PREMIO SPECIALE CARATTERIZZAZIONE:
Mia cara, mi ha incantato il modo in cui hai reso i personaggi, una cura profonda e precisa che non ho visto usare a nessuno. Le sfumature che si mostrano, una resa di personaggi che li fa apparire come veri, una comprensione degli stessi che pur io non li conoscessi, ora è come se lo fosse. Familiari, presenti. Complimenti vivissimi perché la caratterizzazione di un personaggio per me è una cosa sacra, vale quanto una storia intera quindi è un pregio grandissimo, per me, riuscire a renderli così.


L'amore è la nostra salvezza

/Resistance - Muse/

-1-

Il tuo segreto è al sicuro stanotte?
e noi siamo fuori dalla visuale?
il nostro mondo andrà in rovina?
troveranno il nostro nascondiglio?
***
Il pesciolino è caduto nella rete!”
E così siamo a meno uno... è solo questione di tempo, Arago potrà fare di loro quello che desidera”.
Ma l'hai quasi ucciso, Naaza... non era questo che dovevi fare, ad Arago servono vivi”.
Una mano feroce affondò tra i capelli rossi del ragazzino e gli sollevò il capo.
Ad Arago servono le yoroi, di quel che contengono può farne anche a meno”.
Seguì una risata che squarciò la nebbia ancora densa intorno ai sensi di Shin, poi il suo viso fu spinto nuovamente a terra, con rabbia e la sua tempia colpì dolorosamente quella che al contatto gli sembrava gelida pietra.
Provò ad aprire gli occhi per poter guardare i suoi aguzzini, anche se ne conosceva perfettamente l'identità, ma il veleno che gli scorreva in corpo e le ferite gratuite che ancora gli stavano infliggendo lo rendevano troppo debole; la vista, già appannata da dolore e spossatezza, veniva resa ancor più difficoltosa da un velo di sangue riversato da una ferita probabilmente provocata dalla poca gentilezza che i Masho avevano usato nei suoi confronti mentre era privo di sensi.
Aveva compreso di essere in trappola nel momento stesso in cui aveva riacquistato un barlume di coscienza, circondato solo di tenebra e, mentre si facevano strada nelle sue percezioni le voci e le azioni dei demoni che si prendevano gioco di lui, un pensiero lo colpì, più lucido di ogni altra realtà:
Mi dispiace Ryo... ragazzi... Ancora una volta sono stato inutile... sembra che da solo io non riesca...”.
Poi il nulla... e la consapevolezza che poteva essere la fine... per lui... e per tutto quanto.
Toccò con mano la paura più autentica, ne udì nelle orecchie il pulsare sordo in sintonia con i battiti del cuore smarrito, ne percepì in bocca e nello stomaco il sapore acido che lo fece svenire proprio mentre era in preda ad un autentico attacco di nausea.
Quando il barlume di coscienza tornò per la seconda volta, il buio era ancora denso e il dolore continuava a vibrare in ogni terminazione nervosa; le membra erano rigide come pietra e vagamente, per quanto i sensi glielo permettevano, pensò all'effetto del veleno. Era accaduto d'altronde... lo ricordava, non nitidamente, ma lui aveva cercato di proteggere il mare dal veleno di Naaza, richiamandolo su di sé... l'aveva fatto...
Cercò a fatica di sollevare il capo.
Avrà funzionato? I pesci... Suiki... staranno bene?”.
Provò a muoversi, ma tutto quel che riuscì ad ottenere fu ricadere del tutto; la pelle era a contatto con la nuda terra, dov'era la sua yoroi? Intuì di non avere addosso neanche l'undergear: era a causa di quell'energia che percepiva intorno a sé? La sentiva, forse contribuiva ad alimentare la sua debolezza, probabilmente sigillava il potere della sfera ed impediva al suo organismo di provare anche solo a contrastare il veleno.
Aveva freddo, il gelo gli penetrava nelle ossa e, man mano che la sua mente tentava di razionalizzare la situazione, un senso opprimente di panico lo aggrediva, sempre più insopportabile.
Era caduto nell'imboscata di Naaza, era stato portato nello Youjakai e rinchiuso in una cella che sigillava i suoi poteri con un kekkai, rendendolo del tutto sotto controllo e inoffensivo.
Era ferito gravemente, nel suo corpo scorreva il veleno letale di Naaza e con ogni probabilità stava morendo... ed era solo, completamente solo per la prima volta in una situazione senza apparente via d'uscita.
Oh, certo, aveva rischiato la vita più volte da quando si era trovato catapultato in quella situazione assurda, senza quasi avere il tempo di porsi domande, nel corso di quell'anno pazzesco, ma c'era una differenza fondamentale: aveva avuto a fianco quattro compagni con i quali condividere tutto. Con loro si rivelava più facile affrontare ogni cosa, con loro aveva immediatamente stabilito il contatto che aveva fatto di loro una squadra, quasi dal primo istante. Grazie a loro, probabilmente, era andato avanti giorno dopo giorno e non si era soffermato a pensare, preservando la propria anima dalla follia e dall'angoscia. Ma ora?
Ora loro non c'erano, non vi era motivo per cui fossero venuti a conoscenza della sua cattura, avrebbe potuto contare unicamente sul legame del cuore, ma lui era stato condotto in un luogo che sovvertiva ogni legge; avrebbe potuto sforzarsi, cercarli, fare sì che il suo spirito li raggiungesse, ma la debolezza lo legava a quel pavimento freddo, i sensi si spegnevano a intermittenza e il suo spirito non si sentiva saldo. Gocce gelate gli intridevano le membra, colavano lungo il viso e quel sudore freddo si mischiava al bruciore delle lacrime.
Non era neanche in grado di ascoltare quella parte di sé che gli imponeva di non piangere:
Sei un guerriero, un samurai, sei coraggioso, sei forte!”.
Forse la voce del padre, la sua volontà che tentava di giungere fino a lui? Si morse le labbra a sangue in seguito ad una fitta più forte che lo portò nuovamente sull'orlo dell'incoscienza. No, non aveva illusioni, suo padre non c'era, l'aveva lasciato da anni... e neanche i suoi nakama c'erano... stava morendo, la vita scivolava via dal suo corpo, lo sentiva, goccia dopo goccia. Quando avessero cominciato a cercarlo, a rendersi conto della sua assenza, sarebbe stato troppo tardi.
E non era un guerriero in quel momento, era un bambino di quindici anni che tremava spaventato nel buio, che vedeva tutti i suoi sogni infrangersi perché poteva sperare unicamente che l'ultimo respiro giungesse a porre fine alle sue sofferenze... un bambino al quale, solo poco più di un anno prima, era stato detto:
Dovrai combattere per la salvezza della terra, per evitare che il tuo mondo vada in rovina, per proteggere tutto ciò che ami”.
Aveva avuto scelta? Forse... forse no... in ogni modo dentro di sé aveva sentito di non averne... era quello che ci si aspettava da lui e avrebbe svolto il suo dovere meglio che poteva. Non era sempre stato così, d'altronde?
Eppure era un bambino e in quel momento solo, di fronte alla morte che stava arrivando, solo di fronte a qualcosa di troppo terribile perché chiunque fosse in grado di affrontarla in solitudine.
Fiducia... la tua virtù Shin... abbi fiducia...”.
Anche Kaosu non poteva essere che un'illusione, anche lui non c'era più... a che erano serviti i suoi ultimi consigli? Naaza aveva avuto la meglio comunque. Vagamente si rendeva conto di quanta negatività offuscasse il suo cuore, di quanto ogni speranza stesse dissolvendosi insieme alla sua vita, ma non poteva farci nulla, lui non era forte, non se era da solo... lui da solo non poteva sopportare tutta quella paura.
Alle sue orecchie giunse il rumore dell'aprirsi di una porta, poi dei passi.
No, non di nuovo, avrebbe voluto gridare se le forze glielo avessero concesso, avere i Masho intorno poteva voler dire altri tormenti, altre torture, avrebbero gettato altro sale sulla sua agonia.
Lasciatemi in pace...”.
Le parole presero un'incerta forma tra le sue labbra screpolate, ma in tutta risposta i suoi capelli vennero artigliati per l'ennesima volta e il suo corpo sollevato a forza; un dolore lancinante si diffuse in ogni fibra, un'ondata di nausea lo scosse accentuando la sofferenza, ma si trattenne dal vomitare, non avrebbe perso anche quell'ultimo tassello della sua dignità. Fu lieto di scoprire che poteva ancora esercitare un certo controllo su se stesso e sulle reazioni del suo organismo.
La mano tra i suoi capelli lo scosse, strappandogli un gemito e, subito dopo, il volto dai lineamenti inquietanti di Naaza, con quegli occhi infossati e il colorito tombale, comparve davanti al suo, anche se i contorni erano indistinti e sfumati:
Sei ancora vivo, Suiko? Hai la pelle più dura di quel che sembra, eh?”
L'altra mano del demone dei veleni cercò il suo braccio e lo afferrò proprio nel punto in cui una ferita aperta pulsava selvaggiamente; un fiotto di sangue abbondante, reso infetto dal veleno, sgorgò dal taglio e Shin si morse le labbra per non gridare, ma non riuscì a trattenere un lamento ed una copiosa ondata di lacrime.
La risata arcigna di Naaza echeggiò tra le mura.
Una mano dell'altra presenza si materializzò dal buio e le dita gli strinsero le guance, fino a fargli male:
Stai piangendo, pesciolino?”.
Rajura... l'ironia che infuse nella frase ferì il cuore di Shin umiliandolo all'inverosimile.
Non dovresti frignare, ho solo fatto uscire un po' del veleno che hai in corpo” incalzò Naaza, “anche se non so quanto possa servire.”
Un'altra risata e Shin serrò le palpebre, avrebbe voluto riuscire a sollevare le braccia per premersi le mani sulle orecchie, non voleva più sentirli e si chiese perché, cosa li spingesse ad una tale crudeltà, perché infliggere dolore li soddisfaceva a tal punto?
Sei proprio messo male se hai perso persino la tua linguaccia insolente” lo canzonò ancora Naaza, mentre le loro mani se lo contendevano in maniera odiosa, dando l'idea che andassero apposta a ricercare i punti più doloranti per suscitare altro panico e sofferenza.
All'ennesima ondata di dolore, Shin sfogò l'urlo che avrebbe voluto uscire dal suo corpo in un ringhio furioso rivolto ai suoi aguzzini e riuscì anche a puntare su Naaza un'espressione di pura rabbia tra le lacrime. Naaza rispose con uno sguardo trasudante odio, lo strappò alle mani di Rajura e, nell'alzarsi, lo tirò in piedi stringendolo per la gola; Shin si sforzò di ignorare le fitte accecanti che si diramavano come scosse elettriche lungo tutto il suo corpo:
Non osare, piccolo bastardo!”.
Si limitò ad aprire la mano e a lasciarlo ricadere a peso morto e questa volta Shin non poté impedirsi di urlare, gli sfuggì persino qualche singhiozzo mentre il suo corpo, a terra, si raccoglieva dolorante su se stesso e le sue membra non potevano smettere di tremare. Un altro gemito fu provocato dal calcio che Naaza gli assestò su un fianco, per poi posare il piede sul punto appena colpito, premendo come se dovesse schiacciare un insetto, un gesto nel quale infuse tutto il disprezzo di cui era capace.
Shin non poté fare nulla per opporsi, avrebbe voluto, a quel punto, supplicarli di ucciderlo e smetterla di divertirsi alle sue spalle, ma ogni residua capacità di formulare parole se n'era andata insieme ai suoi ultimi barlumi di lucidità; non perse i sensi del tutto, ma la sua mente si estraniò, vagò lontano e si ritrovò bisognoso di aggrapparsi ancora a qualcosa. Non ne poteva fare a meno, lui era così: la morte sarebbe giunta, inesorabile... e se doveva accadere, almeno avere con sé tutti i ricordi che contavano... i suoi nakama... Suiki... la sua famiglia...
Pensare alla madre fece sgorgare lacrime ancor più brucianti, dettate anche dalla preoccupazione... la sua affettuosa madre dal cuore debole... le sue condizioni erano peggiorate da quando era rimasta vedova... come avrebbe reagito alla sua scomparsa? Con il pensiero elevò una preghiera a Sayoko-neechan, che fosse abbastanza forte per prendersi cura di lei... e a Ryusuke-Niisan... che potesse prendersi cura di entrambe.
E la sua disperazione, il suo bisogno di conforto, di un abbraccio, gli fecero capire di essere ancora, nonostante tutto, totalmente aggrappato alla vita, di voler ancora credere e sperare... sperare in quattro persone, che sentissero i suoi richiami, sentissero la sua assenza, sentissero che aveva bisogno di loro.
Il suo respiro debole si mutò in una flebile supplica:
Trovatemi... trovatemi... Io sono qui... venite a salvarmi...”.
Quelle parole si mutarono poi in nomi:
Ryo... Seiji... Touma... Shu...”
Il piede di Naaza lo spinse, costringendolo a voltarsi in posizione supina, poi il Masho si chinò su di lui.
Ho sentito bene? Il pesciolino sta chiedendo aiuto? Non ti preoccupare, ho idea che il nostro Anubis ti porterà presto una sorpresina”.
E adesso” soggiunse la voce di Rajura, “mi metto al lavoro anch'io, ho un cucciolo di samurai da domare”.
Ancora risate sardoniche ferirono le sue orecchie, mentre i passi si allontanavano, ma nonostante la semiincoscienza, le loro parole avevano colpito il cuore di Shin che si trovò a supplicare, ultimo pensiero consapevole prima di essere di nuovo rapito dal nulla:
State attenti... ragazzi... non fatevi prendere...”.
-2-

questo è il nostro ultimo abbraccio?
il mondo smetterà di crollare?
potrebbe essere sbagliato
potrebbe essere sbagliato
ma sarebbe dovuto essere giusto

***
Non aveva potuto opporsi in alcun modo all'ultimo tranello di Anubis, ci aveva provato, aveva stabilito fin dall'inizio che avrebbe venduto cara la pelle, eppure, nonostante tutti i suoi propositi, nonostante l'orgoglio che non lo aveva abbandonato un solo istante, si era fatto prendere in giro.
Come un bambino e nella maniera che più odiava.
Venne trascinato oltre il portale dalla trappola di energia che non gli consentiva di muovere un muscolo e quando udì il cancello richiudersi alle sue spalle, comprese di essere caduto in un tranello dal quale, da quel momento in poi, gli sarebbe stato molto difficile uscire.
Cadde in ginocchio, rendendosi improvvisamente conto di quanto il combattimento l'avesse spossato e quell'ultimo regalo di Anubis aveva completato l'opera. Non fece neanche in tempo a risollevare il viso che percepì la sua presenza sopra di lui.
Seiji di Korin tentò di rialzarsi, la spada stretta in pugno, ma barcollò, l'atmosfera di quel luogo unita alle sue condizioni non ottimali lo destabilizzava; Anubis fu lesto a irrompere su di lui, le loro nodachi si incrociarono.
Ancora non vuoi arrenderti, Korin?!”.
Le ginocchia di Seiji si piegarono un poco, ma non cadde: anche se sapeva che in quel momento le possibilità di Anubis erano decisamente superiori alle sue, si sarebbe fatto uccidere prima di darsi per vinto.
E così hai ritrovato la completa simbiosi con la tua yoroi: mi hai colpito bimbo, davvero! La tua forza di volontà è stupefacente”.
Seiji ringhiò, vibrando un fendente con la sua nodachi; benché vi fosse una sorta di ammirazione nelle parole di Anubis, lui non accettava il complimento, era caduto in trappola a causa di dubbi e debolezze e se non fosse stato per l'aiuto di Kaosu, sarebbe finita in maniera ancor più umiliante. Quel ringhio era quindi rivolto più a se stesso che non al nemico.
Il colpo venne parato dalla lama dell'avversario e l'incorrotto vigore di Anubis lo costrinse ad assumere un atteggiamento difensivo; le due spade cozzarono, quella di Anubis spingeva contro la sua e i polsi di Seiji dolevano a causa della forte pressione.
Hai bisogno di una mano, Anubis?”.
Distratto da quella voce, il demone dell'oscurità abbassò la guardia e Seiji ne approfittò per liberare la lama e tentare un attacco ma l'altro, con un'imprecazione, si riprese abbastanza in fretta da riuscire a scartare di lato e a rispondere, per vedere il proprio colpo ancora bloccato dall'agile spadaccino di Miyagi.
Ma Seiji non si faceva illusioni, l'arrivo dei due compari di Anubis non era certo un buon segno; d'altronde l'aveva saputo fin dall'inizio che il solo fatto di essere stato trascinato lì dentro non gli dava alcuna speranza. Tutto quel che poteva fare era allungare la lotta il più possibile e creare qualche problema ai sottoposti di Arago, anche solo indebolirli un poco: eppure sospettava che permettendogli ancora di combattere si stessero semplicemente divertendo alle sue spalle e le successive parole di Naaza furono una conferma:
Quando la smetterai di gingillarti con il tuo cucciolo di samurai prediletto? Il suo amico lo sta aspettando con ansia”.
Gli occhi di Seiji si sgranarono: cosa aveva detto?
Di cosa stai parlando, Naaza?!”.
Forse faresti meglio a chiedere di chi” rise Rajura, mentre Naaza, in un balzo, fu alle spalle di Seiji e gli puntò alla gola una delle sue tachi.
Adesso è meglio per te se cominci a fare il bravo...”.
Seiji avrebbe voluto reagire, ma ormai l'ansia si era impadronita della sua persona, i suoi sensi erano tutti concentrati su quel qualcuno cui i Masho si riferivano.
Cosa avete fatto?” inveì, tentando di darsi un tono. Anche i suoi compagni erano dunque caduti vittima di una trappola?
Rajura si piantò davanti a lui.
Tra poco lo vedrai”.
In quel momento qualcosa lo colpì alla nuca e una fitta dolorosa precedette l'appannarsi dei sensi; fece in tempo a percepire due paia di braccia che lo sostenevano prima che cadesse al suolo, la nodachi gli venne strappata dalle mani e per quello avrebbe protestato ancora, ma ogni residuo di luce svanì precipitandolo nelle tenebre.
-
Seiji... Seiji... mi senti?”.
Le palpebre di Korin si schiusero, dapprima un tremolio incerto, poi la sua solita prontezza di riflessi, la sua capacità di reagire velocemente agli stimoli e a non abbassare la guardia, lo riscossero del tutto, permettendogli anche di ricordare. Il combattimento con Anubis... la trappola... lo Youjakai e l'ennesimo incontro con i Masho, le lame puntate alla gola e le parole di Rajura che lo avevano allarmato.
Dove...” mormorò nel buio fitto che gli impediva di mettere a fuoco del tutto la situazione. Ma lui era la luce, se si concentrava, in qualche modo poteva scalfire le tenebre e gli occhi che percepiva fissi su di lui lo aiutavano in questo, perché essi mettevano a contatto le loro anime... e così li vide, due occhi puri del colore del mare... e vide anche la loro sofferenza.
Con una mossa veloce si mise seduto, in tempo per raccogliere contro il proprio petto il ragazzo che gli stava crollando addosso.
Shin!”.
Per... fortuna... stai bene...”.
Il contatto tra loro mise Seiji in allarme, perché il corpo del compagno bruciava di febbre ed era tutto percorso da tremiti violenti.
Non credo di poter dire lo stesso di te” sospirò abbracciandolo e cercando con la mano il suo volto. “Allora... di questo parlavano i Masho... eri qui anche tu...”.
Shin rabbrividì, rannicchiandosi un po' contro di lui, come se volesse proteggersi dal freddo e la sua voce uscì incrinata, non solo dall'evidente malessere fisico, ma anche da un groppo di pianto e rabbia.
Mi dispiace... io... mi sono fatto raggirare... come un idiota...”.
Siamo in due allora” ridacchiò Seiji, desideroso di rassicurarlo, di recare conforto e anche un po' spaesato perché non aveva mai visto Shin così. Non tanto per la condizione critica in cui versava, non era la prima volta che i Masho infierivano così con uno di loro, piuttosto ... percepiva lo stato mentale di Suiko, la sua confusione, l'insicurezza... e la paura.
Lo fece distendere supino a terra, intenzionato a controllare l'effettiva gravità della situazione e riconobbe subito gli effetti del veleno di Naaza che rendeva infette le numerose ferite distribuite lungo il corpo del guerriero dell'acqua. Gli abiti erano ridotti praticamente a brandelli e la yoroi era scomparsa.
Così come la mia” rifletté tra sé e comprese così che in quel luogo i loro poteri erano vani. Strinse i denti in un muto ringhio di disappunto, quello era il motivo per cui l'organismo di Shin non era stato in grado di rigenerarsi quasi per nulla e poteva significare solo una cosa: neanche i poteri curativi di Korin si sarebbero rivelati efficaci.
Avrebbe urlato perché era chiaro quanto le condizioni di Shin fossero gravi, addirittura critiche: il compagno rischiava la vita e, benché fosse accaduto a tutti loro in passato, grazie alla protezione delle yoroi e ai poteri curativi di Korin uniti alla sapienza pratica di Nasty se l'erano sempre cavata, ma con un kekkai a bloccare le loro facoltà non sapeva assolutamente come avrebbe potuto aiutarlo e... se Shin fosse morto così, tra le sue braccia, di fronte alla sua impotenza...
Non voleva neanche pensarci.
Gli sfiorò una guancia con le dita.
Come ti senti, pesciolino?”.
Al solo pronunciare quel nomignolo che era il modo da tutti loro usato nei confronti di Shin per rimarcare l'intimità raggiunta, un groppo si formò nella sua gola e sapeva anche quanto stupida ed inutile fosse quella domanda.
Mi sento... in colpa...”.
Gli occhi viola di Seiji si sgranarono, in un impeto di stupore.
Per cosa dovresti mai sentirti in colpa?”.
Perché...”.
Shin dovette fermarsi un attimo, lottando contro un colpo di tosse e contro la fatica che ogni parola gli costava, deglutì, quindi riprese:
Sei loro prigioniero anche tu ma... credo... di stare meglio perché... ritrovarmi da solo... era...”.
Se non fosse stato così preoccupato, probabilmente Seiji avrebbe riso per la tenerezza; ormai aveva imparato a comprendere qualcosa di più riguardo a tutti i suoi compagni, anche di Shin, che in quanto a riservatezza rivaleggiava con lui, pur manifestandola in maniera diversa. Shin affrontava ogni cosa con una grande forza di volontà, cercando di mettere a tacere persino i suoi occhi irrimediabilmente sinceri riguardo alle proprie debolezze, cercando di nascondere tutta l'insicurezza e la paura che provava dietro alla fiducia altrettanto incommensurabile che nutriva nei confronti di tutto il gruppo e degli ideali per cui lottavano. Ma Seiji aveva compreso più di quanto Shin potesse immaginare, Seiji sapeva vedere quanto spesso, inconsapevolmente, il dolce Suiko mettesse a nudo le proprie fragilità... e tra i suoi punti deboli più palesi vi era la paura della solitudine, tutta la forza che trovava aggrappandosi a coloro che amava, affidandosi a loro ed agendo per loro, era destinata a crollare senza speranza quando Shin si sentiva solo.
Un lieve sorriso Seiji non poté trattenerlo, forse in parte inteso a rassicurare, anche se dubitava che Shin potesse vederlo bene in volto in quel luogo oscuro. Gli accarezzò la guancia con maggior decisione.
Io credo sia un pensiero piuttosto normale, Shin-chama...”.
Però... il fatto che dovrai restare solo tu... mi fa sentire ancora più in colpa...”.
Un'ondata di acido risalì lungo il corpo di Seiji e il cuore gli balzò in gola.
Si può sapere di cosa stai parlando?”.
I brividi che scuotevano il corpo di Shin si fecero più intensi, cercò di sollevare una mano, senza riuscirci, allora il compagno accorse in suo aiuto, prendendola tra le sue.
Io... credo... sto morendo... Seiji... il veleno di Naaza...”.
La stretta di Seiji sulla mano dell'amico si fece convulsa, mentre si chinava su di lui, senza più poter controllare un impeto di rabbia mista a disperazione.
Non dire mai più una cosa del genere, tu non morirai chiaro?! Non voglio che quella parola compaia sulle tue labbra, mai più!”.
Seiji sentì la mano di Shin tremare forte, intravvide il suo viso che si muoveva un poco, probabilmente cercando il suo e allora Korin si abbassò ancora, perché i loro sguardi potessero incontrarsi.
Seiji... io... sento che...”.
Una mano del guerriero della luce abbandonò l'altra per posarsi sulle labbra del compagno.
Se devi dire altre sciocchezze non parlare... sprechi energia inutilmente... tu guarirai... devi solo resistere ed essere forte...”.
Poi la mano di Seiji salì sulla fronte, ad asciugare un po' di quel sudore freddo che intrideva la sua pelle e intanto gli scostò la frangia solitamente impeccabile, ora incrostata di polvere e sangue.
Ma io... qui... non so come... come fare... Seiji...” cercò di insistere il ragazzo e in quelle parole Korin lesse rassegnazione, paura, impotenza.
Allora non resistette oltre e lo abbracciò, sollevandolo e portandoselo contro il petto, senza smettere di accarezzarlo; lo sentì rilassarsi, almeno un poco e con palese gratitudine, nella sua stretta, ma percepì anche, in quell'abbandono, lo spegnersi dei sensi. Allarmato si affrettò a controllare ogni possibile segno di vita finché, sospirando di sollievo, comprese che era solo svenuto, ma per quanto? Aveva voluto rassicurarlo, ma Shin aveva ragione, quanto avrebbe potuto resistere senza che si potesse fare nulla? E da quanto versava in quelle condizioni, da quanto tempo stava già resistendo?
Sospirò profondamente, si morse il labbro inferiore; dopotutto provare non costava nulla, forse almeno un poco sarebbe stato in grado di oltrepassare il blocco del kekkai: non avrebbe mai lasciato morire Shin senza tentare il tutto per tutto... non avrebbe mai lasciato morire Shin. Punto e basta, non c'era altra possibilità.
Ripose Shin a terra, cercò la concentrazione necessaria, andando a sondare dentro di sé i recessi spirituali che avrebbero potuto metterlo in contatto con il potere della luce e nel farlo chiuse gli occhi, tenendo una mano sollevata sul corpo di Shin ma senza toccarlo, il palmo verso il basso. Riuscì in questo modo ad interiorizzare la reale situazione del compagno e la conferma della sua gravità si rivelò frustrante. Ma al tempo stesso era anche un buon segno il fatto che fosse stato in grado di analizzarlo con una certa precisione: significava che, se si impegnava con tutte le proprie forze, poteva neutralizzare, almeno un poco, l'efficacia del kekkai.
Riaprì gli occhi e scrutò il ragazzo svenuto, trattenne il respiro.
Dipende tutto da questo” pensò. Era il momento della prova decisiva.
Richiamò ancora il suo potere, questa volta per radunarlo il più possibile tra cuore e mente e poi liberarlo all'esterno: sotto la sua mano e intorno al suo corpo prese forma un alone luminoso, leggero, tenue... troppo poco... un dolore pulsante gli colpì le tempie.
Serrò le palpebre e digrignò i denti:
Maledizione!”.
Forse se non fosse stato solo, se anche gli altri fossero stati lì, radunando tutte le loro energie, mettendo in contatto i loro cuori... ma scosse il capo, era un'utopia, di sicuro non si augurava che anche gli amici venissero catturati e anche se così fosse stato Arago si sarebbe ben guardato dal metterli tutti assieme, ben conscio che avrebbe significato renderli forti, troppo forti anche per lui. Da quando quella guerra maledetta era cominciata, il loro implacabile nemico aveva fatto di tutto per separarli gli uni dagli altri, di sicuro non era un ingenuo.
Un ringhio feroce si dipinse sul volto di Seiji; d'accordo, era poco, poteva fare poco, ma quel poco l'avrebbe fatto fino in fondo. Ignorando del tutto il dolore al capo generato da uno sforzo che andava oltre le sue possibilità, a causa di quel malaugurato impedimento, si guardò bene dal richiamare il flusso di energia e lo tenne anzi vivo e pulsante. Forse, goccia dopo goccia, tutte quelle gocce avrebbero effettivamente aiutato Shin, era l'unica speranza che aveva e se non avesse funzionato...
No... non pensarci” si ordinò, “non pensarci, il nostro Shin non morirà... nessuno di noi morirà! Finché io sarò in vita, nessuno di loro mi precederà nella morte!”.
E non avrebbe mollato, a costo di farsi esplodere la testa in quell'intervento curativo.
Dopo qualche minuto, Shin si agitò un po' ed emise un piccolo gemito, quindi schiuse appena gli occhi e Seiji gli sorrise.
Seiji... tu...”.
Lo stava sentendo tutto il calore che si diffondeva attraverso l'organismo grazie all'intervento del guerriero della luce e già gli aveva provocato un evidente sollievo, ma Shin realizzò anche, abbastanza in fretta, ciò che stava accadendo.
Non... puoi... farcela...”.
Fece per sollevarsi e portare una mano a ricercare quella del compagno, ma Seiji lo rispinse a terra con un gesto deciso:
Non vanificare tutto, pesciolino...”.
Il suo tono era affaticato, la testa gli doleva in maniera quasi insopportabile ed era perfettamente consapevole di dover mascherare la cosa meglio che poteva, perché in alcun modo Shin avrebbe accettato che qualcuno, tanto meno qualcuno che amava, stesse male o rischiasse qualunque cosa per salvare lui; Shin rifiutava il sacrificio altrui almeno tanto quanto concepiva naturale il proprio.
Mi dispiace solo... non poter fare di meglio. Mettici del tuo Shin, se ci concentriamo insieme il potere del kekkai diminuisce un poco”.
Seiji... non voglio che tu...”.
Il guerriero della luce interruppe un attimo la sua concentrazione per dedicare le proprie attenzioni ai dubbi del compagno; lo guardò con tutta la serietà che il suo sguardo sapeva esternare e in quei momenti i suoi occhi d'ametista potevano incutere timore. Un tremito più violento scosse infatti il corpo di Suiko e non si trattava solo della febbre.
Ascoltami Shin... non ho nessuna intenzione di lasciarla vinta ad Arago senza oppormi con tutto ciò che è nelle mie possibilità e ho bisogno del tuo aiuto per questo, non voglio curarti solo per...” si fermò e deglutì, perché per lui era difficile pronunciare parole affettuose, per quanto di affetto nel suo cuore ne provasse tanto. “Perché ti voglio bene... ma perché dobbiamo essere insieme... e tornare da Ryo che ha bisogno di tutti i nostri poteri riuniti. Insieme avremo più possibilità di trovare il modo di cavarcela!”.
Si fermò di nuovo di fronte all'espressione stupita e commossa del guerriero dell'acqua, che sbatté più volte le palpebre nell'evidente tentativo di trattenere un'ondata di lacrime. Poi Seiji aggiunse, a voce più bassa e distogliendo un poco lo sguardo:
Inoltre... come tu non vuoi restare solo... preferirei non restarci nemmeno io...”.
Tra loro intercorse qualche attimo di silenzio, spezzato unicamente dal respiro febbricitante di Shin, che fu il primo a riprendere la parola e la sua voce, in alcuni momenti, come quand'era in preda alla sofferenza, poteva diventare delicata e disarmante come quella di un pulcino:
Tu credi... che potrei farcela... Seiji?”.
Il valoroso guerriero dell'acqua, dalla lingua tagliente a tratti, il compare di monellerie di Shu che si lasciava andare, spesso, a quel suo lato tanto disarmante e fragile... ormai Seiji non si stupiva più. Sospirò e gli accarezzò una guancia:
Non potresti Shin... tu ce la farai... starai bene... te lo prometto...”
In quel momento la porta della cella si aprì e Seiji percepì l'accentuarsi del tremito del compagno; Shin non era un ragazzo pauroso, niente affatto, era un guerriero come tutti loro, metteva volentieri a repentaglio la vita per proteggere i compagni ed il mondo, ma era sensibile ed emotivo e si era ritrovato da solo, sull'orlo della morte, in quel posto terribile, sottoposto probabilmente a torture fisiche e psicologiche; comprese quindi la sua ansia e doveva ammettere di non essere del tutto tranquillo neanche lui. Sollevò gli occhi sulla sagoma di Naaza, consapevole che, privo della yoroi, gli sarebbe stato impossibile contrastare efficacemente un guerriero del tutto armato.
Si portò istintivamente più vicino a Shin, sperando di proteggerlo da ulteriori accanimenti sul suo corpo ora così vulnerabile e ben conscio che il demone dei veleni considerava Suiko il suo principale nemico.
L'esordio canzonatorio di Naaza non si fece attendere:
Ma guardateli, due cuccioli che si tengono stretti stretti in attesa di venire calpestati!”.
Il volto di Seiji si atteggiò ad un ringhio e si chinò ancora di più verso Shin, pronto a difenderlo con il proprio corpo se si fosse rivelato necessario.
La mano di Naaza scattò senza preavviso e un colpo violento si abbattè sulla guancia di Seiji, scagliandolo a terra e separandolo definitivamente dall'altro ragazzo.
Seiji!”.
Con la forza della disperazione data dalla paura che al compagno accadesse qualcosa di male, Shin gridò il suo nome e si girò su un fianco, puntellandosi con le braccia per sollevarsi; stava per tendere una mano verso il samurai della luce, quando il polso gli venne afferrato bruscamente e Naaza lo trascinò verso di sé. Shin fu costretto a mettersi in piedi sulle gambe malferme.
Seiji si riprese con prontezza, ignorando il rivolo di sangue che fuoriusciva dal labbro inferiore e si gettò contro il Masho, intenzionato ad affrontarlo anche a mani nude e del tutto privo di difese, ma Naaza era sicuramente in vantaggio e lo bloccò stringendogli le dita intorno alla gola, mentre con l'altra mano manteneva ferrea la presa sul guerriero dell'acqua.
Sei un insetto molesto, Korin, Anubis è stato fin troppo gentile con te, non ti ha reso abbastanza inoffensivo!”.
Sono spiacente di non essere in grado di eguagliare i tuoi livelli di sadismo, Naaza” si fece udire il sardonico commento di una nuova presenza materializzatasi nella cella. Anubis avanzò poi fino ad accostarsi al compagno, mentre Seiji si ritrovò libero e si mantenne saldo, in piedi, barcollando appena un poco; scrutò il suo nemico giurato con il fuoco acceso negli occhi d'ametista e si mise in posizione di guardia.
Il demone dell'oscurità ricambiò l'occhiata e il suo sguardo di ghiaccio lampeggiò dietro la maschera della yoroi, poi la sua testa si mosse e quegli stessi occhi si posarono su Suiko, ancora inerme nella stretta feroce di Naaza.
Sono tuttavia convinto che il tuo giocattolino sia un po' più malleabile del mio”.
Accompagnò l'osservazione con una risata maligna e, colpito da quel commento offensivo che lo sminuiva, Shin sollevò di scatto il volto e i suoi occhi si sgranarono, furenti. Ma fu la voce di Seiji a farsi udire, in un ruggito degno di un leone al colmo dell'ira:
Anubis!”.
L'interpellato lo osservò in silenzio e rimase immobile, mentre Seiji balzava in avanti, per fronteggiarlo faccia a faccia.
Non ti permetto di sottovalutare uno dei miei compagni!”.
Seiji...” mormorò la voce stupita e colma di gratitudine di Shin, mentre i due demoni reagivano con un'unanime risata.
Di sicuro sono pulcini interessanti” commentò divertito Naaza.
Con loro non ci si annoia” gli fece eco Anubis.
Quindi Naaza si mosse verso l'uscita trascinandosi dietro il guerriero dell'acqua; Shin serrò le palpebre, il corpo che urlava per il dolore e in preda ad una debolezza che lo gettava sull'orlo dell'incoscienza.
E adesso, mi dispiace ma dovremo separarvi per un po'”.
La reazione di Seiji fu immediata, si lanciò in avanti, intenzionato a fermare Naaza, ma Anubis si parò sul suo percorso, le braccia incrociate sul petto e il guerriero della luce lo urtò, ricadendo all'indietro.
Naaza” gridò allora Seiji, frustrato perché i loro nemici li avevano resi impotenti, impossibilitati anche solo a tentare una qualunque difesa, “se osi fargli del male ti ucciderò, dovessi rincorrerti anche al di là, della morte, mi hai sentito Naaza?!”.
Intanto si rialzò, ma il demone dei veleni era già scomparso insieme al suo compagno e Anubis bloccò il giovane samurai afferrandolo per un braccio e strattonandolo, per poi scagliarlo a terra brutalmente, accompagnando il gesto con una risata.
Un'ondata di rabbia aggredì l'animo di Seiji; lui era una persona tendenzialmente pacata, finché il furore non lo accendeva e niente era in grado di generarlo maggiormente della crudeltà gratuita o veder scalfito ciò cui teneva maggiormente, come coloro cui il suo cuore si era indissolubilmente legato:
Cosa avete intenzione di fargli ancora? Siete talmente vili da infierire su una persona gravemente ferita? Non avete un minimo di senso dell'onore?!”.
Lo sguardo di Anubis sembrò scrutarlo con più serietà, un lampo attraversò i suoi occhi, ma il tono rimase vagamente ironico mentre gli rispondeva, scomparendo e lasciandolo solo nell'oscurità:
Te lo riporteremo Korin, ma dobbiamo prima domare un cucciolo di samurai imbizzarrito!”.
Gli occhi di Seiji si sgranarono, le labbra si aprirono come per dire qualcosa, ma rimase muto, mentre ricadeva in ginocchio, consapevole che un altro compagno era caduto nella loro trappola... e forse, era questione di tempo, li avrebbero presi tutti... e allora cosa ne sarebbe stato di loro e della loro missione? Chi avrebbe ancora potuto preservare il mondo dalla tenebra di Arago?
-3-

l’amore è la nostra resistenza
facciamoci una promessa
loro non smetteranno di farci crollare
stringimi
le nostre labbra devono
sempre essere sigillate

***

Dove sono, maledetti bastardi?! Rajura! Dove sono i miei compagni?!”.
Il ragazzino nella sua yoroi dai colori della terra seminava distruzione tra le armate di Arago; al demone dell'illusione non si era rivelato difficile attirarlo oltre il portale, la sua capacità di entrare nella mente altrui per coglierne i punti deboli gli aveva permesso di comprenderlo bene. Non che fosse difficile leggere nella mente di Shu di Kongo, i suoi occhi blu erano limpidi come specchi e lasciavano cogliere la sua anima semplice, non per questo superficiale, un temperamento appassionato e vigoroso, quella stessa passione che animava ogni suo gesto ed ogni sua idea, la stessa passione che aveva acceso d'ardore il suo sguardo nel momento in cui gli era stato rivelato che due suoi compagni erano già caduti prigionieri di Arago. E Rajura non aveva dovuto fare nulla per catturarlo, il ragazzo in preda ad una furia irrefrenabile si era lanciato tra le due immense porte del Cancello del Male, gettandosi così nelle fauci del nemico nella maniera più ingenua possibile.
Tuttavia il piccolo Kongo stava dando del filo da torcere alle armate dello Youjakai, nonostante non avesse speranze sembrava non importargli, era come un ashura, un demone della distruzione che sarebbe andato avanti finché un alito di vita l'avesse sostenuto.
Rajura ridacchiò: il ragazzino non sarebbe stato così felice di sapere che in quel momento somigliava tanto a quella creatura plasmata solo di rabbia e odio che il demone dell'illusione gli aveva presentato precipitandolo in un incubo, benché l'ira fosse generata soprattutto dal senso di giustizia violato, la furia cieca della disperazione dettata dall'ansia per i compagni che lo portava a dimenticare se stesso.
Rajura doveva ammettere che lo colpiva, una parte di lui avrebbe desiderato comprendere tutto quel fervore e si arrabbiava con se stesso perché... lo ammirava.
Con le braccia incrociate sul petto, dall'alto di un torrione studiava la battaglia di Kongo che non conosceva tregua; dopo averlo attirato all'interno gli aveva scagliato contro le armate degli youja, pedine sacrificabili, sapeva che il ragazzo ne avrebbe fatto strage, ma sapeva anche che il palazzo avrebbe rigurgitato quelle pedine in numero pressoché infinito e loro compito era soprattutto quello di far divertire lo spettatore e condurre Kongo allo sfinimento.
Ma il ragazzino non si stancava, a dispetto delle condizioni fisiche già compromesse dalla battaglia che aveva sostenuto contro il demone dell'illusione prima di essere attirato nella trappola, il suo corpo ferito e malconcio non sembrava intenzionato a crollare e la sensazione di Rajura era che neanche mostrasse il minimo segno di cedimento; eppure questo non era possibile, non sarebbe stato umano, molto più facile credere che Kongo, reso come folle dalla preoccupazione per i compagni, avesse del tutto annullato se stesso e la considerazione di sé.
Il divertimento iniziale di Rajura si era mutato in qualcosa di più complesso, che lo portava a mordersi il labbro inferiore e a fremere mentre assisteva alla folle carica con cui Kongo riduceva a brandelli interminabili ondate di youja; e tutto questo senza aver ancora distolto lo sguardo da lui, neanche per un solo istante, perché Kongo puntava a Rajura e, cosa ancor più fuori da ogni logica, riusciva ad avanzare.
Restituiscimi i miei compagni, Rajura, tanto li troverò da solo! Queste mura cadranno ridotte a pezzi dal potere della terra! GEN TESSAI!”.
E al grido che annunciava la tecnica più potente di Kongo, come il ragazzo aveva promesso tutto intorno a Rajura si mise a tremare, simili a tante formiche folle di youja vennero inghiottite dalle voragini che si spalancavano nel terreno frantumato; il demone dell'illusione ringhiò, era certo che il Gen Tessai non fosse mai stato così distruttivo e poderoso.
A cosa deve tutta quella potenza?”.
E' ciò che ci lega, Rajura” giunse alle sue orecchie una voce sofferente di ragazzo e il masho si voltò di scatto; Anubis e Naaza erano giunti alle sue spalle, il demone dei veleni teneva un braccio intorno al busto di Suiko, reggendolo saldamente. Il prigioniero sembrava aver recuperato un po' di vigore, anche se lo sguardo che puntava su Rajura era velato e febbricitante e le membra scosse dai tremiti; probabilmente, se Naaza avesse lasciato la presa su di lui, non sarebbe stato in grado di reggersi in piedi.
Proprio Naaza rispose al samurai in maniera sprezzante, mugugnando per il disgusto, spingendolo con rabbia a terra; il ragazzino cadde malamente ai piedi di Rajura e si raccolse su se stesso, in un moto di dolore.
Rajura lo ignorò per riportare la propria attenzione sulla scena che si svolgeva qualche metro più in basso: Kongo era impegnato a falcidiare una nuova ondata di avversari che lo pressava particolarmente ed era momentaneamente impossibilitato a puntare ancora gli occhi sul suo acerrimo nemico. Il demone dell'illusione lasciò allora che un ghigno piegasse le sue labbra:
Ehy, Kongo! Sei in difficoltà?!”.
Dopo aver tagliato in due l'ennesimo youja, il volto del samurai si levò e a Rajura sembrò di venire colpito dalle fiamme che i suoi occhi sprigionavano:
Mai! Ti raggiungerò dovessi calpestare questa dannata ferraglia pezzo per pezzo, dovessi far crollare l'intero Youjakai a suon di pugni!”.
Rajura emise una risatina, non sapeva dire neanche lui se si trattasse di divertimento o effettivo interesse per quel carattere così esplosivo.
Ancora non l'hai messo fuori combattimento, Rajura? Serve una mano?”.
Il demone dell'illusione strinse i pugni, trattenendo a stento una rispostaccia nei confronti di Naaza, che intanto si era portato al suo fianco.
E' una furia scatenata quel moccioso” ghignò il demone dei veleni contemplando lo scempio che Kongo stava seminando tra le loro armate. “Ma forse conosco un modo efficace per calmare i suoi bollenti spiriti!”.
Il suo sguardo si abbassò sulla figura di Suiko, nuovamente caduto in uno stato di semiincoscienza, si acquattò vicino a lui e prese nel proprio pugno una ciocca di capelli rossi, per poterlo guardare in viso.
In fondo, l'abbiamo portato qui apposta”.
Il samurai dell'acqua si riscosse con un brivido a quel tocco e riuscì a puntare su Naaza uno sguardo rabbioso, quasi feroce, al quale il demone rispose con un ringhio:
Siete un branco di insetti fastidiosi ed insolenti!”.
Mentre un pugno di Naaza restava aggrappato ai capelli di Suiko, l'altra mano si chiuse sul suo braccio e il samurai dell'acqua venne trascinato in piedi, sospinto sull'orlo del torrione; per un attimo sembrò che Naaza volesse lasciarlo cadere ma si stava unicamente divertendo alle sue spalle.
Kongo, c'è una sorpresina per te qui, che ne dici di venirtela a prendere?!”.
Sei un bastardo... Naaza...” mormorò debolmente il prigioniero e il demone lo scrollò, in preda alla rabbia.
SHIN!”.
Il samurai della terra aveva visto l'amico e ciò era stato sufficiente a distrarlo e a fargli subire una serie di colpi da parte degli youja che lo fecero cadere in ginocchio.
Le labbra di Suiko esalarono un altro sussurro, incrinato dall'ansia:
Shu... attento...”.
Kongo si riprese immediatamente, si rialzò, in pochi secondi ridusse in pezzi gli youja responsabili del suo atterramento ma i suoi occhi non riuscivano a distogliersi dal ragazzo in bilico sul ciglio del torrione, evidentemente sconvolti dalle condizioni palesemente drammatiche del ragazzo.
Che cosa gli avete fatto, vigliacchi ?!”.
Niente, rispetto a quel che gli faremo se non ti dai una calmata, Kongo!”.
Naaza accompagnò la minaccia con una brutale torsione al braccio di Suiko; il ragazzo non poté trattenere uno strillo acuto e Rajura fu certo che un tremito scosse le membra di Kongo quando lo udì, fu certo di vedere i suoi occhi farsi immensi e colmi di terrore.
Sarebbe questo il legame di cui parlava Suiko? Stare tanto male per la sofferenza di un compagno senza tenere in nessun conto la propria e riducendosi quasi alla follia? Ma perché?”.
Se possibile la furia di Kongo si accentuò, gli youja cadevano come birilli, ogni singolo colpo del suo tetsubo andava a segno e anche la velocità, facendosi beffe del logico esaurimento fisico, si era ulteriormente incrementata. Quella nuova foga era ovviamente provocata dalla fretta di raggiungere il compagno per strapparlo dalle mani crudeli di Naaza... o per condividere la medesima sorte; Rajura strinse le labbra in una smorfia.
Il nuovo avvertimento di Naaza si levò dall'alto della posizione in cui si trovavano:
Allora non hai capito, Kongo!”.
Una tachi comparve nella sua mano e, come un lampo troppo veloce per essere prevenuto, tracciò una linea netta sul braccio del ragazzo, una ferita non profonda ma sufficiente a suscitare ulteriore panico e tormento in un organismo già debilitato; il samurai dell'acqua urlò e il compagno distante tese una mano verso di lui, quasi in quel modo potesse toccarlo e recargli conforto.
Smettetela, basta!”.
Sei tu la causa della sua agonia, con il tuo atteggiamento testardo, Kongo!”.
La lama impietosa di Naaza colpì ancora, un'altra striscia scarlatta prese forma poco al di sopra della precedente, Suiko gridò di nuovo ma questa volta gli sfuggì un insulto; il demone infierì con una ginocchiata nella schiena in seguito alla quale il ragazzo cadde, sempre più in bilico sul vuoto sotto di lui.
Sfogando l'ira in un ultimo ruggito, il samurai della terra fece il vuoto intorno a sé, quindi gettò al suolo la propria arma e presentò ai Masho le mani nude, i palmi verso l'alto, poi esclamò, con una rabbia tale che contraddiceva il senso delle parole:
Mi arrendo bastardi, smettetela di fargli del male!”.
Shu...” singhiozzò flebilmente Suiko, la voce totalmente sovrastata dalla crudele risata di Naaza.
-
Gli occhi viola di Seiji erano fissi, attenti, su Shu, che si era incollato a Shin dal momento in cui li avevano riuniti nella cella; il samurai della terra era accovacciato al suolo e Shin posava il capo sulle sue gambe, mentre la mano robusta di Kongo gli accarezzava i capelli. Suiko sembrava privo di sensi, ma a tratti si agitava e si lamentava nell'incoscienza.
Gli occhi grandi e angosciati di Shu erano costantemente calamitati dal ragazzo sofferente, diventato ormai da tempo fulcro principale dei suoi sentimenti e del suo affetto; si rivolse tuttavia al guerriero della luce:
Mi dispiace Seiji, io... avrei voluto salvarvi, ci ho provato ma... ho fallito e ho ottenuto solo di farmi catturare anche io”.
Conoscendoti ti sarai comportato da incosciente” sospirò, serio, il compagno.
Shu scosse il capo.
Fosse servito almeno a voi... Shin dovrebbe uscire di qui...”.
Deglutì, il tono della sua voce era incerto, impregnato di agitazione e ansia.
Lui... ha bisogno dell'acqua... per riprendersi... in questi casi. Con l'acqua... guarirebbe di sicuro...”.
Si bloccò, come spaventato dalle possibili implicazioni di quanto aveva detto, sentì così il bisogno di correggersi:
Voglio dire...guarirebbe prima...” i suoi immensi occhi da eterno bambino si sollevarono su Korin, colmi di supplica e bisognosi di rassicurazioni. “Perché guarirà, non è vero Seiji? Riuscirà a riprendersi, giusto? Lui è forte...”.
Il volto pallido di Seiji si abbassò, l'impulso a dargli conforto fu il suo primo istinto; certo che Shin ce l'avrebbe fatta! Lui stesso doveva convincersene ma trovarsi lì, in tre, un altro di loro caduto nella rete tesa dai Masho, aveva fiaccato anche la sua sicurezza: la preoccupazione si fece strada in lui, opprimente.
Era abbastanza sicuro che Ryo e Touma fossero ancora liberi, a meno che Arago non avesse qualche misterioso asso nella manica i tre Masho, unici in grado di impensierirli, sembravano essersi concentrati sui loro tre prigionieri; ma per quanto? E come avrebbero potuto contrastare gli intenti di Arago, Ryo e Touma da soli? Erano necessari tutti i loro poteri riuniti per tenere vive le speranze.
Strinse i denti, adirato con se stesso per quell'imperdonabile ondata di pessimismo: proprio per mantenere intatta la speranza era necessario che Shin si salvasse. I loro nakama nn si sarebbero fatti prendere, sarebbero anzi accorsi in loro aiuto, in qualche modo ce l'avrebbero fatta e allora sarebbero stati di nuovo insieme, riuniti intorno a Ryo per permettergli di evocare Kikutei al momento della battaglia finale contro Arago.
E Seiji era ben deciso a restituire Shin vivo ai ragazzi, fare in modo che il loro Suiko potesse accoglierli e ringraziarli per la loro venuta con il suo sorriso più luminoso e solare.
Se... Seiji...” lo raggiunse ancora il richiamo un po' agitato di Shu.
Korin sollevò di scatto il viso.
Guarirà Shu, certo che guarirà, perché noi lo faremo guarire, ma avrò bisogno del tuo aiuto!”.
L'altro annuì.
Guidami Seiji; farei qualsiasi cosa per voi... per lui...”.
Lo so” mormorò Korin, mentre con la mano andava a sfiorare le numerose ferite sul corpo di Shin, “ti chiedo solo di concentrarti e di aiutarmi a superare la barriera del kekkai, in modo che il mio potere curativo sortisca qualche effetto”.
Shu deglutì, perfettamente consapevole che le sue facoltà mentali non erano neanche paragonabili a quelle di Seiji, ma avrebbe fatto ogni cosa rientrasse nelle sue possibilità e anche di più: Shu di Kongo era fatto così, donare tutto se stesso, anche consumarsi ardendo interiormente se si fosse rivelato necessario... era per lui la normalità.
Abbassò il capo sul petto e chiuse gli occhi, afferrando forte una mano di Shin e portandosela al petto; Seiji sorrise e ricercò a propria volta la concentrazione, con la mente rincorse i battiti dei cuori dei compagni, li trovò, armonizzò il proprio con i loro. Sembrava fin troppo facile.
Si guardò intorno, in preda alla confusione:
Il kekkai... non c'è più...”.
Gli occhi di Shu si aprirono su di lui, altrettanto sorpresi.
Cosa... cosa significa?”.
Non lo so...”.
Seiji, diffidente, scosse con lentezza il capo, poi lo abbassò sul compagno ferito e vide che anche i suoi occhi erano aperti, più attenti e vitali.
Credo... di stare meglio...” sussurrò Shin, mentre il samurai della terra non riusciva a trattenere un'esclamazione di sollievo.
Perché non c'è più nulla che impedisca al tuo organismo di reagire” confermò Seiji accarezzandogli una guancia. Se avessero avuto a disposizione dell'acqua la salvezza di Suiko sarebbe stata certa a quel punto, tuttavia Seiji si scrollò di dosso i 'se' e i 'ma': liberi di agire, i suoi poteri si sarebbero rivelati più che sufficienti. Richiamò la luce, che esplose intensa intorno al suo corpo, la fece fluire lungo il suo braccio teso e da lì la trasmise alle membra di Shin.
Gli occhi di Shu si persero a contemplare le ferite che si rimarginavano e gli effetti del veleno che andavano scomparendo; era come assistere ad un miracolo. Il respiro di Shin divenne quasi subito più regolare, i tremiti andarono lentamente calmandosi, gli occhi verdi si chiusero in una grata espressione di riposo, le labbra sembravano persino sorridere.
Di sicuro sorridevano quelle di Shu, mentre stringeva con ancor più forza la mano di Shin e il suo sguardo radioso si levò ammirato su Seiji; il samurai della luce sorrise a sua volta, era bello vedere quell'espressione sul viso di Shu, trasmetteva ottimismo e gioia di vivere, ovvero tutto ciò di cui in quel momento avevano bisogno.
Stanco, si lasciò andare ad un sospiro e si concesse il meritato riposo:
Adesso andrà meglio... andrà tutto meglio...”.
Voleva e doveva aggrapparsi a quel pensiero, anche se era perfettamente consapevole che quella tregua concessa non era altro se non il preludio ad un nuovo motivo di preoccupazione, perché la scomparsa del kekkai non era certo un regalo concesso da Arago e dai Masho per pura generosità.
Cosa avranno in mente?” chiese soprattutto a se stesso, ma a voce alta, cosicché Shu non poté non udirlo e ribatté, sollevando un pugno, mentre manteneva l'altra mano salda intorno a quella di Shin:
Qualunque cosa sia, adesso siamo pronti ad affrontarla!”.
Il suo entusiasmo risvegliò anche il guerriero dell'acqua che lo guardò per qualche istante, con un sorriso che aveva qualcosa di tenero.
Quindi Shin si mosse tra le proteste dei compagni e si sedette.
Ora sto bene, non dovete più preoccuparvi!”
Un sospiro rassegnato scosse il petto di Shu, da questo momento in poi pretendere di far cambiare idea a Shin sarebbe stato come prendere a testate un muro troppo solido persino per lui.
Seiji si alzò, porse la mano al guerriero dell'acqua aiutandolo a mettersi in piedi e intanto seguì con attenzione ogni suo movimento, per accertarsi delle sue condizioni. Infine sorrise con soddisfazione:
Ho fatto un bel lavoro, vero?”.
Suiko ridacchiò, dandogli un pugnetto leggero su una spalla.
Non prenderti tutto il merito, non sono così debole!”.
In punta di piedi Kongo giunse alle spalle di Shin per coglierlo di sorpresa, gli attirò il capo sulla propria spalla e gli arruffò vivacemente i capelli, suscitando proteste indignate da parte sua e provocando un'esplosione di ilarità persino nel guerriero della luce: veder sorridere Shin era un sollievo ed un regalo che, in qualche modo, faceva apparire tutto più facile. Si trattava di illusione, lo sapeva Seiji, la loro situazione era critica, ma avere al suo fianco i due buffoni del gruppo nel pieno delle loro energie si sarebbe rivelato un sostegno non indifferente.
E ora i due buffoni erano tornati a giocare e scherzare tra loro mettendoci l'impegno di due bimbi dell'asilo: era più gratificante vederli così che in preda allo sconforto ma dopo un po' Seiji pensò che fosse il caso di richiamarli all'ordine. Senza lasciar cadere il sorriso dalle proprie labbra, fece un passo avanti per attirare la loro attenzione:
Adesso, facciamoci una promessa”.
Ed eccoli tornare i due seriosi samurai, le espressioni solenni e pronte ad ascoltarlo. Seiji tese una mano verso di loro ed entrambi, cogliendo l'invito, posarono le proprie mani sulla sua, in un legame che sapeva di sacro giuramento.
Non sappiamo cosa ci aspetta da questo momento in poi, non sarà facile, tenteranno in tutti i modi di farci crollare moralmente, di spegnere la nostra speranza e il nostro spirito combattivo, ma noi...”.
Noi non crolleremo” esclamò Shu, “assolutamente no, resteremo saldi ed uniti, qualunque destino ci attenda!”.
Non mi vedranno più piangere” gli fece eco Shin, con tono pacato, “non darò loro più alcuna soddisfazione, dalle mie labbra non uscirà più un solo lamento!”.
Ne sei sicuro, Suiko?”.
Sussultarono, si strinsero gli uni agli altri, spalla contro spalla, guardandosi intorno, pur sapendo che non avrebbero visto nessuno: quella che riecheggiava tra le mura della cella era la voce di Arago, il padrone incontrastato di quel luogo ed il suo pensiero giungeva fino a loro, da chissà quale distanza. Arago era in grado di osservarli, scrutarli, studiare ogni loro mossa.
Urlerete ancora cuccioli di samurai, non avete ancora visto niente!”.
La risata del loro nemico fece correre un brivido lungo la schiena dei ragazzi mentre, in contemporanea, la porta si apriva con un tonfo sordo.
Uscite piccoli samurai, fateci divertire!”.
Cosa significa questo?” ringhiò Kongo.
Di comune intesa estrassero le sfere e richiamarono i loro poteri, permettendo alle yoroi di materializzarsi intorno ai loro corpi; nessuno di loro nutriva dubbi riguardo al fatto che si trattava di un altro tranello, ma non potevano fare altro che combattere, rimanere passivi non era un'opzione contemplabile.
Seiji in testa si diressero con circospezione verso l'uscita della cella e nel corridoio buio Seiji tese un braccio per arrestare ogni azione precipitosa:
Restiamo vicini, evitiamo di farci separare ancora”.
Shin annuì, evidentemente poco propenso anche solo ad immaginare quella possibilità, Shu sollevò un pugno mentre con l'altra mano estrasse il tetsubo, brandendolo con un gesto aggressivo:
Che solo ci provino!”.
Rimani calmo” lo redarguì Korin, “controllati!”.
Nel momento in cui con la mano cercò la propria nodachi imprecò, ricordandosi che gli era stata sottratta. Si voltò a guardare i compagni e la smorfia di disappunto si mutò in un ringhio: anche la yari di Shin era scomparsa. Significava che l'unico a poter opporre ai nemici una resistenza efficace era Shu; Shin poteva contare solo su un pugnale e sugli artigli del suo bracciale destro.
E io... solo sul mio corpo disarmato” pensò tra sé, “che intenzioni hanno?”.
Dopo aver percorso un angusto passaggio che sembrava interminabile, giunsero in un ambiente molto più ampio, un grande salone fiocamente illuminato da torce appese ai muri; un suono secco risuonò alle loro spalle, facendoli sobbalzare.
Siamo in trappola!” gridò Shin, indicando un enorme portale che aveva bloccato qualunque possibile via di fuga.
Un nuovo fragore attirò la loro attenzione su una breccia che andava aprendosi nella parete opposta, ma la speranza che si trattasse della salvezza fu ben presto smentita dal materializzarsi, come dal nulla, di un'orda sterminata di youja.
Seiji fece un passo indietro e ricercò il contatto con i compagni, essi si mossero a propria volta verso di lui; si ritrovarono così gli uni incollati agli altri, in posizione di difesa, preparandosi ad affrontare l'attacco che sicuramente sarebbe giunto.
Di nuovo, la voce di Arago giunse, tuonante, accompagnata dal fragore di tempesta che fece tremare le pareti:
Bravi piccoli samurai, adesso combattete, difendetevi fino allo sfinimento e rendete più potenti le yoroi che indossate... e poi restituimele, ancora più forti!”.
-4-
portateci via dall’inferno
proteggeteci per il male che verrà
Resistenza…
***
Una voce nelle tenebre... non era quella di Arago... quella voce comunicava amore, comunicava l'invito a resistere e a non lasciarsi andare e fu ciò che risvegliò Seiji dall'incoscienza nella quale era precipitato dopo la battaglia senza speranza cui era stato nuovamente sottoposto. Quella era la voce dei loro nakama che chiamavano i loro nomi... Ryo... Touma... e c'erano anche Nasty e Jun, ne era certo... anche Byakuen.
Poi giunse il dolore, le braccia gli facevano male, comprese di averle sollevate al di sopra del capo, i polsi strettamente imprigionati da catene che scalfivano la pelle nonostante i bracciali della yoroi.
Shu... Shin...” gemette, alla disperata ricerca di un segnale di vita da parte dei due compagni che condividevano la sua sorte infelice. Pregò tra sé, supplicò di percepirli, di ritrovarli ancora vivi.
Qualcuno alla sua destra si mosse, udì un lieve borbottio, come un ringhio esalato a denti stretti.
Sospirò di sollievo.
Shu...”.
Sondò i dintorni con la mente, il respiro appena percettibile di una presenza familiare provenne dalla sua sinistra; c'era anche Shin. Erano tutti lì e tutti vivi, ma di nuovo impossibilitati ad agire in qualunque modo.
Resistete” sussurrò, “credo... che i ragazzi... ora sappiano...”.
Un lampo di luce lo accecò per un attimo, l'aria davanti a lui crepitò e vibrò, poi dal nulla si materializzò un'immagine; il guerriero della luce sgranò gli occhi. Si trattava di un passaggio aperto su un'altra dimensione, una risata di donna gli fece gelare il sangue.
Poi la vide: la casa di Nasty... e sulla terrazza, gli sguardi sconvolti puntati nella loro direzione...
Ryo... Touma...” mormorarono le sue labbra, ma non riuscì a parlare a voce più alta, sperò che il legame del cuore giungesse fino a loro.
Purtroppo c'era quella voce di donna che lo confondeva, si intrometteva nel contatto, una voce che faceva male e che generava in lui solo rabbia e dolore... era una voce che minacciava, stava mostrando a Ryo e a Touma ciò che stava accadendo ai compagni nelle mani di Arago.
Da qualche parte, in alto, si sprigionò un raggio di energia, Seiji ne percepì l'arrivo ancor prima che questo andasse a colpire Shin alla sua sinistra e la sofferenza dell'amico si trasmise al suo cuore in un concatenarsi immediato di eventi. Tutto avvenne in un attimo, tentò di voltare il capo verso il compagno ma, quasi nel medesimo istante, lui stesso venne colpito e, subito dopo, Shu. Ryo, Touma e Nasty chiamarono disperatamente i loro nomi, adesso ne era certo, avevano visto, adesso i ragazzi sapevano che tre di loro erano in pericolo e che avevano bisogno di aiuto.
E il messaggio del cuore di Seiji giunse a Shin e a Shu, tanto più fragili di lui e bisognosi del suo sostegno; ormai Seiji ne era certo, mentre il suo corpo gridava in preda al dolore, il cuore esultava:
Siamo salvi... verranno a prenderci e insieme salveremo il nostro mondo... dobbiamo solo resistere, ancora un poco... solo un poco...”.
Dagli amici sofferenti giunse la risposta, i loro tre cuori si unirono in un unico palpito che li avvolse in un abbraccio di speranza.