CAPITOLO
XXXV:
PUR
DI SAPERE LA VERITA'
I
giorni successivi tutto riprese a scorrere normale.
Derek
era molto bravo a nascondere le cose, per cui se non voleva che
qualcuno sapesse cosa faceva, non c'era verso che lo scoprissero.
Isaac
e Peter, in quanto membri del suo branco, sapevano tutto, ma avevano
il tassativo ordine di non dire niente a Scott e Stiles.
Scott
non voleva entrare nel suo branco, cosa che lui avrebbe voluto, però
finchè non c'era doveva rispettare la sua scelta. Dopotutto il
ragazzo si era guadagnato il privilegio ed il diritto di scegliere se
far parte di qualcosa o meno.
Nell'essere
un omega, ovvero un licantropo senza branco, dimostrava di non voler
essere coinvolto negli affari degli altri suoi simili.
Stiles
era un caso a parte.
Stiles
era il compagno di Derek, però in via ufficiosa poiché i due non
volevano definirsi così.
Comunque
in quanto suo compagno, era in qualche modo parte del branco dal
momento che lo proteggeva... solo che il suo modo di proteggerlo
consisteva proprio nel tenerlo lontano dai guai. O per lo meno il
tentativo era quello.
Per
questo i due non potevano sapere cosa succedeva, sapevano solo che
cercavano Erika e Boyd misteriosamente spariti.
Ai
due ragazzi avevano spiegato che, poco prima di affrontare il kanima
e Gerard, quando avevano pensato di aver perso la guerra, Erika e
Boyd avevano deciso di andarsene ed unirsi ad un altro branco. Per
cui in linea teorica erano semplicemente andati via. Però il fatto
che risultassero spariti e che non si sentisse traccia di loro in
giro, faceva pensare.
Questo
comunque non giustificava la preoccupazione di Derek, sempre più
crescente, per la loro scomparsa.
Se
era teoricamente motivata e voluta, che senso aveva cercarli e
preoccuparsi?
Scott
e Stiles non lo capivano, ma mentre al primo non interessava
seriamente, cioè nei limiti del normale, ma non come se, per
esempio, fosse stato coinvolto Isaac, il secondo invece si faceva
molte domande e teorie che esplicava prontamente a Derek, il quale
gli tappava subito la bocca con la propria e lo distraeva col suo
corpo.
Sistema
infallibile per spegnere la mente troppo accesa di Stiles.
La
verità era che Erika e Boyd erano in pericolo perchè ad un certo
punto, dopo che si erano allontanati di proposito dal suo branco, li
aveva sentiti chiedere aiuto a distanza in quanto erano comunque
ancora sotto la sua protezione.
Cercandoli,
poi, non li aveva più trovati.
Oltre
a questo c'era il segno del branco di Deucalion, il branco di alpha
che erano accorsi per Derek, alpha a sua volta. Glielo avevano fatto
proprio sulla porta della sua vecchia casa bruciata e ormai
abbandonata poiché sequestrata dalla contea.
Fare
il loro simbolo sulla porta di casa Hale, significava avvertire che
stavano arrivando per lui.
Questo
associato alla richiesta d'aiuto di Erika e Boyd indicavano che nella
loro scomparsa c'entravano loro.
Il
problema era che quel branco era troppo forte per loro, poiché
composto solo da alpha, ma comunque pur volendo affrontarlo lo stesso
non sapeva dove fossero.
Erano
arrivati in città e l'avevano avvertito, però non volevano ancora
incontrarlo direttamente, perciò di fatto Derek non aveva idea di
dove fossero e come trovarli.
L'estate
l'aveva passata a cercarli per poter salvare Erika e Boyd e poi
affrontarli in qualche modo.
Non
aveva un piano preciso perchè andava per gradi e per istinto. La
priorità era trovarli, poi salvare i due del suo branco. Solo dopo
avrebbe potuto pensare ad un sistema per affrontarli.
Stiles,
dunque, sapeva che c'era qualcosa di strano nel comportamento di
Derek, ma era anche una cosa a cui ormai era abbastanza abituato.
Quello
gli nascondeva sempre qualcosa, ma tanto poi lo scopriva.
Ovviamente
lo scopriva grazie alla sua opera insistente di indagine.
Ovvero
lo riempiva di domande.
Comunque
il lupo andava ogni sera da lui e passava la notte lì. A volte non
tornava, ma cercava di venire sempre per non insospettire troppo il
suo ragazzo, sapeva che se avesse cominciato ad annusare qualcosa,
poi sarebbe stata la fine.
Nella
sua ingenuità pensava di poterla fare a Stiles, non aveva ancora
capito che lui percepiva le cose a prescindere da tutto quel che
facevano gli altri per tenerlo fuori.
Aveva
un certo istinto per i guai, li annusava davvero.
Perchè
lui era attratto dal lato selvaggio della vita.
Quella
sera Stiles si preparò un piano proprio ben fatto.
Approfittando
del fatto che suo padre aveva il turno di notte in centrale perchè
lavorava incessantemente sulla ricerca di Erika e Boyd, ufficialmente
scomparsi anche per la polizia, organizzò una cena ed un dopo cena
perfetti.
Derek
arrivò tardi, molto dopo il solito orario. Stiles nel frattempo era
quasi morto di fame, per distrarsi e non divorarsi tutto quello che
aveva cucinato si era messo a giocare alla play.
Lui
sapeva che Derek cercava Erika e Boyd, però sapeva anche che era
preoccupato da qualcosa, solo che non credeva potesse essere davvero
la loro scomparsa perchè in linea teorica i due si erano allontanati
di loro iniziativa.
Voleva
capirci meglio.
Derek
entrò come di consueto dalla finestra e nel non trovarlo nel letto,
scese le scale e lo cercò in salotto dove lo vide davanti alla
televisione a giocare con un videogioco fantasy dove c'entravano
mostri e cacciatori.
Arrivandogli
da dietro, si fermò silenzioso a fissare lo schermo scettico, dopo
poco non riuscì a trattenere l'esclamazione.
-
Sul serio? - Chiese infatti. Stiles saltò sul posto e spaventato per
la sorpresa, si girò e lo guardò male.
-
Mettiti un campanello al collo così almeno ti sento arrivare e non
mi fai venire un infarto! -
Derek
ignorò la sua sparata ed indicò col mento il videogioco sui mostri
da uccidere.
-
Non ne hai abbastanza nella vita reale? - Stiles ridendo alzò le
spalle e chiuse il gioco stiracchiandosi.
-
E' tutto troppo tranquillo da qualche tempo... mi annoio! - Ecco che
il piano astuto cominciava.
Il
piano consisteva nel distrarre Derek e nel rilassarlo in più modi e
nel mentre rigirarselo con le sue abili parole ed i suoi
interrogatori fatti spacciare per conversazioni di tutt'altro tipo.
Derek
comunque lo conosceva e sapeva che quando faceva così era per girare
intorno ad una cosa precisa.
-
Vorrei annoiarmi io! - Esclamò infatti spontaneo, Stiles lo guardò
indagatore.
-
Che succede? - Chiese subito. Era normale chiederglielo, per cui lo
fece.
Derek
scosse il capo e si stiracchiò a sua volta, era particolarmente
stanco e segnato, giorno dopo giorno lo era sempre di più e la cosa
lo preoccupava, per questo anche Stiles voleva sapere cosa gli
nascondeva.
-
Niente che tu debba sapere. - Gli diceva sempre così e questo
sortiva l'effetto opposto.
Infatti
si alzò e si accese subito gesticolando.
-
Fallo decidere a me se lo devo sapere! - Derek sospirò stanco
strofinandosi il viso, in risposta si lasciò cadere nel divano dove
poco prima era seduto Stiles e appoggiò la testa dietro di sé.
-
Ma lo sai, Erika e Boyd. Non riusciamo a trovarli! - Stiles lo guardò
pensando che il suo piano stava andando a rotoli. Non dovevano stare
in salotto. Dovevano mangiare tante cose buone e poi smaltirle a
letto.
Però
l'argomento era già stato introdotto.
Si
trovò al bivio a chiedersi cosa fosse meglio fare e dilaniato, andò
in cucina e portò la cena in salotto, l'appoggiò nel tavolino
davanti al divano e si sedette con lui che lo guardava chiedendosi
che gli prendesse ora. Di solito doveva arrangiarsi a prendersi da
solo qualcosa da mangiare, ora gli aveva anche preparato la cena?
Fu
così che mangiò la foglia.
-
Cosa vuoi sapere?! - Chiese paziente fino ad un certo limite.
Stiles
lo guardò stupito dopo aver messo tutto nei piatti. Aveva preparato
delle polpette buonissime ed erano anche tante. Riempì il piatto di
Derek e glielo mise sulle gambe, incrociando le proprie e cominciando
a mangiare, fingendo una falsa indifferenza.
-
Niente, perchè? - Derek ridacchiò mangiando con gusto quello che
gli aveva fatto, la fame non era di certo scarsa.
-
Dai, ti conosco. Fai così quando vuoi qualcosa di particolare,
altrimenti mi aspetti in camera. - Erano appuntamenti fissi, riti
veri e propri. Era la loro relazione che in un certo senso si era
stabilizzata anche se in realtà aspettava una progressione. Dovevano
dirsi cosa provavano, dirselo apertamente e poi definirsi una volta
per tutte.
Erano
una coppia, erano fidanzati, lo dovevano dire.
Quelle
cose, preparare la cena, mangiarla insieme, passare del tempo in
compagnia al di là della camera e della notte, indicavano un salto
di qualità che non erano ancora pronti a fare. Però non lo erano
perchè non erano certi dei sentimenti che l'altro provava nei propri
confronti, cosa provocata proprio dalla mancanza di 'altro tempo'
passato insieme.
Insomma,
era un cane che si mordeva la coda!
Stiles
si ficcò in bocca tre polpette e borbottò qualcosa con la bocca
piena alzando le spalle.
-
Avevo fatto cena per papà, ma mi ha detto che aveva il turno di
notte. A proposito, come va con le ricerche? - Eh sì, Stiles era
abile. Derek se ne rese conto. Continuò a mangiare fra un sospiro e
l'altro cercando solo di rilassarsi, certo pensare a loro e a quel
che faceva in realtà non lo aiutava molto.
Andava
da Stiles per distrarsi e ricaricarsi, se lui gli faceva pensare a
quel che faceva di giorno, che senso aveva andare da lui?
Lo
doveva capire, che voleva solo distrarsi e rilassarsi. Lui e la sua
mania di sapere tutto!
-
Stai mentendo, comunque. - Disse lineare come se dicesse che le
polpette erano buone. Poi comunque rispose. - Ad ogni modo sono
stazionarie. Non abbiamo notizie. - Anche Derek stava mentendo, ma la
differenza era che Stiles non lo poteva percepire. Almeno in teoria.
Il
ragazzo, però, smise di mangiare e bevve dell'acqua fissandolo al
suo fianco, il suo sguardo era inquisitore, era chiaro che c'era
qualcosa.
-
Davvero non ne avete? - La domanda stupì Derek, sapeva che questo
indicava che Stiles aveva qualcosa in mente.
-
Perchè lo chiedi? Lo sai, no? - Stiles voleva proseguire col suo
piano, ma stava andando tutto di nuovo a rotoli. Sbuffando attese che
finisse per poterlo trascinare in camera. Però Derek, dopo aver
finito di mangiare e di bere, si sistemò meglio sul divano contro lo
schienale, allungò le gambe davanti a sé sul tavolino, per poi
appoggiare ancora la nuca all'indietro. Sospirò sentendo la
stanchezza della dura giornata crollargli addosso e Stiles se ne
accorse all'istante, così decise di smetterla con piani e i giochi.
-
Cosa mi nascondi, Derek? Lo so che mi nascondi qualcosa, cosa credi?
Ti conosco, ormai. Non percepisco i battiti del cuore e le emozioni
degli altri, però so quando mi nascondi qualcosa. Ho una sensazione,
sai? - Derek girò la testa pigramente e lo guardò, era rivolto
verso di lui e lo fissava insistente, cocciuto, sicuro di ciò che
diceva.
Derek
contemplò l'idea di renderlo partecipe, ma non era il caso.
Sapeva
che era finita se gli diceva del branco di alpha. L'unica era fargli
credere che non ci fossero pericoli, solo così se ne sarebbe tenuto
lontano.
Tornò
a distogliere lo sguardo e chiuse gli occhi con quella di riposare un
attimo prima di spostarsi in camera, al sicuro.
-
Niente, Stiles. Cose che riguardano il mio branco. Quante volte te lo
devo dire che certe cose devono rimanere fra noi? - Non voleva essere
brusco, ma nell'essere diretto a volte lo sembrava.
Stiles
ormai lo conosceva e non se la prese.
Si
appoggiò allo stesso modo suo evitando di guardarlo e fissò il
soffitto in attesa di una buona idea per sbloccarlo. Gli stava solo
seduto accanto, non lo toccava, non ci provava, non proseguiva col
suo glorioso piano di seduzione.
-
Perchè non me ne parli? - Mormorò piano decidendo semplicemente di
dire le cose così come stavano. Ovvero come le sentiva.
Derek
girò la testa di nuovo, piano e stanco, e lo guardò ancora.
Il
suo profilo era lì, morbido e bello.
-
Perchè sono cose del mio branco. - Tornò a dire Derek senza però
essere troppo brusco. Era più una muta richiesta di accontentarlo.
Di smetterla di chiederglielo.
Stiles
si girò ed i due si guardarono uno vicino all'altro, a quella breve
distanza, dritti negli occhi. Silenziosi, per quell'istante.
Il
più piccolo strinse le labbra dispiaciuto di essere escluso da
qualcosa che ora sapeva con certezza esistere.
-
Se mi devo preparare a qualcosa sarebbe meglio saperlo. -
-
Non voglio che tu sia messo in mezzo. - Stiles sapeva perchè, era il
suo modo di proteggerlo. Da un lato gli piaceva quando glielo diceva,
dall'altro non lo voleva forzare sempre. Così accettò quelle parole
e si concesse solo una piccola mite domanda.
-
Allora qualcosa che ti impensierisce c'è... - Derek pensò che fosse
un eufemismo, ma lieto che fosse così piacevolmente dolce, per una
sacrosanta volta, fece a sua volta un passo verso di lui.
-
C'è. Ma non voglio che tu ci entri. Devi fidarti di me. Lasciami
fare. Permettimi di... - Si morse il labbro imbarazzato all'idea di
dirlo, ma i suoi occhi tormentati comunicarono molto bene, o per lo
meno a Stiles parve così.
Si
ammorbidì percependolo, ormai riusciva a sentire dentro i suoi stati
d'animo, come se fosse un lupo anche lui. Però gli capitava solo con
Derek.
Lo
sentiva davvero molto.
-
Proteggermi. - Concluse per lui con uno strano tono, leggero, per
niente fastidioso o petulante. Derek sospirò e fece a sua volta
un'espressione d'ammissione mista a vergogna. Non aggiunse nulla, ma
si allungò verso di lui quel po' che rimaneva e lo baciò.
Stiles
accolse le sue labbra e lo sentì stare meglio.
Derek
non era riuscito nel suo intento di non insospettirlo, gli aveva dato
conferma che c'era qualcosa, per cui non avrebbe dovuto sentirsi
meglio, eppure era così.
Al
contrario, Stiles aveva ottenuto qualcosa, ma non stava meglio. Ora
che sapeva che qualcosa c'era, ma che non lo voleva coinvolgere, era
molto peggio.
Se
la cosa c'entrava con la sparizione di Erika e Boyd, Stiles avrebbe
iniziato ad indagare per conto suo. Però era certo che non era solo
per loro due, c'era qualcos'altro che incideva. Qualcosa di più
grande.
Glielo
leggeva negli occhi evasivi.
Occhi
che appena dopo il bacio chiuse voltando la testa dall'altra parte.
Si
sentiva meglio perchè aveva condiviso una minima parte del proprio
peso con lui, la cosa era parecchio sconvolgente in aggiunta a tutti
gli altri pensieri che aveva.
Però
quando Stiles in risposta appoggiò la testa alla sua spalla,
sistemandoglisi dolcemente contro, quella sensazione di leggerezza
tornò fino a che non si addormentò anche lui, scivolando con la
testa sulla sua testa.
Nel
dormiveglia gli tornarono alla mente i ricordi di quella sera di sei
o poco più anni fa, quando erano ragazzini e Derek era stato
ospitato dal padre di Stiles. Quando erano rimasti soli a casa.
Quando si erano addormentati in quel modo sul divano.
Che
bella la sensazione provata quella sera, a quel gesto. Era tanto
simile a questa.
Leggerezza.
Un'assurda ed incomprensibile leggerezza.
Voleva
dirglielo, voleva dirgli che si ricordava.
Lo
voleva davvero. Però sapeva che questo li avrebbe uniti troppo. Era
pronto?
Lo
voleva, però forse non era il momento, non era giusto, magari poi
Stiles sarebbe scappato, si sarebbe stufato. Gli adolescenti
cambiavano sempre idea, cambiavano idea così facilmente.
Immerso
in quelle domande che si susseguivano, si addormentò e dormì un
sonno davvero riposante e sereno.
Al
mattino, quando Stiles si svegliò con l'arrivo a casa di suo padre,
Derek era già andato via. Però l'aveva steso bene nel divano e
l'aveva coperto. I risvegli migliori. Anche se ovviamente non meglio
di quelli con lui.
Le
sere successive Stiles lo aspettò sempre in camera, a volte con
qualcosa da mangiare, altre no.
Però
non insistette più, non indagò più con lui, ma da solo cercando di
non essere troppo insistente. Non lo riempì di domande, non cercò
di seguirlo o sapere cosa combinava.
Lo
aspettava in camera, lo lasciava crollare sul letto sfinito, gli dava
un bacio sulla bocca ed uno sulla spalla, dopo che lo copriva e che
gli si stendeva accanto.
Dolcemente
l'avvolgeva e si addormentava con lui.
Niente
di più.
Stiles
non aveva rinunciato alla sua ricerca, però aveva deciso di non
tormentarlo più.
Questo
aveva giovato mille volte di più al loro rapporto che lentamente era
progredito.
Stiles
non sapeva cosa fosse il termine resa.
Non
voleva rovinare la bellissima tregua con Derek, le cose stavano
andando bene fra loro e sapeva che se insisteva troppo su quella
linea, poi si sarebbe stufato e se ne sarebbe andato.
Così
pur non mollando, decise di trovare ugualmente delle risposte.
Visto
che non poteva averle da Derek, decise che poteva passare da Peter.
Più
semplice di così si moriva!
Il
problema con Peter era trovarlo. Non viveva nel nuovo rifugio di
Derek e non stava tutto il tempo con lui.
Non
aveva nemmeno il suo telefono, ammesso che ne avesse uno.
Poi
ci rifletté.
Logico
che ne avesse uno, come lo contattava Derek?
Così
con abilità ingegnosa, una delle notti in cui il suo compagno era
bello che crollato sul suo letto, silenzioso come un'anguilla lo tirò
giù dal suo cellulare.
“Bingo!”
Pensò
Stiles trovandolo.
“Sapevo
che ce lo doveva avere!”
Il
giorno dopo gli scrisse un sms molto semplice e conciso.
'Sono
Stiles, devo parlarti.'
Gli
aveva dato appuntamento nel bosco in un posto preciso. Voleva evitare
casa sua, ovviamente.
Con
Peter aveva uno strano rapporto, era molto in conflitto interiore.
Non sapeva ancora se fidarsi o cosa.
Naturalmente
non si poteva fidare, però collaborava ormai a pieno ritmo con Derek
e lui lo considerava parte del suo branco.
“Avrà
i suoi piani, però resta uno che sa molte cose e che collabora con
Derek, per cui per essere utile, è utile. Bisogna stare attenti ma
insomma... poteva andarmi peggio!”
Stiles
si sentiva forte dell'averlo affrontato e superato un paio di volte.
La
prima volta che l'aveva visto era stato in ospedale, al suo risveglio
ufficiale. L'aveva quasi ucciso ma Derek l'aveva salvato.
Poi
l'aveva incontrato nel campo di lacrosse, quando aveva morso Lydia.
Aveva creduto di morire a sua volta, invece se l'era portato in giro
alla ricerca di Derek.
Cercare
con lui Derek era stato strano e in quell'occasione si era chiesto
perchè avesse chiesto a lui e non a qualcun altro.
Come
poteva pensare che lui sapesse dove fosse Derek?
Non
l'aveva mai capito.
Logicamente
i due avevano un rapporto speciale, per cui Scott, sapendolo, sarebbe
sicuramente andato da Stiles per una cosa che riguardava Derek.
Ma
Peter non lo sapeva. Non poteva saperlo, quella volta.
Comunque
non aveva più approfondito.
Era
sopravvissuto a lui ed aveva sostenuto tutti i suoi sguardi letali da
alpha pericoloso. Era andata bene. Era anche stato eccitante a modo
suo.
Se
Derek lo attraeva per il suo lato selvaggio, Peter era il triplo
selvaggio di lui. Per cui andando per logica quel batticuore che
sentiva, quell'elettricità era dovuta a ciò. Così tanto selvaggio.
Così
magnificamente selvaggio.
Non
poteva certo dire che gli piaceva. Con Derek lo poteva dire, ma Peter
no, era malvagio.
La
terza volta aveva cercato di ucciderlo ed in un certo senso ci era
riuscito, gli aveva tirato la bomba incendiaria addosso, poi Derek
l'aveva finito.
Il
quarto incontro era stato traumatico dato che tutti l'avevano dato
per morto. In effetti era morto. Ma poi era resuscitato.
Ritrovarselo
vivo era stato traumatico perchè parte della sua morte era dovuta
proprio a lui.
Però
comunque il fatto che fosse debole per la resurrezione, aveva
tranquillizzato Stiles che rimaneva sul chi vive, ma non ne era
propriamente terrorizzato.
Anzi.
Ogni
volta che lo vedeva diventava sempre più sicuro di sé, nei suoi
confronti. Era sempre meno spaventato.
Poteva
essere tutta una finta ed avere in mente di ucciderlo. Oppure poteva
semplicemente voler ricominciare dopo aver consumato la sua vendetta.
Anche se con metodi discutibili.
Stiles
pensava abbastanza a Peter in quanto era preoccupato del fatto che
stesse tanto con Derek.
Non
erano mai stati soli, dopo il suo ritorno. Lo aveva abilmente
evitato. Insieme agli altri era un conto, ma senza nessuno... beh,
quella era la prima volta.
Però
doveva affrontarlo, Peter non aveva le delicatezze di Derek.
“Beh,
dire che Derek ha delicatezze è un azzardo, ma a modo suo le ha!”
A
Peter non importava niente di proteggerlo, per cui se gli chiedeva
delucidazioni, teoricamente gliele doveva dare.
Sembrava
uno sempre pieno di voglia di parlare e spifferare segreti per il
gusto di sorprendere e mettere in subbuglio gli altri.
Quando
Peter arrivò nel bosco era giorno, ma c'era una fastidiosa
nebbiolina tutt'intorno che rendeva l'atmosfera inquietante.
“E
figurarsi se non poteva essere così!”
In
effetti gli aveva dato appuntamento dove aveva morso Scott, per cui
vedersi lì risultava doppiamente inquietante.
Non
per Peter, evidentemente, che la prima cosa che disse con quella sua
aria maliziosa fu:
-
Ma quanto siamo sentimentali... allora ci tieni a me! Lo nascondevi
proprio bene! -
Altri
non avrebbero capito i suoi giri mentali contorti, ma Stiles ci
arrivò subito e scuotendo il capo domò il proprio battito cardiaco
pensando peste e corna di lui. Almeno la paura stava scemando.
-
Non sapevo come trovarti, ho cercato un sistema facile per arrivare a
te! - Si giustificò.
Peter
si avvicinò con la sua camminata sinuosa e sicura, senza fretta,
aveva anche qualcosa di regale, di elegante.
Arrivatogli
davanti, lo guardò sempre con quel suo sorrisino indecifrabile
tipico suo, un enigma continuo.
-
Ma se volevi venivo io da te... del resto sei abituato a ricevere
licantropi in camera... - L'allusione non fu per niente sottile e
Stiles imprecò alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa.
-
Cos'è, ti senti escluso? - Naturalmente lui parlava senza
riflettere, era che non poteva dar vinto a qualcuno un dialogo.
A
Peter piaceva Stiles. Piaceva dal primo istante che l'aveva visto in
ospedale.
Aveva
sempre sangue freddo, a modo suo. Certo, faceva un gran baccano, i
suoi battiti erano sempre in fase galoppante ed era in lotta continua
con sé stessa fra la paura e l'eccitazione, però alla fine rimaneva
sempre e cercava di fare qualcosa di utile. Il più delle volte,
infatti, lo era.
Aveva
una testa non da poco, era quello intelligente. Per essere un umano
era davvero interessante.
A
Peter quelli così sfacciati ed utili, ma soprattutto incoscienti ed
impertinenti, piacevano troppo.
Anche
Derek gli piaceva, ma lui perchè era facile manovrarlo. Era ingenuo
e semplice. Sin dall'adolescenza l'aveva manovrato a piacimento ed
era riuscito a farlo anche dopo, quando era tornato dal suo stato
vegetativo.
Adesso
non si fidava, ma a conti fatti lo teneva con sé e si faceva
aiutare, per cui poteva dire che era ancora dalla sua parte.
Stiles
era stimolante mentre Derek era... beh, suo.
Alzò
la mano alla sua domanda provocante e la mise sulla sua guancia, lo
sfiorò con un dito e Stiles si ritrasse come se avesse preso la
scarica elettrica.
Con
il suo sorrisino compiaciuto, disse pacato:
-
Sei tu che mi hai cercato, forse ti mancavo... - Stiles pensò che
era maledettamente abile con le parole ed i dialoghi, per cui decise
di lasciar perdere e andare al sodo. Non era consigliabile stare con
lui.
Così
tossicchiò, si grattò la nuca come quando era imbarazzato e andò
oltre cambiando discorso.
-
Ascolta. Vorrei sapere una cosa. Cosa combinate tu e Derek? - La
domanda posta così fu facilmente rovesciabile e Peter andò a nozze.
Stiles se ne accorse tardi, dallo sguardo divertito ed illuminato in
modo sinistro dell'altro.
-
Sei geloso? - Stiles fece un gridolino schifato spontaneo coprendosi
la faccia con le mani.
-
Dai, siete parenti! Come fai ad insinuare cose simili? Non penserei
mai a voi due così! - Poi si rese conto che gli aveva dato conferma
del loro rapporto. Non che fosse un segreto.
Lasciò
perdere anche questo e Peter proprio in quello gli rispose come
niente fosse.
-
Siamo solo zio e nipote. È come fra cugini. Non ci sono problemi.
Tanto più che per i licantropi è un po' diverso perchè sentiamo
l'influenza dei lupi e fra loro lo sai... certe distinzioni non ci
sono! - Un po' si stava spudoratamente divertendo, un po' era vero.
Stiles
allargò le braccia teatrale ammonendolo sempre schifato, con le sue
solite maniere esagerate.
-
Dai ti prego! - Esclamò infatti. Peter ridacchiò continuando senza
cedere di un millimetro.
-
Ma dai, devi capire come funziona il mondo! Capisco che la cosa ti
dia fastidio perchè sei il suo ragazzo, però sappi che non ti
biasimo. Io e Derek abbiamo un rapporto speciale, avendo poca
differenza d'età più che suo zio ero il suo amico e confidente.
Quasi un fratello. Quasi... - Con questo alluse a così tante cose
che la fantasia snodata di Stiles non faticò a mostrargli molte
alternative a quel 'quasi'.
Un'ondata
di gelosia fulminea lo invase. Fino a quel momento non aveva
considerato il loro rapporto sotto quell'ottica e anche se si diceva
che lo stava provocando apposta, il suo cervello che sapeva tutto sui
lupi non poteva fare a meno di dirgli che era vero. Fra animali certe
distinzioni etiche non esistevano.
Il
bruciore che provò fece godere non poco Peter che si divertì
nell'assorbire il suo fastidio e la sua gelosia. Lo osservò mentre
Stiles cercava di guardare ovunque che il suo viso. Alla fine gli
prese il mento fra due dita come aveva fatto quella volta nel campo
di lacrosse.
L'aveva
alzato da accucciato ai suoi piedi che era, l'aveva tirato su
toccandogli il mento leggero e lui si era lasciato fare muovendosi
molto lentamente, seppure la paura l'avesse paralizzato.
Gli
era piaciuto davvero in quel momento, in quello scambio vivo di
sguardi, così all'altezza per essere un umano. Così curioso. Così
particolare.
Stiles
era decisamente diverso dagli altri. Da chiunque.
Il
coraggio di cui era padrone anche certi licantropi stessi se lo
sognavano.
Se
si considerava la consapevolezza di sé, era sorprendente le cose che
riusciva a fare Stiles.
Il
ragazzo, col viso di nuovo rivolto verso Peter, dovette fermarsi di
nuovo. Il respiro sospeso, il cuore che galoppava. Ogni volta che
incrociava i suoi occhi era così, ma solo all'inizio, poi si
abituava e pensava che aveva superato molte cose e che adesso non
c'era pericolo. Si imponeva. Si sforzava, ma alla fine ci riusciva.
Così
i battiti si placarono e a Peter piacque ulteriormente quel
meccanismo.
-
Come posso esserti utile? - Chiese fingendo di essere buono e
cambiare argomento.
Ovviamente
ora che aveva messo la pulce nell'orecchio di Stiles, sapeva che
quello ci avrebbe pensato ossessivamente. Già se lo chiedeva.
“Adesso
di sicuro non c'è niente, ma mi chiedo una volta che rapporto
avessero... .”
Non
era completamente vera la questione delle distinzioni. Erano pur
sempre metà umani.
Fra
fratelli e sorelle o fra genitori e figli non c'era assolutamente
quell'istinto, ma poteva essere che fra zii e nipoti o fra cugini,
quel legame invece si insinuasse, che il meccanismo scattasse. Che ci
si considerasse più che parenti.
Non
era frequente, ma poteva capitare.
Non
era il caso di Derek e Peter. Per lo meno non da parte di Derek.
Però
ora Stiles non poteva evitare di pensarci e fu così che dalla sua
bocca uscì tutt'altra domanda rispetto a quella che gli voleva fare.
Fu più forte di lui.
-
Stavate insieme davvero? - Chiese corrugando la fronte e fissandolo
con ossessione crescente. Quasi maniacale.
Lo
doveva sapere, ora.
Non
aveva idea di come si sarebbe potuto sentire. Logicamente era
cresciuto con una semplice mentalità umana.
Zio
e nipote era incesto. Punto e basta.
Ma
pensare che per la maggior parte della gente era osceno anche fra due
ragazzi, gli faceva capire che la natura animale era di gran lunga
un'altra cosa.
La
paura che potesse essere vero, dopotutto, non lo lasciava in pace.
Peter
deliziato di questa sua nuova ossessione, come se in un certo modo
gli fosse entrato dentro, lo guardò e sorrise sempre malizioso e
compiaciuto.
-
E' lui il tuo ragazzo, dovresti chiederlo a lui. - Disse piano e
cauto. Stiles si morse il labbro indispettito. Non era una risposta!
-
Figurati se glielo posso chiedere! -
-
Hai paura di lui? - Stiles si accese come un fiammifero.
-
Assolutamente no! Però certe cose non è che gliele chiedo così...
- Peter a quel punto infierì per puro divertimento.
-
Allora forse devi rinforzare il vostro legame... - Stiles si
indispettì per quella insinuazione. Aveva lottato moltissimo per
arrivare al punto in cui erano ed era un bel punto!
Chi
era lui ora per dire che non erano abbastanza legati? Come osava?
Peter
sentì tutta la sua rabbia e sorrise in modo ancor più fastidioso.
Stiles stava per rispondergli ed insultarlo senza la minima paura o
intimidazione e Peter stava per avvicinarsi ulteriormente alla sua
bocca, quando la voce di Derek da dietro li distrasse.
-
Lascialo! - Ruggì quasi come un tuono.
Da
lontano era chiaro che Peter stava costringendo Stiles a stargli
fermo davanti.
Teneva
le sue zampacce sul suo viso. Certo, senza artigli, ma quanto poteva
stare a tirarli fuori e a conficcarli nella sua fragile carne?
Peter
sospirando scontento lo lasciò però non mutò la sua espressione
tranquilla e beata, specie quando guardò Derek avvicinarsi e tirare
Stiles per un braccio mettendoselo dietro.
-
Ehi, non gli stavo facendo nulla. Parlavamo solamente! - Disse
placido. Derek assottigliò lo sguardo furioso, a momenti gli occhi
sarebbero diventati rossi. Peter sentì il suo sangue pompare veloce
e la rabbia accenderlo, per cui decise di non inimicarsi il nipote
con cui aveva faticosamente legato. Il rapporto con lui era sempre
stato complicato, ma bello anche per quello.
In
qualche modo riusciva sempre a farsi seguire o a stare con lui.
“Decisamente
non si può scegliere!”
-
Se ti rivedo di nuovo intorno a lui così, ti rispedisco da dove sei
venuto! - Minacciò puntandolo col dito in artiglio. Ora gli occhi
erano rossi e Stiles sentì una fortissima ondata di calore
interiore. Derek era geloso e lo stava difendendo. Lo adorava quando
faceva così!
Riuscì
a non sorridere per miracolo, ma a poco servì perchè entrambi i due
lo sentirono e lo fissarono come se avesse parlato.
A
quello, sentendosi sotto esame, alzò le braccia e li scacciò
seccato come si faceva con le mosche, senza un minimo timore nei loro
confronti, appunto!
-
Ah, ma andiamo! Posso tenermi le mie emozioni per me, una volta? Non
sono sempre sotto esame, eh? - Con questo, scuotendo la testa, se ne
andò.
Derek
guardò lui, era combattuto dal seguirlo e dal rimanere lì e
discutere con Peter, ma sapendo che tanto era inutile lo fissò torvo
e sibilante concluse.
-
Guai se lo tocchi! - Ed era chiaro il modo in cui intendeva.
Peter
alzò le mani e finse una falsa innocenza.
-
Non oserei mai! - Derek assottigliò gli occhi grigi.
-
So che ti piace perchè è insolente e intelligente. Quindi evita! -
Con questo se ne andò dietro a Stiles per assicurarsi sul modo in
cui si erano trovati lì insieme.
Era
importante saperlo, doveva tenere sotto controllo suo zio. E comunque
Stiles era sua proprietà, lo urtava che qualcuno lo toccasse, punto
e basta.
Nessuno
poteva.