Note: Adoro i romanzi di Brooks, che però ha la pessima abitudine di far morire tutti i personaggi più interessanti. Ovviamente sapevo già che, a parte Bremen ed Allanon, nessun druido sopravvive alla seconda guerra delle razze, ma quando ho letto della morte di Tay non ci volevo credere, anche se mi è sembrata una morte molto eroica ed adatta ad un personaggio come lui, senza radici e senza patria, insomma il classico personaggio che vive solo in funzione della sua missione e che non avrebbe senso mantenere anche dopo! Quando ho iniziato a leggere il ventesimo capitolo mi è venuta l’ispirazione: lo stesso Jerle (Amoreeee *ç*) nel romanzo afferma che il rapporto tra lui e Tay era molto più profondo di quello che pensasse, la mia mente ha senso unico ha tirato fuori la teoria che almeno Jerle doveva essere innamorato di Tay! Questo è il risultato. È la prima fic che scrivo sul ciclo di Shannara, quindi non sono sicura del risultato. Accetto perciò critiche e commenti ( ma andateci piano, però, please!). Ringrazio tutti quelli che leggeranno e commenteranno.
Non mi resta che augurarvi buona lettura ^.^


Il Riflesso Nella Pioggia

Osservo la pioggia che cade nel giardino, il lento ticchettio che produce mi arriva debole alle orecchie, mi sento strano, è come se fossi qui, in piedi nel padiglione d’estate della reggia, ed allo stesso tempo non lo fossi, come se fossi rimasto sulle sponde di quel lago. Mi sono rintanato qui per restare da solo con me stesso, non voglio avere la compagnia di nessuno, solo dei miei pensieri, perché l’unica persona che vorrei ora al mio fianco è persa per sempre.
Sono tornato qui ad Arbolon tre giorni fa portando con me quella maledetta Pietra Nera, che ho rinchiuso nelle profondità del castello, ufficialmente per proteggerla, in realtà perché non ho la forza di guardarla senza chiedermi se la sua vita sia stata un prezzo adeguato per averla; ed il cadavere del mio migliore amico, ma non la speranza, quella stessa speranza che credevamo di raggiungere quando siamo partiti, la speranza di portare con noi un’arma potentissima in grado di fermare il Signore degli Inganni… ho portato con me solo la morte e la disperazione. E dalla morte e dalla disperazione sono stato accolto: Courtan Ballindarroch è morto dopo una lunga agonia e, come previsto, il consiglio ha eletto Alyster, l’unico figlio del re scampato al massacro.

Un principe che si è dimostrato più sconsiderato ed idiota di quella che credessi: ignorando completamente la situazione di pericolo in cui ci troviamo, ignorando il grave pericolo che stanno affrontando i Nani, ignorando le ultime decisioni del padre, ha messo insieme una spedizione per scovare e punire gli gnomi che hanno osato assalire il palazzo reale ed uccidere il re e la sua famiglia. Disgustoso, semplicemente disgustoso!
Quell’idiota non ha ereditato nemmeno una goccia di sangue dal padre! Courtan al suo posto avrebbe ponderato con lucida razionalità le sue mosse, non sarebbe partito allo sbaraglio portandosi dietro buona parte dei soldati di cui disponiamo e lasciando a se stessi i Nani, con cui gli Elfi hanno stretto un patto di aiuto reciproco risalente alla Guerra delle Razze.
Si è comportato da stupido superficiale ed il consiglio, troppo occupato a mantenere quella parvenza di potere di cui si fregia, si è ben guardato dal fermarlo. Quei vecchi inutili hanno qualcosa in mente!
Ancora non riesco a capire cosa, ma l’hanno, ed ho come la sensazione che in qualche modo coinvolga anche me!
Si perdono in sciocchi giochi politici mentre dovremmo pensare solo ad organizzare l’esercito, a rinforzare le nostre difese, a mandare aiuti a Raybur ed ai suoi Nani. Ed invece cosa facciamo?
Il re sta rincorrendo gli assassini del padre, nell’infruttuoso tentativo di carpire un po’ di quella benevolenza ed affetto di cui era circondato Courtan; il consiglio si perde in discussioni sull’intervenire o no; ed io sono qui a guardare la pioggia che cade… Stiamo facendo solo il gioco di Brona!
E quando questi politicanti da strapazzo se ne renderanno conto avremo già il suo giogo sul collo, molti saranno morti insieme alla nostra speranza e libertà. Questa immobilità mi irrita, la smania di agire mi divora e la frustrazione mi ribolle nelle vene. Mi sembra di tradire Tay!
Tay… Il mio amico Tay che ha dato la sua vita per recuperare quel dannato sasso nero!
Il mio amico che ora riposa in una fossa sotto due metri di terra! Abbasso lo sguardo ed incontro le mie braccia, le stesse braccia che lo hanno sorretto mentre si dava la morte con la magia dei druidi: perché ti ho permesso di fare una sciocchezza simile?
Perché non ti ho fermato prima che ti trasformassi?
Perché dopo non mi sono accorto dell’agonia che ti stava straziando?
Perché mi sono reso conto di quello che stava accadendo sotto i miei occhi solo quando sei caduto a terra dilaniato dalla magia che la Pietra Nera ha riversato in te?
Perché hai lasciato che fossi io a raccogliere il tuo ultimo sguardo ed il tuo ultimo respiro?
Perché io e non Preia o Vree Erreden?
Io avevo la forza per fermarti e non l’ho fatto, non ti ho protetto, credevo che non avessi bisogno perché eri un druido, eppure avrei dovuto saperlo che la magia è una lama a doppio taglio, non sei tu a serviti di lei ma è lei a servirsi di te, avrei dovuto capire che avevi intrapreso una strada pericolosa e dal ritorno incerto quando ti ho visto assumere quelle sembianze nauseabonde, invece di fermarti e cercare un’altra soluzione insieme ho potuto solo indietreggiare dal ribrezzo; eppure quando sei uscito dal giardino e sei tornato te stesso dopo che ho pronunciato il tuo nome, credevo che fosse tutto finito, che saremmo tornati insieme ad Arbolon e saremmo partiti insieme per combattere l’esercito del Nord che assedia l’Anar. Ed invece ogni mattina vengo a trovare la tua tomba, pieno di rimorsi.
Credevi che non avessi più un posto ed una famiglia tra noi, eppure tutti hanno pianto per la tua morte, ricoprendo la tua tomba di fiori appena colti che hanno riempito subito l’aria con il loro dolce aroma; ho ancora le urla di tua sorella Kira nelle orecchie, non ha retto alla notizia, ha cercato in me un sostegno per superare il dolore, ma non ho potuto darglielo, perché anch’io ne sto cercando uno.
Sono stato abituato a non mostrare i miei sentimenti, a soffrire in silenzio, a mostrarmi imperturbabile, sempre, in ogni occasione; la verità è che il dolore per la tua morte mi sta soffocando!
È una sensazione simile alla marea che mi risale la gola e mi blocca il respiro, un dolore così atroce che nemmeno un guerriero della mia portata cha la forza di opporvisi.
Da solo con me stesso sale, sale sempre più, invadendomi l’anima, e non so più quale parte del corpo mi faccia più male. Mi appoggio al muro e scivolo fino a sedermi sul pavimento, abbasso le palpebre nell’inutile illusione che questo mi aiuti ad arginare questa sofferenza.
Tutto maledettamente inutile. I ricordi tornano prepotenti e vorticano nel mio cervello tormentato. Ogni centimetro di Arbolon conserva un ricordo di te e me scarica nella mente con la prepotenza del lampo. Come posso sopportare questa sofferenza che mi sta corrodendo come acido? In questo momento ti sto quasi odiando Tay!
Odiando di essere tornato qui e di essertene andato, dopo avermi illuso che tutto sarebbe tornato come prima, che avremmo potuto avere un nuovo inizio, che noi due avremmo… Le mie labbra si increspano in un piccolo sorriso malinconico mentre mi do dello stupido: perché mi tormento ancora con queste illusioni?
Non sarebbe mai accaduto, mai, anche se Tay fosse sopravvissuto!
Molto probabilmente, una volta terminata la guerra, se ne sarebbe andato a cercare un nuovo inizio da qualche altra parte, lasciandomi di nuovo indietro, qui a lottare contro gli altri e me stesso. Eppure, ora che lui è morto, è più facile fantasticare su un possibile futuro insieme, noi due, Jerle e Tay, insieme come i bambini che siamo stati una vita fa.
Nel buio della mia mente addolorata le immagini si scompongono, esplodono in schizzi di colori e si riformano nell’immagine di Tay come mi è apparso quando pochi giorni fa l’ho visto avanzare sulla strada verso Arbolon. Un essere fatto di pura luce. Ecco cosa mi ha fatto pensare quando l’ho visto avanzare con il sole alle spalle che faceva splendere i suoi capelli di miele e circondava la sua figura come un alona di fuoco. Per un istante tutto il mondo attorno a me è sfumato, l’unica cosa reale e tangibile era Tay Trefenwyd!
Era li davanti a me, che camminava elegante e flessuoso come lo ricordavo, alto, troppo per un elfo, ed allampanato, rivestito della tunica e del mantello neri tipici dei nani. Mi sono ricordato del resto del mondo e di ritornare a respirare nel momento in cui il secco crepitio del ramo che aveva calpestato mi ha riportato nel mondo reale.
È stato allora che tutti i sentimenti che ho sempre provato per lui si sono risvegliati ed hanno ricominciati a ruggire ad ogni suo passo sempre più violenti dentro di me. Allora ho potuto solo spronare il cavallo e correrti incontro, urlare il tuo nome, sorriderti ed abbracciarti.
Quando anche tu mi sei corso incontro e mi sei volato tra le braccia ho capito: mentre lo sollevavo facendolo dondolare e lo prendevo in giro, ho capito che per me non erano trascorsi che pochi istanti dall’ultima volta che ci eravamo visti, non anni. Ed anche per te era lo stesso, l’ho letto nei tuoi grandi occhi azzurri sempre buoni e gentili, che non hanno mai mentito. Perché per sentimenti come i nostri non esiste una data di scadenza, possono solo rafforzarsi.
E per la prima volta dopo tanto tempo mi sono sentito a casa, come se fossi stato io quello che era partito per Paranor quindici anni prima, non lui. Mentre mi parlava seduto su un tronco caduto, nell’ombra della macchia boschiva che circondava la strada, niente aveva più importanza, non esisteva nessun gruppo di gnomi accampati ai margini dei Boschi Grigi, nessun Messaggero del Teschio a guidarli, nessun pericolo di una guerra; il mio cervello registrava solo il suo volto pallido e scarno che risaltava negli abiti neri, le sue mani ampie e forti, quelle labbra dal taglio sottile che si muovevano ritmicamente mentre mi descrivevano il pericolo in cui ci trovavamo, calamitando su di se lo il mio sguardo, e quegli occhi di un azzurro chiaro e dolce, come un cielo a primavera, in cui mi ero rispecchiato varie volta.
Sorrido di me stesso: sotto la cenere in cui li avevo sepolti volontariamente quindici anni fa, quei sentimenti erano sopravvissuti, ed ora li ritrovavo freschi ed intatti, come se non fosse passato nemmeno un secondo da quella lontana sera d’estate in cui ho preso coscienza della loro esistenza.
Eravamo ragazzini, Tay mi aveva appena comunicato che a breve sarebbe partito per andare a studiare da druido a Paranor, il mondo mi era caduto addosso. Avevo sempre pensato che sarebbe rimasto per sempre al mio fianco, che non ti saresti mai allontanato da me, ero arrivato anche a pianificare minuziosamente il nostro futuro insieme; ed invece Tay mi stava dicendo proprio il contrario, senza trovare il coraggio di guardarmi in viso per la timidezza ed il dispiacere.
Litigammo furiosamente, ad ogni mia parola io scoprivo quell’inspiegabile sentimento di possesso verso Tay, quel sentimento che avevo sempre provato verso Tay e costantemente ignorato: lui era mio, non doveva andarsene, lui stava bene al mio fianco e ci sarebbe stato per sempre, anche dopo la morte!
Tay invece cercava di placare le mie urla parlandomi con la sua voce dolce e pacata, spiegandomi che quella era la sua strada, il suo desiderio, che sarebbe rimasto per sempre mio amico, che non avrebbe mai dimenticato. Nemmeno volevo ascoltarlo. Ma quando Tay mi si avvicinò e mi abbracciò da dietro, quando la sua dolcezza mi avvolse come una coperta, quando il suo tepore arrivò fino al mio cuore, capii che il mio era solo puro egoismo, Tay aveva talento, un grande talento, era giusto che seguisse la sua strada, anche se questa lo portava lontano miglia e miglia da me.
Se gli volevo davvero bene come dicevo non dovevo fermarlo, tarpargli le ali con la mia paura: lui sarebbe rimasto sempre con me, grazie ai sentimenti che provavo per lui. Volsi appena la testa verso di lui e gli sorrisi, avevo capito, e lui mi sorrise di rimando. Lo amavo e lo capivo solo quando lo stavo perdendo.
Quel suo sorriso intriso di felicità, dolcezza, comprensione e malinconia, lo conservo ancora gelosamente dentro me, insieme al ricordo di quell’unico bacio che ti ho rubato la sera prima che partissi per Paranor. Il tuo viso da bambino troppo cresciuto, i lunghi capelli che catturavano e riflettevano i raggi argentei della luna piena, tutta la tua figura sottile stesa su di un fianco, appena disegnata dalle lenzuola del mio letto: non era la prima volta che dormivi da me, quella sera lo pretesi come regalo d’arrivederci, avevo paura che partissi senza salutarmi.
Ricordo ancora la tensione, la paura che provavo dell’essere scoperto e l’eccitazione del proibito, la sensazione di morbido tepore che provai facendo scorrere il dorso delle mie dita sulle tue guance in una carezza leggera, la punta di piacere provata nello sfiorare le tue labbra.
Tu non lo hai mai saputo ed io ho conservato troppo bene questo segreto.
Ho provato ad amare tua sorella Kira, solo un tuo pallido riflesso, lei non si è mai rassegnata alla mia indipendenza, io non mi sono mai rassegnato a non averti, e mi sentivo male per questo, per il modo in cui l’ingannavo, perché lei amava me, ma io amo te; con Preia è diverso: lei è fatta della mia stessa pasta, mi capisce perché lei è come me, e, soprattutto, ha compreso che, qualsiasi cosa potrà fare, non riuscirà mai a penetrare la fortezza che ho costruito attorno al mio cuore, si è rassegnata a rimanere all’esterno, senza fare domande, senza pretendere niente.
Quel posto è e sarà sempre tuo, Tay! Non potrei permettere a nessun’altra di averlo. Ed ora di tutto questo, delle mie illusioni, di noi, di quello che sarebbe potuto essere, è rimasto solo un mucchietto di cenere stretto tra le mie mani. Riapro gli occhi e l’assordante solitudine del padiglione mi accoglie, confermandomi che ogni sogno è finito. Guardo il soffitto a volta senza provare il minimo interesse: se in questo momento crollasse e mi seppellisse per sempre non mi importerebbe nulla, anzi!
Potrei venire da te Tay, ritrovarti, ricongiungermi a te per sempre, come sarebbe dovuto essere!
Ma poi i morti conservano la memoria dei sentimenti provati in vita e delle persone che hanno amato?
Mi riconosceresti se adesso mi presentassi davanti a te? Sollevo un sopraciglio perplesso a questo mio pensiero: mi sono ridotto proprio male se adesso mi metto anche a filosofeggiare! Scuotendo la testa mi rimetto in piedi e guardo il giardino: no, non è possibile! Non può essere vero!
Tay è in piedi al centro del cortile, sotto la pioggia, con sulle labbra quello stesso sorriso struggente che mi rivolse quando capì che avevo accettato la sua partenza. Per un attimo non so che fare né pensare, è come se il mio cervello si fosse spento. Poi agisco prima ancora di razionalizzare l’accaduto: esattamente come pochi giorni fa, gli corro incontro ridendo ed urlando il suo nome, incurante dell’acqua fredda che mi infradicia, pieno solo della felicità di averlo di nuovo davanti a me. Ma quando gli arrivo di fronte e faccio per abbracciarlo, stringo solo il nulla.
Il sorriso si spegne dal mio volto quando mi rendo conto che era solo una chimera della mia immaginazione, che Tay non tornerà mai più. Sopraffatto dalla delusione crollo sulle ginocchia, nel fango, bagnato, e, per la prima volta dopo tanti anni, una lacrima fugge dal mio occhi destro e scivola sulla guancia confondendosi con la pioggia. Complimenti Tay Trefenwyd: sei riuscito a ricordarmi come si piange! In questo momento mi rendo conto di quanto mi senta solo, confuso ed abbandonato: cosa devo fare adesso?
Cosa si aspettano gli altri da me?
Cosa ti aspetteresti tu che io faccia? Sto delirando!
È vero eri un druido, ma resti pur sempre un uomo: ed un uomo non può tornare dalla morte, solo subirla, se Brona è riuscito ad eluderla ed a tornare è solo perché è stato corrotto dalla magia, tu non potresti mai tornare indietro!
Ed allora perché sento la tua voce dolce spirare insieme al vento, incitarmi di non arrendermi, a combattere?
Lotto con questa disperazione implacabile e seducente con tutte le forze che mi sono rimaste, mi sono smarrito in questo mare di dubbi, mentre quel leggero sospiro mi accarezza il viso ricordandomi chi sono, chi è Jerle Shannara. Apro gli occhi di scatto e mi rimetto in piedi, sorridendo a me stesso, a Tay ed a nessuno in particolare: ho trovato la risposta a tutto: combatterò!
Per non deludere Tay e me stesso, per vendicarmi di Brona che mi ha strappato la persona che amo. Il rumore della porta che si apre mi avverte che qualcuno è entrato nel padiglione, mi volto ed incrocio lo sguardo dubbioso di Preia: devo essere un gran bello spettacolo ora, fradicio ed infangato!
Lei è tutto quello che mi è rimasto, è l’unico legame che mi è rimasto con il passato e con Tay! Combatterò per realizzare quel sogno che ha ucciso Tay.
Combatterò per me stesso, per soddisfare la mia brama di sangue e vendetta!
E poi, quando le mie mani saranno bagnate del sangue di quel mostro e la nostra terra sarà di nuovo libera proprio come sognavi tu, verrò da te Tay, tu intanto aspettami, ed allora mi dirai se è valsa veramente la pena di lasciarmi qui a combattere da solo, per recuperare quell’inutile Pietra!