3 METRI
SOPRA IL CIELO
PARTE PRIMA
Molto
molto lontano dalla Terra, e molto più in alto, sopra un soffice
tappeto di nuvolette candide, Marisol Delko Caine, Claire Conrad
Taylor, Jessica Angell, Aiden Burn e Warrick Brown stavano giocando a
carte, seduti intorno ad un grande tavolo circolare.
Intanto,
Tim Speedle era steso sul limitare della coltre di nuvole e guardava di
sotto, verso la Terra.
I
giocatori sembravano piuttosto annoiati, fatta eccezione per Warrick il
quale, invece, aveva l'aria di divertirsi un mondo.
Ad
un tratto Warrick gettò sul tavolo una manciata di fiches colorate -
unte e bisunte, e pure un po' sporche di terriccio - e gridò: "Banco!"
con voce eccitata.
Claire
schizzò in piedi.
"Ma
insomma, Warrick" strillò "quante volte te lo devo dire: stiamo
giocando a burraco e non a Chemin de fer! e, poi, guarda che schifo, mi
hai sporcato tutti i sottobicchieri!"
"Uffa…"
piagnucolò lui "…ma perché dobbiamo fare sempre questi giochi da
femmine? Io mi annoio…e poi lo sai che sono molto affezionato a queste
fiches…non so se vi ho mai detto il perché…"
Così
dicendo, le riprese e se le infilò in tasca.
"Oh,
si" intervenne Aiden "solo 15.831 volte!" poi, imitando la voce
dell'uomo e con tono cantilenante, continuò "te le ha infilate in tasca
Nick al tuo funerale…ma che pensiero carino!"
"Senti
Warrick" disse a questo punto Jessica "perché non vai a giocare fuori
con Tim?"
Lui
scosse la testa, imbronciato.
"Ma
quello lì non ha tutte le rotelle a posto: passa ore a pulire la sua
pistola e…" fece una pausa, abbassando la voce con fare ammiccante "vi
confido una cosa: lui NON HA PIU'una pistola!"
"Allora"
aggiunse Claire "potresti provare con quello nuovo…quello carino, come
si chiama?"
"Ah,
si" rispose Marisol "Jesse Cardoza!"
"Già,
meno male che ogni tanto qui arriva qualcuno che alza un po' il livello
della compagnia!" concluse Aiden fissando prima Warrick e poi Tim.
In
quel momento, Tim Speedle gridò: "Ehi ragazzi! Venite a vedere, presto!"
Tutti si precipitarono vicino a lui e, accalcandosi, si sporsero per
guardare al di sotto della coltre di nubi.
"Che
succede?" chiese Jessica, che non riusciva a vedere bene.
"Pare
che abbiano sparato ad Horatio…" rispose Tim con voce tremante.
"OH
MIO DIO!" gridò Marisol, portandosi le mani al viso in un gesto di
disperazione.
Un
brontolio come di tuono sopra la sua testa la riportò all'ordine.
"Ehm…scusa
CAPO" disse, guardando in alto.
"Ed
anche Natalia è in pericolo…" aggiunse Tim "rischia di affogare!"
"Natalia…Natalia"
disse Aiden frugando nella sua memoria "…non la conosco…"
Poi,
scambiò un'occhiata con Claire.
"Chissà
se le piace il burraco?" concluse.
Intanto
Marisol, con voce rotta, proseguì: "scommetto che sono stati ancora
loro, quei maledetti Malanoche…"
"WOW,
i "Ma la Noche No"!" intervenne Warrick con aria sognante "quel gruppo
rap latino…con quei tatuaggi da sballo: erano fortissimi…avevo tutti i
loro cd!"
Marisol
gli rivolse uno sguardo scoraggiato e sospirò: "no, Horatio non può
morire…non lo sopporterei…"
"Oh,
è meraviglioso…" fece a quel punto Jessica "devi amarlo davvero
moltissimo se, dopo tutto questo tempo, ti preoccupi ancora per lui!"
"Ma stai scherzando?" rispose Marisol, assumendo un'espressione
terrorizzata "se quello schiatta me lo ritrovo qui per tutta
l'eternità!"
"Vedete
ragazzi…" continuò "la mia esistenza terrena è stata breve e costellata
di esperienze una più dolorosa dell'altra: il cancro, il matrimonio con
Horatio, due proiettili in corpo…"
Poi,
appena incassati gli sguardi di comprensione dei presenti, aggiunse con
un sorrisetto: "NON in quest'ordine".
"Ah
beh" intervenne allora Claire "dillo a me! Quando l'anno scorso Mac si
è spiaccicato al suolo ho temuto veramente di essere costretta a
sorbirmelo fino alla fine dei secoli…"
"No,
povero amore mio" aggiunse, con aria pensierosa "otto anni di
matrimonio con te sono stati una punizione sufficiente per i miei
innumerevoli peccati…ti auguro una vita terrena MOOOLTO lunga!"
"Se
è per questo…anche io avrei qualcosa da ridire su di lui" aggiunse
Aiden "non dimenticate che quello stronzo mi ha licenziata!"
"Vabbé"
fece Jessica, acida "però un po' te lo sei anche meritato…"
"Senti
senti la santarellina" replicò Aiden "…che si portava a letto il più
carino del Dipartimento…"
Jessica
Burn sgranò gli occhioni, sorpresa.
"Cosa
credi, tesoro?" disse Aiden " noi da quassù vediamo tutto, ma proprio
tutto!"
"Ah
si?" ribatté l'ex agente Burn "non mi dire che tu con Danny non ci
avevi fatto un pensierino…"
"Basta
ragazze!" disse Claire "non litigate, dobbiamo andare d'accordo tra
noi…"
"Hai
ragione…" fece Jessica.
"Si,
scusa…" rispose Aiden "mi dispiace, tesoro…"
Le
due si abbracciarono.
"Amiche?"
disse Aiden.
Jessica
annuì.
"Il
fatto è che qui ci annoiamo da morire!" disse poi.
"MA
GUARDA CHE NOI SIAMO GIA' MORTI!" intervenne Warrick.
"E'
un modo di dire, genio!" gli replicò Aiden.
"Aah,
non l'avevo mica capito…" ribatté lui, con l'aria di chi abbia appena
ricevuto una rivelazione.
Sbuffando,
si sedettero tutti nuovamente intorno al tavolo.
Stavano
per riprendere il gioco quando, all'improvviso, si sentì una vocina
timida timida.
"Ciao"
disse esitante una ragazza, apparsa dal nulla.
Era
bionda, giovane e molto carina.
Solo,
terribilmente pallida.
Indossava
una camicia da notte rosa
"Oh
ciao tesoro" disse Claire che, essendo la decana, faceva gli onori di
casa.
La
fece sedere e le chiese: "Sei nuova, vero?"
"S-si,
sono appena arrivata…mi chiamo Ella, Ella McBride"
"CIAAO,
Ella McBride!" dissero tutti, in coro.
"Sei così giovane, cosa fai già qui?" chiese Marisol "una sparatoria?
una malattia?"
"Veramente,
è stato un incidente!" rispose lei.
"Ti
va di raccontarci?" chiese Warrick.
"Allora"
cominciò Elle "c'era un uomo…io volevo fare colpo su di lui ed ho
inscenato un finto suicidio…mi sono tagliata i polsi, ma non ha
funzionato…"
"Così ci ho riprovato, gli ho mandato una lettera in cui lo invitavo a
cena, però lui non è venuto…ed io ho esagerato con i sonniferi…"
"Ah!"
a quel punto Jessica schioccò le dita e disse "…ora mi ricordo di te!
Si, Ella McBride!ma tu ti eri invaghita di Mac, vero?"
"Oh
SANTO CIELO!" fece a quel punto Claire, iniziando a ridere così forte
che non fece caso al brontolio di tuono sopra la sua testa.
Per
poco non cadde dalla sedia.
Poi,
asciugandosi gli occhi, disse: "Cara…hai tentato di suicidarti per lui?
Per poco non sono morta dal ridere…"
"EHI,
MA TU SEI GIA'MORTA!" ribadì Warrick.
"E'
SOLO UN MODO DI DIRE!" gli gridarono tutti in coro.
"Comunque"
disse a quel punto Marisol "…forse ho trovato un modo per divertirci…ed
anche per vendicare quelle di noi che hanno qualche conto in sospeso
con il detective Mac Taylor!"
"Ok"
disse Aiden "siamo tutte orecchi…"
"Dunque,
ascoltate…potremmo fargli uno scherzo…" concluse Marisol.
Confabularono
per un po', con aria da cospiratrici.
Nel
frattempo, Warrick e Tim si guardarono negli occhi: "Certo che non
vorrei essere nei panni di quel poveraccio…" disse a un tratto l'ex
agente Speedle "meglio morto che tra le grinfie di quelle arpie!"
"Ma,
Tim, veramente…tu sei già morto!" chiarì l'altro.
Tim
scosse il capo e, senza rispondere, riprese ad osservare la Terra.
"Novità
su Horatio?" gli chiese Warrick.
"Non
si sa…" ribatté Speed "è finita la puntata…"
"Certo,
certo, sarebbe divertente…ma da sole non possiamo farlo, ci vorrebbe un
aiuto dai piani bassi…" disse a quel punto Claire indicando in giù.
"Mmmm…"
fece Jessica, dopo una breve riflessione "forse so chi può fare al caso
nostro…"
Lesta
come un fulmine, scomparve, risucchiata dalla coltre di nubi bianche.
Dopo
qualche tempo (ma lassù il tempo non aveva grande significato…) Jessica
riemerse, seguita da una donna bionda sulla trentina, bellissima.
Era
sudata e la circondava un terribile odore di zolfo.
"Scusate"
disse, scuotendo i lunghi capelli "ma laggiù fa un caldo veramente
insopportabile!"
"Che
odore tremendo…" commentò Claire "e, per favore, metti le pattine che
ho appena pulito!"
Lei
le lanciò uno sguardo assassino.
"Signori
e signore" disse l'ex detective Angell "vi presento l'"Angelo della
morte", in vita killer spietata, che ha qualcosa da ridire sul nostro
amico, il quale l'ha spedita qui…cioè…lì" e fece segno verso il basso.
"Quindi,
se ho ben capito…" esordì questa "volete dargli una lezioncina su come
si trattano le donne?"
"Dai,
aiutaci!" fece Aiden speranzosa.
"Beh,
non saprei" rispose lei "…io non aiuto gli altri, io sono CATTIVA!"
"Su,
non farti pregare…ci divertiremo un mondo…" la incoraggiò Marisol.
L'Angelo
della morte ci pensò su un istante.
Poi,
con un sorriso gelido, disse: "Ok, ci sto!"
PARTE
SECONDA
Quella
mattina, il suono insistente della sveglia strappò il detective Mac
Taylor da un sonno profondo e popolato da sogni stranissimi, che non
sarebbe mai riuscito a descrivere.
Brontolando,
si tirò su. Scese dal letto e, ancora intontito e con gli occhi
semichiusi, si diresse verso il bagno.
Avvertiva
una latente sensazione di straniamento, ma si limitò ad ignorarla;
tuttavia, non poté fare a meno di notare che, chissà come mai, il bagno
non era più dove l'aveva lasciato la sera prima.
O,
almeno, così gli sembrava.
Alla
fine, lo trovò, non prima di avere urtato dolorosamente la caviglia su
di una bassa consolle interamente occupata da ninnoli e gingilli di
porcellana.
"Bah"
pensò, non ancora perfettamente lucido "come mi è saltato in mente di
mettere quell'affare in mezzo al passaggio?"
"Ma,
soprattutto…non ricordo di avere mai avuto un obbrobrio del genere in
casa!"
Si
sciacquò il viso frizionandolo energicamente e sperando che l'acqua
gelata lo avrebbe aiutato a superare quello stranissimo disorientamento
che lo opprimeva.
Asciugatosi
la faccia, istintivamente si guardò allo specchio posto sopra al
lavandino.
"Stella?"
Si
voltò, mentre per una frazione di secondo gli attraversò la mente
l'improbabile ipotesi che la collega si fosse introdotta nottetempo nel
suo appartamento ed ora, senza farsi sentire, lo avesse seguito in
bagno.
Ovviamente,
non era così ed infatti, voltandosi, non vide nessuno alle sue spalle.
"Ok"
pensò, sostenendosi con entrambe le mani al lavabo di ceramica "stiamo
calmi…deve esserci una spiegazione…certamente sto ancora sognando".
Dopo
avere riflettuto un istante, disse tra sé e sé "…è chiaro, deve essere
un sogno, devo avere soltanto sognato di essermi svegliato…lo sapevo!
ieri sera ho esagerato con il thé al gelsomino…Claire me lo diceva
sempre che aveva degli stani effetti su di me…"
"Va
bene, ora torno a letto…sogno di riaddormentarmi e, quando mi sveglierò
davvero, tutto sarà normale, come al solito!"
Si
rimise a letto e si era quasi riaddormentato quando, improvvisamente,
il telefono squillò.
Mac
non lo trovò subito e, quando alzò la cornetta, per poco non venne meno
sentendo la propria voce (LA PROPRIA VOCE) urlare dall'altro capo del
filo.
"MAAAAAAC!"
gridava "SONO STELLA!"
"Stella?"
rispose Mac con una voce che riconobbe all'istante per quella della
collega.
"Mac?"
disse la voce "ti prego, TI SUPPLICO, vieni subito nel tuo
appartamento…è successa una cosa…O MIO DIO! Fa presto, mi sembra di
impazzire!"
Poi,
chiuse la comunicazione.
Mac,
frastornato e confuso, corse di nuovo in bagno, dove lo specchio gli
rimandò l'immagine di una Stella Bonasera dall'aria stravolta. Si
guardò dentro la camicia da notte: inequivocabilmente, aveva le tette.
Più
veloce che poté, si vesti ed uscì.
Ovviamente,
conosceva la strada.
**********
Mac
allungò le banconote al tassista e, senza prendere il resto, scese
precipitosamente dall'auto sbattendo la portiera.
"Ehi,
signora, faccia piano!" esclamò l'autista.
Poi,
tra sé e sé, brontolò "le donne…quando hanno le loro cose sono
insopportabili!"
Mac
corse a perdifiato rischiando un paio di volte la vita a causa dei
tacchi.
Giunto
al proprio appartamento, suonò e, in una frazione di secondo, gli aprì…
…se
stesso, ancora in pigiama.
"Stella?"
disse Mac.
"Mac?"
disse Stella.
"Stella!"
disse Mac.
"Mac!"
disse Stella.
Stella,
non appena fu entrato, richiuse velocemente la porta.
"Oh
mio DIO!" esclamò Stella, accasciandosi su di una poltrona.
"Stiamo
calmi!" ripeté Mac, passeggiando nervosamente aventi ed indietro "deve
esserci di certo una spiegazione: forse è un sogno, oppure siamo stati
entrambi drogati…o ipnotizzati…"
"Mio
Dio…" mormorò Stella, sull'orlo delle lacrime " ma com'è possibile?"
"Non
farti prendere dal panico, siamo scienziati" riprese Mac "deve esserci
senz'altro una spiegazione…razionale" ripeté.
"Mac!"
strillò a quel punto Stella, schizzando in piedi "… stamattina mi sono
svegliata con un…" e si indicò l'inguine con evidente imbarazzo "…che
poi, tra parentesi, è anche il tuo…NON PUO' ESSERCI NESSUNA SPIEGAZIONE
RAZIONALE!"
Anche
a Mac - che fino ad allora aveva cercato di mantenere la calma -
saltarono i nervi.
"Non
credere che per me sia più facile!" gridò "non avrei mai pensato che ci
volesse una laurea in ingegneria per chiudere un reggiseno…e vogliamo
parlare dei collant? stamattina per poco non mi sono rotto l'osso del
collo nel tentativo di infilarmeli!"
Dopo
quello sfogo, tacquero entrambi per un momento, ciascuno preda dei
propri, tormentosi, pensieri.
Poi
Mac, che sembrava essersi calmato un po', prese le mani di Stella e le
disse: "Senti Stella, lo so che quello che ci è accaduto ha
dell'incredibile, ma dobbiamo cercare di mantenere la calma e, in
qualche modo, vedrai che ne usciremo…"
"Cosa
possiamo fare?" gli chiese Stella, con voce tremante "…potremmo
parlarne con qualcuno al laboratorio, magari con Sheldon, che è un
dottore…forse lui potrebbe aiutarci…"
"No,
ti prego" rispose Mac "lo capisci anche tu che non ci crederebbe
nessuno, correremmo solo il rischio di farci prendere per
pazzi…perderemmo il lavoro…e tutto il resto"
Stella
sapeva che lui aveva ragione e tacque.
"Allora,
che si fa?" domandò dopo un istante.
"Ascoltami"
le disse Mac "per oggi cerchiamo di fare finta di niente, non diciamo
nulla a nessuno. Io sono sicuro che questa follia, così com'è arrivata,
altrettanto improvvisamente svanirà, e noi torneremo normali…"
"E
se non fosse così?" sussurrò Stella fissando il pavimento, con aria
profondamente sconsolata.
In
quel momento, Mac pensò che in tutti gli anni trascorsi insieme non si
era mai trovato davanti una Stella più abbattuta e confusa.
Quell'inaspettata
- per quanto del tutto giustificabile - fragilità lo intenerì
profondamente.
Le
straordinarie circostanze li avevano resi l'uno per l'altra
indispensabili; non avrebbero potuto essere pienamente sinceri se non
tra loro e nessun altro, probabilmente, li avrebbe compresi.
Sull'onda
di quella strana sensazione, Mac abbracciò strettamente Stella.
"Ti
fidi di me, vero?" le chiese.
"Sai
che l'ho sempre fatto…" rispose Stella, senza staccare gli occhi dai
suoi.
"Allora,
ascoltami…"
PARTE TERZA
LA GIORNATA
DI STELLA BONASERA
Andando
in ufficio quella mattina, Stella Bonasera rifletteva sul fatto che
aveva lavorato talmente tanto a lungo al fianco di Mac che - se c'era
qualcuno che potesse sostituirlo validamente - quel qualcuno era senza
dubbio lei.
Inoltre,
conosceva alla perfezione il suo modo di parlare, le diverse
intonazioni, le espressioni di collera e di soddisfazione che animavano
il suo volto.
Insomma,
sperava di cavarsela senza combinare troppi pasticci, facendo buon viso
a cattivo gioco.
E,
in effetti, tutto sarebbe andato liscio se, verso la fine, Stella non
fosse caduta in un paio di banali distrazioni, che ebbero un effetto
assolutamente imprevedibile.
**********
Prima,
durante una pausa, era andata a prendersi un caffè nella saletta
comune; lì aveva incontrato Adam e Sheldon, intenti a discutere
animatamente davanti ad una rivista, aperta su delle fotografie.
"Bene
Capo" disse Adam vedendolo arrivare "possiamo approfittare della sua
presenza per dirimere una questione tra di noi?"
Stella gli rivolse un'occhiata interrogativa.
"Secondo
te" gli chiese allora Sheldon "è più sexy Jennifer Lopez oppure
Rihanna?".
"Beh,
io, veramente" rispose Stella senza riflettere "ho sempre avuto un
debole per Brad Pitt!"
Quando
si rese conto del guaio che aveva appena combinato, era ormai troppo
tardi.
"Voglio
essere sotterrata. O dilaniata. Da quattro cavalli da tiro …" pensò
Stella.
Tentando
di fare finta di niente ma non riuscendo a celare un sorrisetto
imbarazzato, si allontanò lasciando senza parole i due uomini che, dopo
essersi scambiati un'occhiata stupefatta, lo seguirono con lo sguardo
mentre lasciava la stanza.
**********
Ad
un certo punto, Stella Bonasera doveva fare assolutamente pipì.
Sovrappensiero,
presa dalle questioni di lavoro, automaticamente imboccò la porta del
bagno delle donne.
Comportamento
che le procurò, nell'ordine, un ceffone, un invito a cena e due denunce
per molestie sessuali sul luogo di lavoro.
Basta,
era troppo.
A
Stella cedettero i nervi.
Chiusa
nell'ufficio di Mac, scoppiò in un pianto irrefrenabile.
Quando
Danny e Lindsay entrarono per chiedere a Mac di firmare delle
autorizzazioni, lo trovarono singhiozzante, con la testa appoggiata
alle braccia ripiegate sulla scrivania.
"Capo"
disse Lindsay sconvolta, dopo aver rivolto uno sguardo sconcertato al
compagno "ma…sta piangendo?!?"
Stella
sollevò il viso bagnato di lacrime, si alzò in piedi e disse, scuotendo
il capo con aria affranta: "Mi dispiace così tanto…"
Danny
e Lindsay si guardarono, sempre più perplessi.
"Mi
dispiace" ripeté Stella "…ma proprio non ce la faccio…"
Detto
questo, scappò via senza dare alcuna spiegazione.
Dopo
un istante di silenzio, Danny esclamò con fare sicuro: "Lo sapevo che
prima o poi sarebbe accaduto!"
Stella
spalancò con tutte le forze la porta a vetri dell'ufficio senza
accorgersi che, proprio in quell'istante, era sopraggiunto Sinclair
che, evidentemente, aveva bisogno di parlare con Mac.
La
superficie di vetro lo colpì con violenza in piena faccia, mandandolo
gambe all'aria.
L'uomo
cadde rovinosamente all'indietro, con un grido di dolore.
Senza
riuscire a rialzarsi, si portò una mano al naso, che aveva iniziato a
sanguinare copiosamente.
"Taylor!"
urlò "ma sei impazzito? Mi hai rotto il naso…giuro che te la faccio
pagare!"
"Fermati!"
strillò.
Stella
non lo udì nemmeno, voleva solo andare via.
Scese
le scale a perdifiato, incurante delle occhiate stupefatte degli agenti
che incrociava, e, una volta in strada, ansimante, si guardò un attimo
intorno.
Attese
ancora un istante, turbata e confusa.
Poi,
iniziò a correre.
PARTE
QUARTA
LA
GIORNATA DI MAC TAYLOR
Al
contrario, la giornata di Mac Taylor - iniziata con un increscioso
incidente - proseguì con un'inattesa rivelazione.
Come
gli aveva chiesto Stella, cercò di attenersi scrupolosamente agli
appuntamenti che la collega aveva segnati sulla sua agenda e che
avrebbero riempito uno dei suoi rarissimi ed agognati giorni di libertà.
Il
primo era in un centro estetico e Mac ne varcò la soglia con la
curiosità di chi non era mai stato in vita sua in un posto del genere.
"Signora
Bonasera!" gli disse allegra un donnone di colore, che sfoggiava, oltre
al camice rosa intenso, un trucco perfetto ed un'acconciatura
cotonatissima "che piacere rivederla!"
Consultò
il memo; poi, alzò gli occhi sulla cliente e disse: "Bene, bene…una
ceretta all'inguine…si accomodi, arrivo subito da lei. Cominci pure a
spogliarsi!"
Mac
ebbe la subitanea tentazione di scappare, ma Stella lo aveva pregato di
rispettare tutti i suoi impegni e, tra l'altro, la donna lo stava già
scortando verso una cabina, dove era sistemato un lettino di metallo,
coperto da un lenzuolo di carta riciclabile.
Rimasto
solo, vincendo un certo imbarazzo, si spogliò e si sedette sul lettino.
"Cazzarola!"
pensò.
In
effetti, in momenti di estrema tensione, come quello, anche ad uno come
lui scappava qualche parolaccia.
"Cazzarola!"
ripeté "Coraggio, Mac…sei un ex marine, hai fatto la guerra, ti hanno
sparato addosso, inseguito, picchiato e gettato dal secondo piano…che
vuoi che sia una ceretta all'inguine?"
"E
poi" concluse, facendosi coraggio "non può mica essere così terribile,
in fondo le donne la fanno da secoli…"
In
quell'istante entrò il donnone di prima, brandendo un pentolino fumante.
"Perfetto,
è pronta?" gli chiese.
"Ehm…si,
cominciamo pure" rispose lui, sfoggiando un sorriso temerario.
Dopo
qualche secondo, un urlo lacerante - che poco aveva di umano - squassò
l'isolato, spaventando a morte e facendo schizzare in volo tutti gli
stormi di piccioni posati a Central Park.
**********
Il
secondo impegno della giornata di vacanza del detective Stella Bonasera
era un pranzo con le sue quattro amiche newyorkesi: Samantha,
Charlotte, Carrie e Miranda.
Questo
non sarebbe stato difficile, pensava Mac, che ancora non si era del
tutto ripreso dall'avventura mattutina.
In
fondo, stare in silenzio ed ascoltare erano attività a lui abbastanza
congeniali.
**********
Dopo
tre ore, Mac si era fatto una cultura su interventi di chirurgia
estetica soft, zone erogene e nuove diete fulminanti ed era,
ovviamente, in stato pre-comatoso.
Vinto
ma non domo, stava pensando seriamente di chiedere a Sinclair di aprire
una succursale della Scientifica di NY sul Monte Athos, quando,
all'improvviso, la conversazione prese una piega interessante.
"Insomma,
Stella" gli chiese a un tratto Carrie "si può sapere perché sei così
silenziosa oggi? Va tutto bene?"
Prima
che lui potesse rispondere, intervenne Miranda: "Non mi dire che hai
litigato un'altra volta con il tuo capo?"
Mac
aguzzò le orecchie, improvvisamente incuriosito.
"N-no…perché?"
rispose.
"Come
perché? hai una faccia…" disse Samantha con un sorriso " e noi sappiamo
che esiste solo una persona capace di sconvolgerti in questo modo…sono
anni che ci tormenti con quell'uomo!"
"E' vero…" confermò Charlotte "…parola mia, mai vista una donna più
innamorata!"
Mac
era rimasto letteralmente senza parole.
Stella?
la "sua" Stella? innamorata? di lui?
All'improvviso,
gli tornarono in mente infiniti piccoli particolari, mille sfumature,
innumerevoli gesti, sguardi sfuggenti, parole …che assumevano un
significato oggi completamente nuovo…
Inutile
cercare di fingere con se stesso: quella rivelazione fortuita l'aveva
colpito profondamente, sconvolgendo tutte le sue certezze in un istante
solo.
Era
proprio vero? E, se si, come aveva potuto essere così cieco? Lui - che
si riteneva capace di leggere al primo sguardo nell'animo di qualsiasi
sospettato - non aveva capito assolutamente nulla…
Intanto,
la conversazione proseguiva.
"Già"
disse Miranda in tono un po' acido "anche se, sinceramente, non so
proprio cosa ci trovi in lui!"
"No,
dai…" rispose Carrie "non sarà Mister Big, però è un uomo affascinante…"
"Sono
d'accordo!" intervenne Charlotte.
"Per
i miei gusti è solo un po' troppo vecchio…" chiosò Samantha.
"Vabbé"
le rispose Charlotte in tono scherzoso "per te se non sono "toy-boys"
niente, eh?"
"Ragazze,
ma andiamo!" disse a quel punto Miranda "è il classico cazzone di
Chicago,,,e sapete che io ho un debole per gli eufemismi…"
Mac
- che non aveva sentito una sola parola, completamente assorto com'era
nei suoi pensieri - scattò a quel punto in piedi.
Si
era reso conto che doveva assolutamente fare una cosa.
Senza
dire una parola, si diresse verso l'uscita come un fulmine.
"Ehi,
aspetta!" disse Carrie, cercando invano di trattenere Stella.
"Miranda,
guarda che hai combinato!"
L'amica
fece spallucce.
"Lo sai quanto è suscettibile quando si tratta di lui, dovevi proprio
essere così brutale?"
"E'
vero" aggiunse Charlotte "…lo difenderebbe anche se fosse Jack lo
squartatore…"
Intanto,
Mac aveva attraversato precipitosamente il ristorante, schivando a
stento i camerieri.
Giunto
in strada, in preda ad un'emozione che non sarebbe mai riuscito a
descrivere a parole, iniziò a correre…
PARTE
QUINTA
La
Dea dell'Amore, quel pomeriggio, doveva stare guardando proprio verso
New York City perché Mac e Stella, provenienti da direzioni opposte, si
incontrarono esattamente davanti ai cancelli di Central Park.
Entrambi
trafelati.
Stella,
comprensibilmente infelice.
Mac,
inspiegabilmente felice.
"Mac…"
disse Stella.
"Stella…"
disse Mac.
Una
ben strana coincidenza.
Si
guardarono negli occhi per un lunghissimo istante.
Poi,
Mac disse a Stella "Devo parlarti…"
La
prese per mano ed entrò nel parco.
Camminarono
per un po' a passo svelto, in silenzio, senza guardarsi.
Stella,
onestamente, non sapeva proprio cosa aspettarsi ed era piuttosto
abbattuta.
Ad
un tratto, disse: "Dio, Mac…è stata una giornata allucinante…io non ce
la faccio più! Ti prego, dobbiamo assolutamente trovare una soluzione,
io non credo che riuscirò a resistere un altro giorno ancora…"
"E'
stato così terribile?" le chiese lui con uno strano sorriso.
"Ma
stai scherzando?" esplose lei "Devi essere impazzito! Sembra quasi che
tu ti stia divertendo…"
"Beh"
rispose lui senza smettere di sorridere "è stato molto, molto strano,
ma ho fatto una scoperta interessante… anzi, ti dirò, questa giornata
mi ha messo in contatto con il mio…come dire… "lato femminile…"
"Mac,
non fare l'idiota!" disse Stella, con insolita durezza "TU NON HAI UN
LATO FEMMINILE!"
Lui
tacque un attimo, sorpreso dal suo tono.
"Vuoi
dire che per me è impossibile essere gentile, empatico e sensibile?"
chiese.
"ESATTO,
PROPRIO COSI'…" concluse Stella acidamente.
Mac
fece qualche passo, poi si fermò e si voltò verso Stella.
Aveva
cambiato umore. Il suo volto adesso tradiva una grande tristezza.
"Certo"
disse lentamente "devo essere davvero una persona orribile se essere
stata me per nemmeno ventiquattro ore ti ha resa così fredda e
scostante…"
Stella
capì di avere esagerato.
"No…aspetta…mi
hai fraintesa…" disse.
"Invece
hai ragione" proseguì lui "sai…si dice che per capire una persona devi
"metterti nei suoi panni"…è un'espressione banale, un luogo comune, ma
a noi due è capitato davvero, per uno strano scherzo del destino…"
Stella
cercò di dirgli qualcosa, ma Mac la fermò.
"Aspetta…ascoltami:
da quanti anni ci conosciamo? quanti momenti importanti abbiamo
condiviso? Eppure, io non sono mai entrato davvero nel tuo mondo, non
ho mai cercato di capire veramente come tu fossi…" ormai, era un fiume
in piena "…è un classico della mia vita, ho talmente tanta paura di
soffrire di nuovo che non trovo altra soluzione che allontanare le
persone - ferirle persino - per evitare che siano loro a fare del male
a me".
"E
quanto più sono importanti, tanto più pongo delle barriere, degli
stupidi ostacoli…"
"Invece
tu…nonostante il tuo passato, hai conservato la capacità di aprirti
agli altri, di condividere e di dare sostegno. Oggi ho conosciuto una
parte del tuo mondo del quale ignoravo l'esistenza. Ho intravisto la
possibilità di una vita diversa, diversa da quella che mi sono
costruito nel corso degli anni, senza tristezza e solitudine…"
"Mi sono reso conto che le persone che ti sono intorno non possono fare
a meno di amarti… …"
Stella
non credeva alle proprie orecchie; mai, nemmeno nei suoi sogni più
sfrenati, avrebbe immaginato che Mac le dicesse parole come quelle.
Parole
morbide come il velluto.
Semplici
e definitive.
"Insomma"
riprese lui dopo un istante di silenzio "…quello che sto cercando di
dire è che, in fondo, non mi dispiacerebbe rinunciare alla mia vita…per
vivere nel mondo che tu hai costruito intorno a te…"
"Oh.
Mac" riuscì finalmente a dire Stella "Sono le parole più dolci che un
uomo mi abbia mai detto…in tutta la mia vita…"
Lo
abbracciò con trasporto.
"In
fondo" disse "il tuo lato femminile non è poi tanto male!"
Questa
battuta gli strappò un sorriso.
"Forse,
però…" disse Stella dopo un istante, allontanandosi da lui "…c'è una
speranza…noi due siamo sempre gli stessi, Stella e Mac, solo in un
involucro diverso…"
"Le
emozioni, i pensieri ed i sentimenti sono sempre gli stessi…" ripeté
continuando a fissarlo.
"Allora"
disse a quel punto lui "credi che per noi ci sia comunque una
possibilità, nonostante questa follia?"
"Insieme…si"
rispose Stella.
Lui
annuì.
"Per
sempre…" disse.
Stella
non resistette più e lo baciò sulle labbra. Prima delicatamente, poi
con intensità.
L'imbarazzo
era del tutto scomparso.
"Ehi…fa
piano" scherzò lui "è la prima volta che bacio un uomo!"
Camminando
strettamente allacciati, si diressero verso l'uscita.
Dopo
qualche minuto Stella si fermò davanti ad un angolo particolarmente
romantico.
Si
baciarono ancora.
"Aaah…"
sospirò Stella "chissà cosa direbbero quegli olmi laggiù se potessero
parlare…"
"Semplice!"
replicò lui "direbbero: beh, veramente siamo aceri!"
Lei
rise e gli fece una linguaccia.
"Ti
odio quando fai così…" scherzò.
Mac
per tutta risposta la baciò di nuovo.
Poi,
riprendendo a camminare, disse: "Adesso, per favore, andiamo a
casa…questi tacchi mi stanno uccidendo!"
EPILOGO
Intanto,
tre metri sopra il cielo, Marisol Delko Caine stava raccontando ad
un'interessatissima Natalia Boavista una delle sue ultime serate
terrene in compagnia di Horatio.
"A'n certo punto, mentre stavamo a letto, lui se levò pé n'istante li
bernardoni, me smicciò e me disse: cocca, ma a te che te passa per la
mente quanno me vedi gnudo? E io: che c'ho un sacco da stirà… "
Natalia
masticava vigorosamente una cicca enorme. A un tratto, fece un pallone
gigantesco.
In
quel momento, risuonò la voce di Tim: "Ehi, venite a vedere! Si stanno
baciando!"
Accorsero
tutti a vedere, sporgendosi oltre il tappeto di nubi.
"Anvedi
st'impuniti, aho' !" esclamò Marisol.
"Aaah!
che carini…" sospirò Jessica "l'ho sempre detto che erano fatti l'uno
per l'altra…"
Aiden
la zittì con una gomitata.
"Uffa!" disse Claire "Ma non è valido…"
"Già"
aggiunse Aiden "volevamo dargli una lezione e invece lo abbiamo
reso…felice!"
Tutti
insieme si voltarono verso l'Angelo della Morte che, seduta sul tavolo
con le gambe accavallate, si stava accuratamente limando le lunghissime
unghie rosso fuoco.
Senza
alzare lo sguardo e senza interrompersi, lei disse: "Non guardate me…ve
l'avevo detto che io sono cattiva!"
All'improvviso,
una folgore si scaricò tra le nubi e dall'alto si udì un vocione
tonante: "Ma insomma! Quante volte ve lo devo dire…dovete lasciare in
pace i mortali!"
Apparve
LUI e, immantinente, l'Angelo della Morte lanciò un urlo agghiacciante
e scomparve, inghiottita dalle nuvole, in un turbinio di zolfo e
fuliggine.
LUI
era veramente in collera.
"Allora"
disse con voce roboante "si può sapere chi di voi è stato?"
Istantaneamente,
Tim e Warrick stesero il braccio indicando il gruppo delle donne, che
erano lì accanto.
"Sono
state loro!" dissero all'unisono.
"Pfui…"
esclamò Claire "Uomini! Dai tempi di Adamo ed Eva non sono cambiati per
niente!"
LUI
passeggiava nervosamente avanti e indietro.
Poi,
disse, guardandole in viso una per una: "Ho già in mente una giusta
punizione per ciascuna di voi".
"E
loro?" si azzardò a chiedere Jessica "i mortali?"
"Quanto
a loro" rispose LUI indicando verso il basso "era giusto ristabilire
l'ordine delle cose: ho già cancellato dalla loro memoria questa
giornata pazzesca…non ricorderanno mai nulla".
"Sarà
come se oggi non fosse mai esistito".
FINE