NOTE: Post Hades... come sempre, nella mia interpretazione, i gold saint sono tornati insieme a tutti gli altri^^ Protagonisti: Aphrodite, Death Mask e Shura

SANGUE SPAGNOLO

seconda

I passi di Aphrodite lo stavano conducendo lungo la scalinata che discendeva verso le case inferiori; ad ogni passo, le rose ai lati della via sembravano chinare il capo ornato di petali per rendergli onore e, in mezzo a quelle guardiane letali, unicamente lui poteva sentirsi a proprio agio.
Lasciatosi alle spalle la propria dimora, rivolse ancora uno sguardo indietro, un cenno di saluto per le compagne che amava in quanto parte di sé, quindi sollevò gli occhi verso il sole, una mano sulla fronte a schermarsi dall'attacco violento dell'astro accecante in quel primo pomeriggio d'estate... non un'estate qualunque... quella di Grecia, ardente, un caldo secco che pietrificava le ossa. E Aphrodite non aveva mai negato di non poterla tollerare, lui che tra i ghiacci del nord era nato e che tra essi aveva plasmato la propria essenza di sacro guerriero.
Certo, dopo aver affrontato il gelo mortale di Ade aveva imparato ad apprezzare la carezza del sole, ma il caldo ateniese era troppo... non avrebbe mai cessato di sembrargli troppo.
Il gelo di Ade... già...
Era possibile tornare dalla morte e mantenersi, almeno un poco, mentalmente stabili? Ci stavano riuscendo lui e i compagni gold saint?
Non ne era sicuro, non li capiva.
Non che avesse mai capito gli altri in realtà eppure, sotto tanti aspetti, quell'esperienza pazzesca, l'estremo sacrificio per un ideale comune... non avrebbe, tutto quello, dovuto renderli più uniti, più vicini anche spiritualmente?
Era tuttavia troppo difficile, per il guerriero di Pisces, accantonare di colpo, come se niente fosse, una misantropia radicata da sempre nella propria persona, dovuta ad un'inguaribile difficoltà a comprendere il mondo ed i suoi meccanismi ma, al tempo stesso, anche le proprie paure. Era dura ammetterlo... ma lui aveva paura... di una cosa soprattutto... della solitudine...
Il più assurdo dei paradossi... lui, che da sempre aveva cercato la solitudine, dal ritorno dall'Ade la temeva al punto che gli generava incubi notturni impossibili da fugare... temeva ciò di cui aveva sempre avuto bisogno... e non sapeva come smettere di averne bisogno.
Aphrodite di Pisces, che si era sempre nutrito fieramente del proprio isolamento, in quella dimora in cima al colle, circondato da mura e rose, si sentiva impazzire e finiva per scappare, non importava dove... uscire, camminare anche a vuoto, nella speranza di incontrare qualcuno senza dare l'idea di averlo cercato...
Si fermò, scosse il capo con un risolino amaro; fortunatamente per lui, l'autoironia non gli era mai realmente mancata.
E ormai riusciva anche ad ammettere, senza riscoprirsi troppo turbato, che in quelle fughe poteva contare in due rifugi sicuri, due persone che da tempo avevano imparato a non giudicarlo, che non gli avrebbero chiesto nulla, per quel tacito accordo che li univa dalla loro precedente esistenza. Quel filo che li legava non si era spezzato con la morte e la successiva rinascita: una di queste persone era un amico, l'altra qualcosa di più, difficile trovare una definizione... amante? Addirittura amore per quanto risultasse difficoltoso, a due creature par loro, giungere alla comprensione di un tale sentimento?
Si fermò qualche istante, approfittando di un angolo, lungo la fiancata del colle, in cui la violenza del sole non giungeva a trafiggere l'ombra protettiva e si appoggiò al muro, guardando in basso, un piede fasciato dal sandalo leggero che infieriva sui ciottoli levigati, l'altro piede sollevato contro la parete, le mani intrecciate dietro la schiena e la corta tunica che gli carezzava morbidamente le cosce e lasciava a nudo il resto delle gambe bianchissime.
Non era poi così importante dare nomi ad ogni cosa; erano indispensabili l'uno all'altro e tanto bastava.
Vi era tuttavia un altro sentimento, quello di molto più semplice identificazione e che lo turbava, troppo, esserne così turbato lo feriva nell'orgoglio: Aphrodite di Pisces era geloso... geloso dell'amico comune Shura di Capricorn e sapeva che tale gelosia non era immotivata. Non una volta sola, non così di sfuggita, Death Mask gli aveva rivelato apertamente, come fosse la cosa più naturale del mondo:
“Se avessi l'occasione... me lo porterei a letto. Sarebbe appagante fare sesso con lui!”
Le prime volte aveva reagito a quell'affermazione rimanendo immobile, a fissarlo, poi aveva finto il più totale disinteresse. Dargli la soddisfazione di vederlo sbottare, in preda ad un'isterica crisi di gelosia, come una qualunque donnicciola?
Mai!
Per quanto interiormente si sentisse esplodere per la rabbia, per quanto, sul momento, avrebbe desiderato sfoderare gli artigli e piantarli senza pietà su quella faccia da schiaffi che non sapeva rendersi conto della propria insensibilità...
Ma poi, quando la reazione a caldo era sbollita, ulteriori riflessioni gli avevano presentato la situazione sotto un'altra ottica, aveva cominciato a ragionare prendendo in considerazione il punto di vista di Death Mask. Dopotutto, poteva ammettere con certezza di non avere, a propria volta, nutrito pensieri poco casti su qualcuno dei compagni? Poteva, lui, definirsi pulito e puro?
Semplicemente, Death Mask era stato sincero e una cosa del genere l'aveva rivelata, senza mezzi termini, al suo amante; non si trattava di una dimostrazione di grande fiducia e confidenza più ancora che, come l'aveva vissuta inizialmente Aphrodite, di mancanza di tatto?
Tra l'altro, più Aphrodite ci pensava più il suo sguardo si illuminava su una per lui sempre più evidente verità: Death Mask non aveva tutti i torti... un po' tra le righe... un po' senza renderli del tutto palesi a se stesso, Aphrodite si rendeva sempre più conto di quanti pensieri, di sfuggita, avesse fatto riguardo a Shura... perché a lui veniva naturale fare pensieri su qualunque essere umano di sesso maschile quanto meno accettabile che incrociasse il suo cammino... ed era possibile affermare, senza mentire, che Shura non fosse accettabile? Che non fosse, anzi, assolutamente desiderabile nella sua innata e probabilmente inconsapevole sensualità, decisamente difficile da ignorare?
Le continue osservazioni di Death Mask avevano finito per imprimere nella sua mente una sorta di pensiero fisso che pretendeva di venire ascoltato.
Erano amici tutti e tre, Death Mask era il centro intorno al quale lui e Shura ruotavano e Aphrodite, nonostante l'ostentata, moralistica rigidità del santo di Capricorn, non era affatto convinto che il compagno fosse esente da pulsioni omosessuali; si era perso spesso ad osservarlo in compagnia di Aiolia di Leo e, anche se Shura non avrebbe mai rivelato niente di così strettamente personale neanche a Death Mask, erano in molti a ritenere che il rapporto tra quei due era molto vicino a valicare i confini di una profonda amicizia. Probabilmente neanche loro stessi se ne rendevano conto. Aphrodite non credeva fossero mai realmente giunti al rapporto fisico, ma le pulsioni tra loro si sprigionavano nell'aria, il santo di Pisces era molto sensibile a questo genere di onde energetiche e quei due non la raccontavano giusta benché, conoscendoli, era probabile che non ne avessero mai accennato, neanche tra loro.
Aphrodite e il suo amante erano molto aperti nella sfera della sessualità, era loro capitato di fantasticare su quanto sarebbe stato intrigante sperimentare giochetti intimi a tre; non avevano mai fatto esplicitamente nomi, ma Cancer ammetteva senza pudore di desiderare il corpo di Shura e in più gli voleva bene davvero come amico, Aphrodite certo non lo considerava sgradevole.
Riprese il cammino ridacchiando tra sé, gettando indietro un ciuffo di capelli che gli solleticava il naso; nessun impedimento, allora, nel soddisfare una morbosa ma legittima curiosità... tranne uno... il diretto interessato li avrebbe affettati al solo pronunciare la prima sillaba di una simile proposta.
Fermò nuovamente i propri passi solo quando giunse sulla soglia del tempio di Aquarius; sondò la presenza del custode con il proprio cosmo, ma non percepì nulla e non venne alcun tipo di risposta. Camus era assente da tempo: probabilmente il richiamo della Siberia era troppo forte in tempo di pace, soprattutto da quando Milo di Scorpio non perdeva occasione per accompagnarlo: la prospettiva del soggiorno in un luogo isolato trasformato in nido d'amore doveva essere irresistibile anche per l'algido signore dei ghiacci.
Aphrodite rise ancora, il suo senso dell'ironia era particolarmente sviluppato quel giorno, un modo come un altro per difendersi dalla calura insopportabile... e inoltre era invidioso, perché il gelo della Siberia, in quel momento, avrebbe fatto tanto piacere anche a lui.
Attraversò il tempio con lentezza e, quando fu sulla soglia della facciata opposta, esitò; lo attendeva un'altra serie di gradinate sotto al sole cocente... e per cosa poi? Perché non era riuscito a starsene tranquillo nella sua casa, immerso nei propri pensieri?
Già, proprio per quello, non sopportava l'idea... di essere solo, certo ma, soprattutto, di sapere che, mentre lui se ne stava lì, a lamentarsi per l'afa nel suo isolamento, Death Mask godeva la compagnia di quell'amico che avrebbe desiderato portarsi a letto. E magari ce l'avrebbe pure fatta, in sua assenza, lasciandolo all'oscuro, cosa che Aphrodite non avrebbe tollerato; poteva accettare che Death Mask provasse impulsi nei confronti di Shura, ma non che prendesse iniziative senza di lui, se qualcosa doveva accadere sarebbe stata una cosa a tre, perché il santo di Pisces detestava essere ignorato da quelle due persone.
Se qualcosa doveva accadere... gli era davvero difficile immaginare Shura che cedeva, ma al tempo stesso non sottovalutava le potenzialità seduttive di Death Mask e il legame che univa i suoi due compagni, un legame che travalicava le differenze di mentalità, di indole, di ideali.
Ma erano poi così diversi tali ideali? Nel momento estremo non erano forse stati tutti insieme, stretti gli uni vicini agli altri, pronti a donare la propria vita per una comune causa? Per quella che era la Dea di tutti o, comunque, per la salvezza del mondo, per fugare il rischio di una notte eterna per la Terra? Non importava quali fossero le motivazioni strettamente personali di ciascuno di loro, ciò che contava era lo scopo comune, dodici anime riunite verso un unico intento.
Il ghigno di Aphrodite si mutò in un cipiglio serioso mentre, davanti a lui, cominciava a stagliarsi la sagoma del tempio di Capricorn.
Quando fu ormai a pochi passi si bloccò, nello scorgere una figura inconfondibile che veniva verso di lui, il volto arcigno ma in quel momento atteggiato ad un sorriso dispettoso, che si accentuò nel momento in cui con un braccio gli circondò le spalle e, con la mano libera, gli attirava il capo contro il proprio petto, scompigliandoli vivacemente i capelli:
“Finalmente, pesciolino, ci degni della tua presenza, ce ne hai messo per lasciare la tua tana!”
Il santo di Pisces afferrò energicamente le braccia di Death Mask per liberarsi, con una serie di lamenti stizziti e quando, finalmente, poté bloccargli i polsi tra le risate di scherno dell'altro, gli chiese, stupito:
“Mi stavate aspettando?”
“Siamo seri, sirenetto, sapendo che noi due eravamo qui, insieme, quando mai non ti sei sentito in dovere di farti vivo?”
Poi, il tono si fece più canzonatorio e suadente e, nello stesso tempo, Death Mask gli strinse il mento con le dita, sollevandolo:
“Non ci lasceresti mai soli, ammettilo...”
Aphrodite ringhiò, allontanò da sé quella mano impudente e, posando le mani sul petto del compagno, lo spinse via:
“Vai all'inferno, Angelo!”
Cancer lo scrutò con più attenzione; Aphrodite usava il suo nome di nascita nei momenti in cui era richiesta una grande serietà... o quando era davvero arrabbiato... o quando voleva prendersi gioco di lui.
“Ci bazzico abbastanza spesso all'inferno, alla lunga diventa monotono”.
“E allora vattene all'Elisio, dato che per te sarebbe probabilmente più sgradevole e divertiti a fare a pezzi i fiorellini, ma lasciami in pace!”
Le sopracciglia di Death Mask si inarcarono in un'espressione che oscillava tra perplessità e divertimento, mentre il compagno gli dava le spalle, i pugni stretti lungo i fianchi e, il naso fieramente levato verso l'alto, degno di una principessina capricciosa, si avviava a passo di marcia verso l'entrata. Non si avvide della persona che stava uscendo, cosicché si ritrovò a piombare tra le braccia di Shura, che lo raccolse caracollando pericolosamente all'indietro, appoggiandosi con la schiena ad una colonna che lo sostenne. Aphrodite sgranò gli occhi e rimase immobile, rigido, la voce di Capricorn che risuonava nelle sue orecchie:
“Sei appena arrivato e già bisticciate come due galletti nel pollaio? A volte ho la sensazione che non facciate che cercarvi apposta per litigare...”
Giunse poi la battuta irriverente di Death Mask a rincarare la dose:
“Restate in quella posizione ancora un po', siete interessanti...”
Pisces percepì il tremito di Capricorn e, l'attimo dopo, le braccia che lo stringevano si spalancarono, come se si fosse appena scottato. Mentre Aphrodite ridacchiava tra sé, la protesta di Shura non si fece attendere:
“Tu non perdi mai occasione per dire scemenze, vero?”
Poi, senza guardare in faccia nessuno, scomparve oltre la soglia del tempio, ma ad Aphrodite non sfuggì il borbottio di Death Mask dietro di lui, che lo fece sorridere ancora, malizioso:
“Veramente io ero serissimo...”


***

Death Mask di Cancer osservava i due compagni impegnati in una fitta conversazione i quali, se si fossero voltati in quel momento, avrebbero scorto la sua espressione scrutatrice e corrucciata. Forse non sarebbero stati in grado di indovinare i suoi reali pensieri, d'altronde riflessioni di quel genere sconcertavano lui stesso perché... li stava... valutando? Era il termine giusto? E quanto si sarebbero infuriati i due oggetti di tale studio, se lo avessero anche solo immaginato?
Death Mask era perfettamente consapevole di essere il collante fra quei due giovani sotto tanti aspetti agli antipodi, che la loro amicizia si era consolidata perché lui era l'amico di entrambi.
Amico di Aphrodite... non era proprio il termine esatto forse, poco credibile per chi li avesse visti avvinghiati l'uno all'altro nell'intimità, in momenti di sesso esplosivo.
Un ghignetto deformò le sue labbra, perché l'immaginazione lo stava conducendo lungo percorsi tanto pericolosi quanto intriganti per lui, dipingendo nella sua mente, con dovizia di dettagli fin troppo espliciti, tutte le piacevoli cose che avrebbe voluto fare al pesciolino svedese anche in quegli istanti. Ma il sorriso scomparve quando si rese conto come Aphrodite, nelle sue fantasticherie, non fosse solo, come un terzo incomodo vi si intrufolasse anche troppo spesso.
Oh, non incomodo per lui, ma di sicuro per Aphrodite e, probabilmente, anche per questo inatteso, ignaro oggetto di desiderio il quale, se avesse saputo, avrebbe usato la sua affilata spada di cosmo per cambiare i connotati al responsabile... e magari anche per mettere in grave pericolo la sua virilità.
Non che Death Mask si sarebbe fatto eccessivi problemi morali all'idea di prenderli entrambi e sbatterseli lì dove si trovavano, ma Shura se ne sarebbe fatti molti e ciò avrebbe anche messo a rischio la loro amicizia... e Death Mask, il cinico Cancer, all'amicizia di Capricorn teneva quanto teneva all'equilibrio instaurato con Pisces, un equilibrio che chiamare amore non era decisamente da lui, né da Aphrodite stesso ma che ormai entrambi faticavano a negare quanto vi somigliasse.
“Tu cosa ne pensi, Deathy?”
Sussultò, puntando contro Aphrodite uno sguardo stranito; sbatté un poco le palpebre, sollevando il viso dalla mano su cui era pigramente appoggiato e socchiuse le labbra, ma si rese conto che non aveva nulla da dire, perché non aveva ascoltato assolutamente niente della conversazione in corso... e quale opinione poteva esprimere?
“Lo sai come la penso” buttò lì, per non farsi cogliere impreparato... una frase casuale che poteva adattarsi perfettamente a qualunque contesto, ma ingannare Aphrodite non era così semplice. Eccolo infatti all'attacco, con la sua aria furbetta, si chinava verso di lui, le mani intrecciate sul tavolo, il mento che si adagiava su esse:
“Su questa cosa no... non abbiamo mai avuto occasione di parlarne...”
Cancer sbuffò; cosa poteva mai avere questa cosa di così importante da richiedere il suo parere poi, mentre lui stava pensando a questioni che, non lo metteva in dubbio, erano di sicuro più interessanti?
Allora si alzò, spingendo indietro la sedia e sottraendosi ai guai nel suo solito modo, minimizzando, facendo finta di nulla, allargò le braccia e voltò le spalle a entrambi dirigendosi verso lo scaffale delle bottiglie, deciso a prelevare una nuova bottiglia di vino: aveva una gran voglia di ubriacarsi.
“Non ha importanza, comunque”.
Prima che potesse giungere a destinazione venne placcato alle spalle da due pallide braccia muscolose, ma snelle ed eleganti, che si avvinghiarono a lui possessive.
“Non ha importanza quello che veramente pensi del legame tra noi tre, cancerino? Ne sei sicuro?”
La vocetta maliziosa di Aphrodite sapeva rendersi irritante... di questo stavano parlando, dunque? Uno scherzo del destino se si pensava che i suoi pensieri non differivano poi così tanto... anche se travalicavano i sicuri confini dell'amicizia virile.
Con la coda dell'occhio scorse il movimento di Shura che, a sua volta, si alzava, precedendolo verso la scorta di bottiglie:
“Cerca di tenere a bada il tuo squaletto, Angelo... si stava inoltrando in discorsi pericolosi”.
Death Mask rizzò le orecchie; quella situazione cominciava ad assumere una piega sospetta.
“Mi stavo solo divertendo ad analizzare il suo livello di corruttibilità” gnaulò lo svedese strofinandosi un po' contro il guerriero di Cancer, ancora prigioniero del suo abbraccio, “quanto può essere rigido e frigido uno spagnolo? E' un controsenso... Mi chiedevo se fosse possibile risvegliare il suo caldo sangue spagnolo...”
“Aphro'...”
Un avvertimento un po' seccato, un po' rassegnato da parte di Shura mentre, ostentando indifferenza, riempiva il proprio bicchiere di vino rosso.
Il custode della Dodicesima Casa, sbuffando di finta impazienza, si avvinghiò ancor più a Death Mask e questa volta furono le parti basse che si strofinarono con insistenza contro il fondo schiena del compagno.
Cancer si divincolò di scatto e gli afferrò i polsi, tuttavia non poté fare a meno di ridacchiare mentre lo redarguiva:
“Stai attento a te, pesciolino...”
“Se dovete perdervi nelle vostre cosacce ditemelo, che me ne vado a fare due passi” li apostrofò Shura,  portandosi il bicchiere alle labbra, una scusa per guardare altrove.
Aphrodite strappò le proprie mani dai pugni di Death Mask, si avvicinò a Shura e gli posò quelle stesse mani sulle spalle; Capricorn si fece andare di traverso una parte del vino.
“Ma faceva parte della strategia, Shura... vedere come avrebbe reagito il tuo sangue spagnolo...”
Ciò che accadde dopo fu così veloce che Death Mask non poté rendersi esattamente conto del succedersi dei fatti: un veloce movimento della mano di Shura e, l'istante successivo, il viso di Aphrodite era tinto di rosso... per un attimo Cancer pensò ad una reazione spropositata di Excalibur, ma poi si rese conto che non si trattava di sangue, bensì di vino... Shura gli aveva gettato addosso ciò che restava del contenuto del suo bicchiere, prima di divincolarsi e fare il giro del tavolo, allo scopo di portarsi il più distante possibile da quella creatura malefica che si comportava come una sirena dei mari.
Seguirono attimi di silenziosa sospensione, interrotti dall'irrefrenabile esplosione di ilarità con la quale Death Mask sorprese i compagni, attirando i loro sguardi atteggiati a reazioni differenti: fra il birichino e l'innocente l'espressione di Aphrodite, corrucciata, con le sopracciglia aggrondate, quella di Shura.
Senza riuscire a smettere di ridere, né a formulare una parola, Death Mask si mosse, afferrò il polso di Aphrodite e, sotto l'occhiata sospettosa di Capricorn se lo trascinò dietro, finché non si ritrovarono entrambi all'aria aperta. Qui lo spinse con la schiena contro una colonna, gli tenne  fermamente una mano sulla spalla e aderì contro di lui, intenzionato ad impedirgli qualunque movimento.
Non dovette lottare, perché lo svedese rimase assolutamente immobile, un sorrisetto impudente sul viso, in attesa che Cancer riuscisse a domare del tutto le proprie risate. Solo dopo qualche istante, le parole ancora intercalate da frammenti di risa, Death Mask poté  parlare:
“Si può sapere cosa ti sei messo in testa?”
“Perché?”
L'interrogativo posto con occhi enormi e aria così falsamente innocente che Death Mask avrebbe volentieri, in quel momento stesso, aggredito quella boccuccia di rosa con la propria, fino a togliere il fiato all'irriverente canaglia.
Non lo fece, anche se sicuramente l'avrebbero desiderato entrambi, perché era curioso, estremamente curioso di ascoltare ciò che il biondo gold saint aveva da dire. Così lo incalzò:
“Mi vorresti dare a bere che non stavi spudoratamente flirtando con il signorino là dentro?”
“Io? Mi crederesti capace di una cosa simile?”
Ancora il medesimo tono che fingeva incredulità, ma che da anni, ormai, aveva cessato di ingannare Cancer.
“E anche di molto di più, pesciolino...”
Le mani di Aphrodite si mossero e Death Mask le ritrovò sul proprio viso:
“Lo faccio per te, Deathy...”
Il santo di Cancer sgranò gli occhi, gli prese i polsi e glieli riabbassò:
“Ripeti un po'?”
L'espressione di Pisces si fece, se possibile, ancor più suadente, aveva qualcosa di pericoloso, come lo sguardo ipnotico di un serpente, che tanto attraeva quanto metteva a disagio... ma Death Mask conosceva bene quello sguardo e non lo temeva, bensì lo incuriosiva, lo spingeva a sondare ancora, in un gioco cerebrale che era parte stessa del loro complesso rincorrersi di menti e corpi, ben consci del tacito accordo che tale gioco implicava.
Ancora quelle braccia, anch'esse serpenti che si muovevano sinuosi, si sottrassero al controllo di Cancer e salirono, gli circondarono il collo e lo avvolsero, mentre il corpo, fin troppo esposto in quella tunica leggera che nulla lasciava all'immaginazione, rese più stretto il contatto, dando nuovamente il via a quello strofinarsi che poco aveva di casuale:
“Io so ascoltarli i tuoi desideri, Deathy...”
Uno strattone e Aphrodite si trovò incollato alla colonna da quel corpo massiccio che lo schiacciava; erano come preda e predatore ma sempre così cominciavano i loro approcci e non vi era nulla che uno di loro due avrebbe rifiutato.
“Io invece so come farti urlare tanto che anche a Rodario sentiranno la tua musicale vocina, sirenetto... quindi smettila di prendermi in giro...”
Il viso di Aphrodite si tese verso quello del compagno, le labbra così vicine da sfiorarsi ed un sussurro che carezzò la pelle di Cancer:
“Lo sai che non mi dispiacerebbe affatto... vero?”
Death Mask grugnì qualcosa di incomprensibile; a volte gli capitava che l'eccitazione gli mozzasse il fiato in gola e cancellasse quasi la capacità di parlare e quella maledetta creatura bianca come i ghiacci che l'avevano plasmata, con quei capelli lunghissimi e talmente biondi da accecare, quel modo di vestirsi e atteggiarsi deliberatamente provocatori, troppo spesso rischiava di fargli perdere del tutto quanto restava della sua razionalità, già di per sé non così pronunciata.
Eppure questa volta non si era aspettato la reazione del compagno che, sollevata una gamba, gli premette il ginocchio nell'inguine e lo spinse via, cogliendolo del tutto alla sprovvista; cosicché Cancer si ritrovò a barcollare all'indietro, soffocando un gemito al dolore improvviso esploso in quella parte delicata del suo organismo. Il movimento permise ad Aphrodite di sgusciare via e di portarsi alle sue spalle, mentre il custode della Quarta Casa imprecava usufruendo di tutti i termini più coloriti che la sua terra d'origine, il cento Italia, aveva impresso nella sua memoria.
“E' sempre interessante sentirti parlare nella tua lingua, sai?” cantilenò Aphrodite, sfiorandogli una spalla e balzando poi all'indietro con una risata, appena in tempo per non essere colpito dalla mano di Death Mask che era prontamente scattata verso di lui.
Quella stessa mano non fallì tuttavia il seguente tentativo e si serrò, violenta e decisa, sul polso di Pisces, strattonandolo poi verso di sé, mentre l'altra mano saliva ad intrappolargli il mento:
“Adesso non sto scherzando, pesciolino... o mi dici cosa intendevi dire prima o...”
“O cosa?” sibilò l'altro, fattosi improvvisamente serio, il volto ora atteggiato ad un'espressione di sfida.
“Che intenzioni avevi con Shura?”
Diretto allo scopo, senza mezzi termini. Alcune volte, con Aphrodite era necessario fare così per ottenere ciò che si voleva e, nel chiederlo, torse un poco il braccio dello svedese, sperando forse di strappargli una smorfia di dolore, ma tutto quello che ricavò fu un ghigno canzonatorio, che stimolò in Death Mask l'impulso a prendere a schiaffi quel faccino strafottente.
“Forse le stesse tue intenzioni, Deathy, ci hai pensato?”
Gli occhi di Cancer si ridussero a due fessure; la situazione stava prendendo pieghe sempre più strane...
E allora ricordò, tutte le osservazioni fatte a proposito di Shura, tutte le confessioni svelate persino nel mezzo dell'intimità ad Aphrodite... Non aveva mai pensato che Pisces potesse essere geloso o, più probabilmente, non si era mai posto il problema, non se l'era mai chiesto. Non era da lui preoccuparsi di non ferire la sensibilità del prossimo anche se, forse, trattandosi di una delle poche persone che realmente contavano per lui, avrebbe dovuto farlo.
Evidentemente, quelle rivelazioni ad Aphrodite erano rimaste impresse, ma ora cosa voleva fare? Attuare una vendetta o, forse...
“Non me lo terrei tutto per me... lo sai...”
“Tu vorresti...”
Death Mask cominciava a capire e non sapeva come esattamente prendere ciò che stava capendo, senza contare che non era così semplice sapere quando Aphrodite aveva intenzioni serie o voleva solo giocare.
“Stavi... davvero flirtando con Shura? E facevi sul serio?”
Il solito ghignetto comparve sul volto dello svedese e quell'espressione finì per convincere definitivamente Cancer, che sgranò gli occhi, senza poter nascondere la propria sorpresa:
“Facevi sul serio...”
“Non facevo... faccio...”
“Vuoi portarti a letto Shura?”
L'altro scosse il capo, con fare sbarazzino:
“Voglio portarmi a letto te e Shura... insieme...”
Death Mask lottò tra tanti impulsi contrastanti: mandarlo al diavolo, scoppiare a ridere, complimentarsi con lui ma, su tutti i pensieri, uno torreggiava, vivido, a vanificare tutto il resto:
“Devo ricordarti che stai parlando di Shura?”
“Di una persona da educare, del tutto ignara delle sue potenzialità...”
“E che prima di permetterci di metterle a nudo, ci avrà sfoderato contro tutte le lame affilate nascoste nel suo cosmo...”
“Non ti facevo così pessimista e arrendevole. Hai paura di Shura?”
“Non è questione di paura... ma potrebbe essere spiacevole...”
“Dipende dai punti di vista, Deathy... più una cosa è difficile da conquistare, più stuzzica il desiderio e rende tutto più gratificante quando la si ottiene”.
Death Mask non resistette più e un ghigno speculare a quello di Aphrodite comparve sul suo volto:
“Sei un demonietto con la faccia d'angelo, sai, Phrophro?”


***

Nessuno dei due immaginava che la loro conversazione non era passata inascoltata.
Shura aveva riflettuto non poco, prima di andare a cercare i due compagni, non aveva nessuna intenzione di sorprenderli a scambiarsi effusioni davanti al suo tempio. Poi la sua determinazione era mutata e aveva stabilito che invece voleva proprio sorprenderli e dar loro una lezione indimenticabile; ma non si sarebbe mai aspettato di ascoltare tali assurdità e di trovarsene addirittura al centro.
“Quei due delinquenti...”
Resistette al primo istinto di uscire allo scoperto e punirli in una scenata plateale; un'idea più sottile gli si disegnò nella mente, strappandogli un sorriso molto più perfido di quelli visibili sui volti di Aphrodite e di Death Mask.
Si diede un tono, si erse in tutta la sua altezza, sbucò alla luce del sole e si presentò, braccia incrociate sul petto, di fronte ai due amici:
“Vi state divertendo?”
Aphrodite partì subito all'attacco, si separò da Death Mask, fece un mezzo giro, con mosse eleganti, intorno alla figura di Shura e, mentre gli posava le mani sulle spalle, strofinò l'anca contro il fianco di Capricorn, la tunica che frusciava nel movimento, un'evoluzione evidentemente costruita che cercò di far sembrare del tutto casuale.
“Il pesciolino pensa che io sia nato ieri” pensò Shura e, anziché reagire come avrebbe fatto di solito, allontanandolo malamente da sé, allungò una mano ed andò a lambirgli il mento con una carezza languida.
Aphrodite rimase interdetto, mentre Death Mask si irrigidiva, l'espressione di chi stava assistendo alla fine del mondo. Shura ostentò indifferenza, ma interiormente godeva delle loro reazioni e rifletteva:
“Vorrebbero usarmi come loro giocattolo personale... e invece sarò io a dirigere il gioco...”
La mossa successiva fu quella di prendere entrambi per mano e trascinarli verso l'interno del tempio:
“Andiamo ad ubriacarci!”
Tutto ciò che i due compagni riuscirono a fare fu abbandonarsi a quell'imposizione, mentre i loro sguardi, un po' incuriositi, un po' attoniti, si incrociavano ponendosi reciprocamente una domanda alla quale non sapevano dare risposta.


***

Il vino gorgogliava scendendo nei bicchieri che Shura continuava a riempire, mentre i due compagni erano troppo stupiti anche solo per pensare di obiettare qualcosa. Non era la questione del vino, bevevano spesso tutti e tre assieme, a sconcertarli era l'atteggiamento del tutto fuori luogo, del tutto astruso, assunto da Shura.
Di sicuro non potevano immaginare cosa la sua mente stesse elaborando: Shura reggeva bene l'alcool e ne era consapevole, in questo frangente Aphrodite e Death Mask perdevano di gran lunga. Il custode della Decima Casa, segretamente compiaciuto, osservava il progressivo arrossarsi dei loro visi e il lucore sintomo d'ebbrezza che andava formandosi nei loro occhi.
All'inizio non aveva progettato nulla di certo e decise di dimostrare che anche lui era in grado di lasciarsi andare all'istinto se lo desiderava... soprattutto se si trattava di dare una lezione a due amici troppo audaci e incapaci di darsi il contegno necessario a farli sembrare persone mature.
Aphrodite si alzò, ma la sua incapacità di reggere troppi bicchieri di seguito era proverbiale: bastava guardarlo per capire che era quello messo peggio di tutti.
“Mi sento un po' strano” borbottò con una risatina e, appena fu in piedi, barcollò. Forse sarebbe caduto se Shura non fosse stato lesto ad accorrere al suo fianco per sostenerlo, non per generosità, ma per concretizzare il losco piano che gli frullava nella testa.
Il santo dei Pesci era per istinto portato ad assecondare ogni tipo di approccio, facendo inconsapevolmente il suo gioco e si abbandonò contro di lui, con un'ulteriore risatina ed un commento svagato:
“Bere non mi fa bene, ma mi rende così leggero...”
Poi si voltò un poco, posando le mani sul petto di Capricorn, la testa sulla sua spalla:
“Per fortuna ho chi mi riporta sulla retta via... e che mi stringe tra le sue braccia, visto che su un certo cancerino non posso contare...”
Nello stesso momento rivolse un'occhiata eloquente e dispettosa a Death Mask, che si limitò a rispondere con un grugnito scrutando con sospetto le intenzioni tutt'altro che limpide di Shura.
Il sospetto si mutò in autentica paura che il mondo cominciasse a girare al contrario, quando Shura fece passare un braccio sotto le ginocchia di Aphrodite e lo sollevò; Pisces si aggrappò a lui sentendo il vuoto sotto di sé e gli gettò le braccia intorno al collo.
“Sei leggero sul serio, pesciolino...”
Aphrodite deglutì, sbatté le palpebre, la bocca si schiuse, senza tuttavia emettere un suono, ma Death Mask non tacque e la sua voce risuonò piuttosto turbata:
“Sei ubriaco, El Cid?”
“Detto da te...” ghignò Capricorn, facendo scivolare delicatamente a terra il suo fardello che, però, non si staccò del tutto da lui, mantenne le mani sulle sue spalle e rimase in attesa, con ogni evidenza davvero curioso di scoprire cosa sarebbe accaduto.
Death Mask e Shura si guardarono con quella che era del tutto simile ad un'espressione di sfida; il santo di Cancer si alzò mentre, in quello stesso istante, Capricorn lasciava andare una furtiva carezza contro il fianco di Pisces. Death Mask fece un passo, con il petto spinse Aphrodite fino a chiuderlo tra se stesso e l'amico, con lo sguardo quasi feroce, forse alterato dal vino, uno sguardo che avrebbe fatto paura ad una persona meno preparata di Pisces ad affrontare il custode della Quarta Casa in tutte le sue manifestazioni. Infatti, Aphrodite si limitò a restare ancora immobile, unico cenno di reazione l'inarcarsi delle sopracciglia quando Cancer parlò:
“E va bene, Capricorn... sembra che tu abbia voglia di giocare... e allora giochiamo...”
Con una mano dietro la nuca, affondò nei capelli di Aphrodite e lo attirò verso di sé, per poi impossessarsi della sua bocca; Aphrodite rimase inerme, le mani abbandonate lungo i fianchi, ma la sua lingua reagì subito in risposta a quella di Death Mask che la cercava.
Shura li osservò per un po', divertito, poi strinse in un pugno il polso di Aphrodite e, con uno strattone, strappandogli un gemito di sorpresa, lo sottrasse al contatto con Death Mask e lo portò più vicino a sé, imprimendo nella mossa una tale energia da far voltare lo svedese su se stesso; si trovò così faccia a faccia con lo svedese e poté rendersi conto di essere riuscito a sconvolgere persino una persona smaliziata come lui.
Mantenne gli occhi ben aperti anche nell'avvicinare le labbra a quelle di Pisces, intenzionato a non perdersi neanche una sfumatura della sua espressione e, intanto, di sottecchi, scrutava anche il viso di Death Mask, uno spettacolo impagabile di incredulità. Non chiuse gli occhi neanche quando le sue labbra si posarono, dapprima con circospezione, poi più decise, su quelle di Aphrodite.
“Che diavolo...” sbottò Death Mask, poi si intrufolò tra loro, li separò a viva forza, strinse a sé Aphrodite con atteggiamento possessivo e prese con l'altra mano il mento di Shura.
“Non capisco nulla di ciò che sta succedendo ma... perché non approfittarne?”
Fece per chinarsi sul volto di Shura, deciso ad assaggiarne il sapore ma la mano di Capricorn bloccò il movimento posandosi, con le cinque dita, sulla sua faccia; Death Mask grugnì un'imprecazione, allontanando il viso. Aphrodite, ripresosi velocemente dalla sorpresa, fece udire la sua risatina.
“Sono io che ne approfitto, Angelo” si levò solenne la voce di Shura, “solo io...”
“In... che senso?”
In tutta risposta, Shura diede loro le spalle, ma riprese nella propria la mano di Aphrodite e camminò verso una meta ben precisa, che ben presto si palesò come la porta della camera da letto.
“Shu... Shura?”
Death Mask era ridotto in uno stato tale che ormai poteva solo balbettare e non era a causa del vino: l'atteggiamento di Capricorn provocava un effetto molto più straniante.
Dopo aver aperto la porta, Shura spinse dentro Aphrodite e si voltò verso l'italiano, rimasto completamente immobile ad osservare sgomento ogni sua mossa, chiedendosi se i fumi dell'alcool gli stessero causando allucinazioni o se Shura fosse posseduto da qualche demone.
Il santo di Capricorn si inoltrò a sua volta nella stanza, poi fece sporgere il viso dallo stipite e, con il dito indice, fece a Cancer un cenno eloquente, invitandolo a raggiungerli; prima di scomparire del tutto alla sua vista, però, si concesse un attimo per godere della confusione diffusasi sui lineamenti del più cinico tra i gold saint, avvampato all'improvviso come un bimbo innocente alle prime armi nelle faccende sessuali. A quel pensiero Shura ridacchiò tra sé, mentre riportava la propria attenzione su Pisces, rimasto immobile al centro della camera, a studiare i suoi movimenti: ad osservarlo in quegli istanti, appariva più saldo, più preparato di Death Mask.
Il giovane biondo si decise a muovere qualche passo verso di lui, gli sollevò il viso verso l'alto con un dito:
“Io ci scommetto che ti stai chiedendo come mai Deathy appaia tanto più confuso di me, vero Shura?”
Lo spagnolo sollevò un angolo della bocca verso l'alto, in un piccolo ghigno: aveva sempre saputo che Aphrodite era tanto intuitivo da saper leggere nel pensiero altrui a volte. A dispetto della sua ostentata freddezza, non era consapevole nemmeno lui di essere, invece, decisamente sensibile.
Il dito di Pisces si spostò, andò a solleticargli la punta del naso:
“Il fatto... Shushura... è che... a Deathy interessi molto più che a me... e se io sto a questo gioco...”
La mano di Shura scattò a stringersi come una morsa intorno al polso di Aphrodite e lo riabbassò con prepotenza:
“Lo fai per lui... lo so bene che non ti sei mai fatto problemi a portati a letto qualcuno, basta che respiri e che sia uomo...”
Un lampo attraversò gli occhi di Pisces, ma si ricompose subito; era sul punto di rispondere a tono quando, dalla soglia della camera, la voce di Death Mask lo prevenne:
“Non tutti, Shura... Aphro' è un intenditore, sai? Puoi considerarti un privilegiato...”
Avanzò con le mani in tasca e si fermò alle spalle di Capricorn, decisamente vicino.
“Come no...” borbottò questi e sgusciò tra loro per allontanarsi, dirigendosi con passo solenne verso il letto addossato al muro sulla parete opposta all'entrata.
La schiena rivolta ai due ospiti, con tutta la naturalezza possibile si tolse la maglietta leggera e la posò con fin troppa cura sulla spalliera di una sedia, quindi cominciò, applicando nell'impresa una studiata lentezza, a slacciarsi i pantaloni, per farli poi scivolare lungo i fianchi, fino a terra; si chinò poi a raccoglierli, li posò sopra alla maglia e rimase nudo, con i soli slip, lanciando poi un'occhiata da dietro le spalle. Ancora notò così i diversi atteggiamenti delle sue due vittime: Aphrodite sorrideva con aria monella, Death Mask sembrava sconvolto, a Shura fece quasi tenerezza, per quanto fosse assurdo collegare quella parola al custode del quarto tempio.
Si sedette sul letto e allungò una mano:
“Chi si decide a venire per primo?”
Il sorrisetto malizioso di Pisces si accentuò, prese Cancer per mano, vincendo la sua riluttanza e, insieme a lui, si accostò al giaciglio.
Seguirono attimi di immobile sospensione; Shura doveva superare la sua naturale reticenza ad abbandonarsi a situazioni del genere, per quanto in quel caso tutto fosse progettato da lui in persona. Fu Aphrodite a venirgli in aiuto; si arrampicò con le ginocchia sul letto mettendosi a cavalcioni sulle cosce dello spagnolo, muovendosi sensualmente spingeva il proprio corpo contro quello dell'altro e intanto prese le mani di Shura e le portò sotto il gonnellino della tunica, invitandole a sollevarla.
Shura sbuffò, suo malgrado non poté fare a meno di chiedersi se ciò in cui si era impelagato non fosse un po' troppo; in fondo era un uomo, aveva degli istinti per quanto fosse da sempre in grado di tenerli a bada, ma Pisces era davvero una sirena, possedeva tutte le armi della seduzione e sapeva usarle bene... maledettamente bene...
Come avrebbe potuto imporre al suo organismo di non reagire, con quella creatura incantatrice che gli si strofinava addosso e lo toccava in quel modo?
Strinse le labbra: d'accordo, che reagisse pure il suo corpo, ma il controllo doveva averlo lui, dall'inizio alla fine. Così circondò con le proprie braccia lo svedese, stupendosi di quanto, al tocco, fosse al tempo stesso sottile ma forte, era il corpo di un gold saint, di un guerriero di tutto rispetto, ma questo non contrastava affatto con una sorta di delicatezza che in lui era innata. Si lasciò cadere sul letto e lo trascinò con sé ma, con un colpo di reni, lo portò con la schiena contro il materasso e si sdraiò sopra di lui: in un confronto fisico riteneva di essere il più forte... forse Death Mask avrebbe potuto dargli più filo da torcere, ma l'italiano annaspava in un tale stato confusionario che, probabilmente, obnubilava le sue capacità di reazione e Shura non ne era troppo impensierito.
Percepì il suo avvicinarsi nel momento stesso in cui cominciava ad allentare i lacci della tunica di Aphrodite che faceva di tutto per facilitare le operazioni; quando le dita di Cancer afferrarono l'orlo dei suoi slip e li abbassarono rudemente, Shura non poté trattenere un ruggito di disappunto, si sollevò di scatto, si ritrovò in piedi di fronte all'italiano e, con una spinta decisa, lo fece precipitare addosso a Pisces, pronto ad accoglierlo con una risata.
Lo svedese si aggrappò ad un imprecante Cancer e Shura si chinò, portò le mani sull'inguine del compagno, dove incontrò la cerniera dei jeans ed armeggiò con sicurezza fino a farla scendere, poi, con una sola mossa, lo liberò sia dei pantaloni che dell'intimo. Death Mask era a petto nudo, la sua solita difesa dalla calura estiva, così bastò quello, a Shura, per ritrovarlo completamente senza veli in sua balia.
“Maledizione!” sbottò Cancer.
Shura prevenne ogni altra protesta gettandosi letteralmente su di lui ed imprigionandolo tra sé ed Aphrodite:
“Dovrebbe esserti chiara una cosa fin dall'inizio di tutta questa faccenda, Angelo... comando io!”
Death Mask era al momento impossibilitato a rispondere qualunque cosa, perché la bocca di Aphrodite lo teneva impegnato e le mani dello svedese correvano lungo il suo corpo, dalla schiena, ai glutei e ogni frammento del corpo di Cancer rispondeva prontamente; anche le sue mani adesso accarezzavano, palpeggiavano, frugavano in ogni punto che riuscivano a catturare. Gli effetti del vino facevano la loro parte, rendendoli ancor più disinibiti e desiderosi l'uno dell'altro.
L'uno dell'altro... già... neanche si rendevano conto che non lo stavano cercando.
Sorrise maligno, osservandoli per qualche istante, poi, quando cominciarono a mugolare, alzò gli occhi al cielo e non poté fare a meno di distogliere lo sguardo.
Aveva immaginato fin dall'inizio che non sarebbe riuscito ad arrivare oltre, ma aveva ottenuto la bella soddisfazione di sconvolgerli a tal punto da permettergli di condurre il gioco. In silenzio, allungò la mano verso i suoi abiti e si avviò verso l'uscita della stanza.
Quando tornò era abbigliato di tutto punto e portava tra le mani una bacinella, sul volto il sorriso più malefico che riuscì a delineare. Le gambe di Aphrodite erano allacciate ai fianchi di Death Mask, che si muoveva sopra di lui, strappando al compagno gemiti di pura soddisfazione; nessuno dei due si avvide della figura furtiva che si avvicinava di soppiatto al letto, ma i loro mugolii di piacere si trasformarono in grida di costernazione quando una massa d'acqua gelata piovve loro addosso dalla bacinella di Shura.
Death Mask si sollevò carponi, mentre Aphrodite si metteva seduto, gli occhi azzurri sgranati, increduli, su Capricorn.
“E tu dov'eri sparito?”
“Solo adesso ti accorgi che non c'ero, Aphro'?”
Non poté quasi finire la frase che si vide piombare addosso la figura massiccia di Death Mask, le mani dalle unghie simili ad artigli sfoderati contro di lui:
“Tu, razza di...”
Shura si spostò, con la grazia e la flemma di un esperto spadaccino, scagliando al contempo contro l'assalitore l'acqua rimasta nella bacinella. Destabilizzato, Cancer barcollò e, precipitando, si aggrappò istintivamente alla caviglia di Aphrodite, portandolo a terra con sé, in un groviglio di corpi nudi che lottavano per districarsi.
Shura posò la bacinella ed incrociò le braccia sul petto:
“Vedete? Fate tanto gli uomini di mondo, predicate l'amore libero... ma poi vi cercate sempre e solo voi due...”
Poi, mentre lo fissavano, con gli sguardi attoniti ed i capelli scarmigliati che accentuavano il loro evidente scombussolamento, prese un lenzuolo dal letto e lo drappeggiò loro addosso:
“E copritevi, datevi un contegno, siete indecenti!”
Senza più degnarli di uno sguardo, a passo spedito e trionfante uscì dalla stanza, lasciandoli ancora incapaci di reagire. Chiuse la porta alle proprie spalle ma, vinto dalla curiosità, non poté impedirsi di posare l'orecchio sulla superficie di legno.
La prima cosa che udì fu la voce di Death Mask:
“Quel bastardo di uno spagnolo ci ha presi in giro come due bambini!”
Gli rispose la risatina di Aphrodite:
“Però abbiamo scoperto che avevo ragione... sa divertirsi anche lui se vuole... eccome se lo sa fare...”
Il ghignetto tornò sulle labbra di Shura: in fin dei conti il sirenetto non l'aveva presa così male.
“Pesciolino...”
Riecco Cancer, dopo qualche istante di silenzio...
“Dimmi...”
“Anche Shura aveva ragione... a un certo punto... non l'abbiamo neanche considerato...”
“Erano solo fantasie, allora, le tue?”
“In fin dei conti, se ho te tra le mie grinfie, non vedo nient'altro...”
“E allora...”
“Allora... dov'eravamo rimasti?”
L'orecchio di Shura si staccò dalla porta; da quel momento non gli importava più nulla di ciò che sarebbe accaduto al di là di essa e, senza smettere di sorridere, raggiunse l'uscita della sua dimora poi si avviò lungo la scalinata, diretto alle case inferiori. Il suo sorriso si accentuò quando pensò alla propria meta: per circa un paio d'ore avrebbe gratificato Aiolia con la sua presenza... o forse di più, per dare a quei due la possibilità di fargli ritrovare la sua stanza in condizioni decenti... in fondo, lui non aveva fretta.