*Ecco
un altro capitolo. Ormai Tommy è scoppiato in ogni senso, è sul fondo
del fondo da cui si può solo risalire e Giulio come ultima spiaggia ha
deciso di mostrargli il suo balletto per fargli sapere che lui l'ha
capito nel profondo e che lo può aiutare se glielo permette. Tommy
scoppia in un pianto disperato, ma a quel punto Giulio arriva e lo
bacia spingendolo sotto la doccia per lavare via ogni turbamento e
dolore e sostituirlo col bene ed il piacere. Per fargli capire la
differenza. Buona lettura. Baci Akane*
21. SENTIRE L’AMORE
Giulio l’appoggiò alla
parete dell’ampio box dove le piastrelle nere lo sorreggevano, le sue
mani scivolarono sul suo corpo a togliergli faticosamente i vestiti che
ancora aveva addosso.
Quando dovette fare a
meno della sua bocca Tommy lo guardò perso e spaventato che potesse
sparire e rendersi conto che aveva solo sognato ogni cosa, che fosse
frutto di un trip, di qualche droga presa.
Ma Giulio dopo un po’ tornò e con lui una nuova sensazione incredibile, emozionante, sconvolgente.
I loro copri nudi, uno sull’altro, strofinarsi, carezzarsi, toccarsi, premersi.
Le loro pelli senza nessuna barriera, il calore dell’acqua dolcemente su di loro.
Tornò a sentirsi vivo, tornò a respirare, la paura di nuovo da parte.
Tommy gli mise le braccia al collo e nascose il viso proprio lì nel mezzo.
- Aiutami a rinascere. - Mormorò finalmente nella prima vera reale e consapevole richiesta di aiuto.
Giulio venne attraversato da mille brividi.
- Voglio sentire quello
che non ho mai provato. - Poi sollevò la testa e lo guardò smarrito ed
implorante. - Voglio sentire l’amore. - A Giulio vennero le lacrime
agli occhi, ma lo prese per la vita e lo sollevò, Tommy si lasciò
prendere in braccio, gli mise le gambe intorno ai fianchi e Giulio lo
avvolse con le braccia. Quando l’ebbe tirato su di peso, abbracciati,
il volto nascosto contro il collo, chiuse il rubinetto della doccia,
prese un asciugamano e glielo mise addosso, poi così, come se fosse una
parte di sé da tanto che lo stringeva standogli su, lo portò in camera
dove lo stese delicatamente sul letto, dopo averci messo sotto
l’asciugamano.
Non lo usò per
asciugare nessuno. Lo ricoprì col proprio corpo forte, gli carezzò il
viso, lo guardò dolcemente e dolcemente lo baciò di nuovo.
Dolcemente lo fece suo.
Dolcemente gli mostrò la differenza fra quello che aveva sempre fatto e quello che avrebbe fatto ora. Ora e sempre.
E Tommy, sconvolto, pianse durante tutto il tempo in cui lui si prese delicatamente cura del suo corpo sottile e tanto odiato.
Mentre la sua bocca
esplorava e beveva e lo asciugava, giù su ogni centimetro del suo
corpo. Mentre le sue mani lo toccavano assetate di lui, protettive,
senza esitare, senza paura.
Non gli venne mai in mente che questa era la prima vera volta anche per Giulio e nemmeno Giulio ci pensò.
Si lasciò totalmente trasportare facendo niente meno quello che aveva desiderato lentamente da quando l’aveva rivisto.
Solo quello che sentiva di voler fare ora.
Incapace di smettere,
come se finalmente tutto andasse a posto perché era proprio quello che
voleva, che doveva, che aveva sempre cercato.
Il suo corpo tremante, il suo inguine che si eccitava, poterlo toccare senza freni.
Averlo, era suo ora. Era finalmente suo. Non l’avrebbe mai lasciato.
Non si sarebbe mai perso niente di lui.
La sua bocca raggiunse
ogni angolo senza esitare, avvolse il suo membro, lo succhiò e lo
risvegliò in un piacere che non aspettava altro di essere provato.
Quanto l’aveva sognato? Quanto aveva voluto mettere la sua bocca lì, la sua lingua lì?
E sotto, sparire nella sua apertura abituata a ricevere chissà quanti sconosciuti.
Ora avrebbe ricevuto qualcuno che l’amava, che voleva prendersi cura di lui.
Ora avrebbe sentito la differenza.
Prese ogni sua più
piccola parte e gli consegnò un lento piacere delicato e dolcissimo e
dolcissimo fu la sua spinta mentre gli sollevava le gambe e le piegava
fra di loro, appoggiandole sulle proprie spalle forti.
Il viso di Tommy fu una
specie di capolavoro, da teso e confuso a rilassato e perso. Perso in
un cumulo di emozioni che si dissipavano lentamente mentre ad ogni
spinta entrava sempre più a fondo, con facilità ed agevolezza perché
era abituato.
Per Giulio fu facile,
fu così facile arrivare fino in profondità, una volta raggiunto il
massimo, continuò ad affondare più e più volte aumentando il ritmo,
facendosi prendere a sua volta da quei brividi sconvolgenti, da quelle
emozioni violente.
Si rese conto che i
loro copri andavano all’unisono in un ritmo crescente e che era lo
stesso, le loro voci unite nei gemiti, Tommy stretto al suo collo e
alle sue spalle.
Si rese conto che era come ballare.
Si rese conto che lo stavano facendo insieme.
Si rese conto che Tommy
piangeva ancora e che non aveva mai smesso, che si stava abbandonando
allo sconvolgente amore che gli stava dando.
E si rese conto che
stava provando delle emozioni e dei sentimenti pazzeschi che non erano
mai stati nemmeno lontanamente sfiorati in nessun altra occasione
precedente.
Che era proprio quello che aveva cercato disperatamente.
Quell’emozione, quel sentimento.
Quell’amore esistevano.
Li prese e glieli
consegnò e Tommy, shoccato ed estasiato, sempre continuando a piangere,
l’accolse nel primo vero orgasmo di piacere profondo e non solo fisico
e superficiale.
Quando lo sentì
riscaldarlo nella sua esplosione, Tommy chiuse gli occhi e catturò
quella sensazione che anche Giulio stava provando.
- Che bella
differenza... - Disse poi con un sorriso sconcertato. Giulio aprì
febbrile gli occhi senza capire, gli asciugò le lacrime dagli angoli.
- Da cosa? -
- Da quello che ho sempre fatto. - Giulio si ricordò il loro dialogo e sorrise per poi baciarlo e scivolare fuori da lui.
- Anche io l’ho trovata. -
- La differenza? -
Chiese Tommy, Giulio nascose il viso contro il suo collo, mentre il
corpo era ancora scosso da un sacco di sensazioni meravigliose.
- L’emozione. - Tommy sorrise teneramente e lo abbracciò tenendolo su di sé così, senza fare niente altro che quello.
Godendosi un abbraccio a lungo sperato, a lungo mancato. Troppo.
Da qui si ricominciava.
Tommy si era
addormentato sfinito, staccando la spina ed arrendendosi a quello
contro cui aveva sempre lottato, specie da quando aveva rivisto Giulio.
Venne svegliato da uno splendido aroma di caffè e da due morbide labbra che lo baciavano sulla guancia.
Un risveglio così non l’aveva mai avuto.
- Mmm... -
- È ora di andare a
lavoro... - Sussurrò al suo orecchio, continuando a baciarlo
dolcemente. - sono le 17.30. - Tommy strinse gli occhi e si rivoltò
faccia in giù rotolando sul letto, la sensazione delle lenzuola che
l’avvolgeva fu bellissima almeno quanto le sue carezze e la sua
risatina.
- Ehi... - Lo richiamò
stendendosi per metà su di lui, la mano scese sotto le lenzuola
percorrendo la schiena e poi i glutei che carezzò infilandosi abilmente
con le dita nella fessura dopo che l’ebbe stuzzicata.
Le labbra a succhiargli l’orecchio e poi giù sul collo.
- Così però non mi
viene voglia di alzarmi! - Esclamò inarcandosi e piegando la gamba di
lato per dargli un miglior accesso di sé.
Giulio rise e così lo lasciò improvvisamente alzandosi dal letto.
Tommy, rimanendo male a
quell’improvviso e brutale distacco, girò la testa e lo guardò
stralunato prendere la tazza di caffè e porgergliela.
- Ti ho fatto una moka
da due, così ne bevi di più. - Disse con un bel sorriso. Tommy si
maledì per averlo interrotto, suo malgrado alla fine poté solo
accettare la tazza e girandosi si sollevò con la schiena. Prima di
lasciarla nelle sue mani, Giulio la tirò verso di sé e gli lasciò un
tenero bacio sulla bocca, questo regalò il sorriso a Tommy.
Si appoggiò allo
schienale del letto e sorseggiò pensieroso osservandolo mentre gli
tirava fuori dei vestiti di ricambio visto che i suoi erano finiti
sotto la doccia.
- Non sono abituato a tanta premura e dolcezza... -
- Come no, sei sempre
stato viziato da qualche tata o governante! - Lo prese in giro Giulio
alleggerendo la situazione. Tommy ridacchiò con una smorfia replicando
acido:
- Mmm quella sì che è
dolcezza! - Giulio ridendo gli tirò una tuta nera che Tommy prese e
criticò: - Queste cose sono troppo belle per me, io vesto come un
giullare! - L’altro fece finta di non sentirlo e gli indicò poi i
capelli:
- Non so cosa pensi di
fare con quelli, ma sappi che ti ci vorrà del tempo... - Tommy si
guardò allo specchio che aveva al lato del letto e si spaventò nel
vederseli tutti dritti e crespi come se avesse messo il dito nella
corrente.
- Forse dovrei rasarmi
a zero! - Esclamò inorridito girando subito la testa dall’altra parte.
Giulio notò il gesto e sapeva perché l’aveva fatto. In realtà lui
odiava la propria immagine, ma fece finta di nulla.
- Forse dovresti alzare il culo e darti una mossa. Cosa vuoi mangiare? - Tommy lo guardò come se bestemmiasse:
- Alle cinque e mezza del pomeriggio? -
- Stasera cenerai prima
di andare a lavoro e non si discute. Puoi scegliere cosa preferisci o
scelgo io. - Tommy lo guardò sorpreso.
- Tu... tu cucini? - Giulio rise.
- Certo che cucino! Ero
un poveraccio, ricordi? - A volte la vita passata veniva risucchiata da
un vortice nel tempo, ma non si cancellava mai davvero.
Tommy ridacchiò e rotolando sul letto dopo aver messo giù la tazza del caffè, miagolò:
- Stupiscimi! - Tanto non aveva fame e non c’erano cose che gli piacevano più di altre.
Giulio sorrise ed uscì dalla camera.
Tommy ovviamente ci
mise almeno un’ora a sistemarsi i capelli, alla fine lì bagnò di nuovo,
li pettinò e li tirò con la piastra. Si guardò nella tuta larga ma di
classe di Giulio, si carezzò le braccia e sospirando con un bel sorriso
uscì scendendo le scale.
Giunto verso la cucina
venne investito da un buon odorino di cibo, Tommy guardò l’ora e gli
venne un misto fra la voglia di vomitare e quella di mangiare.
Il profumo di cibo era ottimo e sicuramente era tutto buono, ma l’idea di ingurgitare qualcosa lo faceva proprio rivoltare.
- È presto... attacco
alle nove.... - Giulio gli diede un’occhiata veloce per poi tornare a
guardarlo ammirato vista la trasformazione netta dei suoi capelli che
non sembravano nemmeno gli stessi.
- Pensavo dovessi
passare da casa, prima. E se passi da casa poi non mangi, perciò ti
faccio mangiare ora e presto. Fra l’altro non hai pranzato perciò
sarebbe il tuo unico pasto, se mangi prima non ti fa male! - Giulio
aveva mille buone argomentazioni, così sbuffando si sedette al tavolo
apparecchiato per due e fece il broncio che si perse guardandolo
muoversi fra i fornelli agile e leggero, con un’eleganza in ogni
stupido movimento. Si perdeva a guardarlo muoversi,
- Vorrei sapere come fai. - Giulio gli consegnò la prima portata e distrattamente gli chiese:
- A fare cosa? -
Tommy si strinse nelle spalle pensieroso e spaesato:
- A gestire tutto a
meraviglia. A saper fare tutto bene. A vivere le cose con leggerezza e
a riuscire a fare sempre la cosa giusta. E soprattutto a volerti legare
a me.. perché proprio a me, questo casino ambulante! -
Giulio si sedette
davanti a lui ed iniziò a mangiare sebbene anche per lui fosse presto
per cenare, ma se non l’avesse fatto Tommy non avrebbe messo niente
nello stomaco, così si sforzò.
- Beh, mettiamo in
chiaro. Stiamo esplorando quel che il nostro istinto ci dice di fare.
Non ci sono ancora chissà quali sentimenti di mezzo. Ci sono emozioni,
voglie, istinti. Capisci? Prima di agitarti e pensare che stai avendo
una relazione, stai calmo. Stiamo solo vedendo dove ci porta questa
cosa. Non è detto che vada bene, potremmo preferire l’amicizia,
potremmo aver avuto bisogno di questo in questo momento perché siamo
entrambi in una fase delicata delle nostre vite, con bisogni
particolari, ed abbiamo trovato conforto uno nell’altro. - Tommy
ritrovò un po’ di spazio nello stomaco e sorridendo annuì sollevato.
Quella risposta gli piaceva.
- Direi che è perfetto! - Anche se era comunque più di quel che aveva mai avuto e permesso.
- E poi sul saper
gestire tutto bene è un dono naturale! - Aggiunse Giulio scherzando.
Tommy rise e gli schizzò con un po’ d’acquea a cui il compagno
commentò: - Ne ho avuto abbastanza di acqua, tu ne vuoi ancora? - Tommy
rise e gli schizzò ancora, Giulio lo lasciò fare pazientemente, ma
dentro di sé era molto felice, i passi fatti erano importanti e sperava
solo non si fermasse.
Per il resto della cena
parlarono d’altro, come se non fosse successo niente di così shoccante,
come se non avessero litigato, come se non avessero fatto l’amore.
Giocarono un po’ coi
cani in giardino dopo cena, mentre Tommy fumava e Giulio tirava loro la
pallina vedendo come facevano a gara a chi la prendeva prima. Rudy era
più veloce di Eric e lo fregava sempre, ma Eric gli faceva gli agguati
e lo prendeva di sorpresa. Erano belli da vedere.
Parlarono di loro,
parlarono dell’importanza di avere qualcuno accanto che comunque è
sempre dalla tua parte a prescindere ed infine, prima di separarsi
ognuno col proprio cane, Tommy si fermò sul cancello e disse:
- So che domani non
avevamo lezione, spero tu non sia impegnato. Vorrei recuperare quella
di oggi. - Giulio sorrise sorpreso della sua iniziativa e senza
mostrarsi troppo sconvolto, annuì.
- Va benissimo. Ci
vediamo domani. - Tommy scappò senza cercare un bacio od una carezza,
spaventato che fosse una cosa troppo da coppia. Però si carezzò di
nuovo la tuta che indossava e si trovò a sorridere stupidamente.
Forse prima di stare bene si doveva stare male.
Forse senza stare male
non capivi la differenza da quando poi stavi bene. Se la tua vita era
sempre tutta uguale e buona, non capivi che lo era perché non avendo
mai passato il dolore, non capivi che una cosa era buona ed una brutta.
“Se devo dare un senso alla sofferenza, è quello di dar più valore al benessere.” Si disse Tommy camminando leggero verso casa.