CONTAMINAZIONE
CAPITOLO
PRIMO
Quella
mattina, molto presto, il detective Mac Taylor aveva chiamato a
raccolta in sala riunioni tutti i componenti della sua squadra, i
migliori agenti della polizia scientifica di New York.
"Sarà
successo qualcosa?" chiese Stella Bonasera a Danny Messer mentre
raggiungevano la sala.
"Non
so, ma da stamattina qui c'è un certo fermento, Mac non ti ha accennato
nulla a telefono?" rispose il ragazzo.
"No,
sai quanto sia riservato…però mi è sembrato un po' cupo" fece lei.
"Sai
che novità!" scherzò lui di rimando. Si scambiarono un sorrisetto
d'intesa.
Erano
arrivati.
Lui
le aprì cavallerescamente la porta a vetri della stanza, dove già li
aspettavano Lindsay, Sid, Adam, il dottor Sheldon Hawkes ed il
detective Don Flack.
E,
ovviamente, Mac.
Si
salutarono. L'atmosfera era piacevolmente rilassata.
Fino
a che Mac non iniziò a parlare.
"Bene" disse, e il suo tono lasciava trasparire una certa
preoccupazione "vi ho fatti venire qui tutti per una questione
estremamente importante, ma anche estremamente delicata…" fece una
brevissima pausa "si tratta di un caso di sicurezza nazionale".
Ad
Adam sfuggì un "WOW" meravigliato, che gli costò un'occhiataccia di Mac.
"Sono
stato contattato dal Direttore della CIA in persona: ha bisogno delle
nostre competenze per risolvere un caso urgente e molto complesso, dal
quale potrebbe dipendere la sicurezza dell'intero Paese".
Tacque
un momento, sentendo l'attesa crescere nei suoi uomini.
"E'
anche una questione dannatamente pericolosa…dovremo muoverci con
estrema attenzione, per cui se, quando avrò finito, qualcuno di voi
vorrà chiamarsene fuori non potrò dargli torto".
"Dai
Mac, adesso ci stai facendo preoccupare sul serio!" intervenne Stella
"vuoi spiegarci?".
"Ok"
fece lui "ma prima, per favore, chiudete la porta a chiave: è inutile
dirvi che non una parola dovrà uscire da questa stanza".
Con
un piccolo telecomando, abbassò le luci nella sala.
Nel
buio, Lindsay prese la mano di Danny e la strinse forte.
Sullo
schermo alle spalle di Mac comparvero quelle che sembravano le immagini
riprese da telecamere interne di sorveglianza.
"Si
tratta di una struttura segreta creata qui a New York, destinata
all'addestramento di agenti speciali ed alla preparazione di missioni
antiterrorismo".
La
qualità del video era scarsa, ma si potevano comunque distinguere dei
cadaveri, riversi gli uni sugli altri, in pose scomposte. Non sarebbe
stato necessario essere dei poliziotti esperti per comprendere che lì
era stata consumata una strage.
I
corpi di uomini e donne giacevano seminudi, coperti di sangue.
Ovunque,
segni di lotta ed oggetti infranti.
Stella
si avvicinò allo schermo.
"Ma…sono
tutti…" disse
"Morti"
concluse Mac "quattordici tra i nostri migliori agenti speciali, uomini
e donne perfettamente addestrati…"
"Le
cause?" intervenne Flack.
"Dai
primi rilievi sembrerebbe che si siano uccisi tra loro" rispose Mac
"non sono state trovate tracce di intrusioni e la struttura non era
facilmente individuabile dall'esterno".
"Com'è
possibile?" si chiese a voce alta Lindsay
"Cosa
avrebbe potuto far perdere del tutto il controllo ad agenti altamente
addestrati?" disse Sheldon "follia collettiva? allucinazioni? isteria?".
"Oppure
un virus sconosciuto…" si inserì Sid.
"E
poi…perché i cadaveri sono seminudi?" intervenne Stella.
"Giusta
domanda" fece Mac.
"Se non fossero tutti morti…si direbbe che fossero nel bel mezzo di un
party selvaggio!" disse Danny, strappando a tutti un sorriso.
"Per
ora, queste ipotesi sono valide tutte…e nessuna, sta a noi cercare le
risposte".
"Bene, allora si va?" chiese Flack.
"No"
Mac scosse la testa "forse non mi sono spiegato: nessuno di noi si
muoverà da qui, la struttura era segreta ed è già stata smantellata".
"Vuoi
dire che non potremo fare un sopralluogo sulla scena, né prelevare
campioni o scattare fotografie?" il tono di Danny si era fatto inquieto.
"Esatto"
rispose lui "non abbiamo le credenziali necessarie e l'identità degli
agenti deceduti deve restare riservata, anche ora che sono morti…"
"Quindi
niente cadaveri, né autopsie?" intervenne Sheldon.
Mac
annuì, le braccia conserte, lo sguardo serio.
"Né
tanto meno impronte digitali" concluse.
"Ma,
allora, come faremo a condurre l'indagine?" chiese Stella, dando voce
ai pensieri di tutta la squadra.
A
questo punto, Mac si spostò leggermente di lato rivelando la presenza,
sul pavimento, di una decina di casse metalliche, tutte ermeticamente
chiuse.
"Dovremo
accontentarci dei reperti che gli uomini della CIA hanno prelevato sul
posto; qui dentro ci sono i video integrali della sorveglianza,
campioni di tessuti e di sangue, e così via".
"Ovviamente
non i dati dei computer…" azzardò Adam.
"Ovviamente"
rispose Mac "non…"
"Lo
so, lo so…non abbiamo le credenziali necessarie per accedervi" lo
prevenne Flack.
Tacquero
tutti.
Mac
capì che i suoi uomini si aspettavano che dicesse loro qualcosa.
"So
che è un'indagine dannatamente complessa…" riprese.
"Una
corsa ad ostacoli, direi!" fece Stella.
"Già" proseguì lui "ma la sicurezza della nazione potrebbe dipendere da
come lavoreremo nelle prossime ore. Se deciderete di proseguire,
pretendo da ciascuno di voi il massimo dell'impegno".
Li
guardò in viso uno per uno.
Nessuno
disse nulla.
Nessuno
si mosse.
Mac
sorrise: era certo che non gli avrebbero voltato le spalle.
"Forza,
al lavoro" disse.
Quello
era tutto. Li aveva congedati.
Ad
Adam e Flack toccarono i video delle telecamere interne, a Sid e
Sheldon i campioni di tessuto prelevati dai cadaveri, mentre Lindsay e
Danny esaminavano i reperti contenenti il sangue delle vittime ed i
campioni di aria, acqua e delle altre sostanze rinvenute sul posto.
Stella
e Mac, intanto, cercavano negli archivi informatici per verificare
eventuali precedenti analoghi o segnali che denotassero una possibile
matrice terroristica.
**********
"Un
vero caso di sicurezza nazionale, wow!" disse Danny, abbracciando da
dietro Lindsay, che era intenta a trasferire un campione di sangue da
una provetta al vetrino che avrebbe poi passato sotto il microscopio.
La
ragazza era nervosa e quel gesto inaspettato la fece sobbalzare.
La
provetta si inclinò sul tavolo ed una minuscola - Dio, veramente
minuscola - goccia di sangue schizzò Danny sulla pelle nuda, tra il
guanto di lattice e la manica della camicia che l'uomo aveva arrotolata
sull'avanbraccio.
Lui
nemmeno se ne accorse, tanto era piccola.
"Stupido!
Mi hai spaventata!" disse lei, tra il divertito e l'infastidito. A
volte Danny faceva un po' troppo lo spiritoso…
"Dai,
Montana, non sarai mica preoccupata sul serio?" le chiese lui, con
dolcezza, stringendola a sé.
Lindsay
lo guardò negli occhi e la sua tensione si sciolse nell'abbraccio
dell'uomo che amava.
CAPITOLO
SECONDO
Da
ore ormai la squadra di Mac Taylor lavorava senza concedersi pause:
erano riusciti a ricostruire la dinamica della strage, ma ancora non
avevano un'idea chiara circa le cause che l'avevano scatenata.
"Sembra
che siano rimasti tutti intossicati" disse Stella a Mac.
Erano
nell'ufficio di lui e stavano facendo il punto sugli sviluppi
dell'indagine.
"Già"
rispose l'uomo, scorrendo rapidamente il rapporto che la collega gli
aveva portato.
"Intossicati"
ripeté "…capacità di giudizio quasi nulle…sospetta contaminazione
virale da agenti sconosciuti…" lesse.
"La
cosa strana è che le analisi evidenziano attività sessuale
disordinata…" proseguì Stella.
In
quell'istante Lindsay entrò precipitosamente nella stanza.
Sembrava
sconvolta.
"Presto
venite!" ci mancò poco che gridasse "Danny ha qualcosa che non va!"
Stella
e Mac le corsero dietro, fino al laboratorio: Danny era seduto ed il
dottor Sheldon lo stava visitando.
Il
ragazzo, tuttavia, pareva perfettamente normale; solo, aveva il viso
madido di sudore ed il respiro accelerato.
Lindsay
gli era corsa subito accanto e gli teneva la mano.
Mac
rivolse uno sguardo interrogativo al medico.
"Danny…perché
stai sudando in quel modo?" chiese al giovane collega.
"Come
perché?" gli rispose lui, in un tono piuttosto aggressivo "Perché fa
troppo caldo qui dentro!"
Stella
e Mac si guardarono un istante, poi la donna intervenne.
"Beh,
non mi sembra…e comunque non ti sembra un po' esagerata come reazione?"
gli domandò.
"Ok,
ok" fece lui, più calmo "…ma quella era una domanda veramente cretina!"
Sheldon
faticò a trattenere una risatina.
Lindsay,
Mac e Stella, invece, si scambiarono un'occhiata carica di
preoccupazione.
Dopo
un istante di silenzio Danny riprese, rivolgendosi a Mac: "Ehi,
capo…stavo scherzando!" gli disse allegramente.
"Si, si…va bene" rispose lui, chiudendo il discorso.
Prese
in disparte il dottor Hawkes ed insieme si allontanarono di qualche
passo.
Prevenendo
ciò che gli avrebbe chiesto, il medico gli disse: "Devo fare qualche
altro test su Danny, si comporta in modo strano…"
"Fa
presto, per favore" gli rispose Mac.
Sheldon si rimise al lavoro.
A
quel punto Mac chiese a Lindsay di seguirlo fuori dal laboratorio.
Una
volta soli, le domandò: "Rispondimi, Danny si è comportato in modo
violento?"
"No…no"
rispose la donna, con voce tremante "era solo sconvolto e diceva cose
senza senso…"
Mac
percepiva con chiarezza la sua angoscia.
"Sta tranquilla" le disse, sfiorandole il braccio "troveremo una
soluzione…andrà tutto bene."
Il
detective Monroe gli rivolse uno sguardo pieno di speranza e rientrò
per stare accanto a Danny.
**********
Non
era passato molto tempo dalla loro ultima conversazione quando il
dottor Hawkes portò a Mac i risultati delle sue analisi.
Lui
e Stella stavano ancora controllando i rapporti, nel tentativo di far
combaciare tutti i pezzi di quello che sembrava un puzzle assai
difficile da ricomporre.
"Allora,
cos'hai scoperto su Danny?" chiese Mac al dottore.
"Da
tutti gli accertamenti eseguiti non risulta nulla di anomalo…è solo
molto agitato ed i sintomi sembrano quelli di una forte febbre, ma non
ce l'ha…"
Mac
rimase in silenzio un istante, riflettendo.
"Sheldon"
disse poi all'amico "Tutte quelle persone sono morte…pensi che quello
che le ha contagiate abbia contaminato anche questo laboratorio?"
"La
verità è che non te lo so ancora dire, Mac" gli rispose il medico.
"I
motivi della strage, secondo me, vanno ricercati nella follia o in un
qualche turbamento emotivo" intervenne Stella "quello che non mi spiego
sono le condizioni in cui i cadaveri sono stati scoperti…"
"E
Danny?" le domandò Mac.
"Se
non lo conoscessi bene, direi che è sotto l'effetto di qualcosa, oppure
intossicato…" disse lei, dopo averci pensato un momento.
"Ma…
dalle analisi non è emersa traccia di droghe, alcool o altro" concluse
Sheldon.
I
tre rimasero in silenzio, poi il dottore uscì per proseguire il suo
lavoro.
Mac
avvertiva su di sé il peso della situazione.
Probabilmente
aveva messo i suoi compagni - i suoi amici - in grave pericolo, e non
aveva idea di come uscirne.
Stella,
come al solito, lesse sul suo viso ciò che gli passava per la mente.
Con
delicatezza, appoggiò la mano sulla sua.
Lui
alzò gli occhi ed i loro sguardi si incontrarono per un istante.
"E'
incredibile…" rifletté lui ad alta voce, con sgomento "…un'intera
squadra di agenti che perde completamente il controllo…".
Prese
il cellulare ed uscì dalla stanza. Doveva fare una telefonata, subito.
**********
Dopo
neanche mezz'ora, Don Flack entrò precipitosamente nell'ufficio di Mac,
che era seduto dietro alla sua scrivania, intento a studiare le ultime
analisi eseguite da Sid e dal dottor Hawkes.
"Mac!" lo chiamò.
Lui
era talmente assorto che non lo sentì.
"Mac!"
ripeté il poliziotto, toccandogli il braccio per richiamare la sua
attenzione.
Notò
che, nonostante non facesse particolarmente caldo, aveva tirato su le
maniche della camicia fin quasi al gomito.
"Scusami,
Don" rispose lui, alzando gli occhi "cosa c'è?"
"Pochi
minuti fa" disse l'altro ed il suo tono tradiva una certa agitazione
"sono arrivati degli uomini - della CIA, dei servizi segreti, non
l'hanno detto - ed hanno fatto uscire tutti dal laboratorio tranne
Adam, Danny, Sid, Lindsay, Stella, Sheldon e noi due".
"Hanno
detto che nessuno potrà entrare o uscire da qui fino a che la
situazione non sarà chiarita!"
"Si,
lo sapevo" rispose l'uomo, con una voce che suonò in qualche modo
stonata " li ho chiamati io…"
"Cosa?"
ribatté l'altro, furioso "perché hai fatto una cosa del genere?"
Se
non avesse conosciuto più che bene le sue capacità di giudizio,
probabilmente gli avrebbe messo le mani addosso.
Mac
si alzò in piedi.
"Calmati"
gli disse "quasi certamente il laboratorio è stato contaminato…ciò che
ha provocato la morte di quegli agenti ora minaccia anche noi, che
siamo stati a contatto con i reperti".
"Non
ho potuto fare altrimenti" proseguì.
Flack notò che parlare sembrava costargli una notevole fatica.
"Non
potevo rischiare che il contagio si estendesse… lo capisci, vero?"
Flack
abbassò lo sguardo. Doveva ammettere che Mac, come sempre, aveva preso
la decisione più giusta.
"Non
tutto è perduto" concluse "Ho parlato con il dottor Hawkes, ha
individuato nei campioni di sangue un agente virale contaminante e sta
lavorando ad un antidoto".
"Spereiamo
solo che faccia in tempo".
A
quel punto Mac fu costretto a sedersi.
"Ti
senti bene?" gli domandò il collega, notando che aveva il viso
imperlato di sudore e lo sguardo annebbiato.
"S…si"
rispose lui, tergendosi la fronte "è solo che mi sembra di bruciare
dentro…".
"Dannazione!"
pensò Don Flack uscendo.
"Anche
Mac è stato contagiato… ed io l'ho toccato …"
Doveva
trovare Stella ed avvertirla, immediatamente.
CAPITOLO
TERZO
Nella
penombra del suo ufficio, il detective Mac Taylor cercava
disperatamente di concentrarsi.
"Devo
trovare una soluzione…devo trovare una soluzione" ripeté tra sé e sé.
Ma
il suo cervello non voleva saperne di obbedirgli. I pensieri vagavano
disordinatamente, si sentiva confuso, disorientato.
"Uff…"
disse a voce alta, passandosi una mano tra i capelli umidi "oggi non ci
sto proprio con la testa!"
In
quell'istante entrò Lindsay; aveva il volto sudato ed i capelli
scomposti.
Mac
non si accorse che la ragazza, una volta dentro, aveva chiuso a chiave
la porta dietro di sé.
Lindsay
avanzò nella stanza.
"Certo
che fa un caldo soffocante qua dentro!" disse, togliendosi il camice e
gettandolo a terra.
Aveva
in mano una cartellina piena di fogli.
L'appoggiò
sbadatamente sulla scrivania davanti a Mac e, quando cadde, non si
chinò a raccogliere le carte che si erano sparse sul pavimento.
Né
lo fece Mac.
"Lindsay"
fece l'uomo, guardandola in viso "che hai?"
Lei,
per tutta, risposta, si infilò nello stretto spazio tra la scrivania e
la sedia che occupava lui, sfiorandogli le ginocchia.
Gli
si sedette proprio di fronte, sul bordo del tavolo.
Sporse
il busto in avanti e lo guardò negli occhi, con insistenza.
"Lindsay…che
succede?" ripeté Mac.
Si
passò il dorso della mano sulle labbra. Bruciavano.
"Io…io…temo
di essere stata contagiata…" rispose finalmente la ragazza, scostandosi
dal viso una ciocca di capelli.
"Non
so cosa mi sta succedendo, ho dei pensieri strani…"
"In
che senso?" fece lui.
"Ad
esempio" proseguì lei "ad esempio…confesso che in questo momento io ti
trovo tremendamente…tremendamente" si interruppe e rise in modo
vagamente isterico "…ma purtroppo non abbiamo tempo per questo genere
di cose…" concluse.
"Q-Quale
genere di cose?" rispose Mac, che ormai non era granché lucido.
"Oddio
quanto mi piacerebbe mostrartelo…Mac!" fu la risposta di Lindsay.
Lui
degludì.
"Veramente…"
disse, cercando disperatamente di darsi un tono "dovresti darmi del lei
e chiamarmi tenente Taylor o almeno…Capo".
"E
va bene Capo" disse lei, sedendoglisi sulle gambe "ma allora tu
dovresti chiamarmi detective Monroe…"
"Uhm…è
vero…ho cominciato io a chiamarti Lindsay, quindi tu
effettivamente…effettivamente, potresti…" fece lui.
Si
interruppe.
Lindsay
gli aveva messo una mano sul viso ed aveva iniziato a baciarlo dietro
l'orecchio. Poi, sul collo.
Le
sue labbra erano ardenti.
"Lindsay,
per l'amor del cielo, cerca di controllarti! Tu…tu sei innamorata di
Danny, voi state insieme!" disse lui, sforzandosi di opporre ancora una
qualche minima resistenza.
"Oh,
si" rispose Lindsay, senza smettere di accarezzarlo "io amo tanto
Danny…ma lui è così…giovane e…inesperto…"
"Io,
invece" proseguì "sono sempre stata attratta dagli uomini più grandi di
me, seducenti…dall'aria vissuta…"
"Lindsay,
ti prego, fermati" disse Mac.
Lindsay
non si fermò.
Le
sue mani, ormai, erano dappertutto.
"Lindsay…ti
ordino di fermarti!" ripeté, con un tono che avrebbe voluto essere
severo, ma che suonò esitante.
Lindsay
non si fermò.
Mac
sapeva che, ancora un istante, e non sarebbe più riuscito a fermarsi.
Ancora
un istante ed avrebbe perso anche lui completamente il controllo.
Oops…quell'istante
era passato.
**********
Nel
frattempo, Stella Bonasera si era chiusa nel bagno delle donne.
Toltasi
la giacca, si guardava allo specchio.
"Niente
male, certo" pensò.
Eppure,
quello che vedeva non la soddisfaceva del tutto, l'immagine che la
lucida superficie le rimandava non esprimeva completamente ciò che,
adesso, avvertiva con chiarezza dentro di sé.
Una
mente libera, finalmente liberata. Capace di comprendere i propri
desideri ed agire per realizzarli.
Frugò
nella sua borsa e trovò il beauty del trucco, che, di solito, usava con
grande parsimonia, attenta a che nulla nel suo look stonasse con
l'immagine della perfetta detective che si era cucita addosso durante
la sua carriera in polizia
Fino
a quel momento.
Ora,
invece, desiderava cambiare la sua immagine. Ne aveva un disperato
bisogno.
Sentiva
un caldo terribile; un fuoco inestinguibile le ardeva nelle vene.
Nel
tentativo di trovare sollievo, mise la testa sotto la fontana, ma
l'acqua fredda non le portò nessun giovamento.
Poi,
gettò all'indietro i folti capelli, zuppi d'acqua.
"Ecco"
pensò, guardandosi di nuovo allo specchio "forse così può andare…".
Legò
strettamente i riccioli sulla nuca in un voluminoso chignon, dal quale
scappava solo qualche ciocca maliziosa sulla fronte e sulle tempie.
Si
truccò con cura, come se dovesse andare ad una festa.
Indugiò
sulle labbra, che volle di un carminio acceso.
Infine,
si tolse la camicetta, restando solo con il top nero che portava sotto.
"Già"
pensò soddisfatta, girandosi di tre quarti verso lo specchio "così va
molto meglio!".
Uscì
dal bagno.
Si
mosse sinuosa, quasi ancheggiando, per i corridoi deserti del
laboratorio.
Arrivata
all'ufficio di Mac, spinse la porta, ma, stranamente, la trovò chiusa a
chiave.
Dall'interno.
Lo
chiamò, senza ottenere risposta.
Guardò
verso l'interno, ma era tutto buio e non riuscì a distinguere nulla.
In
verità, appoggiando l'orecchio al vetro, sentì dei rumori soffocati,
che, tuttavia, non fu in grado di riconoscere.
Attese
ancora un istante.
Intanto,
il delirio che la consumava era divenuto intollerabile.
Sbuffò,
allontanandosi.
Evidentemente,
pensò, proprio non era destino.
Del
resto, c'erano tanti altri uomini sulla faccia della terra…e lei non si
era mai sentita bella e desiderabile come in quel momento.
A
quel punto, incrociò…
CAPITOLO
QUARTO
A
quel punto Stella incrociò Sid Hammerback.
I
loro sguardi si incontrarono.
"Ehi
Stella…accidenti!"disse lui "ma cos'hai fatto?"
"Non
ti piace il mio nuovo look?" rispose lei e, con delicatezza, gli posò
una mano sul petto, dove finiva il camice.
Lui
avvertì il suo tocco ardente sulla pelle.
"Scherzi?
Sei…favolosa!" ribatté lui "non credevo potessi essere così…" si
interruppe, temendo di dire qualcosa di sconveniente; in fondo, lei era
pur sempre una collega anziana ed anche un'amica.
"Così…come?"
insisté lei, senza spostare la mano e, anzi, avvicinandosi a lui sempre
più.
"Così…sexy"
concluse lui, distogliendo lo sguardo per l'imbarazzo.
Rimase
in silenzio un istante, chiedendosi come mai, improvvisamente, avesse
iniziato a sentire caldo, così tanto caldo…
Ad
un tratto, Stella lo spinse con energia all'interno della sala
autopsie, che era lì accanto.
Gli
si fece sempre più vicina, senza staccare gli occhi dai suoi.
Gli
accarezzò piano il viso.
Lui,
colto di sorpresa, le fece: "Stella, ma…che stai facendo? Fermati…siamo
amici, da tanti anni ormai…"
"Appunto!"
rispose lei, con voce morbida come il velluto.
"Io…io
sono un uomo sposato…" azzardò Sid.
Stella,
con un gesto veloce ed abile, afferrò gli occhiali dell'uomo per le
stanghette e glieli tolse, aprendone la chiusura situata all'altezza
del naso.
Poi,
li lasciò cadere a terra.
"Dovresti
sapere che io non sono assolutamente gelosa…" rispose.
Quindi,
con la punta del dito indice seguì lentamente il profilo del volto di
Sid: piano piano, la fronte, il naso, le labbra…
"Sai
a quanti anni sono stata abbandonata?" gli chiese con voce carezzevole.
"Ehm…temo
di no" rispose lui, passandosi la mano sulla fronte madida di sudore.
"Ero
una bambina piccolissima" proseguì la donna "…ma sono sopravvissuta, ho
imparato a difendermi dal male che mi circondava, mi sono costruita una
corazza per non soffrire…"
Fece
una pausa carica di sottintesi.
"…ma
ora ho un gran bisogno di dolcezza…di gioia…di amore".
"E
li voglio da te" aggiunse.
**********
Adam
Ross aveva appena finito di visionare tutti i filmati ripresi dalle
telecamere di sorveglianza della struttura segreta dove si era
sviluppata la contaminazione.
Ciò
che aveva scoperto in questo modo poteva essere di fondamentale
importanza per risolvere il caso e lui voleva al più presto
condividerlo con Mac.
Sorprendendosi
di non vedere nessuno dei suoi colleghi al lavoro, alle loro postazioni
abituali, corse verso il suo ufficio.
Stranamente,
però, la porta era chiusa a chiave. Dall'interno.
Era
tutto buio e nessuno rispose ai suoi richiami.
Il
passo successivo, allora, era cercare Stella.
Passò
accanto alla sala autopsie: anche lì una porta chiusa, penombra e
nessuno al lavoro.
Appoggio
l'orecchio alla porta e - pur non capendo chi ci fosse nella stanza -
ciò che sentì era inequivocabile.
"Accidenti!"
pensò. Doveva essere accaduto qualcosa di grave.
Ricordando
ciò che aveva visto nelle registrazioni, capì che, probabilmente, tutti
i suoi amici erano stati contagiati.
Senza
fiato, disperato, corse attraverso tutto il laboratorio.
Alla
fine, notò una luce accesa nella stanza di Sheldon.
"Oh
Dio!" disse tra sé e sé "So che non ti ho consultato molto spesso
ultimamente, ma ti prego, TI PREGO, fa che almeno Hawkes sia ancora
padrone di sé!".
Entrò
nella stanza. Il dottore era ancora al microscopio.
"Sheldon!"
lo chiamò.
"Adam…che
succede? Stai bene?" gli chiese l'altro, sorpreso dall'irruzione
dell'amico.
"Io…si,
ma tu non ti sei accorto di nulla?" rispose il ragazzo, in preda ad una
viva agitazione.
"No,
sono qui dentro da ore a cercare di sintetizzare un antivirale capace
di contrastare l'agente contaminante che ha ucciso quegli agenti,
ma…perché me lo chiedi?"
A
quel punto, Adam chiuse la porta a chiave.
"Che
stai facendo?" gli domandò il medico.
"Svelto,
aiutami!" fece l'altro, cercando di spostare un pesante tavolo di
metallo davanti alla porta per creare una sorta di barricata.
"Adam,
per caso sei impazzito?" insisté Sheldon. Tuttavia, quando lo guardò in
viso, il terrore che lesse nei suoi occhi lo persuase ad aiutarlo.
Insieme,
sistemarono il mobile.
Ora
sarebbe stato quasi impossibile entrare lì.
"Adesso
vuoi dirmi, per favore, che sta succedendo?" incalzò il dottore.
"Ok, ok" rispose il ragazzo, ancora visibilmente scosso.
Gli
illustrò brevemente il contenuto delle riprese della base, da cui aveva
desunto che un agente contaminante sconosciuto era stato la causa di un
fortissimo sconvolgimento emotivo, che aveva determinato negli agenti
l'abbandono totale di ogni forma d'inibizione; ne erano seguite, in un
primo momento, euforia ed allegria…eccitazione…
Tuttavia,
proseguì Adam, dopo qualche tempo l'ebbrezza era degenerata; i
comportamenti divenuti insensatamente violenti.
Ciò
che aveva visto, e che non avrebbe facilmente dimenticato, erano state
aggressività gratuita e follia omicida.
"In
pratica" concluse "si sono massacrati a vicenda".
Sheldon
aveva ascoltato senza emettere un fiato.
"Mio Dio" fece poi, profondamente turbato "tutte quelle persone…"
Ad
un tratto, mise insieme la storia che Adam gli aveva appena raccontato,
il singolare atteggiamento di Danny e lo stranissimo comportamento di
poco prima del suo collega.
Tutto gli apparve chiaro.
"Adam…"
disse "vuoi dire che…"
"Si"
rispose l'altro "Mac, Stella e gli altri…credo che siano stati tutti
contagiati dallo stesso agente patogeno!"
"E
Danny…e Flack?" chiese ancora il dottor Hawkes.
"Non
li vedo ormai da ore…" fu la risposta.
Tacquero
entrambi un istante.
Quindi,
il medico domandò: "Secondo te quanto tempo abbiamo prima che…" si
interruppe, non avendo il coraggio di tradurre in parole le immagini
orrende che si erano appena formate nella sua mente e che avevano come
protagonisti i suoi colleghi, i suoi amici più cari.
"Credo"
fece Adam, dopo una breve riflessione "meno di due ore…e poi sarà
troppo tardi. Per tutti loro. E forse anche per noi".
Sheldon
non rispose. Entrambi fissarono il microscopio al quale il medico stava
lavorando.
Indovinando
ciò che il collega gli avrebbe chiesto di lì ad un istante, il dottor
Hawkes disse: "Io credo…cioè…penso di essere riuscito a sintetizzare un
antidoto, ma non sono riuscito a testarlo… e certo non posso farlo
adesso, sarebbe troppo rischioso uscire da qui…"
"Dannazione!"
esclamò con rabbia. Erano, dunque, perduti?
"Aspetta"
fece Adam "…puoi testarlo su di me!"
"Ma
tu non sei stato contagiato…" ribatté Sheldon, scoraggiato.
"Non
ancora…" rispose l'altro e, prima che il medico potesse fermarlo,
afferrò una delle provette contenenti il sangue contaminato, che
Sheldon aveva usato per il suo lavoro, e se ne versò una piccola goccia
sul dorso della mano.
"Sei
impazzito?!" disse Hawkes strappandogli di mano l'ampolla, che si
fracassò al suolo in mille pezzi "non sappiamo se l'antidoto
funzionerà…per quanto ne so, potrebbe anche essere più velenoso del
virus!"
"Penso
che il contagio si diffonda per contatto…" rispose Adam, come se
parlasse più che altro a se stesso.
Si
sedette in un angolo ed i due attesero in silenzio per un tempo che
sembrò loro infinitamente lungo.
Ad
un tratto, sentirono una voce, proveniente dall'esterno.
La
riconobbero: era Stella.
"Ehi…c'è
qualcuno là dentro?" chiamò.
Sembrava
completamente ubriaca.
"Ehi…ragazzi?"
ripeté.
"Adam…Sheldon…siete
lì, vero?" disse una voce che, con incredulità e sgomento, riconobbero
in quella di Mac "avanti, venite fuori…"
"Ci
stiamo divertendo come pazzi qui!" aggiunse Stella.
"Ehi
aprite!…sono il vostro capo…vi ordino di aprire…" disse Mac, con una
risata.
Adam
e Sheldon si guardarono, con apprensione.
Ormai,
non avevano molto tempo.
Da
fuori, intanto, gli altri continuavano a chiamarli, alternando toni
minacciosi e richiami allegri.
Poi,
cominciarono a battere contro la porta con energia, ma la barricata
eretta da Adam per fortuna resse.
Ad
un tratto, questo si alzò ed andò verso la porta; tentò di spostare il
pesante tavolo, ma non ci riuscì…evidentemente il contagio si stava
manifestando anche in lui.
Sheldon
capì che doveva agire senza indugio.
Con
un gesto rapido e preciso, il medico gli iniettò l'antidoto nel braccio
destro, poco sotto la spalla.
"Ahio!" fece l'altro, massaggiandosi con energia.
Il
dottor Hawkes, sebbene non fosse un tipo particolarmente religioso,
pregò che l'antidoto funzionasse…ed anche in fretta.
Non
avrebbe avuto una seconda possibilità.
Per
fortuna, dopo qualche istante, Adam disse: "Ehi…ma cosa c'era là
dentro? Mi sento la testa più sgombra…"
Sheldon
tirò un sospiro di sollievo: l'antidoto funzionava e, quanto pare,
rapidamente.
Adesso,
dovevano darsi da fare.
Per
prima cosa, Sheldon si iniettò anche lui una dose.
Poi,
lavorando entrambi, prepararono quelle necessarie per tutti gli altri.
"Bene"
disse il medico ad Adam "ora andiamo…prima che là fuori qualcuno si
faccia male…"
EPILOGO
Ormai,
la situazione, nel laboratorio della Polizia Scientifica di New York
era tornata alla normalità.
L'ebbrezza
era scomparsa e nessuno, per fortuna, aveva riportato serie conseguenze.
Mac
li aveva nuovamente chiamati tutti in sala riunioni; sentiva l'esigenza
di dire loro qualcosa.
Sulla
porta, Stella fece entrare tutti gli altri ed attese che arrivasse Sid.
Lo
trattenne un istante sulla soglia e, quando fu sicura che nessuno
l'avrebbe sentita, lo fissò negli occhi e gli fece: " Sid , ho
intenzione di dirtelo una volta sola…NON E' MAI SUCCESSO!"
Il
suo tono non ammetteva repliche.
Poi,
entrò ed il dottor Hammerback la seguì, con aria mesta.
Mac
iniziò a parlare.
"….quindi, penso converrete con me" concluse Mac dopo averli guardati
in viso uno ad uno ed avere indugiato un istante in più su Lindsay, che
sostenne il suo sguardo "…che l'efficienza della nostra squadra
migliorerà sensibilmente se, d'ora in avanti…" a quel punto Stella
guardò Sid in tralice, Mac fissò Lindsay e Danny si girò a guardare
verso Flack, che era proprio alle sue spalle e ricambiò la sua occhiata
"…eviteremo le tentazioni!".
Meno
di tre mesi dopo, Lindsay annunciava a Danny di essere incinta.
FINE