A PASSI DI DANZA


1. ALLA RICERCA DI SÉ


"mi piace il modo in cui mi fissi così tanto
ma più di tutto
 mi piace il modo in cui ti muovi"
/I like the way you move - Bodyrockers/

Il suo corpo produceva delle onde perfette che partivano dal bacino per poi salire sul busto, proseguire sulle braccia e tornare indietro ripercorrendo all’inverso la stessa strada, concludeva sui piedi, poi si girava su sé stesso e roteava il sedere dando visione di quanto dotato fosse di natura.
Anche se lui sapeva bene che dei glutei così tondi e sodi non li avevi dalla nascita, ma li dovevi forgiare.
Rimase incantato tanto dalla sua perfetta rotondità che però non era esagerata, quanto dal suo senso del ritmo.
Quel ragazzo usava il suo corpo come nessun altro ballerino su cubi o banconi in quel locale.
Aveva un eccellente senso del tempo, la canzone aveva un ritmo lento e sensuale e lui si adattava perfettamente.
Rimase incantato sui movimenti del corpo e constatò con occhio esperto quanto dotato fosse. Per quello si poteva parlare di dote perché era evidente che non era un vero ballerino, ma solo un cubista mezzo nudo che cercava di far salire la temperatura ai clienti che così ordinavamo più da bere. Per cui sì, quella era una dote naturale. Se avesse approfondito sarebbe potuto diventare un ottimo ballerino e lui lo poteva dire visto che lo era.
Solo dopo un tempo quasi infinito salì per caso a guardare anche il suo viso e qualcosa risuonò nella sua testa, ma non ne era certo.
Un viso familiare in qualcosa, forse. Magari l’aveva incontrato?
Giulio cercò di fare mente locale, mentre fissava intensamente con sguardo a dir poco magnetico il piacevole viso sbarazzino del ragazzo, i capelli biondo  scuro tirati all’indietro probabilmente con un po’ di gel per farli stare fermi. Eppure i suoi occhi... erano i suoi occhi a dirgli qualcosa, aveva degli occhi  stregati e sfrontati.
Chi era? Quando l’aveva già visto?
Se lo stava chiedendo quando lo vide ammiccargli e leccarsi le labbra in suo direzione, a quel punto a Giulio venne un colpo e guardandosi intorno per vedere se qualcuno l’aveva notato, tornò a disagio a fissare il giovane sul cubo che si piegava in avanti mostrandogli di nuovo il suo perfetto fondoschiena fasciato da degli shorts davvero shorts che evidenziavano fin troppo bene il pacco.
Giulio si perse di nuovo nel suo corpo nudo ad eccezione degli shorts in raso argentato e delle bretelle. L’utilità delle bretelle era tutta da dimostrare, ma nel complesso il ragazzo non passava inosservato.
Tutti i suoi colleghi in giro per il noto locale gay erano conciati così, ma solo lui aveva attirato la sua attenzione.
Erano stati i movimenti, si disse Giulio.
Quel ragazzo si muoveva meglio degli altri ed un ballerino notava questo, ovviamente.
Poi però il suo viso... quel viso familiare in qualche modo... al secondo ammiccamento più sfrontato e sensuale, Giulio rabbrividì dalla punta dei capelli a quella dei piedi e profondamente sconvolto uscì di corsa dal locale senza guardarsi indietro. Si fermò un momento rendendosi conto che il cuore batteva più forte di quando si esibiva da solista nella scena centrale degli spettacoli, si diede dell’idiota e si ricompose rendendosi conto che ora che era fuori dal locale doveva ritornare al suo solito contegno.
Si ridipinse la maschera di uomo virile e tutto d’un pezzo mentre si sistemava la nera chioma fluente all’indietro, i capelli scesero ai lati del bel viso e con occhi di ghiaccio si guardò intorno per controllare che nessuno l’avesse visto praticamente scappare da quel locale così particolare.
Particolare era un eufemismo.
Era un locale gay con ballerini mezzi nudi che sculettavano eccitando la clientela rigorosamente gay.
Quando salì in macchina con la sua camminata sicura e dritta, si chiuse dentro e sospirò guardandosi nello specchietto retrovisore, per controllare quanto bene fosse riuscito a ‘tornare nel personaggio’.
Comunque non pensava di essere stato visto da nessuno.
“Quel ragazzo si muoveva proprio bene.” Si disse poi ricordandosene subito, mentre avviava il motore e partiva. “Ottimo movimento di bacino, ottimo senso del ritmo. Ottime onde.” Silenzio. “Forse troppo magro, ma proporzionato e longilineo. È un corpo da ballerino classico. Forse dovrebbe mettere su un po’ di muscoli e mangiare un po’ di più, questo sì, ma ha un eccellente base.”
Le vie di Milano scorrevano davanti a lui fin troppo abitate considerando l’ora tarda, ma quando mai Milano era deserta?
Alzò la musica cercando di rilassare i propri nervi curiosamente tesi. Cosa l’aveva agitato tanto?
“Sono andato lì in cerca di risposte, ma la verità è che un po’ di quelle risposte le ho da sempre. È solo che volevo mettere alla prova quel lato che so di avere che non ho mai voluto vivere. Mi chiedevo se forse era questo che mi mancava, vivere proprio quello che non ho mai voluto approfondire. Quel lato omosessuale che ho dentro di me da sempre. Ma non so in effetti in che modo un locale gay dovrebbe aiutarmi, specie se scappo quando un ragazzo mi fa un occhiolino.”
Giulio continuò a guidare verso casa mentre si rendeva conto che forse era stato presto. Dall’entrare incuriosito in un locale intenzionato ad approfondire il suo lato gay al farlo sul serio c’era un bel po’.
- È solo troppo presto, tutto qua. - Si disse cercando di ritrovare la propria solita calma. - Ci riproverò un’altra volta, non c’è fretta. -

L’aveva notato quasi subito lì dentro. Del resto uno che non sembra gay in un locale di gay era difficile non adocchiarlo.
“Beh, gnocco com’era penso l’avranno guardato tutti! E comunque aveva un corpo da favola, per non parlare del portamento! Quello fa qualche sport come minimo! Aveva due spalle, due braccia ed un torace da sogno, la giacchetta gli copriva il culo ma sono piuttosto certo che dovesse essere semplicemente perfetto. Peccato se ne sia andato subito! Che sia arrivato qua per caso è fuori discussione, ma è chiaro che non era mai stato in un posto come questo prima. Uno così bello non lo dimentichi subito! Chissà che ci faceva qua. Aveva l’aria persa come quella di quando ho trovato Eric. Aveva proprio quell’aria, solo che lui sembrava meno cucciolo del mio cucciolo. Forse era curioso. Capitano ogni tanto, ma non è di quei curiosi stronzi che vengono a rompere le palle, anche perché da come è scappato dubito che sia il suo caso.”
Tommaso iniziò a pensarci a macchinetta senza interrompersi per tutta la durata del suo turno, come se nemmeno fosse lì a ballare su un cubo mezzo nudo con un sacco di gente che lo guardava e ci sbavava su.
Quando finì la sessione di ballo che gli toccava, andò negli spogliatoi e si vestì per poi mescolarsi fra la gente a bere un po’, sostanzialmente alla ricerca di quel ragazzo tanto bello con cui aveva flirtato a distanza.
L’aveva visto uscire e non rientrare, perciò sapeva che era una ricerca senza speranza, però ci provò comunque.
“Quelli così meritano proprio di essere cercati. Spero che torni!”
Non rimase a pensarci su oltre, finito il turno venne prelevato dai suoi amici che lo portarono in giro per il resto della notte fino all’alba, usando come carburante miscugli di alcool e pillole che lo fecero finire a casa alle sei senza nemmeno rendersene conto.
Come ogni altra giornata.

Fu una lingua calda e bagnata a svegliarlo.
Quella lingua era familiare e quando tornò a sentire la consistenza del viso, da come lo percepì fradicio immaginò che lo stesse leccando da almeno mezz’ora.
- Mmm sì sono sveglio Eric... - Il cane iniziò a saltare su e giù dal letto felice sentendolo finalmente sveglio, vittorioso iniziò a correre verso la porta per poi tornare sul letto e saltandogli sopra, risaltare giù, ricorrere alla porta  e poi di nuovo tornare sul letto. Tutto questo finché Tommy non si convinse ad alzarsi e trascinarsi giù maledicendo quando aveva deciso di prendere quell’appartamento di lusso per la vista e la possibilità di avere una piscina in terrazzo.
- Il giardino mi faceva così schifo, eh? - Brontolò facendo in tempo a fare solo la pipì. Seccato si infilò una tuta sformata color blu elettrico, una giacca larga giallo canarino ed una cuffia verde pisello per nascondere quel casino che erano i suoi capelli al mattino, senza considerare che così magari si faceva notare di più.
Mise la pettorina al cane che piangeva implorante e disperato, agganciò il guinzaglio ed uscì di casa con il fedele sostegno della nicotina che almeno cercava di ricordargli che non stava ancora dormendo nonostante la nottata.
Appena fuori, mentre il cane finalmente espletava il primo dei suoi molti e lunghi bisogni, si mise gli occhiali da sole dalla forma stravagante ed ovviamente arancioni visto che non poteva avere niente in tinta, infine nonostante la giornata grigia milanese si diresse sbuffando fumo verso il solito parco a pochi isolati.
Solitamente reggeva quei ritmi solo un paio di giorni a settimana, arrivato ad un certo punto cedeva le armi ed eccezion fatta per il proprio turno al locale, poi dormiva e basta.
Aveva gli auricolari alle orecchie ed ascoltava musica elettronica mista a rock cercando di svegliarsi, ma arrivato al parco si sedette sulla panchina umidiccia e liberò Eric lasciando che scorrazzasse libero per conto suo nonostante i cartelli grandi come case che vietavano ai padroni di liberare i propri cani.
I cani dovevano stare liberi, quello era un parco, mica un locale od una strada, si disse mentre la musica a tutto volume rimbombava nella testa che curiosamente faceva scendere esponenzialmente il mal di testa che aveva avuto al risveglio.
La musica con lui funzionava così.
Dopo avergli fatto fare proprio tutto quel che voleva, cacche in giro comprese, decise che aveva preso abbastanza umidità e alzandosi fece un lunghissimo e fortissimo fischio assordante che fece girare praticamente tutti nel parco, dopo di quello, dopo due secondi, non si vide arrivare incontro felice e scodinzolante solo il suo adorato Eric, ma anche un altro cane del tutto uguale al suo. anzi, proprio identico.
Tommy rimase fermo a fissare le due bestiole che gli saltavano addosso facendogli le feste come se non lo vedessero chissà da quanto, anche se in effetti uno dei due non lo vedeva davvero da tanto. Per la precisione potevano essere una quindicina di anni, forse qualcosa meno.
Tommy fece fatica a capire cosa succedeva e a mettere a fuoco la cosa, ma vedendo i due cani davvero identici come due gocce d’acqua, e nel loro caso era strano visto che erano due meticci e non una razza specifica, realizzò che si conoscevano, ma siccome lui non aveva amici cani identici a lui, si aggrottò e si inginocchiò togliendosi gli auricolari dalle orecchie, si sfilò anche gli occhiali e una volta giù con loro, i cani gli andarono addosso e gli leccarono in tandem la faccia.
Tommy cercando di capire chi fosse quel secondo cane e vedere la piastrina, capì che sarebbe stato davvero complicato visto che entrambi sembravano seriamente intenzionati a limonare con lui.
- Rudy! -
Fu una voce maschile e profonda a porre fine al delirio e quando finalmente poté vedere di nuovo, mise a fuoco un meraviglioso esempio di maschio alpha che si avvicinava a lui e per poco a Tommy parve di sognare ancora. Specie perché quello era esattamente il maschio alpha che aveva sognato le poche ore di sonno che aveva avuto.
Quando si rese conto di essere sveglio, in ginocchio e vestito come un clown con un’aria terribile per le occhiaie profonde ed il pallore spettrale, imprecò sentendosi male.
“Merda, ma è proprio lui?!” Poi registrò il nome del cane.
- Un momento, Rudy?! - Sentendosi chiamare, il suddetto secondo cane tornò da lui saltandogli di nuovo con le zampe sulle spalle mentre il suo ripeteva esattamente le stesse cose contendendosi la sua bocca.
Il famoso maschio alpha tornò a richiamare il suo cane, ma visto che il Eric non la voleva smettere, Tommy cercò di farsi valere.
- Eric, piantala cazzo di cane! - Con scarsi risultati visto il tono isterico invece che autoritario.
- Se ti alzi forse hai più successo, finché stai per terra lui pensa che vuoi giocare con lui. - La sua voce era anche più bella del suo viso, il che era quasi impossibile.
Nonostante quello che aveva fatto dopo il lavoro, sarebbe stato difficile dimenticare una splendida creatura come lui.
Tommy lo guardò mentre capiva che gli parlava sul serio e che sul serio i suoi occhi erano azzurri contornati da ciglia e sopracciglia nere come la pece. E sempre sul serio il suo viso era ancora più bello da vicino.
- Se potessi mi alzerei, ma forse risento del fatto che ho dormito due ore per colpa di questo cane malefico che doveva per forza pisciare! - Tommy iniziò a lamentarsi a macchinetta con fare da diva isterica mentre sembrava proprio convito a rimanere per terra col suo cane addosso.
- Stai male? - Chiese iniziando a preoccuparsi l’uomo che aveva attirato la sua attenzione quella notte a lavoro solo per il semplice fatto che esisteva.
Tommy e la sua bella maschera di lamentele esagerate di proposito, accompagnate da gesti teatrali tipici suoi, se la cavò bene con la solita paraculata, come la definiva lui quando riusciva ad uscire da una situazione scomoda con qualche trucco.
- Forse. - Disse per niente chiaro vedendo che mister denti bianchissimi gli porgeva finalmente le mani che non aveva per nulla intenzione di lasciare.
Solo una volta che la sua presa forte lo alzò e si trovò davanti a lui a pochi centimetri, si ricordò dello stato pietoso in cui era e che non poteva riconoscerlo conciato in quel modo. E forse era meglio, visto che pensava di avere più possibilità nella sua versione notturna lavorativa piuttosto che quella.
Ma ora che doveva fare?
Non poteva comunque farselo scappare, ma in quelle condizioni non l’avrebbe calcolato mai e poi mai. Invitarlo a tornare al locale significava sputtanarsi, insomma, prima lo vedeva nella sua versione splendida e nudo e poi versione cesso ambulante? E perché doveva tornare al locale se sapeva chi c’era dietro il costume da super gay?
- Hai chiamato il tuo cane Eric o sbaglio? - Chiese poi l’adone vestito con dei pantaloni neri che osavano stargli perfetti sulle gambe ed un giubbotto che gli calzava a pennello, nero anch’esso.
I capelli neri morbidi intorno al viso e a coprirgli il collo, lo sguardo sottile, così magnetico come ieri sera. Il suo sguardo non gli era andato via dalla testa.
- Sì e tu... - Poi si ricordò del campanello che gli era risuonato. - E tu Rudy! - Esclamò ricordandosi immediatamente delle origini del proprio cane di ormai quindici anni, esattamente il tuffo che si ritrovò a fare improvvisamente, mentre tornando indietro di quei quindici anni riesumava un ricordo specifico che non aveva più dimenticato in tutto quel tempo.
Lui a dieci anni che baciava un suo amico sulla bocca perché giocavano tutto il tempo a marito e moglie, anche se erano entrambi maschi.
I due si guardarono impallidendo nello stesso momento, mentre ricordavano gli stessi giorni e gli stessi eventi. Mentre si ricordavano l’uno dell’altro e i cagnolini trovati dalla stessa cucciolata insieme, scelti in coppia.
- Giulio?! - Esclamò shoccato e col suo tipico tono marcato, la voce sottile, per nulla maschile.
- Tommy? - Al contrario della sua che invece era maschile per tutti. Quando lo disse i suoi occhi sembrarono illuminarsi mentre finalmente collocava Tommy al posto giusto, dopo che per il resto della serata si era chiesto chi gli ricordasse quel ballerino dotato di un certo stile, oltre che un fascino particolare.
Particolare era riduttivo, visto come era conciato ora dopo una notte sola. Sembravano due persone diverse, ma una volta ricordato, non ebbe dubbi sul fatto che anche il ballerino di ieri sera era lo stesso. Nella sua mente tutto andò al proprio posto in un istante.