10. LA MORTE ED IL SOLE
Supay continuava a guardare Inti dall’alto, la doppia spada stretta in mano, lungo il fianco.
- Sai che non puoi uccidermi, Supay… - Rispose Inti disinteressato alla minaccia.
- Ti sbagli, fratello1 -
Asserì a quel punto arrogante e deciso l’altro. Inti lo guardò
aspettando una sua mossa. - Siamo nel mondo di mezzo dove io sono molto
più forte perché ho un corpo mio, immortale e potente. Tu però sei
ospite in un corpo terreno. Per poter usare tutta la tua immensa
potenza, dovresti distruggerlo, però a quel punto ti dissolveresti. Tu
non puoi stare qua col tuo corpo, ma solo nel mondo di sopra. - Appena
lo disse, con un ghigno soddisfatto nella voce, Inti capì il motivo per
cui aveva tanto insistito con quella vendetta insulsa, dando vita
addirittura ad un’apocalisse zombie totalmente fuori dalle regole, al
punto da spingerlo ad intervenire.
- Se non fosse stato
qualcosa di eclatante non mi sarei scomodato. - Concluse realizzandolo;
seppure stava capendo che probabilmente era spacciato, lo diceva calmo.
Derek lo fissò attento, non sapendo come poteva intervenire.
Le cose stavano degenerando nettamente e molto più di quanto avesse immaginato.
- Per stare nel mondo di
qua hai bisogno di un corpo terreno capace di contenerti, quello che
hai trovato lo è, ma non puoi usare tutta la tua forza o lo distruggi e
a quel punto che ne sarà di te? -
Inti però sorrise gelido, gli occhi di sole.
- La tua è una teoria. -
Supay rise.
- Non è una teoria che ti stai trattenendo dall’usare tutta la tua forza per rimanere in quel corpo. -
- Il contratto stipulato
per lo scambio prevede che io gli restituisca il corpo come me l’ha
concesso. - Spiegò così il motivo per cui stava contenendo la sua forza
e Derek ne rimase sconvolto poiché aveva appena visto un toro infernale
volare via spinto da un gesto della mano, per non parlare di come
l’aveva brevemente spinto a trasformarsi fino in fondo.
E quella era solo una minima parte della sua forza.
- Pensi che sia sufficiente per ricacciarmi nel mio mondo? - Chiese schernendolo, convinto d’avere già vinto la loro guerra.
Inti allargò così le
braccia, i palmi di luce verso l’alto si illuminarono di più, divennero
due nuclei inguardabili ad occhio nudo. Derek dovette far brillare i
propri occhi da licantropo per poterlo guardare.
- Lo vedremo. - Da un lato
sembrava intenzionato a rispettare il patto con Stiles, ma dall’altro
si chiedeva cosa sarebbe successo se Supay avesse avuto ragione e fosse
riuscito ad ucciderlo proprio perché non poteva usare tutta la sua
forza.
“Stiles morirebbe comunque,
non per colpa di Inti, ma morirebbe… non posso permetterlo, ma non so
come impedirlo, non credo nemmeno di averne il potere.”
Ma Derek non si sarebbe arreso, avrebbe tentato fino in fondo, a tutti i costi.
Guardava in parte il suo
Stiles ospitare quell’essere di luce pura che creava un colore indaco
tutt’intorno nel quartiere e guardava Supay, sospeso in alto, ridere
divertito.
Quando Inti ebbe caricato
la propria luce nelle mani, Supay alzò la doppia spada vicino al corpo,
pronto ad usarla, poi si spostò fluttuando in posa d’attacco e
chiudendo le ali scese in picchiata dall’alto, come un falco che punta
la preda.
Si schiantò su Inti
cercando di trafiggerlo con la sua arma gigantesca che brillava della
stessa luce verde infernale dei suoi occhi e dei suoi tatuaggi.
Inti saltò all’indietro
evitando, la spada si conficcò nel terreno rimuovendone una grossa
zolla, i due però non si fermarono, ripartirono subito saltando uno
verso l’altro ed in un secondo diedero il via alla vera battaglia fra
la morte ed il sole.
Derek li seguiva attento con gli occhi, mentre tutt’intorno l’inferno dirompeva.
Supay supportato solo dagli
zombie e non dai suoi demoni, teneva a bada il branco di Scott, mentre
lui e Jordan erano ancora alle prese con il sanguinario bestione che li
caricava dimenandosi e ferendoli.
Supay e Inti si scontrarono
duramente, il dio della morte usava la propria forza fisica e la sua
arma, ma il dio del sole la fermava con le mani di luce, tanta forza
usava per respingerlo, tanto le mani brillavano. C’era da chiedersi se
alla fine sarebbero tornate normali o se sarebbero rimaste ustionate.
I due saltavano separandosi
e scontrandosi di continuo, rimuovendo zolle di terra ed investendo
qualunque cosa si frapponesse nel loro cammino, Derek saltava a sua
volta evitando le onde d’urto dei colpi che Supay infliggeva ed Inti si
limitava a parare.
“Non gli sta facendo un
graffio. Non che Supay riesca a ferirlo… “ Derek però, vedendo la scena
da fuori, realizzò d’avere una prospettiva più ampia. E più ancora la
cercò di proposito.
Si guardò intorno capendo cosa non quadrava.
Supay voleva battere il
fratello Inti il quale, nel loro mondo, era più forte di lui. Per cui
l’aveva attirato nel corpo di un terrestre, nel mondo di mezzo,
apposta. Per indebolirlo. Inti seguiva le regole e se stipulava un
contratto doveva rispettarlo.
Per attirarlo lì aveva dovuto compiere un gesto distruttivo, per scomodarlo.
“Apocalisse zombie? Questi
sono burattini, non stanno contagiando nessuno. Uccidono, ma potevano
aver vinto molto prima se avesse usato anche i suoi demoni. Perché solo
degli zombie, anzi, dei morti manovrati con evidenti punti deboli?”
Stavano diminuendo a vista
d’occhio, il branco stava facendo un buon lavoro una volta che si erano
riuniti. Per quanto forti, non erano imbattibili, certo di danni ne
avevano fatti e cercava di non pensare a Chris e Isaac, però se Supay
voleva vincere e uccidere tutti, avrebbe già potuto farlo.
Invece li stava solo tenendo occupati. Tutti.
E fu lì che lo capì come un fulmine a ciel sereno.
“Non vuole che
interveniamo! Ci tiene occupati per poter combattere da solo con Inti!”
Derek fissò i due che ancora si muovevano veloci e potenti cercando di
infierirsi colpi che non arrivavano mai a destinazione. Come una lotta
infinita.
“Perché può battere suo
fratello sulla Terra solo se nessuno lo aiuta. Ma se noi lo aiutassimo,
Inti vincerebbe. Per questo ci tiene occupati. Non per ucciderci, non
gliene importa niente di noi! Lui vuole solo battere suo fratello!”
A quel punto si girò a
guardare Scott per capire quanto ne avevano, ma il toro li teneva molto
occupati, così come gli altri intorno.
Sospirò infastidito e si accucciò in procinto di saltare ed attaccare al momento giusto.
“Quei due andranno avanti
per tutta la vita, sono pari. Pur con Inti che si trattiene, sono alla
pari. Supay non lo ferirà mai e nemmeno Inti perché è occupato a parare
i suoi colpi. Ma se si intromette un terzo incomodo…”
Intromettersi era una parola, non era facile.
La loro velocità era
incredibile e ad ogni scontro un’onda d’urto lo investiva impedendogli
di saltare su Supay, ma i due sembravano incapaci di fermarsi o
cambiare strategia.
Andavano avanti da un po’,
ormai, quando Supay dopo un salto verso Inti ed una sua respinta,
indietreggiò in posizione di ripresa. Esitò e tenendo la spada vicino
alla spalla per ricominciare subito, disse ridendo.
- Stai esaurendo il tempo a
disposizione, quel corpo è al capolinea e tu non puoi usare il tuo
potere perché altrimenti lui si dissolverà! - Inti brillava di meno, i
suoi simboli erano meno accecanti e gli occhi erano tornati dorati,
così come le luci nelle mani.
O era vero, si disse Derek, o era una strategia per caricare sufficiente potere per trafiggerlo al momento opportuno.
Sperò nella seconda
opzione, ma decise di non aspettare oltre per la prova e senza esitare,
senza pensarci su un secondo di troppo, con la testa fissa a Stiles e a
cercare di aiutarlo in qualsiasi modo, saltò veloce su Supay. Gli
artigli delle zampe anteriori si conficcarono nelle spalle ben in
profondità e come il fulmine che attraversa il cielo, le sue zanne
affondarono nel collo massiccio. Tanto lui opponeva resistenza, tanto
Derek stringeva con la sua forza mostruosa.
Supay iniziò a dimenarsi,
l’afferrò per la collottola tirandogli la carne, ma non riuscì a
separarselo. Urlò sentendo i denti lacerargli la carne, appena trovato
il varco Derek strinse ancora di più e tanto Supay si dimenava cercando
di scrollarselo di dosso, tanto la sua presa si fortificava andando in
profondità.
Il lupo agiva così, forse
aveva difficoltà a prendere la preda in certi casi, se questa era
veloce o inaccessibile, ma una volta che la prendeva, una volta che la
sua mascella si chiudeva sul collo della preda, questi non aveva
scampo, non esisteva forza al mondo in grado di staccarselo.
Supay aveva in mano una
spada troppo grande per usarla, perciò non avendo scelta, sentendo la
propria forza diminuire per via del dolore e della ferita profonda che
gli stava procurando, dovette trasformare l’enorme doppia spada in un
pugnale più piccolo e a portata perfetta, a quel punto riuscì a
trafiggere la schiena del lupo.
Derek, sentendo la lama
affondare, mollò la presa sul collo e gli artigli sulle spalle e si
lasciò strappare di dosso dal dio della morte il quale lo scaraventò
con un gesto ampio a terra.
Derek si accasciò al suolo
e alcuni membri del branco si fermarono per vedere, Scott in quello
venne colpito duramente dal toro e per poco infilzato con una delle sue
gigantesche corna.
Supay non si sarebbe
fermato, non che gli importasse più di lui visto che in realtà era
stata una scusa per attirare Inti giù, ma visto che c’era poteva
chiarire un concetto.
- E sia chiaro. - Ruggì
furioso per il doppio affronto subito dal lupo. Supay andò su di lui e
cominciò a calciarlo duramente. - IO SONO PIU FORTE DI TE! - Gli occhi
specchi di odio e follia, completamente assente, col collo lacerato in
profondità e le spalle ferite. Il pugnale al posto dell’arma gigantesca
di prima, la mente totalmente fuori dal controllo, dimentico per un
attimo fatale di quello che stava succedendo in realtà.
Dimentico di chi era il suo vero avversario.
Un istante fatale.
Inti approfittò della sua
stupidità e alzando le mani in alto sopra la testa, concentrando tutta
la forza che poteva concedersi per non distruggere il suo tramite,
fissò tutta la sua energia di luce all’estremità dei suoi arti.
Colpì il pugno interno con
il palmo, poi la parola ‘LUCE’ rimbombò in tutto il quartiere e non la
terra, ma l’aria tremò, come una vibrazione elettromagnetica.
Quando separò le mani, dal palmo estrasse una spada di luce, lunga, sottile, accecante.
Supay lo vide troppo tardi,
un calcio sospeso verso il povero lupo riverso a terra che non aveva
più le forze di reagire. Solo un misero pugnale nella mano.
Un istante ed Inti si
frappose fra il piede di Supay e Derek, una mano sul lupo ferito, lui
accucciato davanti all’altro a proteggerlo e la spada incandescente
nell’altra mano.
Una frazione di secondo, un
istante per guardarsi negli occhi, uno in piedi, sbilanciato, ferito,
con un’arma insignificante in mano che sanguinava. L’altro accucciato
davanti a lui, un ginocchio a terra, una mano sul lupo e lo sguardo non
più di gelo, ma di ribrezzo per un fratello non solo inferiore, ma
anche di una crudeltà ignobile per un dio.
Inti non disse nulla, un battito appena, un istante cristallizzato che corse via subito.
E la lama affondò nel corpo
possente del fratello. La luce lo passò da parte a parte e quando lo
fece l’onda d’urto esplose tutt’intorno immediata, su tutta la città si
fece giorno, come se una bomba atomica fosse appena esplosa e la
sensazione fu proprio quella.
Furono tutti scaraventati via, il mondo si fermò, il calore insopportabile.
Ma ecco un istante, un solo
istante e tutto cambiò drasticamente, perché non era una bomba
distruttrice, quella che li aveva colpiti tutti, ma una di luce pura,
incontaminata, benefica.
Quando riaprirono gli occhi
gli zombie erano spariti, come se fosse appena stato un brutto sogno,
con essi erano scomparse tutte le ferite procurate, il dolore svanito,
nemmeno nei ricordi rimaneva più, tanto da chiedersi se fosse stato
tutta un’allucinazione collettiva.
Quando poterono vedere di
nuovo, la notte era tornata e la luce di Inti si era spenta nel suo
corpo, riassorbita nuovamente senza lasciare traccia.
Inti era in piedi davanti al fratello e lo guardava severo, disapprovandolo.
- Sai perché hai di nuovo
perso nonostante il trucco del corpo terreno e del contratto da
rispettare? - Chiese pacato. Supay, vivo poiché immortale, ma con un
buco sul torace che lo passava da parte a parte ed il collo squarciato
dai denti di Derek, lo guardava privo di forze e poteri, ansimante, in
fin di vita. Inti rispose. - Perché odi troppo. Se una volta che ti eri
liberato di lui l’avessi risparmiato senza infierire, non sarei
riuscito a caricare del tutto la spada. Se non avessi odiato tanto,
forse avresti vinto davvero. - Il silenzio intorno in un momento che
sembrava solenne, la paura di muoversi, di guardarsi intorno e
realizzare che forse erano davvero morti.
Nessun fiato.
Inti così si chinò sul
fratello, gli mise una mano sul petto e senza aspettare risposte da chi
non poteva nemmeno più parlare, lo fece dissolvere, rimandandolo nel
suo mondo, un mondo sotterraneo dove si sarebbe ripreso solo fra molti
anni, attendendo una nuova occasione per riprovarci.
Inti poi andò da Derek,
ancora trasformato in lupo, privo di sensi, il manto sanguinante della
ferita ancora aperta. L’arma usata aveva impedito la guarigione con
l’onda d’urto della sua spada, come era successo per gli altri.
Così Inti lo prese fra le
braccia e con un’espressione più da Stiles che da divinità, con
un’umanità indicibile nel volto e negli occhi dorati, gli sollevò il
capo tenendolo fra le mani, poi appoggiò la fronte alla sua e chiudendo
gli occhi gli ridiede la vita. Dopo di che, lo carezzò sulla ferita, al
passaggio della mano, il suo pelo nero tornò pulito, la carne si
richiuse, come se non fosse mai stata aperta. Derek respirava di nuovo.
Da un paio di metri, Scott
come anche gli altri tirarono un respiro di sollievo vedendo quella
scena. Inti continuò ad accarezzare il lupo con dolcezza, fino a che
Derek non aprì di nuovo gli occhi.
Nel vedere il viso di
Stiles così addolcito, con quella sfumatura così umana, nonostante gli
occhi dorati, pensò che fosse tornato e alzando il capo debolmente, gli
leccò la bocca in un gesto totalmente da animale domestico.
Inti sorrise per la prima volta, sentendo il fortissimo sentimento di Derek e, dentro di sé, quello di Stiles che lo ospitava.
- L’incapacità di mio
fratello di sentire quello che provano gli altri è stata determinante.
Avevo percepito i tuoi sentimenti, sapevo che volevi intervenire e che
aspettavi il momento, perciò ho iniziato a preparare la spada per il
colpo finale. Se non avessi sentito le tue intenzioni, non avrei vinto
perché non potevo distruggere il mio tramite. - Derek rimase lupo per
riprendere le forze, ma lo ringraziò adagiando la testa sul suo braccio
che lo sorreggeva cullandolo.
“Un dio…” pensò esterrefatto nel calore più bello mai sentito. “E’ davvero un dio benefico…” Inti lo coccolò ancora un po’:
- Il mio tramite scalpita
per fare la stessa cosa che sto facendo io. Ora lo lascerò e, come
promesso, non avrà conseguenze. Ma voglio che sappia che una volta che
si attiva una connessione con un dio, non si spegne mai del tutto.
All’occorrenza potrò tornare, se ne avrà la necessità. E rimarrà
qualche piccolo piacevole residuo di me. - Derek ascoltava guardandolo
negli occhi, ora tiratosi su a sedere mentre cercava le forze per
tornare umano, non molto facile.
Poteva mai essere che per una volta le cose erano andate anche meglio di quanto preventivato?
Poi si ricordò di Isaac e Chris.
Meglio?
Davvero l’aveva pensato? Davvero l’aveva dimenticato?
Inti sentì il suo lampo di
dolore colpirlo come una pugnalata e piegando la testa di lato lo
guardò per capire a cosa si riferisse. Derek non ebbe bisogno di
parlare. Fu come se Inti se ne ricordasse solo allora.
Così si alzò ed andò dai
due corpi ancora riversi a terra, a cui vicino ora erano i membri del
branco, Scott compreso, ancora uno sull’altro a proteggersi a vicenda.
Inti guardò Scott e si chinò su loro due. Sorrise dolcemente.
- Mi dispiace per quello
che è successo, non sarebbe mai dovuto accadere, non era il loro tempo.
- Gli occhi di Scott si riempirono di lacrime davanti a quello sguardo
carico di un amore impensato. Prima Inti aveva dato tutt’altra
impressione, freddo, austero quasi… ed ora era lì con le sembianze del
loro Stiles, così dolcemente umano, così pieno di una pietà pura.
Davanti a quello poteva capire cosa era successo, poteva rendersene conto e viverlo, viverlo davvero, viverlo meglio.
- È per questo che non
posso lasciarli così. - Appena lo disse Scott sgranò gli occhi pieni di
lacrime, tutti intorno trattennero immediatamente il fiato non osando
nemmeno pensare e respirare.
Inti a quel punto posò una
mano sulla nuca di Isaac e l’altra sulla fronte di Chris, poi
sorridendo ancora con dolcezza, concluse:
- Sono il dio del sole.
Porto luce, equilibrio, pace e vita. - E con questa risposta ad ogni
quesito che si era levato circa la sua persona, soffiò la luce in loro
attraverso le mani che ripresero a brillare, con esse i simboli sul
corpo e gli occhi.
Quando le tolse, Chris e Isaac respiravano di nuovo.
- Si sveglieranno e saranno
molto stanchi, ma non avranno conseguenze. - Poi Inti si alzò in piedi,
Scott a bocca aperta, incredulo, meravigliato, pieno di una gioia
incapace di esprimere.
- Io… io non so cosa dire… come ringraziarti? Non so proprio… - Inti sorrise, Derek si avvicinò.
- Sono io che mi devo
scusare, gli affari di famiglia talvolta sono difficili da gestire.
Supay non arrecherà danni a nessuno per molto tempo, poi tornerò a
pensarci io. - Rispose calmo.
- Con l’onda di prima sono
tornati tutti in vita, tutto è stato ripristinato come prima di
stanotte. Purtroppo le anime dei 10 giovani non possono essere
restituite. - Si scusò dispiaciuto. Scott annuì.
- È molto più di quello che
avessimo osato sperare, credevamo che ci sarebbero state conseguenze
tremende. - Inti piegò la testa.
- Potevano esserci se lui
non fosse stato tanto innamorato di questo ragazzo da dare la sua vita
pur di aiutarmi. Supay aveva ragione, in quelle circostanze non ce
l’avrei mai fatta. L’aveva pensata bene, questa volta. - Scott si
guardò con un Derek che ora sembrava stare meglio. Poi concluse. -
Nessuno ricorderà nulla. -
Luce, equilibrio, pace e vita.
Scott sorrise e lo
ringraziò ancora, Inti carezzò Derek, poi con un passo indietro allargò
le braccia ai lati, i palmi rivolti verso l’alto. Li guardò un’ultima
volta, poi abbandonò il capo all’indietro, chiuse gli occhi e rivolto
verso il cielo brillò un’ultima volta accecando tutti. Quando tornarono
a guardare, Stiles era in ginocchio, stremato e molto provato, ma con
le braccia intorno al collo di Derek che lo abbracciava, incapace di
ricordare ruoli e posizioni, incapace di realizzare la presenza di
chiunque altro.
Incapace di staccarsi da
lui dopo aver assistito inerme, da dentro, alla quasi fine della
persona che amava da moltissimi anni e che finalmente, ora, aveva
ritrovato.
Derek non si ribellò, non
tentò di divincolarsi e di morderlo. Scott sorrise incredulo e poi
sospirò sollevato. Quella scena era una conclusione perfetta. Come lo
erano Isaac e Chris che cominciavano a muoversi a loro volta.
Il mondo lentamente tornava alla vita, ma quel che più di tutti contava, era che Stiles era ancora lì con loro.