11. L’EQUILIBRIO DI UNA VITA
Stiles non avrebbe mai avuto le
forze di camminare, rimase appeso al collo di Derek versione lupo
finché Scott non cominciò a dare disposizioni per ‘sgomberare’ il posto
prima che le persone, tornate alla normalità delle loro vite, prive di
una memoria che era meglio non avere, si riversassero nelle strade.
Era notte fonda, ormai, ma c’erano sempre i nottambuli o quelli che facevano turni notturni.
Isaac e Chris tornati alla vita
come Derek, non erano in grado di muoversi autonomamente, perciò loro
come Stiles avevano bisogno di aiuto.
Derek guardò Scott coi suoi occhi espressivi e non servì dicesse nulla.
- Io mi occuperò di Isaac, Jordan
aiuterai Chris. Liam prendi Stiles. Derek dubito si farebbe mai portare
in braccio! - Commentò ridendo. Mentre ognuno aiutava qualcuno ad
alzarsi mettendosi un loro braccio intorno alle spalle e cingendolo con
il proprio, c’era chi guardava qualcun altro.
Isaac, stremato e confuso,
fissava Jordan abbracciare Chris e Chris a sua volta guardava
altrettanto confuso e turbato Isaac appeso a Scott.
Scott, invece, guardava Liam che
si issava uno stremato Stiles il quale non staccava gli occhi da Derek
che, comunque a quattro zampe, riusciva a cavarsela meglio di loro.
Tornare in vita e prestare corpi
a divinità era sfinente, ma se il risultato era la risoluzione di ogni
problema, valeva la pena.
Ognuno fissando qualcun altro, si salutarono avviandosi.
Lydia con Stiles e Liam, la quale aggiornava l’amico su quanto avvenuto in sua ‘assenza’, al di là dei suoi ‘prestiti fisici’.
Le altre ragazze ed Ethan
andarono a controllare i luoghi della città dove prima avevano radunato
le persone, per vedere in che modo era tutto tornato come prima.
Avrebbero visto che con quel
lampo accecante di luce, ognuno era tornato nel proprio letto. Un sogno
per tutti. Un sogno di un’apocalisse zombie e dei commenti divertiti al
mattino… del tipo: ‘walking dead ha colpito ancora!’
Tutto normale sul serio, dopotutto.
Jordan portò Chris a casa, ma si
fermò con lui la notte, preoccupato delle sue condizioni. Tornare in
vita non era facile per una creatura sovrannaturale, sicuramente per un
uomo era anche peggio.
Chris ringraziò e non si oppose
alla sua compagnia, sebbene fu una compagnia silenziosa che gli permise
di crollare in un sogno dove Isaac faceva da protagonista, turbandolo
non poco.
Scott si accoccolò con Isaac nel
letto dopo averlo aiutato a spogliarsi, lo cinse da dietro e se lo
tenne stretto con l’aria pensierosa e stranita per il turbinio di
emozioni provate in una notte sola.
Emozioni sull’orlo di esplodere ogni giorno, in realtà.
Ed ecco perché non leggeva in
Isaac. Per evitare di trovare cose difficili da interpretare in quello
che al momento era il suo ragazzo. O forse per non leggere che Isaac lo
amava molto più di quanto non facesse lui, sempre più concentrato su
Liam che chiunque altro.
Isaac, prima di addormentarsi,
mormorò un grazie e Scott gli baciò la spalla senza dire nulla, ma
nella mente di entrambi altre persone facevano da padrone e nessuno dei
due leggeva questi volti nel compagno, nessuno ne aveva il coraggio.
“Spero che Chris si riprenda.” Ma
si addormentò infastidito pensando che Chris dormiva con Jordan il
quale aveva una venerazione troppo spiccata per lui!
Lydia e Liam lasciarono Stiles e
Derek alle cure uno dell’altro. Liam accompagnò Stiles in camera, su
per le scale, mentre Lydia cercava di non guardare Derek nudo, tornato
umano, a seguirli su per le scale.
In cima alle scale si affacciò e
la guardò giù, poi con aria stanca e segnata sorrise, finalmente, dopo
molto tempo che non se lo concedeva.
- Grazie di tutto. Sono felice di vedere che stai bene. - Lydia era una delle prime del branco di Scott, insieme a lui e Isaac.
Ritrovarsi insieme era una sensazione bellissima, nonostante le circostanze.
Lydia sorrise dolcemente.
- È bello rivederti! Sapevo che
saresti tornato. - Non aggiunse il ‘per lui’ rivolto a Stiles, ma era
sottinteso. La loro relazione era orma il segreto di Pulcinella -
Soprattutto nudo! - questo però lo disse ad alta voce imbarazzando
Derek che ridacchiando scosse il capo e le fece un ultimo cenno prima
di sostituirsi a Liam e ringraziarlo.
Anche loro potevano tornare alla
normalità, una nuova normalità, una vita che fino ad ora avevano appena
assaggiato e che avevano pensato di non poter più vivere. Invece sì,
invece eccoli lì, mentre Stiles si spogliava e si adagiava stanco nel
letto con Derek che se lo tirava su fra le braccia, facendogli da
materasso, cuscino e coperta con una dolcezza che non aveva mai potuto
usare, ma che finalmente non aveva più problemi a mostrare.
Non dissero nulla, Stiles
intrecciò le mani alle sue e Derek lo strinse di più a sé. Poi,
sollevato, lo sentì addormentarsi. Si agganciò alla sua coscienza e
scivolò nel suo stesso sonno molto più facilmente di quanto chiunque
altro avrebbe mai potuto fare.
Fecero lo stesso sogno.
La vita insieme.
Il campanello distrasse Derek
dalla sua lettura. Era strano leggere, forse non l’aveva mai fatto in
vita sua nonostante gli piacesse molto farlo.
Mise giù il libro e guardò Stiles
che gli dormiva addosso, non aveva nemmeno sentito suonare. Piano lo
tenne con la mano libera e sfilò il braccio, si alzò e lo stese
adagiandolo nel divano, gli tirò su anche le gambe e gli mise una
coperta sopra, dopo di questo, silenzioso, andò ad aprire.
Scott lo salutò con un sorriso un po’ ansioso. Derek gli fece un cenno e lo fece entrare.
- Stiles dorme ancora. Dorme da
giorni, non fa che dormire. Si sveglia, svolge funzioni primarie, poi
si ributta su una superficie e dorme ancora. - Si astenne dal dire che
si buttava sempre su di lui e solo dopo si addormentava.
Scott sorrise stringendosi nelle spalle.
- Penso sia normale, ha ospitato
un dio che ha usato un’enorme quantità di energia. Queste cose usurano
il corpo… - Derek ricordò il discorso con Supay, dove diceva che per
non consumare il corpo ospitante, doveva per forza limitare il suo
potere. E nonostante l’avesse fatto, Stiels faticava a riprendersi.
- Ma si rimetterà? - Chiese senza
nascondere un tono preoccupato. Scott si fermò nel soggiorno a
guardarlo dormire, sembrava sereno ed anche il colorito migliorava di
giorno in giorno.
- Secondo me sì, si è ripreso da
cose peggiori… vedi la nogitsune… - Era incredibile pensare che ce
l’avesse fatta senza grosse conseguenze, alla lunga.
Poi Scott si ricordò di quando,
dopo la nogitsune, Stiles si era trovato nelle condizioni di uccidere
ed invece di cercare di evitarlo, l’aveva fatto nascondendoglielo.
Scott l’aveva guardato male per
quel fatto, non per l’uccisione in sé, se era stata legittima difesa
per quanto brutto fosse, non aveva avuto scelta. Ma per il fatto che
glielo avesse nascosto.
Perché non dirglielo se non aveva avuto scelta, se non c’era niente di male?
Poi finalmente ne avevano parlato, ma solo molto tempo dopo.
‘La nogitsune mi ha lasciato
delle tracce indelebili… e me ne sono accorto quando ho dovuto uccidere
per la prima volta. Non avevo scelta, davvero. Però l’ho nascosto
perché ho provato soddisfazione e piacere. Un piacere oscuro. Ed era
quello che provava la volpe quando ammazzava col mio corpo. Io ne ero
angosciato, ma lui godeva….’
Dopotutto quella traccia era
forse la peggiore di tutte, ma nonostante questo in tutti quegli anni
Stiles era riuscito a tenere a bada quel suo aspetto oscuro. Uccideva
quando serviva, era un poliziotto, ed usava la sua grande astuzia per
gestire formalmente casi sovrannaturali senza rivelare la verità al
mondo. Serviva una grande dose di intelletto per riuscirci, Stiles era
sempre stato intelligente, ma lì era diverso.
C’era più della sua autentica
intelligenza. C’era una strategia maligna, quasi. Poiché prendeva gente
colpevole che non potevano incriminare per mancanze di prove e gli
attribuiva colpe che per quei casi inerenti al sovrannaturale non
avevano.
L’autentico Stiles non l’avrebbe
mai fatto, corretto fino all’estremo, nonostante probabilmente avesse
pensato a quella soluzione.
Lo Stiles post nogitsune non solo
ci pensava, ma lo faceva, ci riusciva. Con quel pizzico di lato oscuro.
Poiché di fatto non faceva del male e toglieva dalla strada gente in
ogni caso malvagia, alla fine glielo faceva fare. Ma teneva sempre
d’occhio quel suo aspetto per vedere che non degenerasse.
Scott e Derek si sedettero in cucina e Derek gli fece un caffè.
- Ora che sei stato scagionato
ufficialmente da tutte le accusa, ti hanno tolto la sospensione? -
Derek dopo l’arresto era stato sospeso da lavoro in attesa di un
chiarimento legale sulla faccenda. La polizia aveva concluso che i 10
ragazzi morti erano stati uccisi da una setta e così lui era stato
scagionato del tutto.
- Sì, mi hanno ripreso. Voglio
provare a far funzionare il lavoro. C’è in vista anche una cattedra per
educazione fisica. Devo prendere una specie di abilitazione, ma posso
farlo… - Spiegò Derek. Scott sorrise felice che finalmente riprendesse
in mano la sua vita e questa volta senza intoppi.
- Mi è dispiaciuto non vederti appena saputo che eri tornato, ma Stiels diceva che era pericoloso… ed aveva ragione! - Spiegò.
- Come sempre… - Aggiunse Derek seccato dal fatto che quel tipo avesse ancora, come sempre ragione.
Scott rise.
- Molte volte mi son trovato a pensare che non so cosa avrei fatto senza di lui… -
Derek sorrise dell’ammissione.
- È meglio che non lo sappia! -
Insieme risero ancora, per poi finire a parlare di quelli che erano
stati i loro ultimi 13 anni, parlarono a lungo entrambi e alla fine
Scott, guardando Stiles nell’altra stanza ancora dormire, glielo
chiese.
- Ti va di unirti di nuovo al mio
branco? - E così, senza nessun’altra aggiunta di mezzo, Derek ci pensò,
tornò a guardare Stiles ed infine sorridendo con una pace che forse non
aveva mai avuto, annuì.
- Accetto volentieri. - Scott a
quel punto sorrise felice, pensando alla reazione che avrebbe avuto
Stiles appena si sarebbe svegliato.
Ricominciare a lavorare fu strano, Derek cercò di prenderla come un punto e a capo vero.
Ci aveva provato ed in un certo
senso era andata male con la storia della squadra fatta a pezzi
letteralmente, però ora poteva spazzare via tutto e riprovarci.
Non aveva mai pensato di dover lavorare, l’eredità della sua famiglia era sempre stata più che sufficiente.
Non che questa eredità ora fosse
finita, però si era detto che non poteva continuare a girare il mondo
per sempre, senza casa, senza meta, senza scopo se non l’avventura.
A volte la sua strada si era
incrociata con Chris e Isaac a caccia di qualcosa e lui e Braden li
avevano aiutati. Era stato bello, però aveva sempre sentito la mancanza
di casa, della sua vera casa ed alla fine in vita sua ne aveva avuta
solo una.
Beacon Hills.
Aveva vissuto un po’ con Cora dai parenti dall’altro capo del mondo, ma poi non era più stato bene nemmeno lì.
Perciò aveva pensato a casa, a Beacon Hills, a tutti quelli che aveva lasciato e a Stiles e a quella risposta mai data.
Era tornato per dargliela, per ritrovare casa, per cercare un po’ di pace.
Stufo di vagare in cerca di qualcosa che forse non voleva o forse era sempre stato lì.
Quando era tornato in sordina e
senza rivedere nessuno, aveva deciso di provare ‘l’altra’ vita. Quella
che non aveva mai voluto e potuto vivere.
La vita normale.
Le persone normali lavoravano, si mantenevano con le proprie forze, avevano rapporti.
Prima dei rapporti, aveva voluto
provare a lavorare. Si era affittato un appartamento vero, aveva
cominciato a fare le cose come gli altri ed aveva pensato che dopotutto
non era poi così male, anche se si sentiva stupido a farlo da solo.
Usciva di casa senza salutare
nessuno e rientrava allo stesso modo. A scuola aveva minimi rapporti,
parlava con poche persone, condivideva le proprie cose con nessuno.
Era strano.
Nessuna missione sovrannaturale, nessun cataclisma.
Nemmeno il tempo di pensarlo che ecco era arrivato.
Il cataclisma e Stiles. Quasi a coincidere uno con l’altro.
Si era detto ecco, ci risiamo. Altro che vita nuova, sempre quello, sempre così.
Alla fine da una cosa orribile
era arrivata una cosa bella e dopo tutto poteva dire d’aver capito cosa
lo faceva sentire strano nel tentativo di vita nuova.
Gli serviva un equilibrio, una via di mezzo.
Prima era troppo ‘selvaggio’, poi troppo ‘domestico’.
Non era tutto bianco o nero.
C’erano le sfumature.
E Stiles era una di quelle sfumature. Così come poi Scott ed il suo branco.
Appartenere a qualcuno come un tempo, ad un gruppo, ad un qualcosa.
Era un lupo, stare solo per tanto tempo l’aveva quasi staccato dalla realtà.
Però non poteva nemmeno rinnegare la sua natura.
Lavorare, vivere in una casa, avere un branco. E avere Stiles.
Finalmente, avere Stiles.
Quello era il suo equilibrio.
Ed era maledettamente felice d’averlo trovato.
Tornò a casa alla fine del pomeriggio col pensiero a Stiles e a come stava quel giorno.
Era ancora in ferie forzate dal
fatto che non aveva la capacità di reggersi in piedi, era preoccupato,
ma Melissa diceva che stava recuperando e che a livello medico non
c’era nulla che non andava.
Ma appena mise piede in casa, un delizioso odore di pancake freschi e sciroppo d’acero invasero le sue narici.
Si fermò sorpreso sulla soglia e
cercò automaticamente nel divano. Non stava dormendo lì dove l’aveva
lasciato nella pausa pranzo.
Andò subito in cucina e lo vide ai fornelli che preparava pancake a tutto andare.
Indossava una tuta rossa, i capelli spettinati, la barba incolta di quel periodo che non si era curato.
Scalzo.
Si girò a guardarlo e sorrise con aria stropicciata, ma sveglia.
Ma soprattutto sorridente, sorridente davvero, presente, finalmente.
- Bentornato! - Disse allegro.
Quel che provò Derek non ebbe
paragoni con niente altro, nemmeno quando l’aveva rivisto dopo tanti
anni si era mai sentito così.
Felice. Sollevato. Libero dal peso più grande di tutti.
Stiles stava di nuovo bene e lo percepì anche a livello interiore.
- Stai bene? - Chiese subito
brusco togliendosi la giacca e lasciandola su una sedia, avvicinandosi
a lui. Stiles sorrise ancora sorpreso.
- Molto. Avevo fame e voglia di
pancake! - Disse semplice. Derek gli prese il viso fra le mani e
impetuoso lo baciò seguendo quella grande gioia, quel grande istinto
impossibile da domare.
Stiles rimase sorpreso della sua
bocca così immediatamente sulla propria, ma dopo un attimo di
sbandamento, ricambiò mettendogli le mani sui fianchi.
Cercò di contenere il bacio e la
sua foga, ma visto che Derek sembrava per nulla intenzionato a
calmarsi, allora con mezzo occhio aperto e con una mano cercò il
fornello e lo chiuse.
Derek si accorse che stava facendo qualcosa e smise di baciarlo guardandolo corrucciato.
- Ma ti sembra il momento di
pensare ai pancake? - Stiles a quel punto ne approfittò per togliere la
padella e versare il pancake insieme agli altri, nel piatto.
- Dopo un’ora che cucino e li
assaporo con l’olfatto, vorrei anche far corrispondere il gusto a quel
che la vista vede! - Derek lo guardò imbronciato. - VOGLIO MANGIARLI,
DEREK! VOGLIO MANGIARLI! - Spiegò esasperato e sebbene Derek
riconoscesse che QUELLO era il suo Stiels, quello di cui si era
innamorato e che ora finalmente era tutto alla normalità, non poteva
fare a meno di seccarsene e senza dire nulla, uscì dalla cucina andando
su in camera per cambiarsi.
In quei giorni viveva lì da lui,
ma si era chiesto che fine avesse fatto suo padre. Sapeva che non era
morto, per fortuna, ma non era nemmeno più nella polizia. Vedeva le sue
cose in giro, perciò immaginava che vivesse ancora lì e poi era assurdo
pensare che se ne fosse andato.
Però non vedendolo, non capiva che fine avesse fatto.
Quello gli impediva di
trasferirsi definitivamente lì, ma non si era voluto muovere da Stiles
fino a che l’aveva visto in quelle condizioni. Ora poteva pensare di
tornare nel proprio appartamento.
Stava pensando a queste cose,
mentre si cambiava per mettersi comodo, quando Stiles lo raggiunse coi
pancake ricoperti di sciroppo d’acero, lo cinse con un braccio intorno
al collo, da dietro, e gli ficcò un pancake in bocca con una certa
prepotenza inattesa.
Derek si ritrovò con il boccone pieno e… un sapore davvero delizioso!
- Buono, vero? E questo grazie al
fatto che non li ho bruciati per baciarti! Non è un bel risultato? Non
ne vale la pena? - Chiese come un treno Stiles.
Derek alla fine ingoiò, poi si prese il resto del pezzo e lo finì di mangiare guardandolo di fronte, con l’aria seccata.
Quando finì, rispose.
- È buono, ma questo non
giustifica che pensi a cucinare quando ti bacio! Se preferisci non lo
faccio più così non sono probl…. - Ma Stiles non gli fece finire la
frase, infatti mettendo giù il piatto con gli altri pancake, gli andò
addosso e con lo stesso impeto che aveva avuto lui prima, gli prese il
viso fra le mani e lo baciò.
Invase la sua bocca con la lingua
obbligandolo a rispondere al bacio veemente ed alla fine le mani di
Derek si posarono sulla sua vita, incapace di mandarlo via. Stiles
così, felice di aver vinto di nuovo, lo spinse verso il letto facendolo
sedere. A quel punto le bocche si separarono e Stiles rimase in piedi
guardandolo con un sorrisino furbo dei suoi.
Era un uomo adulto, ora, ma certi
atteggiamenti, sguardi e modi di fare erano invariati, quello Stiles
non sarebbe mai cambiato del tutto, nemmeno dopo mille divinità.
Derek, soddisfatto di quello, lo guardò togliersi la maglia.
- Mi pare che ti senti davvero meglio, eh? - Disse malizioso, appoggiando le mani all’indietro.
Stiels ridacchiò prendendogli la maglietta con cui era rimasto dopo avere iniziato a cambiarsi.
Derek sorrise rimanendo a torso nudo.
- Oh, non sai quanto… - Cominciò
salendogli addosso, a cavalcioni. Derek lo prese per i fianchi mentre
lui gli prendeva il viso fra le mani indirizzandolo verso il proprio.
Le dita di Derek scesero sotto
l’elastico dei pantaloni e gli abbassarono con essi anche i boxer sotto
scoprendo la curva accentuata del suo sedere, la schiena inarcata.
- Credo d’aver dormito per una settimana di fila… - Esagerò, ma ci era andato abbastanza vicino.
La lingua a leccare le labbra di
Derek, la sua fece altrettanto andandogli incontro, se le succhiarono a
vicenda, mentre le dita si infilavano nella sua fessura.
- E dopo l’astinenza da pancake…
- Stiles gli tirò il labbro coi denti affondando le unghie nelle
spalle. - Ho l’astinenza da te! -
Dopo aver rinunciato per anni,
averlo era stato accendere una miccia spenta improvvisamente per
l’emergenza. Ma adesso che era tutto a posto, adesso che si erano messi
insieme, adesso che non c’era altro di più imminente a cui pensare,
poteva finalmente fare quello che aveva sempre voluto.
Niente glielo avrebbe impedito.
Risalì indietro sul letto,
stendendosi con la schiena. Stiles l’accompagnò afferrandogli i
pantaloni appena aperti e sfilandoglieli, poi si adagiò col volto sul
suo inguine coperto dai boxer e delineò con la bocca la sua erezione
fino a sentirla più dura. Derek, steso sotto di sé, sospirava di
piacere nel sentirlo e poi, impaziente ed eccitato, si tolse da solo
l’intimo alzandosi a sedere, obbligando Stiles a confrontarsi con la
sua erezione senza stoffa di mezzo. Quando l’ebbe davanti a sé, sorrise
e aprendo la bocca, lo leccò con la lingua su tutta la lunghezza e poi
la punta. Torturò Derek ancora un po’ fino a che, impaziente, gli mise
una mano sulla nuca e lo indirizzò con prepotenza su di sé,
facendoglielo avvolgere del tutto con le labbra.
Stiles finalmente succhiò e lo
fece con gusto e piacere, godendoselo ancor meglio dell’altra volta,
quando era stato tutto veloce e con foga.
Derek a quel punto si rimise giù con la schiena, soddisfatto, spingendo il bacino nella sua bocca.
Nella stanza i suoi gemiti salirono ben presto, fino a che Stiles si staccò per non farlo venire di già.
Lo lasciò lì bagnato, caldo e pulsante. Stava dritto, pronto per affondare.
Si mise a sedere meglio e si
tolse il resto di quello che ancora indossava, poi si alzò sulle
ginocchia e si toccò da solo, guardandolo malizioso, invitandolo
silenzioso a darsi da fare.
Invito colto alla perfezione che Derek non si fece ripetere.
Si tirò su, lo prese prepotente
per la vita e la nuca e lo baciò a sua volta, in ginocchio, dritto
davanti a lui. Divorò la sua bocca aderendo al suo corpo, le erezioni a
contatto. Gli prese la mano con cui si stava toccando e gliela bloccò
dietro la schiena insieme all’altra. Con una lo teneva fermo, con
l’altra, guardandolo carico di desiderio, andò fra le sue gambe a
continuare quello che poco prima Stiles aveva iniziato da solo, mentre
sul fianco Derek gli si strofinava con la propria erezione dura e sul
viso giocava con la sua lingua ed il suo labbro.
Stiles si ritrovò ad ansimare e a lasciargli fare qualunque cosa, sperando solo che continuasse fino in fondo.
Perso in un piacere senza precedenti.
Elettricità allo stato puro, un calore immenso, brividi espansi in ogni parte di sé.
- Derek… Derek, io sto venendo… - Disse non resistendo più.
Derek così smise di giocare con
la sua bocca e gli lasciò i polsi per girarselo di schiena, gli si mise
dietro ed aderì di nuovo col suo corpo, l’erezione dura fra i suoi
glutei, lo strofinò facendoglielo assaggiare, ma prima di chinarlo e
penetrarlo, si spostò leggermente per permettere al proprio dito di
farlo.
L’altra mano riprese a masturbarlo per avanti.
Stiles si inarcò, la nuca sulla sua spalla ed un abbandono totale.
La follia salì potente, il
cervello annebbiato come i sensi confusi, il cuore ed il respiro forti
e veloci. Di nuovo, di nuovo l’orgasmo era lì, di nuovo da dove si era
sospeso qualche secondo prima.
- Derek… - Quando lo disse, capì
che era il momento e lì, mentre l’aveva fra le mani, perso di nuovo,
sull’orlo di un piacere più grande per l’interruzione precedente, lo
fece di nuovo e lo chinò piegandolo sul materasso.
Stiles si appoggiò sulle mani e
morse il lenzuolo, la sua lingua scivolò dapprima lungo la schiena
facendolo morire, poi entrò in lui leccandolo. Alla lingua le dita di
nuovo e ripeté fino a che l’operazione non fu agevole e veloce. Le dita
si muovevano facili, bagnate, e Stiles si masturbava da solo per non
perdere quel doppio piacere, quell’orgasmo mancato già due volte.
Quella volta lo doveva avere, quella volta… i sospiri aumentarono e
Derek sentendolo, percependolo, gli prese la mano e gliel’alzò vicino
alla testa, fermandolo prepotente, gli morse l’orecchio e lo ricoprì
col proprio corpo, si prese l’erezione e l’accostò all’apertura pronta
e bagnata.
- Non così in fretta… - Disse riferendosi all’orgasmo che Stiles cercava di avere da ben tre volte, ormai.
Stiles stava morendo, non l’aveva
mai fatto così. Era sempre stato brutale, veloce e anche
particolarmente doloroso, ma aveva sempre goduto pensando che con lui
sarebbe stato così
Ed invece quello era ben diverso.
Quello superava ogni aspettativa.
Quello era meraviglioso
Derek scivolò in lui da dietro,
con una spinta possente. Entrò subito e scivolò fino in fondo grazie
alla preparazione che aveva fatto ed agli ormoni sul punto di esplodere
per tre volte.
Tutto il suo corpo fremeva, non c’era nessun senso a posto, in lui.
Stiles sentì tutto amplificato,
specie quel maledetto piacere del suo membro dentro di sé a dargli un
po’ di sollievo per quel che gli aveva fatto assaggiare senza avere.
Adesso l’aveva.
Derek spinse rimanendo piegato su
di lui, tenendogli i polsi, schiacciandolo. Ad ogni colpo affondava
sempre più e Stiles gemeva con lui, il piacere salì vertiginoso,
impensabile.
I brividi ricominciarono,
inebrianti, stordenti. Derek dovette alzarsi dritto con la schiena, lo
prese per i fianchi e cominciò a darci più dentro. Per Stiles era
follia e quando toccò quel punto fantastico dentro di sé, corse con la
mano a masturbarsi di nuovo e la combinazione di dietro e avanti fu per
Stiles la fine.
Quella volta non si fermò, quella
volta l’orgasmo esplose e fu meglio che mai, nessuna volta precedente,
né solo, né con altri e nemmeno con Derek stesso era stata lontanamente
vicina a quella.
L’orgasmo più incredibile, bello e totale della sua vita.
Venne gemendo forte, teso e tremante.
Derek lo lasciò fare per poi riprendere per sé stesso. Forte, più forte. Ancora di più.
Fino a venire, fino a completare
il piacere perfetto. Il piacere nel sentire quello di Stiles così
totalizzante, averlo in sé e provarlo a sua volta. Un piacere interiore
ed esteriore. Un piacere meraviglioso.
Derek gli crollò sulla schiena,
stendendosi su di lui. Gli rimase dentro per qualche istante, mentre i
corpi tornavano a sentirsi in modo normale, i sensi si calmavano.
Poi scivolò fuori e si lasciò
cadere supino allargando il braccio. Stiles lo guardò e gli si stese
sopra, facendosi avvolgere protettivo. Le labbra unite di nuovo, fra i
respiri ansimanti, poi si accoccolò sul suo petto ad ascoltare il suo
cuore impazzito e a scaldarsi con la sua pelle calda e sudata come la
propria.
- Stai bene? - Chiese di nuovo Derek pensando che fosse incredibile che, dopotutto, quella storia fosse finita così bene.
- Mai stato meglio! - Disse
sincero. Poi si alzò sul gomito e lo guardò piegando la testa di lato.
- E tu? - Derek sorrise sorpreso della domanda.
- Sinceramente? - Stiles annuì
curioso. - Penso di aver cercato questo per tutta la vita. Ho girato e
girato da quando avevo 16 anni ed alla fine posso dire che la
sensazione che inseguivo era questa. Questo equilibrio. Questa
soddisfazione. - Stiles si emozionò pensando che fosse il massimo che
ci si potesse aspettare da Derek Hale.
Derek sentì il suo stato d’animo e sorridendo gli carezzò la schiena.
- Sai di aver trovato quello che cercavi solo quando lo trovi, quando ti ci arrendi. - Stiles sorrise.
- E quindi cosa cercavi che hai
trovato solo ora? - Chiese Stiles pensando che avrebbe risposto ‘una
casa’ o ‘pace’ o ‘equilibrio fra un tipo di vita ed un’altra’.
Derek però lo sorprese e sorridendo rispose senza esitare.
- I sentimenti! - Stiles rimase di sasso nel sentirglielo dire. Sentimenti intesi come amore, come lui.
Perché tutto quello che aveva
voluto era stato trovare la sua persona, ma la sua persona era sempre
stata lì, perciò, alla fine, aveva solo cercato la forza di
riconoscerla ed arrendersi, di accettarla.
E a quel punto, mentre Stiles era
quasi in crisi mistica per l’ammissione che aveva fatto Derek, questi
prese un pancake dal piatto sul comodino e glielo mise in bocca,
mangiandone un pezzo anche lui.
- A proposito… - Fece cambiando discorso come se non avesse appena detto qualcosa di incredibile. - Tuo padre dov’è? -
Stiles, ricordandosene, guardò il calendario appeso alla porta.
- Torna oggi! - Derek impallidì.
- Come oggi? E dov’era? - Chiese allarmato.
- In riabilitazione per
un’operazione complicata. Si è perso l’apocalisse di zombie ed il tuo
ritorno, quando lo saprà gli verrà un infarto e dovrà tornare in
riabilitazione! - Rispose leggero.
- Dio, Stiles! Ho girato nudo per
casa un sacco, poteva tornare da un momento all’altro e tu non mi hai
detto nulla! - Stiles lo guardò senza capire, continuando a mangiare
sul suo petto.
- E che problema c’è? È un uomo
adulto! - Per lui davvero non c’era problema, ma per Derek chiaramente
sì e la voglia di ucciderlo tornò prepotente.
- Stiles, il problema è mio!
Farmi vedere nudo da te è un conto, ma da lui sai, scusa tanto se… - Ma
non riuscì a finire la frase.
- Oh credimi, Derek. Che il
problema è anche mio, ora. Perché penso che questa scena non andrà più
via dalla mia testa! - Riconobbero subito la voce e mentre Derek si
copriva il viso con le mani ruggendo il nome di Stiles come se in
qualche modo fosse lui colpevole, questi saltava in piedi planando ad
abbracciare il padre tornato evidentemente proprio in quel momento,
fermo in piedi sulla porta.
Normale amministrazione, con Stiles.
Un momento lo amavi, un momento lo uccidevi.
La nuova vita di Derek iniziava da lì.
FINE