CAPITOLO
XLVI:
VERSO
UNA SCELTA DIFFICILE
La
verità era che lo voleva, lo voleva disperatamente e sapeva che lo
amava, sapeva che Stiles era ora maturo tanto da capire cosa stava
per fare, da saperlo seriamente. Sapeva che non sarebbe stato lui,
poi, a lasciarlo. Sapeva che Stiles non l'avrebbe mai lasciato.
Tutte
le motivazioni per cui aveva aspettato, ora non c'erano più.
Obiettivamente,
basandosi su Stiles, quello era il momento giusto per farlo.
Però
per sé? Per sé stesso poteva dire che lo era?
E
se era lui quello che se ne sarebbe andato, alla fine, proprio per
proteggerlo?
Poteva
fare quel passo e poi lasciarlo?
Era
giusto?
No
che non lo era, doveva essere coerente.
Aveva
deciso di fare l'amore con lui solo nel caso in cui sarebbero
arrivati ad una relazione vera e stabile, provando entrambi dei
sentimenti forti e duraturi. Quando Stiles sarebbe stato abbastanza
maturo da capire cosa stavano facendo.
Però
anche se lo era, quella relazione forse non sarebbe andata avanti
comunque.
Derek
strinse forte gli occhi con un'incontrollata voglia di piangere e
gridare insieme, schiacciato da quel che sentiva. Torturato. Era
sempre riuscito a fare la cosa migliore, alla fine. Aveva passato di
tutto, pur di farlo. Si era riscattato le volte che si era dovuto
riscattare.
Ma
questa... questa... seppure lo sapesse, era così difficile... così
tanto...
Stiels
capì che era in crisi con sé stesso e con la scelta, non sapeva se
fosse giusto farlo o meno e capì anche che era per colpa del fatto
che pensava di andarsene.
Così
spaventato dal fatto che davvero dopo quella notte non ci sarebbe più
stato, che al mattino Derek non sarebbe stato né nel suo letto né
nel suo loft né in città, giurò a sé stesso che l'avrebbe avuto
dentro di sé almeno una volta. Era vitale, era necessario, era
l'unico vero desiderio di tutta la sua vita.
Poteva
morire davvero, poteva avere la malattia di sua madre, poteva
impazzire e morire.
Per
cui doveva aver fatto quello, almeno una volta. Non se lo poteva
perdere.
Alzò
la testa per arrivare alle sue labbra, le raggiunse schiuse, succhiò
il suo inferiore fino a che Derek non le aprì lasciando che
infilasse la lingua. Non rispose subito, ma Stiles non si arrese, si
inserì in lui con calma strisciante e quando toccò la sua, lo
stuzzicò tenendogli sempre le mani fra i capelli, sulla nuca.
Continuò
quel bacio a senso unico fino a che non ottenne risposta, Derek non
avrebbe potuto continuare a negarglielo, era ciò che desiderava di
più.
Pensò
che per un bacio si poteva fare.
Da
qui, cominciò tutto.
Stiles
appoggiò la testa al cuscino e Derek lo seguì senza staccare la
bocca dalla sua, continuando a fonderla con una lentezza crescente,
fino a togliersi il fiato a vicenda e a tornare a quel calore
assoluto e benefico, rigenerante. Un calore che sarebbe diventato
molto, molto più bruciante a breve.
Le
mani scesero sul collo e poi sulla schiena, spostò le braccia sotto
quelle di Derek per proseguire le carezze sul resto, fino ad arrivare
al bordo dei jeans stretti, sempre maledettamente stretti.
Provò
ad infilarsi sotto aderendo coi palmi, ma non ci fu verso e con un
lamento andò a slacciarglieli, una volta aperti, riuscì ad
infilarsi proprio lì dove voleva e a prendere a piene mani i suoi
glutei sodi.
Aveva
le gambe aperte perchè gli era steso sopra, una allungata e l'altra
piegata. Questo aiutava molto la presa.
Derek
smise di baciarlo capendo che avrebbe fatto di tutto per averlo,
quella volta.
-
Hai detto che avresti aspettato che fossi d'accordo... - Mormorò
guardandolo da vicino, non era propriamente arrabbiato, ma nemmeno
ironico. Era un miscuglio di emozioni.
Dal
turbato al consapevole.
Stiles
fece un sorrisino malizioso e colpevole, da volpe, e alzò la testa
sfiorandogli la guancia con le le labbra. Raggiunto il suo orecchio,
rispose sensuale, non sembrava nemmeno più lui.
-
Ma quando l'ho detto pensavo non te ne saresti mai andato... - Derek
era colpito dal suo modo aperto di affrontare le cose, di qualunque
genere si trattasse. Non abbassava mai la testa. Era sempre stato
quello che l'aveva attratto molto. Ora, in più, c'era una
consapevolezza maggiore, più malizia, più furbizia.
Non
l'aveva mai considerato idiota, però nemmeno particolarmente
intelligente... dipendeva dalle cose. Se doveva progettare piani era
il migliore, ma per il resto non si capacitava di come invece di
scappare intelligentemente dai pericoli, lui ci corresse incontro.
-
Non ho ancora deciso cosa fare... - Rispose Derek piano senza alzare
la testa e nemmeno nascondere quest'intenzione, ormai era inutile.
Stiles
gli lambì il lobo e succhiò, poi rispose.
-
Per questo non posso più aspettare... se da questo può dipendere la
tua scelta, non posso tirarmi indietro. - Intanto le dita, dopo aver
stretto le sue natiche sode, si erano abilmente infilate fra di esse,
nella fessura. Derek pensò che non fosse Stiles, ma il piacere nel
sentire il suo dito dentro gli fece chiudere gli occhi ed inarcare la
schiena per aprirsi di più a lui.
Forse
Stiles lo voleva al punto che era disposto a qualunque cosa, anche a
prendere l'iniziativa in modo tanto attivo, ma a Derek piacevano
troppo quelli sfacciati ed intraprendenti, quelli così incoscienti.
Stiles e la sua profonda attrazione per il lato selvaggio.
Chiudendo
gli occhi e sospirando, si lasciò andare a tutte quelle sensazioni
positive che stavano vorticando in lui, provocate dalla sua lingua
che ora delineava il suo orecchio sensibile e dalle dita in lui che
si muovevano agili.
Non
era mai riuscito a provare niente di più piacevole ed il godimento
si fece largo stordendolo al punto che non capì quanto poco da
Stiles fosse.
Questi
lo sentiva immerso nel piacere grazie a lui e fu una miccia in grado
di accenderlo ancora di più di quanto già non lo fosse.
-
Non sai quanto ti desidero... te, il tuo corpo, la tua anima... -
Parlandogli
sul collo, Derek rabbrividì, l'altro sorrise e lo leccò per poi
mordicchiarlo e succhiarlo.
Gli
lasciò lo spazio piegando la testa di lato e quando gemette fra i
sospiri, Stiles uscì da lui, lo spinse fino a stenderlo al proprio
posto, si tolse i pantaloni ed i boxer, poi senza il minimo problema
o pudore, gli salì sopra a cavalcioni sedendosi proprio all'altezza
del suo bacino che cominciava ad eccitarsi.
Stiles
si tolse la maglia e lo guardò rimanendo dritto su di lui,
guardandolo desideroso dall'alto. Vide che anche Derek era preso male
in quanto lo voleva forse più di lui, per cui alla fine avrebbe
ceduto, ne era certo.
Solo
che voleva fosse più attivo. Gli piaceva avere il controllo del suo
corpo e potergli fare tutto quello che aveva sempre desiderato, però
voleva vedere come diventava e cosa arrivava a fargli quando non si
metteva freni.
Stiles
allora, furbamente, si spostò togliendogli i jeans senza dargli modo
di replicare. Derek era sorpreso di questa sua intraprendenza ed era
curioso di vedere fin dove si sarebbe spinto, sempre convinto di
avere il controllo totale della situazione, poterlo fermare quando
voleva.
La
sua solita sbruffonaggine, quella non poteva cambiare.
Non
gli tolse i boxer, gli si risedette sopra come prima e capì quanto
bieco fosse, perchè fra le loro due erezioni eccitate, c'era una
fastidiosissima stoffa nera in microfibra.
Derek
si morse il labbro cercando di resistere e non ribaltarlo dandogli
esattamente quello che voleva.
Erano
in grado di essere 'Derek e Stiles' anche in intimità. Ovvero se di
norma bisticciavano sempre per avere la meglio su qualcosa, nonché
l'ultima parola, anche a letto era così, solo che il bisticcio era
diverso. Era più un provocarsi fino allo stremo... ed un cercare di
non dargliela vinta.
Stiles
sapeva che gli stava piacendo molto quella tortura, così cominciò
prima a masturbarsi rimanendo seduto su di lui, proprio lì.
Si
prese l'erezione in mano e iniziò a massaggiarla stringendo,
scoprendosi la cappella fino a che divenne sufficientemente duro da
rimanere perfetto anche senza essere toccato.
Derek
non lo doveva guardare, si ripeteva, ma l'espressione di Stiles non
era meglio della sua mano che si masturbava e del suo membro che ora
era pieno e pulsante appoggiato sul suo inguine sensibile.
Per
cui pur rimanendo fermo, si sentiva eccitare comunque perchè lo
guardava e lui aveva anche gli occhi chiusi e la testa all'indietro,
le labbra schiuse si succhiavano fra un gemito e l'altro. Era
l'erotismo incarnato.
“Quando
diavolo è diventato così erotico questo qua?” Non voleva
dargliela vinta nemmeno fra sé e sé!
Lo
odiava quando faceva così, gli dimostrava che non aveva il controllo
della situazione, come invece gli piaceva avere.
Gli
dimostrava che Stiles era molto più di quello che appariva.
Gli
dimostrava quanto era in grado di manovrarlo se solo lo voleva... e
che quindi tutto il tempo passato a non far nulla, era stata solo una
presa in giro.
Derek
voleva ucciderlo, ma l'istinto omicida aumentò quando, smettendo di
toccarsi, si chinò, appoggiò le mani sul letto, ai lati delle sue
spalle, e cominciò a muoversi sinuoso come un gatto, strusciandosi
su di sé.
Bacino
contro bacino, entrambi eccitati, separati da quella maledettissima
stoffa.
Stiles
arrivò alle sue labbra, sorrideva malizioso e vittorioso e Derek lo
stava fulminando con uno sguardo di fuoco per quanto osasse essere
sfacciato.
-
E dove le nascondevi tutte queste mosse? - Disse faticando a non
gemere nel parlare.
Stiles
accentuò il sorriso malefico e gli succhiò il labbro prima di
rispondergli, sempre continuando a muoversi.
-
Ho passato molto tempo ad immaginare cosa ti avrei fatto appena avrei
potuto averti fino in fondo... - Derek rise ironico, accendendosi
della sua tipica sensualità.
-
Direi che ne è valsa la pena, allora! - Stiles gli succhiò di nuovo
il labbro e Derek fece per ricambiare mordendogli il suo, ma Stiles
si ritirò in tempo, sempre con quel sorrisino.
-
Ti piace? - Ancora si muoveva e lo sentiva sempre più eccitato,
sotto di sé.
Derek
trattenne un gemito, ma parlò con voce roca.
-
Niente male... ma ti devo dare qualche altra lezione... - Non poteva
sentirsi inferiore in alcun modo. Non esisteva che qualcuno, specie
Stiles, fosse in grado di fare qualcosa meglio di lui.
Così
lo prese per i fianchi, finalmente, e se lo rigirò sotto di sé,
stendendolo.
Stiles
fremette immaginandosi l'intenso piacere che avrebbe provato ora,
quindi alzò le braccia sopra la testa e si abbandonò totalmente a
lui e alla sua bocca che dalla propria, scese sul collo.
Premette
la nuca e gli consegnò la giugulare sapendo quanto voleva morderlo
ogni volta che lo faceva.
Derek
adagiò le zanne esattamente in quel punto. Quando mordevano non era
quasi mai sul collo, era più che altro il fianco o la spalla.
Però
nel caso di Stiles, morderlo sul collo era un gesto di dominazione
pura e semplice. E d'erotismo.
Il
ragazzo sospirò aprendo le labbra eccitato, quella sensazione dei
suoi denti affilati sulla pelle sensibile, era deleteria.
Ma
Derek scese ancora, ritirò le zanne e tirò fuori gli artigli, con
le unghie appuntite da licantropo, iniziò a carezzarlo sul torace,
scese arrivando ai capezzoli e ne succhiò uno.
Stiles
si inarcò verso di lui, sempre più eccitato ed accaldato.
Poi
continuò a scendere. Quella sensazione era anche migliore della
precedente.
Non
aveva mai usato gli artigli in quel modo.
La
cosa che sconvolgeva ed eccitava tanto Derek, era che Stiles non
aveva il minimo senso di paura nel sentirlo usare le sue letali armi
da licantropo.
Era
perfetto per lui, pensò. Solo lui poteva esserlo. Solo lui.
Arrivato
all'inguine lo stuzzicò allo stesso modo, Stiles alzò il bacino
puntando i piedi e stringendo il cuscino nei pugni.
Quando
oltre alle unghie, Derek lo carezzò con la lingua sull'inguine,
Stiles sospirò. Poi, nel sentirlo raggiungere la sua erezione,
gemette.
Percorse
tutta la sua lunghezza, il membro era già eretto perchè prima si
era stimolato molto bene da solo. Derek glielo prese in mano e
raggiunta la punta, ci giocò con la lingua, dopo averla stuzzicata,
scese dall'altra parte, sempre ripercorrendo l'asta arrivando alla
base. Giocò con ogni sua parte e quando lo sentì gemere abbastanza,
risalì succhiandolo di lato fino a raggiungere di nuovo la punta.
Una volta lì, l'avvolse del tutto.
Stiles
sospirò dopo aver trattenuto il fiato teso, la sua bocca ora si
muoveva sicura sul suo membro, spingendoselo fino in fondo alla gola,
succhiando e tirando, lo faceva suo con decisione, facendogli sentire
con quanta forza in realtà lo volesse.
Derek
era ancora convinto di potersi fermare, di stare controllando tutto.
Quando
lo sentì vicino all'orgasmo, perchè lo percepì interiormente, si
separò e gli alzò le gambe aprendole a V, allora col viso scese al
di sotto dell'inguine, leccò quella parte sensibile fino a
raggiungere la sua apertura e lì si fermò infilando la lingua.
Stiles
si sentì vittorioso e Derek, sentendolo così convinto d'avercela
fatta, affondò le unghie nelle sue cosce che teneva alte, non gli
fece male ma si fece sentire.
Stiles
riuscì ad eccitarsi anche a questo e Derek capì che era un caso
disperato.
Lasciò
le gambe che Stiles piegò contro il petto e tenne a sé e ritirando
gli artigli, aggiunse il dito alla lingua.
Il
suo ingresso ora era abbondantemente lubrificato ed entrò facilmente
il primo, così inserì anche il secondo che ci stava stretto. A
quello girò la mano per rendere agevoli i movimenti, in quella
maniera iniziò a stimolarlo.
Ecco,
si disse Stiles.
Questa
era la preparazione, poi ci sarebbe stato il suo membro, lì dentro.
Eccitatissimo
ed emozionato all'idea, quasi non stava più nella pelle.
Derek
voleva ridere, ma decise di continuare e trovò difficoltà ad
inserire il terzo dito, ma per dargli un'idea di quello che era fare
sesso, quella era l'unica.
Sperava
di spaventarlo abbastanza col dolore per spingerlo a chiedergli di
fermarsi.
Ma
Stiles, per quanto si tese e provò la prima fitta di dolore, non
disse nulla. Si abituò subito ed anzi lo vide che andava a
masturbarsi da solo.
Derek,
notandolo, ne rimase anche sconvolto.
Arrivato
a quel livello di desiderio, non poteva fermarsi.
Quando
lo pensò era già tardi.
Con
la mano libera si era abbassato i boxer e si stava riservando lo
stesso trattamento che Stiles stava riservando a sé stesso. Gli
occhi si riempivano della sua immagine lussuriosa, lui pieno di
desiderio, tutto inarcato, le gambe aperte e piegate, la mano sulla
sua erezione, gli occhi chiusi, il labbro che si succhiava.
Era
così bello, a modo suo. Era così erotico.
Lo
voleva così tanto.
Non
doveva masturbarsi, si diceva mentre lo faceva.
E
non doveva guardarlo, si diceva mentre continuava.
Non
doveva nemmeno muovere le dita dentro di lui pensando quanto fosse
pronto.
Doveva
smettere, doveva farlo venire e doveva smettere.
Ma
non smise di toccarsi e di muovere le dita in lui, aggiunse la bocca
all'erezione di Stiles che tolse la propria mano e con sorpresa lo
guardò eccitato.
Quello
fu il colpo di grazia.
La
sua lingua su di sé, di nuovo, mentre gli faceva praticamente di
tutto.
Raggiunse
l'apice dopo molto che non se lo concedeva, specie con lui. Fu come
venire attraversato da un'intensa e lunghissima scossa elettrica
caldissima. La cosa più piacevole mai provata, forse migliore delle
altre.
Dopo
di questo, Derek separò la bocca dalle sue parti intime guardando il
suo candido ventre piatto coperto di quegli schizzi che in qualche
modo lo alimentarono.
Doveva
fermarsi, si ripeteva mentre le mani continuavano la doppia
stimolazione.
Doveva
smettere, si diceva mentre si leccava il palmo che poi andava a
lubrificare il proprio membro.
Doveva
andarsene, si imponeva con le dita in Stiles.
“Non
posso, non è giusto, non ho nemmeno deciso se resto o se vado, come
posso legarlo a me con una cosa simile? Questo è un legame
indissolubile, per me. Perchè sono perfettamente cosciente di quel
che sto facendo, perchè lo voglio e perchè lo amo. E non posso
farlo se non so nemmeno se rimarrò con lui o se me ne andrò per
proteggerlo. Devo andarmene. Devo.”
Derek
a quel punto tolse le dita da Stiles e la mano dalla propria
erezione, un istante per trovare le forsze, i fiati di tutti sospesi,
lo sguardo stralunato ed incerto di Stiles.
E
lui che invece di andarsene, lo prendeva per i fianchi, appoggiava le
sue gambe sulle proprie spalle ed entrava piano, sicuro e dolcemente.
Si
fermò, lo lasciò abituarsi.
Era
maledettamente stretto, Derek strinse gli occhi per non venire subito
e rimase immobile senza respirare schiacciandosi su di lui fino a
raggiungere il suo viso e premere la guancia contro di lui.
Entrambi
sotto sforzo, uno per il troppo piacere improvviso e l'altro per
l'eccessivo dolore.
Derek
l'aveva preparato molto bene e a lungo, era stato meglio di quanto si
era aspettato, però ovviamente faceva male lo stesso.
Maledettamente
male.
Stiles
pensava non sarebbe più tornato a respirare. Stringeva gli occhi
senza avere la consistenza di sé stesso, del copro, di nulla.
Si
era sentito lacerare.
Poi
piano piano tornò a sentire là sotto, fino a raggiungere il viso a
cui appoggiava quello di Derek.
Quella
sensazione di calore lo fece tornare, si mosse con le braccia
avvolgendogli la vita, risalì la schiena e raggiunse la nuca.
-
Continua... - Mormorò baciandogli il collo.
Derek,
ricoperto di brividi, riprese a muoversi lentamente. Si sentiva
meglio anche lui, ma mano a mano che andava avanti e che entrava
sempre di più, dopo essere uscito ed essere tornato, ad ogni
affondo, ad ogni spinta, si sentiva sempre più trascinato altrove.
Trascinato in un posto molto diverso da quello.
Stringeva
gli occhi e vedeva tutto così chiaro, non c'erano forme e figure.
C'era solo il bianco.
Era
stato in quel posto quando era quasi morto per salvare Cora. Solo
allora si ricordò d'aver incontrato Stiles.
Lo
incontrò di nuovo ed invece di esserne turbato come l'altra volta,
sorrise rilassato e dolcemente, capendo che anche se gli sembrava
l'idea peggiore, quella di unirsi a lui proprio ora, era in realtà
stata forse la migliore.
Dopotutto
era giusto, si disse muovendosi in lui lasciandosi prendere dal
piacere puro ed intenso.
Lo
amava ed anche Stiles lo amava.
Forse
l'avrebbe lasciato per proteggerlo, ma avrebbero avuto quel potente
ricordo che li avrebbe ancorati alla loro umanità.
Poi
si fermò, aprì gli occhi e lo guardò turbato per quel pensiero.
Lui
era un licantropo, era mezzo lupo e mezzo umano.
Ma
Stiles era completamente umano, non aveva bisogno di un'ancora che lo
mantenesse umano.
Però
le sue labbra lo baciarono pensando che fosse spaventato dall'idea di
fargli troppo male, gli carezzò la nuca ed il collo e lo strinse a
sé scivolando con le gambe intorno alla sua vita a cui si allacciò,
questa posizione fu anche migliore per Derek che tornò a muoversi.
Non
poteva dire che era davvero piacevole, per Stiles. Era la prima e di
certo la prima non era piacevole per nessuno. Ma stava facendo
l'amore con Derek ed era anche così delicato che lo stava rendendo
sopportabile.
Non
piacevole, ma era speciale, era bello perchè era lui.
Un
giorno lo sarebbe stato.
Unicamente
piacevole.
Un
giorno sarebbe stato tutto così perfetto che avrebbero avuto
l'orgasmo nello stesso momento.
Un
giorno...
-
Ti amo Derek... - Disse Stiles trasportato da quel che provava e
dalla consapevolezza che era quello, il momento perfetto.
Derek
non si controllò di nuovo e proprio mentre stava raggiungendo
l'apice, lo guardò immerso nel piacere e mormorò:
-
Ti amo anche io, Stiles. - Stiles pianse soffocando le lacrime contro
la sua spalla e Derek, con un'ultima spinta possente, venne a sua
volta.
Attraversato
dalle scariche di piacere intenso, ebbe la certezza che quella
sarebbe stata la sua unica sola ancora. La più giusta.
Stiles
e quel sentimento, ora, erano il suo lato umano.
Poi,
uscendo da lui e crollandogli sopra per un secondo di sfinimento,
ripeté all'orecchio:
-
Ti amo. - Perchè non sapeva cosa avrebbe fatto, questo non sarebbe
stato comunque cancellato.
Stiles
si asciugò le lacrime e sorrise baciandogli l'orecchio.
-
Anche io. - Risalì sulla guancia. - E qualunque cosa succeda, tu
dovrai sempre tornare. Se io avrò bisogno tu tornerai. Io so che
tornerai. - Derek, sorpreso, lo guardò prima di farlo arrivare alle
sue labbra.
-
Cosa stai dicendo? - Era come se Stiles sapesse qualcosa sul futuro
che lui ignorava. Si sentì molto turbato, in quel momento. Inquieto.
-
Se deciderai di andartene per proteggermi, sappi che la protezione
non avrà senso se non tornerai quando io avrò bisogno. - Derek lo
guardò dritto negli occhi, sempre turbato e sorpreso.
-
Lo sai che è così. - Disse risparmiandosi la stucchevole parte in
cui glielo diceva.
Stiles
sorrise.
-
Promettimi che quando avrò bisogno di essere salvato, tu verrai e mi
salverai. -
-
Io non ho deciso cosa fare... - Disse Derek allora senza capacitarsi
di quel dialogo.
Stiles
però sorrideva sicuro e sereno.
-
Sì che l'hai deciso. Hai fatto l'amore come se fosse l'ultima volta.
- Derek non riuscì a respirare per un istante e Stiles lo carezzò
sul viso, dolcemente. - Promettimi che verrai a salvarmi quando ne
avrò bisogno. -
-
Non ti succederà mai niente senza di me. - Stiles, ostinato, ripeté:
-
Promettimelo lo stesso. - Derek allora annuì sempre turbato.
-
Lo prometto. - Poi si stese sulla schiena e se lo portò sopra,
Stiles si accoccolò sul petto mentre Derek alzava le lenzuola per
coprire entrambi. Non era chiaro. Qualcosa non tornava. Qualcosa era
strano.
Ci
ripensò mentre le dita gli carezzavano la schiena nuda.
-
Non sono davvero sicuro di quel che devo fare, Stiles. Non ne ho
idea. Se me ne vado per proteggerti, perchè con me tutti prima o poi
soffrono e finiscono male, perchè ti ho portato solo guai uno dietro
l'altro, non so nemmeno se sono in grado di starti lontano davvero.
Però potrebbe essere inutile. Dopotutto i guai ti trovano anche
senza di me... - Stiles si strinse nelle spalle.
-
In ogni caso la promessa sarà sempre valida. -
-
Sai, quando dovevo andarmene con Cora avevamo deciso di andare dove
lei ha vissuto fino ad ora, per sei anni. - Disse Derek confidandosi
con lui, sentendosi stranamente in vena di farlo.
-
E dove sarebbe? -
-
In Corea... abbiamo dei parenti là. Ci possiamo fidare. Penso che
lei vorrebbe tornare là, ha detto che è stata molto bene in questi
anni. Qua con me anche lei è una che rischia. - Stiles capì che era
un modo per prendersi tempo e riflettere lucidamente, lontano da
tutto.
-
Portacela e prenditi questo tempo per capire cosa credi sia meglio
fare. Però ricorda... - Stiles alzò la testa e lo guardò serio e
risoluto. - ricorda la promessa. -
Derek
lo guardò ancora sorpreso, era maturato tutto d'un colpo?
Beh,
non aveva passato dei momenti facili. Certe cose segnavano e ti
obbligavano a crescere, lui stesso si sentiva profondamente cambiato.
-Come
fai a lasciarmi andare dopo che mi hai detto che non vuoi che ci
separiamo? - Stiles alzò ancora le spalle, ma non tornò giù sul
suo petto, rimase a guardarlo.
-
Perchè so che tornerai. Questo viaggio ti farà capire quanto sei
idiota ad andartene per fare l'eroe solitario. Non resisterai senza
di me e la consapevolezza che io sarò qua a combinare chissà quali
e quanti guai, ti farà tornare di volata! - Stiles scherzò ma
ovviamente pensava quello che diceva e Derek non poteva dargli torto,
verosimilmente sarebbe successo proprio così. - Non puoi vivere
senza di me! - Disse poi sempre scherzando, sempre pensandolo.
Derek
sogghignò e gli lasciò un piccolo morso sulla mascella, niente di
doloroso.
-
Sei un presuntuoso! -
-
Ho imparato dal migliore! - I due risero e si pizzicarono ancora un
po', poi si spensero, sospirarono, tornarono stesi uno sull'altro,
accoccolati dolcemente, e solo allora Stiles ripeté, questa volta
sul serio.
-
So che tornerai. Per questo ti lascio andare. Ricordi il 'se non ti
fidi tu, non mi fido nemmeno io?' - Il famosissimo dialogo in
piscina. Derek annuì. - Mi fido, so che tornerai. Ho sentito che
tornavi quando eri dentro di me. Non volevi fare l'amore, però l'hai
fatto perchè è stato più forte di te, perchè mi ami. Tornerai. -
Stiles era davvero molto sicuro e deciso, era granitica in lui quella
convinzione e a Derek piacque, visto che era lui invece quello
incerto. Decise di fidarsi di quello che aveva sentito e decise di
non farsi altre domande.
Adagiandosi
nel sonno, fra le sue braccia, si girò di nuovo invertendo per
l'ennesima volta le posizione, mettendo Stiles sotto di sé per
poterlo usare come cuscino, appoggiò la testa sul suo stomaco e gli
si raggomitolò tutto intorno, proprio come un lupo col proprio
padrone.
Nel
sonno, senza dargli risposta alcuna, si ricordò di un sistema da
lupi per comunicare coi morti e si ricordò che un ramo della sua
famiglia aveva insistito per tenersi le zanne di sua madre Talia.
Poi,
sempre ormai verso il sonno profondo, si ricordò che quel ramo della
famiglia doveva proprio essere quello che viveva in Corea e che aveva
cresciuto Cora per questi anni.
Fu
allora che prese quella decisione.
Un
piccolo viaggio per riflettere da solo e poi chiedere consiglio a sua
madre su cosa fosse giusto fare.
Rasserenato
dall'idea di poter avere l'unico consiglio che avrebbe potuto
accettare, di cui si sarebbe fidato ciecamente, si lasciò andare ad
un sonno senza più incubi e tormenti.
Col
cuore di Stiles che batteva nell'orecchio. Calmo. Sicuro. Suo.