11. L’EQUILIBRIO DI UNA VITA



Stiles non avrebbe mai avuto le forze di camminare, rimase appeso al collo di Derek versione lupo finché Scott non cominciò a dare disposizioni per ‘sgomberare’ il posto prima che le persone, tornate alla normalità delle loro vite, prive di una memoria che era meglio non avere, si riversassero nelle strade.
Era notte fonda, ormai, ma c’erano sempre i nottambuli o quelli che facevano turni notturni.
Isaac e Chris tornati alla vita come Derek, non erano in grado di muoversi autonomamente, perciò loro come Stiles avevano bisogno di aiuto.
Derek guardò Scott coi suoi occhi espressivi e non servì dicesse nulla.
- Io mi occuperò di Isaac, Jordan aiuterai Chris. Liam prendi Stiles. Derek dubito si farebbe mai portare in braccio! - Commentò ridendo. Mentre ognuno aiutava qualcuno ad alzarsi mettendosi un loro braccio intorno alle spalle e cingendolo con il proprio, c’era chi guardava qualcun altro.
Isaac, stremato e confuso, fissava Jordan abbracciare Chris e Chris a sua volta guardava altrettanto confuso e turbato Isaac appeso a Scott.
Scott, invece, guardava Liam che si issava uno stremato Stiles il quale non staccava gli occhi da Derek che, comunque a quattro zampe, riusciva a cavarsela meglio di loro.
Tornare in vita e prestare corpi a divinità era sfinente, ma se il risultato era la risoluzione di ogni problema, valeva la pena.
Ognuno fissando qualcun altro, si salutarono avviandosi.
Lydia con Stiles e Liam, la quale aggiornava l’amico su quanto avvenuto in sua ‘assenza’, al di là dei suoi ‘prestiti fisici’.
Le altre ragazze ed Ethan andarono a controllare i luoghi della città dove prima avevano radunato le persone, per vedere in che modo era tutto tornato come prima.
Avrebbero visto che con quel lampo accecante di luce, ognuno era tornato nel proprio letto. Un sogno per tutti. Un sogno di un’apocalisse zombie e dei commenti divertiti al mattino… del tipo: ‘walking dead ha colpito ancora!’
Tutto normale sul serio, dopotutto.

Jordan portò Chris a casa, ma si fermò con lui la notte, preoccupato delle sue condizioni. Tornare in vita non era facile per una creatura sovrannaturale, sicuramente per un uomo era anche peggio.
Chris ringraziò e non si oppose alla sua compagnia, sebbene fu una compagnia silenziosa che gli permise di crollare in un sogno dove Isaac faceva da protagonista, turbandolo non poco.

Scott si accoccolò con Isaac nel letto dopo averlo aiutato a spogliarsi, lo cinse da dietro e se lo tenne stretto con l’aria pensierosa e stranita per il turbinio di emozioni provate in una notte sola.
Emozioni sull’orlo di esplodere ogni giorno, in realtà.
Ed ecco perché non leggeva in Isaac. Per evitare di trovare cose difficili da interpretare in quello che al momento era il suo ragazzo. O forse per non leggere che Isaac lo amava molto più di quanto non facesse lui, sempre più concentrato su Liam che chiunque altro.
Isaac, prima di addormentarsi, mormorò un grazie e Scott gli baciò la spalla senza dire nulla, ma nella mente di entrambi altre persone facevano da padrone e nessuno dei due leggeva questi volti nel compagno, nessuno ne aveva il coraggio.
“Spero che Chris si riprenda.” Ma si addormentò infastidito pensando che Chris dormiva con Jordan il quale aveva una venerazione troppo spiccata per lui!

Lydia e Liam lasciarono Stiles e Derek alle cure uno dell’altro. Liam accompagnò Stiles in camera, su per le scale, mentre Lydia cercava di non guardare Derek nudo, tornato umano, a seguirli su per le scale.
In cima alle scale si affacciò e la guardò giù, poi con aria stanca e segnata sorrise, finalmente, dopo molto tempo che non se lo concedeva.
- Grazie di tutto. Sono felice di vedere che stai bene. - Lydia era una delle prime del branco di Scott, insieme a lui e Isaac.
Ritrovarsi insieme era una sensazione bellissima, nonostante le circostanze.
Lydia sorrise dolcemente.
- È bello rivederti! Sapevo che saresti tornato. - Non aggiunse il ‘per lui’ rivolto a Stiles, ma era sottinteso. La loro relazione era orma il segreto di Pulcinella - Soprattutto nudo! - questo però lo disse ad alta voce imbarazzando Derek che ridacchiando scosse il capo e le fece un ultimo cenno prima di sostituirsi a Liam e ringraziarlo.
Anche loro potevano tornare alla normalità, una nuova normalità, una vita che fino ad ora avevano appena assaggiato e che avevano pensato di non poter più vivere. Invece sì, invece eccoli lì, mentre Stiles si spogliava e si adagiava stanco nel letto con Derek che se lo tirava su fra le braccia, facendogli da materasso, cuscino e coperta con una dolcezza che non aveva mai potuto usare, ma che finalmente non aveva più problemi a mostrare.
Non dissero nulla, Stiles intrecciò le mani alle sue e Derek lo strinse di più a sé. Poi, sollevato, lo sentì addormentarsi. Si agganciò alla sua coscienza e scivolò nel suo stesso sonno molto più facilmente di quanto chiunque altro avrebbe mai potuto fare.
Fecero lo stesso sogno.
La vita insieme.


Il campanello distrasse Derek dalla sua lettura. Era strano leggere, forse non l’aveva mai fatto in vita sua nonostante gli piacesse molto farlo.
Mise giù il libro e guardò Stiles che gli dormiva addosso, non aveva nemmeno sentito suonare. Piano lo tenne con la mano libera e sfilò il braccio, si alzò e lo stese adagiandolo nel divano, gli tirò su anche le gambe e gli mise una coperta sopra, dopo di questo, silenzioso, andò ad aprire.
Scott lo salutò con un sorriso un po’ ansioso. Derek gli fece un cenno e lo fece entrare.
- Stiles dorme ancora. Dorme da giorni, non fa che dormire. Si sveglia, svolge funzioni primarie, poi si ributta su una superficie e dorme ancora. - Si astenne dal dire che si buttava sempre su di lui e solo dopo si addormentava.
Scott sorrise stringendosi nelle spalle.
- Penso sia normale, ha ospitato un dio che ha usato un’enorme quantità di energia. Queste cose usurano il corpo… - Derek ricordò il discorso con Supay, dove diceva che per non consumare il corpo ospitante, doveva per forza limitare il suo potere. E nonostante l’avesse fatto, Stiels faticava a riprendersi.
- Ma si rimetterà? - Chiese senza nascondere un tono preoccupato. Scott si fermò nel soggiorno a guardarlo dormire, sembrava sereno ed anche il colorito migliorava di giorno in giorno.
- Secondo me sì, si è ripreso da cose peggiori… vedi la nogitsune… - Era incredibile pensare che ce l’avesse fatta senza grosse conseguenze, alla lunga.
Poi Scott si ricordò di quando, dopo la nogitsune, Stiles si era trovato nelle condizioni di uccidere ed invece di cercare di evitarlo, l’aveva fatto nascondendoglielo.
Scott l’aveva guardato male per quel fatto, non per l’uccisione in sé, se era stata legittima difesa per quanto brutto fosse, non aveva avuto scelta. Ma per il fatto che glielo avesse nascosto.
Perché non dirglielo se non aveva avuto scelta, se non c’era niente di male?
Poi finalmente ne avevano parlato, ma solo molto tempo dopo.
‘La nogitsune mi ha lasciato delle tracce indelebili… e me ne sono accorto quando ho dovuto uccidere per la prima volta. Non avevo scelta, davvero. Però l’ho nascosto perché ho provato soddisfazione e piacere. Un piacere oscuro. Ed era quello che provava la volpe quando ammazzava col mio corpo. Io ne ero angosciato, ma lui godeva….’
Dopotutto quella traccia era forse la peggiore di tutte, ma nonostante questo in tutti quegli anni Stiles era riuscito a tenere a bada quel suo aspetto oscuro. Uccideva quando serviva, era un poliziotto, ed usava la sua grande astuzia per gestire formalmente casi sovrannaturali senza rivelare la verità al mondo. Serviva una grande dose di intelletto per riuscirci, Stiles era sempre stato intelligente, ma lì era diverso.
C’era più della sua autentica intelligenza. C’era una strategia maligna, quasi. Poiché prendeva gente colpevole che non potevano incriminare per mancanze di prove e gli attribuiva colpe che per quei casi inerenti al sovrannaturale non avevano.
L’autentico Stiles non l’avrebbe mai fatto, corretto fino all’estremo, nonostante probabilmente avesse pensato a quella soluzione.
Lo Stiles post nogitsune non solo ci pensava, ma lo faceva, ci riusciva. Con quel pizzico di lato oscuro. Poiché di fatto non faceva del male e toglieva dalla strada gente in ogni caso malvagia, alla fine glielo faceva fare. Ma teneva sempre d’occhio quel suo aspetto per vedere che non degenerasse.
Scott e Derek si sedettero in cucina e Derek gli fece un caffè.
- Ora che sei stato scagionato ufficialmente da tutte le accusa, ti hanno tolto la sospensione? - Derek dopo l’arresto era stato sospeso da lavoro in attesa di un chiarimento legale sulla faccenda. La polizia aveva concluso che i 10 ragazzi morti erano stati uccisi da una setta e così lui era stato scagionato del tutto.
- Sì, mi hanno ripreso. Voglio provare a far funzionare il lavoro. C’è in vista anche una cattedra per educazione fisica. Devo prendere una specie di abilitazione, ma posso farlo… - Spiegò Derek. Scott sorrise felice che finalmente riprendesse in mano la sua vita e questa volta senza intoppi.
- Mi è dispiaciuto non vederti appena saputo che eri tornato, ma Stiels diceva che era pericoloso… ed aveva ragione! - Spiegò.
- Come sempre… - Aggiunse Derek seccato dal fatto che quel tipo avesse ancora, come sempre ragione.
Scott rise.
- Molte volte mi son trovato a pensare che non so cosa avrei fatto senza di lui… -
Derek sorrise dell’ammissione.
- È meglio che non lo sappia! - Insieme risero ancora, per poi finire a parlare di quelli che erano stati i loro ultimi 13 anni, parlarono a lungo entrambi e alla fine Scott, guardando Stiles nell’altra stanza ancora dormire, glielo chiese.
- Ti va di unirti di nuovo al mio branco? - E così, senza nessun’altra aggiunta di mezzo, Derek ci pensò, tornò a guardare Stiles ed infine sorridendo con una pace che forse non aveva mai avuto, annuì.
- Accetto volentieri. - Scott a quel punto sorrise felice, pensando alla reazione che avrebbe avuto Stiles appena si sarebbe svegliato.


Ricominciare a lavorare fu strano, Derek cercò di prenderla come un punto e a capo vero.
Ci aveva provato ed in un certo senso era andata male con la storia della squadra fatta a pezzi letteralmente, però ora poteva spazzare via tutto e riprovarci.
Non aveva mai pensato di dover lavorare, l’eredità della sua famiglia era sempre stata più che sufficiente.
Non che questa eredità ora fosse finita, però si era detto che non poteva continuare a girare il mondo per sempre, senza casa, senza meta, senza scopo se non l’avventura.
A volte la sua strada si era incrociata con Chris e Isaac a caccia di qualcosa e lui e Braden li avevano aiutati. Era stato bello, però aveva sempre sentito la mancanza di casa, della sua vera casa ed alla fine in vita sua ne aveva avuta solo una.
Beacon Hills.
Aveva vissuto un po’ con Cora dai parenti dall’altro capo del mondo, ma poi non era più stato bene nemmeno lì.
Perciò aveva pensato a casa, a Beacon Hills, a tutti quelli che aveva lasciato e a Stiles e a quella risposta mai data.
Era tornato per dargliela, per ritrovare casa, per cercare un po’ di pace.
Stufo di vagare in cerca di qualcosa che forse non voleva o forse era sempre stato lì.
Quando era tornato in sordina e senza rivedere nessuno, aveva deciso di provare ‘l’altra’ vita. Quella che non aveva mai voluto e potuto vivere.
La vita normale.
Le persone normali lavoravano, si mantenevano con le proprie forze, avevano rapporti.
Prima dei rapporti, aveva voluto provare a lavorare. Si era affittato un appartamento vero, aveva cominciato a fare le cose come gli altri ed aveva pensato che dopotutto non era poi così male, anche se si sentiva stupido a farlo da solo.
Usciva di casa senza salutare nessuno e rientrava allo stesso modo. A scuola aveva minimi rapporti, parlava con poche persone, condivideva le proprie cose con nessuno.
Era strano.
Nessuna missione sovrannaturale, nessun cataclisma.
Nemmeno il tempo di pensarlo che ecco era arrivato.
Il cataclisma e Stiles. Quasi a coincidere uno con l’altro.
Si era detto ecco, ci risiamo. Altro che vita nuova, sempre quello, sempre così.
Alla fine da una cosa orribile era arrivata una cosa bella e dopo tutto poteva dire d’aver capito cosa lo faceva sentire strano nel tentativo di vita nuova.
Gli serviva un equilibrio, una via di mezzo.
Prima era troppo ‘selvaggio’, poi troppo ‘domestico’.
Non era tutto bianco o nero.
C’erano le sfumature.
E Stiles era una di quelle sfumature. Così come poi Scott ed il suo branco.
Appartenere a qualcuno come un tempo, ad un gruppo, ad un qualcosa.
Era un lupo, stare solo per tanto tempo l’aveva quasi staccato dalla realtà.
Però non poteva nemmeno rinnegare la sua natura.
Lavorare, vivere in una casa, avere un branco. E avere Stiles.
Finalmente, avere Stiles.
Quello era il suo equilibrio.
Ed era maledettamente felice d’averlo trovato.

Tornò a casa alla fine del pomeriggio col pensiero a Stiles e a come stava quel giorno.
Era ancora in ferie forzate dal fatto che non aveva la capacità di reggersi in piedi, era preoccupato, ma Melissa diceva che stava recuperando e che a livello medico non c’era nulla che non andava.
Ma appena mise piede in casa, un delizioso odore di pancake freschi e sciroppo d’acero invasero le sue narici.
Si fermò sorpreso sulla soglia e cercò automaticamente nel divano. Non stava dormendo lì dove l’aveva lasciato nella pausa pranzo.
Andò subito in cucina e lo vide ai fornelli che preparava pancake a tutto andare.
Indossava una tuta rossa, i capelli spettinati, la barba incolta di quel periodo che non si era curato.
Scalzo.
Si girò a guardarlo e sorrise con aria stropicciata, ma sveglia.
Ma soprattutto sorridente, sorridente davvero, presente, finalmente.
- Bentornato! - Disse allegro.
Quel che provò Derek non ebbe paragoni con niente altro, nemmeno quando l’aveva rivisto dopo tanti anni si era mai sentito così.
Felice. Sollevato. Libero dal peso più grande di tutti.
Stiles stava di nuovo bene e lo percepì anche a livello interiore.
- Stai bene? - Chiese subito brusco togliendosi la giacca e lasciandola su una sedia, avvicinandosi a lui. Stiles sorrise ancora sorpreso.
- Molto. Avevo fame e voglia di pancake! - Disse semplice. Derek gli prese il viso fra le mani e impetuoso lo baciò seguendo quella grande gioia, quel grande istinto impossibile da domare.
Stiles rimase sorpreso della sua bocca così immediatamente sulla propria, ma dopo un attimo di sbandamento, ricambiò mettendogli le mani sui fianchi.
Cercò di contenere il bacio e la sua foga, ma visto che Derek sembrava per nulla intenzionato a calmarsi, allora con mezzo occhio aperto e con una mano cercò il fornello e lo chiuse.
Derek si accorse che stava facendo qualcosa e smise di baciarlo guardandolo corrucciato.
- Ma ti sembra il momento di pensare ai pancake? - Stiles a quel punto ne approfittò per togliere la padella e versare il pancake insieme agli altri, nel piatto.
- Dopo un’ora che cucino e li assaporo con l’olfatto, vorrei anche far corrispondere il gusto a quel che la vista vede! - Derek lo guardò imbronciato. - VOGLIO MANGIARLI, DEREK! VOGLIO MANGIARLI! - Spiegò esasperato e sebbene Derek riconoscesse che QUELLO era il suo Stiels, quello di cui si era innamorato e che ora finalmente era tutto alla normalità, non poteva fare a meno di seccarsene e senza dire nulla, uscì dalla cucina andando su in camera per cambiarsi.
In quei giorni viveva lì da lui, ma si era chiesto che fine avesse fatto suo padre. Sapeva che non era morto, per fortuna, ma non era nemmeno più nella polizia. Vedeva le sue cose in giro, perciò immaginava che vivesse ancora lì e poi era assurdo pensare che se ne fosse andato.
Però non vedendolo, non capiva che fine avesse fatto.
Quello gli impediva di trasferirsi definitivamente lì, ma non si era voluto muovere da Stiles fino a che l’aveva visto in quelle condizioni. Ora poteva pensare di tornare nel proprio appartamento.
Stava pensando a queste cose, mentre si cambiava per mettersi comodo, quando Stiles lo raggiunse coi pancake ricoperti di sciroppo d’acero, lo cinse con un braccio intorno al collo, da dietro, e gli ficcò un pancake in bocca con una certa prepotenza inattesa.
Derek si ritrovò con il boccone pieno e… un sapore davvero delizioso!
- Buono, vero? E questo grazie al fatto che non li ho bruciati per baciarti! Non è un bel risultato? Non ne vale la pena? - Chiese come un treno Stiles.
Derek alla fine ingoiò, poi si prese il resto del pezzo e lo finì di mangiare guardandolo di fronte, con l’aria seccata.
Quando finì, rispose.
 - È buono, ma questo non giustifica che pensi a cucinare quando ti bacio! Se preferisci non lo faccio più così non sono probl…. - Ma Stiles non gli fece finire la frase, infatti mettendo giù il piatto con gli altri pancake, gli andò addosso e con lo stesso impeto che aveva avuto lui prima, gli prese il viso fra le mani e lo baciò.
Invase la sua bocca con la lingua obbligandolo a rispondere al bacio veemente ed alla fine le mani di Derek si posarono sulla sua vita, incapace di mandarlo via. Stiles così, felice di aver vinto di nuovo, lo spinse verso il letto facendolo sedere. A quel punto le bocche si separarono e Stiles rimase in piedi guardandolo con un sorrisino furbo dei suoi.
Era un uomo adulto, ora, ma certi atteggiamenti, sguardi e modi di fare erano invariati, quello Stiles non sarebbe mai cambiato del tutto, nemmeno dopo mille divinità.
Derek, soddisfatto di quello, lo guardò togliersi la maglia.
- Mi pare che ti senti davvero meglio, eh? - Disse malizioso, appoggiando le mani all’indietro.
Stiels ridacchiò prendendogli la maglietta con cui era rimasto dopo avere iniziato a cambiarsi.
Derek sorrise rimanendo a torso nudo.
- Oh, non sai quanto… - Cominciò salendogli addosso, a cavalcioni. Derek lo prese per i fianchi mentre lui gli prendeva il viso fra le mani indirizzandolo verso il proprio.
Le dita di Derek scesero sotto l’elastico dei pantaloni e gli abbassarono con essi anche i boxer sotto scoprendo la curva accentuata del suo sedere, la schiena inarcata.
- Credo d’aver dormito per una settimana di fila… - Esagerò, ma ci era andato abbastanza vicino.
La lingua a leccare le labbra di Derek, la sua fece altrettanto andandogli incontro, se le succhiarono a vicenda, mentre le dita si infilavano nella sua fessura.
- E dopo l’astinenza da pancake… - Stiles gli tirò il labbro coi denti affondando le unghie nelle spalle. - Ho l’astinenza da te! -
Dopo aver rinunciato per anni, averlo era stato accendere una miccia spenta improvvisamente per l’emergenza. Ma adesso che era tutto a posto, adesso che si erano messi insieme, adesso che non c’era altro di più imminente a cui pensare, poteva finalmente fare quello che aveva sempre voluto.
Niente glielo avrebbe impedito.
Risalì indietro sul letto, stendendosi con la schiena. Stiles l’accompagnò afferrandogli i pantaloni appena aperti e sfilandoglieli, poi si adagiò col volto sul suo inguine coperto dai boxer e delineò con la bocca la sua erezione fino a sentirla più dura. Derek, steso sotto di sé,  sospirava di piacere nel sentirlo e poi, impaziente ed eccitato, si tolse da solo l’intimo alzandosi a sedere, obbligando Stiles a confrontarsi con la sua erezione senza stoffa di mezzo. Quando l’ebbe davanti a sé, sorrise e aprendo la bocca, lo leccò con la lingua su tutta la lunghezza e poi la punta. Torturò Derek ancora un po’ fino a che, impaziente, gli mise una mano sulla nuca e lo indirizzò con prepotenza su di sé, facendoglielo avvolgere del tutto con le labbra.
Stiles finalmente succhiò e lo fece con gusto e piacere, godendoselo ancor meglio dell’altra volta, quando era stato tutto veloce e con foga.
Derek a quel punto si rimise giù con la schiena, soddisfatto, spingendo il bacino nella sua bocca.
Nella stanza i suoi gemiti salirono ben presto, fino a che Stiles si staccò per non farlo venire di già.
Lo lasciò lì bagnato, caldo e pulsante. Stava dritto, pronto per affondare.
Si mise a sedere meglio e si tolse il resto di quello che ancora indossava, poi si alzò sulle ginocchia e si toccò da solo, guardandolo malizioso, invitandolo silenzioso a darsi da fare.
Invito colto alla perfezione che Derek non si fece ripetere.
Si tirò su, lo prese prepotente per la vita e la nuca e lo baciò a sua volta, in ginocchio, dritto davanti a lui. Divorò la sua bocca aderendo al suo corpo, le erezioni a contatto. Gli prese la mano con cui si stava toccando e gliela bloccò dietro la schiena insieme all’altra. Con una lo teneva fermo, con l’altra, guardandolo carico di desiderio, andò fra le sue gambe a continuare quello che poco prima Stiles aveva iniziato da solo, mentre sul fianco Derek gli si strofinava con la propria erezione dura e sul viso giocava con la sua lingua ed il suo labbro.
Stiles si ritrovò ad ansimare e a lasciargli fare qualunque cosa, sperando solo che continuasse fino in fondo.
Perso in un piacere senza precedenti.
Elettricità allo stato puro, un calore immenso, brividi espansi in ogni parte di sé.
- Derek… Derek, io sto venendo… - Disse non resistendo più.
Derek così smise di giocare con la sua bocca e gli lasciò i polsi per girarselo di schiena, gli si mise dietro ed aderì di nuovo col suo corpo, l’erezione dura fra i suoi glutei, lo strofinò facendoglielo assaggiare, ma prima di chinarlo e penetrarlo, si spostò leggermente per permettere al proprio dito di farlo.
L’altra mano riprese a masturbarlo per avanti.
Stiles si inarcò, la nuca sulla sua spalla ed un abbandono totale.
La follia salì potente, il cervello annebbiato come i sensi confusi, il cuore ed il respiro forti e veloci. Di nuovo, di nuovo l’orgasmo era lì, di nuovo da dove si era sospeso qualche secondo prima.
- Derek… - Quando lo disse, capì che era il momento e lì, mentre l’aveva fra le mani, perso di nuovo, sull’orlo di un piacere più grande per l’interruzione precedente, lo fece di nuovo e lo chinò piegandolo sul materasso.
Stiles si appoggiò sulle mani e morse il lenzuolo, la sua lingua scivolò dapprima lungo la schiena facendolo morire, poi entrò in lui leccandolo. Alla lingua le dita di nuovo e ripeté fino a che l’operazione non fu agevole e veloce. Le dita si muovevano facili, bagnate, e Stiles si masturbava da solo per non perdere quel doppio piacere, quell’orgasmo mancato già due volte. Quella volta lo doveva avere, quella volta… i sospiri aumentarono e Derek sentendolo, percependolo, gli prese la mano e gliel’alzò vicino alla testa, fermandolo prepotente, gli morse l’orecchio e lo ricoprì col proprio corpo, si prese l’erezione e l’accostò all’apertura pronta e bagnata.
- Non così in fretta… - Disse riferendosi all’orgasmo che Stiles cercava di avere da ben tre volte, ormai.
Stiles stava morendo, non l’aveva mai fatto così. Era sempre stato brutale, veloce e anche particolarmente doloroso, ma aveva sempre goduto pensando che con lui sarebbe stato così
Ed invece quello era ben diverso.
Quello superava ogni aspettativa.
Quello era meraviglioso
Derek scivolò in lui da dietro, con una spinta possente. Entrò subito e scivolò fino in fondo grazie alla preparazione che aveva fatto ed agli ormoni sul punto di esplodere per tre volte.
Tutto il suo corpo fremeva, non c’era nessun senso a posto, in lui.
Stiles sentì tutto amplificato, specie quel maledetto piacere del suo membro dentro di sé a dargli un po’ di sollievo per quel che gli aveva fatto assaggiare senza avere.
Adesso l’aveva.
Derek spinse rimanendo piegato su di lui, tenendogli i polsi, schiacciandolo. Ad ogni colpo affondava sempre più e Stiles gemeva con lui, il piacere salì vertiginoso, impensabile.
I brividi ricominciarono, inebrianti, stordenti. Derek dovette alzarsi dritto con la schiena, lo prese per i fianchi e cominciò a darci più dentro. Per Stiles era follia e quando toccò quel punto fantastico dentro di sé, corse con la mano a masturbarsi di nuovo e la combinazione di dietro e avanti fu per Stiles la fine.
Quella volta non si fermò, quella volta l’orgasmo esplose e fu meglio che mai, nessuna volta precedente, né solo, né con altri e nemmeno con Derek stesso era stata lontanamente vicina a quella.
L’orgasmo più incredibile, bello e totale della sua vita.
Venne gemendo forte, teso e tremante.
Derek lo lasciò fare per poi riprendere per sé stesso. Forte, più forte. Ancora di più.
Fino a venire, fino a completare il piacere perfetto. Il piacere nel sentire quello di Stiles così totalizzante, averlo in sé e provarlo a sua volta. Un piacere interiore ed esteriore. Un piacere meraviglioso.
Derek gli crollò sulla schiena, stendendosi su di lui. Gli rimase dentro per qualche istante, mentre i corpi tornavano a sentirsi in modo normale, i sensi si calmavano.
Poi scivolò fuori e si lasciò cadere supino allargando il braccio. Stiles lo guardò e gli si stese sopra, facendosi avvolgere protettivo. Le labbra unite di nuovo, fra i respiri ansimanti, poi si accoccolò sul suo petto ad ascoltare il suo cuore impazzito e a scaldarsi con la sua pelle calda e sudata come la propria.
- Stai bene? - Chiese di nuovo Derek pensando che fosse incredibile che, dopotutto, quella storia fosse finita così bene.
- Mai stato meglio! - Disse sincero. Poi si alzò sul gomito e lo guardò piegando la testa di lato. - E tu? - Derek sorrise sorpreso della domanda.
- Sinceramente? - Stiles annuì curioso. - Penso di aver cercato questo per tutta la vita. Ho girato e girato da quando avevo 16 anni ed alla fine posso dire che la sensazione che inseguivo era questa. Questo equilibrio. Questa soddisfazione. - Stiles si emozionò pensando che fosse il massimo che ci si potesse aspettare da Derek Hale.
Derek sentì il suo stato d’animo e sorridendo gli carezzò la schiena.
- Sai di aver trovato quello che cercavi solo quando lo trovi, quando ti ci arrendi. - Stiles sorrise.
- E quindi cosa cercavi che hai trovato solo ora? - Chiese Stiles pensando che avrebbe risposto ‘una casa’ o ‘pace’ o ‘equilibrio fra un tipo di vita ed un’altra’.
Derek però lo sorprese e sorridendo rispose senza esitare.
- I sentimenti! - Stiles rimase di sasso nel sentirglielo dire. Sentimenti intesi come amore, come lui.
Perché tutto quello che aveva voluto era stato trovare la sua persona, ma la sua persona era sempre stata lì, perciò, alla fine, aveva solo cercato la forza di riconoscerla ed arrendersi, di accettarla.
E a quel punto, mentre Stiles era quasi in crisi mistica per l’ammissione che aveva fatto Derek, questi prese un pancake dal piatto sul comodino e glielo mise in bocca, mangiandone un pezzo anche lui.
- A proposito… - Fece cambiando discorso come se non avesse appena detto qualcosa di incredibile. - Tuo padre dov’è? -
Stiles, ricordandosene, guardò il calendario appeso alla porta.
- Torna oggi! - Derek impallidì.
- Come oggi? E dov’era? - Chiese allarmato.
- In riabilitazione per un’operazione complicata. Si è perso l’apocalisse di zombie ed il tuo ritorno, quando lo saprà gli verrà un infarto e dovrà tornare in riabilitazione! - Rispose leggero.
- Dio, Stiles! Ho girato nudo per casa un sacco, poteva tornare da un momento all’altro e tu non mi hai detto nulla! - Stiles lo guardò senza capire, continuando a mangiare sul suo petto.
- E che problema c’è? È un uomo adulto! - Per lui davvero non c’era problema, ma per Derek chiaramente sì e la voglia di ucciderlo tornò prepotente.
- Stiles, il problema è mio! Farmi vedere nudo da te è un conto, ma da lui sai, scusa tanto se… - Ma non riuscì a finire la frase.
- Oh credimi, Derek. Che il problema è anche mio, ora. Perché penso che questa scena non andrà più via dalla mia testa! - Riconobbero subito la voce e mentre Derek si copriva il viso con le mani ruggendo il nome di Stiles come se in qualche modo fosse lui colpevole, questi saltava in piedi planando ad abbracciare il padre tornato evidentemente proprio in quel momento, fermo in piedi sulla porta.
Normale amministrazione, con Stiles.
Un momento lo amavi, un momento lo uccidevi.
La nuova vita di Derek iniziava da lì.

FINE