CAPITOLO 2
SCANDALO

PARTE IV


Sulla targhetta c'era scritto "Hermes Headford".
Dall'ufficio provenivano delle voci ma Alex non capì cosa stessero dicendo, né tantomeno in che lingua stessero parlando, ma ebbe l'impressione, neanche tanto vaga, che stessero discutendo di argomenti diversi dalla scuola. Perfetto, il preside aveva altre gatte da pelare e non avrebbe perso troppo tempo ad approfondire il suo caso. Liberarsi di Ryan era, ormai, questione di tempo.
Dall'ufficio uscì sbattendo pesantemente la porta una ragazza che Alex non aveva mai visto. Era più grande di lei e portava i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.
- Entra - ordinò prima di andarsene, concentrando così tanto astio e irritazione in quella sola parola che Alex ubbidì senza accorgersene e si trovò davanti alla scrivania del preside che non aveva bisogno di fingersi scossa o disorientata.
L'uomo era di spalle e stava fumando un sigaro rivolto verso la finestra. Non parlò né dette segno di aver notato la presenza di Alex, che colse l'occasione per guardarsi intorno. Quello non era un ufficio normale. C'erano fermacarte a forma di teschio decisamente troppo realistici, scatoloni, statuette dall'aspetto contorto e addirittura una piccola collezione di armi (spade, pugnali, baionette, lance).
- Le piacciono le armi, signorina Pierrè? -
Fumava ancora.
- Lei che ne dice, signor preside? -
- Dico che esistono armi peggiori di quelle - Si sedette - Ma immagino che lei lo sappia già, signorina. Prego, si accomodi pure -
Lui sapeva. Alex non degnò nemmeno di uno sguardo la comoda poltroncina rosso scuro, preferendo invece sedersi direttamente sulla scrivania ingombra di cose.
- Che intende fare, ora? - trillò, ansiosa di suggellare la sua vittoria.
Il signor Headford non reagì. Assaporò ancora il sigaro quasi annoiato da tutto quello che stava succedendo.
- Che delusione. Devo dire che mi aspettavo molto di più da lei, signorina Pierrè. Di certo non questo genere di giochetti. -
- Non c'è stato alcun giochetto, preside. Lei è almeno conscio della situazione in cui mi sono trovata? -
- La conosco benissimo. E non posso fare a meno di preoccuparmi, trattandosi di una ragazza come lei, con i suoi precedenti... - Ancora fumo. - E' bene che si prepari, io sono molto diverso dal mio predecessore. Le cose sono cambiate -
- Non mi pare il caso lei mi accusi di qualcosa che non ho fatto. Ho molti testimoni e non accetto di soprassedere a una cosa talmente grave! -
- Oh, per favore. Le sue tecniche non funzionano con me, se lo ficchi bene in testa e non mi faccia perdere altro tempo. - per un attimo Alex poté scorgere l'ombra della collera celata sotto tutta quella calma devastante - O vogliamo parlare delle sue assenze, dei suoi 'esoneri', delle attività che compie fuori dalla scuola? O magari della piccola Samantah. -
- Non la tiri in mezzo... le conviene... - rispose, con un tono rauco e minaccioso.
Hermes continuò - Chissà, forse dovrei chiamare un assistente sociale, una ragazza così giovane e indifesa può occuparsi seriamente di una bambina? Sa, signorina Pierrè, l'attività delle bande giovanili è in aumento. Le cattive compagnie possono rivelarsi molto pericolose. Per questo....le consiglio sinceramente di riconsiderare la sua posizione. Può andare ora. - Si alzò e riprese a fumare il suo sigaro mentre Alex, fumante di rabbia, realizzava di trovarsi di fronte ad un nuovo nemico, che non poteva certo abbindolare così facilmente come i precedenti.
Prima di uscire sibilò gelida - Non ha prove per accusarmi, preside. Si renda conto anche lei della sua posizione e faccia quel che deve fare -
Fuori dalla presidenza incontrò di nuovo la ragazza bionda che era uscita sbattendo la porta.
- Oh, è molto più difficile di quanto pensi - disse questa, intenta a limarsi le unghie lunghe come artigli - E' pericoloso, il nuovo preside, e perfino troppo sveglio. Ho scoperto a mie spese che è meglio stargli lontano. -
Alex non replicò, limitandosi a mantenere uno sguardo altero. Non si domandò cosa stesse facendo lì quella ragazza, tornò nell'atrio senza vederla rientrare in presidenza e posare le sue mani su quelle del signor Headford.
- Una dolce seccatura quella Pierrè, povero Herhead -
- Cate...-
- Non mi dire che non ti sei divertito a giocare con lei, devi riconoscerlo, è bravina. Mi dispiace solo per il povero Ryan che è caduto nella sua trappola come una pera cotta -
- Beh, dopotutto l'ho assunto proprio per vedere quello che era capace di fare. Quello che succederà d'ora in avanti dipenderà molto anche dalle sue azioni e dalla sua capacità di reagire. -
Cate strinse più forte le mani di Hermes.
- Sei sempre il solito. E adesso vuoi piantala di fare Wolverine? Posa quel sigaro. -
Quando Cate assumeva quel tono nemmeno il signor Headford era in grado di contraddirla.