4. LAVORO DI PIANIFICAZIONE



Il rumore della notte non poteva raggiungerli dentro la centrale.
Stiles arrivò alla cella di Derek lieto che proprio quella volta non ci fosse altro che lui in custodia.
- Non posso aprire, non sono completamente solo qua dentro… - Disse con una voce poco dispiaciuta.
Derek aprì gli occhi e si mise a sedere sorpreso della sua visita, lo vide porgergli il sacchetto dopo essersi tenuto un contenitore.
- Ho preso la cena. - Disse come se fosse naturale.
Derek, sorpreso, lo prese e si sedette come stava facendo lui, spalle alle sbarre, a terra, gambe incrociate.
Così non si guardavano, così non si toccavano, così non c’erano più tentazioni.
- Allora? - Chiese Derek aprendo il contenitore e vedendo che c’era del cibo giapponese. Derek esitò guardando. - Davvero Stiles? - Chiese scettico. Stiles si girò verso di lui senza capire a cosa si riferisse e vedendo che puntava al contenuto, alzò le spalle tornando a voltarsi, iniziando a mangiare.
- Qualche rimasuglio della volpaccia. - Disse come se fosse normale. - So giocare al Go, adoro i film sui samurai ed il cibo giapponese! Ah… dimenticavo… - Si girò con le bacchette in mano. - Sono un eccellente stratega! - Derek scosse il capo iniziando suo malgrado a mangiare.
- Che altro ti ha lasciato dentro, quel maledetto? - Stiles rise amaro.
- Te ne interessi ora dopo tanti anni? Quella volta non mi hai chiesto nulla! Mi hai evitato come se avessi la peste! - Derek si guardò bene dal dire che, quando era stato attaccato da Kate e rapito, aveva fatto appello a lui per capire se stesse dormendo o se si fosse svegliato.
Se l’era chiesto, in quel momento, proprio mentre realizzava che non si era mai svegliato.
“Perché Stiles? Perché non mia madre, non chiunque altro?”
Poi però non aveva avuto più tempo di rispondersi.
- Sono stato un po’ impegnato, dopo che sei tornato te stesso. Non so se lo ricordi! - Rispose acido. Stiles si fermò col broncio e scosse il capo. Non riuscivano a parlare normalmente senza discutere.
- L’oscurità. - Disse poi rispondendo sinceramente alla domanda. Questo portò un silenzio pesante, Derek voltò il capo e guardò la sua nuca, Stiles non mangiava, fissava il contenitore, le bacchette a metà. - La consapevolezza di poter uccidere perché l’avevo già fatto e ricordavo la sensazione. Quella… quella soddisfazione oscura tutte le volte che mi sono trovato a far del male a qualcuno per difendermi. Quando poi ho ucciso davvero. La volpe mi ha lasciato l’oscurità. -
Concluse poi riscuotendosi dal viaggio in quella parte di sé che odiava, ma con cui ormai conviveva da tempo, di cui non si era mai potuto liberare.
- Ora sai come mi sento io dal giorno in cui ho dovuto uccidere Page. - Con questo si concluse un discorso che non avevano mai potuto fare, ma che avevano sempre avuto la necessità di fare. Solo un semplice messaggio nascosto in quelle poche parole.
‘Ti capisco, provo la stessa cosa, so di cosa parli, non sei solo.’
Qualcosa che Stiles avrebbe voluto sentire molto tempo prima, quando non era mai stato capace di spiegarlo a Scott, il quale comunque non aveva mai capito, mai, come aveva potuto fare certe cose.
Lasciarono che il silenzio li avvolgesse ancora, intimo, dolce.
Non erano mai stati così vicini come ora, forse perché erano grandi, adulti e maturi, le esperienze fatte li aveva portati ad un punto che, anni addietro, non avevano mai toccato.
“Forse era davvero troppo presto…” Si disse Stiles.
- Come mai sei sceriffo? Non sei giovane? -
- Mio padre si è dimesso dopo l’ennesima volta che ha rischiato di rimetterci le penne, io mi ero arruolato da poco. Ho fatto carriera in fretta perchè ero l’unico a sapere cosa succedeva, l’unico che risolveva i casi più difficili. Quelli che nessuno era mai stato capace di chiudere. - Derek capì a quali si riferiva, quelli che avevano a che fare col sovrannaturale. - A quel punto mi sono ritrovato sceriffo molto prima di quel che avevo immaginato. - Rispose con una certa punta d’orgoglio.
- Sapevo che lo saresti diventato. - Sfuggì a Derek.
Stiles sorrise e chiuse il contenitore ora vuoto, Derek gli passò il proprio finito e Stiles gli passò una bottiglietta d’acqua da cui aveva bevuto un po’ lui. Derek bevve.
- Ed io pensavo di non rivederti più. Non osavo pensare a te, a che fine potevi aver fatto. Perché probabilmente avrei pensato che eri morto. Non l’avrei mai sopportato. - Derek si stupì di questo suo scoprirsi, ne parlò quasi naturale e percepì netta la sua voglia di capire quel periodo, quel periodo insieme dove erano sembrate molte cose, ma nessuna era andata in porto.
- Lo sapevo quello che provavi per me. Lo sentivo molto chiaramente. - Disse improvvisamente, come se il discorso che Stiles gli aveva fatto nel bosco, tornando indietro, glielo avesse fatto appena in quel momento. Stiles rimase col manuale in mano, aperto sulla pagina da studiare. Le schiene non si toccavano, non erano uno contro l’altro, erano vicini. Non voltarono le teste, appoggiarono le nuche alle sbarre, dietro di loro.
- Solo che non ero sicuro di quello che provavo, che volevo… e che fosse una buona idea… intorno a me morivano tutti, complicavo la vita di chiunque… non… non volevo rovinarti… quando ti sei dichiarato io stavo perdendo i miei poteri e mi sono detto ‘e come lo proteggo?’ Non ero in grado di proteggere me stesso, figurarti un compagno! Non avevo idea che invece mi stessi evolvendo. Se l’avessi saputo… -
- Perché poi quando hai saputo te ne sei andato? - Stiles si girò di colpo guardandolo. Derek non fece altrettanto e riabbassò il capo, così al suo silenzio infilò la mano e gli toccò la spalla girandolo, una scarica elettrica attraversò entrambi. Derek si girò sentendosi scottare da quel contatto e Stiles ritirò subito la mano, ma tornò a fargli la domanda.
- Cercavo un equilibrio, ero sempre convinto che chi mi stava vicino moriva o soffriva, non volevo mettere nei guai proprio te. Braden era diversa, si sapeva difendere e poi la vedevo come una compagna d’avventure. Mi serviva un’uscita, uno svago, cambiare aria per trovare me stesso, capire chi ero diventato, cosa volevo fare, che posto avevo. - Soliti discorsi che si facevano. Stiles appoggiò la fronte alle sbarre, ora girato di lato verso di lui. Il braccio infilato dentro, la mano abbandonata vicino alla sua. Derek abbassò gli occhi su di essa.
- Potrei dire la stessa cosa. Chi ha a che fare con me soffre, sono sempre in mezzo a casini allucinanti! Non ho un compagno od una compagna fissa da anni. La mia vita sentimentale è inesistente perché so che sottoporrei ad un enorme rischio chiunque. Tu pensi di essere l’unico a provare questi dubbi? - Derek rialzò gli occhi sui suoi, serio, smarrito, sincero. Quell’azzurro di cui Stiles si era facilmente innamorato.
- Adesso lo so. Quella volta ero convinto di dover proteggere chi amavo allontanandolo. -
- Ed ora? - Chiese Stiles sentendosi senza respiro.
Derek, invaso dal suo sentimento carico di speranza ed un’aspettativa che non voleva deludere, ma nemmeno gestire male, continuandolo a reggere il suo sguardo, disse piano:
- Adesso so che posso scappare per le migliori e più oneste intenzioni. Ma non cambierà mai quel che provo. - Stiles voleva chiedergli una volta per tutte cosa diavolo provava alla fine, se voleva provarci o cosa. Ma il maledetto telefono suonò facendoli saltare sul posto.
Stiles imprecò e rispose vedendo che era Scott, sapendo che si era visto con Chris e Duke, sperava avesse novità.
Maledisse il tempismo malefico, ma non si mosse da lì e mentre parlava con Scott, il suo mignolo andò ad unirsi a quello di Derek, agganciandolo.
Derek non lo tolse e una sensazione di pace lo invase. La pace che non aveva mai assaggiato pienamente. Come se alla fine, il punto d’arrivo fosse proprio quello di partenza.

La chiamata con Scott fu messa in viva voce per far partecipare Derek e permettere a Stiles di guardare la famosa pagina dove parlava degli dei inca.
Stiles e Scott parlavano di quel che erano venuti a sapere sull’argomento facendo ascoltare un silenzioso Derek, rivolto ora verso l’esterno della prigione dentro cui era. La mano di Stiles allontanata dalla sua.
- Per cui dobbiamo prepararci ad un apocalisse di zombie? - Concluse ironico Stiles finendo di leggere.
- Ricapitoliamo… - Fece Scott.
- Ha poteri di trasformazione e materializzazione, è fisicamente molto forte e sa combattere bene. -
- Assume le sembianze della prima persona che ha in mente chi ha davanti, ma non ne assume ricordi o personalità. -
- Non legge ricordi od emozioni, prende immagini. -
- Usa i corpi dei morti controllandoli a piacimento, ma non sono davvero le persone che erano, l’anima non c’è. -
- Sì, insomma, zombie. Un momento, come li annientiamo gli zombie? -
- Diccelo tu, emissario potente e saggio! - Derek era tornato ironico e tagliente e Stiles lo guardò male, la risata di Scott gli ricordò che probabilmente non voleva sembrare troppo ‘sé stesso’ con gli altri e scuotendo il capo Stiles cercò di ricordare qualcosa.
- Gli devi far saltare la testa o staccarla dal collo. - Derek annuì e Scott disse ‘ok’.
- Il collegamento col suo mondo è nelle caverne, nelle sorgenti e nei laghi. -
- Comanda il regno dei morti, collabora coi mietitori che prelevano le anime dei morti, ma non li comanda. Non decide lui chi vive o chi muore. -
- Comanda però i demoni del mondo di sotto. -
- Insomma, ha più accoliti lui di chiunque altro! - Concluse Stiles di nuovo ironico.
- Punti deboli? E’ immortale, però ci deve essere qualcosa che lo tiene almeno a bada, che lo scalfisce! - Chiese impaziente Derek.
- Duke dice che ha paura di suo fratello, Inti il dio del sole. -
Stiles girò la pagina e lesse quella relativa al dio del sole, Inti, uno dei massimi esponenti degli dei inca.
- Beh, è molto potente… il suo potere si basa sostanzialmente sulla luce e sull’energia, sul calore… il suo opposto, insomma. -
- Ma cosa vuole di preciso? Perché sta facendo tutto questo? Per vendicarsi di una sconfitta? Perché allora non si limita a combattere con Derek? -
- E’ vendicativo, mi sta punendo per averlo battuto e quando avrà finito di prendersela con chi mi sta intorno, comincerà con me. Per questo mi sono isolato… -
I tre fecero una pausa, durante la quale Scott cercava un modo per convincere Supay, il dio dei morti, a desistere senza fare stragi e apocalissi zombie, mentre Stiles cercava come poteva usare i poteri di Inti per creare un’arma efficace contro di lui.
Derek si sentì rimbombare le proprie parole nella mente e realizzò.
- Mi spia. - Fece d’un tratto. - Mi spia per capire chi mi sta a cuore, ma legge anche nella mente i volti di quelli a cui penso. - Stiles guardò di scatto Derek capendo a cosa si riferiva, o per lo meno immaginandolo.
- Scott, sei solo? Stai attento, non ho ancora nulla di concreto in mano per affrontarlo, si muove con demoni e zombie, non… - Ma Derek lo fermò secco, dopo averci ripensato.
- Non penso che possa sapere dove si trova la persona a cui penso. Penso spesso a Cora, ma non va da lei o avrei ricevuto notizie. Le ho detto di stare attenta ma… - E Stiles allora lo guardò aggrottato senza capire.
- E quindi? Sa i volti di chi ti stanno a cuore, ma non sa individuarli? - Derek annuì. - Perciò che problema c’è? Finché stai qua… - Derek sospirò e chiuse gli occhi snervato.
- Tu, Stiles! Ci siamo incontrati già tre volte e da quando sono qua abbiamo parlato 2 volte da soli, di cui una a lungo, e abbiamo fatto un interrogatorio formale. - E Stiles guardò automaticamente la sua mano che prima gli aveva anche toccato.
Si morse il labbro sapendo cosa significava, era in pericolo, ok, ma la sua mente gli riportò un’altra informazione interessante e la disse senza filtrare, dimenticandosi completamente che li stava ascoltando anche Scott.
- Pensi a me? - Derek afferrò le sbarre con l’insano intento di sradicarle per morderlo e rabbioso ringhiò:
- Non è quello il punto quanto che mi ha visto con te un sacco di volte! Ti prenderà di mira! Va da Scott, inventati che stai male e lascia l’indagine al tuo vice! Quando le cose finiscono torna a farti vivo, mi scagioni e… - Ma per Stiles era quello il punto. Pensava a lui.
Sorrise ebete e felice come un adolescente, ma proprio a quel punto, con una scarica di ormoni della gioia particolarmente forte, gli venne in mente quella che poteva essere una soluzione perfetta.
- Ho un’idea! -
- No, non se ne parla! - Questa volta Scott e Derek parlarono insieme, entrambi sapevano che le sue idee erano efficaci, ma pericolose. Stiles guardò il telefono e Derek e poi offeso rispose:
- E’ un’idea geniale! - Derek sospirò nervoso chiudendo gli occhi, cercando di non trasformarsi in lupo e saltare fuori. Perché riusciva a fargli tutti quei danni emotivi tutte le volte?
Ecco perché se ne era andato, per un equilibrio interiore.
- Stiles… - Cercò di convincerlo Scott senza sapere cosa avesse in mente.
- Invocherò il dio Inti e mi farò possedere da lui, gli farò da tramite in modo da permettergli di rispedire il fratello scemo nel mondo dei morti, gli chiederemo di sigillarlo là sotto in modo che non possa tornare nel mondo di qua! - Stiles usava i termini inca e la sua mente aveva già elaborato una strategia fine.
- Non se ne parla! Convocarlo è un conto, farti possedere è completamente fuori discussione! Basta possessioni! - Esclamò Derek stupito che proprio Stiles volesse farsi possedere di nuovo da un dio.
Stiles sospirò voltandosi verso di lui, prendendosi alle sbarre a sua volta.
- E’ diverso da quella volta. - Disse sapendo a cosa pensava.
- No, è la stessa cosa. Un essere sovrannaturale ti possiede e chissà cosa ti fa fare ed in che condizioni ti lascia! -
- Ma è un dio benefico, è un dio buono! - Insistette Stiles guardando Derek attraverso le sbarre.
- Lo farò io, ho fatto io il danno! Mi faccio possedere io! - Stiles alzò gli occhi al cielo. Da un lato era bello che si preoccupasse tanto per lui, dall’altro lo trovava snervante. Con Scott non era mai stato così difficile convincerlo a fargli fare qualcosa, anche perché spesso c’era poca scelta.
- No, deve essere una persona umana, per di più se ha a che fare con il mondo dello spirituale, come lo è un emissario, è ancora meglio. Io sono il più indicato! L’unico, anzi! -
Derek sospirò appoggiando la fronte sulle sbarre, frustrato, proprio fra le mani di Stiles e questi, calmo e colpito dalla sua reazione che gli faceva credere sempre di più in quello che aveva sperato per anni, appoggiò la propria esattamente lì. Fra una sbarra e l’altra, le loro fronti si toccarono e Stiles prese le mani di Derek in un contatto finalmente più reale di prima.
- Lo so fare. Devi farmelo fare. Sai che è un’ottima soluzione. - Disse piano, dolcemente Stiles.
- E’ pericoloso… - Commentò Derek senza muoversi di un millimetro da quella posizione che lo scaldava.
- Non se Inti batterà Supay. E lo farà. E’ più forte di lui o non avrebbe paura. - Derek si morse il labbro.
- Supay non ha bisogno di un corpo ospite per stare nel mondo di qua. - Disse usando la terminologia di Stiles.
- Ha un suo corpo proprio, Inti non ha un corpo, è il sole. Ha bisogno di un corpo ospite. - Aveva tutte le risposte giuste. Derek sospirò ed alzò la testa aprendo gli occhi, Stiles fece altrettanto, stringendo ulteriormente le sue mani. Si guardarono da vicino, separati da qualche centimetro di sbarra.
- Potrebbe ferire mortalmente il corpo ospite nel combattimento. - Disse Derek sempre contrario ed ora apertamente preoccupato e seccato al contempo.
- Mi guarirà, è un dio benefico, ha poteri di guarigione! - Stiles ne era convinto, anche se in realtà non poteva averne la matematica certezza.
Lui non vedeva altre soluzioni, specie perché non voleva che Derek, scontrandosi di nuovo con lui, venisse questa volta ucciso.
Non poteva perderlo dopo averlo appena ritrovato.
- Scott? - Chiese Derek in direzione del telefono ancora acceso sulla telefonata in viva voce.
- Ecco io… sono d’accordo che è pericoloso, ma forse è anche l’unica soluzione… che altre armi abbiamo? -
- Avete me, vuole una rivincita con me. - Ovviamente Derek pensava alla stessa cosa che pensava Stiles, solo verso sé stesso e questi lo fissò male, togliendo le mani dalle sue sulle sbarre per fissarlo torvo.
- Ehi, pensi che sarebbe facile come l’altra volta? -
- Non è stato facile! - Lo corresse seccato.
- Appunto! Ed era solo e ti stava sottovalutando! Ora userebbe tutti i suoi poteri ed anche i suoi seguaci! Non te lo farò fare, dannazione! -
Derek sospirò.
- Nemmeno io! -
- Beh, guarda un po’, tu sei dentro ed io fuori, prova ad impedirmelo? - Stiles si alzò in piedi chiudendo il libro e prendendo il telefono per andarsene, ma Derek si alzò e prendendo le sbarre diede un primo strattone per scardinare la porta. Stiles si fermò e con una mano tesa imprecò:
- Per l’amor del cielo Derek! Non rompermi la cella! -
- E tu non fare di testa tua! Cerca un’altra soluzione! Se ha paura di suo fratello è perché ha paura dei suoi poteri, concentrati sui poteri, trova un modo per riprodurli e non per possederli! Chris avrà qualche arma adatta che ha a che fare con la luce! - Stiles fece il broncio, non poteva certo negare che avesse ragione.
- Ha ragione, prima di arrivare all’atto estremo dobbiamo provare altre strade. - Moderò Scott calmo, dal telefono.
Stiles sospirò e fece il broncio, poi guardò l’ora realizzando che fra poche ore sarebbe ricominciato il turno.
- Devo andare a casa, farmi una doccia e riposare almeno un’ora! - Disse in risposta.
- Scott! - Tuonò Derek.
- Ti raggiungo là! - Fece Scott a Stiles.
- No, se mi segue poi vede che mi incontro con te e dà la caccia anche a te! -
- So difendermi, Stiles! - Replicò Scott.
- Se rimani solo ora ti fai uccidere! - Grugnì Derek sempre strattonando la porta della cella.
Stiles tornò a fermarlo.
- Derek, piantala! -
- Faccio finta di essere fuggito e sto con te, ti proteggo io! Così non esponiamo nessuno! -
Stiles si coprì il viso con le mani, melodrammatico.
- Se scappi è come un’ammissione di colpa. Poi non saprò come scagionarti! -
- Troverai un modo! - La fece facile Derek tornando a strattonare la porta.
- No, invece! -
- Allora stai qua! - Stiles sospirò alla sua sfinente testardaggine. Poi tornò a guardare l’ora.
- Posso farmi almeno una doccia? Ho bisogno anche di un caffè! - Derek non era molto convinto, ma alla fine gli diede il permesso.
- Finchè stai lì sono in pericolo solo io, me la caverò. Credo che di giorno non esca allo scoperto, specie se c’è il sole. E poi se proprio vuoi farmi da guardia del corpo, aspetta domani, perquisiremo casa tua e non trovando niente che ti inchiodi, potrò liberarti per mancanza di prove contro di te, se non faccio un’accusa formale sono obbligato a liberarti. Per aggressione a pubblico ufficiale è obbligatoria la cauzione, la paghi e così esci! - Spiegò Stiles guardando Derek col broncio. - Basta che non torni a cambiare idea! Prima vuoi stare dentro, poi fuori! -
- Cerchiamo un’alternativa all’invocazione. - Concluse Scott. Stiles annuì e lo salutò, dopo di che scuotendo il capo verso Derek, se ne andò negli spogliatoi del dipartimento dove si sarebbe potuto fare una doccia calda per quel po’ di notte che gli rimaneva.
“Mi ero dimenticato di quanto pesante fosse Derek! E testardo!” Pensò Stiles arrabbiato e stanco. Poi ripensò al dialogo e alle loro mani unite. “E sorprendente… “ Sorrise dolcemente. “Quando tutto questo sarà finito, forse potremo concludere LA COSA una volta per tutte!”
E sperarlo dopo tanto tempo era davvero sconvolgente.