PATH
CAPITOLO
I
UNO STRANO, NUOVO INIZIO
PARTE I
Una
porta si stagliava imponente davanti a lui: non era una porta qualunque, era La
Porta. Che poi una porta si potesse stagliare imponente davanti a qualcuno era
tutto da vedere… ma lì di misterioso non c’era solo quello, ad esempio ciò
che avrebbe trovato al di là della famosa porta. Ryan, mentre la fissava come
fosse un mostro rabbioso, ripensava alle parole di un film che aveva visto di
recente, si chiamava ‘The panic room’ e una voce da brivido diceva:
«Non aprite quella porta. Non sapete cosa potrete trovarci dietro!»
Ecco, lui voleva proprio seguire quel consiglio! Ma questa volta non poteva
andarsene a poltrire per i fatti suoi. Chissà che mostri incomprensibili
c’erano in quella stanza? All’inizio aveva sempre vita dura poi, col tempo,
l’accettavano; ma non era mai facile. Voleva fare una buona impressione così
forse sarebbe stato rispettato e non cacciato per l’ennesima volta a causa
d’inadempienza al lavoro o incapacità. In fin dei conti, però, amava il suo
mestiere, fare il professore gli permetteva di stare a contatto coi ragazzi ed
essere liberamente uno di loro… anche al di là della cattedra. Ricordava che
da studente aveva odiato gli insegnati, così si era sempre ripromesso di
diventare uno di loro per dare una rivoluzionata a quel mondo bigotto tanto mal
visto da tutti. Aveva mantenuto fede al suo proposito, solo che con queste
intenzioni da persona poco seria era stato cacciato da numerose scuole e si
trovava a girare molto per l’Italia. Più di tanto non gli interessava perché
ciò che doveva fare non richiedeva molte forze e la sua fama di persona poco
seria, nonché di poco di buono lo divertiva molto! Comunque questa volta doveva
farsi valere nella nuova scuola, specialmente nella quinta che gli avevano
affidato, quella che stava giusto per incontrare per la prima volta; doveva fare
in modo che almeno loro non lo prendessero per uno studente. Ammetteva che un
professore di 28 anni potesse essere preso alla leggera, ma che colpa ne aveva
se possedeva un bel faccino ed oltre ad ispirare fiducia, ispirava anche lo
stupro? Le ragazze delle altre classi fin ora avevano tutte cercato di far colpo
su di lui. La classe che si apprestava a conoscere ora era una 5^ e teoricamente
dovevano essere maturi, ma temeva ugualmente. Uno strano presentimento gli si
affacciò alla mente: probabilmente avrebbe legato molto bene con quella classe,
non c’era motivo di tornarsene a casa a dormire invece di entrare.
La testa gli faceva ancora male come ogni mattina ed era ben consapevole di
avere le occhiaie e gli occhi cerchiati di rosso, quindi non era il caso di
levare gli occhiali da sole. Doveva smettere di fare le ore piccole di notte in
giro per pub da solo ad ubriacarsi. La sigaretta se l’era appena fumata, ma
sarebbe stato più tranquillo se ne avesse fumata un’altra. Si guardò i
vestiti in ottime condizioni: pantaloni di tessuto sottile beige e camicia
bianca con cravatta nera, assolutamente ordinato! Stava decisamente bene così,
ma non era il suo stile, infatti si sentiva a disagio, tanto si trattava solo
dei primi tempi, cioè… presa confidenza con tutti poteva mostrare il suo vero
io che, conoscendo se stesso, immaginava sarebbe venuto a galla prima di subito;
troppa fatica cercare di far buone impressioni per ottenere rispetto! E poi…massì,
ma in fondo…machissenefrega! Sarebbe stato quel che sarebbe stato!
Sicuramente, non appena entrato in quell’aula, sarebbe tornato il solito
trasandato, svogliato e fumo dipendente di sempre. Sbuffò, si passò
distrattamente una mano fra i capelli castani dal taglio giovanile e moderno, il
ciuffo laterale più lungo che scalava la frangia tornò al suo posto, ovvero
sul viso. Si assestò gli occhiali scuri sul naso, sprofondò la mano in tasca e
con la sua bella voce profonda abbozzò a mezz’aria un:
- Che palle! -
per poi decidersi ad entrare.
Varcato l’uscio diede una breve occhiata all’interno ed ai ragazzi che
avrebbe conosciuto e pensò sempre più stufo:
“Potevo proprio rimanere a casa!”
Rimase fermo all’entrata per un po’ e notò con invidia che alcuni
dormivano, mentre osservò, con strana simpatia, altri creare un grazioso casino
chiacchierando fra loro. Non si erano nemmeno accorti di lui. Con fare guardingo
camminò arrivando davanti alla cattedra in piedi, per farsi vedere. Un ragazzo
di bell’aspetto, alto e muscoloso notò la sua presenza e si voltò, aveva
capelli neri e ricci e occhi castani.
- Hai sbagliato classe o sei un nuovo studente? -
A quelle parole allegre e sincere, a Ryan sembrò che un macigno gli fosse
caduto in testa. E uno dei suoi propositi era finito nel cesso!
Prese il respiro e senza togliersi gli occhiali neri rispose:
- No. Sono il nuovo prof. di Italiano -
Silenzio.
Ancora silenzio.
Il ragazzo rimase senza parole, a bocca aperta, finché non riuscì, stupito, ad
abbozzare un:
- Oh -
Questo bastò ad attirare l’attenzione degli altri che si misero al loro
posto. Quelli che dormivano vennero svegliati e Ryan poté sistemarsi alla sua
sedia comoda di professore. C’era ancora un delicato silenzio. La prima
impressione di tutti fu che quel tipo non era normale… non aveva fatto nulla
di particolare ancora, ma appunto per questo si poteva classificare come un
prof. strano… chissà perché! Il fatto poi che odorasse di alcol e fumo di
certo non l’aiutava a fare buona impressione. Anche lui, da parte sua, era già
stanco di stare composto e trattenuto, era una fatica immane interpretare il
buon professore rispettabile e serio… lui non era mica così… non faceva
paura nemmeno alle mosche e allora a che serviva cercare di far paura a dei
ragazzi il doppio di lui?
Stava già decidendo di mostrare il suo lato socievole e allegro, nonché
scazzato, disordinato e trasandato, quando la porta si aprì facendo entrare un
ragazzo: era magrissimo, coi capelli ricci biondo ramati tenuti fermi da una
fascia, aveva dei pantaloni a zampa di velluto a costine verdi e sopra una felpa
aperta che mostrava una maglia senza maniche di tessuto leggero rosso, mentre
mille bracciali e collanine di legno sottile tintinnavano. Il ragazzo
dall’aria furba si guardò in giro e notando uno studente al posto del prof.
constatò che era in tempo. Così, giusto per far vedere quanto fosse sano di
mente, con uno strano lampo negli occhi, si avvicinò senza dir nulla alla
cattedra e da fermo che era ebbe giusto il tempo di sentire l’avvertimento di
una voce femminile:
- No, Shadir, aspetta… -
ed era già saltato atleticamente sul tavolo davanti a Ryan che lo guardava
allibito credendo di avere davanti a se un marziano. Poi subito ridiscese e
disse trionfante:
- Dovevo inaugurare il primo giorno di scuola! Visto che poi il prof. non c’è
ancora… -
- Imbecille! - una voce da oltretomba di un tipo che sembrava essere appena
tornato dal mondo dei morti si levò chiara e netta.
- Andry, ma che dici…sprechi le tue preziosissime parole per me? Come mai? -
Il ragazzo moro dal fascino tenebroso si voltò dall’altra parte deciso ad
abbandonare Shadir al suo destino, tanto che gli poteva importare di un idiota
del genere? A lui bastava che non gli rompessero le scatole e tutto andava bene.
Non fu lui infatti ad informare il biondo rosso della dolce figura fatta, ma
Dorotea, la ragazza, nonché amica di prima:
- Lui è il nuovo prof. di italiano. -
ogni colore possibile invase il volto di Shadir. Dopo essersi reso conto della
pessima impressione fatta si trovò boccheggiante a balbettare un velocissimo:
- Scusi -
diretto al prof. per poi correre al suo posto accanto ad Andry, quello che aveva
mollato ‘l’imbecille’ di prima. Sprofondò il volto fra le braccia
incrociate sul banco borbottando disperato su che cosa avesse mai combinato, poi
alzò la testa di scatto e proteso verso Tea, le chiese con un filo di voce:
- Ma ho fatto veramente quello? -
Ryan non seguì altro della faccenda trovandosi a pensare nuovamente:
“Io me ne torno a casa… perché capitano a me?”
E il macigno di prima si ingigantì improvvisamente sulla sua testa. Non c’era
verso di essere preso sul serio e allora… al diavolo! Poi lui non è che fosse
quella persona terribile che forse tutti pensavano, gli portavano troppo timore,
almeno alcuni… pensavano forse che li avrebbe mangiati? In realtà Ryan era
buono come il pane e non carnivoro, questo doveva farlo capire il più
possibile, non gli piaceva quell’aria di… come dire… troppo rispetto…
no, non rispetto. Come poteva definirla? Era come se fossero schierati studenti
contro insegnante, insomma, non dovevano vederlo in questo modo: voleva
tranquillità, serenità… casino,
allegria, spensieratezza… così era troppo classe vecchio stampo! No, non
andava mica… era impegnativo un professore così. Pensò che come primo
approccio poteva invitarli a fumarsi una sigaretta con lui in giardino, ma era
meglio farlo al cambio dell’ora, si, al suono della campanella li avrebbe
invitati, tanto aveva un'altra ora con loro dopo la ricreazione, poteva
prendersela con calma!
“Ma facciamo finta di niente!”
Dalla tasca tirò fuori il pacchetto di chewing-gum e se ne ficcò in bocca due,
veniva identificato anche per quelli. Sospirò profondamente e con voce bassa e
roca cominciò a parlare allegro, disinvolto e distratto:
- Ciao, Sono Ryan Del Gobbo, insegno italiano, ho 28 anni, dovrei avere qualche
origine americana… non chiedetemi come mai allora insegno italiano e non
inglese perchè non lo so. Non ho hobby e non pratico sport. Ho diversi gusti
musicali e artistici, dalla musica classica, alla rock, alla rap e via
dicendo… Ho girato parecchie scuole prima di venire qua, spero di rimanerci più
di un anno stavolta. Poi che altro potrei dire… sono single,
spesso mi scambiano per uno studente e ormai mi ci sono abituato… non è male.
Vivo da solo in un appartamento. Non ho animali perché chiamerebbero la
protezione degli animali con me, leggo i manga giapponesi, il mio cantante
preferito è Eminem ma anche Marilyn Manson non mi dispiace…uhmmmm… fatemi
pure domande, se mi sono dimenticato di qualcosa fa nulla -
Dire che parlava molto era scontato, ma dire che sembrava sempre di più tutto,
fuorché un professore era vero!
Quella era una presentazione da professore, secondo lui? Sembrava più uno
studente molto loquace ed estroverso, poi parlava distrattamente come fosse
stufo di ripetere quello e sempre quello… Ma allora sta zitto, no? Molti erano
già di questa opinione. Che tipo assurdo: un misto fra stralunato, esaurito e
personcina allegrissima assolutamente a suo agio… comunque era disordinato e
fuori posto, questo sicuramente.
- Perché ha scelto di fare il professore? -
chiese una ragazza dall’aria sveglia. Ci rifletté un attimo e rispose
tranquillo:
- Per fare tutto l’incontrario di quel che fanno normalmente i professori! -
come risposta lasciava abbastanza senza parole… già a molti stava simpatico
mentre ad altri no, nel senso che avrebbero forse preferito un insegnato vero e
proprio! Ad ogni modo quello era e quello si tenevano! Comunque mai avrebbero
immaginato dove sarebbero finiti con quell’uomo assurdo e di cose fosse
capace.
- Ora presentatevi voi in ordine alfabetico, ditemi quel che volete… anzi
no… ditemi nome, cognome, da dove venite, dove abitate, hobby, sport, gusti,
famiglia, i vostri rapporti con la scuola e con gli altri prof.… poi
aggiungete quel che volete, oggi ci conosceremo -
Solitamente i prof. non chiedevano tutte queste cose che non centravano un tubo
con la scuola, ma nemmeno si presentavano in questo modo.
Ormai la giostra era partita e tanto valeva divertirsi per bene quando lo si
poteva fare, no? Ryan lo stava già facendo, per un qualche motivo misterioso si
stava già divertendo… mah… stranezze…
Così il giro iniziò:
- Abettini Bruno -