CAPITOLO
LVIII:
NEL
BISOGNO
Non
gli aveva ancora detto nulla, aspettava la chiamata di Stiles che gli
dicesse che era andato tutto bene, l'aspettava frenetico mentre era
impegnato coi gemelli e con l'antidoto per il veleno immesso nei loro
corpi coi proiettili all'aconito.
Si
chiedeva perchè gli ci volesse tanto per recuperare Lydia, si diceva
che non c'era motivo per perdere così tanto tempo, ma sapeva bene
perchè tardavano.
Sapeva
bene cosa c'era in mezzo.
C'era
un nogitsune affamato di caos e lotta, anche se era solo, si sentiva
intoccabile e comunque era potente. Ma da solo... davvero pensava di
tenere testa a tutti da solo?
Sicuramente
non li avrebbe affrontati tutti, era impensabile. Derek cercava di
farsi mille scenari possibili, mentre metteva la polvere sulle varie
ferite di Aiden ed Ethan.
Quando
concluse, gli rimase solo da chiudere quelle meno profonde che li
avevano colpiti di striscio.
Si
stava per attrezzare anche per quello, quando la porta in metallo del
suo loft scorse attirando la sua attenzione.
Il
cuore rallentò mentre guardando avanti a sé cercava di capire se
dovesse preoccuparsi od emozionarsi.
Chiuse
gli occhi quando percepì il suo odore inconfondibile e l'enormità
delle sue emozioni lo devastò.
Dimenticò
totalmente i gemelli davanti a sé che si lasciarono cadere sul
divano, si girarono a loro volta per vedere chi era arrivato senza
dire mezza parola.
Quando
lo videro impallidirono.
Sostenuto
da una preoccupata Kira, c'era Stiles.
Uno
Stiles che a stento si reggeva in piedi e che sembrava anche peggio
dei gemelli, in quanto a cera.
Derek
lo percepì subito il suo malessere, capì che stava peggiorando
molto, che era al limite estremo di sé, che gli mancava poco.
Si
immobilizzò nel guardarlo in quelle condizioni e non nascose la sua
preoccupazione nemmeno per un secondo.
Rimase
fermo immobile capendo che c'era altro, oltre ai problemi fisici che
aveva.
“Sta
morendo, ma non è questo... non è questo che lo sta angosciando
fino al punto da sperare di morire sul serio... Dio mio, sta sperando
di morire... lo sento, lo sento benissimo!”
Derek,
sconvolto come poche volte si era sentito a quei livelli, mosse mezzo
passo verso di lui terrorizzato dall'idea di venire a sapere cosa era
successo, chi... a chi era successo qualcosa.
Perchè
mai Stiles voleva morire?
Perchè?
Chi era morto?
Per
un momento si raggelò pensando a Scott.
Se
era con Kira ed anche lei aveva quella faccia, non potevano esserci
altre spiegazioni.
Stiles
si staccò da lei e traballò verso di lui, gli occhi riflessi di due
laghi notturni, laghi in tempesta, laghi sommersi da una pioggia
incessante.
Derek
lo prese al volo allargando le braccia, prima che cadesse.
Non
aveva uno straccio di forza, ma quel silenzio, quel silenzio che non
era da lui.
E
quegli occhi. Sempre così espressivi.
Si
ricordava gli occhi della volpe, così non da Stiles. Quelli lì sì
che erano occhi da Stiles. Occhi tramortiti, occhi che cercavano di
piangere a dirotto, ma che erano bloccati da qualcosa.
Forse
la consapevolezza che le lacrime avrebbero reso tutto reale.
Quando
lo prese fra le braccia, prima di stringerlo a sé lo guardò in
viso. Tutti gli altri immobili intorno a guardarlo senza parole,
consapevoli che era successo qualcosa.
-
Stiles... cosa... - Aveva una tempesta apocalittica dentro e gliela
stava trasmettendo tutta, non gli servivano parole se non per un
nome.
Stiles
trovò la forza di dirlo e fu lì che lo rese reale.
-
Allison. - Derek capì che non servivano conferme su cosa intendesse.
C'era
un solo significato a tutto quello.
Lo
strinse forte a sé e solo allora le lacrime vennero liberate, solo
allora il mondo scivolò via, sfumò, tutto venne strappato, fatto a
pezzi, smembrato.
Per
Derek, sentire a pieno lo stato d'animo disperato di Stiles fu come
vivere ogni cosa lui stesso. Non ebbe modo di elaborare la cosa da
solo, perchè Stiles stava così male da pensare che forse non
sarebbe stato possibile ricomporlo.
Capì
immediatamente perchè si sentiva in quel modo e sollevandolo da
terra, lo portò su per le scale, nell'altra camera del loft che era
stata di Isaac e poi di Cora.
Lì
c'era un altro letto ed era una camera separata dal resto.
Prima
di sedersi, gli prese le gambe e se le alzò intorno alla vita, senza
malizia o altri scopi dietro.
Stiles
gli si aggrappò come un piccolo bambino bisognoso di cure ed
affetto.
Derek
si sedette sul letto e tornò a cingergli la vita, le mani
carezzavano la sua schiena e la nuca, il suo viso nascosto contro il
collo, i respiri corti, la pelle che si bagnava delle sue lacrime.
-
Non è colpa tua. - Mormorò piano sapendo qual era l'unica cosa da
dire, ciò che lo stava ossessionando.
Stiles
trattenne il fiato e si trovò a mordere il collo di Derek dalla
disperazione. Questi non si mosse, non lo fermò e non si ritirò.
Dopo un po' smise, si separò e respirò scivolando con la fronte sul
suo petto, incurvandosi su di lui, facendosi sempre più piccolo.
Riusciva
solo a piangere, singhiozzare e scuotere il capo.
Dopo
un po', alle carezze di Derek, le parole uscirono come fiumi.
Solo
lui avrebbe potuto sbloccare quell'enorme masso che lo schiacciava
impedendogli di parlare, piangere, sfogarsi.
-
Quando mi sono ripreso Lydia piangeva, io gli ho chiesto cosa fosse
successo e mi ha detto Allison, non è servito altro. Non
dimenticherò mai il suo dolore. La colpa mi ha colto come un pugno
allo stomaco, è stata la prima cosa che ho pensato. Se non fosse
stato per me... se non fosse stato per me non sarebbe successo nulla,
nulla! Lo spirito ha posseduto me, io non l'ho contrastato! Sentivo
tutto, ero lì. Ero lì cosciente! Ho sentito la mia mano rigirare la
spada in Scott, ho sentito tutte le volte che ferivo qualcuno... ho
sentito... ho sentito quando abbiamo fatto l'amore... e tu che non
capivi se ero io o no... ed io che gridavo furioso e geloso che non
ero io, non lo ero! Non sono mai riuscito a fare niente, mai! Anche
quando la volpe si è addormentata, era sempre lì ed io alla casa
dell'eco ho incontrato Malia ed era tutto confuso, era come se tutto
quello che succedeva mi portasse ad avvicinarmi a lei, come se la
volpe lo volesse... Derek, ho fatto sesso con lei, non me ne sono
nemmeno reso conto... era come essere ancora controllato da lui,
influenzato... io non... non so cosa ho fatto! Ho fatto cose che...
non ho idea di come ci sono arrivato, non ho idea di niente... ed
ora... ora Allison... come non posso dire che sia morta per colpa
mia? Lui aveva il mio corpo, si è separato da me, ha preso una parte
del mio corpo per farle del male! - Derek pensò che non si sarebbe
mai fermato e che di sensi di colpe ne aveva troppi.
Non
si vedevano da svegli e coscienti da molto, farlo ora in quel modo
era strano e sconvolgente, voleva potersi concentrare sulle
sensazioni belle, poterlo toccare ancora, anche se aspirava da lui un
sacco di dolore, anche se lo sentiva sempre più fragile, sempre più
in pericolo. Così freddo... Dio, era così freddo... però quel
dolore interiore era peggio di quello fisico.
Come
poteva alleviarlo?
Stiles
elencò confusamente tutto quello che aveva provato, pensato, fatto,
sentito, ogni colpa, ogni cosa... non era in grado di fermarlo, ma
forse non poteva.
Forse,
si disse Derek mentre gli carezzava le braccia, le spalle, il viso e
poi tornava giù a cercargli le mani cercando di scaldarlo, poteva
solo lasciare che tirasse fuori tutto e dicesse ogni cosa.
-
Credo che sia giusto... credo sia giusto morire... se questo fermerà
altre morti, è giusto! - Derek non si stupì che Stiles pensasse la
sua stessa cosa, ovvero che lui e la volpe erano connessi fisicamente
e se uno moriva, sarebbe successo anche all'altro.
Ma
in quel momento si ribellò lui stesso a quel pensiero.
-
Smettila! - Disse secco, solo allora il flusso distruttivo di Stiles
si fermò. Si sospese, le lacrime agli occhi, il viso sconvolto, le
occhiaie rosse e scavate, l'aria terribile.
-
Non permetterò che tu muoia! E nemmeno Scott lo permetterà! Non
sarà quella la soluzione! Mai! Toglitelo dalla testa! Scott ha
sempre fatto in modo di salvare i suoi amici, non smetterà ora che
sei tu, quello da salvare! Ti salverà e lo aiuterò anche io!
Nessuno, nessuno permetterà che tu muoia! Non sappiamo nemmeno se è
così, se la connessione funziona in quel modo! Può anche essere di
no! Può essere inutile! Smettila di credere di sapere tutto! Pensi
di essere tanto intelligente, ogni volta, pensi che le tue soluzioni
siano le migliori! Ma ti sbagli! Spesso dici solo un mucchio di
stronzate! Chiudi quella bocca! - Tuonò infervorato sempre in uno
dei tipici modi in cui era abituato a parlargli.
'Sta
zitto!' era la cosa che gli diceva più spesso.
Questo
funse da calmante, Stiles smise di agitarsi, il panico che si
affacciava tornò indietro e realizzò con lucidità che fasciarsi la
testa prima di romperla era inutile. Derek aveva ragione, nessuno gli
avrebbe permesso di sacrificarsi.
-
Non lo farò. - Disse allora riportando la calma ad un momento molto
teso. Derek tornò a respirare e Stiles, che lo guardava negli occhi
seduto su di lui, a cavalcioni, lo sentì e fu bello. - Però se
uccidendo la nogitsune morirò anche io, sarà giusto così. Non
voglio che vi fermiate! In nessun caso! - Derek voleva ancora dargli
una testata, ma pensò di non poter pretendere la luna.
-
Tanto non ti permetterò di morire! - Ringhiò imbronciato. Stiles
fece un sorrisino trovando uno spiraglio di benessere in quel momento
insieme. Gli era parso di morire dentro, prima che fuori. Fino a quel
momento lì.
Fino
a quando aveva rivisto Derek,
Ora
stava tornando a vedere tutto in una prospettiva più giusta.
-
C'è da considerare che in passato quando il corpo del suo precedente
ospitante è stato ucciso, quello è uscito in una mosca, non è
morto sul serio... - Disse riattivando la mente che tornò a lavorare
ai suoi soliti ritmi.
Derek
lo preferiva di gran lunga così e mentre le mani tornavano sulle
braccia e poi si spostavano sulla schiena carezzandolo sempre per
scaldarlo, mentre gli toglieva un po' di dolore pensando di non farsi
accorgere, rispose:
-
Dici che potrebbe essere semplicemente impossibile ucciderlo? -
Stiles sentì il sollievo e si rilassò, sospirò, chiuse gli occhi e
gli prese le mani intrecciando le dita.
-
Smettila... - Disse. Derek lo ignorò e continuò. - Dico solo che
devo parlarne con la mamma di Kira, la kitsune precedente... forse
lei ne può sapere di più... se sia possibile ucciderlo o no... -
Derek continuò a tirargli via il dolore dalle loro dita intrecciate
e Stiles cercò di togliere le proprie invano.
-
A cosa stai pensando? - Chiese percependo un'idea nascente.
-
Penso che una volta è stato imprigionato, forse può esserlo ora...
ma devo saperne di più... - Derek annuì, per una volta era
d'accordo con lui.
-
Va da lei e parlane, allora. Io intanto finisco coi gemelli e poi ci
uniamo a voi... - Stiles annuì tentando ancora di sfuggire alle sue
mani.
-
Derek! - Lo riprese allora. Derek inarcò innocente le sopracciglia
fingendo di non capire, mentre continuava a togliergli dolore dalle
mani unite. - Smettila! - Così alzò le spalle sminuendo il tutto.
-
E perchè mai? - Stiles strinse le labbra e sospirò.
-
Perchè so che ti fa male! - Era vero, farlo a lungo debilitava
molto, ma per lui era capace di fingere bene e sopportare ogni cosa.
Infatti
si limitò a baciarlo per zittirlo, allargando le braccia ai lati.
Stiles scosse il capo e si arrese.
Aprì
le labbra e solo in quel momento, solo mentre lasciava che Derek
succhiasse il suo facendosi strada nella bocca, si rese conto di
quanto, quanto gli fosse mancato.
Quella
era l'aria, si disse risalendo dall'apnea più lunga mai provata.
Quella
era la vita.
Era
ancora in sé, era ancora cosciente, era ancora vivo. Ed era lì con
lui in quello che forse poteva essere un ultimo regalo.
Non
aveva del tutto accantonato l'idea che potesse morire. Non gli
importava. Andava bene così.
Allison
era morta, tanti avevano pagato.
Chiuse
gli occhi e si abbandonò a quello che poteva essere l'ultimo regalo
della propria vita.
Aprì
e gli andò incontro con la lingua, trovò quella di Derek, si
intrecciò a lui, si carezzarono, si unirono. I loro sapori di nuovo
una sola cosa.
Il
mondo girò vorticosamente intorno a loro e le energie rifluivano,
come se si riequilibrassero.
Dopo
alcuni secondi Stiles riuscì a sfuggirgli dalla presa, gli avvolse
le braccia intorno al collo e strinse.
Era
di nuovo lui a farlo, erano di nuovo loro a sentirsi, toccarsi,
baciarsi, stringersi. Loro per davvero.
Non
l'avrebbero mai dimenticato, qualunque cosa sarebbe successa.
Stiles
poi gli prese il viso fra le mani e lo separò, pochi centimetri a
separarli.
-
Ricordi quando mi hai lasciato per proteggermi dal branco di alpha
che ti girava intorno? - Derek annuì. - Ho pensato se fossimo nati
per morire. Se io e te, dopotutto, qualunque sforzo avremmo fatto,
comunque saremmo finiti per morire lo stesso in un modo o
nell'altro... e allora, mi sono detto... a cosa serve lasciarci per
proteggerci? - Era stato un pensiero elaborato nel tempo, dopo che
aveva capito il motivo per cui Derek l'aveva lasciato.
Derek
rimase colpito da quel pensiero, non si scostava dal proprio di
quella volta.
-
L'ho capito dopo... che non serviva lasciarci, perchè i rischi che
correvamo insieme in un modo o nell'altro finivamo per correrli
separati... ma che cambiava solo una cosa... -
Stiles
sapeva a cosa si riferiva.
-
Nel mezzo ne vale la pena... vivere le cose insieme... anche quelle
brutte. - Derek ora l'aveva capito, quando si era trovato ad
impazzire nel cercarlo in lungo ed in largo.
Appoggiò
la fronte alla sua e sospirò chiudendo gli occhi, le mani alla vita
che l'accarezzavano attraverso la maglietta.
-
E' l'unica consolazione. - Concluse. Stiles sorrise ed annuì.
-
Ti è arrivato il mio messaggio? - Derek corrugò la fronte e si
separò per guardarlo in faccia.
-
Quale? - Pensava a quello col telefono, di essersene perso uno.
Scosse
il capo.
-
La scacchiera... - Derek si ricordò e realizzò illuminandosi.
-
Sapevo che c'era un tuo messaggio da qualche parte, ma non capivo
quale fosse... - Stiles sorrise ironico e malizioso.
-
Era per dirti che ero ancora lì. Che c'ero. - Derek corrugò la
fronte senza capire.
-
E come... -
-
Negli scacchi la pedina più importante è il re... - Al resto ci
arrivò da solo.
Se
quella era la sua scacchiera e quindi il suo messaggio, era ovvio a
cosa si riferisse.
Derek
era il re. Era il re per Stiles. Era la persona più importante per
lui.
Niente
altro.
Derek
sorrise compiaciuto e lo abbracciò, conscio che potevano di nuovo
essere le ultime volte.
Avrebbe
fatto di tutto per impedirlo.
-
Lo sentivo... che ci doveva essere... - Ora era Derek a nascondere il
viso contro il suo collo. Rimasero così per un po', poi vennero
chiamati da uno squillo di Kira al telefono di Stiles.
A
malincuore dovettero separarsi.
Derek
aiutò Stiles ad alzarsi, barcollò, per cui lo condusse sotto, prima
di essere visibile da loro, lo trattenne e guardandolo risoluto,
disse:
-
Ma tu lo hai ricevuto il mio messaggio? - Stiles, perso per un
momento, si chiese a cosa si riferisse. Poi capì e si illuminò in
un sorriso che era solo per lui. Annuì.
-
E' stato molto bello, comunque... dovremmo rifarlo... - Si riferivano
a quando avevano fatto l'amore.
Derek
si era lasciato possedere da Stiles, cosa che non avrebbe mai potuto
fare con anima viva.
-
Non ero sicuro che fossi tu, ma ho pensato che se eri lì dentro, in
ogni caso valesse la pena provare a dirtelo... -
Stiles
strinse la mano sulla sua.
-
Mi hai aiutato a rimanere cosciente. A volte era come se mi
schiacciasse, ma sentivo che era importante rimanere quanto più
potevo in superficie. Mi hai dato una forte scossa facendo l'amore
con me in quel modo... - Derek annuì.
-
Era quello che volevo. - Con questo non si dissero altro, ogni cosa
sarebbe stata superflua.
Dopo
Stiles andò con Kira dai suoi genitori che gli diedero qualcosa per
riprendersi, discussero sulle possibili mosse da fare per poi andare
da Deaton con Scott e Lydia e fare l'ennesimo piano. Che speravano
sarebbe stato l'ultimo.
E
l'ultimo sarebbe stato.
Stiles
pensava che con il nogitsune sarebbe morto in qualche modo anche lui.
O meglio pensava che uccidendo il proprio corpo doppio, sarebbe morto
lui stesso.
Per
cui quando si avviò a scuola per completare il piano, si fermò un
istante guardando Scott.
Aveva
salutato Derek, era pronto a farla finita, se necessario.
Andava
bene.
Derek
doveva arrivare da un momento all'altro, ma questo non toglieva le
sue granitiche idee.
Morto
uno, moriva anche l'altro.
Così
pensò che quanto meno un piccolo saluto anche a quello che era un
fratello, glielo doveva.
Più
che altro lo voleva.
Era
stato tutto molto veloce ed incalzante, dal momento in cui avevano
capito come fare a quando si erano mossi per attuare il piano, era
stato tutto frettoloso.
Voleva
salutare Scott, Lydia... persone che contavano molto.
Sperava
anche di vedere Derek un'ultima volta.
Però
non riusciva ad esserne angosciato, dalla propria stessa fine.
La
vedeva come una redenzione, il minimo per tutte le morti che aveva
causato.
Aveva
sentito tutto, visto tutto, provato tutto.
Aveva
gridato provando a fermarlo, ma non era mai servito, mai.
Per
cui quando provò a fare il proprio congedo con l'intenzione di avere
un momento con loro, Scott lo fermò in tronco, lo guardò severo e
capendo dove voleva andare a parare perchè lo conosceva, disse:
-
Siamo qua per salvarti! - Non avrebbe ammesso repliche, e Stiles
decise che anche quello potesse essere un saluto, dopotutto.
Scott
che si ostinava a salvarlo a tutti i costi e che rifiutava una sua
fine.
Lydia
l'aiutava a camminare perchè non riusciva a reggersi e proseguendo
verso la scuola, si guardò intorno alla ricerca di Derek.
Derek
e Lydia, strana accoppiata pensò brevemente con ironia.
Un
tempo aveva pensato d'amare Lydia, poi era arrivato Derek a
mostrargli cos'era il vero amore ed aveva capito che per lei era un
altro tipo di amore, più un enorme affetto. Avrebbe dato la vita per
lei e spesso, dopo Derek, era la sua ancora. Lo era stata spesso.
Contava molto.
L'aveva
fatta soffrire tanto, aveva in qualche modo contribuito ad uccidere
la sua migliore amica, non era stato in lui, non aveva mosso la spada
né comandato l'oni di ucciderla, però in qualche modo era stato lui
lì nel mezzo. Lui.
Non
si sarebbe mai perdonato.
O
forse sì.
Forse
per lui poteva esserci un altro tipo di redenzione.
Una
redenzione portata dal salvarli nel momento decisivo, con le sue
intuizioni, sentendo al momento giusto la cosa giusta.
Proprio
quando aveva provato ad uccidersi, l'aveva capito.
Era
stato come se la propria mente si fosse aperta e per un istante
successe qualcosa in lui.
Come
una luce non accecante, ma una luce strana.
E
capì cosa dovevano fare.
Capì
che la lotta che stavano facendo col nogitsune e gli oni, non era
vera.
Il
nogitsune era nella versione da allucinazione, non era nei panni del
sé stesso.
Capì
che era tutto un'illusione e che se avessero continuato a combattere,
sarebbero rimasti lì in quella dimensione illusoria per sempre.
Capì
che in realtà erano a scuola, dentro, e che non stavano combattendo
con nessuno ma solo sprecando energie.
Naturalmente
un azzardo, ordinare di ignorare gli oni e le loro spade.
Naturalmente
un intuizione delle sue.
Naturalmente
un salvataggio.
La
cosa giusta al momento giusto.
Facendosi
trafiggere dalle spade, uscirono dalla dimensione ritrovandosi a
scuola, vivi e vegeti.
Una
redenzione, dopotutto.
Fu
così che si sentì... non se lo spiegò razionalmente, ma magari
aveva fatto semplicemente la cosa giusta.
Magari
non era morire, la cosa giusta, come aveva pensato da quando si era
ripreso il corpo.
Magari
era restare e combattere.
Non
aveva idea che era stata la stessa cosa che Derek aveva detto ai
gemelli.
Avevano
posto l'idea di lasciare la città ed andarsene convinti che fosse
finita.
Derek
si era arrabbiato, dicendo loro che se volevano la redenzione
dovevano restare e combattere, perchè Scott, che loro volevano tanto
come alpha, rimaneva e combatteva e se non vinceva, continuava
comunque a combattere.
Da
parte sua non avrebbe mai mollato. Mai.
Non
con quello che c'era in ballo.
-
Non permetterò mai, finchè ho forza in corpo, che una delle persone
a me care finisca male! Ci proverò in tutti i modi, a salvarle, a
costo di sacrificarmi! Anche se fosse inutile, lo farei! Parliamo di
gente che amiamo! - Lo disse con una tale forza che nessuno osò
fargli notare che aveva appena ammesso pubblicamente che amava
Stiles.
I
gemelli per quanto incoscienti e coraggiosi fossero, capirono che non
era una cosa da dire e lo guardarono convinti che scappare ora
sarebbe stato un marchio di infamia.
Dopotutto,
come diceva Derek, per chi si amava bisognava provarci.
Derek
non sarebbe mai potuto scappare.
Trovarsi
faccia a faccia con Stiles fu strano, naturalmente era la maledetta
volpe, ma aveva la faccia di Stiles. Osava presentarsi a lui ancora
con il suo viso, era una cosa che lo mandava in bestia.
Aveva
pregato ardentemente d'avere la possibilità di stargli davanti, di
incontrarlo e combatterlo.
Aveva
sperato di vendicarsi per tutto quello che aveva osato.
Molte
cose, in effetti.
Si
era preso molto gioco di lui, non poteva farlo uscire impune.
Eppure
lo distruggeva il fatto che quello fosse il suo corpo.
Come
aveva potuto?
L'aveva
usato, ci era andato a letto solo per testare il loro legame, si era
preso gioco di lui. Non poteva passarci sopra, non esisteva.
Attaccò
senza paura, senza esitare. Gli andò contro sapendo che era una
battaglia contro dei giganti, non avevano modo per abbattere degli
oni e quella maledetta volpe restava inarrivabile.
Voleva
strappargli le budella con le mani, consapevole che non ci sarebbe
riuscito perchè era il corpo di Stiles.
Rischiava
sempre di provocare la morte del suo ragazzo.
Sapeva
che il piano era quello, morderlo e trafiggerlo con la spada, era
sempre un rischio, ma capiva che non c'era scelta.
Era
spaventato, dentro di sé, ma sapeva che non poteva fermarsi.
Era
l'unica chance per battere quella maledetta volpe.
Dovevano
provarci. Non poteva tirarsi indietro.
Era
terrorizzato dal provocare la morte del suo Stiles, ma c'era un altro
modo?
Non
gli avevano chiesto un parere, gli avevano detto che avrebbero solo
imprigionato la volpe quando sarebbe uscita dal corpo di Stiles.
Gli
avevano detto che intendevano morderlo.
Sapeva
che l'avrebbero anche ucciso.
E
se si fosse trasformato anche il loro Stiles?
E
se fosse morto anche lui?
L'angoscia
ingigantiva in lui che non sapeva nemmeno in cosa sperare. Che ce la
facessero oppure no?
Che
finisse tutto in qualche modo o no?
Quanti
rischi correva Stiles?
Tanti.
Troppi.
Tutti.
Ma
sapeva che Stiles non si sarebbe mai perdonato se non ne fossero
usciti con la maledetta volpe imprigionata. In un modo o nell'altro
dovevano farlo.
Poi,
semplicemente, se Stiles fosse morto davvero, lui l'avrebbe
raggiunto.
Del
resto cos'altro gli rimaneva, in quel caso? Davanti ad uno scenario
del genere, la soluzione era una sola.
“Non
sopravviverò mai a lui. Mai.”
E
questo era quanto.