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"L'HAI
FATTO APPOSTA, SEI UN IMBROGLIONE!!!"
Tre
paia di occhi si mossero e corsero al piano di sopra dove Byakuen,
Seiji e Ryo presupponevano si fossero rifugiati gli unici due mancanti
all'appello nel soggiorno. Lo strillo esternato dall'inconfondibile
voce di Shin fu la conferma definitiva.
"Tanto
per cambiare bisticciano" sentenziò Seiji, ostentando un'indifferente
rassegnazione.
Lo
sguardo di Ryo si spostò sulla figura ancora distesa sul divano,
immersa nel sonno profondo.
"E
tanto per cambiare Touma non si smentisce. Dovremo usare le cannonate
per svegliarlo."
La
loro attenzione fu nuovamente richiamata da un baccano al piano di
sopra, una porta che si apriva, poi passi concitati lungo le scale,
finché la figura saltellante di Kongo non comparve, canticchiando:
"Ho
vinto, ho vinto, ho vinto."
Quando
si avvide degli occhi puntati su di lui, si ricompose, portò un pugno
alla bocca, tossicchiò e incrociò le mani dietro la nuca:
"Buongiorno!"
"Buongiorno"
borbottarono i due compagni in coro, inarcando le sopracciglia. E
l'espressione si fece ancor più esterrefatta quando, con una mano a
coppa intorno alla bocca, Shu guardò al piano di sopra e chiamò:
"Amoreeee,
scendiii!"
I
passi che risposero al richiamo annunciarono l'arrivo di Shin, che
comparve con il faccino impermalosito e tutt'altro che tranquillo;
Seiji e Ryo temettero un'esplosione nel momento in cui Kongo gli si
risolve, con l'espressione più candida:
"Vero
che prepari la colazione per tutti, cucciolotto?"
Un
fremito attraversò le membra di Suiko e Ryo fu lesto a intervenire:
"Non
ce n'è bisogno, collaboreremo tutti!"
"Ma
no, Ryo, non ti preoccupare, Shin sarà felicissimo di prepararci
qualcosa con le sue dolci manine." Quindi il viso di Kongo si inclinò
verso Suiko che, in quel momento, aveva gli occhi puntati a terra: "Non
è vero, tesoruccio? Diglielo anche tu!"
"Certo,
ci penserò io."
Un
borbottio appena udibile, che somigliava più ad un grugnito, gli occhi
che parevano privi di ogni traccia di coraggio e rifiutavano di
puntarsi su qualunque altra cosa che non fosse il pavimento... e si
mosse, come se avesse solo fretta di levarsi di lì.
"Shin,
va tutto bene?" tentò di richiamarlo Ryo.
Finalmente
lo sguardo di Suiko si levò su di lui, ma era uno sguardo che emanava
fiamme.
"Sì
Ryo, sì, va tutto bene!"
E,
dopo quell'esclamazione esasperata, si chiuse con un tonfo la porta
della cucina alle spalle, lasciando Rekka e Korin ad osservare il
rettangolo chiuso che non lasciava immaginare nulla di ciò che accadeva
al di là; ma gli inconfondibili rumori di ante che sbattevano e
stoviglie che venivano accumulate con nervosismo lasciavano pochi dubbi
sull'umore di colui che si era messo al lavoro.
Il
successivo bersaglio dei due sguardi fu Shu il quale tentava, con tutto
se stesso, di fare finta di nulla.
"Non
hai niente da dirci, Kongo?"
Alla
domanda inquisitoria di Seiji gli occhi di Shu si sgranarono con
l'innocenza di un bambino che cadeva dalle nuvole:
"Riguardo
a cosa?"
"Non
mi dire che quella di Shin è una reazione normale."
"Quella
di preparare la colazione per tutti? Lo sai che lo fa sempre con
piacere."
"Non
intendevo esattamente questo... e non mi è sembrata così spontanea la
sua decisione."
Shu
si grattò il naso con un dito:
"Davvero?"
Poi
si strinse nelle spalle:
"Non
lo so... se non voleva farlo gli bastava dirlo. Vado a fare una partita
con i videogiochi, a dopo!"
Nel
giro di pochi istanti si era volatilizzato davanti allo sguardo
esasperato di Seiji, mentre Ryo era più concentrato sulla porta chiusa
dalla quale non aveva più distolto il proprio sguardo.
***
Le
opzioni possibili erano state due: strozzarlo o sopportare. Aveva
optato per la seconda unicamente perché si trattava di una questione di
onore; c'era di mezzo una scommessa e gli uomini d'onore non possono
fare altro che rispettare i termini di una scommessa... leale...
"Leale...
certo, come no" borbottò mentre, con mosse nervose, rischiò di
affettare il proprio dito al posto del pane. Senza contare che, forse,
dopotutto, più che onorevole, assecondare una sceneggiata di quel
genere agli occhi altrui risultava solo umiliante; cosa avrebbero
pensato i suoi compagni?
"Perché
lo sto facendo?" sbottò, "perché non vado semplicemente di là a
riempirlo di pugni?"
Una
tazza gli cadde di mano e lui imprecò: fortunatamente era di plastica e
non andò in mille pezzi.
Non
voleva che i ragazzi sapessero perché si vergognava? O perché non
voleva che se la prendessero con Shu? O, semplicemente, era una cosa
tra loro e...
"Semplicemente...
sono il solito complicato che non capisce neanche quello che pensa o
che vuole."
Le
sue dita fecero per chiudersi su un cucchiaio, ma la presa fallì e
questo scivolò con un clangore metallico laddove poco prima era caduta
la tazza.
"Merda!"
Si
portò una mano alla bocca; quella dannata scimmia avrebbe finito per
rovinargli la reputazione, lo spingeva persino a parlare male.
"E'
tutta colpa sua!" ringhiò e il cucchiaio appena raccolto volò con
malagrazia e con un lancio perfetto nel lavandino.
Interrompere
immediatamente quel gioco idiota, tuttavia, dipendeva unicamente da lui
e neanche Shu avrebbe potuto impedirglielo, in fondo avrebbe saputo
benissimo come rigirarselo se solo l'avesse desiderato eppure...
qualcosa lo bloccava, qualcosa che non riusciva a capire. E detestava
quella parte di lui che... a quel gioco voleva starci.
"Lui
è uno scemo e io lo sono più di lui!"
Lo
disse sbuffando, mentre spostava nervosamente una sedia con un piede e
vi si lasciava cadere sopra, affondando poi una guancia nelle braccia
incrociate sul tavolo, lo sguardo perso sulla parete o, più probabile,
su nessun punto preciso. Cosa voleva? Shu si aspettava di ottenere
qualcosa dal gioco in cui si erano trovati invischiati?
"E
io?" pensò, "io cosa mi aspetto? E perché dovrei aspettarmi qualcosa,
dato che sono solo la vittima della situazione?"
Non
amava considerarsi tale e forse per questo aveva deciso di assecondare
una tale stupidaggine, per questo aveva deciso di far sì che nessuno
sapesse... fare finta di nulla era molto meglio no?
Un
altro sbuffo e si rimise in piedi; doveva sbrigarsi a preparare tutto
prima che l'irritante, profonda voce della scimmietta si rifacesse
udire per sollecitarlo, approfittando del momentaneo potere che aveva
acquisito su di lui.
Un
ringhio si dipinse sui delicati lineamenti di Shin: anche quello
adesso? Impegnarsi a tal punto da prevenire i desideri del padrone,
proprio come avrebbe fatto uno schiavetto impeccabile?
"Oh,
ma me le pagherà, tutte quante e con gli interessi."
Al
ringhio si sostituì un ghigno di maliziosa furberia: comprese
finalmente perché lo stesse assecondando. Perché alla fine di quella
giornata, l'avrebbe manipolato a tal punto da farlo struggere nei sensi
di colpa ed alla fine i ruoli si sarebbero invertiti; in fondo Shin era
consapevole di avere un potere preossoché illimitato sul ragazzino di
Yokohama.
"E
alla fine, dopotutto, chi otterrà maggior soddisfazione sarò io...
perché saprò come vendicarmi."
Cominciò
a sistemare tazze e cibo su un vassoio, quando la porta si aprì e la
chioma lunga e arruffata di Ryo fece capolino, l'espressione un po'
curiosa e un po' preoccupata:
"Shin-kun,
posso?"
Non
ci voleva; Ryo aveva l'atteggiamento indagatore di chi aveva capito che
c'era qualcosa di strano nell'aria e di sicuro... avrebbe appunto
cominciato ad indagare, per risolvere il mistero celato
nell'atteggiamento alquanto bizzarro dei suoi compagni. E per Shin,
nascondere qualcosa a Ryo era davvero difficile, se non impossibile...
Rekka stava imparando sempre più a leggergli dentro tenendo testa, in
questo, allo stesso Shu. Perché Ryo pressava, pressava e pressava, fino
a far crollare anche l'animo più riservato, prendendo per sfinimento ed
esasperazione.
Ma
quando si trattava di parlare di sé ed esporre i propri problemi, si
raccoglieva in se stesso come in un guscio. Shin sospirò... d'altronde,
forse, in questa cosa un po' si somigliavano.
"Ho
quasi finito Ryo... nel caso tu sia venuto per aiutarmi..."
"Anche,
sì... ma..."
Ecco
che cominciava... come sempre dapprima in sordina... poi sarebbe giunta
la burrasca di domande a sommergerlo senza scampo. Era necessario
fermare l'attacco prima che nascesse.
"Colazione
pronta" asserì, prevenendo ogni possibile parola, ma conosceva
abbastanza bene Ryo per sapere che non sarebbe stato sufficiente a
farlo desistere dalle sue intenzioni.
"Che
è successo tra te e Shu?"
Shin
chiuse gli occhi, respirò profondamente, imponendosi tutta la pazienza
e l'autocontrollo che riusciva a spolverare dentro di sé... e doveva
ammettere che non era poi molto.
"Niente
Ryo... non è successo niente... andiamo a mangiare?"
Troppo
freddo? Abuso di autocontrollo che manifestava una rigidità
innaturale... e Ryo non poteva non accorgersene.
"Ti
ho sempre detto che reciti molto male..."
Appunto...
Suiko si morse le labbra, sollevando gli occhi al cielo, quindi si
decise a lanciare uno sguardo corrucciato al compagno:
"Se
sei venuto per aiutarmi, perché non mi aiuti? Ci sono i biscotti da
prendere e le tazze da riempire."
"Shin..."
Quel
tono cantilenante ed inquisitorio sapeva risultare irritante nella sua
invadenza quanto adorabile nel suo desiderio di essere d'aiuto e
sostegno... due aspetti in contrasto che, in quel momento, convivevano
perfettamente nelle percezioni di Suiko. Sbuffò ancora, poi si trovò le
braccia di Rekka intorno alle spalle, il suo sguardo volitivo e
corrucciato, concentrato nel proprio cipiglio che tentava di rendere
guerriero anche per una faccenda quotidiana in cui non ce ne sarebbe
stato affatto bisogno:
"Se
Shu ti ha fatto arrabbiare lo sistemo io, ma non voglio che tu stia
male né vederti nervoso!"
Un
respiro profondo si levò dal petto di Shin, adesso gli ci voleva
davvero tutta la sua capacità di dissimulare... molto ridotta... glielo
ripetevano spesso... per quanto altrettanto spesso ci provasse... ma
doveva impegnarsi, perché Ryo non doveva sapere:
"Shu
non mi ha fatto arrabbiare Ryo e no... non sto male e non sono
nervoso... d'accordo? Mi credi?"
Per
non risultare troppo duro gli sorrise, sperando che quel sorriso gli
facesse assumere un'espressione rassicurante.
"Assolutamente
no!"
Shin
trasalì, quella fermezza nella risposta di Ryo non se l'era aspettata,
si riteneva in grado di risultare più convincente nei confronti del
loro capo tanto forte e carismatico in battaglia quanto ingenuo fino a
rasentare il candore nella vita di tutti i giorni. Ma il loro Ryo stava
crescendo dopotutto... e stava crescendo anche il suo desiderio di
rendersi una guida impeccabile, con un senso di responsabilità che
rasentava l'assurdo a volte.
"Ryo...
non sono un bambino da proteggere..."
Lo
sussurrò tentando di mantenersi calmo, ma la sua voce tremò un poco; ai
suoi compagni era fin troppo facile dimenticare che il più anziano del
gruppo, fino a prova contraria, era lui... e a volte diventava
umiliante non sentirsi in grado di smentirli.
"Non
ho mai detto questo, Shin-kun e voi stessi mi avete trattato tanto
spesso come tale che hai ben poco da arrabbiarti."
"E'...
è diverso..."
Ryo
si imbronciò:
"Perché
sarebbe diverso?"
"Perché
tu sei..."
Stava
per rispondergli che lui era come un gattino troppo vivace ed
incosciente, da tenere fuori dai guai, ma si trattenne e concluse
invece:
"Sei
tu... sei Ryo, è... è naturale..."
Il
broncio sul volto di Rekka si accentuò:
"E
tu sei Shin, il nostro Shin, come la mettiamo?"
Suiko
stava per ribattere, non sapeva neanche lui bene che cosa, quando una
voce impositiva e prepotente si fece udire dall'altra stanza:
"Allora,
principessina, è pronta la colazione?!"
Shin
chiuse la bocca con una tale foga da mordersi la lingua e lasciarsi
sfuggire un lamento di nervosismo e dolore. L'osservazione di Ryo
giunse tempestiva ad alimentare la sua tensione:
"Non
mi dire che tutto questo è normale... cioé... sarebbe anche normale se
tu adesso andassi di là e gli rispondessi per le rime o ti vendicassi
con una delle tue trovate, allora direi che è tutto perfettamente in
regola... non è normale il fatto che tu sia... così... così remissivo!"
Sottolineò
con particolare enfasi l'ultima parola e Shin contò dentro di sé fino a
dieci per calmare i nervi, almeno un minimo. Era inutile che Ryo
insistesse, non avrebbe saputo nulla... Suiko si chiese ancora una
volta perché non volesse farlo sapere, ma non ne aveva nessuna
intenzione. Era una questione tra lui e Shu, solo tra loro due, e tra
loro due sarebbe rimasta.
L'unico
mezzo che trovò per sottrarsi alle indagini opprimenti di Ryo fu, al
momento, dargli le spalle e rimettersi alacremente all'opera:
"Vuoi
aiutarmi o no? Altrimenti lasciami finire e non essermi d'intralcio."
"Perché
gli obbedisci lasciandoti tiranneggiare? Come posso pensare che vada
tutto bene?!"
Ryo
si stava alterando e Shin trattenne a stento un'imprecazione; appoggiò
le mani sul piano del tavolo, trasse un altro profondo respiro e
rispose, con ostentata flemma:
"Non
gli sto obbedendo, faccio quello che voglio fare perché desidero
prepararvi la colazione, va bene? Non facciamone una questione di stato
Ryo, ti prego."
Le
labbra di Rekka si sporsero in un'espressione dubbiosa, ma anche più
arrendevole; in fondo sapeva perfettamente anche lui che se Shin si
intestardiva nel suo silenzio, niente e nessuno, neanche una tortura
cruenta, gli avrebbe fatto sputar fuori la verità.
"Sei
un testone pesciolino, lasciatelo dire."
Gli
rispose un ghignetto trionfante, di furberia e malizia:
"Lo
so micetto... lo so... se lo desidero riesco a superare persino te."