Note: Inizialmente
la mia coppia preferita per questo manga era quella composta da
Sasuke e Naruto, ora però l’Uchiha comincia a
starmi
antipatico, dite quello che volete ma è così.
Certo mi
piace ancora questa coppia, ma non mi attira più
così
tanto come prima… Per questo ho iniziato a leggere fic con
pairing
diversi e sono rimasta folgorata dalla coppia Naruto/Gaara. Sono
stupendi insieme! Sono uguali e diversi allo stesso tempo, Naruto
è
quello che ha fatto cambiare Gaara, si è sempre precipitato
quando gli succedeva qualcosa… quindi ho fatto due
più due
e… questo è il risultato! La fic è
ambientata alla
fine della puntata 251 della seconda serie (la sto consumando a furia
di rivederla *.*), dopo il rapimento di Gaara da parte
dell’Akatsuki
e la sua successiva morte e ‘resurrezione’; mi ha
colpita vedere
Gaara che tende la mano a Naruto per salutarlo, ma anzi lo spinge a
sollevare la mano per stringerla con la sabbia: bellissima la scena
che mostra le loro due mani strette e circondate da un velo di sabbia
che vi gravita intorno *.* Ovviamente entrare nella testa di Gaara
è
stato complicatissimo: se lo facevo in un modo mi veniva troppo OOC,
se lo facevo nell’altro mi sembrava troppo falso e
snaturato…
Spero che comunque il risultato non sia così disastroso!! (a
mia discolpa dico che è la mia prima fic su questo manga!
^.^)
Piccola avvertenza: alla fine della fic mi sono divertita a
far fare a Gaara un cosa che non penso avrebbe mai fatto, ma mi
piaceva troppo l’idea *.*
Ringrazio tutti coloro che leggeranno
e commenteranno.
Buona lettura. ^.^
Non andare
via!
Osservo la sua schiena che si allontana e, come ogni
volta, qualcosa si stringe dentro di me. Lo guardo mente, un passo
dopo l’altro, si allontana da me per tornare a casa, e tutto
quello
che vorrei è coprire i pochi metri che ci separano il
più
velocemente possibile, fermarlo ed impedirgli di andare via. Ed
invece continuo a starmene qui, impalato sotto le mura di Suna,
combattuto tra la voglia di correre da lui e la vergogna di mostrare
i miei sentimenti, con ancora il calore della sua mano ad impregnare
la mia pelle.
Sono riuscito a diventare kazekage ed a conquistare
l’affetto ed il rispetto dei miei concittadini, è
inspiegabile il sentimento che mi ha invaso vedendoli tutti
preoccupati per me, alcuni addirittura in lacrime; ho capito che il
Gaara l’assassino, odiato e temuto, non esiste
più, che loro
sono riusciti a vedere la persona che c’è dietro
Shukaku. Ma
non sono riuscito a lasciare indietro il Gaara bambino che continua a
piangere e disperarsi dentro di me, impaurito e perso, confuso e
disperato. Il Gaara che mi blocca, che mi impedisce di vivere appieno
la vita, che anche ora mi tiene lontano da ciò che voglio
per
paura di essere ferito ancora.
Eppure lui mi ha cambiato, lo so!
È
grazie a lui che sono cambiato, diventando quello che sono ora. Lui,
con i suoi occhi azzurri dolci e sinceri, e la sua inesauribile
volontà e determinazione, mi ha fatto comprendere dove
sbagliavo, riportando alla luce il bambino ancora fiducioso verso gli
altri e la vita, che era stato spento ma non ucciso dagli abitanti di
Suna.
L’ho ammirato tantissimo: lui è uguale a me,
abbiamo sofferto allo stesso modo, eppure abbiamo reagito in modi
diversi.
Lui così sincero e vero, gentile, sempre allegro e
disponibile verso coloro che hanno bisogno d’aiuto,
consapevole di
se stesso e delle sue possibilità, sognatore, sensibile.
Io
chiuso, introverso, arrabbiato, inaridito, insensibile verso
qualunque cosa che non fossi io: ero io il jinchuuriki, che ne
volevano capire gli altri di come mi sentissi? Compresi che dovevo
pensare solo a me stesso, ero io da solo contro il mondo
intero.
Iniziai a disprezzare la vita altrui, mi sembravano tutti
così pateticamente inferiori che non erano degni di
strisciare
su questo mondo: solo quelli forti e privi di sentimenti, quelli come
me, potevano andare avanti!
È stato lui a mostrarmi quanto
fosse sbagliato il mio pensiero: mi ha mostrato il sentiero ed ha
lasciato che fossi io a decidere se imboccarlo o no.
Lui, quel
moccioso che, al primo sguardo, mi era sembrato un insetto, un essere
così inutile e fastidioso, da farmi provare solo disgusto,
non
valeva nemmeno la pena di sprecare energie ed ucciderlo! Volsi la mia
attenzione verso l’Uchiha, quello che ritenni, a torto, il
più
pericoloso tra tutti, l’unico che avrebbe potuto ostacolarmi.
È
stato quasi ripugnante vedere come l’erede del clan
più
potente di Konoha crollasse annichilito ai miei piedi, quasi
completamente soggiogato dal segno maledetto…
Totalmente
inappagante!
Invece lui mi si è parato davanti, parandosi
fra me ed il suo amico, rivolgendomi uno sguardo deciso, di sfida,
impavido. È stato il primo a non tremare davanti a me, a
continuare ad avanzare senza mai arretrare, senza mai arrendersi.
Più
lo colpivo e lo ferivo, più lui continuava a rialzarsi,
ignorando il dolore e la stanchezza, tirando fuori sempre nuove
energie.
Non capivo il suo comportamento e questo mi inferociva
ancora di più!
Il nostro combattimento è stato il
più esaltante di tutta la mia vita: prima di scontrarmi con
lui non avevo mai avuto occasione di scatenare tutta la mia potenza,
di combattere al massimo!
È stata la sconfitta migliore
della mia vita!
Non ho mai ammirato nessuno come lui, nemmeno
Yashamaru.
È stato grazie a lui che ho compreso che essere
forti significa saper proteggere le persone a cui si vuole bene,
significa amare ed essere amati, i sentimenti non rendono deboli come
credevo, ma, al contrario, sono capaci di scatenare una potenza
devastante, come quella che ha permesso a lui di battermi. Ho capito
che continuando ad uccidere, a suscitare il terrore negli altri, non
avrei fatto altro che allontanare ancora di più le persone
da
me.
Mi bastò osservare i suoi occhi furibondi, ma privi
d’odio, per comprendere che erano come i miei: occhi di una
persona
che aveva conosciuto la sofferenza, che non aveva mai ricevuto un
gesto d’affetto, una persona rifiutata e maltrattata.
Una volta
tornato a Suna mi chiesi come potesse lui mostrarsi sempre
così
allegro e spensierato, pieno di vita e forza di volontà,
quando aveva un destino simile al mio.
Io ero stato solo capace di
isolarmi e sfogare il mio dolore, perché lui cercava invece
di
circondarsi di persone, nella disperata ricerca di ottenere il
rispetto di qualcuno?
Non riuscivo a comprenderlo, sapevo solo che
mi sembrava luminoso e potente come io non sono mai stato!
Poi mi
ha fatto scoprire anche cosa volesse dire essere indispensabili per
qualcuno.
Uchiha aveva abbandonato Konoha per consegnarsi al
signore di Ooto, lasciandolo dietro di sé ferito, disperato
e
deluso, ma per nulla deciso ad arrendersi: l’avrebbe
ritrovato
prima o poi e condotto a casa, non avrebbe abbandonato quel ragazzo
che riteneva un fratello, la sua unica famiglia.
Provai un odio
profondo ed una gelosia ancora più prepotente per quel
ragazzo
così arrogante da pensare solo a se stesso e ferirlo senza
pietà: volevo essere anch’io nei suoi pensieri
come quel
ragazzo che lo aveva tradito, volevo essere guardato anch’io
con
quell’espressione di rabbiosa angoscia…
… se fossi scomparso
io mi avrebbe cercato con la stessa costanza?
Si, lo avrebbe
fatto! Anzi lo ha già fatto!
Per me ha lasciato Konoha, mi
ha cercato fino allo sfinimento e si è scontrato con
l’Akatsuki. È stato lui che mi ha teso la mano
nell’incoscienza della morte, la sua voce ha richiamato
indietro la
mia coscienza, mi ha abbracciato disperdendo la solitudine, facendomi
capire che io sono veramente necessario per lui.
In quello sguardo
ed in quel sorriso felici e sollevati ho trovato la promessa che non
sarò mai più da solo, che lui mi starà
sempre al
fianco senza abbandonarmi mai…
È stata indescrivibile la
sensazione di calore che mi ha invaso il petto, facendomi battere il
cuore furiosamente, quando mi sono svegliato ritrovandomi tra le sue
braccia e sprofondato nelle sue iridi azzurre velate di
preoccupazione e speranza, che, vedendomi sveglio, si sono accese
subito di felicità.
Sapevo che Kankuro e Tenmari mi
vogliono bene, ovviamente, ma anche l’affetto degli abitanti
di
Suna, scompare paragonato alla felicità che ho provato
scoprendo di essere importante per lui, nel vedere la sua
preoccupazione per me dipinta nei suoi occhi.
Ed ora lo sto
lasciando andare, non so nemmeno se e quando ci rivedremo ancora, so
solo che lui ora è ancora più lontano da
me…
Stringo
le mani a pugno così forte da trapassarmi i palmi con le
unghie.
Perché deve andarsene via così? È
proprio necessario che ritorni a Konoha? Magari per riprendere le
ricerche di quel vigliacco che lo ha ferito così
profondamente
senza curarsene…
Il pensiero di lui concentrato solo sull’Uchiha
mi sferza violentemente.
Non voglio!
È l’unica cosa
che la mia mente riesce a pensare: non voglio che lui pensi a quel
traditore!
Voglio che pensi solo ed unicamente a me!
A me che
posso capirlo più di qualsiasi altro a Konoha!
Perché
abbiamo affrontato lo stesso lacerante dolore! Per questo riusciamo a
capirci così bene l’un l’altro!
Perché siamo
simili pur essendo così diversi!
Uchiha non potrà
mai capirlo come me, anche lui conosce il dolore, certo, ma
è
sempre stato servito e riverito per il suo illustre cognome, sa che
sapore ha l’abbraccio di una madre o la carezza di un padre,
sa
cosa si prova a vedere l’affetto negli occhi di un genitore.
Noi
due non conosciamo niente di tutto questo, conosciamo solo il
disprezzo e l’isolamento, entrambi fin dalla più
tenera età
siamo stati consapevoli di quanto fosse inutile la nostra esistenza!
Noi eravamo solo un peso da tollerare alla meno peggio per i nostri
villaggi!
Lui fa un altro passo avanti, lontano da me, ormai è
così lontano che distinguo appena la sua sagoma intera. E
quella stretta dentro di me si accentua.
- Naruto…- mormoro il
suo nome a fior di labbra, appena un sussurro che nessuno dei miei
amici accanto a me può udire.
La mia voce che pronuncia il
suo nome è molto più simile ad una preghiera,
un’invocazione…
Vorrei che sentisse la mia voce e si voltasse,
che mi corresse incontro e mi abbracciasse come ha fatto mentre ero
incosciente…
… ma lui è troppo lontano, non può
sentire il mio accorato lamento!
Faccio un passo avanti e ripeto
il suo nome, ora colorato anche di una nota di disperazione.
Perché
non mi ascolti?
Perché non ti volti?
Perché non
ritorni da me?
Hai già volto la tua attenzione verso
qualcun altro?
Mi hai già dimenticato?
Sono già
passato in secondo piano?
Naruto…
Naruto…
Naruto…
Naruto…
…
ti prego: voltati e guardami!
Ho troppo bisogno della tua luce, di
quella luce che ha rischiarato le tenebre della mia esistenza,
riportandomi alla vita.
Ho bisogno di te, Naruto, lo comprendi
questo?
Naruto…
Altri centimetri si sono frapposti tra noi…
-
Naruto!- questa volta la mia voce è più alta,
sono
sicuro che Kankuro e Tenmari mi abbiano sentito, ma lui non
potrebbe…
Ed invece si volta!
Lentamente si volta verso di
noi, di me, e mi fissa con uno sguardo sorpreso: ha sentito la mia
voce! Anche questa volta ha ascoltato il mio richiamo!
Naruto si
ferma e mi guarda come se si aspettasse qualcosa da me, forse una
spiegazione per quel richiamo, ma quando comprende che non
otterrà
niente, ritorna indietro, lentamente, ritorna verso di me. Non riesco
a credere ai miei occhi! I suoi capelli, appena mossi dal vento,
brillano come oro fuso sotto il sole del deserto.
Non so quale
forza misteriosa mi muova, ma anch’io inizio a muovere i
primi,
timidi, passi per raggiungerlo: senza curarmi né dei miei
né
dei suoi amici, avanzo sempre più velocemente, con malcelata
impazienza, soddisfatto solo quando mi ritrovo davanti a lui.
Che
mi hai fatto Naruto? Non mi riconosco più!
Prima ti ho
stretto la mano di mia spontanea volontà ed ora mi sono
messo
a correre per raggiungerti…
… prima che tu stravolgessi la mia
vita, non avrei mai nemmeno ipotizzato di poter fare una cosa simile!
Eppure ora eccomi qui, davanti a te che mi guardi stupito, ma non
più
di come lo sia io di me stesso. Poi mi sorridi dolcemente e tutto il
mondo si cancella.
Allora io sollevo uno spesso velo di sabbia per
avvolgerci: non voglio che altri sguardi, oltre i nostri, assistano a
quello che sta per accadere tra noi.
Sollevo il mio sguardo ed
incrocio i tuoi occhi che mi stanno osservando sereni e tranquilli,
mostrandomi per la prima volta tutto quello che provi per me e che
fino ad ora hai tenuto nascosto, celato sotto una spessa coltre,
senza cercare di forzarmi a parlare: vorrei dirti tutto, spiegarti
cosa mi abbia spinto a comportarmi così, ma non so trovare
le
parole, non riesco a capire come possa esprimere a parole quello che
sento…
… Ancora una volta sei tu quello che risolve la
situazione, esprimendosi per entrambi: sollevi la mano e timidamente,
quasi temessi la mia reazione, stringi di nuovo la mia, in un gesto
diverso, più intimo, intrecciando le nostre dita, e
delicatamente mi avvicini di più a te.
- Ho capito Gaara,
ho capito! – mi sorridi ancora più dolcemente ed
appoggi la
fronte contro la mia – Anch’io!- dici semplicemente.
Resti
così, immobile, lasciandomi il tempo di assimilare le tue
parole e comprenderle fino in fondo. Ridacchi delicatamente davanti
la mia espressione stupita, quasi sconvolta.
- Perché credi
che mi sia precipitato qui appena abbiamo ricevuto la notizia del tuo
rapimento? Per chi credi che mi sia tanto disperato?- .
Non
rispondo, riesco solo a spingermi ancora di più contro di
lui
ed a stringere più forte la sua mano, completamente
sopraffatto dalle sensazioni che questo biondino eccezionale sta
scatenando dentro di me.
È mio!
La voce mi esplode
stupita e felice nella testa, ruggendo questa insperata
verità.
-
Sono contento che alla fine tu abbia capito: certo che ce ne hai
messo di tempo, eh?! Cominciavo a perdere le speranze…- mi
prende
in giro lui.
Ma non mi offendo: è l’unico a cui potrei
concederlo!
Non so quanto tempo restiamo così, immobili,
fronte contro fronte, le mani intrecciate, a goderci l’uno la
presenza dell’altro. In questo bozzolo che ho creato con la
sabbia
sembra che il tempo si sia magicamente fermato e che non esista
nient’altro oltre noi.
Vorrei restare così in
eterno…
Alla fine è Naruto che interrompe quest’incanto:
si allontana da me ed abbassa lo sguardo, so benissimo quello che sta
per dirmi, eppure per nulla al mondo vorrei ascoltare le sue
parole.
- Io devo andare adesso…- mormora con voce dispiaciuta,
non riuscendo a trovare il coraggio di guardarmi negli occhi.
Io
mi aggrappo alla sua mano che stringe la mia per farmi forza: lo so
che ha ragione, che entrambi abbiamo impegni improrogabili, ma lo
stesso non voglio lasciarlo andare via.
Alla fine lui riesce a
risollevare lo sguardo ed in quegli occhi del colore del cielo leggo
lo stesso immenso dispiacere che attanaglia me.
Anche lui non
vuole andare via da me!
Prima di lasciarlo andare definitivamente
faccio quello che avrei dovuto fare da tanto tempo, forse dalla prima
volta che ci siamo incontrati.
Con un gesto rapido che non riesce
a prevedere, lo afferro per la casacca e me lo tiro contro
baciandolo, cercando di trasmettergli così tutto
l’amore che
gli porto e l’angoscia che mi prende al pensiero di doverci
separare chissà per quanto.
Lui per un istante resta
bloccato, incapace di reagire per la sorpresa: non si sarebbe mai
aspettato una reazione simile dal freddo e serio Gaara! Poi risponde
al bacio, mi passa le braccia attorno alla vita stringendomi il
più
possibile a sé. Perso nelle sensazioni che mi scatena
dentro,
nemmeno mi rendo conto che faccio scorrere le mano sul suo petto e
sul suo collo, avvero solo i polpastrelli che esultano per questo
contatto tano desiderato, fino ad intrecciare le mie braccia dietro
il suo collo ed artigliargli così le braccia.
È
questa la felicità?
Questo sfarfallio nello stomaco? Le
gambe diventate improvvisamente così molli che quasi non
riescono più a sorreggermi? La voglia disperata di
stringermi
sempre di più a lui e non lasciarlo più andare?
Un
altro sentimento sconosciuto che ho potuto scoprire e provare grazie
al biondino fra le mie braccia!
Alla fine ci stacchiamo ansanti, i
suoi occhi azzurri nei miei molto più chiari, abbracciati
stretti, venendo catapultati istantaneamente alla realtà.
La
voglia di uscire da qui e separarci crollata sottozero, anche se
consapevoli entrambi di non avere altra scelta, purtroppo.
Un’ultima
carezza labbra contro labbra, poi ci allontaniamo, ed io abbasso a
malincuore il muro di sabbia.
I nostri amici, quelli che abbiamo
rimasto nel mondo reale, ci guardano maliziosi ed un po’
male,
chiedendosi cosa abbiamo fatto tutto questo tempo nascosti dalla
sabbia.
Naruto sorride divertito, prima di tornare serio e
fissarmi intensamente.
- Devo andare ora, anche se non sai quanto
mi dispiaccia…- si ferma un istante, indeciso su come
proseguire –
Adesso dovremo organizzarci contro eventuali attacchi
dell’Akatsuki,
probabilmente verremo mandati anche in missione, ma ti prometto che
appena avrò qualche giorno liberò
verrò a
trovarti… se vuoi…- .
Io annuisco dispiaciuto per la sua
partenza, ma la sua promessa accende in me la speranza di rivederlo
presto.
Naruto, furtivamente, accarezza il dorso della mia mano
con quello della sua, prima di allontanarsi da me.
Ed ancora una
volta mi ritrovo ad osservare la sua schiena che si allontana, ad
odiare quel villaggio che lo porta via da me ed il mio titolo di
kazekage che mi impedisce di lasciare il villaggio per andare via con
lui.
Mi porto due dita alle labbra e la certezza che lo rivedrò
presto scaccia ogni cosa.
Arrivederci Naruto, a presto!