*Scusate
l'attesa, ho cambiato lavoro e mi prende un sacco. Fino a che non mi
assesto probabilmente sarò irregolare con la pubblicazione, ma ripeto
che la fic è conclusa ed è solo da correggere e postare. Comunque qua
siamo nella piena crisi di Tommy, infatti nello scorso capitolo lui e
Giulio ci davano dentro in quello strano posto fuori dal mondo che li
ha accesi facendoli finire troppo in collisione. Ecco la reazione di
Tommy! Non sempre le canzoni che scelgono si sposano perfettamente con
il capitolo, ma nella scena finale, quando Tommy rientra a casa quindi
a metà, la canzone scelta sarà proprio perfetta per esprimere il suo
stato d'animo. E niente, spero che la fic continui a piacervi e grazie
a chi legge e commenta, non sempre rispondo, anzi, ma sono felicissima
che sia seguita e che piaccia. Buona lettura. Baci Akane*
19. FINO AL FONDO
"O dolci baci, o languide carezze,
Mentr'io fremente le belle forme disciogliea dai veli!
Svanì per sempre il sogno mio d'amore.
L'ora è fuggita, e muoio disperato!
E muoio disperato! E non ho amato mai tanto la vita!
Tanto la vita!"
- E Lucevan le stelle - Puccini - tratto da La Tosca -
Lo sentì osservarlo e
carezzarlo nel dormiveglia, gli diede una sensazione infinitamente di
sollievo, come se potesse continuare a dormire serenamente perché era
Giulio e non chissà chi.
Solo quando si era
svegliato dopo aver sognato che vivevano insieme si rese conto che
invece si sarebbe dovuto agitare proprio perché era lui.
Tommy rimase nel letto
a rotolarsi e brontolare con sé stesso per l’idiota che era stato a
concedergli di entrargli tanto dentro.
La sera precedente era
stata l’apoteosi, addirittura la lingua nell’orecchio e poi quel bacio.
Due in realtà. Uno prima ed uno dopo.
Un po’ era stato
alterato da quanto preso. Meno forte del solito e poi solo tre quarti
di pasticca, niente di eccezionale. Un po’ di alcool e poi l’atmosfera
erotica aveva fatto il resto.
Aveva proprio perso il controllo, ma nel male era andata bene che fosse stato lì dentro.
In quei posti potevi,
ci andavi proprio per perderlo e fare ciò che volevi davvero. Poi lo
cancellavi, non era più esistito, era come non averlo fatto.
Il problema era quella
sensazione magica che gli era rimasta addosso, la sensazione di non
essere più sporco come le altre volte nonostante avesse fatto le solite
cose.
“Il problema è che ho
assaggiato cosa sarebbe l’amore ed è davvero bellissimo come dicono.
Ricordo il legame che avevo con lui, eravamo bambini, ma ci adoravamo.
Era come un fratello all’epoca, ora è diverso, siamo adulti e il genere
di amore è un altro.”
Tommy si alzò sbuffando
mentre Eric gli lavava la faccia accorgendosi che era sveglio. Sorrise
dolcemente sulla colazione sul tavolo e l’ammonizione di Giulio di
mangiare.
Non aveva proprio voglia, ma si sedette e lo fece.
“È quello che ho
cercato da quando se ne è andato, senza trovarlo. Certo lo cercavo in
quei sociopatici dei miei genitori. Esiste quel legame, quel
sentimento. Ma quanto dura? Nella realtà legami così quanto durano? Non
sono eterni, niente è eterno, l’ho già provato e già so cosa significa
farne a meno di punto in bianco. Non posso sopportarlo di nuovo, non
posso.”
Così dicendo Tommy
scrisse ai suoi vecchi amici dicendo se quella sera dopo il lavoro si
vedevano per una delle loro scorribande insieme.
Ovviamente gli risposero entusiasti di sì, dicendo che gli era mancata la sua chiamata.
Loro erano abituati alle sue sparizioni, solo che di solito non erano così lunghe.
‘Ho provato a disintossicarmi dalle cazzate ma ogni tanto fanno bene alla salute!’
Gli altri risero al paradosso contraddittorio e così liquidò il discorso.
Sapeva di farsi male quando lo faceva, ma non ne poteva fare a meno.
Quel giorno non era previsto Giulio, poteva fare a meno di vederlo anche al parco evitando il suo solito orario.
“Penso che devo
rimediare in qualche modo al legame che si è ricreato. Se non mi
proteggo ora un giorno starò troppo male. Non ho voglia di fare a meno
di lui perché ci sto bene, mi piace e lui non molla l’osso, ma io so,
lo so benissimo che un giorno tutto si rovinerà, lui mollerà la presa
perché sono un caso senza speranza come tutti sanno ed io soffrirò.
Anche se dovessimo impegnarsi un giorno finirà perché l’amore non
esiste e se esiste è momentaneo, non è eterno. Poi c’è l’abitudine,
l’affetto, ma non bastano con dei casi patologici. Io non sono fatto
per essere amato o i miei ad un certo punto l’avrebbero fatto.”
Tommy tornò al suo
mantra solito per proteggersi dalla splendida sensazione delle mani di
Giulio sul viso e poi in bocca, la sua lingua contro la sua, la
consapevolezza di cosa stava vivendo.
Mai lasciare la strada vecchia per la nuova, si disse mentre mandava giù la seconda pastiglia insieme ad un Blood Shot.
Gli bastarono pochi
istanti per sentirne l’effetto, ne aveva già presa un’altra all’inizio
della serata, poi Rico gli aveva detto d’avere una nuova cosa buona per
tirare avanti ancora, che inibiva ulteriormente i sensi e si poteva
abbinare all’ecstasy già presa prima.
Pensate per essere usate insieme, non vicine ma nella stessa serata, gli aveva detto.
Tommy aveva alzato le spalle e l’aveva presa, l’avrebbe fatto anche senza la premessa.
Poco dopo aveva acceso
un’altra sigaretta che fumava con la testa all’indietro, il braccio con
cui la toglieva dalle labbra alto perché lì dentro non c’era un
centimetro libero nemmeno per tenere un braccio basso.
Non aveva bisogno di
stare in piedi, lo tenevano su gli altri, era circondato da un sacco di
persone che facevano tutte lo stesso movimento perpetuo stile zombie.
Nessuno sapeva cosa succedeva, c’era solo un caldo micidiale, la musica
house a tutto volume che rincretiniva e alcool che passava di continuo.
Poi mani ovunque, tanto nel sedere quanto nel pacco, qualcuna anche dentro i pantaloni. Dentro?
Allora li avevano aperti!
Tommy cercò di vedere ma era impossibile visto che erano tutti appiccicati.
La camicia era
slacciata, sudava e gli mancava il respiro, così quando vide passare un
vassoio alto sopra la testa di un giovane, gli prese un bicchiere pieno
di ghiaccio e qualche altra cosa dentro, questo gli diede il colpo di
grazia.
Il risveglio fu nel letto di qualcuno con altri tre ragazzi nudi come lui, tutti addormentati ed avvinghiati uno all’altro.
Aveva il pene di
qualcuno contro la schiena mentre la gamba di un altro era in mezzo
alle proprie. Un braccio sotto la testa, un altro sul petto ed i propri
toccavano parti altrui di cui non aveva alba.
La testa gli esplodeva,
sembrava volesse spaccarsi in due e tenere gli occhi aperti era davvero
difficile, la bocca impastata, la sensazione che girasse ancora tutto.
Forse aveva esagerato, di solito al mattino si svegliava a casa.
Cercò di districarsi e
ci mise davvero molto per la mancanza di forze, nessuno degli altri si
svegliò e cercando di recuperare le proprie cose usando gli spiragli di
luce della finestra mezza abbassata, trovò dei pantaloni che non
riconosceva. Al terzo tentativo fallito riconobbe i propri. Abbandonò
l’idea di ritrovare il proprio perizoma dorato anche se probabilmente
sarebbe stata la cosa più facile da trovare e combattendo con maglie e
camicie ad un certo punto sbuffò e ne prese una a caso, se la mise
addosso e la tenne aperta, poi sul comodino andò alla caccia del
telefono, ce n’erano quattro e trovò quasi subito il proprio.
Guardò l’ora, erano le
dieci del mattino e gli sembrava fosse l’alba per come si sentiva, ma
probabilmente era anche crollato da poco.
In seguito notò le cinque chiamate di Giulio e lesse il messaggio.
‘Sono preoccupato, di
solito sei a casa. Spero tutto bene. Dimmi se sei vivo quando leggi.
Eric lo tengo con me oggi, lo recupererai quando vieni a lezione’
Tommy imprecò.
“Ricattatore!” Non
aveva la minima intenzione di andare a lezione. Imprecando uscì dalla
camera ed iniziò a capire dove era, la sera prima avevano finito in una
festa privata evidentemente finita in orgia.
“Credo d’avere
esagerato, si solito quando finisco torno a casa per Eric, mi avrà
pisciato in casa di sicuro poverino! Non merita uno come me quel cane!”
Cercando di riattivare
il cervello, una volta fuori venne traumaticamente risvegliato dal
freddo che gli si presentava, così infilò il pellicciotto finto corto
color fuxia che si era portato abbandonato all’ingresso, dalla tasca
estrasse gli occhiali da sole rosa shokking e sospirando cercò un bar
dove si sedette a bere tre caffè di fila prima di ricordarsi il nome
del suo autista per farsi riportare a casa.
Gli spedì la posizione col GPS e gli disse che l’aspettava in un bar.
Aspettando si
addormentò nel tavolino con la testa arruffata peggio di un porcospino,
le braccia conserte e il visto tuffato nel pelo sintetico.
Non gli importava di pensare, non gli importava di tirare le fila o sentirsi in colpa o sporchi.
Si sentiva esattamente come meritava. L’aveva cercato lui.
Era l’unico modo per
non pensare a quanto male stesse, a quanto si odiasse ed odiasse tutti.
A quanto non potesse accettare l’amore di Giulio.
Era l’unico modo per non ricordarsi e per superare.
- Dovresti fare un test
ogni tanto. - La voce paziente e apprensiva di Gigi gli arrivava vaga,
Tommy mugugnò. - Lo farai quando ti riprendi? - altro ‘mm’ - Me lo
prometti? - Gli dava del tu visto che era come uno zio, sicuramente più
apprensivo dei genitori.
Tommy concluse con un
altro ‘mmm’ che non significava niente. Il mondo esterno scorreva
davanti ai suoi occhi, c’era un bel sole quel giorno e gli dava un gran
fastidio nonostante gli occhiali scuri, ma forse gli avrebbe dato
fastidio tutto.
- Penso che abbiamo
usato preservativi, era pieno per terra. - Commentò poi in ritardo
realizzando perché gli diceva di fare dei test.
- Non ci sono solo le
malattie veneree, ci sono anche i problemi legati a droga e alcool, non
ci vai leggero e soprattuto il fegato prima o poi... - Tommy rise
grottesco dando un calcio al sedile anteriore del passeggero, vuoto.
- Non fotterebbe a
nessuno se mi venisse l’AIDS o l’Epatite o la Cirrosi! - Gigi voleva
dirgli che ce ne erano molte altre e che poi poteva finire anche per
essere dipendente se non stava attento a quel che prendeva e come lo
mescolava.
Quel giorno aveva
passato un segno, farsi venire a prendere al mattino da qualche parte
non era da lui, di solito arrivava a casa intorno alle sei.
- Ci sono molte persone a cui invece importerebbe. -
- Oh sì, magari ai miei
genitori verrebbe un colpo perché non avrebbero più un erede o perché
l’erede in questione non solo osa crepare ma lo fa anche con una di
quelle malattie da pezzenti! Ma che dico, non gli importerebbe nemmeno
di quello o mi avrebbero impedito di fare il frocio e sculettare mezzo
nudo in in cubo per finocchi! - Gigi non rispose e lo lasciò sfogarsi,
era il suo mantra, lo ripeteva di tanto in tanto. Era dolorosamente
vero che lui poteva fare qualunque cosa che tanto a loro non sarebbe
mai importato, perchè altrimenti avrebbero agito prima.
Ugualmente gli voleva bene perché lo conosceva da che era piccolo e non voleva vederlo distruggersi per la mancanza d’affetto.
- Il signor Giulio però
sembra esserle sinceramente amico. A me dispiacerebbe molto e
sicuramente anche ad Eric e Linda. - Linda era il vero nome di Tesoro.
- Collaboratori che
stanno con me per lavoro, un cane ed un vecchio amico che mi ha già
abbandonato una volta ed aspetta solo di poterlo rifare! Appena si sarà
pulito la coscienza mi mollerà di nuovo, come hanno sempre fatto tutti!
- La fase lamento era attivata, Gigi ascoltò sempre più paziente e
dispiaciuto chiedendosi in quei casi cosa fosse giusto fare e dirgli,
ma il tempo a disposizione finì perché erano arrivati e Tommy scese
salutandolo, dicendogli che non gli sarebbe servito niente quel giorno
perché avrebbe dormito e basta.
Entrare senza il cane
che gli saltava addosso lo fece sentire strano e solo, più solo di
quanto si era mai sentito in tutti quegli anni di vita.
Prima di Eric c’era
stato Giulio, poi lui se ne era andato ma gli era rimasto il cane come
amico sempre attaccato a lui. Un’allegra ed affettuosa costante
presenza che gli era sempre stato vicino in ogni circostanza.
Ora che la casa era
vuota per la prima volta si rese conto di cosa fosse la vera solitudine
e aggrottato realizzò di quanto male avesse fatto a considerarsi solo
in tutti quegli anni.
- Non voglio nessuno,
non voglio nessuno! Perché cazzo ci si lega? Che cazzo serve? Tanto la
gente parte, lascia, muore e chi rimane deve sopportare un distacco
troppo atroce e poi ritrovarsi soli e quando Eric morirà questa volta
lo sarò davvero! Ho sopportato il loro addio grazie a quello stupido
cane ed ora eccomi qua. Bravo Tommy. Pensavi di avercela fatta, di
esserti corazzato a tutto ed invece ti sei nascosto dietro ad un cane
che un giorno morirà! Pensavi di aver chiuso coi legami mentre rimanevi
giornate intere abbracciate a lui? SEI UN IDIOTA! UN COGLIONE, ECCO
COSA SEI! ODI I LEGAMI E TI SEI LEGATO AD UN CANE CHE ORA È TUTTA LA
TUA VITA! - Tommy si mise ad urlare afferrandosi i capelli che tirò
dondolando avanti ed indietro, accucciato per terra, poi si alzò
gridando ancora ed iniziò a calciare tutto quel che trovava in giro,
sedie, scarpe, cuscini, diede un calcio al tavolo che si spostò di
mezzo metro e continuò così come un pazzo fino a che stremato si fermò
e tremando si accese una sigaretta.
Quel silenzio, quel silenzio era così dannatamente insopportabile. Feriva davvero.
Provò a bere del gin ma lo stomaco si contrasse e si rifiutò di ingoiare altre sostanze tossiche tanto che finì per vomitare.
Urlò di nuovo rabbioso
dentro la tazza del water, il corpo non stava più reggendo niente, era
teso come una corda di violino e tremava, le mani non volevano saperne
di stare ferme, mentre la testa non voleva staccare per dormire. Un po’
di sonno e poi tutto sarebbe sparito, funzionava così. Bastava dormirci
sopra, ma nonostante avesse dormito poco, non riusciva a
spegnersi.
Continuò a camminare
per casa barcollando, sbattendo contro porte e pareti perché si reggeva
poco in piedi, raggiunse l’impianto home theatre e mise su il disco
della Tosca di Puccini, dove l’opera lirica fece tremare vetri e pareti
per il volume alzato al massimo.
- Per questo non volevo
legarmi più. Perché il dolore dell’abbandono è insopportabile. Nessuno
mi ha mai voluto bene o non mi avrebbero abbandonato, nessuno mai me ne
vorrà. Un cane. Un solo cane in tutta la mia vita. A questo sono
ridotto. Solo un cane mi ha voluto bene. Ho fatto un capolavoro della
mia vita. - Tommy finalmente si fermò dal camminare, si sedette sul
tavolo storto in mezzo al salone, incrociò le gambe, lasciò la
sigaretta morbida sulle labbra, abbandonò la testa all’indietro e
chiuse gli occhi accettando di nuovo il dolore.
- Questa è la mancanza
d’amore, tesoro. La mancanza di un abbraccio, di un ti voglio bene, di
una carezza, un bacio sulla fronte. Questa è la mancanza d’amore. Ed è
un tuo privilegio. -
‘E lucevan le stelle’ l’abbracciò vibrando fin sotto la pelle, annullandolo e trasportandolo altrove.