Il brevetto
Reid in piedi davanti la sua postazione
di tiro fissava perplesso la pistola appoggiata sul ripiano. La maggior
parte dei suoi colleghi era già andata a casa e il poligono era immerso
in un profondo, rilassato silenzio.
La piega delle sue labbra si indurì ulteriormente nel seguire il flusso
dei suoi pensieri. Di lì a pochi giorni avrebbe dovuto sostenere
l’esame per rinnovare il brevetto di tiro e lui non si sentiva affatto
pronto. Gli agenti dell’unità comportamentale non erano obbligati a
portare armi, Gideon stesso gli aveva fatto presente poco gentilmente
che non erano necessarie, ricordandogli che lui pur essendo disarmato
era ancora vivo e che il Killer del Sentiero, armato di un fucile, era
morto. Ma per Reid avere una pistola era fondamentale.
Sentirne il peso alla cintura a cui era appuntata gli dava una
sensazione di demarcazione e superamento, come se non fosse più il
ragazzino mostruoso e spaventato da se stesso che era stato anni prima.
Non che rinnegasse il proprio passato, era ciò che lo aveva reso la
persona che era ora e che lo faceva sentire reale
perché dava un senso a ogni suo gesto, ma adesso riusciva a scorgere
l’uomo che aveva trovato il proprio posto nel mondo anche se era
oscuro, nauseabondo e intriso di sangue.
Portare un’arma non era un vezzo o il capriccio di un bambino per lui,
era la necessità dell’uomo che stava diventando
perché lo faceva sentire parte integrante della squadra. Reid non era
un tipo fisico, era gracile e così sottile che
persino Prentiss sarebbe stata in grado di bloccarlo senza possibilità
di reagire. Per questo avere un’arma al proprio fianco lo faceva
sentire molto più vicino agli altri e, particolare non trascurabile,
molto più sicuro della propria incolumità.
Assottigliò lo sguardo come se la pistola fosse un libro pieno di
nozioni da assimilare che gli avrebbero consentito di imparare a
sparare solo osservando. Storse le labbra in una smorfia contrariata:
era decisamente frustrante per uno come lui, abile in tutto ciò che
facesse, non riuscire in qualcosa! Ricordava ancora perfettamente
quella volta in cui aveva sparato per colpire il serial killer alla
gamba e lo aveva preso invece al centro della fronte. Hotch aveva
considerato superata la sua prova e gli aveva rinnovato il brevetto, ma
lui si era sentito comunque un po’ incapace…
Inspirò forte e con uno scatto impugnò l’arma, come se, se avesse
esitato ancora, non avrebbe più trovato il coraggio per provare.
Sollevò la pistola sentendola così pesante che gli tremava la mano e la
puntò con le braccia ben distese davanti a sé. Attraverso il mirino
mise a fuoco la sagoma e sparò, ma il proiettile colpì solo il bordo
inferiore del foglio.
Sbuffò indispettito e risollevò la pistola ignorando la spalla
indolenzita per il rinculo, pronto a riprovare. Si inumidì le labbra
con la lingua, fermandone la punta all’angolo della bocca e con
l’indice esercitò una leggera pressione del grilletto. Questa volta
colpì la figura sulla sagoma giusto al cavallo dei pantaloni: certo lì
avrebbe fatto decisamente male mettendo il criminale di turno fuori
combattimento, ma sospettava che un colpo simile non sarebbe stato
ritenuto regolamentare dagli esaminatori.
Stava per sparare ancora una volta quando una voce fuori campo, calda e
familiare, lo bloccò.
- È la postura a essere errata!- gli spiegò Morgan.
Reid sobbalzò preso di sorpresa: credeva di essere rimasto l’unico in
tutto l’ufficio! Si girò per protestare ma ogni parola gli morì in
gola: il suo compagno era in piedi sulla soglia, puntellato pigramente
allo stipite, con le braccia conserte che accentuavano i muscoli
contratti delle braccia e un’irresistibile espressione divertita e
maliziosa in volto.
Bello e pericoloso.
Reid deglutì a vuoto, non riuscendo a sciogliere il nodo che gli aveva
serrato la gola alla sua sola vista. Morgan aveva sempre quello strano
effetto su di lui e un po’ gli faceva paura: nella sua vita aveva di
continuo avuto sottocontrollo le proprie emozioni, riuscendo a non
farsi dominare da esse, ma da quando quell’uomo ne era entrato a far
parte e lo aveva sommerso con la propria prepotente sensualità tutto
era andato in pezzi. E ora non riusciva più a fare a meno di quelle
sensazioni che solo lui sapeva suscitargli dentro.
Con la mente fastidiosamente vuota, Reid osservò il compagno staccarsi
dallo stipite e avvicinarsi a lui con movimenti languidi e ipnotici.
Morgan gli si fermò davanti e, sempre sorridendo in quel modo malizioso
tipicamente suo, gli strinse i fianchi con le mani e se lo tirò contro
fino a far aderire i loro corpi. Attraverso la stoffa della maglia
percepiva il calore delle mani che Reid teneva premute sul suo petto.
Il sorriso sul volto dell’uomo si accentuò alla vista dello stato
incantato in cui era caduto l’altro e del delicato rossore che gli
colorava le guance.
- Respira ragazzino!- ridacchiò nel suo orecchio, per poi baciargli una
tempia.
Adorava avere il suo piccolo genio così dolce e indifeso tra le sue
braccia, pensò mentre appoggiava la fronte contro quella del fidanzato
e gli carezzava il volto con il proprio. Quello era un aspetto di Reid
che nessuno sospettava avesse e che solo lui poteva vedere, aggiunse in
un moto di possesso. Morgan aveva aspettato e pazientato a lungo che
l’altro comprendesse i suoi sentimenti e fosse pronto per ricambiarlo,
per questo non avrebbe rinunciato tanto facilmente a lui!
Era devastante avere quel bel volto d’alabastro, tinto appena di rosa,
così vicino al proprio. Avvertiva già il desiderio serrargli le viscere
con artigli incandescenti. Chiuse gli occhi e lo baciò, sperando così
di poter alleviare almeno un po’ quella sensazione, ma sentire Reid
arrendevole tra le sue braccia, che cercava di ricambiare il suo bacio
con ingenua passionalità e che si aggrappava alla stoffa della sua
maglia come se fosse l’unico appiglio che gli impedisse di naufragare
in quel mare di sensazioni che stavano iniziando ad agitasi dentro di
lui, distrusse definitivamente l’autocontrollo di Morgan.
Se quando era entrato nel poligono aveva promesso a se stesso di non
far null’altro che non fosse aiutarlo a imparare a sparare, ora
desiderava soltanto perdersi nel suo umido calore.
- Vuoi che ti insegni a sparare?- domandò con la bocca a un soffio
dalla sua e ogni sua parola si disegnava incandescente sulla pelle
dell’altro.
Reid, completamente stordito, annuì senza capire bene la domanda che
gli era stata fatta. Morgan sorrise prima di baciarlo ancora una volta,
poi le sue mani lo voltarono delicatamente verso la postazione di tiro.
- Per prima cosa devi rilassarti.- gli spiegò parlando direttamente nel
suo orecchio e accarezzando con tocchi leggeri i suoi fianchi.
Reid dovette mordersi il labbro inferiore per non gemere. Sentiva il
corpo forte di Morgan appoggiato contro il suo, i muscoli del suo torce
disegnarsi perfettamente sulla sua schiena e il calore delle sue mani
attraverso la stoffa della camicia.
Non sarebbe mai riuscito a rilassarsi avendolo così vicino.
- Prendi la pistola. – la voce di Morgan era sempre lì, dentro il suo
orecchio, così roca e sensuale da fargli vibrare impazzito il cervello
– Stendi le braccia.- ordinò poi con un tono così morbido che era
impossibile opporsi.
Muovendosi come se quello non fosse il suo corpo, Reid sollevò
lentamente le braccia e le distese davanti a sé, l’arma stretta in
pugno che tremava appena. Le mani di Morgan risalirono dai fianchi fino
alle spalle e da lì scesero lungo le braccia, fermandosi quando
raggiunsero i polsi. Il sorriso si ampliò sul volto dell’uomo quando
colse il brivido che aveva squassato il corpo sottile del suo fidanzato.
- Le braccia devono essere ben stese.- sussurrò con le labbra contro la
sua guancia, assaggiando poi con la punta della lingua il sapore di
quella delicata pelle lattea.
- De… Derek…- ansimò Reid mentre miele caldo si scioglieva nella sua
testa e fremiti incontrollati iniziavano a scuoterlo fin dentro l’anima.
Morgan amava provocarlo fino a spingerlo al limite, stuzzicarlo fino a
che non poteva fare altro che cedere e aprirsi alle sue carezze. E,
anche se non lo avrebbe mai confessato apertamente, a Reid piaceva
essere l’oggetto di quelle attenzioni, di quella passione, sentirsi
annegare in quel mare incandescente di sensazioni che riusciva a stento
a capire ma che sapeva provenire da Derek. Mai aveva sperimentato una
cosa simile e se ne abbeverava avidamente, come un assetato, lasciando
che quelle emozioni così estranee dilagassero dentro di lui, lo
travolgessero e spazzassero via la sua coscienza, lasciando dietro di
sé solo un foglio di carta bianco da riscrivere.
- Allarga le gambe così la tua posizione sarà più stabile.- la voce di
Morgan lo strappò ai suoi pensieri.
Le sue parole furono accompagnate da un ginocchio che iniziò a premere
contro le gambe di Reid fino a farsi spazio tra di esse e a spingersi
in avanti. Questa volta il dottore non riuscì a trattenere un gemito,
sentendo la coscia dell’altro sfregare contro il proprio sesso, e
abbandonò la testa all’indietro sulla spalla del fidanzato.
Sorridendo Morgan nascose il volto contro il collo di Reid, baciando e
leccando la pelle. Prese tra i denti un po’ della sua carne e iniziò a
succhiarla, subito una macchia rossastra fiorì a decorarne il candore.
Morgan adorava la pelle del suo piccolo genio, così morbida e calda,
che si scioglieva dolce sulla sua lingua. Reid si morse il labbro
inferiore per trattere un gemito e inclinò la testa di lato in modo che
l’altro potesse muoversi più comodamente. Ormai aveva perso quasi ogni
contatto con la realtà, tutto il resto del mondo era sfumato via dai
suoi sensi, lasciando reale e concreto solo l’uomo dietro di lui che lo
stava provocando così piacevolmente. Le mani di Morgan era una presenza
vigorosa e bollente sui suoi fianchi, a ogni suo respiro la schiena
sfiorava il torace ampio dell’altro e quel suo profumo forte di
dopobarba sembrava aver saturato l’aria al punto di non riuscire a
respirare nient’altro.
Morgan sollevò piano la testa, sfiorando con la punta del naso i
lineamenti sottili di Reid, portando la bocca all’altezza dell’orecchio
del compagno.
- Adesso prendi la mira e spara.- bisbigliò lasciando che le sue labbra
gli sfiorassero la pelle.
Un piccolo gemito risuonò nella gola del dottore, mentre sentiva il
respiro e la voce del fidanzato scivolare sulla sua pelle e infiltrarsi
in ogni poro. Doveva restare concentrato, si rimproverò. Aveva un
obbiettivo da raggiungere e non doveva farsi distrarre in quel modo.
Con uno sguardo determinato sollevò la pistola davanti al volto e,
aiutato dal mirino, mise a fuoco il centro della sagoma. Si umettò le
labbra e, dopo aver tratto un sospiro silenzioso, fece fuoco. Il
contraccolpo gli fece scattare le braccia in alto e lo sbalzò indietro,
ma quella volta c’era Morgan a impedirgli di cadere e farsi male.
Schiacciato contro il corpo forte del suo compagno, Spencer si rilassò
immediatamente, assaporando piano quella sensazione di casa
che lo riempiva ogni volta che si ritrovava fre le sue braccia. Morgan
era sempre stato protettivo nei suoi confronti. Fin dal primo giorno
nell’Unità lo aveva preso sotto la sua ala protettrice, cercando di
difenderlo da qualsiasi cosa potesse fargli del male, anche se stesso.
E se all’inizio gli aveva dato fastidio perché fin da ragazzino aveva
dovuto imparare a camminare con le sue sole gambe e a bastare a se
stesse, ora non riusciva più a fare a meno di quelle attenzioni.
- Mi dici cosa devo fare con te? – chiese retoricamente Derek mentre
poggiava il proprio volto contro il suo profilo e gli stringeva la vita
in un abbraccio possessivo – Sei così esile e delicato che basta un
niente per farti volare via. Se ti stringessi un po’ più forte finirei
per spezzarti...- .
La sua voce era stranamente seria, così diversa da quella roca e
sensuale che aveva usato fino a poco prima, come se tutta quella
passione fosse stata improvvisamente fagocitata da sensazioni negative.
Morgan nutriva il timore segreto che qualsiasi cosa avesse potuto fare
non sarebbe mai stata abbastanza, che ci sarebbe stato sempre qualcosa
che avrebbe potuto portarlo via da lui. E non riusciva a sopportare
quelle emozioni. L’amore che provava per il suo piccolo genio era così
vasto e profondo da fargli quasi paura, perché mai in tutta la sua vita
aveva provato qualcosa di simile. Solo quel ragazzo esile che stringeva
tra le braccia era riuscito a conquistarlo fino a quel punto e ora, a
ogni passo, si ritrovava a temere di poterlo perdere un giorno. Cosa
avrebbe fatto allora? Morgan non era capace di dare una risposta a
quell’interrogativo perché ogni volta che si fermava a riflettere
riusciva a scorgere solo un baratro aperto sul vuoto.
E Reid dovette intuire il suo turbamento perché ruotò il capo quel
tanto che gli permettesse gli baciarlo: non avrebbe saputo spiegare il
perché di quel gesto, ma sapeva che in quel momento
era la cosa giusta da fare, che nessuna parola sarebbe servita. E
quando quelle labbra morbide si premettero timidamente sulle sue,
Morgan sentì qualcosa sciogliersi dentro il suo petto. Era una
sensazione calda, dolorosa e piacevole insieme, come quell’amore che
provava per Reid. Sorrise contro la sua bocca perché quel piccolo gesto
parlava molto più di uno dei lunghi, complicati discorsi del suo
compagno. Schiuse le labbra e rispose al bacio, mentre un brivido gli
scorse lungo la schiena.
Reid, forzando la sua stretta delle sue braccia, si girò verso di lui e
gli allacciò le braccia dietro il collo. Baciare Morgan gli dava una
profonda sensazione di pace, come se un po’ alla volta riuscisse a fa
far sbiadire i ricordi di un passato che aveva graffiato la sua anima
con decine di cicatrici e che ancora lo perseguitava, segnando i suoi
passi, urlando nella sua mente con immateriali fantasmi.
Per questo si abbandonava fiduciosamente a quell’uomo forte, che
conosceva il sapore della sofferenza e che aveva imparato ad affrontare
la vita a testa alta, sicuro che non ne avrebbe mai approfittato per
fargli del male.
Le mani grandi, calde e ruvide di Morgan scorrevano sulla sua schiena,
sotto la stoffa della camicia, tastando quanta più pelle possibile,
ricalcando i profili netti delle sue ossa sporgenti, strappandogli un
brivido dietro l’altro. E Derek ingoiava ogni sospiro spezzato che
riusciva a rubargli, mentre le sue mani scivolavano verso il basso,
sotto i morbidi pantaloni di panno, lasciandoli cadere lungo la gambe,
fino a raccogliersi attorno alle sue caviglie. Si fermò un attimo
quando sentì sotto i suoi polpastrelli la stoffa ruvida degli slip di
Reid, allontanando appena la bocca dalla sua, osservando quel volto
bellissimo e decorato da un delicato velo di porpora appoggiato contro
il proprio. Gli occhi di Spencer brillavano di caldi riflessi
caramellati sotto le ciglia scure delle palpebre socchiuse e le labbra
rosse come succo di melograno, gonfie di baci e lucide di saliva, erano
schiuse a rincorrere il respiro accelerato, troppo vicine alle sue.
Un lampo attraversò le viscere di Morgan, incendiandolo di desiderio
alla sua sola vista. Abbassò la testa riprendendo il bacio da dove lo
aveva interrotto, le mani avevano ricominciato a muoversi sotto
l’intimo del compagno, tastando, cercando, preparandolo. Reid era
un’unica, immensa sensazione che gli risaliva lenta dalla punta dei
piedi lungo tutto il corpo, sommergendolo e riempiendolo, stordendolo.
Il desiderio di lui era diventato così prepotente da avergli divorato
ogni cosa dentro.
Senza mai smettere di baciarlo e accarezzarlo, Morgan iniziò a
spingerlo con il proprio corpo indietro, fino a farlo poggiare contro
la postazione di tiro. Reid sospirò nella sua bocca mentre si stringeva
sempre di più a lui, accarezzandogli il corpo con il proprio con tante
inconsapevoli, cocenti carezze che lo stavano portando alla pazzia.
Quel ragazzino era maledettamente eccitante e nemmeno si rendeva conto
di esserlo! Era un concentrato di candore e lascivia semplicemente
esplosivo, e il modo in cui gemeva…
Morgan scosse la testa: se avesse continuato a indugiare su quei
particolari non sarebbe durato ancora a lungo. Sfilò le dita dal corpo
di Reid guadagnandosi un verso di protesta, con le labbra scese a
baciargli la gola mentre gli abbassava l’intimo, le mani scivolarono
sotto le sue coscie sollevandolo di peso e facendolo sedere sul ripiano
della postazione.
Non era il momento della dolcezza, quella sarebbe arrivata dopo quando,
una volta soli a casa, avrebbe steso Spencer sul letto e l’avrebbe
amato per tutta la notte, fino a quando non avrebbe più capito dove
iniziava lui e finiva l’altro. Quello era uno di quei momenti in cui
era dominato solo dalla passione e dal desiderio del suo uomo. Non
c’era spazio per null’altro.
Morgan sbottonò rapidamente la camicia di Reid, facendo saltare i
bottoni dalle asole e accarezzando tutta la pelle che scopriva. Scese
poi su quel torace gracile e magro, spigoloso e glabro, a disegnare
decine di percorsi incandescenti con la bocca e i denti, mentre le sue
mani scivolavano sotto la stoffa e ritornavano sulla pelle nuda della
sua schiena. Il suo compagno gemeva e si contorceva sotto la sua
lingua, cercando un contatto più soddisfacente con lui, le sue dita si
contorcevano per gli spasmi e gli graffiavano la nuca.
Morgan risalì lento fino al volto di Spencer, lasciando dietro di sé
una scia di baci umidi, e lo fissò in quei suoi occhi grandi e scuri,
tinti pesantemente da tutta la passione che stava provando.
Spencer lo voleva come lo desiderava lui.
Un sorriso sensuale schiuse le labbra di Morgan mentre sollevava il
viso per baciarlo, per distrarlo mentre entrava in lui. Reid allontanò
le labbra dalle sue per sospirare pesantemente, dolore e piacere che
dilagavano in lui sfumando l’uno nell’altro, e nascose la fronte
imperlata di sudore contro il suo collo.
- Derek…- un sospiro che si sciolse bollente sulla sua pelle.
Morgan lo sentì contorcersi e aprirsi per lui a ogni spinta, le sue
dita sottili che gli premevano sulle spalle e graffiano la pelle, i
respiri e gli ansiti bollenti soffiati direttamente sulla sua pelle
sudata facendolo tremare come avesse la febbre alta. E Reid gemeva e si
spingeva contro di lui, cercandolo con candida lussuria, completamente
dimentico di qualsiasi cosa che non fosse quel corpo che si muoveva
dentro di lui e lo squassava con forti ondate di piacere fin dentro le
viscere.
Fino a quando ogni cosa non venne cancellata da un’accecante luce
bianca…
Seduto alla sua scrivania Morgan stava compilando alcuni rapporti. Alzò
la testa quando udì il rumore di alcuni passi strascicati e represse a
stento una risata: Spencer camminava a testa bassa, un adorabile
broncio a increspargli le labbra e un sospetto rossore a colorargli
appena le guance, il tascapane a tracolla e le mani affondate nelle
tasche dei pantaloni. Quella mattina aveva dovuto sostenere l’esame per
rinnovare il brevetto e non aveva bisogno del suo talento di profiler
per capire cos’era successo.
- Allora? Com’è andata?- chiese comunque non potendo perdere l’occasioe
di prenderlo in giro.
Reid per tutta risposta gli lanciò un’occhiataccia e Morgan alzò
scherzosamente le mani in segno di resa, quindi il dottore crollò a
sedere sulla sedia della sua scrivania con uno sbuffo indispettito.
Hotch si fermò davanti la sua scrivania con le mani a pugno sui fianchi
e un’espressione perplessa nello sguardo.
- È andata così male?- chiese ancora Morgan senza riuscire a celare il
tono divertito nella sua voce.
- Non ha voluto nemmeno prendere in mano la pistola. – spiegò il suo
superiore spostando lo sguardo su di lui – Appena si è avvicinato alla
postazione di tiro è arrossito fino alla punta delle orecchie e ha
iniziato a balbettare confusamente, quindi è scappato senza dare una
spiegazione. Sono riuscito a convincere la commissione a riesaminarlo
tra un paio di settimane.- .
Hotch non riuscì a continuare perché il suo sottoposto era esploso in
una fragorosa risata: Morgan aveva ipotizzato che il suo piccolo genio
si sarebbe sentito imbarazzato, ma quello superava di gran lunga ogni
sua aspettativa. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter vedere Spencer
Reid battere in ritirata.
Spostò lo sguardo sul dottore che lo fissò di rimando con le iridi
accese da una muta accusa e il sorriso canagliesco sulle sue labbra si
accentuò. Avrebbe pensato dopo a farsi pedornare.
- Dai genietto, non preoccuparti: capita a tutti prima o poi. – disse
con la voce tremula per le risate trattenute – Facciamo così: la
prossima volta ti aiuto io!- .
La sua proposta fu accolta da un’ondata di rossore che dalla gola
risalì fino al collo di Reid, mentre i ricordi di quella sera al
poligono si riversavano incandescenti nella sua mente, che fece
ghignare ancora di più Morgan di divertimento e aspettativa.