10 settembre 2001

"Tesoro, è stato…incredibile!" sospirò Claire Conrad.
"Beh, non si diventa così bravi senza avere fatto molto esercizio…" scherzò l'uomo al suo fianco, nel letto sfatto.
Risero entrambi.
In quell'istante, risuonò la voce di Mac "Claire, ci sei? Sono tornato prima…"
Prima che i due potessero fare un solo gesto, l'uomo spalancò la porta.
"Claire!" gridò.
"Mac!" gridò Claire.
"Signor Taylor!" gridò il giovanotto, gettandosi fuori dal letto ed arraffando i suoi vestiti.
"L'idraulico?! Cristo Santo, ma come hai potuto? Urlò Mac.
Si precipitarono tutti e tre giù per le scale.
Il ragazzo era terrorizzato…in fondo quello aveva una pistola…
Si guardò indietro, infilando la porta d'ingresso.
"Signor Taylor, mi dispiace…" azzardò, ancora incredulo per averla scampata.
Lui lo incenerì con lo sguardo.
Più veloce che poté, il ragazzo uscì chiudendo dietro di sé la porta.
"Mio Dio! Claire, nel nostro letto, come hai potuto?" ripeté l'uomo, senza riuscire a guardarla in faccia per il disgusto.
Lei, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, gli disse con voce tremante: "Ti prego, aspetta…hai ragione ad essere arrabbiato, ma…"
"Arrabbiato?" la interruppe lui "Furioso è la parola giusta!"
"Ok, Ok, me lo merito…" rispose la donna "ho sbagliato ma…ti prego, perdonami…"
"Perdonarti?" ribatté lui. La sua voce era tagliente come una lama.
Dopo un istante di silenzio, "E' finita" disse Mac "domattina faccio le valige e me ne vado."
Lei esitò, sopraffatta dal dolore.
"Perfetto!" disse, poi. "Così in ufficio potrai anche dormirci adesso…e sarai liberato dal fastidio di avere una moglie dalla quale tornare la sera!" il suo tono rivelava un misto di rabbia ed angoscia.
"Cosa?" replicò lui, voltandosi e finalmente guardandola in faccia.
Claire era sconvolta. Il bel viso alterato dalla vergogna.
"Già…" riprese, passeggiando nervosamente per il salotto e riordinando oggetti che non avevano alcun bisogno di essere sistemati "Hai idea di quante sere ho trascorso da sola, negli ultimi due anni, ad aspettarti fino a tardi perché tu eri impegnato in qualche caso difficilissimo da risolvere? Di quante domeniche mi hai lasciato da sola perché c'era stata qualche emergenza in laboratorio? Ammettilo, il lavoro per te viene prima di tutto, della tua famiglia, degli amici…ed anche di me…"
"E questo ti autorizza a tradirmi?" replicò lui, secco. Il suo orgoglio ferito faceva ancora troppo male, eppure in cuor suo Mac sapeva che Claire aveva ragione…
Si fissarono per un istante, in silenzio.
Poi, lei si voltò e fece le scale di corsa. Si chiuse in camera.
Lui la sentì singhiozzare a lungo, ma non ebbe il coraggio di bussare.
Trascorsero entrambi una notte insonne, in balia dei loro pensieri.
Lei rivoltandosi nel loro letto, ormai profanato.
Lui sul divano, tentando di trovare una posizione comoda.

**********

Erano circa le sette quando, il mattino dopo, Claire finalmente scese in salotto.
Era vestita per andare in ufficio, ma il viso pallido tradiva la stanchezza e la sofferenza. Aveva gli occhi arrossati.
Vedendola, Mac si alzò dal divano.
Rimasero entrambi in silenzio un istante.
Poi, lei gli si avvicinò e gli prese le mani.
"Ho sbagliato, lo so…" iniziò. Il suo tono si era fatto più dolce "ma, ti prego, non può finire così…io sono tua moglie e ti amo…" Fece una pausa.
"Ti amo" ripeté "sei l'unico uomo che io abbia mai amato…non voglio che te ne vada".
Lui tacque, ma la sua espressione si era addolcita.
"Facciamo così" proseguì lei "io adesso vado in ufficio, ma cerco di uscire prima possibile e poi…magari partiamo, andiamo fuori per qualche giorno, solo noi due…"
Lui non rispose, ma non lasciò la mano che lei gli stringeva.
Claire accennò un timido sorriso, pieno di speranza. Prese la borsa.
"Ti amo" gli disse ancora una volta, sulla porta.
Mac le sorrise a sua volta, appena appena.
Uscì, nella luce velata di quel mattino di settembre.
Rimasto solo, Mac sospirò.
Si sdraiò sul divano, le mani dietro la testa.
Ce l'avrebbe fatta a perdonare? Forse non avrebbe dovuto lasciarla andare via così, ma la ferita era ancora troppo fresca…e poi, avrebbero avuto modo di riparlarne.
Si abbandonò ai ricordi: il loro incontro all'università, il primo bacio, la festa di fidanzamento, il loro matrimonio…lei quel giorno era incantevole…ed era sua moglie. Avevano assunto un impegno, davanti a Dio ed agli uomini. Insieme, nella buona e nella cattiva sorte.
Gli occhi chiusi, un leggero sorriso gli affiorò sulle labbra.
Quando fosse tornata, l'avrebbe trovato lì, nella loro casa.
Il loro rapporto meritava una seconda possibilità.
Era troppo importante per lui.
Claire aveva ragione, avevano bisogno di stare da soli per qualche tempo…avrebbe preso una settimana di ferie (in fondo, non andava in vacanza da secoli!) e finalmente l'avrebbe portata a Parigi. Claire desiderava tanto vedere l'"Angelus" di Millet al Musée d'Orsay.
Lei adorava gli impressionisti.
E l'opera lirica.
Bah…
Senza accorgersene, scivolò nel sonno.
Doveva aver dormito meno di due ore quando fu bruscamente svegliato dallo squillo del telefono.
L'orologio sul tavolino accanto al divano segnava le 9.01.
Un pensiero agghiacciante gli attraversò la mente: Claire! E se avesse avuto un incidente d'auto mentre andava al lavoro? Lo ricacciò subito indietro, lei a quell'ora era certo già arrivata nel suo ufficio nel World Trade Center. Al sicuro.
Ancora intontito, rispose.
Era il suo capo.
Il tono allarmato dell'uomo lo destò immediatamente.
"Mac, grazie al cielo ti ho trovato! Presto, accendi la Tv, sta succedendo qualcosa di terribile!"

FINE