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Ecco un nuovo capitolo. Abbiamo lasciato Tommy ad aprirsi
improvvisamente e contro la sua stessa volontà. Con una frase a mezza
voce è come se in un attimo colpisse Giulio con un pugno, questi
coglierà al volo l'occasione per approfondire dei discorsi fatti solo a
metà e per lo più mascherati. Discorsi che vanno fatti e che faranno
meglio. Perchè per nessuno dei due non è stato facile fin lì.
14. SQUARCI D’ANIMA
"Ehi, tu! Che stai in piedi tra le risate della gente con le gambe indolenzite e il sorriso sempre più debole
riesci a sentirmi?
Ehi, tu! Non aiutarli a seppellire la luce. Non arrenderti senza lottare."
/Hey you - Pink Floyd/
- È per questo che non
vuoi assolutamente legarti di nuovo a me, in nessun modo, e cerchi di
mandarmi via? - Chiese senza peli sulla lingua, serio e diretto
guardandolo negli occhi ancora tristi. Tommy li evase abilmente, si
strinse nelle spalle malinconico e senza forze emotive oltre che
fisiche.
- Non è iniziata con
voi, è iniziata coi miei e con la loro indifferenza, voi mi avete dato
l’amore che loro non mi davano, per questo siete diventati il mio
salvagente. -
- Per cui siamo stati
il colpo di grazia. - Precisò Giulio sentendosi anche peggio, sia pure
non lo dimostrasse. Contrasse la mascella fissandolo insistente, era
importante avere quella risposta e Tommy non sembrava voler
collaborare, era a disagio a parlare di sé e di quello squarcio
interiore. c’era, lo vedevano tutti, ma non ci teneva proprio a
renderlo oggetto di studio.
Giulio si spostò in
punta sulla poltrona e si protese verso di lui, gli prese il mento fra
le dita e gli girò il viso verso di sé. Tommy di sorpresa si scostò
quasi spaventato a quel contatto così intimo che lo obbligava alla
verità, così Giulio insistette ancora, incapace di evitarlo ormai.
Si mise sul tavolino di
vetro davanti al divano dove era Tommy, gli prese le mani e con voce
ferma e sicura, mentre gli toglieva spazio vitale e respiro, disse:
- Guardami. - Tommy non
voleva, ma non riuscì a ribellarsi a quell’ordine, così riluttante lo
guardò. Gli occhi lucidi sull’orlo del pianto, la disperazione per
essere rigettato in quel periodo dove si era cacciato da solo come un
idiota. - Sono stato io a ferirti al punto da non volere più legami?
Facendoti odiare tutto e tutti, te stesso per primo? - Tommy non voleva
ferirlo, ma ipnotizzato dai suoi occhi maledettamente azzurri, non
riuscì a mentire e con un filo di voce, ammise:
- I miei sono
responsabili del mio odio. Ma tu sei responsabile del mio terrore per i
legami. Non posso stare ancora così male come quando mi avete lasciato.
Quando siete andati via ho pensato ‘ma non sono loro la mia famiglia.
In realtà io ho una famiglia!’ E così ho cercato di legarmi a loro
perché nella mia testa il sangue del mio sangue non mi poteva mai
tradire e lasciare. Però non c’è mai stato verso. Il resto, ogni altra
cosa che ho fatto e faccio, è tutto in funzione di trovare
quell’affetto familiare che non è mai esistito e mai esisterà. E così
non ci penso proprio a legarmi a qualcun altro e tornare a soffrire in
quel modo. Te meno di tutti perché so già cosa si prova a fare a meno
di te. - Dopo aver aperto bocca per una risposta semplice, finì contro
la propria volontà a dire tutto, troppo. Forse dopotutto non vedeva
l’ora di tirarlo fuori.
Giulio finì per
carezzargli il viso mentre glielo teneva fermo con le mani, i pollici
sulle guance ad alleggerire un momento pesante, insopportabile.
Non sapeva cosa fare,
non poteva cancellare il passato, poteva solo lavorare sul presente,
però gli aveva fatto tanto male senza volerlo, senza nemmeno
immaginarlo.
- Mi dispiace per
quello che ha significato per te la nostra partenza. In quel momento
non è stata colpa di nessuno, però nessuno dovrebbe... - Tommy gli
afferrò i polsi in uno scatto di rabbia e tentò di togliersi le sue
dolcissime mani dal viso, lo facevano stare troppo bene e lui ora non
era dell’umore di stare bene, non voleva stare bene. Ma Giulio non
collaborò e gliele tenne lì a forza, così Tommy rimase a tenersi a
vicenda, chiuse solo gli occhi cercando di non piangere.
- Perché non sei
tornato in tutti questi anni? Perché torni solo ora e cerchi di
rientrare a forza nella mia vita come se quindici anni non fossero mai
passati, come se non mi avessi mai demolito, ignorato, abbandonato? -
Giulio capiva sempre più il suo punto di vista e vedeva meglio la
propria colpa e non era leggera.
A quel punto si decise a lasciarlo e Tommy tornò a respirare.
Si passò le mani fra i
capelli spostandoseli all’indietro, inghiottì e cercò di dargli una
risposta accettabile, poi decise per qualcosa di sincero.
- Non lo so. Appena
partiti io ci ho provato per chiedervi aiuto e perché mi mancavi, ma i
miei me lo hanno proibito a lungo perché erano arrabbiati coi tuoi. Ma
se avessi voluto avrei potuto vederti di nascosto. - Tommy riaprì gli
occhi e lo guardò sottile, furente, le lacrime inondavano le iridi ora
più verdi, più intensi, ma non le avrebbe lasciate andare. Con
testardaggine se le teneva strette come se fossero preziose.
Giulio si strinse nelle spalle e si coprì il viso cercando disperatamente una risposta che non sapeva se in realtà c’era.
- Forse ci sono stato
troppo male anche io. Di tutto. Siamo passati dalla vita agiata alla
povertà in un attimo, dall’amore al disprezzo. All’inizio ho dovuto
ingoiare cose che un adolescente non dovrebbe. Ero arrabbiato col mondo
e non capivo come potesse succederci tutto quello, come tu e la tua
famiglia non ci cercavate. Penso... penso che mi servisse un capro
espiatorio in quel momento, qualcuno con cui prendermela di concreto. -
Tommy calò un po’ la rabbia e riuscì a non piangere, le lacrime
tornarono indietro, ma rimase in attesa di altre risposte. Forse se
finalmente le avrebbe ottenute sarebbe riuscito a riprendere a
camminare almeno un po’.
- E poi, quando ti sei rimesso? -
Giulio si strinse nelle
spalle guardandolo sinceramente dispiaciuto, come faceva ad avercela
con lui se lo guardava con quegli occhi così oscenamente belli e
trasparenti?
- Ho cancellato la mia
vecchia vita per non continuare a vivere nell’odio. Io faccio danza da
quando vado a scuola, però quando ho iniziato a farla in modo più serio
vedendo che potevo davvero diventare bravo, mi hanno rivoluzionato la
testa. Mi hanno insegnato a lasciare andare rabbia e odio. Io non
odiavo te, odiavo la tua famiglia e tutti quelli come i tuoi e di
conseguenza ti ho messo nel mezzo. Forse così era solo più facile
tirare avanti. Quando ho dovuto smettere con tutta questa benzina
malsana ho solo annullato la mia vita prima di quel momento. A
diciannove anni sono entrato in questa compagnia importante e da lì in
poi tutto quello che avevo vissuto prima e che mi aveva condizionato,
era sparito, non esisteva. Mi sono concentrato solo sul presente e sul
ballo. Solo ora mi sono fermato perché non provavo più niente al di
fuori delle mie esibizioni e mi sono reso conto che avevo bisogno di
essere anche una persona, non solo un ballerino. - Giulio aveva vissuto
ad un certo punto esclusivamente in funzione del ballo perché così si
era potuto salvare, era stato l’unico modo per stare su e risalire la
china, per questo ora insisteva così con Tommy.
Capiva che non era la
questione ballo, quanto il farlo impegnare e concentrare con tutto sé
stesso su qualcosa per risalire sé stesso, con lui aveva funzionato, ma
a Tommy del ballo importava poco.
Colpito dalla sua
storia che non gli aveva mai condiviso in modo tanto aperto e chiaro,
sospirò, chiuse gli occhi e decise di accettare e mettere via.
Decise anche di non
condividere la propria versione adolescenziale di quando lui se ne era
andato e l’aveva abbandonato, di cosa aveva significato per lui la
totale privazione dell’affetto, del calore umano, dell’amicizia e
dell’amore.
La totale solitudine di un adolescente che si scopriva gay nel peggiore dei modi.
Decise di non dirgli
nemmeno che la prima volta era stato un abuso di un adulto di cui non
aveva mai voluto parlare perché si vergognava, perché si sentiva
colpevole d’aver guardato troppo quell’uomo ed averne desiderati altri
con gli ormoni alle stelle, incapace di buttarsi si era cacciato in un
guaio che poi aveva dovuto solo sopportare e cancellare con degli
atteggiamenti che non permettevano domande esterne.
Se uno ti vede un gay
effemminato poco serio e che prende tutto alla leggera, che scherza e
ironizza su tutto, non ti chiede nulla e magari ti lascia in pace.
Tommy decise di non dirgli nulla.
“Tanto sembra bravo a capirmi bene da solo... “ E non sapeva quanto avesse ragione.
A quel punto, dopo
quella scossa emotiva dove si erano scoperti squarci d’anima a vicenda,
sorrise e gli diede uno schiaffo sulla coscia, con quello liberò di
proposito un rutto poco femminile che lasciò inebetito Giulio per il
passaggio brusco da una modalità all’altra.
- Penso di aver
digerito! Se ci tieni possiamo ancora ballare un po’, ma non so cosa
riesco a fare oggi, se tu pensavi di... - Tommy si alzò sgusciando via
dal divano e da lui, Giulio lo lasciò fare perplesso chiedendosi cosa
fosse giusto fare a quel punto. Voleva scappare di nuovo da sentimenti
e situazioni pesanti, era una difesa e lui capiva i meccanismi di
difesa, ma prima o poi doveva liberarsi, liberarsi del tutto e non solo
una piccola parte di sé.
Sapeva che ne aveva di cose da dire e da liberare.
- Non hai niente da
ribattere su quel che ti ho detto? Come sei stato tu, cosa... - Tommy
sorrise leggero e troppo esuberante, come se non ci fossero più
problemi ma era chiaro che non era così.
- Ognuno ha avuto i
suoi traumi! Ti potevo cercare anche io, eri famoso e non lo sapevo,
perciò abbiamo entrambi le nostre colpe. Proviamo come dice il tuo
maestro a cancellare tutto e vivere il presente. Forse è la cosa
migliore! - Giulio lo sapeva, ma sapeva anche che fra il dire ed il
fare c’era un abisso e forse lui era tornato proprio lì per questo,
perché in realtà non aveva cancellato il suo passato ma l’aveva solo
congelato ed ora era il momento di esorcizzare ogni demone.
“Altro che aiutarlo
perché sento di doverlo fare. So benissimo che glielo devo, perché ha
ragione. Stavo male e l’ho odiato per stare meglio, ma lui cosa
c’entrava? Era solo una vittima come me. Avremmo dovuto unire i nostri
dolori e tirarci su insieme, sostenerci. Invece l’ho escluso ed il
risultato è che forse non potrò mai farlo risalire. Ma ci proverò in
tutti i modi e per sempre.”
Vedere le cose con la giusta prospettiva aiutava, si rese conto Giulio mentre seguiva Tommy in palestra scendendo le scale.
Se non altro ora aveva meno pesi e poteva camminare meglio verso l’obiettivo, essere più specifico ed efficace.
“Glielo devo e lo devo a me stesso, perché mi sono privato di qualcosa che invece era importante e bello.”
- Sai, mi piacerebbe
uscire ancora... riprovare a vedere qualcuno, insomma... conoscere,
approcciarmi... - Tentò Giulio mentre si scaldavano per la lezione. Si
erano cambiati e di sottofondo andavano alcune canzoni che si sentivano
poco.
- Davvero? Grande! Stai
facendo un sacco di progressi! - Esclamò sorpreso Tommy di quella sua
voglia. Era un po’ strano visti i precedenti.
- Sì, è solo che non me
la sento da solo... con te mi sembra tutto più semplice... - Tommy lo
guardò mentre lui si riscaldava tirando i muscoli avendo cura di non
guardarlo mentre diceva quello.
- Io?! - Chiese convinto di aver capito male. Giulio si strinse nelle spalle imbarazzato ed in difficoltà.
- L’altra sera pensavo
che non avrei mai potuto baciare un ragazzo ed invece ce l’ho fatta, ma
penso grazie a te. In qualche modo la tua presenza ed il tuo ‘esempio’
mi hanno rassicurato e spinto! - Continuò Giulio con fare
apparentemente timido, Tommy sapeva che non lo era, non come persona
almeno. Magari in certi casi era a disagio, ma timido no.
“È come se non voglia
dirmi la verità. Mi vuole con sé, ma non perché lo tranquillizzo e gli
do coraggio!” Pensò immediatamente Tommy cercando di capirne di più.
Giulio però era molto bravo a mascherare e così continuò per la propria strada.
- Oh beh, sono sempre
disponibile per rimorchiare in coppia! Con te si trova anche meglio! -
Disse leggero e frivolo, trovando quella strada più facile!
Giulio sorrise vittorioso.
- Ti aspetto dopo il
lavoro, vengo a prenderti dopo il turno. O devi uscire con i tuoi
amici? - Si ricordò di loro solo in quel momento, era da molte sere che
non li vedeva o per lo meno gli sembrava. Tommy se ne ricordò a sua
volta e alzando le spalle fece un’aria annoiata, finendo di riscaldarsi
insieme a Giulio che aveva stranamente anche una maglia senza maniche,
quel giorno. Per fortuna. Però i capelli alzati li aveva lo stesso!
- Ah non preoccuparti,
gli scrivo che sono impegnato... - Giulio non insisteva per uscire con
loro e Tommy non voleva far collidere quei due mondi. Il mondo di
quegli ‘amici’ non amici non doveva nemmeno sfiorare Giulio.
“Credo che voglia fare
un esperimento con me e cerca di rigirarmi, come se io fossi nato
ieri!” Pensò Tommy vedendo che prendeva una sedia e la metteva in mezzo
alla sala. Curioso, lo osservò prendere il telecomando dello stereo e
sedersi sulla sedia, poi avviò una cartella specifica e guardandolo
deciso, spiegò sicuro:
- Partiamo da quello
che sai fare. Cominciamo con un genere che ti dovrebbe essere familiare
per via del lavoro che fai. Vediamo come ti muovi su canzoni come
queste! -
Così dicendo cominciò una canzone particolarmente bassa e sensuale, con un ritmo incalzante ma non troppo veloce.
Tommy, in piedi davanti a lui, mani ai fianchi e posa provocante, lo guardò come se fosse pazzo inarcando le sopracciglia:
- Devo fare cosa? -
- Per lavoro balli
seducendo a distanza. Fallo da vicino in modo più completo ed
approfondito. - Tommy avvampò convinto di aver capito ancora male. -
Seducimi! - Ordinò infine Giulio con degli occhi da fermare il
traffico. .
“Ecco cosa vuole il
furbetto! Vuole ritrovare quell’eccitazione che gli ho trasmesso a
distanza quella sera con quello sguardo! Vuole che lo ecciti ancora!” E
pensandolo capì che sarebbe solo potuta peggiorare.