CAPITOLO
2
SCANDALO
PARTE
II
-
La birra te la lascio, ne ho avuto abbastanza stanotte di alcool, ma la
cicca si. Andiamo? -
alzò
lievemente il viso, quanto bastava per incrociare lo sguardo del
professore. Era un tipo piuttosto giovane, con spessi occhiali scuri,
abiti scomposti e capelli spettinati. Era lì, davanti a lui
che gli sorrideva allegramente come fosse un suo caro amico. Fece una
smorfia.
-
No - disse, diretto, secco. Gelido. Aveva un terribile mal di testa, la
sera prima neanche ricordava che aveva fatto e men che meno sapeva
spiegarsi come aveva fatto a tornare a casa. Gli facevano un male del
diavolo il ginocchio e la spalla, probabilmente quegli stronzi degli
Scorpions ci avevano dato giù forte l'altra notte, e perfino
lui ne aveva risentito. Il tempo fuori minacciava pioggia. Era una
giornata di merda. L'ennesima, fottuta giornata di merda. Ma
perché cazzo si era lasciato convincere a tornare a scuola?
Tanto, per quel che lo riguardava, il certificato medico non l'aveva
mai portato. Odiava la scuola, non aveva alcun problema ad ammetterlo.
Detestava l'idea di perderci il suo tempo. Sapeva perfettamente cosa
desiderava dalla sua vita, ed era consapevole di essere in grado di
arrivarci anche senza poggiare il culo su una cazzo di sedia marrone.
Ma gli sbirri erano stati chiari con lui, la volta prima. O
riformatorio, o scuola. Non aveva avuto molte scelte. Tanto valeva fare
uno sforzo e venirci, qualche volta, tanto per scaldare il banco.
Pretendeva solo una cosa. Che nessuno gli rompesse il cazzo! Gli altri
insegnanti ci avevano rinunciato. Erano stati minacciati e sottoposti a
qualunque tipo di tortura psicologica ed avevano facilmente ceduto. Per
loro Alex non era che un'ombra annoiata e un nome su un registro,
più che un alunno che doveva rispettare dei regolamenti.
Tutto era sempre andato come lui aveva organizzato, la scuola non era
un problema fin quando poteva assoggettare gli insegnati al suo volere.
Ma questo qui era nuovo. Probabilmente ancora non era stato informato
di come giravano le cose. Gabriele, qualche giorno prima, gli aveva
accennato di un insegnate giovane, di italiano, che non era come gli
altri. Anzi, fumava e chiacchierava con gli studenti tranquillamente.
Ma per Alex aveva ancora un incancellabile difetto. Era un professore.
E questo lui proprio non era capace di digerirlo.
Alla
sua secca risposta Ryan l'aveva guardato con occhi un po' stupiti, ma
non infuriati ne minacciosi. Se ne stava semplicemente lì,
fermo davanti a lui con un pacchetto di Marlboro rosse tra le mani e
un’espressione dubbiosa. Forse non sarebbe neanche stato male
come persona. Ma.
Alex
ridacchiò sommessamente - Tu sei Del Gobbo, vero? - disse,
con un ghignetto dipinto sulle labbra.
Il
professore annuì, lentamente e tranquillamente.
-
Molto bene - si alzò in piedi. Ryan non lo superava di
molto, nonostante la differenza d'età. Era sempre stato un
tipo alto - immagino tu non sia ancora stato informato della mia
situazione.
-
No. in effetti non mi hanno mai parlato di te. -
annuì.
Il sorriso svanì dalle sue labbra e la sua voce assunse un
tono più languido e flebile - Vede, caro prof. io ho una
salute molto debole. mi capisca! Ho problemi alla testa, non riesco
proprio a stare concentrato per più di un quarto d'ora e
tendo ad accusare attacchi di sonnolenza piuttosto frequenti. Inoltre.
- indicò la birra sul banco e fece un altro tiro dalla
sigaretta - se non bevo continuamente ho problemi al fegato e non posso
assolutamente smettere di fumare perché se no mi tornano i
miei soliti dannati attacchi di schizofrenia. -
-
schizofrenia? - Ryan inarcò un sopracciglio.
-
esattamente - sospirò teatralmente - ho la pessima abitudine
di perdere il controllo e di cominciare a rovesciare banchi e ad
aggredire la gente senza motivo se non ho nicotina in circolo. Che ci
vuole fare. E’un problema di famiglia - si
avvicinò ulteriormente al viso del professore, in modo che i
loro nasi si sfiorassero. Ryan era veramente un bell'uomo, non
poté negarlo. Inoltre quel suo modo di fare amichevole gli
ricordava incredibilmente quel suo vecchio professore. E questo non
faceva altro che mandarlo letteralmente in bestia. La sua voce
riassunse per un secondo il tono gelido - pensa che questo per lei sia
un problema, prof.? -
Sentì
per un attimo il respiro di Ryan sulle sue guance farsi trattenuto, ma
la sensazione sparì subito - no, no. stai pur tranquillo. -
Si
allontanò da lui velocemente. Sorrise allegramente. Se lo si
vedeva bene, il suo non era che un sorriso falso e di circostanza.
Anzi, un sorriso che metteva i brividi, tanto era privo di emozioni -
perfetto. La ringrazio molto! - e si risedette scompostamente sul
banco, mentre Ryan tornava a rivolgere la sua attenzione al film.
Si
accese una seconda sigaretta e anticipò l'uscita di
Christine, seduta non lontano da lui - ehi biondina. -
sussurrò, ma lei lo sentì benissimo - io non mi
farei incazzare. - disse solo. Christine, sul suo banco,
sussultò e si morse appena il labbro. Alex sorrise ancora
per un attimo, in quel modo atono e provocatorio. Si certo la
signorina, pensò, non ci teneva a rivivere la stessa
esperienza dell'altra volta. Evidentemente Del Torso non aveva la
minima intenzione di venir ancora costretta a mangiare un verme.
-
ehi - si voltò appena verso Gabriele, che lo guardava
attento con quei suoi impenetrabili occhi smeraldo, da sotto le scure
trecce rasta - non fare cazzate, Alex. -
-
non ti preoccupare. Non ne sto facendo. -
Gabriele
tornò a guardare il film senza dire nulla.
-
sono davvero contento che ti sei trasferito qui da me, Celaya - Alex
era in quella classe da due anni, da quando era stato costretto a
ripetere la terza liceo. Da quell'anno in poi nessuno professore aveva
più avuto il coraggio di dirgli qualcosa - Davvero contento.
-
La
campanella che decretava la fine della pausa era suonata da pochi
minuti, ma Alex e Gabriele se ne stavano ancora placidi e soli sul
tetto della scuola a fumacchiare, in silenzio. Nessuno dei due
d'altronde era un tipo particolarmente loquace.
-
quand'è che hai intenzione di smettere? - disse ad un tratto
il moro.
Alex
poggiò la birra a terra, accanto a lui e non si
voltò - di far che? -
-
di portare avanti questa messa inscena -
rise
forte - è divertente! Mi sta benissimo così.
Smettila di scocciarmi. -
l'altro
alzò lievemente le spalle - me ne vado in classe - disse,
tranquillo e per niente intimorito dal tono di voce minaccioso del
compagno. Si conoscevano da anni, in un modo o nell'altro, e lui era
una delle poche persone completamente indifferenti alla fama di Alex.
Gabriele si alzò con calma, tirandosi un po', andandosene.
-
ehi! - lo chiamo forte il biondo - smetterò quando tu
comincerai ad essere più espressivo di un piatto vuoto! -
Sorrise
lievemente, chiudendo la porta dietro di se.
Alex,
rimasto da solo, si ributtò a terra, sospirando e facendo un
lungo tiro dalla sua sigaretta. Non aveva la minima intenzione di
tornane in classe, e per di più ora avevano anche
ginnastica. Lui.. beh, si può dire che si era dichiarato
esonerato. Nel senso che non ci andava mai. La ginnastica era uno dei
pochi inconvenienti nel suo piano, nel suo modo di porsi alla gente.
Non era vero niente dei suoi problemi di salute, non era un disastro
negli sport, tutt'altro. Ma non poteva permettersi di cambiarsi con gli
altri. No, non era proprio il caso, se non voleva mandare tutto quello
per cui aveva lavorato a puttane.
"Oggi
mi tocca anche fare la notte al lavoro, merda." pensò, tra
se e se. Lavorava il pomeriggio in un officina e non era male, per
quelli a cui piacevano motori e non faceva schifo ricoprirsi di olio.
Ultimamente però gli era anche toccato fare qualche extra,
traviarsi un altro lavoretto serale, se voleva tirare avanti. I conti
non quadravano bene, per lui e Samantah. Lei non poteva lavorare e lui
era l'unico che poteva mantenerli. Vivevano da soli, i due da anni
orami.
Alex
fece una smorfia. non ricordava neanche più le facce dei
suoi parenti. Ma, la cosa più importante era Samy. Non gli
fregava niente dovesse farsi il culo al lavoro, dovesse dormire si e no
due ore a notte, tornasse a casa pieno di bugne per via delle risse con
la banda, anche perché era una cosa per la quale si era
sempre battuto e finalmente era diventato il capo, uno dei
più rispettati della zona. Faceva tutto solo per poter
tirare avanti, lui e Samy, da soli.
-
capo! - sentì la porta spalancarsi e alzò
lievemente il capo, giusto per vedere chi è che doveva
buttare giù dal terrazzo per averlo svegliato mentre
sonnecchiava. Era Michele, uno della sua banda che gli veniva incontro
con quei ridicoli capelli verdi. Gli si bloccò a due metri
di distanza. Alex ne sorrise, quasi contento che anche quelli dalla sua
parte avessero un po' timore di lui.
-
che vuoi? - chiese, leggermente iroso.
Michele
ebbe un fremito - volevo solo informarla che ci hanno contattato gli
Snake e hanno detto che ci vogliono al solito posto per stasera.
-
immagino rivogliano la zona, vero?
Michele
annuì - esatto. Erano anche un bel po' incazzati.
Con
calma si alzò e si diresse verso l'uscita.
-
capo. dove va?
-
al cesso, idiota! - sbottò.
-
e per stasera che faccio, confermo? -
-
no -
-
come?! -
-
non ci sono. Devo lavorare. -
-
ma... -
-
non rompere, cretino! Di a quel branco di fighette che se vogliono
proprio tornare al casa con il culo più rotto del solito, di
portarlo oggi pomeriggio al parco nord, alla solita ora - e
sparì oltre la soglia, senza aspettare una risposta.
Camminando
ciondolando appena lungo il corridoio scolastico, Alex si
rallentò un poco per guardare fuori dalla finestra. Nel
cortile interno dell'istituto si allenava correndo intorno al campo di
calcio come un gruppo di mosconi. La sua attenzione si
soffermò ancora una volta sui rasta neri e sulla pelle
abbronzata di Gabriele. Guardò il suo polso fasciato, il
livido sulla tempia e il labbro rotto. "che scemo. io la
smetterò quando anche tu la pianterai di lasciarti fare."
aprì la porta del bagno, ma restò ancora un
secondo fermo sulla soglia, sentendo la voce di Christine, di Eleni e
di qualche altra ochetta provenire dal bagno delle ragazze. Parlavano
di Del Gobbo.
-
allora, Chris. come sta andato la caccia al professore? -
-
è un po' rigido su quel fronte, ma di certo
cascherà ai miei piedi! -
-
sai che ci hanno provato anche delle ragazze di quarta e altre
dell'altra quinta con lui? ma Ryan niente, se ne è fuggito a
gambe levate come se scottassero. Sembra uno che non vuole avere
problemi e che non è interessato a scoparsi una studentessa.
-
-
ma sei scema, Laura? - sbottò Del Torso con quella sua
vocina stridula - credi veramente Ryan mi possa resistere?
A
quel punto entrò nel bagno, smettendo di ascoltare. Ma una
cosa gli era rimasta impressa. Non era uno che ci provava con le
studentesse, ne che cedeva alla loro avance. E si che il metodo di
Christine e delle altre era piuttosto esplicito! Era un osso duro.
Si
guardò allo specchio, togliendo il cappello. E sorrise.
Era
un insegnate, dopotutto. L'ennesimo scarto da eliminare, come aveva
fatto con tutti gli altri.
Si
rimise in testa il cappello e uscì dal bagno con un piano
preciso nella testa.
Trovò
Ryan in aula professori. Stava stravaccato su una sedia, con i soliti
occhiali indosso e un giornale tra le mani. Gli si fece davanti,
guardando solo di striscio, gli altri insegnanti che non si permisero
di spiccicare parola.
-
professore! - lo chiamò, usando di uovo quel tono di voce
allegro e gentile che per altro non sembrava affatto falso. Con gli
anni Alex aveva sviluppato una tecnica di recitazione eccellente.
L'uomo
alzò di scatto gli occhi, come svegliato da uno stato
contemplativo. Alex notò le occhiaie e gli occhi rossi,
sotto le lenti scure, ma non ci fece caso. Non erano fatti suoi.
-
oh. Pierrè. ciao! Dimmi! -
Ancora
si avvicinò molto al viso del prof - Senta, avrei bisogno di
parlare un po' con lei, se non le dispiace. È una cosa che
mi è successa e io non so proprio come fare -
simulò un singhiozzo - non so più a chi
rivolgermi e lei mi sembrava così gentile. -
Ryan
scatto in piedi e lo prese per le spalle - ma certo! - disse, convinto
- ti aiuterò molto volentieri! Dimmi pure tutto e stai
tranquillo che ci sarà di certo una soluzione. -
-
Di questo non ne dubito. - bisbigliò - ma non ne vorrei
parlare qui. potrebbe seguirmi? C'è l'aula audiovisivi
vuota. -
-
Nessun problema! - mise in borsa il vecchio giornale e si
avviò deciso verso l'uscita. Ryan era molto probabilmente
una persona molto buona. Ma questo non faceva che giocare a suo favore.
Gli guardò le spalle per un attimo. Il suo modo un po' goffo
ma gentile di porsi agli studenti e quel sorriso infantile un po' di
tenerezza gliela facevano. Forse stava sbagliando ma. "Alex. Alex.
bambolina. vieni. Non ti faccio male. Sono un tuo insegnate, cerco solo
di aiutarti." scosse il capo. Ryan era un professore. E per questo
doveva pagare.
-
professor Del Gobbo. - prima che Ryan, davanti a lui potesse sentirla,
Alex si voltò con un sorriso che metteva i brividi verso la
professoressa di chimica.
-
Oh, che piacere rivederla, profe! - disse allegramente - vedo che le
sono ricresciuti i capelli, come sono belli! - aveva osato minacciarlo
e aveva pagato, l'anno scorso. Gli aveva completamente bruciato i
capelli con il benzene. E, come al solito, tutto era stato escogitato
per sembrare un incidente.
-
se non mi sbaglio dopo c'è la sua lezione. Sarò
davvero contento di esserci. -
la
donna sbiancò e non disse più una parola. Alex
seguì Ryan per il corridoio, tranquillo e gelido.
-
Allora, di che volevi parlarmi, ragazzo? - gli chiese il professore,
appoggiandosi su un banco. L'aula era completamente vuota e il sole
filtrava dalle tende quel tanto che bastava per poterci vedere
perfettamente, pur lanciando un atmosfera serale. Alex mosse qualche
passo incerto vero la cattedra, accarezzando un po' quel legno
levigato. Poi i suoi occhi caddero fissi in quelli di Ryan. Lo
guardò deciso e mise in atto il suo piano.
-
Credo di essermi innamorato di lei, professore.
Ryan
quasi cadde sul banco e fece una faccia completamente shockata - COME?
- disse urlicchiando appena, con una voce stupita e sconvolta.
-
Lei mi aveva detto che mi potevo fidare. - mosse qualche altro timido
passo verso di lui, recitando come sempre alla perfezione.
-
Si. Ma. Questa è un'altra faccenda! - si mise retto in piedi
- e poi io sono un maschio. E... -
-
Lo so benissimo. professore. - era a meno di un metro da lui. Sorrise.
Simulò un sorriso innocente e quasi felice, oltre il rossore
imbarazzato che avevano assunto le sue guance solitamente di un candore
quasi latteo - e non mi pare sia un problema. -
Il
sua cappello cadde a terra, senza emettere alcun suono. E una cascata
di boccoli biondi accarezzò l'intera figura di Alex,
candendo morbidi fino al fondoschiena.
Ryan
sbarrò la bocca.
Poi
due mani soffici e delicate gli si posarono sulle guance, avvicinandolo
a due incredibili occhi felini, due occhi di un viola profondo come un
tunnel e inebriante come una droga - ti amo così tanto
professore. -
E
delle labbra scarlatte di natura si posarono avide sulle sue.