CAPITOLO
XXXIX:
L'AMORE
NON BASTA
“Piedi,
non abbandonatemi ora Portatemi
al traguardo Sento
il mio cuore spezzarsi ad
ogni passo che faccio Ma
spero che una volta arrivata ai cancelli, Mi
diranno che sei mio Camminando
per le strade della città E
un errore o un disegno divino? E'
venerdì notte e mi sento così sola Puoi
farmi sentire come a casa, se ti dico che sei mio? E
come se te l'avessi già detto tesoro Non
rendermi triste, non farmi piangere A
volte l'amore non basta quando la via diventa dura Non
so perché Continua
a farmi ridere Andiamo,
arriviamo più in alto La
via è lunga, noi continueremo Provando
a divertirci nel frattempo Vieni
e fatti una passeggiata sul lato selvaggio Lasciati
baciare sotto la pioggia battente Ti
piacciono le ragazze folli Scegli
le tue ultime parole Questa
è l'ultima volta Perché
tu e io, siamo nati per morire Mi
sono persa ma ora mi sono ritrovata Ora
riesco a vedere ma prima ero cieca Ero
così confusa, come una bambina Provavo
a prendere quello che potevo avere Temevo
di non poter trovare Tutte
le risposte, tesoro “
/Lana
Del Rey – Born to die (acoustic) /
A
costo di ripeterlo all'infinito, fino a che qualcuno l'avrebbe
ascoltato, non si sarebbe mai stancato di dirlo.
Stavano
uccidendo delle vergini e lui era vergine. Perchè nessuno sembrava
curarsene sul serio?
Perchè
tutti erano convinti che comunque la cosa non fosse particolarmente
preoccupante?
Stiles
non lo capiva.
All'ennesima
esclamazione, Scott sbottò:
-
Stiles, è ovvio! Anche se sei vergine, chi oserebbe mai farti
qualcosa? Stai con Derek! - Stiles si fermò al suo tuono stufo
marcio e piegò la testa di lato.
Sorprendentemente
vero.
-
Dici che devo stare tranquillo? - Fu come se gli avesse staccato la
spina e riattaccato un'altra.
Scott
scosse il capo.
-
Dovresti essere quello intelligente... - La risposta fu epica perchè
Stiles si rese conto di quanto evidente fosse se persino lui ci era
arrivato.
-
Taci, se si tratta di Derek non sono obiettivo! A me pare che non si
preoccupi poi molto di me! Ha cacciato tutta la notte e poi se ne è
andato a casa sua... o quella che dovrebbe esserlo... - Scott
sospirò, a volte attaccava con quella tiritera.
-
Dai, lo sai che lui non è affettuoso e che usa le parole col
contagocce. Ma ci tiene... a modo suo... - Stiles pensò che era
sempre stato quello ad attrarlo di lui, che gli piaceva tanto. Però
a volte gli stava stretto questa sua incapacità comunicativa
emotiva.
-
Gli hai detto dei rituali? - Chiese Scott sperando di convincerlo che
non c'era niente di cui preoccuparsi. Stiles era ossessivo e Scott
aveva molta pazienza, ma a volte finiva.
Stiles
ripensò alla sera precedente e sospirò scuotendo la testa.
-
Dopo che ti ho mostrato tutto e ti ho spiegato la mia teoria, sono
tornato a casa e lui non c'era... gli ho scritto se andasse tutto
bene. Lo sapevo da te che era sopravvissuto, ma che se l'era vista
brutta. Ero convinto di trovarlo lì ma... - Scott storse le labbra.
-
Vai da lui tu, no? - Stiles si strinse nelle spalle guardando da
un'altra parte imbarazzato di quell'argomento.
-
Se non è venuto significa che non aveva voglia. Abbiamo questo patto
non detto... -
-
Patto? -
-
Sì... di non soffocarci a vicenda. Se non viene da me, a meno che io
non abbia proprio un gran bisogno, non serve che lo cerchi per forza.
- Scott corrugò la fronte sorpreso.
-
Non è da te aspettare passivamente in parte! - L'amico arrossì e si
grattò la nuca.
-
Beh, fin'ora è venuto quasi sempre... quando non veniva avevo da
fare, quindi non ho mai avuto quella di 'ok vado io da lui!' - A
volte era davvero contorto. Scott si reputava più semplice ed aveva
ragione. A lui piaceva Allison, l'amava e niente veniva mai prima di
lei.
-
Ma se adesso ce l'hai fallo. Un patto non fatto non è valido! Magari
aspetta che ogni tanto sia tu a cercarlo... - Classici suggerimenti
alla Scott, pensò Stiles mentre ripensava alla tenera proposta di
Danny di sverginarlo. Tenera in quanto gli aveva detto che poi voleva
anche le coccole. Beh, era stato uno scherzo, però per un momento ci
aveva creduto davvero visto il famoso bacio che c'era stato in
discoteca quella sera.
Danny
non gli dispiaceva, l'aveva sempre pensato, infatti il primo ragazzo
con cui ci aveva goffamente provato era stato lui... solo che poi era
arrivato subito Derek.
Ad
ogni modo non l'avrebbe mai detto, ma aveva semplicemente paura di
essere rifiutato. Dopo una relazione travagliata come la loro,
arrivare a legarsi fino a quel punto, ma in maniera comunque incerta,
faceva finire per avere quel genere di paura.
Il
rifiuto Stiles non l'avrebbe saputo reggere.
Stava
pensando a quelle cose quando si sentì acchiappare per il braccio e
si sentì trascinare via.
In
due nano secondi si ritrovò chiuso in uno dei soliti stanzini della
scuola con il suo corpo muscoloso e solido premuto contro. Con tutte
le parti dure e sporgenti che si sentivano chiaramente.
La
sua bocca a soffocarlo, la sua lingua a bruciarlo. Si intrecciò a
lui prima di rifletterci e solo in un secondo momento sentì qualcosa
di strano in quel bacio.
Non
era raro che lo baciasse con passione e possessività, specie le
prime volte. Si era sentito molto desiderato da lui, dominato. Però
quel sentimento era diverso, anche se il modo di baciarlo, di
possederlo, era estremamente simile.
Stiles
si trovò senza fiato ad assecondare Derek mentre catturava quello
che stava percependo.
Era
come se lo baciasse per convincersi -o ricordarsi- di qualcosa.
Forse
che era lui il suo ragazzo.
Il
ragazzo si oscurò di questa sensazione e gli mise le mani ai lati
del viso spingendolo con forza per avere un po' di tregua. Derek non
era d'accordo, ma dovette separarsi seccato, lo fissò torvo come suo
solito e Stiles trovò conferma di quella stranezza. Il suo grigio
era turbato in qualche modo.
-
Cosa c'è? Come mai sei a scuola? - Chiese cercando di non essere
stressante per non metterlo in fuga. Era difficile, lui era
stressante di natura, specie se faceva domande. E lui, le domande, le
faceva sempre.
Derek
sbuffò e cercò di baciarlo ancora, ma Stiles girò la testa
testardamente, voleva saperlo ma lui non era dello stesso avviso,
infatti pur di non rispondergli scese con il viso sul suo petto dove
gli aveva alzato la maglia. Raggiunti i suoi capezzoli li mordicchiò
facendolo rabbrividire, poi li leccò. Stiles immerse le dita fra i
suoi capelli corti e spettinati e per un momento deragliò. Perchè
doveva rovinare quel momento idilliaco?
Mal
che gli andasse, riusciva a perdere la sua odiata ed al momento
spaventosa verginità.
A
quel pensiero la sua bocca riprese a muoversi da sola mentre quella
di Derek si occupava della sua pelle sensibile.
-
Sai... stanno uccidendo dei vergini. Sono rituali... - Non che quello
fosse la cosa più erotica di cui parlare mentre si pensava al
sesso... Derek esitò, ma vedendo che la smetteva di parlare, si
inginocchiò davanti a lui aprendogli i pantaloni. La bocca di Stiles
riprese da dove si era interrotta.
-
C'è un killer che fa fuori i vergini sempre allo stesso identico
modo macabro... ed io... lo sai... sono vergine... - Questo sgonfiò
del tutto Derek che parve tornare in sé, infatti sbuffando si alzò
allargando le braccia teatrale.
-
Davvero? -
-
Sì, è vero! - Rispose Stiles sorpreso che gli interessasse.
-
Davvero ne vuoi parlare ora? - Continuò seccato Derek. Stiles a
questo lo spinse e sgusciò di lato per non finire di nuovo come sua
preda, a questo punto si mise a camminare, gesticolare e parlare a
mitraglia. La rabbia che lo montava.
-
Ultimamente parlare con te è un problema, lo devo fare quando riesco
a trovarti... e non è colpa mia se questi sono gli unici momenti! Mi
cerchi solo per questo e solo quando ti va! -
Derek
scosse il capo strofinandosi il viso con gesti sbrigativi.
-
Non mi sembra che ti dispiaccia vederci per questo! Mi stavi giusto
dicendo di scoparti, se non sbaglio! Se magari non me lo dicevi, lo
facevo! - Si espresse come al solito male e Stiles si infiammò
ulteriormente.
-
Ah, perciò non vuoi farlo solo perchè te lo chiedo? A parte che è
una cosa che dovresti volere tu per primo e ne abbiamo parlato mille
volte, lo sai perchè lo voglio fare e ci tengo! Però insomma, non è
una cazzata questa dei rituali, sai? E se davvero la prossima vittima
sono io, tu che fai? - Derek sospirò, non ci voleva nemmeno pensare.
Si girò e gli diede la schiena stringendo gli occhi, cercando di
contrastare il gran mal di testa che aveva improvvisamente.
Da
ieri sera che gli era venuto non gli era ancora andato via e quella
mattina era esploso. Si era calmato solo quando aveva rivisto la
professoressa che aveva salvato da Boyd e Cora trasformati in
licantropi senza controllo.
-
Non ti succederà niente, non lo permetterò! - Per lui era come un
ti amo grande come una casa.
Stiles
si calmò, lo sapeva che lui era romantico tramite quei modi, però a
volte voleva solo essere abbracciato con dolcezza, voleva solo
sentirsi quel famoso e semplice ti amo. E voleva sentirlo dentro con
tutto sé stesso.
Si
avvicinò e gli andò dietro capendo che aveva qualcosa, quindi gli
prese il braccio e lo girò verso di sé, Derek si lasciò fare e
vide la brutta cera che aveva.
-
E' da stanotte che stai così? È per questo che non sei venuto a
casa? Hai dei risentimenti per quello la lotta con Boyd e tua
sorella? - Se l'era spiegata così anche Derek, ma siccome aveva uno
strano sentore ed era sicuro che Stiles l'avrebbe capito subito
cominciando ad indagare e preoccuparsi fino allo sfinimento, aveva
preferito evitarlo fino a che non avesse recuperato.
Poi
però il mattino non era resistito. Aveva pensato a Stiles tutto il
tempo ed aveva deciso di andare a vederlo. Solo che poi, una volta
messo piede a scuola, gli era capitato qualcosa di strano. Molto
strano.
Invece
che cercare subito Stiles, era capitato, quasi da solo, nell'aula
della professoressa che aveva salvato quella notte.
Era
stato gentile, si era assicurato che stesse bene e si era sentito
davvero strano. La testa gli aveva dato tregua.
Poi,
allontanatosi da lei, era tornato quel fastidio. Appena aveva visto
Stiles gli si era aggrappato convinto di doversi svegliare, di
doversi rimettere in sesto.
Di
doversi ricordare con chi stava.
O
meglio... che era ancora tutto nella norma.
Stiles
era la sua normalità.
Quando
l'aveva baciato come per divorarlo, aveva sentito come un grande
fuoco dentro, una specie di lotta funesta incomprensibile fra due
forze potenti ed opposte.
Stiles
contro qualcosa di effimero e misterioso.
Derek
si era sentito fortemente inquieto ed ora, con la sua reazione non
delle migliori e polemico come sempre, stava anche peggio.
Solo
a questo cambio di ritmo stava ritrovando la pace.
Derek
si perse in quei suoi grandi occhi, ora preoccupati per lui perchè
capiva che c'era qualcosa.
La
lotta l'aveva vinta Stiles, ma per quanto?
E
contro cosa stava lottando?
Che
razza di richiamo incomprensibile era?
Derek
era spaventato, dentro di sé, ma quel che contava per lui era non
dimostrarlo all'esterno.
Non
importava come stava, importava ciò che sembrava.
Non
era veramente debole se non lo dimostrava.
Stiles
gli carezzò la guancia, quasi apprensivo, capendo che aveva qualcosa
che non andava. Ma mano a mano che lo faceva il suo colorito tornava
regolare, così come i suoi battiti ed il suo calore.
Stiles
se ne accorse e si perse cercando di capire.
-
Perchè non sei venuto quando hai finito con Boyd e Cora? - Era una
domanda sciocca a cui rispose in quel momento. - Avevi da fare con
loro immagino... ma ti aspettavo lo stesso. - Derek sospirò ed
appoggiò stanco la fronte alla sua, come se non si fosse riposato
nemmeno un po'.
Stiles
sentì un nodo allo stomaco.
Per
quante ne avessero passate, ne erano sempre usciti più forti ed
uniti di prima.
-
Volevo passare, ma mi sono dovuto occupare di loro... - confermò
infatti poi.
-
Dovrai passare del tempo con tua sorella, immagino... - Disse Stiles
diventando improvvisamente comprensivo, cosa che con Derek era raro.
Si sentiva di doverlo essere.
Derek
si sentiva sempre meglio.
Annuì
col capo.
-
Cosa sai di lei? - Si strinse nelle spalle. Era il solo che aveva il
coraggio di chiedergli qualunque cosa, specie del suo passato off
limits. Lui non aveva off limits.
-
Credevo fosse morta! Ora sta riposando. Cercherò di capire cosa è
successo... - Non che sapesse dirgli molto di più, ovviamente.
Stiles
gli lasciò un bacio delicato sulle labbra ignorando spasmodicamente
quella famosa idea che fosse tutto troppo strano senza apparente
motivo.
-
Occupati di lei. - Non si erano detti che si amavano, non avevano
fatto l'amore, ma si comportavano sempre più come due che si amavano
e alla fine cos'altro poteva contare?
Derek
si rese conto di quanto quel ragazzo fosse importante per lui e nella
pace generale di sé, che per ore non era stato in grado di trovare,
aprì gli occhi e catturò i suoi con urgenza, come se fosse sul
punto di affogare.
-
Nessuno psicopatico ti userà per il suo rito. - Non serviva glielo
promettesse. La forza del suo sguardo era più che sufficiente.
Stiles fece un sorriso.
-
Lo so. -
Dopo
di questo, con uno sguardo turbato pieno di strane insolite domande,
si separarono tornando alle rispettive attività ed impegni.
Derek
da Cora e Stiles da Scott. Non avrebbero di certo immaginato che
quella sarebbe stata l'ultima volta insieme serenamente. L'ultima
prima di un tempo quasi infinito.
Quello
strano richiamo che l'aveva portato prima a salvare Jennifer quasi a
costo della vita e poi ad avvicinarsi a lei, non fu la cosa che prese
maggiormente pensiero per Derek.
Non
quel giorno, quando a casa con Corsa ricevette la visita inaspettate
e per niente gradita di Deucalion e Kali.
Farlo
con Isaac era stata dura, durissima. Ad un certo punto aveva pensato
di non farcela.
Fu
quando il ragazzo se ne era andato che aveva capito quanto sarebbe
stata dura con Stiles.
Derek
strinse le labbra guardando i vetri del bicchiere infranto contro il
muro per convincere Isaac ad andarsene da casa ed allontanarsi da
lui.
Stiles
sarebbe finito allo stesso modo, ma almeno l'avrebbe protetto.
Derek
sospirò e si voltò verso le grandi finestre che davano su una
pioggia fitta, mentre la memoria gli riportava le parole di Deucalion
e le sue minacce.
Se
non si fosse unito al suo branco spontaneamente, avrebbe ucciso uno
ad uno tutti i suoi membri del branco.
Anzi.
Se non si fosse unito a loro, l'avrebbero obbligato ad ucciderli lui
stesso con le proprie mani.
Derek,
infilzato da una spranga di ferro che Kali rigirava sadicamente nel
suo sterno, capì che ne sarebbe stato capace.
Era
una questione di potere, gli aveva detto quel folle. Uccidere i
propri membri rendeva molto più potenti. Visto che Deucalion mirava
ad ottenere il branco più forte di tutti per poter essere lui stesso
il più forte in assoluto, era ovvio che volesse solo gli alpha
migliori. E per lui i migliori erano quelli che uccidevano il proprio
branco.
Derek
non l'avrebbe mai fatto, né si sarebbe unito a lui.
Però
aveva visto la sua forza spaventosa, aveva visto tutto quello che
poteva fare.
Per
questo, di sera, aveva brutalmente cacciato Isaac dicendo che ora che
c'era Cora, in casa non c'era più posto per lui.
Era
naturalmente un modo per proteggerlo. Poteva rischiare con tutti, ma
non con Isaac.
Aveva
passato mentalmente in rassegna tutti. Boyd viveva per conto suo,
Cora era stata presente durante l'ultimatum e sapeva. Però Isaac
viveva con lui, dipendeva da lui. Era quello che rischiava di più ed
era quello che non avrebbe sopportato di far finire male.
-
Ed adesso che farai? - Chiese Cora piano alle sue spalle. Derek non
mosse un muscolo, rimase a fissare la pioggia che cadeva su un mondo
scuro.
-
Devo farlo con il più difficile di tutti. - Cora non sapeva niente
della sua vita e delle sue relazioni.
-
Il più difficile? - Chiese infatti senza capire. Derek si girò e la
guardò con uno sguardo cupo e penetrante come la notte più
tenebrosa, uno squarcio di dolore acuto in quegli occhi così
affilati e disperati.
-
Stiles. - Cora aggrottò la fronte.
-
Non è un licantropo. Non è nemmeno del tuo branco! - Disse
logicamente. Derek prese il coraggio e si decisa ad uscire da lì.
-
Fa parte della mia vita più di tutti gli altri messi insieme. -
Dirlo fu liberatore. Aveva detto cose che rivelavano quanto ci
tenesse a lui, ma non era mai andato così vicino dall'ammettere che
lo amava.
Fu
liberatore e si diede dello stupido.
“Adesso
è completamente inutile!”
Cora
capì che doveva essersi persa molto di suo fratello in quegli anni e
senza dire nulla, rimase in casa a guardare la pioggia, chiedendosi
quanta forza dovesse avere una persona per fare ciò che stava
facendo lui.
Ogni
passo era come alzare piombo, forse la camminata peggiore della sua
vita.
Aveva
il terrore di non riuscire a muovere il passo successivo, però
sapeva che doveva.
Ci
aveva pensato da tanto tempo ed ora era arrivato il momento di farlo
davvero. Sapeva che prima o poi sarebbe successo.
Sapeva
che per proteggere davvero Stiles c'era solo un modo. Allontanarlo da
sé. Proprio come aveva fatto con Isaac.
Derek,
quindi, pur con estrema difficoltà, passo dopo passo, pregò ai suoi
piedi di non abbandonarlo, di portarlo al traguardo. Ad ognuno che
faceva, si sentiva il cuore spezzarsi. Non era mai stato così male,
però sperava di arrivare a casa di Stiles. Doveva. E doveva riuscire
a scaricarlo.
Doveva
trovare una scusa convincente, un sistema sicuro per farsi odiare.
Oh
sì... era essenziale che Stiles lo odiasse.
Il
mondo scorreva intorno a lui sotto la pioggia, fiumi scivolavano
lungo i muri e le strade e la mente gli riproponeva momenti con lui,
intensi, caldi, splendidi momenti. Persino divertenti.
Erano
riusciti a tagliare molti traguardi insieme. Dolcezza, divertimento,
passione.
Amore.
Ed
ora... doveva finire tutto.
Questa
volta l'ostacolo era troppo grande per loro, per tutti.
L'ostacolo
era insormontabile e li doveva proteggere così. Non era bravo con le
parole e Stiles glielo rimproverava sempre. Non diceva cosa provava
ed i suoi atteggiamenti venivano sempre fraintesi. Però contava
quanto rischiava per gli altri. Era sempre in prima linea. Era sempre
lì pronto per tutti.
Continuò
a camminare per le strade della città sotto la pioggia chiedendosi
se quello fosse un errore od un segno divino.
Lasciare
Stiles... non voleva lasciarlo, ma era giusto farlo. Però non
voleva.
Eppure
poteva credere che un giorno, magari, si sarebbero lasciati lo
stesso.
Alzò
gli occhi in alto, lieto che in caso di imbarazzanti lacrime la
pioggia le lavasse subito via.
Non
l'aveva ancora fatto, ma si sentiva già solo, in quella notte di
venerdì talmente desolata. Nessuno per le strade di quella città da
cui era scappato per anni... dove ora era tornato... dove sembrava
sarebbe morto.
Dopo
l'incendio che aveva distrutto casa sua, non aveva più avuto dimora
fissa, aveva cambiato rifugio regolarmente incapace di legarsi a
qualcosa. Forse, però, poteva considerare Stiles come casa. Era
talmente suo che lo faceva sentire come se lo fosse.
Non
glielo aveva mai detto, non l'avrebbe mai saputo, ma lasciarlo
sarebbe stato come dirglielo, perchè lo faceva per proteggerlo da
Deucalion.
“A
volte l'amore non basta quando la vita diventa dura.” Pensò amaro
fermandosi davanti casa di Stiles. Esitò affilando lo sguardo da
licantropo che gli fece vedere meglio dentro la sua finestra. Stiles
stava correndo da una parte all'altra della camera cercando qualcosa,
stava mettendo tutto all'aria con i suoi soliti modi iperattivi ed
esagerati. Ad un certo punto trovò quel che cercava e l'alzò
vittorioso proprio davanti alla finestra.
Il
preservativo XXL.
Gli
sfuggì un moto di risa, non sapeva come faceva a farlo ridere
sempre... perfino in quella situazione. Era davvero unico.
Stiles
lo vide dal vetro e cominciò a sbracciarsi per dirgli di salire. Non
poteva mettersi a gridare dalla finestra, per cui cercò di farsi
capire mentre lui rimaneva piantato lì fuori incapace di muovere un
altro passo.
“Se
entrò è finita, non uscirò più.” Pensò col cuore che
cominciava a morire. “ E se gli dico che mi sono stufato di lui non
mi crederà mai. Non gli basterà. Devo trovare il modo di
convincerlo. Di farmi odiare. Devo assicurarmi che mi stia alla
larga.”
Stiles,
vedendo che non entrava, uscì di casa guardandosi intorno di
continuo, con ossessione.
Suo
padre dormiva come probabilmente il resto del mondo.
-
Derek, che ci fai sotto la pioggia! - Disse senza immaginare
minimamente cosa stava per succedere. - Entra, no? Ti aspettavo! - La
sera prima non era venuto, per cui era ovvio. Derek voleva rispondere
sarcastico che l'aveva visto, riferendosi al preservativo. Era
convinto di usarlo.
Beh,
l'avrebbe usato con qualcun altro. Sarebbe stata la cosa migliore.
-
No Stiles... sono venuto a dirti una cosa, non mi fermerò... -
Stiles capì dal suo tono fermo e funereo che non era niente di
bello. Impallidì immediatamente.
-
Cosa è successo? Deucalion? - Derek imprecò fra sé e sé. Come
faceva ad essere tanto intuitivo?
Scosse
il capo.
-
Riguarda noi. - Stiles spalancò gli occhi piacevolmente sorpreso dal
termine usato, era forse la prima volta.
-
Finalmente ammetti che c'è un noi! - Avrebbe riso ancora e l'avrebbe
baciato per farlo smettere. Quanto in alto erano arrivati, da quando
si erano conosciuti? Dall'odio reciproco a... ad un 'noi'. Potevano
arrivare ancora più in altro. La via era così lunga, avrebbero
dovuto continuare provando a divertirsi, nel frattempo. Oltre che
amarsi.
Perchè
la loro era una passeggiata sul lato selvaggio e Derek sin dal primo
momento aveva invitato Stiles a farla. E Stiles aveva accettato
praticamente subito.
Il
ragazzo lo guardò in attesa sapendo profondamente che c'era
qualcosa, qualcosa che non gli sarebbe piaciuto. La sensazione
esplose proprio lì davanti a lui.
La
loro passeggiata sul lato selvaggio era finita.
Derek
osservò molto bene il suo viso serio e teso, ansioso, in attesa. I
grandi occhi, i lineamenti dolci da ragazza, eppure si era sviluppato
molto bene. I capelli scendevano sulla fronte. Aveva una sua bellezza
delicata. Aveva una sua sensualità inconsapevole. Le labbra carnose
se le stava mordendo.
“Dio
Santo, vorrei baciarlo qua e subito, sotto la pioggia e forse davanti
a tutti! Mi piacciono i ragazzi folli come te, iperattivi e
rompiscatole. E a te piace il selvaggio. Siamo perfetti insieme. Ed
invece sono qua a scegliere le mie ultime parole. È l'ultima volta.
L'ultima che ti guardo. Perchè se stiamo insieme moriremo entrambi.
Io forse morirò lo stesso, ormai lo so. Ma tu... se tu stai con me
morirai. Dovrei dirti questo. Io e te siamo nati per morire, ma non
sarà questo il tuo destino. Tu non mi lasceresti ed invece devi.
Così mi faccio forza. Mi ero perso e mi sono ritrovato con te. Ora
vedo così bene mentre prima ero cieco. Cosa mi hai fatto Stiles?
In
questi sei anni ero così confuso, come un bambino. Non sapevo dove
andavo e cosa facevo, provavo a prendere quello che potevo avere, che
volevo. Avevo paura di non trovare tutte le risposte. E poi sei
arrivato tu ed in qualche modo me le hai date. Quel bambino che, se
fossi rimasto, sarebbe diventato un fratello come Scott lo è per te.
Sarei diventato come lui. Felice, sereno, equilibrato. E tuo.
Beh,
sono diventato tuo lo stesso, evidentemente eravamo destinati.
Ho
voglia di piangere, non farmi piangere. Derek, non piangere. Non
farlo mai. Non ora.”
-
Derek, ti piace la pioggia? - Chiese Stiles forzatamente sarcastico
senza però muoversi per tornare in casa. Passato un tempo infinito a
guardarlo, Derek si decise.
E
fu sufficientemente duro.
-
Mi hai chiesto cosa è successo, perchè non sono venuto da te,
perchè ero così strano. - Esordì sapendo quanto quello sarebbe
stato deleterio per lui. Stiles inarcò le sopracciglia sapendo che
non gli sarebbe piaciuto il resto.
-
Eri occupato con Cora e Boyd. - Disse piano.
Derek
in quell'istante seppe cosa doveva dirgli per farsi odiare e si stupì
di quanto bene le cose si potessero incastrare.
-
Ho passato la notte a prendermi cura della tua professoressa,
Jennifer Blake. E stamattina ero a scuola per vedere di lei, se si
era ripresa. Stiles, l'ho capito dal primo sguardo. Queste cose
succedono subito o non succedono più. Non le controlli. E a me è
capitato. Te lo voglio dire subito perchè non sono un bastardo che
fa il doppio gioco. - Però doveva pensare che fosse stronzo e senza
cuore.
Stiles,
così espressivo, divenne come un animaletto piccolo e sperduto, gli
venne in mente una volpe lontana dalla sua tana che cercava rifugio.
Una volpe tutta bagnata. Piccola e graziosa.
-
Mi sto innamorando di lei e la cosa andrà avanti, per cui... per cui
noi non possiamo più vederci. Non voglio vederti. -
Respirò
a fondo, la pioggia cadeva su di loro, i vestiti attaccati ai corpi
rigidi, uno davanti all'altro. Il cuore di Stiles era quasi fermo.
Quel dolore che percepì dal suo animo, non l'avrebbe mai
dimenticato, la potenza della sbarra di ferro piantata nel proprio
petto, oggi, da Kali.
-
E' finita, Stiles. - Stiles si spezzò e non si mosse, rimase
immobile davanti a lui a guardarlo incredulo, incapace di reagire.
Incapace di fare qualcosa, una qualunque.
Nemmeno
le parole, fiumi infiniti cancellati come un uragano. Niente parole,
niente voce, niente logica, niente testa.
Il
vuoto, il nulla.
E
Derek che voleva morire.
“A
volte l'amore non basta quando la via diventa dura.”
Si
ripeté da solo.
Con
questo si girò e se ne andò evitando accuratamente di ascoltare
delle parole bloccate in gola. Se solo l'avesse toccato sarebbe stata
la fine. Doveva solo allontanarsi ed il gioco era fatto.
Ci
era riuscito, era stato capace.
Adesso
lui avrebbe creduto che una donna più grande sarebbe riuscita a
dargli quello che a lui mancava e l'avrebbe odiato.
Derek,
tornando a casa, fece il giro più lungo ignorando il pericolo degli
alpha e la pioggia che scrosciava più forte.
Chiuse
gli occhi forte e girò per quella città odiata un tempo ed amata
poi. Ed ora, di nuovo odiata.
Era
di nuovo senza casa.
Dopo
ore passate a girovagare senza meta, tornò strafondo a casa. Cora
non l'avvicinò consapevole che era meglio così. Lo vide andare
subito con passo stanco ed affaticato all'armadio e frugarvi dentro,
dopo di che, trovati dei vestiti, invece di indossarli e cambiarsi,
si rannicchiò a terra, contro il muro, e se li portò alla bocca
annusandoli con occhi chiusi ed aria sofferta. Una vaga ombra di
sollievo nel sentire il suo profumo, il profumo di quel Stiles
bambino. Tutto ciò che ora poteva avere.