CAPITOLO
LIX:
TROVANDO
L'ANCORA
Dopotutto
l'aveva portato a morire.
Era
venuto disposto a farlo per Stiles ed invece aveva spinto Aiden alla
morte. Aiden che voleva scappare.
Quando
successe, rimase immobile a guardare Ethan salutare il fratello per
l'ultima volta.
Per
un momento pensò che forse sarebbe toccato anche a lui. Avrebbe
potuto salutare allo stesso modo Stiles.
E
se era davvero la fine di tutto, quella?
Se
Aiden ed Allison erano stati gli apri fila?
Quella
volta la battaglia era durissima, era impossibile. Erano morti due di
loro... Stiles era convinto di essere fra questi e doveva avere
l'ottimismo per credere il contrario.
Aveva
detto che si sarebbe sempre alzato per lottare, in ogni caso, sempre
e comunque, ma la verità era che, sentendo il dolore di Ethan,
capiva sulla pelle, capiva nel profondo delle proprie viscere, quanto
si perdeva la voglia di lottare quando una parte di te veniva a
mancare.
“Se
Stiles muore... se Stiles muore in qualche modo... io la voglia di
rialzarmi per l'ennesima volta, come ho sempre fatto in tutti questi
anni, la voglia di continuare a combattere, non ce l'avrò più... se
qualcuno vuole che io rimanga in piedi, non mi deve togliere
Stiles...”
Derek
non arrivava a credere in Dio, ma piuttosto in una Forza Spirituale
che creasse le cose e che muovesse i destini, una sorta di Grande
Spirito per gli indiani, colui che manteneva l'equilibrio nella
natura, unica enorme forza motrice dell'universo.
“Stiles
è la mia unica natura, ormai...”
Derek
chiuse gli occhi cercando di contenere il dolore disperato di Ethan
che salutava il gemello un'ultima volta, un dolore che si rifletteva
nel proprio probabile.
“Senza
Stiles non riuscirei a tornare in me...” Derek si sentì perso e
schiacciato per un momento. Immobile lì fuori dalla scuola. Stava
aspettando che Scott uscisse dalla porta per dirgli l'esito dello
scontro finale con la nogitsune.
Stava
aspettando che qualcuno gli dicesse che ce l'avevano fatta o che era
finita.
Il
fatto che nessuno arrivava, lo stava distruggendo lentamente. Gli
stava togliendo le forze finali e ci fu un momento, un brevissimo
istante, in cui credette che fosse tutto finito.
Che
Stiles non ce l'avesse fatta. Che non uscissero perchè erano tutti
morti o perchè stavano piangendo Stiles.
Ci
fu una frazione di secondo in cui successe e si sentì strappare via
dal proprio corpo, come se la coscienza si facesse in tanti pezzi, la
sua coscienza umana.
Sentì
dentro di sé un urlo potentissimo, furioso, un ruggito ancestrale di
quelli che facevano le bestie feroci senza un'anima.
Senza
un'anima umana.
Si
sentì così, si sentì un lupo senza la parte umana.
Si
sentì selvaggio.
Si
sentì strappato da sé, dall'io umano.
Si
sentì così e capì che senza Stiles non sarebbe davvero più stato
umano.
Si
sarebbe lasciato andare al dolore, per proteggersi, per non soffrire
così tanto si sarebbe rifugiato nella propria parte animale e lì,
nel lato selvaggio, sarebbe rimasto chiuso per sempre senza mai
tornare umano.
Senza
Stiles... Stiles, la sua ancora.
Quando
lo vide uscire dietro a Lydia, tutto si cristallizzò.
Il
proprio cuore smise di battere, l'anima di gridare, la bestia non
strepitava più, il lupo non lo stava divorando.
Il
lato umano tornò forte, sicuro, deciso, calmo.
Stiles
era vivo e stava bene.
Sentì
l'urlo disperato di Lydia nel realizzare che Aiden era morto, la vide
abbracciare Stiles e realizzò che ce l'avevano fatta.
Stiles
era vivo, era lì. Aveva vinto. Lo capì guardandolo, lo percepì a
distanza.
Non
stava più morendo, non aveva un dolore sordo.
Era
lui, stava bene, era in sé.
Avevano
vinto.
Dopo
qualche istante, Stiles accompagnò Lydia da Aiden ed Ethan, si
inginocchiò e si chinò sul ragazzo ormai morto stringendo le mani
sul suo petto, fu una scena che toccò tutti.
Lydia
aveva perso il ragazzo e la migliore amica in quella lotta, una lotta
più cara per lei che per tutti gli altri. Per poco non aveva perso
anche il migliore amico.
Quando
la lasciò andare, Stiles appoggiò la mano sulla spalla di Derek,
accucciato lì accanto.
Una
scena che rievocò un momento molto doloroso per lui, superato da
poco meno di un anno.
Quando
era morto Boyd, Stiles aveva fatto lo stesso gesto per sostenerlo. A
questo Derek si era aggrappato per non affondare, per rimanere in
superficie quando il suo lato selvaggio cercava di avere il
sopravvento, per non soffrire troppo, per non impazzire dal dolore.
Perdere un membro del branco era come perdere un braccio.
Stiles
era stato la sua ancora anche in quel momento.
Sapeva
di amarlo, sapeva quanto importante era, ma non aveva mai realizzato
seriamente fino a che punto.
Con
lui parlava di tutto, si confidava, gli raccontava cose intime e
private.
Era
come un suo consigliere, una guida... un'ancora.
Era
tutto, ormai, per lui.
Gli
mise la mano sulla sua, strinse la presa, sentì un fortissimo
sollievo in quella fine dolce-amara. Dolce in quanto lui era lì e ce
l'aveva fatta, amara in quanto le perdite erano dure da accettare.
Derek
girò il capo e lo guardò, i due si incrociarono con gli sguardi
gravi, cupi, dispiaciuti, significativi.
Fu
lì che lo vide come una sorta di emissario.
Forse
non aveva capacità da emissario, non aveva le conoscenze di un vero
emissario degno di questo nome, però sapeva sempre cosa fare al
momento giusto, aveva le intuizioni, faceva i piani, sapeva le cose
che altri non sapevano, dava le risposte quando servivano,
programmava per tutti. Era comunque una specie di emissario, per
loro.
Prendeva
poi le confidenze personali sia sue che di Scott. Dava i suoi
consigli, il suo parere, provava a porre soluzioni. Come una guida.
E
lo riportava sempre al suo lato umano, come un'ancora.
Stiles
percepì in qualche modo la sua stranezza, non seppe definirlo. Vide
Derek, vide il modo in cui lo guardava e pensava solo che fosse
diverso da prima.
Non
si dissero nulla, lì.
Stiles
e Scott accompagnarono a casa Kira e Lydia mentre Isaac andava con
Chris e Ethan si occupava di Aiden.
Derek
gli offrì il suo aiuto, ma lui lo rifiutò dicendo che ne avevano
usufruito troppo e che se la sarebbe cavata da solo.
Reazione
normale, dopotutto.
A
casa propria, Derek si fece una doccia per scrollarsi di dosso
definitivamente quella situazione.
La
maledetta volpe era finita. Non era possibile ucciderla, ma era
imprigionata e tanto bastava.
Ci
pensò con più lucidità alla questione di Stiles.
Significava
molto per lui, ma guardandolo dal lato del lupo, sembrava sempre più
che Stiles fosse per lui anche una guida.
Sapeva
che se aveva dubbi, domande o soluzioni da trovare, ora si sarebbe
rivolto a lui, questo era una cosa che nasceva spontanea solo con un
genere di persona, per loro licantropi.
La
figura dell'emissario.
Stiles
non era davvero esperto nel settore come Deaton, ma probabilmente era
alle prime armi, poteva diventarlo col tempo.
Uscito
dalla doccia, avvolto nell'asciugamano, decise di provare una cosa.
Gli
emissari, o guide o consiglieri che dir si volesse, avevano una
connessione.
Specie
se erano anche delle ancore, per loro lupi.
Una
connessione interiore.
Nel
bisogno, loro potevano chiamarli. Era una cosa che succedeva solo con
un certo tipo di figure, ovvero quelle più complete degli emissari,
quelle che, per l'appunto, erano anche delle ancore.
Quando
le due cose coincidevano, doveva essere possibile una sorta di
telepatia.
Si
sedette sul letto, chiuse gli occhi, sospirò e si concentrò
svuotando la mente.
Non
l'aveva mai provato perchè non aveva mai avuto una figura simile
nella sua vita.
Stiles
per di più era inconsapevole.
Quando
si sentì calare in una sorta di forma di trance dove tutto il resto
del mondo intorno era lontano e svanito, quando le forme intorno si
fecero confuse, si raddrizzò e si rese conto di essere sfumato in un
altro posto, come un sogno.
Poco
dopo apparve Stiles.
Voleva
testare la sua teoria e capire se era possibile una comunicazione
profonda fra lupo e guida, una guida che faceva anche da ancora.
Una
persona estremamente importante e molto connessa con egli.
Per
cui per capire se era davvero Stiles, doveva fargli una domanda che
avrebbe potuto rispondere solo lui.
E
si ricordò di una specie di incubo che aveva fatto ultimamente.
Lui
che veniva attaccato da dei cacciatori che gli chiedevano di dirgli
dove fosse La Lupa.
Stiles
rimase in ascolto del suo sogno, una cosa che non aveva raccontato a
nessuno e che nessuno sapeva. Se Stiles, venendo da lui, gli avrebbe
detto di questo sogno avrebbe avuto la prova che era lui, che
potevano comunicare così.
-
Se è solo un sogno, perchè sembri così preoccupato? - Chiese
Stiles sedendosi davanti a lui, proteso verso Derek e in pensiero per
il modo in cui gli appariva.
Derek
allora gli fece una domanda che sapeva avrebbe potuto sapere solo
lui.
-
Perchè non ricordo di essermi svegliato. Come si fa a capire se si
sta ancora sognando? - Alla fine Stiles non gliene aveva mai parlato,
gli aveva detto di quel genere di sogni che faceva appena dopo il
nemeton, quando non capiva quando era sveglio e quando dormiva.
Glielo
aveva confidato le volte che erano stati insieme, ma non gli aveva
spiegato i dettagli di come si rendeva conto di essere sveglio o di
dormire ancora.
Erano
cose che lo turbavano molto e non ne parlava moltissimo.
-
Nei sogni hai più dita. - Derek si rese conto che quella sarebbe
stata una prova perfetta. Se, incontrando Stiles gli avesse ridetto
la stessa cosa, allora la sua teoria era reale.
Lui
non ne aveva davvero idea di come lo si poteva capire, non sapeva il
trucco delle dita.
Gli
guardò la mano ed ebbe conferma che quello in quell'istante era un
sogno o meglio erano in una dimensione dei sogni, però questo non
toglieva che poteva essere una reale comunicazione.
Quando
gli prese la mano e gli mostrò che aveva sei dita, si svegliò
tornando in sé.
Era
ancora solo, Stiles non era arrivato. Si sentiva spossato e strano,
come svegliato da un sonno poco riposante, uno di quei sonni non
sonni.
Si
alzò e si riscosse asciugandosi e vestendosi.
Non
sapeva niente della teoria delle dita, se Stiles gliela confermava
poteva essere una prova, ma se gli avesse detto d'averlo sognato
mentre gli raccontava quel sogno, allora era una conferma.
Stiles
aveva instaurato con lui un legame tale da non essere solo il ragazzo
che amava, la sua guida e la sua ancora, ma anche molto di più. Una
connessione interiore, mentale, emotiva.
Girò
per un po' per la stanza, non aveva appuntamento con lui, ma sapeva
che sarebbe venuto dopo essersi assicurato che tutti stessero bene.
Passò
a fissare fuori dalla finestra, andò ad appoggiarsi al tavolo, poi
prese la maglia della tuta di Stiles, quella famosa tuta, e si
sedette sul divano sospirando.
Sperava
fosse tutto reale. Doveva essere reale. Doveva essere così.
La
porta si aprì scorrendo rumorosamente e lui trasalì girandosi verso
di lui, lo guardò e lo vide.
Era
lui, un colorito normale, niente occhiaie, non traballava. Camminava
dritto, chiuse da solo la porta e lo raggiunse con una strana
espressione interrogativa. La sua normale espressione interrogativa.
-
Ehi... - Mormorò piano in saluto.
-
Ehi... - Rispose Derek alla stessa maniera, delicato e
raddrizzandosi. Mise in parte la maglia e attese lo raggiungesse.
Sembrava
un sogno potersi rivedere finalmente così, senza angosce, problemi o
certezze di fine in mezzo.
Avevano
vinto, ce l'avevano fatta, avevano tutti mantenuto le loro promesse
ed erano ancora lì insieme.
Un
vero sogno, dopotutto.
Era
strano per entrambi, come fossero spaventati di rendersi conto che
non potesse essere vero.
Stiles
si sedette rimanendo stranamente silenzioso eppure pieno di cose da
dire e condividere. Derek le percepiva e sorrise consapevole,
divertito.
Il
ragazzo si guardava le mani non sapendo da cosa cominciare, ma Derek
mise un punto chinandosi verso di lui e chiamando il bacio. Stiles si
riscosse e scacciò per un momento tutte le miliardi di parole che
aveva da dire.
Poterlo
fare senza un altro bisogno impellente prima, era bello. Potersi
baciare per salutarsi come prima che le cose si rovinassero.
Incontrarsi
e salutarsi con un bacio senza problemi insormontabili da affrontare.
Era
bello.
Le
labbra si incontrarono, si carezzarono, combaciarono e poi si
aprirono facendo spazio alle lingue che sgusciarono una verso
l'altra. Si trovarono e si ebbero per un istante apparentemente
lungo. La mano di Derek sulla guancia di Stiles e quella di Stiles
sul suo collo.
Scese
sul petto e lo spinse prendendogli la maglia.
Appoggiò
la fronte alla sua e come una volta faceva sempre, si interruppe per
fargli il terzo grado o raccontargli qualcosa di apparentemente non
interessante.
-
Ho fatto un sogno strano... - Derek sapeva di cosa parlava, sperava
fosse quello, sentiva che era così, aveva la certezza. L'aveva avuta
quando l'aveva guardato negli occhi.
Quella
connessione speciale era reale.
-
Ti sei addormentato? - Chiese stupito della cosa. Stiles concordò
con lui che fosse strano ed infatti gli spiegò ironico, separandosi
da lui.
-
Non che sia strano dopo tutto quel che abbiamo fatto aver bisogno di
dormire... ma ovviamente avevo quella di passare qua. Sono stato da
mio padre a vedere come stava e dirgli che era tutto finito, c'è
stato un macello in stazione e Scott mi ha confermato che c'è stato
anche in ospedale. Uno dei tanti fenomeni assurdi inspiegabili a
Beacon Hills... che noi sapremmo bene come spiegare, ovviamente.
Comunque stava bene. Così sono passato da casa perchè dovevo
lavarmi, cambiarmi e poi volevo venire da te. Ero seduto nel letto
dopo la doccia, mi stavo per asciugare e cambiare quando gli occhi mi
sono diventati improvvisamente pesanti. È stato come un colpo di
sonno e nel dormiveglia ho giurato di sentire la tua voce che mi
chiamava.
Quando
mi sono girato eravamo negli spogliatoi a scuola e c'eri tu seduto
che mi confidavi un sogno, mi hai raccontato che dei cacciatori
arrivavano a chiederti dove fosse La Lupa e che poi cominciavano a
sparare, mi hai detto che ci sono diversi modi per diventare
licantropi, nel mito. Ne abbiamo parlato. - Ovviamente gli stava
dicendo per filo e per segno quello che era successo e mano a mano
che andava avanti con la sua solita parlantina, Derek si sentiva
sempre più contento.
-
Mi hai detto che non sapevi come ci si rendeva conto se si stava
ancora sognando perchè non ti ricordavi di esserti svegliato. Così
ti ho detto che nei sogni si avevano più dita, tu hai preso la mia
mano e hai visto che ne avevo sei, così mi sono svegliato. -
A
quel punto Derek disse spontaneo.
-
Anche io. - Fermando di colpo Stiles dal continuare a parlare ancora
a macchinetta. Il suono della sua voce che raccontava cose, gli era
mancato enormemente.
Ridacchiò,
anche il bloccarlo gli era mancato. Faceva delle espressioni così
assurde!
Stiles
capì subito che c'era qualcosa dietro, che lo stava prendendo in
qualche modo in giro.
-
Che cosa? - Chiese con voce stridula ed accusatoria. Derek accentuò
il ghigno, si stiracchiò e come se fosse una cosa normalissima,
disse:
-
Ho provato a fare una cosa... mi era venuto un dubbio, un'intuizione.
Ed avevo ragione! - Stiles ovviamente non stava più nella pelle e
guardandolo interrogativo aprì la mano come per invitarlo a
continuare. Derek fece poco il prezioso, era contento di dirgli
quella cosa anche se non sapeva come poteva prenderla.
-
L'ho capito quando ho creduto che eri morto. Ad un certo punto,
quando è morto Aiden, ho pensato che eri morto anche tu. Non so
perchè, il dolore di Ethan in qualche modo me l'ha fatto pensare. Mi
sono sentito strappare letteralmente via dalla mia parte umana. È
come se in me stesse per avere il sopravvento quella selvaggia.
Sentivo che non sarei più tornato in me. Poi tu sei arrivato, ho
visto che eri sano e salvo e sono tornato. Ho capito che eri la mia
ancora. Poi ci ho pensato meglio. Sei di più. - Stiles un po' era
imbarazzato, un po' godeva. Erano cose molto belle ma anche delle
vittorie. Anche se non capiva cosa c'entrava con quello che era
successo.
-
Lo so che sono indispensabile, io te lo ripeto dal primo giorno che
ci siamo incontrati, ricordi quando mi hai guardato come per
sbranarmi? Sapevo che ero utile! - Derek fece un sorrisino ma lo
ignorò continuando.
-
Sei diventato il mio ragazzo, la persona che amo. Sei molto
importante, ma non solo. Ti confido certe cose personali, mi aiuti a
risolvere problemi e dilemmi... sei una specie di guida, un
consigliere, a volte... - Stiles capì a cosa stava mirando e lo
disse per lui.
-
Come un emissario? - Derek sapeva che ci sarebbe arrivato ed annuì
con un sorriso orgoglioso di quello. Gli piaceva l'idea che Stiles
fosse il suo emissario, o guida che dir si volesse.
Anche
a Stiles, ovviamente. Lo sentì scaldarsi, andare a fuoco e poi voler
saltare letteralmente di gioia. La felicità che sentì provenire da
Stiles in quel momento lo ubriacò, ma rimase sorpreso nel vederlo
fermo... forse per poco.
-
Sì, come un emissario... io penso che tu possa essere il mio... solo
che sei alle prime armi e molte cose le imparerai col tempo. Ma le
basi ci sono... -
-
Ma... ma come... come funziona? Perchè? Lo si decide? Lo si sente?
Io mi sono sempre chiesto come... - Derek sapeva che poi sarebbe
partito con la raffica di domande.
-
Non ci si sceglie. Quando un legame diventa profondo e quella persona
comincia ad aiutarti, a guidarti, a consigliarti e a fare certe cose
particolari per te, allora quello è il tuo emissario. Però è un
po' più complicato di così perchè gli emissari sono tali perchè
hanno delle conoscenze particolar,i sanno molte cose sul
sovrannaturale... tu ora sei alle prime armi, però la connessione
con me è così profonca che... -
-
Che ci possiamo incontrare nei sogni? Cos'era quello? - Derek allora
si fece serio e provò l'ultimo test.
-
Stiles, è vero che si capisce di stare sognando quando si hanno più
dita? - Stiles annuì. - E' una cosa che non sapevo, me l'hai detta
tu. -
-
Ma allora quello cos'era? - Stiles voleva capire, come sempre, ma
Derek continuava a fare il misterioso, come sempre.
-
Ho pensato che siccome sei anche la mia ancora, oltre che la mia...
guida diciamo... - Si vergognava a dire certe cose, le trovava
sentimentali.
-
E visto che sono anche il tuo ragazzo, immagino... - Derek annuì.
-
Insomma, ho capito che la nostra connessione era molto più profonda
di quella che c'è comunemente fra lupo e guida, sei anche la mia
ancora e la persona che amo... - A Stiles faceva sempre un certo
effetto sentirglielo dire.
Un
gran bell'effetto.
Paradisiaco.
-
Per cui possiamo comunicare telepaticamente? - Derek si strinse nelle
spalle.
-
Era una teoria, non sapevo nemmeno se fosse possibile. Non so se
qualcuno l'ha mai sperimentata... però ci ho provato. Ho provocato
uno stato di trance e ti ho chiamato. Per capire se era tutto vero
pur rimanendo una specie di sogno, una dimensione, diciamo, ti ho
detto una cosa che sapevo solo io e ti ho chiesto una cosa che io non
sapevo proprio. - Stiles capì il resto.
-
Così è vero... - Derek si lasciò andare ad un sorriso che sapeva
di orgoglio.
-
E' reale... c'è una connessione molto forte fra noi, portata dal
fatto che tu per me sei molte cose... - Stiles però andò oltre,
perchè era la sua caratteristica correre molto più degli altri.
Altrimenti non sarebbe stato così speciali.
-
Fra Deaton e Scott questa cosa non succede perchè non si amano,
Deaton non è la sua ancora. Io sono una guida ed un'ancora. Però mi
sembra manchi qualcosa all'appello! - Derek sorpreso di tale sparata,
lo guardò senza capire.
-
E cosa ci dovrebbe essere? Che ti amo? Te l'ho detto! - Stiles scosse
il capo guardando in basso, sentiva che mancava qualcosa, ce l'aveva
sulla punta della lingua.
-
No, non è quello... - Derek provò l'impulso di picchiarlo, stava
sminuendo i suoi sentimenti?
Stiles
non gli diede tempo di prendersela seriamente, si illuminò capendolo
e tornò a guardarlo. - Io ti ho sentito, capisci? Ho sentito che mi
chiamavi! - Derek non ci arrivava e lo guardava come se fosse scemo.
Stiles vedeva tutto così bene che non capiva come facesse Derek a
non capire. - Ma sì... devo aver ereditato una qualche specie di
capacità, serve una capacità particolare per farlo! Non è che
riesce a tutti! Lydia fa certe cose perchè ha delle capacità
particolari, così come tu fai altre cose coi sensi e le
percezioni... - Derek ora capì.
-
Anche tu hai una capacità... - Lo disse fra sé e sé guardando in
basso, capendo cos'era il tassello mancante.
-
Credo che la nogitsune mi abbia lasciato qualcosa di sé. Sai... più
lui diventava forte, più io mi indebolivo. Se lui avesse vinto e
raggiunto pieno potere, io sarei morto. Ma visto che è lui che ha
perso e si è indebolito fin quasi a morire, deve avermi rinforzato e
lasciato qualcosa... forse una specie di sensitività! - Stiles stava
improvvisando, non aveva idea se potesse essere possibile e solo il
tempo gli avrebbe risposto.
Stava
di fatto che aveva sentito delle cose particolari anche lui, da
quando si era separato dal nogitsune.
Cose
che normalmente non avrebbe potuto sentire.
Come
quando sapeva, aveva intuizioni...
Derek
in silenzio pensò alla stessa cosa, forse era possibile, dopotutto.
Si era fuso con uno spirito giapponese molto forte.
Non
poteva stupirsi di quello.
Entrambi
annuirono persi nei rispettivi pensieri, poi a Stiles venne un
dubbio.
-
Cos'altro comporterà questa speciale connessione, ora che ne siamo
consapevoli penso che comporterà altro... - Derek capì cosa
intendeva.
-
Non ne ho idea onestamente... penso che lo scopriremo... - Per Stiles
non sapere tutto e subito era un dramma e la voglia di sperimentare
tutto il possibile e cercare in qualche modo risposte, lo uccise,
però si concentrò su Derek quando questi tornò a protendersi verso
di lui con un'aria soddisfatta e sicura, quell'aria alla Derek Hale,
un'aria da schiaffoni, piena di malizia e chissà di quante cose.
Stiles
si trovò a trattenere il fiato come tutte le altre volte che era
successo di imbattersi in quell'espressione e chiese:
-
Cosa? -
Derek
così rispose strafottente.
-
Ho un primo esperimento da proporti! - A questo Stiles si riaccese e
tornò 'il solito Stiles'.
-
Propormi? E da quando proponi? Cos'è questa novità? Tu di solito
arrivi e ti prendi quel che ti va e come ti va, non proponi mica! -
Così Derek, lieto che lo invitasse ai suoi soliti modi che preferiva
di gran lunga, cambiò posizione spingendolo a girarsi di lato e
piegarsi giù fino a scendere e stendersi con la schiena.
Infine
sulle sue labbra, con quell'aria erotica che gli aveva fatto perdere
la testa, disse prepotente.
-
In questo caso me lo prenderò! - Stiles sorrise soddisfatto prima di
arrabbiarsi, gli cinse il collo con le braccia attirandolo di più a
sé ed aprì le labbra accogliendolo.
-
Era ora! - Specie perchè ora erano davvero loro stessi,
perfettamente coscienti e senza un minimo pensiero per la testa!