
Quando
entrò in camera se la chiuse alle spalle a chiave e guardò Derek
mentre si toglieva comodamente i vestiti come che fosse normale
quello che sarebbe successo. Stranamente non ne aveva voglia.
Lo
guardò a torso nudo e scosse il capo buttandosi stanco sul letto.
Non
sarebbe riuscito a dormire di nuovo, ma le ossa gridavano vendetta.
Derek
solo allora poté guardarlo bene e salito sul letto lo girò per
avere l'accesso al suo viso, glielo voltò verso di sé e lo osservò
con il rancore e la rabbia di nuovo che gli salivano. Il suo livido
era così in mostra.
-
Sto bene, dai. È finita, no? Gerard è andato ormai... nessuno... -
Derek sbottò stufo che gli dicesse quello che voleva sentirsi dire
solo perchè era stanco.
-
Stiles, devi rivolgerti a me per queste cose! - Stiles però era a
sua volta pieno di rancore e si alzò a sedere di scatto
fronteggiandolo a testa alta, lo sguardo irritato.
-
No invece! Perchè mi usano per ferire voi e come pensi che mi senta
a sapere che sono un'arma contro di voi? Non è bello, credimi! Forse
non capirai mai cosa significa essere il motivo della sofferenza di
qualcuno! - Derek rise amaro con occhi feriti.
-
Ah no? Non posso capire secondo te? Non credi che io sia mai stato
motivo di sofferenza per chi amo? - Paige era indelebile nella sua
anima, ma non era ancora pronto per parlargliene. Stiles lesse quelle
ferite così vividamente che si calmò e sospirò tornando lucido e
ragionevole.
-
Lo so che tutti hanno le loro cicatrici, ma... per me è un periodo
tremendo. - Disse abbassando lo sguardo e girando la testa. Derek si
calmò a sua volta. Quanto gli leggeva bene dentro. Gli prese il
mento fra le dita e questa volta con dolcezza lo girò verso di sé.
Odiava la visione del suo zigomo e della sua bocca spaccati, ma si
domò.
-
E' finito. L'abbiamo fatto finire tutti insieme. Nessuno ti minaccerà
più... - Stiles non sapeva se sentirsi più debole di prima o
comunque meglio perchè aveva ragione. Fece un sorriso amaro e tenne
gli occhi bassi, non poteva guardare i suoi così grigi e così
penetranti. Sapeva che gli leggeva dentro e non voleva snudarsi fino
a quel punto.
-
L'avete fatto finire voi. - Disse piano rimarcando la propria
inutilità. - Io sono stato il tentativo di ferirvi. - Derek scosse
il capo, gli prese bene il viso fra le mani e lo obbligò a
guardarlo. Quando gli occhi si incatenarono, Stiles tornò a sentire
il calore perso.
-
Chi ha portato Lydia? È stata lei a fermare Jackson. Nessuno di noi
ci è riuscito. - Era una magra consolazione, per Stiles.
-
Siete voi gli eroi, io non sono... - Derek gli sfiorò lo zigomo
rosso e pulsante con le labbra.
Stiles
sussultò, trattenne il fiato e strinse gli occhi. Inizialmente per
domare il dolore, poi per catturare il piacere. Quanta delicatezza.
Ecco che tornava ad esserlo. Aveva voglia di ucciderlo per la maggior
parte del tempo che passavano insieme, ma poi sapeva essere così
delicato e buttava giù tutta la sua splendida corazza. Non capiva
che lo facevano a vicenda.
-
Gli eroi hanno bisogno di aiuto per esserlo. Io e Scott da soli ci
saremmo fatti ammazzare senza te e Lydia, oggi. E questa è l'unica
verità. - Non intendeva tornare più sull'argomento e Stiles capì
che aveva ragione.
C'erano
una serie di condizioni per essere eroi. Servivano delle
caratteristiche, dei doni.
Gli
amici erano quei doni. Non i poteri.
Tornando
a sentirsi lentamente meglio e a posto con sé stesso, la pesantezza
che l'aveva costretto a testa bassa a nuotare nell'ansia in quei
giorni, piano piano scemò fra le labbra di Derek che dolcemente lo
carezzavano dove gli faceva male. Mandando via tutto il residuo del
suo logoramento.
Raggiunte
le sue labbra, carezzò anche quelle e fece attenzione a non fargli
troppo male nel punto in cui si erano spaccate. Lì sapeva di sangue.
Lo baciò leggero e lo stese ricoprendolo. Lo sfiorò dolcemente con
i baci, rendendosi conto, mentre percepiva la sua magrezza, quanto
desiderava che stesse bene.
“Sono
i sentimenti.”
Si
disse.
Fu
così che si stese a sua volta accanto e se lo tirò sopra. Di solito
gli dormiva lui sopra per controllare che non se ne andasse, ma
questa volta era diverso.
Stiles
trovò il respirò dopo averlo perso, sentì il battito regolare e
calmo del proprio cuore nell'appoggiare l'orecchio suo suo petto,
sentì i brividi percorrerlo su tutto il corpo, mentre le mani
scendevano sotto la maglietta e l'accarezzavano.
-
Non dobbiamo più ragionare come se fossimo soli. - Stiles trattenne
il fiato, ma non osò alzare la testa per guardarlo. Era il suo modo
contorto di dirgli che erano una coppia. Voleva saltare di gioia
emozionato, ma se lo fece andare bene e rimase così mentre, dopo lo
scatto di adrenalina, il sonno mancato da giorni lo fece lentamente
scivolare in un dolce torpore.
Le
sue braccia sicure, le sue mani delicate, le sue labbra sulla fronte.
-
Vedo io di te. - Parole così poco da lui e forse le più autentiche
di tutte.
Stiles,
mentre si lasciava prendere dal sonno, capì che non aveva ancora
conosciuto il vero Derek e fu contento di avere un enorme mondo da
scoprire e che quel mondo ora era suo.
Stava
bene. Era al sicuro. Era tranquillo. Era sereno finalmente.
Poteva
lasciarsi andare.
-
Sono contento che sia finita. - Biascicò mentre si addormentava.
Derek sorrise.
-
Io che sia iniziata. - Ma questo non lo sentì. Altrimenti l'avrebbe
sadicamente costretto a completare la frase e dire 'fra noi'.