*Eccoci
qua, la battaglia ormai entra nel vivo e c'è spazio per un enorme colpo
di scena che non credo vi sareste aspettati. Volevo essere tragica per
dare peso alla saga e così alla fine ho deciso per qualcosa di
potente. Sono stata troppo crudele? Da un certo punto di vista è una
scelta tipica giapponese, chi legge manga di alcuni autori sa di cosa
parlo. Comunque. La guerra è nel vivo, zombie contro il branco di Scott
e poi... eccoli lì. Arrivano pure gli Dei. Ora ci sono proprio tutti.
Alla fine ho messo le immagini che mi hanno ispirato un po' per Supay,
disegni trovati in rete, non miei. Buona lettura. Baci Akane*
9. ARRIVANO GLI DEI
Chris e Jordan si trovavano dove
c’era la maggior concentrazione di zombie, proprio perché tutte le
altre zone della città erano state evacuate ed i cittadini messi in
sicurezza.
A loro era toccata una parte
della città senza rifugi particolarmente sicuri e tutto quello che
aveva potuto fare era bussare casa per casa ed ordinare di chiudersi
dentro, barricandosi, o chiudersi nei rifugi sotterranei chi li avesse
avuti.
Poi l’attacco era cominciato e ben presto i morti viventi erano aumentati a dismisura.
Per quanto Chris fosse rifornito
e preciso nel mirare alle teste per metterli fuori gioco, dopo un po’
finì le munizioni e a quel punto venne ferito gravemente.
Jordan non aveva il problema
delle munizioni essendo un segugio infernale, perciò usava
semplicemente la sua forza e lo faceva molto bene.
Ad un certo punto, comunque, le cose degenerarono.
Jordan non riusciva a combattere
con lucidità, distratto dalle condizioni di Chris che non riusciva più
a muoversi e a fare niente, riverso a terra dietro Jordan che lo
proteggeva uccidendo tutti gli zombie che aveva intorno.
- Se non viene qualcuno ad
aiutarci, non ce la faremo! - Esclamò Jordan. - Tu hai bisogno di cure!
- Disse cercando di non guardarlo troppo per non deconcentrarsi. Era
davvero molto preoccupato, Chris perdeva molto sangue dal ventre ed
aveva un colorito sempre più pallido.
- Non mi mangiano. - Rispose invece, immobile a terra.
- Non glielo permetto di certo! - Rispose Jordan che si batteva con tutte le sue forze.
- No, voglio dire… cercano di
finire il lavoro, ma non vogliono mangiarmi. E non l’hanno fatto con
nessun altra vittima. Sono qua solo per uccidere. - Con questo realizzò
quello che gli stava a cuore capire.
- E con questo? Sono maledettamente forti per essere morti1 -
Gli zombie si presentavano come
dei veri e propri cadaveri purulenti e l’odore che li accompagnava era
nauseante. Erano tutti nello stato in cui si erano trovati sotto terra,
non erano stati ricomposti. Solo tirati fuori dalle loro tombe, come
risvegliati.
Gli occhi vuoti, non emettevano
suoni o ringhi, non sbavavano, non avevano secrezioni o liquidi interni
di alcun tipo, molti avevano pochissima pelle intorno alle ossa, certi
erano raccapriccianti da guardare, sebbene fossero stati tutti
sotterrati dopo le cure e la ricomposizione adeguata, per qualcuno la
morte era stata particolarmente violenta e le pompe funebri avevano
potuto fare poco.
Però non avevano unghie lunghe, artigli o movimenti del capo impossibili.
Apparivano normali, sotto quel punto di vista.
Solo che l’aspetto era orribile e la forza davvero notevole, come animati da una vitalità che non era loro.
- Non sono zombie classici… Supay
li usa semplicemente come burattini, li anima lui e gli fa fare quello
che vuole, in questo caso uccidere. Non hanno un loro istinto, una loro
identità, una loro origine per cui se feriscono, contagiano. E non
cercano di nutrirsi. -
- Stai dicendo che non trasformeranno nessuno in zombie? - Chiese Jordan capendo cosa stava intendendo.
Chris annuì con le ultime forze, poco dopo abbandonò anche il capo per terra.
Non ce la faceva più, non ce la
faceva proprio più ed in quel momento il pensiero andò ad Allison.
Dopotutto l’avrebbe rivista, finalmente.
La voce di Jordan si fece sempre
più lontana, così come il suo ruggito ed il fumo nero che avvolgeva il
suo corpo incandescente.
La vista gli si appannò, cercò di
concentrarsi, un ultimo istante per vedere uno zombie arrivare a lui,
mentre Jordan doveva essere occupato. La sua mano ad artiglio,
insanguinata, usata con una forza tale da riuscire a trapassare e
lacerare la carne. Come se la forza non fosse dell’essere, in quanto
non umana.
Chris chiuse gli occhi e si lasciò andare, concentrandosi su Allison, ma non sentì il dolore finale, nessun ultimo affondo.
Quando riaprì gli occhi, vide il viso di Isaac sul suo, lui chino addosso, come uno scudo.
- Dove credi di andare senza di
me? - Disse con voce sotto sforzo, un sorriso quasi grottesco, le
lacrime agli occhi di entrambi.
Chris alzò la mano con le ultime
forze e l’accarezzò sporcandolo di sangue, ma dalla bocca un rivoletto
uscì e solo dopo Chris vide la mano dello zombie ritirarsi dal suo
torace che si era aperto da parte a parte.
E lì capì.
Isaac era arrivato in tempo non solo per vederlo morire, ma per morire con lui.
Capendo che quella ferita avrebbe ucciso anche un licantropo, Chris sorrise con la sua stessa fatica.
- Senza di te? Da nessuna parte!
E’ praticamente impossibile andare da qualche parte senza che tu mi
segua! - Era quello che gli diceva sempre quando se lo ritrovava nel
mezzo di una missione.
Isaac sorrise e si accasciò su di lui, senza più forze, al limite massimo.
Abbandonò il viso su quello di Chris il quale lo cinse con il braccio, la mano sulla nuca.
Poi chiuse gli occhi sentendo un ultimo squarcio di calore e per loro il mondo finì insieme.
Il ruggito di Jordan, il segugio
infernale, superò i limiti estremi mai sentiti e funse da chiamata per
chiunque del branco non stesse combattendo in modo diretto. La terra
tremò sotto i loro piedi, l’aria vibrò. Il dolore esplose come un’onda
d’urto scaraventando gli zombie lontani di un paio di metri.
Ma prima di tutti loro, arrivarono Derek e Scott.
Non erano soli.
- Vedo che ora come ora sei tu la
creatura da battere… mi piacerebbe provarti, sai? Ma cosa posso dire?
Adesso ho una priorità! -
Jordan si girò verso la voce melliflua, strisciante, roca e cavernosa.
Poco distante stava Chris, ma aveva gli occhi senza iridi e pupille, solo uno spettrale colore verde inquietante.
Quello non era Chris, Jordan lo realizzò e non perché il vero Chris era privo di vita a pochi metri da lui, con Isaac addosso.
Ma perché quello di Chris aveva solo l’aspetto e niente altro.
La sensazione fu immediata, netta e terribile. L’angoscia dalle viscere, il terrore più oscuro.
E quell’odore, un odore indimenticabile.
Un odore di morte, di inferno.
Il segugio infernale non era novizio a tale odore, ma lo trovò sgradevole.
Un latrato ed il lupo nero era lì.
Supay, con le sembianze di Chris,
si girò così verso di lui e sorrise sgranando gli occhi spiritati,
specchi di un inferno bruciante.
- Ma ecco la mia priorità1 - Disse con una gioia grottesca nella voce, cambiando aspetto.
Davanti a lui, il suo corpo prese
le sembianze di Stiles, con la differenza che gli occhi rimanevano
verdi senza pupille e iridi, ma Derek fu subito distratto dall’urlo di
Scott. Un urlo che non avrebbe dimenticato facilmente.
Un urlo viscerale.
E poi tutto il suo dolore che lo investiva come un treno in corsa, fin quasi a ribaltarlo.
Quando lo vide, se ne rese conto e provò la stessa cosa.
Isaac, il suo Isaac, il suo primo
beta, era riverso a terra col torace trapassato, completamente aperto e
lacerato. Sotto di lui, Chris, nelle stesse condizioni.
Entrambi morti.
Scott su di loro, un pianto che non si sarebbe mai potuto fermare.
La risata di Supay richiamò l’attenzione di Derek, sempre lupo.
- Vedi, se non mi avessi battuto
quel giorno non sarebbe successo tutto questo, ma tu non ti sei preso
le tue responsabilità e te ne sei andato prima di capire che non era
finito il combattimento, perché il dio della morte non muore… e se non
muore, il combattimento non finisce. Mi hai umiliato, pensando di
avermi battuto. Ed io ODIO essere umiliato! - Ora Supay stava
parlando con la voce di Stiles e con il suo viso, ma gli occhi sempre
quelli spettrali.
Derek si preparò ad attaccarlo, carico di rabbia, odio e dolore.
Ma esattamente mentre stava per
saltargli addosso, una voce calma e pacata li fermò e il giorno in
tutto il quartiere arrivò con una dolce ventata di aria calda.
- Dovresti smetterla di copiare
l’aspetto altrui, visto che ne hai uno tuo. Per quanto orribile sia. -
Saccente, supponente, distaccato.
Tutti si fermarono, ogni zombie
che cercava di uccidere Jordan ed ora attaccare i nuovi arrivati, e poi
quelli che cercavano di entrare nelle case.
Scott alzò il viso mentre stringeva fra le braccia i corpi senza vita di Isaac e Chris.
In quel momento arrivarono gli
altri del branco, richiamati dal grido di disperazione e aiuto di
Jordan e poi da quello di Scott.
Liam, Ethan, Hayden, Lydia, Kira, Malia erano tutti lì.
Videro la scena raccapricciante, ma nessuna reazione se non lo shock.
E gli occhi inchiodati su quello che, una volta, era il loro Stiles e che ora, di lui, aveva solo il corpo.
Inti posò i piedi nudi per terra,
leggero, le braccia lungo i fianchi, le due stoffe che ricoprivano il
bacino. Poi i segni luminosi sulla pelle e gli occhi dorati, l’aria
seria, solenne, impenetrabile.
Un immediato senso di reverenza da parte di tutti, insieme al calore e a quella strana inspiegabile commozione.
La voglia di inginocchiarsi, chinarsi, senza sapere perché, senza sapere cosa era successo a Stiles, solo che non era più lui.
Tutti rimasero fermi, in quel momento.
Nessuno mosse un muscolo, nessuno respirava più.
- Inti, maledetto. E’ riuscito a
contenerti, eh? - Disse a denti stretti Supay ancora con le sembianze
di Stiles, anche lui, ma uno Stiles ancor più falso di quello di Inti
che comunque usava il suo vero corpo.
- Per vendicarti hai dissacrato
chi doveva riposare in pace per sempre, hai fatto stragi indicibili e
solo per dimostrare la tua superiorità e la tua forza ad una persona
che ti ha atterrato credendoti battuto, una persona che non sapeva chi
fossi. E ti nascondi dietro l’aspetto di chi non ti appartiene, dietro
ai ricordi degli altri? Assumiti le tue responsabilità. Mostra il tuo
vero volto. -
A quel punto il falso Stiels si
mise a ridere, sembrava non subisse molto il timore di Inti, come
avevano detto le informazioni trovate.
Supay così dopo una risata
fastidiosa e sguaiata, si accucciò a terra, raggomitolato, ed in quel
momento, un fumo nero dall’odore terribile, di zolfo, l’avvolse
facendosi sempre più ampio e grande.
Quando finalmente si dissolse lui era lì.
La pelle grigia, spenta, priva di
qualsiasi colorazione specifica. Un corpo però forte e possente
ricoperto da una pelliccia senza maniche, aperta sul petto. Un
copricapo di ossa, dove due corna lunghe appuntite si incurvavano dalla
fronte. Sulla spalla una catena che finiva con un enorme palla chiodata
di ferro incandescente.
Sul corpo grigio, tatuaggi neri, simboli come quelli di Inti.
Gli occhi senza iridi uguali a prima, verde inferno.
Supay era avvolto da un alone rosso intenso, come se da sotto di sé le fiamme divampassero. E divampavano. Ma non dal nulla.
Supay stava seduto su un enorme
bestia. Era un toro avvolto dal fuoco, gli occhi rossi, le zanne che
salivano dal labbro inferiore, le corna enormi, appuntite, grosse.
La paura, il terrore, l’angoscia e quell’odore insopportabile di morte.
Tanta pace e benessere aveva trasmesso l’arrivo di Inti, quanto terrore ora stava trasmettendo Supay, il vero Supay.
- Sai perché non assumo mai il
mio vero aspetto? - Chiese con voce ancor più cavernosa ed oscura. Inti
non si scompose, visto che conosceva bene il suo aspetto. Al contrario
di tutti gli altri che si spaventarono inorriditi, indietreggiando
inevitabilmente.
- Perché è orribile? - Chiese freddamente Inti con aria di disapprovazione.
- Perché è ingombrante e la gente
scapperebbe. Io voglio confrontarmi con gli altri, altrimenti mi
annoio. Amo schiacciarli, torturarli, giocare con loro. Ma nessuno
accetta mai. Se invece assumo un aspetto a loro familiare, accettano.
Ho fatto un solo errore. - E con questo si girò verso il lupo il quale,
fondamentalmente, era lì per controllare che rimanesse ancora qualcosa
di Stiles dopo tutta quella storia. Cosa di cui cominciava a dubitare.
- Sottovalutare lui. Se avessi saputo che per lui serviva il mio vero
aspetto, l’avrei assunto. Pensavo che un decimo della mia forza sarebbe
bastata. Ma l’umiliazione di essere creduto finito no, quella non me la
doveva fare. - Supay era pieno di risentimento per quel fatto e Derek
si chiese ancora una volta come potesse riuscirci tutte le volte a
mettersi nei guai da solo a quel modo.
- Richiama la tura armata,
rilascia i defunti e vattene nel mondo di sotto, dove devi stare.
Lascia in pace queste persone, non è questo il tuo compito. - Supay
sembrava sapere perché Inti lo faceva, era una sorta di compito, per
lui. Il suo dovere era intervenire qualora le regole venissero
sovvertite. Il suo limite era il corpo, nell’intervenire nel mondo di
su o di giù non aveva problemi, ma nel doverlo fare in quello di mezzo
era diverso, in quel caso aveva bisogno di un tramite e non tutti erano
adeguati, oltretutto serviva il permesso del proprietario del corpo.
Stiles aveva fatto al caso suo.
- La mia armata è tutta qua per
oggi, risparmio i miei demoni perché i non morti bastano e non intendo
ritirarli, così come non me ne andrò prima di aver concluso il mio
combattimento con lui! - Rispose con un ringhio basso nella voce,
indicando Derek.
- In questo caso non mi lasci
scelta. Dovrò usare le maniere forti. Non so perché mi costringi tutte
le volte, pur sapendo l’esito. - Inti allargò leggermente le gambe, si
mise di fronte, unì le mani davanti al petto e attese.
- Perché mi alleno per batterti!
E puoi giurarci che un giorno ci riuscirò! - Inti non rise, non aveva
la minima intenzione di farlo.
Al contrario aprì le mani creando
un fascio di fuoco luminoso, più della consistenza del sole, che del
nucleo terrestre, come invece avvolgeva il toro su cui era seduto
Supay.
Questi a quel punto alzò il
braccio con cui impugnava la sua arma, la palla di ferro incandescente
vibrò nell’aria e lui, con voce ruggente, gridò facendo vibrare la
terra:
- MORTE! - E a quel punto gli
zombie ripreso ad attaccare, concentrandosi sul branco di Scott i quali
si riattivarono subito di riflesso respingendoli, mirando alla testa
con ogni mezzo a disposizione.
Mentre tutt’intorno l’inferno
ricominciava, Supay, sopra la sua bestia gigantesca e bruciante, si
diresse verso un immobile Inti nei cui palmi c’era la fonte pura del
sostentamento universale.
Una fonte più forte di qualunque
altra. Le fiamme nelle mani divennero luce, gli occhi ed i simboli sul
corpo brillarono di più, poi si mise sul fianco e con una sola mano
tesa, aperta davanti a sé, fermò il muso della bestia che si ritrovò la
luce pura contro le zanne. Supay venne sbalzato in avanti per l’arresto
improvviso, dopo una corsa veloce a carica totale.
Inti nelle vesti di Stiles,
fluido ed elegante, senza una minima fatica, con l’altra mano nella
luce, prese una delle corna dell’animale e come se fosse un gattino
leggerissimo, l’alzò e lo scaraventò lontano creando un cratere
bruciante nel terreno.
Lo sguardo esterrefatto di tutti intorno. Forse, dopotutto, Stiles aveva avuto un’altra delle sue buone idee. Forse.
Ci fu un momento in cui tutti
esitarono davanti a quella scena, la scena in cui la bestia gigantesca
di Supay era stata scaraventata via con una mano, ma appena da quel
cratere si udì un ruggito informe che fece di nuovo tremare la terra,
Scott e Derek si guardarono annuendo, per poi scattare insieme verso il
grande toro che stava uscendo.
Scott chiamò anche Jordan, mentre
agli altri, con un gesto del braccio, indicò di occuparsi degli zombie
e difendere le case circostanti.
Nessuno si oppose all’ordine ed eseguirono riprendendo a combattere.
I tre si fiondarono nel cratere
trasformati e senza bisogno di coordinarsi, cominciarono ad attaccare
contemporaneamente, ognuno una parte diversa.
La forza di Jordan, il segugio
infernale, era notevole: affondava le proprie mani sulla carne
massiccia e muscolosa dell’animale avvolto dalle fiamme, senza subire
conseguenze.
Le sue, evidentemente, erano della stessa pasta.
Scott cercava di essere più
veloce nel ferirlo, ma lo scalfiva di meno per cui cercò subito di
trovare un punto debole. Derek, versione lupo, aveva un sistema di
combattimento che non lo facilitava con mostri fiammeggianti, perché la
tecnica del lupo consisteva nell’azzannare la preda alla giugulare e
rimanere attaccato affondando sempre più senza staccare mai la morsa.
Però appena provò, dovette mollare subito per via del fuoco che
avvolgeva il toro.
Saltò distante e guardò frustrato i due che comunque parevano cavarsela bene da soli.
Derek a quel punto si ritrasformò in umano per comunicare con lui.
- SCOTT, NON POSSO AIUTARVI! MA
DI SOLITO GLI OCCHI ED IL COLLO SONO I PUNTI DEBOLI DI TUTTE LE BESTIE!
- Gridò loro. Scott rispose con un ‘OK’ e poi chiamando Jordan, gli
disse di occuparsi del collo, mentre lui provvedeva agli occhi.
La bestia si dimenava come solo un toro poteva fare, solo che era enorme e massiccio oltre che fiammeggiante.
Arrivare agli occhi ed al collo non era facile.
Derek tornato lupo stava seguendo
la scena, frustrato per non poterli aiutare, quando venne distratto da
qualcosa alle sue spalle.
Si voltò e vide Inti in piedi per terra che, pacifico, guardava in alto.
Seguì la direzione del suo sguardo e capì cosa era stato a richiamarlo.
Nel cielo color indaco per via
del contrasto fra la notte e la luce emanata dal dio del sole, Supay
stava sospeso a mezz’aria in una versione ancor più diversa da prima.
“La versione definitiva!”
Il dio della morte aveva due
grandi ali demoniache le cui membrane erano nere, mentre lo scheletro
di ossa. Uscivano dalla schiena ora nuda. Il corpo ancor più possente
di prima, le corna più lunghe e curve, come le orecchie che gli erano
uscite all’indietro, appuntite. I simboli sul corpo grigio e duro
brillavano color verde spiritato, quel verde infernale associato alle
anime dei morti, il colore dei suoi occhi, due lame sottili.
La palla gigantesca era diventata
un’arma diversa, di un metallo nero, come una gigantesca spada doppia
dall’impugnatura nel mezzo. La lama presentava ampie punte gotiche
curve.
Supay ora vestiva solo con dei larghi e comodi pantaloni neri, alla vita una cintura in ferro.
Inti piegò la testa con i suoi occhi luminescenti, i simboli e le mani avvolte nella luce.
- Ti sei deciso a completare la
tua forma. Forse così puoi impegnarmi più di qualche minuto. - Supay
sputò fissandolo dall’alto con disprezzo ed odio.
- Farò ben di più che impegnarti. - Inti sorrise gelido mentre l’altro concludeva: - Ti ucciderò! -