5. PROTEZIONE



Più ci pensava e meno trovava alternative.
Scott trovò delle armi adatte che sfruttavano la luminescenza, fornitegli da Chris, ma erano soluzioni momentanee, per stordire Supay e poterlo attaccare in modo severo, però il fatto che fosse immortale non giocava comunque a loro favore.
“Vuole vendicarsi di Derek, non tornerà nel suo mondo finché non ci sarà riuscito. Ma non gli permetterò mai di ucciderlo!”
Come promesso, Stiles non andò a casa e, rimanendo in centrale, si portò avanti col lavoro riguardo Derek.
Si occupò della cauzione per l’arresto con l’accusa di aggressione a pubblico ufficiale, poi appena arrivò il mandato di perquisizione dell’appartamento di Derek, prese due agenti ed andò a svolgere il suo lavoro.

Casa di Derek era sorprendentemente normale, molto più di tutte le altre che aveva avuto fino a quel momento.
“E’ tornato per rimanere e fare radici…” Pensò shockato.
Non era un magazzino, una rimessa, un loft o una casa abbandonata e cadente. Era un appartamento vero.
Con sollievo Stiles non trovò nulla che lo mettesse nei guai, con somma intelligenza non aveva tenuto nulla lì dentro, mentre il famoso magazzino Hale non risultava da nessuna parte. Legalmente quel posto non esisteva, perciò Derek era lì che teneva qualunque cosa di sospetto che riguardava i suoi viaggi passati.

- Non c’è alcuna arma del delitto, in tutta la casa ci sono solo tracce di Hale, nei suoi conti non risulta nulla se non gli stipendi della scuola ed i pagamenti classici. Non c’è nulla a cui possiamo appigliarci per accusarlo di quegli omicidi o che ci dica che è effettivamente colpevole… - Spiegò Stiles ai colleghi che lo guardavano incredulo mentre stava disponendo la liberazione di Derek.
- Perciò non possiamo trattenerlo? - Stiles lo guardò serio.
- Il punto non è come lo incriminiamo. Il punto è che là fuori c’è il vero assassino a piede libero! Abbiamo solo perso tempo con quel pagliaccio! Essere sospetti non significa essere colpevoli davvero! - Con questo Stiles firmò il modulo che liberava Derek.
“Anche se poi alla fine un colpevole dovrò trovarlo o tutti crederanno che comunque è lui l’assassino e la sua nuova vita finisce in zero due secondi!”

Stiles guardò Derek uscire dalla centrale, i due si scambiarono uno sguardo significativo, senza farsi alcun cenno.
Una volta che se ne fu andato, gli agenti a seguito del caso guardarono lo sceriffo come a chiedere cosa avrebbero fatto ora, senza sospettati in custodia e senza nessuno su cui indagare.
- Lo seguiamo con discrezione? - Stiles sospirò spazientito.
- Le prove non mentono, smettiamola di perdere altro tempo! Bisogna ricominciare! Non ci sono stati altri omicidi, per cui era una cosa mirata a quei ragazzi, bisogna indagare meglio su di loro, quali altri collegamenti? Una strage così scellerata è una vendetta personale, cercate faide con altre squadre o gruppi di ragazzi, forse c’è qualcuno di particolarmente deviato. Nessun sano di mente farebbe una cosa simile e finché non ci sono altri omicidi, dobbiamo indagare su quello come su qualcosa di personale. - Dopo di quello, Stiles uscì dicendo che aveva una pista da verificare, così se ne andò.


L’abilità di Stiles era di fare un buon lavoro sia come emissario che come sceriffo e, in quest’ultimo caso, spiccava la capacità di manovrare le indagini a suo piacere. Dava spiegazioni anche laddove non ce ne erano.
Quando un fatto criminoso era collegato ad eventi sovrannaturali, Stiles tirava fuori uno di quei colpevoli che non erano mai riusciti ad incriminare per mancanza di prove e li incastrava abilmente per quel dato fatto, dando così una serie di spiegazioni accettabili per tutte, inconfutabili.
Oltre tutto era incredibilmente bravo a non farsi beccare.
Non metteva dentro innocenti, metteva dentro comunque dei colpevoli che, senza le sue manovre, non sarebbero mai stati incriminati, fatto ingiusto di suo.
Stiles sapeva che avrebbe dovuto ricorrere allo stesso trucco, ma prima voleva risolvere la questione del dio della morte.

A fine giornata aveva già individuato una setta che a cui l’aveva giurata da sempre, li aveva tenuti da parte nel caso di un omicidio di gruppo come quello, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il loro momento.
Per il resto della giornata lavorò sul far coincidere le indagini, creando prove inattaccabili che avrebbe fatto in modo di far trovare ai suoi colleghi fra un paio di giorni.
Stiles era consapevole che stava tirando la corda, ma non aveva scelta. Suo padre si era preso un sacco di esaurimenti e sospensioni mentre cercava di dare un senso ai casi sovrannaturali, fortunatamente da quando il branco di Scott era diventato così forte, gli eventi erano diventati sporadici; però finché poteva, lo faceva. Poi sarebbe stato un problema di qualcun altro.

Uscì dalla centrale che era già scesa la sera, seguendo quella ‘pista’, aveva perso la cognizione del tempo e l’ora di cena era passata da un pezzo.
Salendo in macchina, Stiles girò la chiave ma sfortunatamente andò completamente a vuoto. Nemmeno il rumore del motore.
Stiles imprecò.
- Ma davvero? - Si disse scendendo dall’auto e aprendo il cofano.
Tolse il coperchio della batteria e maneggiò i morsetti, tornò a girare la chiave ma ancora nulla.
- E’ di nuovo morta la batteria! Possibile che cambia tutto tranne la mia auto che non funziona? - Si chiese seccato chiudendo tutto e scrivendo un sms al meccanico a cui chiedeva di passare a prendere la sua auto il giorno dopo, di mattina presto, per un problema alla batteria.
“Proprio stasera. Credo sia il karma, quando una cosa non deve succedere, succederà di sicuro!” Era una specie di regola, ormai.
Guardandosi inquieto intorno, si incamminò controllando di avere la pistola nella fondina.
Non ci volevano delle capacità da sensitivo, emissario o druido, per capire che era nei guai.
“Dovevo andare a casa prima del tramonto, l’unico appunto che mi aveva fatto Scott era di non girare col buio ed io ovviamente giro col buio! A volte me le cerco davvero!”
Casa sua non era distante dalla centrale, così rimanendo il più possibile nei marciapiedi illuminati, si incamminò velocemente.
Lo sguardo correva nelle zone d’ombra, la mano pronta a prendere la pistola, pur conscio dell’inutilità della cosa. Non era riuscito a passare da Scott a prendere alcune delle armi di Chris per difendersi dalla creatura oscura, ma gli aveva detto d’essere passato da lui a lasciargliele lì.
“Certo a casa sono molto utili! E poi dov’è Derek? Non doveva proteggermi?”
Appena lo pensò, sentì un rumore specifico, come dei passi felpati, molto leggeri, dall’altra parte della strada, dove non c’erano illuminazioni artificiali.
Stiles si fermò di colpo, in posizione d’attesa, mano alla postola, il cuore in gola. Cercava di controllare la respirazione ed i nervi, ma sapendo che cosa lo aspettava, non era facile.
“La prossima volta alle cinque mi chiudo in casa e mi attacco a Derek e al diavolo, pure a Scott! Possibile mai che devo essere io il bersaglio, l’unico che non è una creatura mostruosa?”
Un altro movimento gli fece tirare fuori la pistola.
“Che poi vorrei proprio sapere cosa penso di fare con una pistola contro il dio della morte! Porca miseria, vedi tu se dovevo essere l’unico con cui Derek ha parlato! Ed io che mi sono pure sentito felice! Cazzo!”
Si mosse verso la direzione dei rumori, comunque molto lievi, e stava per sparare alla cieca, convinto che si trattasse di lui, quando da dietro un albero si decise a mostrarsi e dopo gli occhi azzurri, prese forma il corpo maestoso del lupo nero.
- Vaffanculo, Derek! Stavo per ucciderti! - Ringhiò arrabbiato, mentre rimetteva via la pistola. - La prossima volta ti sparo, sappilo! Un conto è sapere che dovresti esserci, un altro è averti qua sul serio! Perché non ti sei fatto vedere subito? Aspettavo… - Derek si avvicinò a lui attraversando la strada, poi si fermò e si sedette davanti a lui, pacifico, piegando la testa di lato come se per lui dicesse un mucchio di sciocchezze. Stiles a quel punto smise di parlare concitato, sospirò e scosse il capo.
- Mi hai seguito tutto il giorno, vero? - Il lupo chiuse gli occhi e Stiles capì che gli stava dicendo di sì, così sospirò ancora e decise di lasciar perdere. Dopotutto gli piaceva che l’avesse protetto.
- Avanti, andiamo a casa… - E, come se fosse normale parlare con un lupo e familiarizzare, si incamminò con lui al fianco.
- Certo, se passa qualcuno e ci vede camminare insieme la vedo dura spiegare la situazione. Chissà se mi credono se gli dico che ho un lupo? - Stiles continuò a dire cose del tutto senza senso per rilassarsi, visto la situazione potenzialmente pericolosa ed altamente stressante.
Non l’aveva nemmeno finito di dire, che una macchina passò, si fermò e tornò indietro. Stiles imprecò fra sé e sé, mentre Derek gli rimase accanto, ormai scappare era inutile.
Il guidatore era uno dei suoi agenti.
- Problemi con l’auto, capo? - Chiese il ragazzo ridendo.
- Come sempre, Simons, come sempre! - Disse cercando di essere naturale sia pure con un lupo accanto.
- Magnifico esemplare, non sapevo che fosse un intenditore! - Evidentemente per quanto strano, poteva essere sui limiti dell’accettabilità avere un lupo invece che un cane. C’era chi ne aveva.
Stiles, per convincerlo, l’accarezzò sulla testa, poi si ricordò che agli animali non piaceva sulla testa ma preferivano sul collo, così si chinò e con un gran sorriso lo cinse con un braccio carezzandolo con entrambe le mani sul collo, ai lati.
- Ognuno si vizia come può… quando l’ho visto da cucciolo è stato amore… -
- Ma non è facile gestire un lupo vero! - Stiles alzò le spalle.
- Basta sapere come fare, a volte è complicato e rognoso, ma se conosci i trucchi non è impossibile. E poi che vuoi, in realtà è solo un cucciolo gigantesco con un gran bisogno di coccole! -
“Per questo Derek mi ucciderà, ma è bello coccolarlo così! Ha un pelo morbidissimo, in realtà! Pensavo fosse ispido e sporco!”
- E come si chiama? -
E qua sorsero i primi problemi.
“Merda, non posso chiamarlo Derek, era oggi in centrale!”
E così usò il nome che preferiva dargli da sempre.
- Miguel! - L’agente lo guardò sorpreso.
- Miguel?! -
- Sì, Miguel! - Come hai vecchi tempi. Stiles sorrise nel ripeterlo orgoglioso. Chissà che cosa stava pensando Derek in quel momento.
Sicuramente che appena sarebbero stati a casa, l’avrebbe sbranato tagliandogli il collo coi denti!
- Ma non è un nome da animale… - Stiles alzò le spalle.
- E’ il mio nome preferito! - Si giustificò Stiles rialzandosi in piedi.
- Beh, certo, ognuno può chiamare il proprio animale come vuole. Comunque è davvero bellissimo, complimenti! -
E detto questo, l’agente salutò e ripartì lasciando i due di nuovo soli, con Derek che lo guardava con un vago sguardo feroce. Stiles a quel punto rise e l’accarezzò di nuovo avviandosi verso casa.
- Avanti, sei un lupo stupendo e Miguel è un bel nome! Il tuo! Ed hai un pelo eccezionale! Volevo carezzarti da anni! Finalmente ci sono riuscito! - Ovviamente Stiles non stette più zitto fino a casa.

Appena dentro, Stiles sospirò di sollievo nel realizzare che alla fine era andato tutto bene ed erano ancora vivi.
Sul tavolo di casa trovò la scatola di Scott con due righe di spiegazione su cosa servivano, Stiles lesse e quando si girò togliendosi la giacca, la pistola, il distintivo ed il telefono, vide che Derek era tornato umano e a quel punto saltò girandosi di scatto dall’altra parte.
- Oh mio Dio, Derek! Ti sembra il momento di tornare umano? -
- E quando dovrei farlo, secondo te? - Disse di malumore andando da solo in bagno ed uscendo con un asciugamano che si mise intorno alla vita.
Stiles sgranò gli occhi e lo guardò stralunato.
- Seriamente? - Derek si strinse nelle spalle.
 - Non giro con una sacca coi vestiti! - Rispose sempre seccato.
Stiles sospirò e andò di corsa di sopra, si cambiò velocemente e scese con un cambio per lui, una tuta.
- Tieni, mettiti questa, dovrebbe andarti… -
Faceva accuratamente attenzione a non guardarlo, Derek scosse il capo pensando che fra loro le cose non sarebbero comunque mai cambiate.
Stava per indossarli, quando qualcuno suonò alla porta.
Stiles imprecò e stava per indicare il bagno, quando, guardandolo, lo vide di nuovo lupo e rimase un attimo inebetito a guardarlo con le braccia aperte.
- Miseria, ma sei velocissimo! - Derek, versione lupo, salì sul divano e si accomodò in un angolo rifiutandosi di fare il cane che sta per terra.
Stiles diede un calcio alla tuta ed all’asciugamano abbandonato, poi andò alla porta ed aprì.
Il suo vice, un poliziotto di nome Karl Kendall e soprannominato da tutti KK, si presentò da lui con una serie di fascicoli ed un cartone di birre. Il giovane era di bell’aspetto, atletico, corti capelli castano scuro e due splendidi occhi verde chiaro.
- Capo, forse ho qualcosa, ma è complicato ed ho bisogno di parlarne ad alta voce e spiegarlo a qualcuno per districarmi! Forse non è nulla, ma forse è importante! - Stiles voleva dirgli che non era la serata giusta perchè voleva riposare, però KK era un amico, quasi, e prometteva molto bene.
Non poteva rifiutarlo, aveva un ottimo rapporto con lui, anche se non erano mai passati alla fase delle indagini a casa insieme.
Stiles per cui esitò quel po’ per farlo entrare.
- So che sei stanco e venire a casa tua è un limite che non ho mai oltrepassato, ma non era nemmeno mai successo che 10 ragazzi morivano squartati nel bosco senza organi e a questo proposito mi è venuto in mente una cosa… - KK entrò e si fermò in salotto facendo per poco cadere tutto quel che aveva in mano.
Il lupo alzò la testa e lo guardò, rimanendo comunque avvolto su sé stesso.
In quelle sembianze Derek percepiva tutto in modo molto più forte e con un’occhiata capì che era davvero chi diceva di essere, la qual cosa fu confermata dall’atteggiamento di Stiles che non lo stava guardando con ‘ma sei pazzo tu chi sei che ne hai fatto del mio vice’. Oltre a questo non percepì del sovrannaturale, oscuro e malvagio.
“Nessun odore di morte.”
Pensò rimettendo giù il muso, mantenendo però gli occhi azzurri fissi sul nuovo ospite.
Dopo il primo passaggio a raggi X, stava scrutando altro.
- Che bel cane! - Derek scosse la coda folta alzando le orecchie attente.
- Ehm… è un lupo… - Corresse Stiles vedendo che non stava gradendo lo scambio. - Grazie, comunque… -
KK rimase ancora un attimo a guardarlo, poi si riscosse e mise giù i fascicoli sul tavolino davanti al divano fra altre riviste, vi poggiò anche le lattine di birra e si sedette senza fare complimenti nella poltrona, a debita distanza dal lupo che continuò a non muoversi.
Stiles sospirò e grattandosi la nuca alla fine si rassegnò.
- E va bene, ti ascolto, ma devo mangiare qualcosa! - KK annuì, aprì due birre e cominciò a tirare fuori foto e documenti spargendoli per il tavolino, ignorando completamente Derek il quale invece lo stava ancora scrutando con cura.
“Gli piace.” Pensò Derek sentendo l’emozione del giovane vice sceriffo alle prese con quella serata insperata con… “Il suo idolo? Sembrerebbe! Sicuramente quel tonto non si è accorto di nulla!”
Poi Stiles si sedette nel divano nell’unico posto libero, proprio vicino a Derek il quale alzò la testa vedendo che mangiava un panino col prosciutto ed il formaggio.
Stiels addentò e poi si fermò alzando gli occhi al cielo. Anche lui era a digiuno, probabilmente.
Così prese un pezzo e glielo diede senza pensarci. Derek mangiò direttamente dalla sua mano, leccandogliela. Solo dopo entrambi si resero conto di quel che avevano fatto.
Da lupo Derek manteneva perfettamente la propria coscienza, ragionamenti, pensieri ed emozioni, ma era molto più spiccato il lato selvaggio, animale.
Se voleva fare una cosa, era molto più facile la facesse da lupo, che da umano.
Stiles si guardò la mano e sorrise sorpreso del gesto compiuto, poi riprese a mangiare.
- Allora, di cosa si tratta? - Disse a KK il quale aveva proprio ignorato quanto accaduto.
- Stavo riflettendo sulla questione del modo in cui sono stati uccisi. Per prima cosa abbiamo pensato a qualche animale feroce, poi l’autopsia ha rivelato che era opera di lame, coltelli, insomma. Esseri umani. Devono essere più persone responsabili per sopraffare un gruppo di 10 ragazzi atletici. - Derek continuava a puntare Stiles ed il suo panino fissandolo in modo inquietante ed alla fine gli diede l’ultimo pezzo, Derek gli leccò tutta la mano anche dopo che ebbe mangiato, perché c’era odore di prosciutto.
Stiles faticava a non ridere e a non prenderlo in giro, ma fece finta che fosse tutto normale e finì con l’accarezzarlo. Derek, soddisfatto ed in pace con quello scambio, che dal suo punto di vista di lupo stava risultando come una pace ormai consolidata, riappoggiò il muso giù. Attento, ma a suo agio.
Stiles prese la birra e bevve, poi si appoggiò allo schienale.
- Sì, ti seguo. -
- Ebbene… non abbiamo considerato un fattore importante. La ferocia ok, che devono essere in tanti ok… ma perché hanno preso tutti gli organi interni? - Stiles si fermò piegando la testa.
- Pensi ad un traffico di organi? - Non ci aveva pensato, nel depistaggio si era concentrato sulla ferocia, perciò aveva tirato fuori una setta.
Però anche il traffico di organi poteva essere plausibile.
- Ma non li hanno presi in luoghi sterili e dai tagli non sembravano chirurgici… o quanto meno pseudo chirurgici! - Replicò Stiles.
- Certo, ci ho pensato anche io, ma non è detto che sappiano cosa fanno e come… forse sono solo un gruppo di pazzi che vogliono vendere degli organi al mercato nero, li fanno spacciare per vivi e funzionanti, fanno l’affare e poi spariscono. Per questo non hanno rifatto il colpo. - Stiles ascoltandolo e pensando se potesse dargli corda, mise la mano sul manto di Derek, senza rendersene conto, e cominciò a giocarci per stimolarsi le idee. Derek lentamente chiuse gli occhi a quelle sue dita che lo toccavano delicatamente.
- Il traffico di organi non funziona proprio così, non è che fai una richiesta e ti tirano l’organo in testa… c’è una lista di richieste e quando si presenta un offerente, si fanno le verifiche per vedere che siano compatibili i soggetti e poi si fa l’operazione da persona a persona. Non è che ti arrivano gli organi impacchettati e tu li paghi e poi li usi su chi vuoi! - Spiegò Stiles alla mano.
- E’ quello che ho pensato anche io, infatti quella era la prima ipotesi che poi ho scartato. - Stiles aggrottò la fronte.
- E qual è l’altra? -
KK allora rispose con orgoglio, perché quella pista aveva evidentemente portato a qualcosa:
- Non erano interessati a rivendere gli organi, ma erano comunque interessati agli organi. Così ho fatto una ricerca incrociata con tutti i casi di questi anni, soprattutto del periodo, di omicidi con sparizione degli organi e… -
KK a quel punto iniziò a parlare sparando numeri, nomi e dati a cui Stiles capì che, lasciandolo fare, l’avrebbe portato esattamente alla setta.
Con un sorrisino compiaciuto l’ascoltò continuando a carezzare Derek fino ad appoggiarsi lentamente su di lui, adagiando la testa sul suo fianco, come se fosse un cuscino gigantesco e morbido.
Derek non lo sbranò, Stiles lo sentì rimanere fermo, col respiro invariato, e capì che gli andava bene.
Era da praticamente 30 ore che non dormiva, era mentalmente stremato e se ci avesse riflettuto non gli si sarebbe steso sopra, non erano ancora al punto d’intimità tale, ma non ce la faceva proprio a tenere gli occhi aperti e a ragionare ancora. Fra il risolvere la questione dal punto di vista sovrannaturale e dal punto di vista ‘reale’ e legale, Stiles aveva dato fondo a tutto quello che aveva.
Così, lentamente, finì per addormentarsi.
Quando KK se ne rese conto, si fermò e lo guardò intenerito, anche se un po’ dispiaciuto.
Aveva sperato in una nottata più attiva e comunicativa, ma anche così era un punto di partenza.
Derek, sia pure con gli occhi chiusi e senza muoversi per non svegliare Stiles, percepì il suo rammarico e poi la sua dolcezza nel guardarlo. Un po’ geloso, fu lieto di sentire che raccoglieva tutto e se ne andava, non prima di averlo coperto.
Derek alzò la testa e controllò che fosse tutto a posto, poi controllò Stiles steso sul fianco e con la testa su di sé, l’annusò e seguendo il famoso istinto da lupo che, in quei casi, non poteva proprio gestire meglio, gli leccò l’orecchio ed il collo. Stiles fece un risolino, ma non si svegliò, poi Derek, rimanendo lupo, appoggiò il muso sulla spalla di Stiles, avvolgendolo meglio. Infine si addormentò.