-3-
Shu faticava a
tener dietro a Shin che non accennava a voler rallentare. La
strada era in
salita e, quando si trattava di affrontare arrampicate anche
molto più
ardue, Shu non aveva rivali, ma Suiko sembrava mosso da una
qualche energia
interiore, generata da uno stato d'animo impossibile da
decifrare. Il
samurai della terra era perfettamente consapevole che nello
spirito di Shin
si agitava una qualche tempesta in grado di condizionare il
suo
atteggiamento.
Dopo la
sconfitta di Arago, ad ogni occasione colta al volo per potersi
incontrare, Shu
notava un'ombra che andava infittendosi negli occhi
bellissimi del
guerriero dell'acqua, una macchia di oscurità, un'ombrosità
nella sua
espressione un tempo tanto luminosa da abbagliare chiunque
incappasse nel
suo sorriso.
La luce non se
ne era andata, il sorriso di Shin sapeva ancora riscaldare
l'animo ed
avvolgere come un abbraccio, sapeva ancora scintillare come
un'esplosione
di gioia nei momenti più positivi... ma c'era quell'ombra,
quella macchia,
che Shu all'inizio aveva trascurato.
Forse era
sempre stata lì dopotutto e, semplicemente, lui aveva cominciato a
conoscere
meglio la creatura divenuta centro e fulcro dei suoi sogni e
pensieri, fino
ad essere in grado di cogliere quelle sfumature, quei
dettagli anche
minimi, che il riservato discendente dei Mori faceva di tutto
per trattenere
dentro di sé, temendo forse di venir meno ai suoi doveri, di
mostrarsi
debole nel compito che si era imposto: prendersi cura di chi gli
stava intorno,
anche a costo di annullare se stesso.
Ma Shin era
limpido e, man mano che cresceva, gli diventava sempre più
difficile
occultare la parte di sé intrisa di sofferenza; Shu da tempo aveva
smesso di
lasciarsi ingannare e, in buona parte, anche gli altri amici,
troppa era la
simbiosi instauratasi tra tutti loro, le debolezze messe a
nudo dal loro
legame, magari non fino in fondo, ma se l'avessero voluto
sarebbero stati
in grado di leggersi reciprocamente nel cuore.
Strinse le
labbra, in una drittissima linea di nervosismo ed accelerò con
decisione il
passo, per portarsi, senza apparentemente alcuno sforzo,
accanto al
compagno e prenderlo sottobraccio. Shin sussultò, dando
l'impressione
di rendersi conto all'improvviso di quanto aveva intorno.
"Ah, vedo che
finalmente ti sei ricordato della mia presenza."
Il samurai
dell'acqua abbassò il capo, non rispose, ma rallentò e non
rifiutò il
contatto.
Camminarono in
silenzio per un po', Shu attendeva, prima di tornare
all'attacco con
nuove parole, scrutava le reazioni dell'altro, ogni sua
espressione,
ogni minimo segnale corporeo che gli potesse indicare quale
fosse la
predisposizione del compagno.
La salita
terminò, permettendo loro di passeggiare più rilassati, ancora
allacciati
l'uno all'altro e ancora muti, immersi in un'atmosfera che
cominciava a
far sentire Shu a disagio. Non che tra loro non ci fossero mai
stati momenti
di silenzio, Shu era chiacchierone, ma da quando formavano una
coppia fissa,
gli istanti di raccoglimento silenzioso erano appaganti e
dolci quanto
quelli di dialogo.
Tuttavia c'era
silenzio e silenzio e quello di Shin, in quel momento,
strideva come
un susseguirsi di urla rabbiose, non teneva compagnia faceva,
anzi, sentire
di troppo chi si trovava al suo fianco.
Spazientito da
una situazione che diveniva per lui troppo pesante, Shu provò
a buttare lì un
argomento, senza impegno, senza che gli interessasse
realmente:
"Forse... ci
stiamo allontanando troppo."
"Non avevi
detto a Ryo di stare tranquillo e che non avresti avuto il minimo
problema?"
I passi di
Kongo si arrestarono bruscamente, accompagnati da uno sbuffo
esasperato;
Shin, ancora attaccato al suo braccio, subì il contraccolpo
della fermata
improvvisa e a stento mantenne l'equilibrio.
"Che fai?"
protestò, ma senza infondere troppa convinzione, né rabbia nelle
proprie parole,
cosa che rincuorò un poco il samurai della terra.
"Voglio che ci
fermiamo, ci sediamo da qualche parte tranquilli e ci
facciamo una
chiacchierata!"
"E... a
proposito di cosa?"
Shin parlava a
bassa voce e non lo guardava, i suoi occhi di mare erano
sfuggenti e il
viso si manteneva basso.
"Be'... per
esempio... di noi, cosa ne dici?"
Non gli sfuggì
il sospiro che gonfiò il petto del compagno, misto ad una
rassegnazione
che strinse il cuore di Kongo; si chiese quale difficoltà Shin
vedesse
nell'assecondare la sua richiesta.
"C'è qualcosa
che non va riguardo a noi due, Shin-kun? E' questo il
problema?"
Il samurai
dell'acqua scosse il capo, ma vi era tanta incertezza persino in
quel movimento.
Shu accentuò la stretta intorno al suo braccio, fece vagare
un poco lo
sguardo da una parte all'altra, quindi adocchiò un rigoglioso
gelso che
tendeva le sue fronde in quello che sembrava un invito per loro.
Strattonò con
gentile fermezza il compagno e Suiko, dopo un istante di
perplessità, si
lasciò guidare; lo condusse fino alla pianta che pareva
chiamarli. Non
appena furono giunti sotto la chioma accesa dall'infuocato
tramonto che
incendiava le candide infiorescenze, Shu si lasciò cadere a
terra, appoggiò
la schiena alla corteccia e sollevò le mani a prendere
quelle di Shin.
Il velo di confusione che scorse negli occhi del compagno
intenerì
profondamente Kongo. Lo tirò lievemente verso il basso,
sussurrandogli
con dolcezza:
"Ti siederesti
qui, vicino a me?"
Quel tono fu
per Shin un invito irresistibile; strinse un poco le palpebre,
si morse un
labbro e si inginocchiò davanti a Shu. Le loro mani erano ancora
intrecciate.
Poi si
slacciarono, dopo che Shu ebbe fissato il suo tesoro per lunghi
istanti e lo
sguardo di questi, invece, fuggiva, a terra, a perdersi tra i
fili d'erba del
prato, o forse in un ignoto che solo lui vedeva.
Shin posò le
mani al suolo e si mosse, carponi, fino a portarsi accanto a
Shu e ad
appoggiarsi egli stesso all'albero; raccolse le gambe sul petto e
nascose le mani
tra le ginocchia, l'espressione completamente smarrita.
Shu tossicchiò,
sperando di richiamare la sua attenzione:
"Sei tra noi,
pesciolino, o perso in qualche variopinto angolo sul fondo del
mare?"
Shin si strinse
nelle spalle, spinse di più le braccia tra le ginocchia e,
il volto sempre
basso, piegò le labbra in un delicato sorriso, accompagnato
da una risatina
sottile; parve così adorabile a Shu che il samurai della
terra sentì le
proprie membra liquefarsi in una pozzanghera di tenerezza,
giudicandosi
anche un po' ridicolo, per quelle reazioni da ragazzino
innamorato.
"Perché
vergognarmi? Lo sono, in fondo... e, in fondo in fondo... vorrei
gridarlo
all'universo..."
Era vero,
avrebbe voluto alzarsi, in quel preciso istante, portare le mani a
coppa intorno
alle labbra e mettersi a urlare, perché il cosmo intero lo
udisse, perché
persino le stelle sapessero quanto amava quel ragazzino della
sua età, tanto
che a lui si sarebbe donato anima e corpo, si sarebbe tolto
il cuore dal
petto e glielo avrebbe offerto, senza remore, senza
tentennamenti.
Si mosse, per
scivolare un po' di più accanto a Shin, spalla contro spalla,
la sua mano
raggiunse la gamba del compagno, si intrufolò tra le sue
ginocchia, a
cercare la mano di Suiko e, quando la trovò, intrecciò
nuovamente le
loro dita e la tirò fuori dal suo nascondiglio, per portarsela
alle labbra.
Quindi posò un accenno di bacio sui polpastrelli morbidi,
assaporando la
loro freschezza.
Un gemito
sfuggì al controllo di Shin, poi strisciò con tutto il proprio
corpo verso il
compagno, tanto che Kongo, a un certo punto, pensò volesse
accoccolarglisi
in braccio; invece Suiko si limitò a raccogliersi contro di
lui,
aggrappandosi al suo petto e si fece minuscolo, mentre si chinava fino
a posare la
testa in grembo a Shu. Sembrava un bambino desideroso di trovare
rifugio nel
ventre materno e il cuore di Kongo balzò prepotentemente in
gola; gli era
difficile controllare le lacrime di commozione che gli
pungevano gli
occhi, il modo in cui Shin riusciva a rendersi disarmante lo
colpiva ogni
volta e le reazioni del suo corpo e dell'animo, in quei
momenti,
diventavano quasi incontrollabili.
"Cucciolo..."
mormorò, lambendogli la chioma che sembrava ancor più rossa,
accesa dal sole
al tramonto che la accarezzava.
"Perdonami...
Shu..."
Si erano levate
così flebili, struggenti come un impotente lamento, quelle
poche sillabe,
che Shu, per un istante, credette di averle solo immaginate,
forse ingannato
da un fruscio tra le foglie, ma poi il viso di Shin si mosse
un poco, finché
i loro occhi poterono incontrarsi e il lucore di quelli di
Suiko era un
inequivocabile segno di tristezza profonda.
Continuò a
passargli le dita tra i capelli, giocando con le ciocche,
sollevandole
una ad una, godendo della loro serica consistenza a contatto
con la sua
pelle, lasciandone ricadere una e prendendone un'altra, in gesti
che parevano
studiati come quelli di un rituale.
"Mi vuoi dire
che cos'hai? Perché adesso mi chiedi perdono?"
"Perché... sono
insopportabile... e tu hai troppa pazienza con me..."
La voce di Shin
era talmente incrinata da dare l'impressione che il ragazzo
sarebbe
scoppiato in singhiozzi di lì a poco. Gli occhi di Shu si
sgranarono,
immensi:
"Io, ho
pazienza con te? Ma se ti faccio arrabbiare di continuo!"
"Ma io... io...
me la prendo per delle sciocchezze... perché ho un carattere
orribile..."
Suiko si
aggrappò a lui con tutta la forza della propria disperazione, si
tirò un po' su
per nascondere il volto nel petto del compagno.
"E... proprio
non so come tu riesca a sopportarmi..."
Il samurai
della terra era sconvolto da quello sfogo che considerava
insensato, non
avrebbe mai pensato che Shin si sentisse in tale mancanza nei
suoi confronti,
non avrebbe mai pensato che i ruoli potessero invertirsi in
tal modo.
L'imbarazzo
divenne insostenibile, quella situazione lo gettava in un
profondo
disagio, cosa rispondere? Quali parole trovare, quali potevano
essere le più
giuste a fargli capire, in tutta l'infinita essenza dei propri
sentimenti,
quanto era bello amarlo, adorarlo fino a considerarlo la più
speciale,
incantevole, insostituibile di tutte le sue certezze?
Fu invece Shin
a parlare ancora, con il medesimo tono dimesso, sofferente:
"E poi, io...
sono un vile..."
Shu sussultò;
anche quello adesso? Accusarsi di vigliaccheria?
"Ma cosa stai
dicendo? Cosa ti salta in mente?"
Le mani di Shin
si strinsero a pugno sulla sua felpa, strofinò in essa il
viso, un altro
di quegli atteggiamenti di fronte ai quali Shu si sentiva
totalmente
sconfitto, privo di difese.
Tuttavia
resistette, perché quella situazione richiedeva una risoluzione più
decisa, Shin
era adorabile quando tirava fuori il suo lato di bimbo
bisognoso di
affetto, ma erano due guerrieri, per quanto giovani e, in
quanto tali, vi
erano alcune faccende che andavano affrontate faccia a
faccia, da
uomini. Era necessario che Shin reagisse e che parlassero con
chiarezza del
problema, perché Shu si sentiva in diritto di capire.
Gli afferrò le
spalle, lo tirò su e lo costrinse a restare dritto di fronte
a lui,
rincorrendo con fermezza i suoi occhi.
La fiamma nello
sguardo di Shu provoco in Shin un fremito, i suoi occhi dal
colore mutevole
assunsero un blu intenso e profondo, indice di smarrimento.
"Mi vuoi
parlare adesso? Mettiti nei miei panni, Shin, come pensi che possa
prendere questo
tuo modo di fare, questa tua tristezza? Mi causi incertezza,
paura..."
Il capo di
Suiko si abbassò:
"Hai...
ragione... tu hai tutte le ragioni... Shu..."
Due mani salde
gli premettero le guance, gli risollevarono il viso e lo
tennero fermo:
"Devi guardarmi
negli occhi, voglio che lo fai, d'accordo? Almeno questo!"
E gli occhi di
Shin, impossibilitati a rivolgersi altrove, si fecero
liquidi, mente
il ragazzo si mordeva le labbra. Poi, con fatica, alcune
parole
stentate, vibranti nella notte che avanzava:
"Finirai... per
stancarti di me... lo so..."
Shu sussultò,
come colpito da uno schiaffo in pieno volto, i suoi occhi si
fecero tanto
grandi e tondi da divenire l'elemento più spiccante sul suo
viso, le labbra
si spalancarono in un'esclamazione muta. Era giunto alle sue
orecchie ciò
che meno si aspettava di sentirsi dire.
"Questa poi"
borbottò infine, scrollando il capo come a cacciare via ciò
che, forse,
aveva compreso male.
"Sono troppo
vile persino... per darti tutto me stesso... e tu..."
"Di cosa stai
parlando?"
Improvvisamente
faticava a stargli dietro, forse, dopotutto, non era stata
una buona idea
forzarlo al dialogo in quel modo, la conversazione stava
prendendo
binari decisamente troppo strani e Shu faticava a tener testa a
ragionamenti
troppo complessi. Quando il suo sirenetto dalla sensibilità
contorta si
lanciava nelle sue elucubrazioni emotive, spesso Shu cominciava
a tremare.
"Lo sai bene di
cosa sto parlando!"
Quel tono...
Shu deglutì... stava pericolosamente tendendo verso
un'inflessione
isterica, quella di cui lui aveva paura, perché non si poteva
mai sapere
quali sentieri Shin si sarebbe messo a percorrere.
"E come faccio
a saperlo?" si infervorò lui stesso, "pretendi un po' troppo
da me, anche
stamattina... tu vuoi che ti legga nel pensiero, ti sembra così
facile?
Pretendi che io interpreti o addirittura anticipi i tuoi desideri e
se non lo
faccio sei capace di tenermi il muso per ore, ti sembra normale?!"
Le parole
precedettero la sua capacità di controllarle, se ne rese conto
troppo tardi;
ora sarebbe giunta la sfuriata dall'altra parte e il tentativo
di dialogo
sarebbe sfociato in una litigata con i fiocchi. Se avesse potuto
tornare
indietro, si sarebbe volentieri tagliato la lingua a morsi ma, al
tempo stesso,
quel che aveva gettato fuori gli bruciava dentro da un po',
prima o poi
avrebbe dovuto esternarlo... magari non in quel modo... ecco...
"Scusami..."
"Come?"
Tutto lì? Una
richiesta di perdono pronunciata con tono dimesso e il volto
che sembrava
voler scomparire tra le spalle, come una tartaruga nel guscio?
Shin
tartaruga... un altro animale legato all'acqua come termine di
paragone; Shu
avrebbe riso se la situazione non fosse stata, invece, tanto
assurda e
complessa.
"Puoi anche
prendermi a pugni se vuoi... avresti ragione... lo meriterei
davvero..."
E quella
testolina fulva, mentre parlava, continuava ad abbassarsi, a
nascondersi,
nell'atteggiamento più contrito che si potesse immaginare.
Il viso di Shu
si mutò in una maschera di curiosità e domande, sbatté le
palpebre e i
suoi occhi grandi da bambino si accesero di confusione; ma
intanto la sua
mano si stava già muovendo ed andò a posarsi sulla nuca,
nella chioma di
rame:
"Sì che ti
prenderei a pugni... per farti smettere di dire scemenze..."
Il gesto
affettuoso fu per il guerriero dell'acqua un dolce incoraggiamento
che lo indusse
a sollevare lo sguardo, almeno quel poco che consentì a Shu
di rivedere i
suoi occhi splendenti di commozione; ma Kongo fu attratto
anche dal
sorriso più irresistibile che potesse dipingersi su volto umano,
un perfetto
amalgama di tenerezza, monelleria e malizia.
"Sai venderti
bene, mio sirenetto... sai venderti decisamente bene..."
Shu si
imbronciò, riflettendo su quanto avrebbe potuto risultare incantevole
per chiunque
quell'espressione che sembrava fatta apposta per sedurre; la
mano ancora
sulla nuca di Suiko si immobilizzò:
"Tu prova
soltanto a sorridere così a qualcun altro e vedi come ti prendo a
pugni!"
Il sorriso si
tramutò in risolino e Shu si trovò la mano di Shin fra i
propri capelli,
ad arruffarglieli con amorevoli grattini, di quelli che, di
solito, una
persona come Suiko avrebbe riservato ad un animaletto.
"Oh, Shu, sei
adorabile."
Il broncio si
accentuò in una smorfia a metà strada tra il dispetto e la
rassegnazione,
mentre la sua testa non poteva fare a meno di incassarsi tra
le spalle,
mossa dall'istinto di assecondare quella coccola dispettosa.
"E tu sei un
diavoletto, Shin... sei veramente terribile..."
Il sorriso di
Shin scomparve, mentre la sua mano si fermava tra i capelli di
Shu:
"Lo so..."
Frustrato da
quel nuovo sbalzo d'umore, Kongo sbuffò:
"Non sei
proprio in vena di sopportare le mie prese in giro, vero? Neanche
quelle più
bonarie."
Shin scosse il
capo:
"Non è
questo... forse sto solo imparando a rendermi consapevole dei miei
difetti."
"No" erruppe
Shu, "stai solo imparando a volerti sempre meno bene e non
capisco perché!"
Il compagno
sussultò di fronte a quell'osservazione inattesa.
"Credi che non
me ne sia accorto?" insisté Shu, "i tuoi sorrisi, e persino
le tue prese in
giro, sono sempre più rari, non sono cieco e neanche
insensibile,
come non sono affatto sordo ai tuoi sempre più frequenti
tentativi di
denigrarti!"
I capelli rossi
danzarono mentre Shin negava con un cenno del capo,
l'espressione
umile:
"Non esagerare,
dai."
Shu gli posò
con una certa foga le mani sulle spalle e lo scosse un po':
"Tu, non
esagerare! Non voglio vederti così triste, lo capisci?"
Il compagno lo
fissò per qualche istante, sbatté le palpebre in
un'espressione
di tenera sorpresa, quindi sorrise, dolce:
"Ma io non sono
triste."
Kongo trattenne
a stento una rispostaccia, ma si limitò ad un ringhio
silenzioso,
seguito da una domanda posta con tono che, contrariamente al suo
primo intento,
venne fuori carezzevole, come una supplica:
"Perché fai
così? Perché almeno con me non metti da parte la tua
riservatezza?"
Un altro
sguardo stupito in risposta, poi di nuovo un sorriso, accompagnato
dal movimento
di Shin, che gli gettò le braccia al collo:
"Va tutto bene,
cucciolo, smettila di farmi il terzo grado, dai!"
Toccò a Shu
restare sbalordito, gli occhi enormi, le braccia che si aprirono
a ricevere
l'assalto affettuoso e poi rimasero così, immobili nel vuoto,
senza riuscire
a richiudersi e a ricambiare. Shin soffocò un sussurro sulla
sua spalla:
"Non essere
freddo."
"Io, freddo?"
borbottò Kongo, quindi emise un sospiro rassegnato, scosse un
poco il capo,
sollevò la mano fino alla nuca di Shin ed affondò le dita nei
suoi capelli,
premendo ancor più il suo viso contro di sé. C'era quasi
disperazione in
quel gesto, perché lo amava troppo e non riusciva ad
arrivare del
tutto a lui... e lo desiderava... da tanto... e Shin non
giungeva mai a
concederglisi fino in fondo, né nello spirito, né nel corpo.
Eppure Shu non
dubitava che il generoso, sincero, tenero Suiko ricambiasse
pienamente i
suoi sentimenti e quindi ancor più Kongo si chiedeva perché...
Si trattava di
blocchi emotivi, ne era certo, lo facevano arrabbiare, con
Shin e anche
con se stesso, ma solo perché si sentiva impotente... mentre
tutto ciò che
desiderava era prendersi cura di lui e della sua felicità.
"Si sta facendo
sempre più buio" osservò Shu, una constatazione superficiale
con la quale,
forse, cercava un modo per sottrarsi al disagio e alla
situazione di
stallo.
Shin si staccò
da lui, riappoggiò la schiena al tronco e si ricompose:
"Vuoi
rientrare?"
Shu si strinse
nelle spalle:
"Solo se lo
vuoi anche tu."
Senza
avvedersene, Shin imitò il suo gesto:
"Non lo so...
in ogni modo mi dispiacerebbe se i ragazzi stessero in ansia."
"Sempre a
preoccuparti per gli altri" lo canzonò con affetto Shu, premendo
scherzosamente
il dito indice sulla sua guancia. Suiko ridacchiò, quindi si
mise in piedi e
stirò le proprie membra con una tale eleganza, le forme
esaltate dalla
morbida carezza della notte, che Kongo seguì incantato ogni
suo movimento,
desiderando di restare così per sempre... non avrebbe avuto
bisogno d'altro.
L'incanto
tuttavia finì e Shin gli si rivolse, una mano tesa e un sorriso
che era
riflesso della bellezza lunare:
"Andiamo?"
Shu deglutì;
adesso era lui a non avere voglia di rientrare. Era lì, con il
suo ragazzo,
una nottata perfetta in un luogo tanto bello da sembrare
irreale... loro
soli in un universo fatto solo di natura, il fascino di
quell'essere
tanto straordinario e solo suo... non aveva ancora voglia di
tornare a
condividerlo con altre persone, fossero anche quei ragazzi che
considerava
fratelli.
Prese la mano
che gli veniva offerta ma, anziché alzarsi a propria volta,
diede uno
strattone che colse il coetaneo di sorpresa; Shin cadde con
un'esclamazione
e si ritrovò inginocchiato sul prato, il tonfo attutito dal
corpo di Shu
che lo accolse, pronto, sicuro, senza esitazione, cosicché
Suiko si
ritrovò accoccolato tra le sue braccia, lo sguardo colmo di
meraviglia,
sembrava chiedersi se il suo compagno avesse davvero pianificato
tutto.
L'espressione monella e un po' maliziosa di Shu era, tuttavia,
abbastanza
eloquente.
Il samurai
della terra posò le mani sulle guance del compagno, quindi le
lasciò correre,
fino alla base del collo, per poi farle risalire ancora,
languide.
"Sei...
talmente bello... Shin..."
La sua voce
uscì singolarmente roca; il desiderio stava erompendo attraverso
le sue membra e
questo lo spaventava, perché temeva di turbare l'altro,
eppure...
"E' il mio
ragazzo... stiamo insieme da mesi... maledizione, tutto questo
dovrebbe essere
naturale... è naturale che io lo desideri a tal punto da
sentirmi
impazzire!"
"Shu..."
mormorò Shin, rimanendo piuttosto rigido.
Le labbra di
Kongo si accostarono a quelle di Suiko e su esse si posarono,
in una fremente
richiesta che il guerriero dell'acqua accolse, aprì la
propria bocca e
lasciò che la lingua dell'altro entrasse, a cercare la sua,
a stuzzicarla
con una bramosia che cresceva ad ogni tocco.
Gli occhi di
entrambi si chiusero, Shin portò le mani nei capelli di Kongo,
si sistemò
meglio, a cavalcioni su di lui e i loro corpi aderirono
pericolosamente.
Senza
riflettere, trascinato dall'impeto passionale che quel bacio sembrava
aver trasmesso
anche a Suiko, Shu condusse le proprie mani in basso, dove
incontrarono
l'orlo dei pantaloni di Shin; cercò con frenesia la cerniera,
il bottone e
lottò per aprirsi una strada, il tutto facilitato dal ventre
piatto del
compagno che lasciava abbastanza spazio all'intrufolarsi delle
sue dita. In
pochi istanti, le mani di Kongo entrarono a contatto con la
pelle nuda
delle intimità di Shin, il respiro di entrambi accelerò, finché
quello del
Torrente si mutò in gemiti e le sue labbra si staccarono fulminee
da quelle del
compagno.
Le membra di
Shin vennero attraversate da una scossa, i suoi occhi si
sgranarono nel
buio, talmente grandi da ricordare quelli di un bambino
terrorizzato;
fu proprio quell'espressione a ricondurre Shu alla realtà, le
sue mani si
bloccarono immediatamente.
Shin si portò
una mano alla bocca, soffocando un singhiozzo:
"Shu... ti
prego... non..."
"Scusami"
borbottò Kongo, le guance in fiamme, allontanando le dita da
quella zona
pericolosa e sforzandosi di riacquistare il controllo del
proprio corpo.
Il suo respiro tornava pian piano regolare, non altrettanto
quello di Shin,
che sembrava preda del più completo smarrimento, tremava e
teneva lo
sguardo fisso davanti a sé. Shu strinse le dita intorno alla mano
che il compagno
si premeva sulla bocca e, con dolcezza, lo costrinse ad
abbassarla, poi
gli posò di nuovo una mano sulla guancia:
"Va tutto bene
cucciolo... scusami, davvero..."
Shin scosse il
capo e si abbandonò contro il compagno:
"Sei tu che
devi scusarmi... ecco cosa intendevo... quando dicevo che sono
un vile..."
Il viso di Shu
si atteggiò ad una smorfia perplessa, poi gli arruffò i
capelli:
"Per così poco?"
"Non è poco,
non fingere che non ti importi!"
Sentendo che il
tono di Shin assumeva inflessioni troppo prossime al pianto,
Kongo lo prese
per le spalle e, con decisione, lo fece sdraiare sul prato,
portando il
viso del compagno sotto l'alone luminoso della luna, che
accarezzò il
suo volto angelico, dai lineamenti un po' infantili; da parte
di Shu era una
mossa studiata, perché desiderava, in quel momento, più di
ogni altra
cosa, poter osservare perfettamente quegli occhi che erano il suo
universo, il
suo abisso intriso d'amore.
Rimase
inginocchiato, carponi, sopra di lui, le mani ancora sulle spalle e
tentò di
rendere la propria espressione ferma, convincente:
"A me importa
solo che tu stia bene, che tu sia felice, nient'altro conta,
credimi, sei il
mio tesoro e voglio solo questo per te... e per noi!"
Il capo di Shin
si scosse, in una serie di violenti dinieghi:
"Non può andare
bene così, non è giusto! Io lo so che non è giusto, non lo è
per te, ma
neanche per me, ma non so come fare!"
Kongo sorrise,
intenerito; si lasciò cadere a terra e rotolò sul prato,
accanto a Shin,
si posizionò su un fianco e appoggiò una guancia sulla mano,
per poter
continuare a contemplare la sua incantevole, adorabile, complicata
creatura dei
mari:
"Almeno mi stai
parlando... è un passo avanti."
Gli occhi di
Shin si levarono a rincorrere i suoi; sembravano più calmi
adesso,
l'atteggiamento più rilassato, sul volto c'era persino l'accenno di
un sorriso.
"Mi sento
davvero stupido... ma non so come sbloccare questa situazione."
"La vuoi
sbloccare?" chiese calmo Shu.
Non aveva posto
la domanda come una critica, ma con tutta la naturalezza
possibile, nel
tentativo di instaurare una conversazione che, forse, per una
volta, avrebbe
portato a qualcosa.
"Sì... sono
stanco di dare l'idea di non volerti... sono stanco di farti
sentire
rifiutato..."
Shu scosse il
capo, con versetti di disappunto:
"Non ci siamo,
non stai prendendo la direzione giusta, io non mi sento
rifiutato. Non
è questo il punto, lo sappiamo benissimo entrambi."
"Adesso non
sembri tanto l'ingenua scimmietta" ridacchiò Shin, "sembri il
gemello
spirituale di Touma."
Il dito di Shu
si posò sul suo naso:
"Non fare il
furbo, sai? Non provare a cambiare discorso."
La risata si
spense, ma sulle labbra di Suiko rimase traccia del sorriso,
mentre
intrecciava le braccia dietro la nuca e fissava il cielo stellato
immerso nel
bagno di luna:
"E' che... sai
mostrarti tanto saggio a volte..."
Shu sbatté le
palpebre, sporse in avanti le labbra in un moto di
incredulità,
quindi ridacchiò anche lui:
"Lo prenderò
come un complimento, basta che non te lo rimangi troppo spesso,
ma torniamo a
noi... allora? Questi blocchi?"
"E'...
difficile da spiegare..."
Shu si mosse
per cambiare posizione, si mise prono, le mani intrecciate
sotto al mento
e continuò la sua sorridente, estatica contemplazione; si
sentiva bene,
perché in quel momento percepiva tranquillità, confidenza,
Shin gli stava
parlando, si stava aprendo, con un'apparente serenità e
questo per Shu
era già tanto, era essenziale.
"Tu comincia
con il dirmi quello che provi a riguardo, vediamo se ne veniamo
a capo insieme."
Un leggero
inclinarsi del capo di Shin, a ricercare ancora gli occhi del suo
Diamante che
erano il suo appiglio, la sua sicurezza.
"E' strano...
forse ridicolo... ma..."
"Non
considerare mai ridicolo quello che hai dentro... mai pesciolino...
potrei
arrabbiarmi davvero."
Il tono
contraddiceva la minaccia, era risultato carezzevole, come una
coccola, un
abbraccio espresso a parole anziché con i gesti. Gli occhi di
Suiko si
levarono sui suoi in un'espressione da cucciolo grato ed adorante,
uno di quegli
sguardi che avevano il potere di deliziare Shu fino a renderlo
come
prigioniero, incatenato...
Incatenato a
quegli occhi, a quel carattere da prendere a sberle e riempire
di carezze al
medesimo tempo... irritante, disarmante... adorabile Shin...
Quando gli
occhi del Torrente si chiusero, accompagnando il sospiro profondo
del loro
proprietario, la privazione che colse lo spirito di Shu fu quasi
insopportabile,
gli sembrarono secoli racchiusi in pochi istanti, trascorsi
solo
nell'attesa di poter ancora affondare nelle iridi intinte negli oceani
più
incontaminati. E quando le palpebre di Shin si riaprirono lasciando
trapelare
quelle sfumature di mare in tutto il loro splendore, non poterono
trattenere un
moto di meraviglia incontrando lo sguardo di Shu.
"Perché mi
fissi così, sempre con la stessa espressione da..."
Si interruppe,
con l'evidente intento di trattenere quella che alle orecchie
del compagno
avrebbe potuto risuonare come un'offesa, ma fu proprio Kongo a
concludere al
suo posto, senza per questo che il suo sguardo e il suo
sorriso
subissero il minimo mutamento:
"Da ebete?"
Una risata
cristallina finì di deliziare i sensi di Shu; era bello sentirlo
ridere così,
limpido, pieno di vita, come l'aveva conosciuto, con
quell'esplosiva
carica di simpatia, Shin il monello, il suo compagno di
gioco oltre che
di avventura, il suo doppio, la sua metà, colui che lo
aiutava a
tenere alto il morale del gruppo, che rallegrava, rincuorava ed
arricchiva il
gioco con la propria dolcezza.
Shin che poi
era diventato il suo amore... che probabilmente aveva amato,
senza
consapevolezza, fin dal primo sguardo... una conclusione ovvia... era
bastato uno
sguardo a fargli capire che quel ragazzino solare si era
intromesso,
capriccioso, nella sua esistenza e che niente e nessuno avrebbe
mai più potuto
farlo uscire... e chi avrebbe mai voluto cacciarlo?
Quella
solarità, ora Shu lo sapeva, era solo apparenza, era facciata,
l'unico mezzo
che Shin aveva a disposizione per andare incontro alla vita a
muso duro,
senza tentennamenti, l'unica sua arma di difesa, convincere se
stesso e gli
altri che tutto andava bene, che tutto sarebbe andato bene per
sempre...
Era bella
quella facciata, era stato bello interpretare insieme il ruolo dei
due pagliacci
del gruppo, i due cuccioli che facevano impazzire e sorridere
i compagni.
Ma Shu non
aveva amato meno il suo Torrente dopo aver compreso cosa si
celava dietro
quella facciata, aveva anzi accolto con ancor più
determinazione
il bisogno di restare avvinto a lui anima e corpo, di non
lasciarlo più
andare... perché Shin non fosse più solo nelle sue battaglie
contro se
stesso, nelle sue malinconie, nelle sue paure che sempre più
spesso faticava
a nascondere.
"L'hai detto
tu, eh? Io non c'entro."
Una linguaccia
da bimbo a coronare la battuta e un nuovo battito più forte
nel petto di
Shu che tuttavia, stranamente, riuscì a non scomporsi, si
limitò a
continuare a sorridere e ad accarezzarlo... o forse divorarlo...
con i propri
occhi.
"Sì, l'ho detto
io... e ne sono convinto... sono un ebete... e felice di
esserlo."
Il volto di
Shin tornò serio, curioso:
"Non mi sembri
tanto il bambino tra noi, in questo momento... sei... sei
serioso...
perché?"
Kongo si
strinse nelle spalle:
"Forse l'amore
mi rende saggio..."
Uno sbuffo che
precedette una nuova risatina del samurai dell'acqua:
"Anche da
saggio innamorato... sei buffo lo stesso."
"Ti stai di
nuovo distraendo dallo scopo principale di questa
chiacchierata."
"Non scappo,
stai tranquillo... stasera non voglio scappare."
"Bravo..."
"Continua a
sorridere così, però" soggiunse Kongo tra sé, "non smettere mai
di farlo, te ne
prego... e se potessi essere io, ad alimentare quel sorriso,
per tutta la
vita, sarei l'essere umano più felice sulla faccia della mia
amata terra."
Invece il
sorriso si spense, per lasciar posto ad un'espressione riflessiva,
assorta mentre
cercava ispirazione nel cielo in tripudio che sembrava
incoraggiarlo a
parlare... e Shin voleva parlare e non fermarsi più, ma gli
era tanto
difficile, lo sapeva Kongo e per questo gli prese una mano e
gliela strinse
forte, perché voleva fargli sapere, con tutta l'intensità del
proprio animo,
che lui c'era e che per il suo Torrente, tanto impetuoso
quanto fragile
e puro, avrebbe affrontato qualunque cosa.
"Secondo te è
possibile" cominciò Shin, titubante, raccolto in se stesso,
traendo un
profondo respiro prima di continuare, "aver tanta paura... delle
emozioni?"
"Se qualcuno ne
ha... evidentemente è possibile."
La risposta di
Shu fu velata da uno strato di tristezza, non sapeva
spiegarsi
perché l'argomento introdotto dal compagno generasse in lui un
tale stato
d'animo.
"Forse mi fa
paura... quando le sento troppo..."
Suiko era
completamente immerso dentro di sé, dava l'idea che, in quel modo,
stesse
interrogando il proprio cuore. Shu trattenne a stento un impeto di
commozione; lo
sapeva perfettamente, le doti empatiche di Shin lo rendevano
intuitivo,
solidale, capace di cogliere le sfumature dell'animo altrui, cosa
che lo portava
a comportarsi di conseguenza, a trovare sempre la cosa giusta
da dire o fare
al fine di donare la propria solidarietà. Si trattava di una
solidarietà
anche emotiva e Shin assorbiva atmosfere e stati d'animo come
una spugna,
intridendo il proprio spirito di emozioni, positive o negative
che fossero,
interiorizzandole in maniera amplificata.
Gli era
capitato più di una volta di venire aggredito non solo dal proprio
dolore, ma
anche da quello altrui e ne era rimasto scombussolato, confuso,
prossimo al
panico autentico; dopotutto, forse, era normale che le emozioni
giungessero a
spaventarlo.
"Io... capisco
quel che dici, sai pesciolino? Non devi vergognarti della tua
sensibilità."
Avrebbe voluto
aggiungere:
"E' ciò che ti
rende tanto speciale."
Ma lo tenne per
sé, neanche lui sapeva perché... timore di sembrare
scontato, fuori
luogo? Eccessivamente mieloso? Ma era ciò che sentiva,
neanche lui
avrebbe dovuto vergognarsi.
Eppure disse
altro, mesto, impotente:
"Mi dispiace
solo... che troppe volte ti faccia stare così male... e mi
spiace... non
poter fare nulla. Vorrei tanto condividere tutti i pesi di cui
ti fai carico,
ma non posso, forse non arriva neanche a sfiorarli la mia
mente vuota e
superficiale, ma..."
Shin scosse
velocemente il capo:
"Oh, no, no,
Shu, ti prego, non pensarle neanche queste cose!"
"Volevo solo
dire... che mi piacerebbe tanto comprendere appieno cosa provi,
cogliere ogni
sfumatura della tua emotività così, forse, potrei rendermi più
utile... potrei
capire meglio come procurarti un po' di felicità... serenità
quanto meno..."
Il samurai
dell'acqua tese le braccia, accompagnò il gesto con il più
amabile,
confortevole dei sorrisi, affondò le dita nei capelli di Shu, poi
le intrecciò
dietro la nuca, avvinghiandosi a lui:
"Oh, koi... tu
sai come darmi serenità, lo sai eccome. Non ritenerti mai
inadeguato con
me, nessuno potrebbe farmi sentire meglio, più amato,
accettato,
compreso..."
Poi distolse lo
sguardo, che si fece più cupo:
"Non posso dire
altrettanto di me... sono io ad essere strano... e tu stavi
sicuramente
meglio prima di legarti a me..."
"E tra tutte le
scemenze che potevi dire, hai tirato fuori la più
colossale!"
Come far capire
a quella testa dura piena di dubbi e complessi, che ormai
lui, Kongo, era
convinto di essere nato per incontrarlo? Che quando era
accaduto aveva
compreso di aver atteso quell'istante da sempre? Che con i
Samurai
Troopers... e con il suo Suiko dagli occhi dolci e irrequieti come
il mare... era
entrato a contatto con il senso più profondo della vita, con
l'essenza
stessa della vita?
"Non potremmo
semplicemente amarci, senza sentirci in colpa l'uno con
l'altro?"
"Un'altra perla
di saggezza" ridacchiò Shin, "stasera sei una fonte
inesauribile di
illuminazione."
"Prima mi
paragoni a Touma, ora a Seiji... guarda che mi monto la testa."
Shin si girò su
un fianco, soffocando fra le braccia un plateale scoppio di
ilarità,
assistendo al quale Kongo non poté fare a meno di sorridere ancora.
Quando rideva
di gusto, la voce di Suiko si rendeva quasi acuta, come quella
di un bambino e
trasmetteva davvero gioia, non era possibile, udendola, non
sentirsi in
pace con il mondo. Per Kongo soprattutto era così, perché ogni
minimo
frammento di allegria che Shin riusciva a strappare alla tristezza
riconciliava
Shu con la perfezione dell'esistenza.
Gli passò la
mano sul fianco, in una carezza lenta, un po' sensuale, che
condusse fino
alla sinuosa curva dell'anca. Shin si tese, smettendo di
ridere.
"Non aver paura
cucciolo, non stavo tentando di riprovarci, non farò mai
niente che tu
non voglia."
Un fremito,
seguito da un sospiro, il volto di Suiko che si levava, a
cercarlo:
"Non è paura...
non lo è... credimi Shu..."
"Che cosa
allora? Davvero, Shin, non l'ho ancora capito... abbiamo parlato
di emozioni...
hai detto di temerle... e io ho compreso ma... ma questo..."
Shin si erse,
si mise seduto, appoggiò le mani sul prato, dietro di sé,
raccogliendo
una gamba sul petto e lasciando l'altra distesa, con il suo
portamento che
mandava Kongo in paradiso.
"Se mi sono
irrigidito... se ho tremato... non è per paura... credi che io
non provi alcun
desiderio?"
Shu scrollò il
capo in un unico movimento veloce, come a cacciare un insetto
molesto, in
realtà per liberarsi di uno strato di confusione che andava a
depositarsi di
nuovo nei suoi percorsi mentali.
"Ma allora...
Shin..."
"Non è paura
nel senso in cui... la intendi tu... forse..."
Kongo contemplò
qualche istante quegli occhi che vagavano qua e là, alla
ricerca di un
punto sul quale concentrarsi, forse a caccia di un'ispirazione
che lo aiutasse
a rivelare apertamente la radice del problema, era
l'immagine
stessa del bambino smarrito alla ricerca di un suggeritore. Le
labbra di Shu
si piegarono, si agitarono mentre lui tentava di trattenersi,
ma alla fine
non ce la fece e la risata uscì, facendo sussultare il
compagno, che
gli puntò addosso le sue iridi intense e in quel momento
intrise di
domande.
"Non fare
quella faccia, non ti sto prendendo in giro, è solo che..."
"Che cosa?"
La domanda
posta da Suiko assunse un'inflessione di diffidenza.
"E' che sei
così strano... buffo..."
"Buffo?"
brontolò l'altro, distogliendo lo sguardo imbronciato ma continando
a scrutarlo, in
tralice.
L'ilarità di
Kongo si mutò in una risatina sottile e gli gettò le braccia al
collo,
assaporando il profumo dolce dei suoi capelli:
"Adorabilmente
complicato... e ti amo anche perché sei così, un continuo
mistero, una
sfida per me, in un certo senso..."
"Ti prego Shu,
cerca di prendermi seriamente...". Nonostante il piagnucolio
da cucciolo che
aveva tirato fuori, Shin ricambiò l'abbraccio e strofinò il
viso contro la
spalla del compagno. "Non sono un giocattolo..."
"Non ho mai
detto questo..."
"Scusami..."
Suiko si staccò
con un sospiro e riabbassò il capo, andando a nascondere le
mani tra le
ginocchia.
"Effettivamente...
definirmi buffo è un complimento... io mi sto sentendo
estremamente
ridicolo..."
"Ancora..."
sbuffò Shu, "ancora a ridicolizzare quello che provi..."
Il compagno si
strinse nelle spalle, nascondendo timidamente il viso:
"Cosa si
potrebbe pensare di un ragazzo che... teme un approccio fisico...
pur
desiderandolo?"
"Se qualcuno ti
considerasse ridicolo per quello che provi dovrebbe fare i
conti con me!"
Il pugno di
Kongo si sollevò ed il suo tono si fece così agguerrito che Shin
lo scrutò per
qualche istante, sbattendo le palpebre, quindi sorrise:
"Sei... molto
caro Shu... grazie..."
"Dico sul
serio!" sbottò il Diamante riappoggiando entrambe le mani a terra
e tendendosi
verso di lui, "nessuno dovrà permettersi di offenderti in mia
presenza,
potrei diventare davvero pericoloso!"
Vi era tanto
ingenuo candore, tanto infantile quanto sincero entusiasmo in
quella
manifestazione d'affetto, che Shin si sciolse in un sospiro di
beatitudine.
"Mi dai tanta
sicurezza, sai, Shu?"
"Allora mi
sento realizzato" rispose l'altro con più calma e con un sorriso
bonario. Poi
tornò serio, distolse un po' il proprio sguardo e si fece quasi
timido:
"Però..."
"Cosa?"
"Ecco... io ti
desidero... e anche tu mi desideri... e allora... cosa..."
"Shu... davvero
ancora non l'hai capito... che le emozioni intense mi
spaventano?
Anche quelle positive perché... forse... ho paura... di perdere
il controllo di
me stesso..."
Suiko aveva
buttato tutto fuori all'improvviso, senza guardarlo, a voce
bassa e al
tempo stesso concitata, come se stesse sostenendo un esame
vitale. Seguì
qualche istante di silenzio, di assoluta sospensione, durante
la quale i due
ragazzi sembravano addirittura trattenere il fiato.
Fu ancora Shin
a spezzare quegli istanti di oppressiva immobilità:
"Ti prego... dì
qualcosa..."
"Forse te l'ho
già detto ma... non è così facile comprenderti, sai?"
In reazione
alla risposta del compagno, Shin si rannicchiò su se stesso e si
fece piccolo,
sembrava volersi rinchiudere in un bozzolo; Shu si diede
mentalmente del
cretino, si allungò verso di lui e gli posò un bacio sulla
guancia:
"Non era una
critica, amore... solo un'ulteriore sfida con me stesso...
perché vorrei
davvero arrivare al tuo cuoricino e colmarlo di tutto ciò di
cui ha
bisogno... e per poterlo fare... devo comprenderlo... solo che io
sono così...
piatto... in confronto a te..."
Suiko scosse il
capo:
"Non voglio
sentirtelo dire."
Poi si lasciò
andare ad un accenno di risa:
"Sai essere...
davvero sdolcinato quando ti impegni..."
"Ti dispiace
così tanto?" borbottò Kongo, fingendosi offeso.
Ottenne in
risposta una nuova risatina e Shin si lasciò andare, fino ad
accoccolarsi ai
suoi piedi, posandogli il capo sulle gambe.
"Lo adoro"
sussurrò poi, serioso, "vorrei ascoltarti per tutta la vita...
soprattutto
perché sono io a renderti così..."
Era del tutto
vero, pensò Shu... il suo migliore amico e il suo tesoro...
che tirava
fuori dalla sua persona una parte che non avrebbe mai creduto di
possedere...
Ricominciò a
lisciare con carezze rilassanti quei bellissimi capelli rossi
che per lui
erano più preziosi dell'oro:
"E io vorrei...
entrarti dentro... e far scomparire, una volta per tutte,
tutti quei
complessi che..."
"Che mi rendono
tanto difficile? Tanto complicato.... insopportabile?"
"Perché non mi
lasci finire?"
Si chinò a
baciargli il volto, ma tra un bacio e l'altro non cessò di
parlare:
"Tanto
intrigante... affascinante... adorabile... ma triste... e questo mi
dispiace..."
Le braccia di
Suiko si sollevarono, andarono a cercare i suoi ricci scuri:
"Sai, Shu... io
credo di volerci provare... forse... ma non so come..."
"Non dev'essere
un'imposizione."
Shin scosse il
capo:
"Ma non lo è...
però..."
"Intendo che...
solo quando sarai pronto..."
"Non dirlo, che
di questo passo potresti aspettarmi a vita..." ridacchiò
Shin, ma era
una risata un poco mesta.
Shu si chinò
nuovamente su di lui:
"Shin tu... hai
paura anche di stare bene, vero? Hai paura che anche
l'estrema
felicità possa travolgerti, che quel torrente impetuoso che hai
dentro
travalichi gli argini e ti sommerga fino a trascinarti in qualche
luogo dal quale
temi di non poter più tornare..."
Gli occhi di
Suiko si spalancarono:
"Qualcosa...
che non riuscirei più a gestire..."
"Hai paura...
di perderti nelle emozioni?"
"E di non
ritrovare più me stesso... che le emozioni siano così forti da
mandarmi
interiormente in pezzi... non importa se positive o negative...
perché se sono
troppo positive... poi potrebbe succedere qualcosa di brutto
e..."
Era
angosciante, per Shu, sentirlo gettarsi in quel modo in un discorso che
lo faceva
chiaramente soffrire, che lo rendeva nervoso, agitato, quasi
frenetico nel
parlare.
"Qualunque cosa
possa succedere dopo... niente potrà toglierti le emozioni
positive che
hai provato..."
"Ma io...
potrei impazzire..."
"Ti terrei per
mano... sempre... non saresti mai solo... e non ti lascerei
perdere nelle
tue emozioni, le gestiremmo insieme..."
"E' che temo...
possano diventare così impetuose da trascinarmi via con
loro... come
l'acqua... e non voglio certo che venga trascinato via anche
tu... e io sono
in totale simbiosi con il mio elemento, è vero, però appunto
per questo...
potrei lasciarmi completamente catturare... e non sapere fino
a che punto
posso giungere..."
"La terra non è
così debole da lasciarsi spazzare via, neanche dall'ondata
più
travolgente... non del tutto... resisterei..."
"Ma io...
potrei diventare davvero un torrente in piena... che tutto
travolge e
distrugge..."
"Una cosa ho
imparato dal mare ... quando mi getto nelle onde ... e poi
voglio risalire
... so che non devo opporre resistenza, ma attendere che la
forza
dell'acqua venga meno ... solo allora posso risalire in superficie,
con più
facilità . e ti porterei con me..."
"Io so... che
potrei abbandonarmi a tal punto... da lasciarmi andare insieme
alle onde... e
avrei il terrore di essere io a portarti con me... non voglio
che tu ti
perda... non voglio travolgerti... Shu..."
"Tu mi stai
sottovalutando troppo, amore mio..."
Shin scosse
convulsamente il capo:
"No, tu sei il
più forte del mondo per me, ma la tua mente non è contorta
come la mia, io
potrei perdere il controllo e tu... tu non sapere come
fare... e io...
io... non voglio perdere il controllo... mi dicono che ho un
carattere mite,
ma temo non sia vero sotto sotto... Sono un guerriero... e
del guerriero
ho anche l'istinto... questo mi fa paura più di ogni altra
cosa... e a
volte viene fuori da solo e non lo riesco a fermare... per
questo mi sento
indegno, indegno di essere un samurai intendo... i samurai
fanno un grande
studio su se stessi, fanno dell'equilibrio la loro forza e
il loro
controllo e io... io... quando le emozioni mi trascinano perdo
l'equilibrio...
se lo perdo... sento che potrei essere in grado di fare
qualunque
cosa... è spaventoso..."
Il samurai
della terra aveva ascoltato quello sfogo con la bocca aperta, gli
occhi sgranati
sul suo amore; lo lasciò parlare, un po' perché finalmente
aveva
cominciato a gettare davvero fuori il mondo di tormenti che aveva nel
cuore, un po'
perché, effettivamente, tutta quell'angoscia repressa lo
colpiva, come
una serie di schiaffi dati al suo volto e al suo spirito.
Davvero, non
poteva accettare, ammettere che una persona speciale come Shin
dovesse
soffrire così.
"Mio povero,
sensibile pesciolino" si trovò a pensare, sconvolto, "tutto
perché sei così
empatico da percepire ogni tensione emotiva intorno a te...
senti quelle di
tutto l'universo forse? Assorbi tutto in maniera così
amplificata..."
E tutto quello
che si era imposto, fin dalla morte del padre, poi la sua
investitura a
samurai, il suo indossare quella maschera di sicurezza,
ottimismo,
gioia di vivere, quell'abnegazione assoluta nel mostrarsi sempre
in prima fila
per proteggere, quel senso del dovere... che lavoro aveva
fatto, su se
stesso, per costruirsi una tale corazza? E per ritenersi sempre
inadeguato,
sbagliato, per convincersi di fare sempre troppo poco, che non
fosse mai
abbastanza e, soprattutto, che lui non aveva diritto di gioire, di
essere felice,
di godere delle emozioni più intense?
"E io... io...
cosa posso fare? Io che sono così piccolo e semplice? Sono io
ad essere
inadeguato al mondo che lui ha dentro..."
Intanto prese
ad accarezzargli le labbra con un dito e sentì quindi le
lacrime che
bagnavano il volto del compagno. Si chinò ad incollare le
proprie labbra
alle sue e bevve quelle gocce, una ad una:
"Amore mio...
come vorrei convincerti che non devi avere paura di niente...
che ti
proteggerei anche da te stesso se fosse necessario..."
"E chi...
proteggerebbe te?"
"Non solo
sottovaluti me... ma anche te stesso... soprattutto te stesso..."
I successivi
attimi di silenzio furono scanditi dal frinire dei grilli,
dagli effimeri
fruscii di furtivi animali notturni, dal fuggire di qualche
insetto tra
l'erba e sui rami, dal lieve stormire della brezza notturna tra
le fronde.
L'immobilità si
fece così totale e il respiro di Shin talmente tranquillo
che Shu giunse
a pensare che il compagno potesse essersi addormentato. Poi,
un sussurro,
come un canto portato dal lieve vento, accarezzò le sue
orecchie:
"Shu...
grazie..."
"E di cosa?"
sorrise lui, "non ho fatto nulla..."
"Hai saputo
cogliere l'origine del problema... e così mi hai dato l'impulso
a parlarne...
anche se... ho paura ad immaginare cosa penserai, adesso, di
me..."
Il sorriso di
Kongo si spense:
"Cosa dovrei
pensare, scemo? Penso che ti amo, ogni minuto, ogni secondo,
ogni istante di
più."
Lo sentì
muoversi, rannicchiarsi ancora di più, era come avere addosso un
cucciolo
desideroso di crogiolarsi nel contatto fisico; dava l'idea che
tentasse di
farsi tanto minuscolo per potersi raccogliere completamente nel
suo grembo. Shu
non poté fare a meno di sorridere ancora mentre chinava lo
sguardo su di
lui:
"Come potrei
non amarti? Mi chiedo come il mondo intero possa non amarti."
"Perché il
mondo intero non è paziente e tollerante come te, scimmietta..."
Shu scosse il
capo, con uno sbuffo di frustrazione:
"Se fossi stato
tanto sveglio da capire fin dall'inizio quanto è scarsa la
tua autostima,
avrei cominciato a lavorarci fin dal primo giorno, per
fartene
conquistare un po'."
"Io... Shu..."
Il tentativo di
risposta fu interrotto dal fruscio a poca distanza, dalla
sensazione di
una presenza intenzionata a farsi notare proprio da loro. Shu
percepì il
tendersi inquieto del corpo di Shin e lui stesso venne colto da
un fremito
d'ansia; le esperienze guerriere li avevano resi cauti... a volte
anche un po'
timorosi in situazioni di incertezza.
Infine, un naso
nero e freddo si materializzò contro quello di Kongo,
seguito da due
inconfondibili occhi felini.
"By...
Byakuen..." borbottò il ragazzo, mentre il viso di Shin, incerto,
fece capolino
tra le zampe della tigre.
Alle spalle
della belva si fece strada un'altra figura.
"Ah, eccovi
qui, per fortuna!"
"Ryo!"
esclamarono in coro i due ragazzi.
"Eravate fuori
da tanto, anche Touma e Seiji cominciavano a condividere le
mie
preoccupazioni."
"Ma non ti
avevo detto che non era il caso?!" fu la veemente protesta di
Kongo, che non
poteva nascondere a se stesso di ritenersi un po' offeso, "ti
sembra che una
notte in montagna potrebbe davvero crearmi qualche problema?
Sono nel mio
elemento, Ryo!"
"Scusami tanto
se ho osato preoccuparmi" ribatté Rekka con la medesima foga,
"la prossima
volta cercherò di fregarmene di te!"
Poi i suoi
occhi si posarono su Suiko che, districatosi dalle attenzioni di
Byakuen, riuscì
a mettersi seduto accanto a Kongo.
"Solo di te
però, Shu, nessuno potrà impedirmi di preoccuparmi per il mio
Shin!"
Kongo scattò in
piedi, i pugni levati e frementi:
"Come sarebbe a
dire?!"
"E dai,
scimmietta, stavo scherzando!"
Ryo accompagnò
la propria risata con un cenno della mano che andò ad
arruffare i
capelli di Shu, ma questi si divincolò, arretrò di un passo,
senza
abbandonare il proprio atteggiamento bizzoso:
"Non osare
chiamarmi così, lo permetto solo a Shin, al MIO Shin!"
Calcò sul
possessivo con particolare enfasi, quando una terza voce si
intromise nel
battibecco.
"Si può sapere
perché dovete mettervi a litigare, adesso?"
La protesta
esternata con quel tono alterato li fece sussultare; il Torrente
li fissava, i
pugni stretti lungo i fianchi, gli occhi accesi di stelle
generate da
lacrime e rabbia.
"Maledizione"
sbottò poi, oltrepassandoli con Byakuen alle calcagna; la
tigre esprimeva
la propria frustrazione con bassi e gutturali brontolii e un
agitarsi
nervoso della coda.
"Io me ne vado
a casa!"
Furono le
ultime parole che udirono da Shin e i due compagni restarono
immobili,
attoniti, ad osservare ragazzo e felino che scomparivano nella
notte.
"Ecco, sei
contento adesso?" sibilò Shu, tra i denti.
"Io non ho
fatto nulla" sbottò Ryo con lo stesso tono "e non stavo
litigando, tu
stavi litigando!"
Gli rispose uno
sbuffo e Shu si mosse con passo deciso nella direzione in
cui erano
scomparsi Shin e Byakuen:
"Vado dal
pesciolino, non vorrei che si perdesse!"
"C'è Byakuen
con lui, non potrebbe perdersi neanche se volesse!"
"Lo stesso
discorso valeva per me, sai? Non avrebbe potuto perdersi con me!"
Ryo sollevò gli
occhi al cielo, ma Shu si stava già allontanando così,
imbronciato,
fece spallucce e lo seguì, sentendosi anche in colpa per la
sensazione di
aver interrotto qualcosa di importante.