PATH
CAPITOLO I
UNO
STRANO, NUOVO INIZIO
PARTE
VIII
-
Smith? - chiamò ancora Ryan.
Finalmente
qualcuno s'alzò in piedi, da un banco dell’ultima
fila. Tasha si voltò immediatamente verso l'interpellato,
con uno sguardo che prometteva una brutta fine a chiunque avesse
osato...
Ryan
guardò il ragazzo che aveva chiamato con sbalordimento: era
mai possibile una tale meraviglia della natura?
Perché,
sì, Noah era proprio bello, anche se il prof. non poteva
conoscere il vero motivo di tanta bellezza.
Piuttosto
alto, ma snello, Noah portava con una certa disinvoltura i lunghi
capelli sciolti. Capelli color celeste.
Non
sembravano tinti, ma come poteva mai essere naturale un colore del
genere?
D'altra
parte, anche le sopracciglia e le ciglia stesse erano di un celeste
chiarissimo che scoloriva nel biondo.
Ryan
lo fissò sconvolto. Ma chi era quel ragazzo?
Quando
Noah lo guardò in viso, la sua sorpresa aumentò:
i suoi occhi erano rossi!
No,
non arrossati per il pianto o per il cloro o per chissà
cos'altro, ma rossi! Cioè, non verdi o blu o neri, era
l'iride a essere totalmente rosso sangue!
-
Ciao Noah - disse Ryan, sforzandosi di non fare domande intime, che
avrebbero potuto essere accolte male.
-
Buongiorno - disse il ragazzo, sorridendo leggermente. Il suo sorriso
affabile fece riprendere leggermente Ryan, che proseguì con
le domande.
-
Allora, dicci qualcosa di te, Noah -
-
Allora mi chiamo Noah Smith, ho... - fece una pausa. Sembrava quasi che
stesse rapidamente contando a mente. Ma cosa contava? Non sapeva quanti
anni aveva?
-
Ho vent'anni e... - ne dimostrava al massimo sedici, nonostante fosse
chiaro dal suo sguardo, che quegli occhi dallo strano colore avevano
visto di tutto...
-
...vengo anche io dall'America. La mia famiglia si è
trasferita insieme a quella di Tasha -
-
...vedi? E' contagioso, la lesbica e il trans... - disse la solita
voce. Noah non si voltò verso la sua fonte, ma
arrossì delicatamente.
-
Dicevo. Sono qui da poco. Infatti non conosco ancora benissimo
l'italiano. Mi piace leggere, soprattutto argomenti scientifici, ma
sono contro l'ingegneria genetica, almeno quella di un certo tipo -
L'ultima
frase fece calare un silenzio imbarazzato.
Tasha
sembrava non sorpresa, ma allarmata.
-
Ehm...cosa altro ti piace? - lo incalzò Ryan, che percepiva
uno strano clima addensarsi nella stanza.
Noah
ci pensò. In quei pochi attimi di silenzio la voce molesta
disse:
-
...un uomo duro come Tasha, ecco cosa gli piace -
Tasha
fu sul punto di alzarsi in piedi, ma quando Noah le fece un cenno, lei
tornò a sedere.
Con
le guance delicatamente rosse, Noah continuò a parlare.
-
Mi piace...leggere dunque, la musica...gli animali. Adoro i gatti, sa? -
-
Davvero? -
-
Sì, mi piacciono molto. Sono molto più
intelligenti e affezionati di quanto non si pensi. E ricordano tutto.
Se uno fa un torto a un gatto difficilmente questo si fiderà
di lui come prima. Ma ricordano anche le buone azioni. -
Tasha
gli sorrise leggermente, non vista.
-
Perfetto. Cosa vorresti fare nel futuro? -
Il
viso di Noah prese improvvisamente un'espressione decisa, quasi dura.
-
Io diventerò uno scienziato, e farò ricerca, ma
la mia prima missione sarà un'altra. -
-
E quale? -
-
Mi batterò perché si trovi un'alternativa alle
sperimentazioni su animali...e esseri umani! -
Un
brusio riempì l'aula, mentre Noah, notevolmente impallidito,
si lasciava mettere a sedere da Tea.
Tasha
si avvicinò a lui, scura in viso.
Ryan
li udì parlare, ma non riuscì a cogliere molto,
soprattutto perché anche Christine aveva iniziato a dare
aria alla bocca.
-
Noah, non c'è bisogno di dire queste cose, se poi ti senti
male... - gli stava dicendo Tasha, preoccupata.
-
Ma no, Tasha, devo superarlo, è un trauma che devo superare,
altrimenti non andrò avanti, lo sai, vero? -
-
Sì, ma è il primo giorno, non c'è
bisogno di esporsi subito...sai benissimo che ci sono vipere qui in
giro... -
Noah
annuì e parve sollevato, ma in quel momento gli giunse l'eco
delle parole di Christine.
-
...è contro gli esperimenti genetici! Ma professore, non
trova che sia un controsenso? D'altra parte lui è un
esperimento genetico! -
A
quelle parole accadde tutto molto velocemente.
Ryan
cadde dalla cattedra per lo stupore, Noah arrossì
clamorosamente, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime di
rabbia, Christine si mise a ridere con aria da stupida e tutto il resto
della classe si voltò a guardare Noah, mentre Tasha si
alzava e si avvicinava alla stupida bionda.
-
Che hai detto? - le disse
-
Ho detto la verità, ti sfido a negarlo - rispose Christine,
ancora in preda alla ridarella.
-
E chi ti autorizza a dire qualsiasi cosa se non sai precisamente cosa
puoi e cosa non puoi dire? - disse Tasha con un tono che avrebbe
intimidito chiunque, ma Christine non si diede per vinta.
-
Ma professore, non vede che questa specie di soldatessa mi intimidisce?
- piagnucolò Christine, facendo la parte della vittima.
Ryan,
seduto a terra e che cercava inutilmente di capirci qualcosa, non
fiatò.
Intanto
Christine continuava, ma a voce più bassa, perché
nessuno sentisse cosa la sua boccuccia era davvero capace di
pronunciare.
-
Se tu sei una soldatessa frigida e il tuo amico è un
fenomeno da baraccone, un aborto dei laboratori genetici, io che colpa
ne ho? Sono la voce della verità! -
Ma,
che lei lo fosse o meno, non vide arrivare lo schiaffone di Tasha, che
la lasciò tramortita e lacrimante.
-
Sanders! Che fai! - strillò Ryan, che era finalmente
riuscito a riprendere un po' di dignità e si era rimesso in
piedi. Ovviamente, non avendo visto tutta la scena, non poteva che
credere a Christine, nonostante il suo contegno gli sembrasse
sospetto...
Cercò
di sedare il tumulto che stava coinvolgendo la classe e, quando ci fu
riuscito, disse:
-
Sanders, per oggi niente nota, ma sappi che ti tengo d'occhio... Smith,
basta così. Del Torso? Sì, stai bene? Bene,
allora proseguiamo... -
Ma
si ripromise che al più presto avrebbe indagato su Noah...
troppo misterioso...
Le
lezioni stavano per cominciare e nella classe gli studenti le stavano
attendendo chi con più chi con meno voglia, stando ben
svegli o ronfando della grossa o come nel caso di Ivan e dei suoi amici
chiacchierando allegramente, Ivan stava ripensando ai giorni
spensierati dell'estate trascorsi con quei tre fetentoni, no due e
mezzo “Marco rimane sempre un bravo ragazzo nonostante il
tentativo perpetrato insieme a Giuliana di portarlo continuamente sulla
cattiva strada, anche se quando litiga con Enrico diventa un fetentone
intero, come quella volta in riva al mare in io e Enrico ci siamo messi
a lottare in acqua schizzandoci e tentando di affogarci a vicenda, lui
è saltato come una molla quando Enrico in una presa mi aveva
stritolato mezza chiappa, cosa che inspiegabilmente non mi era poi
neanche dispiaciuta, anzi era quasi gradevole, meno gradevole fu la
scenata di Marco. Perché quei due si sopportano
così poco? E' così difficile avere degli amici di
cui ti fidi totalmente e uno si aspetterebbe che non litigassero fra di
loro invece mah, quando chiesi a Giuliana che cosa avessero quei due
lei ha alzato gli occhi al celo e mi ha detto «Ivan se queste
cose fossero successe ad un altro tu le avresti già capito
tutto da un pezzo» e se ne è andata lasciandomi
con la sgradevole sensazione che lei avesse detto una verità
inconfutabile.
Vengo
improvvisamente riscosso dai miei pensieri perché Enrico
all'improvviso è diventato paonazzo”
-
Stai bene Enrico? -
-
Si, si perché me lo chiedi Ivan? - “dal tono
capisco che anche lui stava pensando a quest'estate più
precisamente a qualche bella ragazza vista in spiaggia e questo mi
rende un po' triste”
-
Non so all'improvviso sei diventato tutto rosso, di la
verità i tuoi pensieri non erano proprio casti e puri eh? -
“colpito e affondato! l'imbarazzo sul suo volto cresce quanto
la velocità dei suoi occhi alla spasmodica ricerca di una
via di fuga da altre domande compromettenti e la trova in un ragazzo
nuovo che sta vicino alla cattedra, no un momento c'è
qualcosa che non va, lo guardo più attentamente e vedo che
ha una borsa di cuoio stile libro cuore e non uno zaino come qualsiasi
studente che segua un po' la moda, quindi le ipotesi sono due o ama gli
oggetti retrò oppure Enrico sta per fare una di quelle
figuracce che si ricordano a vita”
-
Hai sbagliato classe o sei un nuovo studente?- “gli chiede
Enrico in modo cordiale, lui lo guarda sbigottito”
-
No. Sono il nuovo prof di Italiano -
-
oh… Ehm buongiorno -
“E
fa una precipitosa ritirata strategica mentre noi ci stiamo
praticamente scompisciando dalle risate che aumentano quando lui ci
guarda male. Il ‘nuovo compagno di classe’ fa
iniziare subito la lezione ed Enrico si siede con aria abbacchia da
cucciolo vicino a me come al solito, sarà che non ha ancora
superato la figuraccia, sarà che non è proprio il
modo migliore per fare buona impressione al nuovo prof.,
sarà che io sono una carogna ma lui mi guarda malissimo e mi
dice:”
-
Insomma, se tu fossi stato al mio posto lo avresti scambiato anche tu
per uno studente -
-
Ne dubito -
-
E perché? -
-
Per il semplice motivo che invece di uno zaino ha una borsa di cuoio e
vista la sua giovane età questo è il suo primo
incarico - “e lo guardo come per dire: è
ovvio”
-
Va bene Sherlock e mi sai dire anche cosa ha mangiato stamattina? -
“A
questo punto davanti a me si apre un bivio, gli dico la
verità o continuo a prenderlo un po' in giro nonostante
quello che ha già passato? Sono io una tale carogna?
Siiiiiiiiiiiiiiiiiiii”
-
Certo, un cappuccino e due cornetti - “e pronuncio questa
frase con calma e sicurezza riuscendo a stupirlo, poi visto che non
è uno stupido e visto che mi conosce molto bene l'ombra del
dubbio attraversa il suo volto”
-
Mi stai prendendo per il culo? – “e io serafico
rispondo”
-
Siiii -
Dopo
quel bel ceffone Tasha era salita di molto nella classifica di
gradimento dell'intera classe, quell'oca di Christine non avrebbe
sparlato troppo presto di Noah, almeno non con Tasha nei dintorni.
-
Certa gente diversa dovrebbe essere rinchiusa per il bene comune -
Alla
frase di Chris, Ivan pensò: “quando certa gente
tocca il fondo non ha niente di meglio di da fare che iniziare a
scavare e pure con vigore”. Si girò per farla
tacere con un occhiataccia quando davanti ai suoi occhi gli si
presentò un occasione più unica che rara
-
Hai ragione Christine quelli con una diversità come la tua
non sono mai bene accetti -
-
Ma che diavolo stai dicendo? Io sono perfetta! -
-
Va bene che tre è il numero perfetto ma mi sembra un
anomalia genetica di un terzo seno non passi certo inosservata - e le
sorrise sornione mentre tutta la classe guardava il petto di Christine,
vedendo che c'era davvero un terzo rigonfiamento sospetto.
-
Oh no scusami mi sono sbagliato, quella è solo una coppetta
di cotone per imbottire il seno che si deve essere spostata quando hai
ricevuto il tuo castigo e poi mi sarei dovuto ricordare che la tua
anomalia non si vede ma si intuisce subito, infatti l'aencefalopatia
acuta si nota appena apri bocca -
e
degli sghignazzi partirono un po' dappertutto
-
Come osi il mio seno è tutto naturale e io non sono
aencefaclepita, aencefallittica, insomma non sono quella cosa stupida!!
-
-
Ma se si vede benissimo quando fai ginnastica che davanti sei piallata,
e sì tu sei aencefalopatica in maniera acuta - dopo che Ivan
l’aveva sbugiardata le risatine aumentarono e Ryan,
frastornato dalla piega improvvisa degli eventi, stava cercando un modo
per riuscire a salvare la situazione e contemporaneamente di capire
come aveva fatto a farsi sfuggire di mano la conversazione, fallendo
miseramente entrambi i propositi
-
Non è vero e poi tu non sai nemmeno cosa vuol dire, la usi
solo perché ti riempie la bocca - gemette Christine con la
faccia atteggiata a vittima sacrificale condannata da un ingiusto
destino, ma la sua voce non era ne molto sicura ne molto in linea con
il personaggio
-
Certo che so cosa vuol dire, è l'unione di una parola greca
e una latina, nella sintassi greca indica una negazione, un opposto,
una privazione del sostantivo o dell'aggettivo che la segue, ne
è l'abbreviazione del greco endo che significa interno,
dentro, infine cefalus in latino significa testa, a questo punto credo
che ci puoi arrivare da sola - e le sorrise in modo cattivo mentre la
classe si godeva il suo silenzio ignorante.
Mentre
cercava di mettere insieme i pezzi, all'improvviso divenne livida di
rabbia
-
Ma questo vuol dire che tu mi stai dando… mi stai
dando… -
-
Come direbbero i latini dell'ennundus -
-
Eh? -
-
Dell'idiota - (do'aho per i fan di slam dunk) risata generale
A
questo punto Ryan sembrò ritrovare un po' di spina dorsale
ed entrò di petto nella conversazione
-
Ma che modi sono questi, che cosa dovrei dire adesso? - e
fissò con sguardo severo il ragazzo alto che aveva condotto
il discorso fino ad un istante prima e che, invece di essere
spaventato, gli disse come se niente fosse
-
Ivan Sosso -
-
Cosa? - a Ryan vennero dei seri dubbi sia sulla severità del
suo sguardo che sulla possibilità di esercitare un minimo di
controllo sul ragazzo
-
Ivan Sosso - rispose questo quieto
-
E cosa sarebbe? -
-
Il prossimo nome sull’elenco -
-
Ah si, dunque, ehm, Ivan Sosso, no un momento fammi indovinare sei tu
non è vero? - chiese tra lo speranzoso e il rassegnato
-
Ah di fronte a tanta arguzia non posso che inchinarmi di fronte alle
sue capacità deduttive - avendo come l’impressione
che il complimento fosse in realtà una presa per il culo
Ryan decise di proseguire il discorso
-
Parlami di te -
-
Ho diciotto anni, gioco a basket, i miei generi musicali preferiti sono
rondò veneziano e i Kiss, dopo la scuola voglio andare al
politecnico e seguire ingegneria civile -
-
Segni particolari?- Ivan ci pensò un attimo e poi
donò un sorriso a Ryan, il quale incominciava di nuovo a
preoccuparsi
-
Sono una carogna -
-
Me ne ero accorto -
-
Anch'io mi ero già complimentato per la sua grande acutezza
- sentendosi di nuovo preso in giro, ma non capendo bene come, Ryan
decise che meno aveva a che fare con Ivan meglio era.
Ryan
scuoteva leggermente la testa perdendosi nelle sue considerazioni su
Ivan, mentre, in automatico, il suo sguardo si posava per
l’ennesima volta sul registro. Restava un ultimo nome
nell’elenco:
-
Van Dyck Lelio –
come
per l’altro assente, nessuno rispose alla chiamata. Gli occhi
dell’insegnante vagarono sui volti degli alunni come a
cercare un viso non ancora conosciuto, finché incontrarono
le iridi di Christine. Trepidante, la bellona, quasi scordandosi la
sberla di Tasha e la figuraccia, parlò per Lelio, precisando
come il compagno di classe fosse per la maggior parte del tempo assente
e non risparmiò il suo solito commentino pettegolo riguardo
il carattere, secondo lei, gelido e altezzoso del ragazzo…
se non altro per una volta i compagni di classe potevano darle ragione!