7. QUEL CHE VA FATTO
Stiles, con Derek a ruota, andò
in soggiorno alla ricerca dei propri effetti, quali distintivo, pistola
e cellulare che controllò.
Un sms del meccanico.
‘Macchina prelevata, appena è pronta ti squillo.’
Poi una serie infinita di chiamate da parte del suo vice.
Stiles stava infatti per rispondere male a Derek, ma si sorprese con quelle chiamate perse.
- Che è successo? - Derek si avvicinò.
- Perché? -
- Ho 8 chiamate del mio vice sceriffo. -
- Quello che era qua ieri sera? -
Derek capiva che non era ora di fare il geloso, Stiles chiamò subito il
suo numero e si maledì per non aver tenuto il cellulare sempre dietro
con sé come faceva sempre. Derek l’aveva distratto.
Quando finalmente prese la linea, la voce bassa e chiaramente sofferente di KK rispose.
- KK, per l’amor del cielo, cosa è successo? -
- Sto bene, sto bene… ma per poco
non sono diventato la undicesima vittima! - Stiles si raggelò e Derek
si avvicinò, non per sentire meglio visto il suo udito eccellente, ma
per tranquillizzarlo, sentiva anche il suo cuore andare a mille.
- Dove sei? Che è successo? Come stai? - Le domande tutte in una volta fecero ridere KK debolmente.
- Sono in ospedale, ho una
ventina di punti nella pancia per poco non ho perso le budella, però me
la sono cavato. - KK parlava con molta fatica, la voce era quasi
impercettibile e respirava piano.
- Chi… chi è stato? - Chiese
cauto non sapendo cosa aspettarsi, ritardando di proposito i sensi di
colpa perché ora c’erano altre priorità.
- Dopo che sono uscito da casa sua… -
- KK, sei quasi morto, dammi del
tu! - Per Stiles era un collegamento logico, per Derek no, infatti lo
guardò male, ma Stiles lo ignorò.
- Dopo che sono uscito da casa
tua, mi è venuto in mente che forse ci era sfuggito qualcosa che
l’altra notte avevamo ritenuto fuori contesto, in base alla mia teoria
sono tornato sul posto a cercare qualche segno che avvalorasse la
teoria della setta o del rito… - Stiles chiuse gli occhi. Certe cose
non riusciva a controllarle, seppure cercasse di pensare a tutto.
Derek gli prese il polso a cui si appoggiava al tavolo del soggiorno.
- Eri nel bosco? -
- Stavo tornando indietro, non
avevo trovato nulla, ma volevo ritornare oggi col giorno. Ero alla
macchina che sono stato aggredito da qualcuno, non l’ho visto bene, era
buio e la macchina ancora spenta, così ho lottato, mi ha buttato la
pistola per terra, mi ha ferito subito, sembrava volesse squartarmi.
Sono riuscito a respingerlo e a buttarmi in macchina, ho cercato la
pistola di riserva, ma ho trovato solo uno di quei razzi di
segnalazione, così non sapendo che altro fare l’ho attivato e gliel’ho
puntato contro per bruciarlo. Lui a quel punto è scappato. -
Stiles ascoltò il racconto
guardando nella scatola di Scott anche i famosi razzi di segnalazione
di cui parlava, dei candelotti che, attivati, facevano un’intensa luce
rossastra.
Ne prese in mano uno e se lo mise in tasca.
- Hai… hai visto chi era? -
- Mah… sembrava familiare, sai…
ma non l’ho visto bene. Un uomo… uno tipo te, ma… non ho proprio visto
bene. - Stiles sospirò di sollievo mentre Derek trovò anche il tempo di
imbronciarsi perché chiaramente KK aveva pensato a Stiles durante la
ricerca, di conseguenza Supay aveva assunto le sembianze di Stiles.
- Ok, passo da te subito. E ti lascio una scorta. Sicuramente sei a rischio, vorrà finire il lavoro. -
- Avevo scoperto qualcosa senza saperlo, devi tornare a vedere di cosa si tratta, cosa mi è sfuggito. - Stiles sospirò.
- Lo farò, ma lasciami fare il bravo capo! - Rispose cercando di sdrammatizzare. KK rise debolmente.
- Allora ti aspetto. - Stiles annuì e chiuse la conversazione strofinandosi il viso con il palmo, scuotendo i capo.
Derek lo guardò preoccupato.
- Adesso seguirà anche te, visto
che io seguo te per proteggerti. E ucciderà chiunque tu incontri. E’
partito con lui che era ieri sera qua e potrebbe continuare con tutto
il distretto! - Stiles alzò gli occhi al cielo stizzito.
- Stai cercando di tranquillizzarmi? -
- Sono realista, Stiles! - Così aprì le braccia furioso.
- Dunque lo ammetti. L’unica è invocare Inti! -
Derek rimase zitto fissandolo torvo, cercando una soluzione alternativa.
- Ha paura delle forti fonte di luce. Forse se lo prendiamo e lo trasciniamo sotto il sole, di giorno… -
- Cosa, si dissolverà? - Chiese polemico Stiles.
- Non lo so, forse! Perché ha paura del sole? -
- Lo scopriremo quando invocheremo Inti! -
- Stiles… - Ma lui prese altre
armi fornite da Scott e Chris ed uscì di casa preparandosi ad una bella
camminata verso l’ospedale poiché senza macchina e ovviamente per nulla
intenzionato ad incrociare la sua strada con quella di qualcun altro
futuro malcapitato. Derek fece per seguirlo, ma sapendo di non poterlo
fare da umano, si trasformò in lupo e corse fuori.
Una volta fuori, Stiles chiamò
Scott con Derek, lupo, sempre appresso. Lo aggiornò e gli chiese di
mandare qualcuno a proteggere il suo vice, raccomandandosi di rimanere
in incognito.
Poi concluse così.
- Oggi lo faccio. Invocherò Inti.
Ogni incontro che faccio diventerà un bersaglio, solo perché non può
uccidere me per vendicarsi di Derek. E’ assurdo. Adesso decido io. Se
vuoi supportarmi sarai il benvenuto, altrimenti lo faccio da solo. - E,
ovviamente, come sempre, Scott disse che avrebbe mandato Liam a
proteggere il suo agente, mentre lui sarebbe venuto quando avrebbe
deciso di fare il rito d’invocazione.
Perché ormai Scott lo sapeva. Non potevi convincere Stiles, solo aiutarlo.
Pur volendolo fare subito, Stiles
riconobbe che doveva aspettare la notte, non per privilegiare Supay, ma
perché effettivamente per Stiles era difficile assentarsi da lavoro a
seconda dei propri comodi, ormai aveva una certa responsabilità, specie
ora che il suo vice era ferito.
Quando lo incontrò in ospedale,
si motivò ulteriormente. Non poteva permettere che altri pagassero
perché lui era legato a Derek e non intendeva rinunciare a lui
lasciandolo alle grinfie di un dio suscettibile.
La pista sulla setta era calda,
Stiles aveva disseminato il bosco, vicino al luogo del ritrovamento dei
cadaveri, di indizi che avrebbero portato alla setta satanica. Si era
studiato bene i rituali di quella gente, ne teneva d’occhio giusto una
che si era macchiata di crimini per i quali non erano ancora riusciti
ad incriminarli.
Eseguivano oscenità simili a quelle a cui avevano assistito in quei giorni, per cui non era così impossibile crederci.
Le indagini di KK, guidate nel
buio da Stiles, portarono proprio dove lui aveva designato ed ormai
erano tutti molto vicini al trovare la prova decisiva finale che li
avrebbe inchiodati, qualcosa di così eclatante che nemmeno loro,
tutelati come erano stati fino a quel momento, sarebbero riusciti ad
evadere.
Stiles mantenne i nervi saldi per
tutto il giorno, calmando gli animi ad ogni svolta, per evitare che
saltassero troppo presto alle conclusioni. Prima doveva fermare Supay
che, finché agiva da solo era un conto, ma se avesse mai deciso di
attingere alla sua armata di zombie o demoni sarebbe stato un altro.
“Che poi è impensabile abbia fatto fuori 10 ragazzi da solo… non sarà così forte, no? Si sarà ben fatto aiutare!”
Ma il sole tramontò e Stiles
congedò tutti ordinando loro di stare attenti, andare subito a casa e
non interagire con nessuno. Siccome la setta sapeva di avere il fiato
sul collo della polizia, era normale che cercasse di fermarli come
avevano tentato con KK.
Sperando che questa raccomandazione servisse, Stiles si incontrò con Scott, seguito da Derek sempre versione lupo fedele.
Avevano deciso per un luogo
neutro, nel bosco. Stiles aveva con sé tutto l’occorrente per
l’invocazione e aveva chiesto a Scott di sguinzagliare i suoi a
proteggere le case degli agenti con cui oggi Stiles aveva lavorato al
caso in corso.
- Stai cercando di proteggerli da
voi due? - Chiese Scott una volta che si trovò con i due ai margini del
bosco, dove si vedeva tutta la vallata di Beacon Hills. Un bello
spettacolo suggestivo su cui erano spesso andati a fare un piano di
battaglia o a cominciarne un altro.
- Proteggerli da noi? - Chiese Stiles fingendo di non capire. Scott ridacchiò scuotendo la testa.
- Sai che lo sento. - Derek in quel momento tornò umano e Stiles tirò fuori dallo zaino un paio di jeans.
Derek li indossò come se sapesse
che ci avrebbe pensato lui e non chiese scarpe o maglie, perché era
ovvio che presto si sarebbe ritrasformato.
Scott, che vedeva Derek per la
prima volta in quel momento dopo tanti anni, si perse un attimo la
gioia del rivederlo per lo stupore della modalità con cui i due
convergevano insieme.
- Ci avete messo poco, eh? -
Disse a quel punto, con un sorrisino. Stiles gli tirò un calcio per
zittirlo e Derek lo ignorò facendo bellamente finta di non aver capito
a cosa si riferisse.
Finito di allacciarsi i jeans,
Derek salutò Scott il quale avrebbe tanto voluto abbracciarlo felice di
rivederlo sano e salvo, ma sapendo che lui non era tipo, si limitò ad
una vigorosa stretta di mano.
- Sono felice di rivederti intero! - Derek si strinse nelle spalle burbero:
- Mai perdere le speranze, no? -
Stiles li lasciò a loro mentre tirava fuori altro dallo zaino,
accucciandosi a terra per iniziare il rito di invocazione.
- Sei proprio sicuro? - Chiese Scott perplesso, lasciando la mano di Derek.
- Io sono contrario! - Esclamò lui invece deciso.
- E non me ne importa! - Ruggì Stiles.
- Ma perché non proviamo ad
affrontarlo tutti insieme? Raduno il branco al completo e… - Stiles
sventolò l’accendi candele come se fosse un’arma, esasperato.
- E ci facciamo sbudellare tutti!
Questo ha un esercito di zombie e di demoni, è il dio dei morti! E’
immortale e vuole vendicarsi di una piccola sconfitta di Derek
ammazzando chiunque abbia a che fare con lui! Squarta e mangia gli
organi… o li dà in pasto ai suoi figlioli, che ne so! Insomma, non si
può andare per tentativi! Una guerra dove qualcuno morirà? No, grazie!
- Scott sospirò mentre Derek alzava gli occhi al cielo.
- Lo raffronterò io! - Esclamò.
- L’hai detto tu, l’hai battuto
perché ti ha sottovalutato e ti ha affrontato da solo! Non sarà mai
onesto! - Puntò ora lui con l’accendi candele.
- Cosa hai visto? - Domandò Scott
poi, accucciandosi accanto a lui, calmo e paziente. Stiles si zittì
immediatamente ed abbassò l’oggetto allungato smettendola di
sventolarlo agguerrito. Fu come se gli staccasse la spina. Derek rimase
sorpreso, sia del fatto che Scott lo conosceva fino a quel punto, sia
delle altre capacità da emissario acquisite da Stiles. Rimase in piedi
accanto a loro a fissarli torvo e Stiles finalmente spiegò.
- Quando faccio il rito di
percezione, poi la notte sogno sempre qualcos’altro che riguarda la
visione, una specie di seguito. E’… è una finestra sul futuro, sono
solo dei flash che non sempre ricordo. - Disse a Derek, senza
guardarlo.
- Cosa hai visto? - Chiese anche lui a quel punto, la voce bassa e tesa.
- La guerra fra noi e loro. -
Disse intendendo chiaramente l’esercito di Supay. - Un mare di sangue.
E non penso che dei morti e dei demoni sanguinino come gli uomini. -
Sospiro di tutti e tre. Poi Stiles alzò gli occhi su Derek. - E tu
morto. - Concluse. Derek ci rimase di sasso.
- Pensavo fossero solo dei confusi flash! -
- Dipende… - Rispose ancora in subbuglio.
- Questo è davvero molto specifico! -
Stiles si alzò in piedi e lo puntò con uno sguardo deciso e corrucciato.
- Per questo devo fare qualcosa e
non voglio coinvolgerli tutti! - Disse riferendosi al branco di Scott,
che era anche il suo. Derek sospirò e scosse il capo.
- E se ci sono conseguenze troppo gravi per te? - Chiese con un tono più dolce, chiaramente preoccupato.
- Se servirà a salvarvi tutti,
sono pronto. - Derek gli avrebbe preso le mani, ma non davanti a Scott,
così si limitò a stargli davanti e ad insistere con un’angoscia
crescente.
- Non voglio che siano sempre gli altri a pagare per cose che mi riguardano! - Stiles alzò le spalle.
- Mi prendo cura di me stesso da
molti anni, cosa credi… - Disse ridacchiando. Derek si accigliò senza
capire e gli spiegò. - Prendo ogni giorno un intruglio speciale
preparato da me che funziona solo per gli esseri umani. Sono… sono cose
protettive… rende il mio corpo inospitale e velenoso per qualunque
forma sovrannaturale malefica o che si avvicina ad esserlo. Se qualche
creatura malvagia prova a mordermi o possedermi, ci rimane secco. E’
una cosa che ha effetto col tempo, ma io l’assumo da molto. Se questo
dio Inti è malvagio, non riuscirà a prendermi. Ed in quel caso
troveremo un’altra soluzione. - Ma Stiles sembrava sicuro dell’indole
del dio del sole. - Oltretutto ci metto un pizzico di erbe curative.
Fanno un po’ da ricostituente, rinforzano il mio corpo. Non sarà facile
farmi fuori per un eccesso di energia. -
Stiels spiegò tutto quello che faceva per essere un bravo emissario, forte, pronto e con determinate doti.
Derek ne rimase sorpreso, era
davvero un altro Stiles, anche se quella volta aveva capito che sarebbe
diventato molto più di quello che era sembrato.
Aveva sempre avuto certe doti, aveva solo seguito la sua strada.
Derek guardò Scott in cerca di conferme e lui dovette ammetterlo.
- So che per te che lo ricordi un
ragazzino petulante combinaguai, può sembrare strano. Ma ormai sa
quello che fa ed è sorprendente quello che riesce a fare pur essendo un
semplice umano. Deaton ha detto che sarebbe diventato uno degli
emissari più forti mai visti. Credo avesse ragione. - Stiles sorrise
orgoglioso e tronfio e Derek avrebbe voluto demolirlo per sgonfiarlo un
po’, ma preferì quell’eccesso di sicurezza fondata, che l’esitazione e
la paura.
- L’importante è non esitare. In
questi casi si soccombe se c’è un briciolo di paura. - Disse Derek
arrendendosi. Stiles sorrise felice del suo benestare.
- Lo so. E mi serve un’ancora. -
A quel punto gli toccò la fronte con un dito, l’aria sicura di sé,
adulta, affascinante. Derek sperava di essere sufficiente, come ancora.
Dopotutto aveva fatto bene a cedere, conscio che con quella nuova
storia alle porte sarebbe potuto essere l’unica occasione per togliersi
quello ‘sfizio’.
“Sfizio? Uno sfizio non dura 13
anni e mi fa tornare dove ho sofferto tanto… ma poi dai, posso dire di
avere solo sofferto, qua?”
Derek lo sapeva che non era così,
solo che certi ricordi erano difficili da dimenticare, e forse non
sarebbe mai stato possibile visto che nei suoi lunghi viaggi se li era
sempre portato dietro.
- Al diavolo! - Con questo ignorò
finalmente la presenza di Scott e lo baciò davanti a lui. A Scott e
Stiles per poco non venne un infarto, ma poi si trovarono a sorridere,
specie quello con la bocca libera.
- I miracoli esistono, perché non
crederci fino in fondo? - Con questa perla che sdrammatizzava,
ovviamente non serviva dire di chi, i tre si decisero a dare il via al
rituale di invocazione.
Stiles stava cominciando, quando il telefono di Scott suonò.
- Isaac? -
- Scott, qua c’è un problemino… - Disse il suo beta.
- Del tipo? -
- Un problemino del tipo ‘zombie!’ -
- Ok, vi ho divisi per questa
eventualità… - Rispose Scott cercando di rimanere calmo, al contrario
di Isaac che cominciava ad essere più agitato.
- Sì, ma tu ci hai mandato a
controllare, ad occhio e croce potremmo affrontarne un paio a testa… -
Isaac quando era agitato era più fuori luogo del solito. E già
normalmente lo era tanto.
- E quanti sono? -
- Ah… - pausa… - un esercito? -
- Cosa?! - Esclamò shoccato Scott.
- Sì, Scott, sono tanti ed io ho
iniziato ad abbatterli come mi hai detto, mirando alla testa, ma… credo
abbiamo l’intero cimitero di Beacon Hills per strada! Hai presente
l’apocalisse zombie che diceva Stiles? Ecco, è proprio quella! Ma se
mordono, sono contagiosi? - E così, mentre lui parlava a macchinetta
facendo anche domande di poco conto, Scott alzava gli occhi al cielo
passandosi la mano sulla testa, non sapendo come comportarsi
nell’immediato.
- Sono troppi… non so se sono
contagiosi, penso che la cosa più importante sia sopravvivere! Io… noi
adesso cercheremo di sbrigarci, voi dovete radunare tutti in dei posti
sicuri dove potete barricarvi… andate… andate da Lydia! Chiama gli
altri, coordinatevi! Dividetevi in gruppi da due, ognuno si prenda una
zona della città, prelevi la gente e li porti in posti sicuri dove
potete barricarvi e difendere la gente! Tu va da Lydia! Noi vi
raggiungeremo per aiutarvi! Stai attento! - Con questo, chiuse la
chiamata aggiornando gli altri due che avevano perfettamente capito
cosa stava succedendo.
- E meno male che non c’era
bisogno di ricorrere a mezzi estremi! - Disse scettico Stiles finendo
di preparare il posto per l’invocazione.
- Ma perché non attacca noi?
Perché tutta la popolazione in questo modo? - Chiese Scott senza capire
come mai così d’improvviso si era messo ad accelerare i tempi quando,
fino a quel momento, aveva dato l’idea di non avere fretta.
- Ci ha seguito, sa che vogliamo invocare suo fratello. Credo che non gli piaccia l’idea! - Rispose Derek.
- Una motivazione in più per farlo! - Aggiunse Stiles sedendosi per terra, a gambe incrociate.
Derek sospirò, non aveva più molta scelta ed alla fine era lì a sperare che funzionasse.
- Un momento, sarebbe Lydia la casa sicura capiente? - Chiese Derek registrando una parte delle parole di Scott.
- Sì beh… in 13 anni son cambiate un po’ di cose… - Fece vago Scott. Derek lo guardò senza capire.
- Del tipo? -
- Del tipo che lei, fra un premio
di matematica e l’altro, ha preso la Casa dell’Eco e ne è diventata la
proprietaria! Adesso quel posto è un vero rifugio per menti disturbate
e persone che credono di essere pazze, ma che in realtà hanno solo a
che fare col sovrannaturale. Lei, con del personale qualificato, e noi
quando serve, aiuta davvero quelle persone, finalmente. - Derek,
sapendo tutto il male che aveva portato quel posto negli anni, ma anche
a loro, rimase sorpreso di sapere quella cosa, poi però piegò la testa
di lato colpito ed ammirato.
- Però… ne avete fatti di progressi in mia assenza! - Scott sorrise.
- E non ne hai idea di quanti altri! -
Ma, sicuramente, non era quello il tempo per illustrarglieli tutti.