*Eccoci
qua. Adesso basta ballare, è ora di occuparci di Giulio e del suo
piccolo problemino con la propria sessualità. Così Tommy lo prende e lo
porta in un locale gay un po' particolare. L'idea è quella di fargli
respirare quell'aria senza mettergli troppa carne sul fuoco, Giulio non
è convinto però capisce che in qualche modo deve iniziare e così eccoli
lì. Non so se avevo detto che se volete sapere quando pubblico, potete
seguire la mia pagina su FB dove avverto quando e cosa posto. Buona
lettura. Baci Akane*
10. RESPIRARE L’ARIA GAY
"Chiesa del rumore è tutto nostro
Il sangue e le cicatrici L'amore e le stelle
Chiesa del rumore Non sei solo
Solo pelle e ossa È tutto veramente nostro
Ascoltami - rumore Cerca di affogarci
Devi imparare a combattere Devi imparare a gridare
Proprio adesso"
/Church of noise - The Bloody Beetroots/
Naturalmente non aveva
mai visto Tommy in quelle vesti, era un nuovo stile e stava molto bene.
Indossava una camicia con lo scollo a V di raso blu, occhiali dalle
lenti in tinta e dei pantaloni bianchi aderenti.
I capelli li aveva tirati e gli stavano lisci ai lati del viso, con la riga in mezzo ma morbidi.
Giulio si perse ad osservarlo quanto Tommy stesso.
- Tu... tu sai che ti
sbaveranno tutti ed avrai la fila per conoscerti ed offriti da bere,
vero? - Avvertì Tommy schietto. Giulio rise.
- Cos’ho di troppo
appariscente? Tu hai una camicia di raso blu elettrico e degli occhiali
uguali ed è sera! - Tommy fece una risata esagerata delle sue
mettendogli la mano sul braccio.
- Oh ma per cortesia!
Sei tu ad essere appariscente! Sei splendido! Hai dei capelli perfetti,
un corpo da favola ed un viso che stende. Per non parlare degli occhi!
Per di più... - Così dicendo gli aprì il cappotto nero e vide che aveva
dei jeans che gli indossavano giusti, non troppo stretti ma nemmeno
troppo larghi, sopra una maglia fine che gli aderiva al torace
evidenziando il fisico da urlo che aveva. Tommy sbiancò e lo
richiuse in fretta.
- Per di più ti sei
vestito in modo perfetto! - Esclamò sconvolto. - Un po’ troppo scuro,
ma perfetto! - Giulio lo fissò stordito senza capire se dovesse
preoccuparsi o cosa. - Hai messo in evidenza il tuo corpo in maniera
sublime. Li stenderai tutti. Sei pronto? - La domanda non era letterale
ma metaforica, Giulio rabbrividì e ci ripensò per un momento.
- Non lo so. - Asserì sincero, Tommy così gli diede un colpetto col gomito e indicò con la testa di muoversi.
- Dai che abbiamo un
autista per noi, stasera! Ho chiesto a Gigi di scortarci perché il
locale non è vicino e mi scocciava usare mezzi pubblici. - Giulio lo
guardò sorpreso distraendosi dalle proprie indecisioni.
- Non potevamo guidare noi? - Tommy rise eccessivo gettando la testa all’indietro.
- Io la sera non guido mai e nemmeno a Milano! -
- Ma hai la patente almeno? - Tommy annuì schifato.
- Sì ma non la uso, non
so perché l’ho fatta. Se devo andare da qualche parte e mi serve l’auto
chiamo Gigi! - Gigi era l’autista di famiglia.
Giulio scosse la testa incredulo, indeciso se ridere o cosa.
- Tu sei viziato da far schifo, ecco cosa sei! - Tommy, ridendo, concordò.
- Puoi dirlo forte! - E così la serata cominciò.
Il locale era un po’
distante dalla loro zona, ci impiegarono quaranta minuti ad arrivare e
non era un locale per tutti, ma per una certa categoria di gay, per
questo vigeva la regola che Tommy aveva spiegato.
Insomma, dovevi avere un bel conto in banca od un bel cognome, altrimenti non potevi entrare.
All’ingresso presentavi
la tessera se l’avevi fatta, in quanto era un club esclusivo, se non
l’avevi la facevi e lì ti prendevano i dati che occorrevano loro per
constatare se potevi o no accedere.
Tommy suggerì loro di
controllare in rete chi era Giulio Braschi prima di fargli perdere
troppo tempo con la compilazione di un’inutile modulo, quando lo fecero
impallidirono e con un bel sorriso a trentacinque denti, gli
presentarono una tessera già attivata senza il bisogno di scrivere
niente in nessun foglio.
Tommy, vittorioso, lo condusse dentro dopo essere passati per il guardaroba ed aver lasciato giù i cappotti.
Il locale era piuttosto
grande sui toni del blu e del bianco, luci basse, musica non troppo
alta, ma sufficiente per creare atmosfera.
Disponibili c’erano sia
tavolini e sedie che divanetti e tavoli bassi, c’era un lungo bancone
dove baristi e camerieri vestiti bene si radunavano facendo il loro
lavoro.
Non c’erano scene
scabrose, niente di paragonabile a quello a cui aveva assistito Giulio
le prime di sere nel locale in cui ballava Tommy.
- Questi sono ricchi
sfondati perché figli di papà, come me, oppure perché hanno fatto
carriera e sono diventati qualcuno. Nessuno vuole assistere a
spettacoli zozzi, ma tutti questi, e sottolineo tutti, faranno comunque
cose zozze da qualche parte. Però è vero che se te la giochi bene puoi
conoscere qualcuno seriamente. - Spiegò Tommy a Giulio parlandogli
vicino per non farsi sentire da altri, sentivano gli occhi addosso,
probabilmente l’avevano notato tutti e stavano cercando di capire se
stavano insieme. Tommy era tentato di divertirsi e giocare al fidanzato
per far morire tutti di invidia, ma poi non avrebbe conseguito lo scopo
per cui era venuto lì, ovvero trovare una notte di sesso facile e
veloce.
Così decise di non toccarlo e non flirtare con lui per non far fraintendere.
- Ok, vieni, sediamoci
ad un tavolino. Tavolino significa amici, divanetti coppia. - Spiegò
Tommy portandolo ad un tavolo. Giulio eseguiva ed ascoltava imparando
tutto quello che gli diceva, si sentiva un pesce fuor d’acqua specie
per come lo guardavano e lo divoravano, Tommy l’aveva avvertito ed
aveva avuto ragione.
Si sentiva seriamente a
disagio ed in imbarazzo e si stava pentendo di essere venuto, ma una
volta seduti ed ordinato dei cocktail, Tommy iniziando a guardarsi
intorno, disse leggero e semplice:
- Avanti, osserva e
dimmi se qualcuno ti intriga. - Giulio lo guardò perplesso ed agitato e
Tommy alzò le spalle. - Si inizia così. Non devi fare nulla se non
vuoi, ma guardare è il minimo! - Giulio sospirò sapendo che si sarebbe
sentito presto male.
Andare in giro e notare
attrazione verso qualcuno era una cosa, essere in un posto proprio per
quello era un altro. Sentiva che era diverso. La pressione stava
salendo non poco, ma non ci poteva fare molto se non tenere duro.
Stava cercando di
capire se qualcuno poteva interessargli, ma era troppo agitato all’idea
eventuale di provarci con un uomo per la prima volta. Non sapeva se ne
era in grado, se funzionava allo stesso modo, se... poi vide Tommy
ammiccare ad uno dietro di lui e si girò di scatto, il ragazzo aveva
puntato Tommy il quale si era già messo in ‘vendita’.
- Hai già trovato?! -
Esclamò sorpreso. Tommy alzò le spalle accogliendo i cocktail, iniziò a
bere succhiando la cannuccia dopo averla leccata e flirtato con il tipo
a distanza, proprio davanti agli occhi shoccati di Giulio.
- Ma come fai?! - Esclamò ancora meravigliato. Tommy scoppiò a ridere.
- A flirtare usando una cannuccia? -
- No, ad avere già
trovato e a voler già andare con qualcuno! - Tommy piegò le labbra e lo
guardò brevemente, poi si sentì peggio e bevendo il resto in fretta,
mise la mano sul tavolino in mezzo a loro.
- Aspettami qua un momento, non ci metterò molto. - Giulio lo guardò corrugato.
- Cosa fai? - Tommy, in piedi, lo guardò malizioso e con aria chiara rispose:
- Ciò per cui sono
venuto. Intanto osserva, se qualcuno si avvicina e non ti senti pronto
per un’interazione dì che aspetti un amico, questo è il codice per ‘non
sono interessato’. - Dopo di questo lo lasciò e si diresse al bagno.
Giulio lo seguì convinto di stare sognando, non poteva piantarlo in
asso così per... per cosa, poi?
Quando vide il tipo adocchiato seguirlo al bagno impallidì, non ci poteva credere.
Attese convinto di
rivederli subito non potevano consumare così in un bagno in modo tanto
squallido, non si conoscevano nemmeno, come poteva?
Però vedendo che non
tornavano subito iniziò a crederci e pochi secondi dopo si sentiva
montare dentro non proprio da disagio quanto da shock. Uno strano
shock.
Fastidio.
“Gelosia?”
Che fosse andato a fare
sesso con uno sconosciuto proprio lì con lui non gli stava piacendo,
non gli stava piacendo per niente, e quando si avvicinò uno chiedendo
se potevano offrirgli qualcosa da bere, Giulio rispose duramente:
- Aspetto un amico. -
Con aria corrugata, senza nemmeno guardare a chi l’aveva detto. Non
sapeva se gli poteva piacere o meno, la sua attenzione era
completamente catalizzata dal bagno ancora chiuso.
Solo quando li vide tornare e rimettersi ognuno al proprio posto, si sentì sollevato, ma ancora pieno di fastidio interiore.
Rimase col viso duro e
gelido a scrutarlo, Tommy fece segno al cameriere per ordinare ancora.
Aveva un sorriso beato e sembrava decisamente più rilassato di prima.
- Andata bene? - Chiese acido Giulio. Tommy non notò subito il tono.
- Divinamente! Ci sapeva fare. -
- Perciò tutto qua? Non
vi siete nemmeno parlati? - Tommy lo guardò meglio capendo che era
infastidito oltre che acido, e interdetto da quell’insolito
atteggiamento, rispose .
- Ognuno ha le proprie preferenze. Io non mi lego, io ho solo bisogno di scambi corporei. -
- Non ti sei mai
legato? - Chiese perplesso Giulio capendo che anche se per qualche
ragione gli aveva dato fastidio, era forse meglio quello che vederlo
passare tutta la sera con uno sconosciuto. Dopotutto una scopata era
solo una scopata, si disse.
- No. Non ne sono
capace, mi viene l’angoscia quando uno cerca di uscire più volte con
me. Non posso proprio. - Giulio lentamente scacciò il fastidio provato,
come se il fatto che Tommy non volesse essere di nessuno gli andasse a
genio. Egoisticamente.
- E non ne senti il bisogno? - Tommy si affrettò a scuotere la testa.
- No. Tu invece cerchi
legami. no? Siamo proprio all’opposto! - Esclamò melodrammatico come se
raccontasse una storia impossibile. Forse se lo stava dicendo a sé
stesso.
- Spetta a noi cambiare
le nostre diversità se non ci piacciono. - Rispose Giulio per sminuire
quella differenza che Tommy aveva prontamente sottolineato .
Tommy ne aveva paura,
si vedeva. Aveva paura di prendersi troppo ma non solo, aveva anche
paura di cascarci. Di volerlo seriamente. Di non poterne più fare a
meno.
Aveva il terrore di legarsi a Giulio in ogni senso possibile.
Giulio invece non
sapeva cosa voleva precisamente. Sia in generale che da Tommy, sapeva
solo che voleva qualcosa e stava piano piano per scoprire cosa.
- Quindi c’è qualcuno
che ti piace? - Chiese dopo un’altra ordinazione, cambiando discorso.
Giulio si strinse nelle spalle sentendo di nuovo l’agitazione salire,
la mascherava sempre bene.
- Non saprei... devo guardare quelli in piedi o ai tavoli, dicevi? - Tommy annuì.
- Ti guardano in tanti.
- Giulio quello lo notava, ma lui non capiva chi potesse piacergli, non
gli piaceva quel metodo impersonale.
- Sembra di essere ad
un supermercato. Scegli quello che preferisci e provaci! Questo non fa
per me! - Esclamò nervoso molleggiando il piede per terra e
tamburellando le dita sul tavolo, Tommy ridacchiò sdrammatizzando
usando il suo tipico modo di parlare atteggiandosi.
- Beh, devi individuare
l’elemento rivelatore! - Giulio lo guardò corrugato senza capire,
mentre trovava più facile concentrarsi su di lui che sugli altri
- Culo, pacco, viso, sguardo... non lo so, per qualcuno sono i denti! - Giulio si sporse credendo di aver capito male.
- I denti?! - Tommy rise contento d’averlo distratto.
- I denti per qualcuno
sono più importanti del fisico! Devi pensare che eventualmente devi
infilare la tua lingua nella sua bocca, i denti dicono molto di una
persona. Se non altro della sua igiene! - Giulio si mise a ridere. - I
tuoi per esempio sono bianchissimi, significa che hai un’igiene
eccellente! - Continuò Tommy allegramente, rilassato per il sesso
appena fatto.
- Significa che mi baceresti senza problemi? - Sparò Giulio alla leggera. Tommy che stava bevendo si mise a tossire.
- Ci stai provando con
me? Non sono io la tua mira! Avanti, cosa guardi per primo negli altri?
Cosa ti viene da osservare? I vestiti? Ti piace sempre guardare come mi
vesto! È lo stile, magari? - Giulio cominciava a pensare che
semplicemente gli piacesse Tommy, ma aveva notato che evadeva da questa
ipotesi come la peste, così provò a dargli retta e fece scorrere con
maggior convinzione gli occhi azzurri sul resto degli uomini lì
intorno.
- L’età non mi turba.
Basta siano maggiorenni. - Disse sorprendendo sé stesso a guardare
anche ragazzi più giovani di lui. Tommy si sorprese nel vedere che
finalmente collaborava e guardò anche lui. - Lo stile è importante,
dice tutto del tipo che è, però chiaramente bisogna vederlo nel
quotidiano. Per esempio stasera tu mi dici che ti curi molto di te e ti
piace farti notare. -
- La maggior parte dei
gay è così! - Evidenziò Tommy continuando a bere più in fretta di
Giulio che invece non era intenzionato ad andare oltre il secondo
drink, perciò se lo sorseggiava con calma,
Notò due ragazzi che in
particolare guardavano loro, uno dei due era vestito in modo più
appariscente dell’altro ed era più femminile, molto curato in ogni
dettaglio, sopracciglia sottili, portamento elegante. L’altro era più
normale in quanto a stile generale, vestiti più sobri, più maschile.
Tommy seguì la
direzione del suo sguardo e vide che i due li guardavano da un po’ e
sembravano interessanti nonché interessanti.
Decise di cogliere al volo l’occasione.
- Ti piace la signorina o il dio al suo fianco? - Giulio non si chiese di chi stessero parlando.
- Quello vestito di giallo ti somiglia un po’. - Tommy lo guardò offeso.
- Ma nemmeno un po’!
Sono meglio io, non sono così fraida! Guarda che sopracciglia
esagerate, dai! - Esclamò parlando come una checca di proposito. Giulio
rise guardandolo.
- Ma sul serio? - Tommy
rise a sua volta e smise di fare la sceneggiata tornando a parlare più
normale, anche se comunque marcando ancora nelle parole.
- Vogliono conoscerci,
ti va di parlare un po’ con loro? Li raggiungiamo? - Chiese Tommy
divertito all’idea di rimorchiare davvero con lui. Crescendo i giochi
cambiavano, ma era bello farli insieme.
Specie se rimorchiava
uno così virile che gli ricordava Giulio. Giulio non poteva assaggiarlo
per non rovinare tutto, ci teneva che non si rovinasse, e poi
probabilmente con lui non sarebbe mai stata un’avventura come voleva.
Però assaggiare una pallida imitazione era uno sfizio che si voleva
togliere.
Giulio, invece, non era
convinto ma vedendo il sorriso solare dell’altro ragazzo che gli
ricordava Tommy decise che una bevuta a quattro la poteva fare.
Con lui c’era Tommy, in
fondo. A meno che non si appartasse con l’altro, ma insomma... aveva
appena consumato, no? Non sarebbe tornato via a fare ancora sesso
piantandolo in asso.
Alla fine si decise ad
accettare, sia pure agitato e riluttante. Mascherò bene le proprie
paure dietro una maschera di sicurezza e si alzò seguendo Tommy verso
di loro, senza immaginare che invece accettava l’idea di conoscere quel
ragazzo perché gli ricordava in qualche modo Tommy e si sentiva più a
suo agio con uno simile a lui.
O, forse, si sentiva a suo agio proprio con lui.