Leggende sulle
terre
1. LYONESSE
La
mitologia celtica abbonda di storie di terre sommerse.
Secondo
una leggenda, la stretta striscia di Atlantico che divide le coste di
Cornovaglia dalle isole Scilly era una volta una terra emersa sulla
quale si trovava il regno di Lyonnesse, ricco di
prospere
città e di bellissime chiese.
È
stato più volte associato con Avalon.
Nel
V secolo d.C., un giorno improvvisamente l'oceano inghiottì
il
regno e un uomo solo, di nome Trevilian, sfuggì alla morte
per
poterne raccontare la distruzione. Ancora oggi, sullo stemma di
famiglia dei suoi discendenti appare il cavallo bianco sul quale si
narra che il capostipite avesse raggiunto la salvezza.
Secondo
le leggende arturiane, a Lyonesse nacque Tristano, figlio di re
Meliodas. Uno dei segni del ritorno di re Artù
sarà la
ricomparsa dalle acque di Lyonesse.
La
poesia epica di Lord Alfred Tennyson, Idylls of the King, dice che a
Lyonesse fu combattuta la battaglia finale tra Artù e
Mordred.
Un'ipotesi
più scientifica e credibile identifica Lyonesse con il porto
di Dunwich.
Ci
sono tracce del fatto che nel periodo romano le isole di Scilly
comprendevano una grande isola, conosciuta come Siluram Insulam (o
Sylina Insula). Secondo la leggenda, Lyonesse si estendeva da Scilly
all'estremità occidentale della Cornovaglia ed ebbe 140
chiese. La sua capitale era la Città dei leoni (a volte
riferita con il nome di Carlyon). I nomi dei tradizionali sovrani di
Lyonesse derivano dalla mitologia gallese e da quella arturiana.
Tristram Fawr sarebbe stato un personaggio storico della Cornovaglia.
2.
YS
Altri
racconti parlano di reami sommersi al largo della costa del Galles e
della città perduta di Ys che giace sul fondo di una baia in
Bretagna. Per quanto improbabile è possibile che le vecchie
leggende si riferiscano a terre sprofondate sotto il livello del mare
nel corso di centinaia d'anni.
Quest'isola
pare sia stata edificata nella baia di Douarnenez in Bretagna da
Gradlon, re di Cornovaglia, per la figlia Dahut.
L'isola
governata da Gradlon si trovava sotto il livello del mare: proprio
per questo motivo attorno all'isola era stato costruito un sistema di
dighe che proteggevano la città dai mari dell'oceano.
Il
re aveva una splendida figlia, di nome Dahud, e il padre, come gesto
d'amore nei confronti della figlia, le diede le chiavi che
permettevano di aprire le dighe della città. La leggenda
vuole
che un giovane straniero giunto all'isola, innamorato di Dahud, venne
in possesso delle chiavi delle dighe, e siccome in lui si nascondeva
il Demonio, aprì le dighe della città permettendo
all'Oceano di sommergere l'isola, e quindi, distruggerla; re Gradlon
riuscì a salvarsi raggiungendo la costa e portando con
sé
Dahud, ma durante il tragitto Dio gli disse di gettare in mare la
figlia perché posseduta dal Demonio. Così fece.
La
leggenda narra che proprio Dahud, per adattarsi alle acque
dell'oceano, si trasformò in una sirena, che con il suo
dolce
e ossessivo canto, riesce ad incantare i marinai.
3.
LEMURIA
Le
origini di quest'isola scomparsa risale alla convergenza di varie
correnti di pensiero.
Nel
secolo scorso alcuni sostenitori di Darwin arguivano che essendoci
alcune analogie tra i reperti fossili trovati in Africa e quelli
trovati in Brasile, dovevano esservi stati dei collegamenti di
terraferma tra i due continenti. Vari biologi e paleontologi dello
stesso periodo spiegavano tali collegamenti con 'ponti di terra' che
erano poi sprofondati senza lasciare tracce.
Uno
di questi 'ponti', un presunto terzo continente scomparso nell'Oceano
Indiano, fu chiamato Lemuria per via dei lemuri, comuni nel
Madagascar.
Ernest
Haeckel fece sua l'ipotesi dell'esistenza del continente Lemuria non
soltanto per spiegare la dislocazione delle piante e degli animali,
ma anche per localizzare il paradiso, la 'primordiale dimora
dell'uomo'.
Lemuria
entrò nel lessico dell'occulto tramite le opere di Madame
Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, che
dichiarò
intorno al 1880 che l'esistenza di questo continente, abitato da una
razza di ermafroditi spiritualmente puri, le era stato rivelato dai
Mahatma che le avrebbero permesso di visionare un testo
pre-atlantideo, il Libro di Dzyan. Secondo l'interpretazione
teosofica, gli ermafroditi di Lemuria corrispondevano a una delle
sette Razze Radicali attraverso cui si muove ciclicamente
l'evoluzione dell'umanità.
Nel
1894 Frederick Spencer Oliver pubblicò A Dweller on Two
Planets, nel quale dichiarò che i sopravvissuti di un
continente immerso chiamato Lemuria, vivevano sopra o all'interno del
Monte Shasta nel nord della California. I Lemuriani avrebbero vissuto
in un complesso sistema di tunnel scavati nella montagna e, in alcuni
casi, sarebbero stati avvistati fuori dalla loro montagna, mentre
camminavano coi loro abiti bianchi.
4. MU
Mu
è il nome di un ipotetico continente scomparso nell'Oceano
Pacifico, descritto dall'angloamericano James Churchward (1852-1936),
sulla base di una traduzione - poi rivelatasi completamente errata -
del XIX secolo dall'abate fiammingo Charles-Etienne Brasseur da un
manoscritto Maya.
Brasseur
si applicò subito alla traduzione di uno dei pochissimi
codici
maya superstiti, il Codice Troano, utilizzando l'"alfabeto maya"
inventato da Landa, ottenendo un testo piuttosto incoerente che
sembrava parlare di una terra che era sprofondata in seguito ad un
cataclisma (si scoprì in seguito che il codice trattava in
realtà di tutt'altro argomento, cioè di
astrologia).
Trovando infine un paio di simboli che gli erano sconosciuti,
Brasseur li tradusse con quelli di Landa che più gli
sembravano simili, ottenendo la parola "mu", che egli
ritenne fosse il nome della misteriosa terra.
L'interpretazione
di Brasseur venne successivamente ripresa, ampliata e resa popolare
da James Churchward.
Churchward, generalmente
presentato come un colonnello dell'esercito britannico in pensione,
scrive che, nel corso dei suoi viaggi in Oriente alla fine
dell'Ottocento, finì con l'imbattersi nella storia di una
remota civiltà scomparsa nella notte dei tempi, Mu, l'Impero
del Sole, fonte di tutte le antiche civiltà del pianeta, in
una serie di antichissime tavolette di terracotta custodite in un
tempio indiano. I Naacal sarebbero stati una confraternita di
'saggi', provenienti da Mu, i quali le avrebbero scritte o a Mu
stesso, prima del suo inabissamento, oppure in Birmania dopo il
medesimo, da dove poi esse furono esportate in India. Churchward
fornisce nei suoi scritti una trascrizione dell'alfabeto di Mu, ma
gli originali delle tavolette non sarebbero stati mai più
visti da alcuno dopo di lui e non vi è pertanto alcuna prova
della loro esistenza.
Dopo
avere trascritto le tavolette, l'autore iniziò una serie di
viaggi in tutto il mondo allo scopo di suffragare ulteriormente le
sue teorie, che rese note con il suo libro Mu, il continente perduto
(Mu: The Lost Continent), pubblicato nel 1926 e aggiornato
successivamente nel 1931.
Secondo
le descrizioni di Churchward il continente Mu, situato nell'oceano
pacifico, era un vasto territorio ondulato che aveva come confine
settentrionale le isole Hawaii e come confine meridionale una linea
immaginaria tracciata tra l'isola di Pasqua e le Fiji. Da est a ovest
misurava 8000 km e in senso verticale 5000 km. Mu era ricca di
vegetazione tropicale, fiumi, laghi e grandi animali. Era una sorta
di grande giardino dell'Eden. Il nome deriverebbe dalla omonima
lettera greca, che sarebbe stata trovata incisa sulle pareti delle
grotte di accesso al continente.
5.
AGARTHI
Agarthi
(detto anche Aghartta o Agartha o Agharti, "l'inaccessibile")
è un regno leggendario che si troverebbe all'interno della
terra, descritto nelle opere dello scrittore Willis George Emerson
(1856 - 1918). La favolosa Agarthi è legata alla teoria
della
Terra cava ed è un soggetto popolare nell'esoterismo.
Agarthi
è uno dei nomi più comuni usati per definire una
civiltà nascosta all'interno dell'Asia centrale.
È un
regno mitico descritto nel tantra Kalachakra del buddhismo tibetano.
È un regno separato da una cintura di alte montagne e
suddiviso in otto parti che formano come un fiore a otto petali in
cui vi sono settantasei regni. Kalapa è la capitale di
Shambala-Agartha in cui ha sede il palazzo del sacerdote-re e questo
regno è situato in India e coincidente col monte Meru o Polo
Nord prima dello spostamento dell'asse terrestre, centro del mondo e
terra originaria dell'umanità. Sarebbe situata in India
nello
stato di Orissa o vicino Benares. Il suo primo capo fu Suchandra, il
capo attuale è Anirudda e il prossimo sarà
Drag-po chor
lo chan o Rudra chakrin, il corrucciato con la ruota. Secondo la
profezia il Mahdi della tradizione islamica, discendente di Maometto
ingaggerà
la guerra mondiale per il dominio planetario e instaurerà un
impero mondiale. Così facendo si scontrerà con
Shambala
e il suo sacerdote-re Rudra chakrin. Questi lo spazzerà via
con l'aiuto delle forze soprannaturali e inizierà
l'età
dell'oro. Il Kalachakra tantra profetizza una guerra tra Shambala e
la Mecca e parla del pericolo per il buddhismo costituito dall'islam.
Ma la battaglia finale avverrà in Iran tra Kalki e il leader
musulmano.
Dato
che è improbabile che esistano ancora siti inesplorati (o
peggio regni sotterranei) probabilmente Shambala non è che
Sambhal situata nell' Uttar pradesh. Questo lo afferma il Kalki
purana. Il Kulika o Kalki che la governa nascerà
là e
poi si trasferirà a Mathura da dove guiderà una
rivoluzione spirituale e un governo mondiale.
Una
delle prime fonti del mito dei regni sotterranei è Il Dio
fumoso di
Willis George Emerson, pretesa autobiografia di un marinaio norvegese
chiamato Olaf Jansen. Emerson racconta di come Jansen abbia navigato
all'interno della Terra attraverso un'apertura presso il Polo Nord.
Per due anni sarebbe vissuto con gli abitanti di questo regno il cui
mondo sarebbe illuminato da un "Sole centrale fumoso". Il
padre sarebbe rimasto ucciso durante il ritorno, il figlio ricoverato
come pazzo. Il resoconto sarebbe stato dato dal figlio, che dopo la
dimissione dal sanatorio si sarebbe stabilito in California, e che
novantenne avrebbe deciso di rendere pubblica la vicenda. Malgrado
nel racconto di Emerson non si faccia il nome di Agarthi, esso vi
è
stato associato in opere successive. Shambala "la Minore",
una delle colonie di Agarthi, era la sede del governo del regno.
Mentre Shambala consiste in un continente interno, le altre colonie
satelliti sono degli agglomerati più piccoli situati
all'interno della crosta terrestre o dentro le montagne. I cataclismi
e le guerre avvenute sulla superficie spinsero il popolo di Agarthi a
stabilirsi sottoterra.
6.
AVALON
Avalon
è un'isola leggendaria, situata da qualche parte nelle isole
britanniche, famosa per le sue belle mele. Secondo alcune teorie, la
parola Avalon è una traslitterazione inglese del termine
celtico Annwyn, cioè il regno delle fate, o Neverworld.
Nella
sua Historia Regum Britanniae Goffredo di Monmouth ha dato al nome il
significato di Isola delle Mele, cosa molto probabile, visto che in
bretone e in cornico il termine usato per indicare mela è
Aval, mentre in gallese è Afal, pronunciato aval.
Secondo
alcune leggende, Avalon sarebbe il
luogo visitato da Gesù e da Giuseppe d'Arimatea e quello
dove,
proprio Giuseppe d'Arimatea, dopo aver raccolto il sangue di Cristo
in una coppa di legno (il Sacro Graal), si rifugiò, fondando
anche la prima chiesa della Britannia. Oggi l'isola di Avalon
è
normalmente associata alla cittadina di Glastonbury, in Inghilterra.
Sarebbe anche il luogo in cui fu sepolto Re Artù,
trasportato
nell'isola su una barca guidata dalla sorellastra, la Fata Morgana.
Secondo la leggenda, Artù riposa sull'isola, in attesa di
tornare nel mondo quando questo ne sentirà nuovamente il
bisogno.
Per
alcuni Avalon andrebbe identificata con Glastonbury. A partire dagli
inizi dell'XI secolo, prese corpo la tradizione secondo cui
Artù
fu sepolto nella Glastonbury Tor, che in passato era circondata
dall'acqua, proprio come un'isola. Durante il regno di Enrico II,
l'abate Enrico di
Blois commissionò una ricerca, che, a una
profondità di
5 metri, avrebbe portato alla luce un enorme tronco di quercia o una
bara con un'iscrizione: "Qui giace sepolto l'inclito re Artù
nell'isola di Avalon". I resti furono sotterrati di nuovo
davanti all'altare maggiore, nell'abbazia di Glastonbury, con una
grande cerimonia, a cui parteciparono anche re Edoardo I e la sua
regina. Il luogo divenne meta di pellegrinaggio fino al periodo della
Riforma protestante. Una vicina vallata porta il nome di Valle di
Avalon. Comunque, la leggenda di Glastonbury è stata spesso
considerata falsa.
Secondo
altre teorie, Avalon sarebbe l'Ile Aval o Daval, sulla costa della
Bretagna, oppure Burgh-by-Sands, nel Cumberland, che al tempo dei
romani era il fortilizio di Aballava, lungo il Vallo di Adriano, e
vicino Camboglanna, al di sopra del fiume Eden, ora Castlesteads. Per
una coincidenza, il sito dell'ultima battaglia di Artù si
sarebbe chiamato Camlann.
Per altri Avalon sarebbe da ubicare sul
Monte di san Michele, in Cornovaglia, che si trova vicino ad altre
località associate con le leggende arturiane. Questo monte,
è
in realtà isola che si può raggiungere quando
c'è
bassa marea.
La questione è confusa da leggende simili e
toponimi presenti in Bretagna.
Avalon,
comunque, resta nell'immaginario collettivo un'isola magica, dove
continuano a vivere le vecchie tradizioni dei celti e dove la Grande
Dea viene onorata dai druidi e dalle sacerdotesse. Sono proprio
queste ultime, sempre secondo le leggende, ad aver nascosto l'isola
con una fitta nebbia, rendendo il luogo accessibile solo a chi ha la
conoscenza per aprire questo incantesimo. L'isola di Avalon veniva
chiamata anche "Inis witrin" (cioè "isola di
vetro") per l'abbondanza di guado, pianta che sfuma sull'azzurro
e che i guerrieri celti utilizzavano per tingersi la faccia per
andare in battaglia.
7.
AZTLAN
Aztlán
è la leggendaria terra d'origine degli Aztechi e di tutte le
popolazioni di etnia nahua, una tra le più importanti
culture
mesoamericane.
Azteca,
in lingua nahuatl, significa proprio "gente di Aztlán".
Secondo
alcuni studiosi, Aztlán deriverebbe dalle parole nahuatl
aztatl, che significa airone (o uccello dalle piume bianche), e
tlan(tli), che significa "posto del": Aztlán
vorrebbe quindi dire "posto degli aironi". Secondo un'altra
teoria, deriverebbe dal nome del dio Atl e significherebbe "vicino
all'acqua".
La
leggenda nahua narra di un luogo di nome Chicomoztoc, cioè
"posto delle sette caverne", popolato da altrettante
tribù: Xochimilca, Tlahuica, Acolhua, Tlaxcalan, Tepanechi, Chalco, Aztechi.
Insieme,
i nahuatlaca ("gente nahuatl") lasciarono le caverne e si
stabilirono ad Aztlán.
Ciascuno
di questi popoli fonderà poi una propria
città-stato
nell'attuale territorio del Messico.
Gli
Aztechi furono gli ultimi ad emigrare (intorno all'830) e, secondo il
mito, impiegarono 302 anni per raggiungere la loro meta. Una volta
giunti nella valle di Anahuac (odierna Valle del Messico), ogni
territorio era già stato occupato e furono costretti a
deviare
il loro percorso verso le sponde del Lago Texcoco. Qui, finalmente,
gli apparve il simbolo risolutore della profezia che nel 1325 permise
a Tenoch la fondazione di Tenochtitlan.
Alexander
von Humboldt, in base ai suoi studi sulla geografia di
Aztlán,
propose la collocazione della misteriosa città in una contea
a
sud del Wisconsin. Nel 1837 una spedizione capeggiata da Nathaniel F.
Hyer, un giudice di Milwaukee, raggiunse la località e le
diede il nome di Aztalan. Oggi esiste un importante centro
archeologico che descrive abbastanza fedelmente usanze e stili di
vita delle antiche popolazioni che abitarono il luogo.
Nel
1887 tuttavia l'antropologo messicano Alfredo Chavero
dichiarò
che Aztlán era in realtà situata sulle coste
messicane
dell'Oceano Pacifico, nello stato di Nayarit. La sua teoria
trovò
l'opposizione della comunità scientifica e un discreto
consenso popolare. Negli anni ottanta il presidente del Messico
José
López Portillo rilanciò questa teoria, facendo
coincidere Aztlán con l'odierna città di
Mexcaltitlan
(sempre nel Nayarit). Le sue parole furono considerate un gesto di
propaganda politica e vennero bocciate dagli studiosi messicani.
Ciononostante, lo stato di Nayarit ha incorporato il simbolo di
Aztlán nel proprio stemma, proclamandosi "culla dei
messicani".
8.
CAMELOT
Camelot
era la fortezza del leggendario Re Artù. Fu citata per la
prima volta da Chrétien de Troyes nel suo poema Lancillotto
o
il cavaliere della carretta, e acquisì un'importanza via via
crescente nelle opere che, nel corso dei secoli, svilupparono la
mitologia del ciclo arturiano.
La
collocazione geografica di Camelot non viene mai chiarita né
da de Troyes né dagli autori successivi. Le ipotesi avanzate
nel tempo includono: Saltwell
Park, a Gateshead, Cadbury
Castle, Tintagel
Castle, Viroconium, Caerleon-on-Usk,
nel Galles meridionale, Dinerth
Castle vicino al fiume Arth, Galles occidentale.
Si
è anche ipotizzato che il nome "Camelot" sia una
deformazione di Camulodunum, la fortezza di Colchester, sebbene la
collocazione di quest'ultima, nell'Anglia orientale (Essex) la
collochi nel regno anglosassone "sbagliato".
9. EL
DORADO
L'El
Dorado (abbreviazione spagnola di El indio Dorado) è un
luogo
leggendario in cui vi sarebbero immense quantità di oro e
pietre preziose, oltre a conoscenze esoteriche antichissime.
In
questo luogo, situato al di là del mondo conosciuto, i
bisogni
materiali sono appagati e gli esseri umani vivono in pace tra loro
godendo della vita. Spesso viene associato al paradiso terrestre o
all'Eden situato agli antipodi.
In
seguito alla scoperta europea delle Americhe il mito di un luogo
leggendario e ricchissimo si rinforzò.
Gli
indigeni americani, che facevano largo uso di monili in oro, fecero
pensare agli spagnoli di essere giunti vicino ad un luogo mitico
ricco di oro dove i bisogni materiali fossero appagati. Uno dei primi
spagnoli a cercare un luogo mitico fu Juan Ponce de Leon.
Hernán
Cortés e Francisco Pizarro, nel conquistare gli imperi
azteco
e incas rispettivamente credettero di essere giunti in questo luogo
leggendario ma poi la loro sete di potere e ricchezza li spinse a
continuare la ricerca.
Furono
proprio i tesori riportati in Spagna da questi conquistadores a
spingere i banchieri Welser di Norimberga a farsi coinvolgere nella
ricerca dell'Eldorado.
Da
qui in poi ci furono moltissime spedizioni e forze messe in campo per
trovare questo posto ricchissimo, ma nessuna ebbe successo.
La
leggenda dell'El Dorado era arrivata a un punto di svolta quando i
conquistatori spagnoli Gonzalo Jiménez de Quesada e
Sebastian
de Belalcazar sentirono parlare di un capo indigeno che si immergeva
in una laguna ricoperto di polvere d'oro e gettava delle offerte
d'oro nelle profondità delle acque. Sarebbe stato proprio
Belalcazar, sentendo nel 1536 il racconto di un mercante indigeno
nativo di Llactalunga, a coniare per primo il termine "El indio
Dorado", abbreviato in El Dorado, a indicare il sovrano indio
coperto di polvere d'oro che gli era stato descritto.
La
civiltà che aveva dato origine alla leggenda dell'El Dorado
era quella dei chibcha. Fu depredata da Quesada e non resse all'urto
della conquista, estinguendosi nel giro di pochi decenni, tanto che
ancor oggi il suo nome è poco noto e non viene mai
annoverato
tra le civiltà precolombiane travolte dal contatto con gli
europei. Il clamoroso equivoco in cui incorsero i conquistadores a
proposito dell'El Dorado è dovuto al fatto che i chibcha non
possedevano oro in proprio, ma lo ricavavano a loro volta da traffici
con le popolazioni finitime. Questo fece credere agli spagnoli che la
"terra dell'oro" all'origine delle incredibili leggende
fosse un'altra, e non quella che avevano scoperto e abbondantemente
razziato. I chibcha possedevano invece miniere di sale e l'unico
giacimento di smeraldi delle Americhe. L'oro, di origine alluvionale,
abbondava lungo il corso del Cauca, e nella provincia dell'Ecuador
settentrionale, al confine con la Colombia, chiamata Esmeraldas.
Paradossalmente gli spagnoli chiamarono Esmeraldas la terra dove
trovarono i primi smeraldi, provenienti dall'Eldorado, e chiamarono
Eldorado la terra dove vi era l'oro proveniente dall'Esmeraldas!
Successivamente
l'El Dorado fu cercato nelle profondità della selva
amazzonica
dall'esploratore estremegno Francisco de Orellana, ma non fu mai
trovato.
Nonostante
tutto successivamente furono fatte ancora molte spedizioni alla
ricerca di questa leggendaria città d'oro, senza mai
successo.
10.
HYPERBOREA
Hyperborea
o Iperborea è una terra leggendaria, patria degli Iperborei.
Nei
miti della religione greca e nelle dottrine dei loro storici, gli
Iperborei erano un popolo che viveva in tale terra
lontanissima situata a nord della Grecia. Questa regione, chiamata
Hyperborea o Hyperboria (cioè "oltre Borea, il
vento del nord"), era un paese perfetto, illuminata dal sole
splendente per sei mesi all'anno.
Ecateo
di Mileto colloca gli Iperborei all’estremo
Nord,
tra l'Oceano e i monti Ripei.
Ecateo
di Abdera, autore di un'opera "Sugli
Iperborei" di cui ci sono pervenuti solo alcuni frammenti, li
colloca in un'isola dell'Oceano "non minore della Sicilia per
estensione". Su quest'isola, dalla quale è possibile
vedere la luna da vicino, i tre figli di Borea rendono culto ad
Apollo, accompagnati dal canto di una schiera di cigni originari dei
monti Ripei.
Esiodo colloca gli Iperborei
"presso le alte cascate dell'Eridano dal profondo alveo".
La
cultura greco-romana formulò numerose proposte in merito
alla
sede geografica di questo fiume: due fonti in particolare ci
trasmettono la nozione secondo cui l'Eridano sfociasse
nell’Oceano
settentrionale: Ferecide di Atene ed Erodoto.
Pindaro colloca gli Iperborei
nella regione delle "ombrose
sorgenti" del fiume Istro (in greco Ister, l'attuale Danubio).
In un passo del Prometeo Liberato Eschilo ricorda la fonte
dell’Istro
come situata nel paese degli Iperborei e nei monti Ripei; Ellanico di
Lesbo e Damaste di Sigeo pongono la sede iperborea oltre i monti Ripei;
quest'ultimo, inoltre, ricorda i monti Ripei come situati a nord dei
grifoni guardiani dell’oro.
Erodoto riassume un poema di
Aristea di Proconneso, ora perduto,
nel quale l’autore riferiva di un proprio viaggio compiuto
per
ispirazione di Apollo in regioni lontane, sino al paese degli
Issedoni, "al di là" dei quali ci sarebbero gli
Arimaspi monocoli, i grifoni custodi dell'oro e infine gli Iperborei.
Bruno Luiselli ricostruisce la posizione degli Iperborei, sulla base
di queste indicazioni, come situata in zona Uralica.
Alcuni
hanno voluto identificare Hyperborea con un'ipotetica isola che, alla
pari di Atlantide, in tempi antichissimi sarebbe stata sommersa
(più
di 11000 anni fa), estesa dalle coste occidentali dell'Irlanda alla
Groenlandia, comprendendo interamente l'Islanda.
Altri
hanno identificato Hyperborea come l'estremità
settentrionale
di Atlantide, altri ancora con Thule, altri semplicemente con la
Scandinavia e il Nord Europa, terre sconosciute e misteriose per gli
antichi Greci.
Tra
gli scrittori che in una magica terra chiamata Hyperborea hanno
ambientato le loro storie di fantasia vi sono H.P. Lovecraft, Robert
E. Howard, Clark Ashton Smith.
11.
IRAM
Negli
antichi scritti arabi viene citata Iram. Nel folclore arabo ci sono
storie che la descrivono come una città mercantile nel
deserto
del Rub' al-Khali, a sud-est della Penisola Arabica. Si stima che sia
esistita dal 3000 a.C. al I secolo d.C. Secondo le leggende divenne
favolosamente ricca attraverso il commercio tra le regioni costiere e
i centri del Medio Oriente e dell'Europa. Si sono perse le tracce
della città e oggi si pensa che sia solo un mito.
Il
Corano (89, 6-8) dice che Iram era una città che fu punita
assieme
alla tribù di 'Ad.
Secondo
il folclore re Saddad sfidò gli avvertimenti del profeta Hud
e
Allah scatenò una tempesta di sabbia che cancellò
la
città. Le rovine sono sepolte da qualche parte sotto le
sabbie
del Rub' al-Khali. Iram divenne famosa in Occidente con la traduzione
de Le mille e una notte.
Recenti
scoperte sono state collegate alla leggenda di Iram.
All'inizio
degli anni 1980 un gruppo di ricercatori interessati alla storia di
Iram si affidarono ai sensori dei satelliti della NASA, a radar
capaci di penetrare il suolo, ai dati del programma Landsat, a
immagini scattate dallo Space Shuttle e ai dati del satellite SPOT,
per identificare antiche vie carovaniere e scoprire dove
convergessero. Le vie erano usate per il commercio dell'incenso tra
il 2800 a.C. e il 100 a.C.
Nella
provincia di Dhofar in Oman fu idenficta un'area come possibile
avamposto della civiltà perduta. Un gruppo di ricercatori
esplorarono l'area in molte occasioni e si fermarono presso un pozzo
chiamato Ash Shisa. Vicino l'oasi scoprirono un sito precedentemente
identificato come il forte di Shis. Gli scavi hanno
scoperto un insediamento anteriore e artefatti provenienti da altre
regioni. Questo forte più antico era costruito sopra una
caverna di calcare che poteva contenere una fonte d'acqua, rendendolo
un'importante oasi lungo la via commerciale per Iram. Una volta che
il livello dell'acqua si era abbassato, la struttura si
indebolì
e la caverna crollò tra il 300 e il 500 d.C. distruggendo
l'oasi.
12.
SHAMBALA
Shambhala
(scritto anche Shambala o Shamballa), nel buddhismo tibetano
è
un posto mitico situato in India secondo il Kalachakra Tantra o sotto
la catena montuosa dell'Himalaya. Esso viene citato in vari testi
antichi come il Kalachakra Tantra e gli antichi testi della
cultura Zhang Zhung, precedente all'arrivo del buddhismo nel Tibet.
Shambhala
(in tibetano bde 'byung) è un termine sanscrito che
significa
"luogo di pace/ tranquillità/felicità". Si
dice che lo stesso Buddha abbia insegnato il Kalachakra su richiesta
del re Suchandra di Shambhala: i suoi insegnamenti sarebbero
conservati là. Shambhala sarebbe una società dove
tutti
gli abitanti sono illuminati, con al centro una capitale chiamata
Kalapa. Una concezione alternativa associa Shambhala con l'impero di
Sriwijaya dove il maestro buddhista Atisha fu allievo di Dharmakirti
da cui ricevette l'iniziazione del Kalachakra. Secondo la leggenda
nella città vi dimorerebbe il re del mondo, il quale ha
controllo sul destino dell'umanità. Negli anni '40 una
spedizione nazista, della famosa divisione occulta, si recò
in
Nepal alla ricerca di tale città.
13. ATLANTIDE
[So che ho già parlato precedentemente di Atlantide, ma
questa è più approfondita e particolareggiata...]
Atlantide è il più interessante fra i continenti
perduti che è stato di volta in volta situato in Mongolia,
in Brasile, in Groenlandia e Ceylon.
E' stata menzionata per la prima volta in una delle maggiori opere
della filosofia occidentale: i 'Dialoghi' di Platone.
Il 'Timeo' riporta una conversazione avvenuta presumibilmente ad Atene
nel 421 a.C. fra Socrate e tre dei suoi discepoli. Nel corso della
discussione uno di loro tre narra agli altri una storia che era stata a
sua volta raccontata a suo nonno da Solone, celebre poeta e legislatore
atenese.
Durante una visita in Egitto il sacerdote gli disse che gli archivi
storici egizi contenevano il resoconto di una grande guerra combattuta
in tempi antichi tra Atene e un 'ipotetico invasore venuto da un punto
lontano dell'Oceano Atlantico, egli stava cercando di conquistare
l'Europa e l'Asia'. Gli invasori venivano da un 'isola chiamata
Atlantide che sorgeva al di là delle colonne d'ercole.
Quell'isola era molto grande ed era il centro di un potente impero che
comprendeva non solo molte isole atlantiche vicine, ma anche vaste
parti della terraferma, la Libia fino all'Egitto e l'Europa fino alla
Tirrenia.
La Grecia, tuttavia, prevalendo su tutte riuscì a trionfare
e ad impedire che fossero sottomessi coloro che ancora non lo erano
stati assicurando generosamente la libertà agli altri.
Più tardi, avvenuti terremoti e cataclismi straordinari,
tutta Atlantide s'inabbissò in mare e scomparve. Infatti
anche ora quell'Oceano è impraticabile e inesplorabile.
Platone nel dialogo successivo chiamato 'Crizia', riprende di nuovo
l'argomento dando maggiori descrizioni di Atlantide.
L'isola era montagnosa lungo le coste ma il centro era occupato da una
vasta e fertile pianura. Essa era ricca di minerali di ogni sorta e vi
abbondava la selvaggina, legname e piante commestibili. L'antica
metropoli era una meraviglia per ricchezza e avanzata ingegneria. Nel
suo centro sorgeva il palazzo reale e un tempio dedicato a Poseidone il
dio del mare protettore di Atlantide.
Il tempio era sfarzosamente decorato con oro, argento, avorio e un
misterioso metallo simile a bronzo chiamato Oracolo che brillava come
il fuoco.
L'isola centrale era interamente circondata fa un canale circolare
largo 200 metri, questo era a sua volta avvolto da una cinta
di terra larga 400 metri, da un altro canale di 400 metri e da un'altra
cinta di terra di 600 metri. Questo complesso di anelli concentrici era
tagliato da un canale che correva dal centro fino al mare.
L'Atlantide e il suo popolo disprezzavano tutto, salvo la
virtù, e consideravano la loro prosperità ben
poca cosa.
Fu il dio degli dei, Zeus, a punirli intuendo che questa buona stirpe
stesse degenerando. Volendo impor loro un castigo affinchè
divenissero più saggi, convocò gli dei e disse
loro...
E' esattamente a questo punto che il dialogo di Platone si conclude.
Cosa è vero e cosa inventato?
Dal filosofo Proclo si asseriva che le tradizioni di Atlantide erano
state raccolte da viaggiatori e l'argomento era stato al centro di
animate discussioni all'accademia di Alessandria d'Egitto. Tuttavia i
manoscritti che parlano di ciò sono andati perduti.
Quando si cominciò ad attraversare gli oceani si
insinuò l'idea che Atlantide non fosse sprofondata nel mare
e che Cristoforo Colombo scoprì i resti di quella
civiltà.
Donnelly fece una sintesi molto buona sulle prove esistenti,
riunì tutte le informazioni trovate in un complesso di
argomentazioni che non sembrava avvalorare il racconto di Platone ed
inoltre aggiungeva molti particolare interessanti.
Secondo lui un'enorme massa di indizi vari e circostanziali indica che
in tempi preistorici deve essere esistito nell'Atlantico un grande
impero altamente civilizzato. Il suo centro era una vasta
isola-continente collocata a ovest dello stretto di Gibilterra.
Gli abitanti di tale impero comprendevano tre gruppi etnici. Il
più civilizzato era composto da uomini di ossatura minuta e
dalla pelle ramata simili agli attuali indiani d'america, ai barberi o
agli egizi. Il secondo gruppo era composto dai figli di Sem, forse la
razza turanica. Il terzo, il più numeroso, aveva la pelle
bianca, somigliava ai greci moderni, agli scandinavi e ai celti.
Nonostante le lotte che avvenivano fra queste differenti
popolazioni per il predominio, i vari gruppi collaboravano
fra loro e svilupparono una cultura eccezionalmente raffinata
nell'Età del bronzo. Erano già molto progrediti
nella tecnologia dell'Età del ferro quanto avvenne la grande
catastrofe.
Le prove su cui si basava Donnelly era la 'teoria diffusionista': se
sorgono culture analoghe in località geografiche lontane,
probabilmente sono state collegate sia per contatto diretto che per
qualche intermediario.
Così quando trovò delle analogie lampanti tra i
templi e le piramidi dello Yucatan, nel Messico, e tra quelli
dell'Egitto e del Medio Oriente, ne arguì che questo tipo di
architettura doveva aver avuto un origine comune.
Grazie alle tecniche agrcole e alle parole usate vennero fuori alcune
teorie: non solo l'Atlantide si trovava nel mezzo dell'Atlantico e
fungeva da ponte tra le due sponde dell'oceano, ma era la fonte stessa
di tutta la civiltà dell'Età del bronzo.
L'Atlantide, secondo la sua teoria, era l'origine di tutti i mondo
leggendari: dal giardino dell'Eden della Bibbia ai Campi Elisi di Omero
e all'Asgard della mitologia scandinava. Anche i pantheon di antichi
dei di civiltà distanti tra loro sarebbero stati in
realtà ricostruzioni mitiche delle dinastie dei re e delle
regine di Atlantide.
Tuttavia gran parte delle informazioni su cui si basava Donnelly erano
piuttosto imprecise. Oggi molti antropologi rifiutano la teoria
diffusionista in quanto le prove dimostrano che le culture spesso si
evolvono in modo analogo indipendentemente dal fatto che
siano stati a contatto o meno.
Un altro punto discusso è la natura della catastrofe che
avrebbe distrutto l'Atlantide. Donnelly di attribuire la sua fine ad un
insieme di terremoti, eruzioni vulcaniche e inondazioni. Ma i geofisici
dei nostri tempi dicono che è addirittura inimmaginabile che
sconvolgimenti simili possano distruggere un intero continente. Altri
autori hanno invece superato questi scogli inserendo altre forme di
catastrofi, per esempio potrebbe essere dovuta ad un disastro mondiale
causato dal passaggio vicino alla Terra di una cometa gigante divenuta
il pianeta Venere. Oppure potrebbe essere stata distrutta da un
asteroide. Ma tutte queste supposizioni non sono accompagnate da prove
ed hanno trovato ben poco credito negli ambienti scientifici.
Solo la scoperta materiale di Atlantide potrebbe convincere gli
scettici e le teorie geologiche moderne considerano estremamente
improbabile che se ne possano trovare.
Nel 1933 il noto veggente americano Edgard Cayce, il quale non aveva
mai letto Platone, mentre si trovava in stato di trance autoindotta,
fece questa strana predizione: "Nella parte sommersa di Atlantide, o
Poseida, ... una parte dei templi può ancora essere
riscoperta sotto la melma di millenni di sedimentazione della Florida."
Stranamente, nel 1968, un gruppo di esploratori subacquei
scoprì sul fondo del mare un'isoletta dell'arcipelago delle
Bahama, una struttura a forma di J lunga un centinaio di metri e fatta
di enormi blocchi di pietra rettangolari.
Molti geologi si affrettarono a liquidare tali pietre come una
formazione rocciosa naturale, ma altri si dichiararono sicuri che la
formazione fosse opera dell'uomo.
Negli ultimi anni, Zink ha localizzato varie altre formazioni analoghe.
Vanno segnalati tra i suoi ritrovamenti una pietra sagomata con bordi
merlati, un pezzo di marmo eroso che potrebbe essere appartenuto a una
scultura, e schemi geometrici nella collocazione delle pietre che
suggerirebbero riferimenti astronomici alle sette stelle della
costellazione delle Pleiadi. Le pietre sono antichissime e non sono
originarie di quella zona e devono comunque essere state tagliate e
posizionate dalla mano dell'uomo!
Tuttavia queste non hanno nulla di quella sofisticazione architettonica
che Platone attribuiva all'Atlantide. Se si tratta davvero dei resti
primitivi di qualche vecchia cultura megalitica, essa era assai lontana
dal favoloso impero.
Arrivò poi la teoria che la leggenda di Platone potesse
riferirsi alla civiltà minoica che prosperò a
Creta fino al 1400 a.C. La capitale di Cnosso, Creta, presentava alcune
analogie con la città descritta da Platone e molte cerimonie
cretesi erano simili a quelle menzionate nel Crizia. Ma questa ipotesi
presenta alcune lacue ugualmente, dal momento che Creta non
è sprofondata nel mare.
Un archeologo suggerì che una gigantesca eruzione vulcanica
avesse distrutto in parte l'isola egea di Tera e che questa potrebbe
essere stata il crollo della civiltà minoica.
L'idea ha ricevuto considerevoli supporti grazie alla scoperta di molti
manufatti minoici su ciò che oggi rimane dell'estinto
vulcano Santornino.
Questi reperti hanno indotto alcuni studiosi e archeologi a sostenere
quella che oggi è la teoria più in voga
sull'Atlantide. Santorino stessa deve essere stata Atlantide, antica
capitale dell'impero minoico, in questo modo alcune tesserine del
mosaico potrebbero ricomporsi. La civiltà minoica era
probabilmente sufficientemente avanzata per corrispondere alla
grandezza attribuita da Platone e soprattutto la violenta eruzione del
Santorino fornisce una catastrofe credibile per porre termine alla sua
civiltà.
Però dobbiamo dire che Platone era decisamente in errore non
solo per quanto riguarda la collocazione di Atlantide, ma anche
riguardo alla sua grandezza e alla data della sua
distruzione. Potrebbe essersi naturalmente arricchita di
bocca in bocca prima di giungere alle orecchie di Platone. Altri
pensano che a causa di un equivoco nella traduzione, fosse stato
aggiunto un fattore di dieci sia alla grandezza che alla data della sua
distruzione. Appare inoltre conveniente credere nei fatti tangibili e
ridimensionare gli elementi che non sembrano corrispondere
suggerendo, ad esempio, che Platone con 'colonne d'Ercole' intendesse
quelle dell'Egeo.
Non possiamo essere comunque sicuri che la relazione tra impero minoico
e impero atlantideo sia tanto stretta quanto può apparire.
[Informazioni gentilmente prese dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/ e dal libro Viaggio nel mistero
- selezione dal Reader's Digest ]