-2-
“Non
è ancora pronto?!” sbraitò Shu senza distogliere gli occhi dallo
schermo oltre il quale il personaggio da lui manovrato le stava
prendendo di santa ragione dall'avversario.
“Se
vi degnaste di staccarvi un attimo da quella consolle e di venire a
darmi una mano, forse, potrei fare un po' prima!”
Il giovane Shin
Mori si stava destreggiando nella cucina della casa di Nasty, la
conosceva bene, aveva sempre passato tanto tempo lì dentro, aiutando la
giovane nella preparazione dei pasti od offrendosi di occuparsene lui
stesso.
I quattro
compagni avevano espresso i loro desideri per la colazione poi, mentre
Suiko si metteva all'opera con lo scopo di accontentarli tutti, ognuno
di loro si impegnava ad occupare il tempo come era più congeniale alla
propria persona.
Ryo e Shu si
erano immersi anima e corpo in un videogioco di combattimento,
sfidandosi all'ultimo sangue, Touma si era sdraiato in posizione prona
sul tappeto e, estraniandosi da tutti, appariva totalmente concentrato
in un libro di astronomia che si era portato dietro.
Seiji si era
rintanato in bagno, per rinfrescarsi e mettersi in ordine aveva detto e
non sembrava intenzionato ad uscirne.
Quando il suo
invito cadde nel vuoto completo, Shin sbuffò colto dal desiderio di
raggiungere l'altra stanza e di versare la tazza di latte bollente
sulla testa del suo ragazzo, ma si limitò a scuotere il capo ed a
continuare il proprio lavoro. Un gorgoglio richiamò la sua attenzione
e, voltandosi, scoprì lo sguardo insistente e in quel momento
decisamente volitivo di Byakuen fisso su di lui; fece una smorfia
seccata:
“Ti
ci metti pure tu? Hai paura di rimanere a stomaco vuoto?”
La tigre
inclinò il capo con un altro borbottio, senza distogliere gli occhi dal
giovane samurai; Shin si mise la mani sui fianchi e ricambiò
l'occhiata, con un tono di ironico, ostentato rispetto:
“Desidera
anche lei qualcosa di particolare o si affida totalmente a me,
Byakuen-sama?”
Il felino si
sedette sulle zampe posteriori e si esibì in un sonoro sbadiglio; il
broncio di Shin si accentuò:
“Grazie
per la concessione, troppo buono.”
“Shin,
ho fame!”
I pugni di
Suiko si strinsero in una morsa fremente, il suo volto si atteggiò ad
un ringhio: Touma aveva abbandonato il proprio attacco di asocialità,
unicamente per dare manforte a Shu nel tediare lui. Gettò malamente lo
spremiagrumi sporco nel lavandino e si slanciò fuori dalla cucina per
fermarsi, eretto e fiero, nel mezzo del soggiorno:
“Sarei
grato se almeno vi degnaste di smuovere le vostre sacre membra e
veniste a prendervi quel che desideravate, o vi devo pure servire?!”
Era tale il suo
cipiglio e l'aura furiosa emanata dalla sua persona, talmente acuto il
tono della sua voce, dolce e gradevole di solito, ma che poteva
diventare stridente nei momenti di tensione, che Touma e Ryo
sollevarono lo sguardo, mentre Shu rimase testardamente fisso sullo
schermo della televisione.
“Ah,
Ryo” esclamò d'un tratto, trionfante, “ti sei distratto e ti ho
battuto, mai sottovalutare la mia astuzia!”
Prevedendo la
tempesta che sarebbe arrivata, Touma e Ryo fecero correre i loro
sguardi inquieti, alternativamente, da Suiko a Kongo; erano
perfettamente consapevoli, ormai, come Shin non sopportasse quando il
suo ragazzo lo ignorava, o anche solo fingeva di farlo ed erano certi
che il comportamento di Shu avrebbe avuto delle conseguenze.
In apparenza
Suiko era calmissimo quando diede loro le spalle per tornare cucina;
Ryo e Touma tirarono un sospiro di sollievo, poi il samurai dell'acqua
spuntò di nuovo e si appoggiò allo stipite della porta che metteva in
contatto le due stanze, le braccia conserte e una gamba accavallata
sull'altra. Sul suo volto era dipinto un sorriso obliquo, che si
accentuò nel momento in cui Shu si decise ad abbandonare la sua
posizione alla consolle e si voltò, stiracchiandosi:
“Allora,
è pronto?”
“Era
pronto” rispose Shin, con tutta calma ed ostentata indifferenza, “ma
temo che Byakuen abbia i tuoi stessi gusti, ha gradito molto la tua
colazione.”
Kongo balzò in
piedi, l'espressione costernata:
“Cosa
hai fatto? Glielo hai dato davvero?!”
“Prova
a indovinare, secondo te? Byakuen aveva più fame di te, visto che si
degnava quanto meno di restare in cucina a farmi compagnia.”
“Potevi
dirlo se volevi compagnia, senza vendicarti con una mossa così
antipatica!”
Shu non aveva
bisogno di andare a controllare, sapeva perfettamente che Shin non
scherzava e che gli aveva giocato davvero quel brutto tiro.
Il sorriso
ironico di Shin scomparve, sostituito da un pericoloso aggrondarsi
delle sopracciglia:
“Tu
invece sei stato simpaticissimo ad ignorarmi del tutto mentre ti
chiedevo aiuto, vero?”
“Shin,
sei... sei...”
Il samurai
della terra non trovò le parole più adatte per apostrofare quel ragazzo
che adorava e che, al tempo stesso, sapeva spesso irritarlo
profondamente.
In quel
medesimo istante, si materializzò nella stanza l'elegante figura di
Seiji, che avanzò con la sua flemma nobiliare, le spalle erette,
finendo di aggiustarsi gli abiti appena cambiati:
“Allora,
è pronta la colazione?”
Il capo di Shin
si abbassò, gli occhi chiusi, mentre un'imprecazione saliva a fior di
labbra, a stento trattenuta. Fu invece Shu a rispondere:
“Stai
attento, Seiji-kun, il nostro pesciolino ha la luna storta, potrebbe
decidere di dare a Byakuen anche la tua parte.”
Korin sollevò
il sopracciglio dell'unico occhio visibile, in quanto il destro era
completamente occultato da un vaporoso ciuffo dei suoi capelli biondi,
ma non fece in tempo a chiedere spiegazioni.
“Ti
odio!” strillò Shin in un'esplosione di rabbia che non era più in grado
di contenere. Quindi si ritirò frettolosamente in cucina, dove
scomparve, lasciando tutti muti ed indecisi su come reagire.
“Ho
detto qualcosa che non va?” osò domandare l'ignaro Seiji, benché
rompere quel silenzio sembrasse come dar vita ad una nota stonata in
più nell'atmosfera già tesa.
“Solo
la classica goccia, hai presente? Quella che fa straripare il
bicchiere... o il torrente... e nel caso di Shin il paragone è
particolarmente appropriato credo.”
“Io
invece credo sia il caso che tu ci risparmi le tue disquisizioni
pseudo-scientifiche su ogni minima cosa, Touma-Kun” intervenne Ryo a
rimproverare il compagno che aveva parlato, dal suo punto di vista, a
sproposito, ma lo fece con un sorriso ed una strizzata d'occhio
talmente amichevoli che Tenku non riuscì ad adirarsi.
Seguirono
istanti di imbarazzato silenzio, colmi di crepitante tensione, spezzati
dallo sbuffo di Ryo, che non si era ancora sollevato dalla sua
postazione davanti alla consolle e che, infine, crollò il capo:
“Che razza di
cretini che siamo!”
Si tirò in
piedi e si avviò verso la cucina, con l'evidente intenzione di provare
ad ammansire il pesciolino trasformatosi in orca inferocita; gli scatti
d'ira di Shin colpivano tanto quanto la sua disarmante gentilezza e, in
entrambi i casi, era impossibile resistergli.
Ryo aveva già
fatto qualche passo quando Shu sembrò riscuotersi e spiccò una corsa,
superandolo in pochi balzi; Rekka vide solo il suo profilo serioso e
compito che, su di lui, assumeva connotati bizzarri, così come il tono
solenne che ostentò:
“Vado io!”
“Per fare
ulteriori danni?”
L'intromissione
supponente di Tenku provocò la reazione stizzita di Ryo:
“Non ci servono
i tuoi interventi sardonici, Touma, ti ricordo che comunque il tuo
atteggiamento non è stato di grande aiuto! Se solo non ti fossi messo
ad invocare cibo come un bambino viziato, forse...”
“Oh, insomma,
qualcuno si degna di spiegarmi che diamine è successo? Non l'ho ancora
capito!”
La mano di
Rekka si posò sul capo di Korin, affondando del tutto nella folta
chioma e costringendolo, facendo pressione, ad abbassare un poco la
testa:
“Non importa,
Seiji-kun... eri troppo impegnato a... renderti più presentabile.”
Con
un'esclamazione seccata, il samurai della luce cacciò via malamente
quella mano intrusa e si ritrasse. Ryo sorrise, monello, consapevole di
aver compiuto un gesto che il suo educato e composto compagno mal
tollerava: considerava pressoché intoccabili i propri capelli.
Il percorso di
Shu era proseguito, deciso e risoluto, verso la propria meta ma, quando
ebbe varcato la soglia della cucina, l'insicurezza lo aggredì e rimase
immobile, ad osservare la figura di Shin che gli dava le spalle,
intenta a versare del latte in alcune tazze.
Non diede
l'impressione di averlo udito e, per quel che Kongo ne sapeva, avrebbe
anche potuto restare fermo lì, imbambolato, a contemplare le forme
flessuose del suo ragazzo, con il desiderio di giungere fino a lui ed
abbracciarlo da dietro, per stringerlo forte a sé. Ma non era certo che
Shin avrebbe apprezzato, in quel momento.
Fece un passo,
poi un altro, ancora niente; quell'irritante, adorabile testolina rossa
stava forse facendo finta di non sentirlo? Lo stava per caso ignorando,
per dare seguito alla propria, implacabile, sete di vendetta?
Mise una mano
sul tavolo e si schiarì la voce.
Nulla, se non
il testardo silenzio, la più completa indifferenza.
Kongo non ce la
faceva più a tollerare quell'atmosfera tra loro.
“Stai cercando
di fare finta che io non ci sia?” chiese con tono che tentò di
mantenere neutro.
“Ti sto
semplicemente ripagando con la stessa moneta” rispose Suiko, ancor più
impassibile, quasi glaciale, “così forse capirai come mi sento io
quando tu ti comporti come hai fatto prima.”
Il capo di Shu
si abbassò; non poteva negare che, dopotutto, il povero Shin non aveva
tutti i torti.
“E va bene,
sono stato un cafone prima, lo riconosco... serve a qualcosa chiederti
scusa?”
Le mani di
Suiko che, fino a quel momento, avevano continuato imperterrite il
proprio lavoro, si bloccarono; Shu vide il movimento del suo viso che
si chinava, rifugiandosi tra le spalle.
“Se ora mi mostrerà il
suo lato da bimbo non resisterò, so che non potrò farcela.”
“Se
sono scuse sincere...”
Il cuore di
Kongo prese a pulsare: la morbidezza del tono indicava che il piccolo
demone era prossimo a ritornare un tenero angioletto e questo lo
incoraggiò a fare ancora qualche passo per avvicinarsi maggiormente a
lui, finché le loro spalle si sfiorarono:
“Ti
chiedo scusa allora... e posso solo sperare che tu mi creda... non so
in che altro modo dimostrarti la mia sincerità.”
Le membra di
Suiko furono scosse da un tremito, il volto si abbassò ancor di più.
“Scemo”
pigolò con una voce così sottile e fragile che Shu non riuscì neanche
ad arrabbiarsi per l'insulto, “sei una stupida scimmia.”
Anche agli
insulti, però, c'era un limite, per quanto pronunciati con la più
disarmante delle voci da cucciolo; si imbronciò. Ma ancora non gli
venne l'istinto di ribellarsi; anzi, il suo corpo si mosse, in un gesto
spontaneo lo circondò con le proprie braccia ed appoggiò la testa sulla
sua spalla.
Shin non
commentò, ma il suo atteggiamento era eloquente: con ogni evidenza
aveva abbassato le armi e stava per deporre anche l'ultimo brandello di
scudo protettivo, così Shu pensò che fosse il caso di insistere sul
sentiero già intrapreso, allo scopo di abbattere del tutto le difese
dell'altro ed attrarlo, senza più blocchi, nelle sue braccia.
In fondo,
finiva così tanto spesso...
Litigata,
scenata isterica di Shin, irresistibile bisogno di Shu di fare pace e
conseguenti approcci, cedimento di Shin... che poi finiva per soffocare
i singhiozzi contro di lui... ed era il momento che, in qualche modo,
Shu preferiva.
Forse non era
carino, significava che godeva delle lacrime del suo tesoro... ma poter
essere colui che asciugava quelle lacrime non aveva prezzo... poterlo
coccolare fino allo sfinimento e fargli accettare il desiderio che
Kongo aveva di proteggerlo da tutte quelle paure ed insicurezze che
Shin, testardamente, si imponeva di soffocare... finché la capacità di
resistenza, portata al limite, esplodeva in autentiche crisi che, col
passare del tempo, si facevano più accentuate e difficili da contenere.
“Posso...
darti una mano?” osò domandare, ostentando timidezza.
Suiko si eresse
un poco, si staccò, cercò nel mobiletto a fianco un vassoio:
“Pensa
a riprepararti la colazione, io ho finito.”
Shu lo osservò
mentre portava il vassoio sul tavolo e gli sembrò ancora freddo,
distante, nel raccogliere con cura, sopra di esso, le ordinazioni dei
compagni. Nonostante tutto, forse, non si era ancora completamente
sciolto, in qualche modo appariva malinconico e quella tristezza faceva
male al cuore di Shu. Lo aveva conosciuto due anni prima come un
ragazzino solare, sempre pronto al sorriso e all'ironia... poi la
conoscenza era andata sempre più a fondo, aveva compreso che nel cuore
e nello spirito di Shin c'era molto di più e non era tutto così
luminoso. Ma il quadro d'insieme che Shu aveva potuto farsi di lui lo
rendeva, alle sue percezioni, più completo ed ancor più attraente...
nonostante quel carattere tanto più difficile di quanto le apparenze
lasciassero credere.
“O forse non è lui che
è difficile... sono io che sono una stupida scimmia troppo superficiale
per comprendere la sua sensibilità... sarò davvero degno di lui?”
Sospirò:
“E
va bene, Shin... mi metto all'opera, poi vi raggiungo di là.”
Gli sembrò che
il volto dell'altro si oscurasse, che un lampo di delusione
attraversasse i suoi occhi, i quali continuavano a rifiutarsi di
incrociare i suoi, che le sue labbra si stringessero in una linea
sottile e tagliente. Shu si attendeva un'altra sfuriata, chiedendosi
cosa avesse detto, questa volta, di sbagliato e rimase in silenzio,
nella propria rassegnazione; invece Shin non lo considerò e, il vassoio
tra le mani, scomparve nella stanza accanto.
***
“Perché non mi ha
trattenuto, quell'idiota, invece di incoraggiarmi ad andare?”
Se ne rendeva
conto, Shin, di quanto stesse rasentando l'assurdo quel suo eccessivo
girare intorno alla cosa e pretendere ancora, e ancora... pretendere
persino che il suo ragazzo fosse in grado di leggergli dentro fino ad
indovinare i suoi desideri più astrusi. Se ne rendeva conto ed essendo
sempre tanto severo con se stesso arrivava ad odiarsi, eppure con Shu,
a volte, non poteva farne a meno di pretendere, di sperare, di agognare
che gli entrasse dentro fino a strappare dalla sua anima, che da sola
non riusciva ad esprimersi, i più reconditi angoli nascosti,
soprattutto quelli dilaniati dalla tenebra.
Percepì
chiaramente gli sguardi dei compagni fissi su di lui, mentre avanzava
nel soggiorno ed andava a posare sul tavolino al centro il vassoio
ricolmo, ma lui non ricambiava quegli sguardi, non ne era in grado.
“Ahi,
ahi... è ancora arrabbiato...”
Il bisbiglio di
Touma giunse nitido alle sue orecchie e chiuse gli occhi, contando fino
a dieci per non assecondare la tentazione di rivoltarsi e apostrofarlo
con una rispostaccia, in fondo non sarebbe stato giusto, in quel
momento Touma non era colpevole di nulla.
“Grazie,
Shin.”
“Sei
stato molto gentile.”
Ryo e Seiji...
loro almeno sapevano riscaldare il cuore mostrandogli la loro sincera
gratitudine. Emise un respiro profondo: dopotutto era ora di smetterla.
Era lì, con i suoi compagni, aveva atteso quel momento per giorni, non
era il caso di rovinare tutto per un capriccio d'orgoglio.
Sollevò il viso
e, finalmente, sorrise, a tutti quanti... anche a Touma, che inarcò un
sopracciglio:
“Bentornato
tra noi, sirenetto.”
“Piccolo
panda, vuoi sforzarti di venire a servirti fino a qui, o devo pure
mangiartela la tua colazione?”
La canzonatura
di Shin fu pronunciata con un'espressione ed un tono così carezzevoli
da spezzare ogni residuo di tensione e Touma non poté fare a meno di
ridacchiare, come tutti gli altri, mentre si alzava per avvicinarsi al
tavolo.
Shin andò ad
accoccolarsi sul divano con la sua tazza di caffelatte, che prese a
sorseggiare godendo la compagnia di Byakuen, il cui muso si appoggiò
languidamente sulle sue gambe, a contemplarlo.
“Non
mangi niente, Shin?” gli chiese Ryo, avvicinandosi con la sua tazza di
latte ricolma di biscotti; si sedette accanto a lui e Byakuen spostò il
muso in mezzo ai due, con il gorgoglio che contraddistingueva il suo
modo di fare le fusa.
Il samurai
dell'acqua si strinse nelle spalle:
“Non
ho molta fame.”
Aveva risposto
sorridendo, ma Ryo lo trovò ancora malinconico; gli posò una mano
sull'avambraccio:
“Non
ti è ancora passata realmente, non è vero?”
Il sorriso
scomparve dal volto di Suiko, abbassò il capo, con un'altra stretta di
spalle:
“Non
preoccuparti Ryo... è colpa mia in fondo...”
“Perché
dici così?” ribatté energicamente Rekka. Odiava sentire uno dei suoi
compagni buttarsi giù, in particolar modo una persona come Shin, che si
faceva in quattro per tutti, che sapeva essere tanto tenero da
risultare disarmante e che, più degli altri, sembrava sentirsi sempre
inadeguato, sempre in mancanza, come se non compisse mai il proprio
dovere fino in fondo.
Ogni ulteriore
parola venne interrotta dalla tempestosa entrata in scena di Shu con la
sua colazione tra le mani, facendo sussultare persino Byakuen.
“Ho
una grande idea per oggi!”
A Ryo non
sfuggì l'adombrarsi dello sguardo di Shin; c'erano davvero dei problemi
più profondi di quanto l'apparenza lasciasse immaginare tra i suoi due
compagni?
“Perché
quando te ne esci con frasi di questo tipo, io ho paura, Shu?” si lagnò
la voce canzonatoria di Touma.
Il samurai
della terra gli rivolse una colossale linguaccia accompagnata da un
gestaccio:
“Perché
tendi a non prendermi mai sul serio, signor 250 QI!”
“Un
po' strano intendere il mio quoziente intellettivo elevato come
un'offesa, non credi?”
“D'accordo,
d'accordo” si intromise frettolosamente Seiji, “time out ragazzi, non
ricominciamone un'altra, fra voi due e Shin è un continuo darsi il
cambio nel battibeccare, due di voi finiscono e ci si mette il terzo,
vorrete concederci un minimo di tregua in queste giornate che dobbiamo
passare assieme?”
Ryo si portò il
pugno chiuso alla bocca per soffocare una risatina, ma poi intravvide
il viso di Shin, quell'espressione che sembrava risentita per
l'osservazione di Seiji. Le labbra di Suiko si mossero, ma parlò a voce
così bassa che Ryo dovette sforzarsi per comprendere:
“Non
è mia intenzione causare problemi.”
Gli occhi del
samurai del fuoco si sgranarono; di sicuro Shin non aveva parlato a
nessuno, se non a se stesso e Ryo aveva praticamente dovuto leggergli
il labiale, ma il senso di quel discorso gli strinse il cuore. Il
generoso istinto decise per lui e riportò la mano sul braccio
dell'amico:
“Tu
non causi problemi, cucciolo.”
Il giovane dai
capelli rossi sussultò, come se si risvegliasse da un sogno ad occhi
aperti, posò i propri occhi, ora grandi e smarriti, su Rekka.
“Ryo...”
mormorò.
L'altro
sorrise, rassicurante:
“Dai,
cerca di stare su, siamo qui tutti insieme per divertirci, dovremmo
essere felici.”
Il capo di Shin
si abbassò con espressione contrita:
“Ma
io sono felice... non cambierei tutto questo per nulla al mondo... mi
dispiace...”
Serrò gli occhi
e rintanò la testa tra le spalle, mentre la mano di Ryo gli arruffava
teneramente i capelli:
“Niente
mi dispiace,
voglio solo che stai bene!”
Nessuno dei due
aveva notato che Shu era giunto fin dietro al divano e si accorsero di
lui solo quando gettò le braccia intorno al collo di Shin e lo strinse
forte, abbassandosi e portando il viso accanto al suo, con una
linguaccia rivolta a Ryo:
“Vedi
di non coccolarlo troppo!”
Gli occhi di
Shin divennero enormi, le sue gote si imporporarono, ma si lasciò
trascinare in quell'abbraccio appoggiandosi di più allo schienale del
divano e permettendo a Shu di aderire con capo e braccia a lui, gli
consentì di inglobarlo in quella stretta possessiva. Non disse nulla,
ma neanche protestò e Ryo sorrise, mentre dentro di sé ringraziava Shu
per quel gesto.
Rispose
tuttavia alla linguaccia con un'altra linguaccia e una battuta ironica:
“Tanto
lo sai che non te lo lascio tenere tutto per te!”
“Vedremo
chi l'avrà vinta allora, lo difenderò da te con le unghie e con i
denti!”
Intanto Shu
accentuava la stretta, tanto che Shin si agitò un po', per sottrarsi
alla sensazione di soffocamento.
Ryo rincarò la
dose, notando che l'espressione di Suiko andava acquistando una maggior
leggerezza, voleva che si rasserenasse ancora, il più possibile, anche
a costo di mettersi a fare lo scemo con Shu per tutto il resto della
vacanza:
“Non
essere egoista, scimmione, il pesciolino è di tutti, dobbiamo dividerlo
amichevolmente!”
La risata di
Shin esplose, suono dolce e gradito per entrambi i ragazzi, ma anche
per Seiji e Touma, che si voltarono a fissare la scena con espressioni
liete.
“Ehy,
non state parlando di una torta o di qualcosa da mangiare, non posso
mica tagliarmi a fettine per voi!”
Intanto Suiko
stava lottando per districarsi dalla morsa delle braccia di Shu, che
opponeva una ferrea resistenza e la lotta giocosa finì per
destabilizzare il samurai della terra; ondeggiò pericolosamente sopra
la spalliera del divano, poi precipitò oltre essa e venne raccolto un
po' goffamente da Ryo e Shin. Ne risultò un'ammucchiata di corpi che
suscitò un plateale scoppiò di ilarità da parte dei due amici e un
ruggito di protesta di Byakuen; la tigre evitò di venire travolta solo
grazie alla prontezza dei propri riflessi, che la aiutarono a balzare
via per tempo.
“Però
puoi coccolarci tutti, Shin-kun” fu l'asserzione improvvisa di Touma
quando la situazione sul divano si fu stabilizzata, “sarà un po' come
tagliarti a fettine.”
Il samurai
dell'aria attirò su di sé gli sguardi sconcertati dei presenti, quindi
soggiunse, forse rendendosi conto delle connotazioni macabre che la sua
battuta poteva lasciar trasparire:
“Metaforicamente
parlando, naturalmente.”
“Naturalmente”
sospirò Seiji, impassibile, con condiscendenza.
Con un leggero
schiarimento di voce, Shu, ancora accoccolato sul divano tra Shin e
Ryo, richiamò l'attenzione:
“C'è
qualcuno a cui interessa la proposta che avevo in mente?”
Cadde vittima
dell'assalto di Suiko e Rekka, che fecero a gara per arruffargli i
capelli.
“Ti
ascoltiamo, scimmietta” rise Shin, “non fare la vittima.”
Il samurai
della terra afferrò le mani di entrambi per porre fino al tormento cui
avevano deciso di sottoporre la sua chioma scarmigliata e si alzò dal
divano, sottraendosi così ad ogni ulteriore attacco.
“Andiamo tutti
a fare birdwatching!” declamò a voce alta, con un ampio gesto delle
braccia, come se parlasse da un palco davanti ad un'affollata platea.
Gli occhi di
Ryo si illuminarono:
“Vorresti che
condividessimo tutti la mia passione?”
“Caro Shu”
esclamò Touma mettendosi in piedi, “devo dire che ti avevo
sottovalutato, ogni tanto qualche buona idea ce l'hai!”
Kongo gli
lanciò un'occhiataccia, ma evitò di rispondere a tono; era troppo
felice di aver suscitato intorno a sé una tale approvazione e non
voleva rischiare, in alcun modo, di rovinare il momento.
Shin si
apprestò a raccogliere i resti della colazione, ma Seiji lo prevenne:
“A cuccia
pesciolino, hai già fatto fin troppo, ci penso io.”
Il compagno lo
guardò con stupore, che si intensificò quando Shu si avvicinò a Seiji e
si mise a collaborare assiduamente.
“Giusto”
esclamò Kongo, “rilassati per qualche minuto, pensiamo a tutto noi, poi
ci gettiamo a capofitto nella foresta!”
Shin sbatté un
poco le palpebre, quindi rivolse a entrambi una risatina e si lasciò
ricadere sul divano, mormorando un ringraziamento a fil di labbra;
dopotutto non avrebbe desiderato compagni diversi intorno a sé. In quel
momento, tutto il suo mondo era insieme a loro, in quella casa sperduta
tra i monti di Odawara.
“Se solo non finisse
mai”
pensò e gettò indietro la testa, abbandonandola contro la spalliera del
divano, con un sospiro intriso di beatitudine e uno strato di ansia che
non voleva saperne di abbandonarlo.
***
“Neanche
Byakuen fa scappare gli uccelli come te, Shu. E' la prima ed ultima
volta che ti do retta, mai più birdwatching con te tra i piedi!”
“Ma
Ryo, io volevo solo avvicinarmi di più, mi sarebbe piaciuto toccarli!”
Shin si
intromise nella discussione dei due amici:
“Correndo
loro dietro e mettendoti a saltellare come un bambino... gran bella
concezione del birdwatching, Shu.”
“Sempre
a cogliere al volo l'occasione di rimproverarmi eh, sirenetto
chiacchierone?”
Suiko sbuffò,
abbassando il capo; gli era più facile del solito innervosirsi nei
confronti di Shu e si impose autoncontrollo. Non voleva perdere la
pazienza e rischiare ancora di rovinare quella vacanza.
Il gruppo di
amici, preceduto da Byakuen che, a tratti, balzava come danzando
intorno a loro per invitarli al gioco, ritornava sulla via di casa,
dopo l'intera giornata trascorsa tra i monti, godendo dei
lussureggianti spettacoli naturali offerti da quell'angolo quasi
incontaminato di Odawara.
Avevano
rinunciato ben presto ad affrontare seriamente quella comunitaria
esperienza di birdwatching: trovarsi tutti insieme e al contempo
intraprendere un'attività che richiedeva calma, non erano due concetti
che potessero andare tra loro d'accordo, soprattutto perché Shu di
Kongo non aveva la più pallida idea di come restare completamente
immobile per più di pochi minuti di fila.
Il tramonto
cominciava a punteggiare di rosso le distese di verde e le chiazze
variopinte dei fiori; quando giunsero in vista dell'abitazione di
Nasty, la trovarono sommersa da una pioggia infuocata, che li lasciò
estasiati.
“Sembra
di essere su un altro pianeta” osservò Touma, fermandosi per qualche
istante a contemplare lo spettacolo.
“Tu
ci sei costantemente su un altro pianeta” rise Seiji passandogli
accanto e raggiungendo Ryo intento ad armeggiare per aprire la porta.
La linguaccia
di Touma rimbalzò sulla schiena di Korin, senza venire notata.
Anche Shu e
Shin si erano fermati, poco dietro ai compagni.
Shu scrutò di
sottecchi il compagno malinconico.
“Ho
la sensazione che tu ce l'abbia ancora con me” mormorò a bassa voce,
perché lo scambio di battute restasse privato, “non vuoi proprio
perdonarmi del tutto?”
Anziché
rispondere direttamente alla domanda, Shin mantenne lo sguardo fisso e
assente davanti a sé e sospirò:
“Non
ho molta voglia di rientrare.”
Shu lo
contemplò per qualche istante, la mente colma di interrogativi: certo,
quel ragazzo stravagante e con la testolina piena di contorte
problematiche gli aveva movimentato la vita, aveva rivoluzionato e in
qualche modo reso più stressante il suo modo di pensare. Era una
creatura così complicata nella sua particolare sensibilità da risultare
a tratti opprimente per una persona semplice come Shu.
Eppure era
anche quanto di più adorabile e appagante gli fosse capitato da quando
era venuto al mondo anche se... riteneva che Shin avrebbe potuto
rendersi più sollecito ad arricchire il loro rapporto, cessando di
tenere da parte l'aspetto più prettamente fisico.
Sospirò a
propria volta, con condiscendenza; quando Shin si trovava in quella
predisposizione d'animo significava che aveva bisogno di chiudersi in
se stesso... e da quando il loro amore si era fatto consapevole, Shu
gli impediva, più che poteva, di isolarsi dal mondo.
Richiamò i suoi
compagni che erano sul punto di entrare in casa:
“Ragazzi,
Shin ed io facciamo ancora una passeggiata!”
Si voltarono
tutti e tre.
“Siete
sicuri?” rispose Ryo, “queste foreste diventano molto buie quando
scende la notte, non vorrei che vi perdeste.”
Un grugnito di
disappunto si levò dalle labbra di Kongo, mentre incrociava le braccia
sul petto:
“Avanti,
per chi ci prendi? Non siamo mica nati ieri, mi sembra che abbiamo
affrontato situazioni peggiori che non la notte in una foresta!”
“E'
che non conoscete la zona!”
“Non
ci allontaneremo troppo Ryo, te lo prometto” gli sorrise Shin e Rekka
lo osservò, un po' dubbioso, quindi si strinse nelle spalle.
“Non
costringeteci a venirvi a cercare.”
“Non
ce ne sarà bisogno, Shin lo riporto a casa io!”
Il samurai
dell'acqua rivolse a Shu uno sguardo di tenero scetticismo:
“Mi
affiderò a te anima e corpo allora.”
Shu lo guardò
in tralice:
“Mi
stai prendendo in giro?”
“Vedi
un po' tu.”
E, lasciando
aleggiare quel sarcasmo dietro di sé, Suiko gli diede le spalle
infilando le mani in tasca e prese ad allontanarsi lungo il percorso da
cui erano appena tornati, accompagnato dal coro di risate dei tre
compagni e dalla vivace protesta di Kongo, che lo rincorse sollevando
il pugno, tra una serie di colorite imprecazioni.
Gli altri
ragazzi rimasero qualche istante sulla soglia ad osservarli, mentre
scomparivano nella foresta.
“Sono
un po' preoccupato” mormorò Ryo.
Touma gli
circondò le spalle con un braccio per attirarlo dentro:
“Ma
dai, micetto, sanno badare a se stessi; noi pensiamo a preparare la
cena.”
“Così
Shin non avrà di che lamentarsi” ridacchiò Seiji e tutti insieme
varcarono finalmente la soglia chiudendo al di fuori la notte che
avanzava.