A PASSI DI DANZA
Il suo corpo produceva
delle onde perfette che partivano dal bacino per poi salire sul busto,
proseguire sulle braccia e tornare indietro ripercorrendo all’inverso
la stessa strada, concludeva sui piedi, poi si girava su sé stesso e
roteava il sedere dando visione di quanto dotato fosse di natura.
Anche se lui sapeva bene che dei glutei così tondi e sodi non li avevi dalla nascita, ma li dovevi forgiare.
Rimase incantato tanto dalla sua perfetta rotondità che però non era esagerata, quanto dal suo senso del ritmo.
Quel ragazzo usava il suo corpo come nessun altro ballerino su cubi o banconi in quel locale.
Aveva un eccellente senso del tempo, la canzone aveva un ritmo lento e sensuale e lui si adattava perfettamente.
Rimase incantato sui
movimenti del corpo e constatò con occhio esperto quanto dotato fosse.
Per quello si poteva parlare di dote perché era evidente che non era un
vero ballerino, ma solo un cubista mezzo nudo che cercava di far salire
la temperatura ai clienti che così ordinavamo più da bere. Per cui sì,
quella era una dote naturale. Se avesse approfondito sarebbe potuto
diventare un ottimo ballerino e lui lo poteva dire visto che lo era.
Solo dopo un tempo
quasi infinito salì per caso a guardare anche il suo viso e qualcosa
risuonò nella sua testa, ma non ne era certo.
Un viso familiare in qualcosa, forse. Magari l’aveva incontrato?
Giulio cercò di fare
mente locale, mentre fissava intensamente con sguardo a dir poco
magnetico il piacevole viso sbarazzino del ragazzo, i capelli
biondo scuro tirati all’indietro probabilmente con un po’ di gel
per farli stare fermi. Eppure i suoi occhi... erano i suoi occhi a
dirgli qualcosa, aveva degli occhi stregati e sfrontati.
Chi era? Quando l’aveva già visto?
Se lo stava chiedendo
quando lo vide ammiccargli e leccarsi le labbra in suo direzione, a
quel punto a Giulio venne un colpo e guardandosi intorno per vedere se
qualcuno l’aveva notato, tornò a disagio a fissare il giovane sul cubo
che si piegava in avanti mostrandogli di nuovo il suo perfetto
fondoschiena fasciato da degli shorts davvero shorts che evidenziavano
fin troppo bene il pacco.
Giulio si perse di
nuovo nel suo corpo nudo ad eccezione degli shorts in raso argentato e
delle bretelle. L’utilità delle bretelle era tutta da dimostrare, ma
nel complesso il ragazzo non passava inosservato.
Tutti i suoi colleghi in giro per il noto locale gay erano conciati così, ma solo lui aveva attirato la sua attenzione.
Erano stati i movimenti, si disse Giulio.
Quel ragazzo si muoveva meglio degli altri ed un ballerino notava questo, ovviamente.
Poi però il suo viso...
quel viso familiare in qualche modo... al secondo ammiccamento più
sfrontato e sensuale, Giulio rabbrividì dalla punta dei capelli a
quella dei piedi e profondamente sconvolto uscì di corsa dal locale
senza guardarsi indietro. Si fermò un momento rendendosi conto che il
cuore batteva più forte di quando si esibiva da solista nella scena
centrale degli spettacoli, si diede dell’idiota e si ricompose
rendendosi conto che ora che era fuori dal locale doveva ritornare al
suo solito contegno.
Si ridipinse la
maschera di uomo virile e tutto d’un pezzo mentre si sistemava la nera
chioma fluente all’indietro, i capelli scesero ai lati del bel viso e
con occhi di ghiaccio si guardò intorno per controllare che nessuno
l’avesse visto praticamente scappare da quel locale così particolare.
Particolare era un eufemismo.
Era un locale gay con ballerini mezzi nudi che sculettavano eccitando la clientela rigorosamente gay.
Quando salì in macchina
con la sua camminata sicura e dritta, si chiuse dentro e sospirò
guardandosi nello specchietto retrovisore, per controllare quanto bene
fosse riuscito a ‘tornare nel personaggio’.
Comunque non pensava di essere stato visto da nessuno.
“Quel ragazzo si
muoveva proprio bene.” Si disse poi ricordandosene subito, mentre
avviava il motore e partiva. “Ottimo movimento di bacino, ottimo senso
del ritmo. Ottime onde.” Silenzio. “Forse troppo magro, ma
proporzionato e longilineo. È un corpo da ballerino classico. Forse
dovrebbe mettere su un po’ di muscoli e mangiare un po’ di più, questo
sì, ma ha un eccellente base.”
Le vie di Milano scorrevano davanti a lui fin troppo abitate considerando l’ora tarda, ma quando mai Milano era deserta?
Alzò la musica cercando di rilassare i propri nervi curiosamente tesi. Cosa l’aveva agitato tanto?
“Sono andato lì in
cerca di risposte, ma la verità è che un po’ di quelle risposte le ho
da sempre. È solo che volevo mettere alla prova quel lato che so di
avere che non ho mai voluto vivere. Mi chiedevo se forse era questo che
mi mancava, vivere proprio quello che non ho mai voluto approfondire.
Quel lato omosessuale che ho dentro di me da sempre. Ma non so in
effetti in che modo un locale gay dovrebbe aiutarmi, specie se scappo
quando un ragazzo mi fa un occhiolino.”
Giulio continuò a
guidare verso casa mentre si rendeva conto che forse era stato presto.
Dall’entrare incuriosito in un locale intenzionato ad approfondire il
suo lato gay al farlo sul serio c’era un bel po’.
- È solo troppo presto,
tutto qua. - Si disse cercando di ritrovare la propria solita calma. -
Ci riproverò un’altra volta, non c’è fretta. -
L’aveva notato quasi subito lì dentro. Del resto uno che non sembra gay in un locale di gay era difficile non adocchiarlo.
“Beh, gnocco com’era
penso l’avranno guardato tutti! E comunque aveva un corpo da favola,
per non parlare del portamento! Quello fa qualche sport come minimo!
Aveva due spalle, due braccia ed un torace da sogno, la giacchetta gli
copriva il culo ma sono piuttosto certo che dovesse essere
semplicemente perfetto. Peccato se ne sia andato subito! Che sia
arrivato qua per caso è fuori discussione, ma è chiaro che non era mai
stato in un posto come questo prima. Uno così bello non lo dimentichi
subito! Chissà che ci faceva qua. Aveva l’aria persa come quella di
quando ho trovato Eric. Aveva proprio quell’aria, solo che lui sembrava
meno cucciolo del mio cucciolo. Forse era curioso. Capitano ogni tanto,
ma non è di quei curiosi stronzi che vengono a rompere le palle, anche
perché da come è scappato dubito che sia il suo caso.”
Tommaso iniziò a
pensarci a macchinetta senza interrompersi per tutta la durata del suo
turno, come se nemmeno fosse lì a ballare su un cubo mezzo nudo con un
sacco di gente che lo guardava e ci sbavava su.
Quando finì la sessione
di ballo che gli toccava, andò negli spogliatoi e si vestì per poi
mescolarsi fra la gente a bere un po’, sostanzialmente alla ricerca di
quel ragazzo tanto bello con cui aveva flirtato a distanza.
L’aveva visto uscire e non rientrare, perciò sapeva che era una ricerca senza speranza, però ci provò comunque.
“Quelli così meritano proprio di essere cercati. Spero che torni!”
Non rimase a pensarci
su oltre, finito il turno venne prelevato dai suoi amici che lo
portarono in giro per il resto della notte fino all’alba, usando come
carburante miscugli di alcool e pillole che lo fecero finire a casa
alle sei senza nemmeno rendersene conto.
Come ogni altra giornata.
Fu una lingua calda e bagnata a svegliarlo.
Quella lingua era
familiare e quando tornò a sentire la consistenza del viso, da come lo
percepì fradicio immaginò che lo stesse leccando da almeno mezz’ora.
- Mmm sì sono sveglio
Eric... - Il cane iniziò a saltare su e giù dal letto felice sentendolo
finalmente sveglio, vittorioso iniziò a correre verso la porta per poi
tornare sul letto e saltandogli sopra, risaltare giù, ricorrere alla
porta e poi di nuovo tornare sul letto. Tutto questo finché Tommy
non si convinse ad alzarsi e trascinarsi giù maledicendo quando aveva
deciso di prendere quell’appartamento di lusso per la vista e la
possibilità di avere una piscina in terrazzo.
- Il giardino mi faceva
così schifo, eh? - Brontolò facendo in tempo a fare solo la pipì.
Seccato si infilò una tuta sformata color blu elettrico, una giacca
larga giallo canarino ed una cuffia verde pisello per nascondere quel
casino che erano i suoi capelli al mattino, senza considerare che così
magari si faceva notare di più.
Mise la pettorina al
cane che piangeva implorante e disperato, agganciò il guinzaglio ed
uscì di casa con il fedele sostegno della nicotina che almeno cercava
di ricordargli che non stava ancora dormendo nonostante la nottata.
Appena fuori, mentre il
cane finalmente espletava il primo dei suoi molti e lunghi bisogni, si
mise gli occhiali da sole dalla forma stravagante ed ovviamente
arancioni visto che non poteva avere niente in tinta, infine nonostante
la giornata grigia milanese si diresse sbuffando fumo verso il solito
parco a pochi isolati.
Solitamente reggeva
quei ritmi solo un paio di giorni a settimana, arrivato ad un certo
punto cedeva le armi ed eccezion fatta per il proprio turno al locale,
poi dormiva e basta.
Aveva gli auricolari
alle orecchie ed ascoltava musica elettronica mista a rock cercando di
svegliarsi, ma arrivato al parco si sedette sulla panchina umidiccia e
liberò Eric lasciando che scorrazzasse libero per conto suo nonostante
i cartelli grandi come case che vietavano ai padroni di liberare i
propri cani.
I cani dovevano stare
liberi, quello era un parco, mica un locale od una strada, si disse
mentre la musica a tutto volume rimbombava nella testa che curiosamente
faceva scendere esponenzialmente il mal di testa che aveva avuto al
risveglio.
La musica con lui funzionava così.
Dopo avergli fatto fare
proprio tutto quel che voleva, cacche in giro comprese, decise che
aveva preso abbastanza umidità e alzandosi fece un lunghissimo e
fortissimo fischio assordante che fece girare praticamente tutti nel
parco, dopo di quello, dopo due secondi, non si vide arrivare incontro
felice e scodinzolante solo il suo adorato Eric, ma anche un altro cane
del tutto uguale al suo. anzi, proprio identico.
Tommy rimase fermo a
fissare le due bestiole che gli saltavano addosso facendogli le feste
come se non lo vedessero chissà da quanto, anche se in effetti uno dei
due non lo vedeva davvero da tanto. Per la precisione potevano essere
una quindicina di anni, forse qualcosa meno.
Tommy fece fatica a
capire cosa succedeva e a mettere a fuoco la cosa, ma vedendo i due
cani davvero identici come due gocce d’acqua, e nel loro caso era
strano visto che erano due meticci e non una razza specifica, realizzò
che si conoscevano, ma siccome lui non aveva amici cani identici a lui,
si aggrottò e si inginocchiò togliendosi gli auricolari dalle orecchie,
si sfilò anche gli occhiali e una volta giù con loro, i cani gli
andarono addosso e gli leccarono in tandem la faccia.
Tommy cercando di
capire chi fosse quel secondo cane e vedere la piastrina, capì che
sarebbe stato davvero complicato visto che entrambi sembravano
seriamente intenzionati a limonare con lui.
- Rudy! -
Fu una voce maschile e
profonda a porre fine al delirio e quando finalmente poté vedere di
nuovo, mise a fuoco un meraviglioso esempio di maschio alpha che si
avvicinava a lui e per poco a Tommy parve di sognare ancora. Specie
perché quello era esattamente il maschio alpha che aveva sognato le
poche ore di sonno che aveva avuto.
Quando si rese conto di
essere sveglio, in ginocchio e vestito come un clown con un’aria
terribile per le occhiaie profonde ed il pallore spettrale, imprecò
sentendosi male.
“Merda, ma è proprio lui?!” Poi registrò il nome del cane.
- Un momento, Rudy?! -
Sentendosi chiamare, il suddetto secondo cane tornò da lui saltandogli
di nuovo con le zampe sulle spalle mentre il suo ripeteva esattamente
le stesse cose contendendosi la sua bocca.
Il famoso maschio alpha
tornò a richiamare il suo cane, ma visto che il Eric non la voleva
smettere, Tommy cercò di farsi valere.
- Eric, piantala cazzo di cane! - Con scarsi risultati visto il tono isterico invece che autoritario.
- Se ti alzi forse hai
più successo, finché stai per terra lui pensa che vuoi giocare con lui.
- La sua voce era anche più bella del suo viso, il che era quasi
impossibile.
Nonostante quello che aveva fatto dopo il lavoro, sarebbe stato difficile dimenticare una splendida creatura come lui.
Tommy lo guardò mentre
capiva che gli parlava sul serio e che sul serio i suoi occhi erano
azzurri contornati da ciglia e sopracciglia nere come la pece. E sempre
sul serio il suo viso era ancora più bello da vicino.
- Se potessi mi
alzerei, ma forse risento del fatto che ho dormito due ore per colpa di
questo cane malefico che doveva per forza pisciare! - Tommy iniziò a
lamentarsi a macchinetta con fare da diva isterica mentre sembrava
proprio convito a rimanere per terra col suo cane addosso.
- Stai male? - Chiese
iniziando a preoccuparsi l’uomo che aveva attirato la sua attenzione
quella notte a lavoro solo per il semplice fatto che esisteva.
Tommy e la sua bella
maschera di lamentele esagerate di proposito, accompagnate da gesti
teatrali tipici suoi, se la cavò bene con la solita paraculata, come la
definiva lui quando riusciva ad uscire da una situazione scomoda con
qualche trucco.
- Forse. - Disse per
niente chiaro vedendo che mister denti bianchissimi gli porgeva
finalmente le mani che non aveva per nulla intenzione di lasciare.
Solo una volta che la
sua presa forte lo alzò e si trovò davanti a lui a pochi centimetri, si
ricordò dello stato pietoso in cui era e che non poteva riconoscerlo
conciato in quel modo. E forse era meglio, visto che pensava di avere
più possibilità nella sua versione notturna lavorativa piuttosto che
quella.
Ma ora che doveva fare?
Non poteva comunque
farselo scappare, ma in quelle condizioni non l’avrebbe calcolato mai e
poi mai. Invitarlo a tornare al locale significava sputtanarsi,
insomma, prima lo vedeva nella sua versione splendida e nudo e poi
versione cesso ambulante? E perché doveva tornare al locale se sapeva
chi c’era dietro il costume da super gay?
- Hai chiamato il tuo
cane Eric o sbaglio? - Chiese poi l’adone vestito con dei pantaloni
neri che osavano stargli perfetti sulle gambe ed un giubbotto che gli
calzava a pennello, nero anch’esso.
I capelli neri morbidi
intorno al viso e a coprirgli il collo, lo sguardo sottile, così
magnetico come ieri sera. Il suo sguardo non gli era andato via dalla
testa.
- Sì e tu... - Poi si
ricordò del campanello che gli era risuonato. - E tu Rudy! - Esclamò
ricordandosi immediatamente delle origini del proprio cane di ormai
quindici anni, esattamente il tuffo che si ritrovò a fare
improvvisamente, mentre tornando indietro di quei quindici anni
riesumava un ricordo specifico che non aveva più dimenticato in tutto
quel tempo.
Lui a dieci anni che
baciava un suo amico sulla bocca perché giocavano tutto il tempo a
marito e moglie, anche se erano entrambi maschi.
I due si guardarono
impallidendo nello stesso momento, mentre ricordavano gli stessi giorni
e gli stessi eventi. Mentre si ricordavano l’uno dell’altro e i
cagnolini trovati dalla stessa cucciolata insieme, scelti in coppia.
- Giulio?! - Esclamò shoccato e col suo tipico tono marcato, la voce sottile, per nulla maschile.
- Tommy? - Al contrario
della sua che invece era maschile per tutti. Quando lo disse i suoi
occhi sembrarono illuminarsi mentre finalmente collocava Tommy al posto
giusto, dopo che per il resto della serata si era chiesto chi gli
ricordasse quel ballerino dotato di un certo stile, oltre che un
fascino particolare.
Particolare era
riduttivo, visto come era conciato ora dopo una notte sola. Sembravano
due persone diverse, ma una volta ricordato, non ebbe dubbi sul fatto
che anche il ballerino di ieri sera era lo stesso. Nella sua mente
tutto andò al proprio posto in un istante.